Una parte consistente dei contribuenti che avevano beneficiato del bonus di 80 euro - circa 1,4 milioni - dovrà restituire all'agenzia delle entrate tale donazione. Di per se la cosa potrebbe lasciarci indifferenti o financo sorridere, visto che sia questo autore che questo blog avevano, al tempo, aspramente criticato la prebenda elettorale in questione.
Eppure, questo ennesimo scivolone della politica fiscale italiana dimostra plasticamente perché andare avanti con bonus e provvedimenti straordinari non funziona. Sull'argomento era già intervenuto a suo tempo Sandro Brusco qui e qui. Rispetto ad allora la novità è che il bonus è diventato "strutturale" con la legge di stabilità 190/2014 - confermato per il 2015 e il 2016 - e ad esso si sono aggiunti altri provvedimenti di analoga natura, tutti caratterizzati dalla cifra 80 euro, un numero che, evidentemente, su Renzi deve avere una potente suggestione.
Cercherò di non tornare su argomenti già trattati, come lo scarso effetto sulla ripresa dei consumi, ma proverò a fare un elenco di tutti i motivi per cui il bonus, così com'è strutturato, s'è rivelato una trappola.
1 Effetti sui conti pubblici. Tecnicamente e contabilmente il bonus si configura come spesa pubblica. Per mesi il governo ed suoi supporter hanno raccontato che si tratta di una riduzione del carico fiscale. È vero che l'effetto finale per il contribuente che ne beneficia è una rimodulazione delle aliquote marginali ma, ai fini della contabilità dello Stato, la misura è senza dubbio un aumento di spesa, con tutte le coseguenze sugli equilibri di bilancio e sulle regole del consolidamento.
2. Funziona come un credito di imposta ma non è un credito d'imposta. Il bonus arriva in busta paga come detrazione d'imposta qualora l'imposta lorda Irpef sia superiore alla detrazione per lavoro dipendente. Questo comporta una serie di conseguenze, ad esempio che ai redditi molto bassi, inferiori agli 8.000 euro annui, non si applichi in quanto esenti dall'Irpef. Se uno degli obiettivi, dichiarati, era quello di aiutare le famiglie e i contribuenti a basso reddito, l'obiettivo è stato clamorosamente e colpevolmente mancato. Su Il Fatto Quotidiano è stata raccontata la storia di una lavoratrice stagionale a cui l'AdE ha chiesto la restituzione del bonus perché il reddito consuntivo è stato inferiore a quello preventivato e quindi più basso degli 8000 minimi previsti dalla norma. Analoga circostanza si verifica se al lavoratore spettano altre detrazioni, quali quelle per moglie e figli a carico, che generano l'incapienza del reddito.
3. Maggiori adempimenti per il datore di lavoro. Il lavoratore dipendente che ritiene di averne diritto deve fare una richiesta al datore di lavoro che, in quanto sostituto d'imposta, deve verificare il diritto al bonus e quantificarlo ex ante in base ad una previsione di reddito. I dati vengono poi trasmessi a consuntivo all'amministrazione finanziaria per le verifiche. È un meccanismo nel quale è facile perdersi perché ai fini della determinazione del reddito che dà diritto al bonus bisogna considerare il reddito lordo complessivo e non solo quello da lavoro dipendente o assimilato. Ad esempio si considerano i redditi fondiari, da fabbricati, di capitale, da cedolare secca, redditi diversi ecc.
4. Il 730 precompilato. Molti errori sono stati riscontrati in occasione dell'invio del modello 730 precompilato. È vero che si tratta di una procedura ancora acerba e in fase di sperimentazione; tuttavia è inammissibile che dall'incrocio dei dati emerga che i giorni effettivi di lavoro, sui quali si calcola il bonus, siano superiori a 365 l'anno perché il contribuente ha più di un datore di lavoro.
5. Lavoratore e datore di lavoro possono comunicare all'amministrazione di non voler usufruire del bonus. È un'opzione possibile se si hanno dei dubbi sull'effettivo diritto agli 80 euro. Ma se ci si rinuncia poi non si può recuperare. Ho cercato per ore sui siti INPS e AdE il modulo per rinunciare al contributo ma senza l'aiuto di un commercialista non l'ho trovato.
6. Asimmetria delle detrazioni. Il bonus si applica solo ai redditi da lavoro dipendente e assimilati. Si configura una disparità, a mio avviso grave, di trattamento fra diverse categorie di contribuenti perché le detrazioni incidono sulle aliquote marginali. Il governo strizza l'occhio a lavoratori dipendenti e pensionati e lascia invariato il carico fiscale sulle altre categorie.
7. Rateizzazione del bonus. Il bonus viene erogato in rate mensili calcolate sugli effettivi giorni lavorati nel mese di riferimento. In caso di richiesta di restituzione da parte dell'Agenzia delle Entrate, il lavoratore deve restituire la somma in unica soluzione come beneficio non dovuto. Il peso di una tale misura su redditi medio bassi è facilmente intuibile.
Renzi ha promesso per il 2018 una riforma del sistema fiscale e delle aliquote. Nel 2014, ma anche nei due anni successivi, non c'era il tempo di farlo e il bonus aveva carattere di necessità e urgenza. Pur volendo accettare l'idea che le scadenze elettorali nulla c'entrassero con il Dpr 66/2014, resta inammissibile che in materia fiscale in Italia si legiferi sempre senza alcuna programmazione e che gli oneri di tanta improvvisazione ricadano sui contribuenti.
Beh ma questo avviane perchè è un fisco chiaramente orientato alla crescita :-D.
Scherzi a parte Sandro Brusco aveva previsto la questione al punto 2 con largo anticipo e scriveva 2 anni fa:
Aveva capito benissimo a quanto pare !
per come l'ho capita io se si parla del 2015 deve resituire in un botto tutti gli 80 euro presi da gennaio a novembre. Se non supera gli 8'000 annuali, non ha diritto ad alcun rateo mensile. Gli 80 euri di dicembre non li ha già presi, non avendo ricevuto lo stipendio. Se invece si parla del 2014 allora il ricalcolo parte da quando gli 80 euro sono stati instituiti, quindi non da inizio anno.
Sandro Brusco falsifica l'ipotesi che gli economisti non sappiano fare previsioni... o rivela di non essere un economista! :-)
In quel caso il contribuente avra' un imponibile di 7.700 euro, sul quale deve pagare zero tasse.
Avra' ricevuto netti in busta esattamente 7.700 euro.
Cambia la natura della detrazione, ma sempre alla stessa cifra si arriva.
Chiaramente e' fondamentale che si preveda una maniera snella per gestire la cosa in automatico, senza pretendere che il contribuente debba tornare il bonus e chiedere poi il rimborso dell'IRPEF (cosa che avrebbe dovuto fare cmq in mancanza del bonus 80 euro).