Il commissario Charistos è la creazione letteraria dello scrittore greco Petros Markaris, i cui romanzi sono gialli ambientati nell’Atene dei nostri giorni.
Come per tutti i gialli di qualità, però, la trama non è la ragione principale per leggere i suoi libri. In fondo, nessuno ricorda veramente come o perchè si uccide in un romanzo di Camilleri, di Montalban o di Chandler. La vera ragione per cui ci appassioniamo alle loro storie, non è per scoprire chi è l’autore di un omicidio, ma per l’atmosfera che ci fanno vivere, perchè leggendo Vasquez Montalban noi giriamo per le vie di Barcellona, con Camilleri siamo tutti in po’ siciliani e Chandler ci porta a spasso per i boulevard di Los Angeles, con loro assaporiamo le arancine di Vigata, beviamo bourbon in bar malfamati o gustiamo le ricette di Pepe Carvalho. Con Markaris la vera protagonista è Atene, con i suoi ingorghi stradali, le manifestazioni in piazza Sintagma, i fantasmi della dittatura dei colonnelli. “La resa dei conti” appartiene alla cosiddetta trilogia della crisi, assieme a "Prestiti scaduti" e "L'esattore". La crisi, ed è questa la ragione per cui segnalo il libro qui su Nfa, è naturalmente quella economica e Markaris ci racconta le vicende del popolo greco, che, dopo essersi illuso di aver raggiunto il benessere ed essersi abituato a vivere al di sopra dei propri mezzi, si ritrova oggi ad affrontare la realtà.
La “Resa dei conti” inizia il giorno di capodanno del 2014, immaginando l’uscita di Grecia, Spagna e Italia dall’euro. Markaris, contrariamente ad alcuni economisti di casa nostra non regala illusioni e dipinge un quadro realistico di ciò che accadrebbe in Grecia col ritorno alla dracma: stipendi bloccati, inflazione, banche chiuse, disoccupazione, la famiglia Charistos che torna a una dieta (peraltro salutare) a base di legumi, verdura ed alici, non potendo più permettersi la carne.
Ciò che mi ha fatto apprezzare Makaris, però, è anche un altro aspetto: leggendo i suoi libri, noi italiani ci sentiamo a casa. Nei suoi romanzi troviamo il pressapochismo dei politici, la corruzione e il familismo politico accettati come un dato di fatto, l’illusione del benessere, le recriminazioni contro la Germania, la ricerca di un capro espiatorio negli immigrati, la forza della famiglia, la capacità personale di resistenza alla crisi di fronte alla incapacità collettiva: Atene sembra una parte d’Italia e, veramente, vale il detto per il quale “Italiani e Greci, una faccia una razza”. Perchè sono loro i nostri veri fratelli, non tanto gli spagnoli, nè certamente i francesi, in loro ci specchiamo, in loro ci riconosciamo. Una cosa però ancora ci distingue. Nella “Resa dei conti”, la crisi è un dato di fatto e i greci sono ormai rassegnati alla perdita del benessere, in Italia invece, ancora non ci si è resi ben conto della portata del declino e ci si illude che possano ancora esserci scorciatoie per evitarlo.
Non so, .... la ricerca di un capro espiatorio negli immigrati trova punti in comune con l'Austria del defunto Jörg Heider o nella Svizzera del vivo e vegeto Christoph Blocher. Per arrivare in tempi recenti alla situazione della agiatissima e superlaburista Norvegia, dove a quanto pare il partito di Breivik sta per far parte della coalizione di governo. La domanda (retorica) sorge spontanea: ma in un paese pieno di soldi grazie al petrolio e super coccolato dalla socialdemocrazia scandinava, che razza di disagio puo' nascere?
La "razza" è molto ampia da quel punto di vista ed attendo romanzi che ci facciano assaporare il gusto delle Mozartkugeln, dei Rösti, di Tørrfisk e Klippfisk. I consumatori degli ultimi tre piatti pero' dall'europa e dall'euro sono stati ben distanti e malgrado questo paiono trovare lo stesso profondo disagio, a vedere come votano.
Sulle scorciatoie hai ampiamente ragione ed infatti mentre i greci sono in piazza, gli italiani paiono cazzeggiare davanti alla TV, quasi la crisi fosse uno spettacolo che passa ogni tanto sullo schermo, interrotta dagli spot e tra una patatina e l'altra. Sembra che gli italiani siano spettatori, non protagonisti. Pero questo pare che BS abbia preparato una serie di filmati avvincenti.
Bel commento ma sull'ultima parte non son d'accordo.
Sinceramente tutta questa esigenza di emulare il popolo greco, cioè spaccare idiotescamente in giro perchè son finiti i soldi che usavo per fare il ganassa e votare alba dorata, non la sento. Dici che servirebbe? Sta servendo a loro?
PS
Siam partiti con luoghi comuni da dimostrare (una faccia, una razza sono loro i nostri fratelli) il rischio di finire con analisi alla Arrigo Sacchi/Gianni Brera/Indro Montanelli sull'indole dei popoli è altissimo :-)
Il partito di Breivik ( ... ) ha comunque perso voti e seggi rispetto alle precedenti elezioni.
Ha invece avuto un risultato positivo, fondamentale per il probabile governo di coalizione di centrodestra, il partito conservatore, proponendo tra l' altro privatizzazioni e riduzioni di carico fiscale sulle aziende.
Se alla fine il partito del progresso andrà al governo sarà più per meriti degli alleati sua area politica che non suoi.