Da quel che si è capito, Renzi non ha intenzione di cambiare la struttura delle aliquote. Sembra invece che voglia intervenire sulle detrazioni da lavoro dipendente. Le attuali detrazioni sono state recentemente modificate dall'ultima legge di stabilità (si veda il comma 127; grazie mille ad Alberto Zanardi per l'indicazione) e sono riassunte nella seguente tabella.
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Aliquote, detrazioni per reddito da lavoro dipendente e aliquota marginale effettiva |
La struttura delle detrazioni è fatta in modo che il lavoratore dipendente che guadagna meno di 8.145 euro non paghi imposta. Dopo gli 8.145 euro di reddito la detrazione decresce linearmente con il reddito. Questo significa che se guadagnate, per esempio, 9.000 euro l'anno allora quando il vostro reddito aumento di 100 euro non solo pagate i 23 euro di aliquota normale ma perdete ulteriori 4,51 euro perché la detrazione diminuisce (il 4,51% viene dal rapporto 902/20.000). Quindi l'aumento di 100 euro del reddito lordo si traduce in un aumento di 72,49 euro del reddito netto, implicando un'aliquota effettiva del 27,51%.
L'aliquota marginale effettiva che ha di fronte un lavoratore dipendente è quindi data dall'aliquota ''normale'' più l'aliquota implicita che deriva dalla riduzione della detrazione, e la sua struttura è riportata nell'ultima colonna della tabella. Questo effetto delle detrazioni descrescenti è ben noto e universalmente visto come problematico (si veda per esempio qui e qui). Anche se il problema è stato parzialmente affrontato dalla modifica delle detrazioni contenuta nella legge di stabilità, resta il fatto che i lavoratori dipendenti pagano aliquote marginali assai alte anche a livelli di reddito bassi.
L'articolo di Pellegrino e Zanardi pone la seguente domanda: come si fa a modificare le detrazioni da lavoro dipendente in modo da dare 1.000 euro in più a tutti i dipendenti che guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese? E, al tempo stesso, riducendo il gettito Irpef al più di 10 miliardi?
La risposta è che in realtà non si può. Il primo problema è che è impossibile ridurre l'Irpef di 1.000 euro a chi già adesso paga meno di 1.000 euro. L'unico modo per farlo è istituire una qualche forma di imposta negativa: per esempio, bisognerebbe che un dipendente con un reddito di 8.000 euro, e che quindi paga zero di Irpef, ricevesse dallo stato un sussidio di 1.000 euro. In principio un'imposta negativa è possibile ma in questo momento in Italia non ne parla praticamente nessuno, e comunque Pellegrino e Zanardi mostrano che costerebbe troppo; con ''soli'' 10 miliardi non ce la si farebbe.
Il secondo problema, che è quello su cui ci vogliamo concentrare qua, è che non si possono dare 1.000 euro a chi guadagna 1.500 euro al mese e zero a chi guadagna 1.501. Si finirebbe nella situazione paradossale per cui è meglio guadagnare 1.500 che 1501. Quindi, se si vogliono dare 1.000 euro a quelli che guadagnano 1.500 euro al mese occorre per forza dare qualcosa anche a chi guadagna (un po') di più. In sostanza, occorre adottare un meccanismo come quello delle detrazioni decrescenti, in cui la riduzione di 1.000 euro cala linearmente fino ad annullarsi a un certo livello di reddito.
E qui viene il bello. Quanto rapidamente deve calare la detrazione addizionale di 1000 euro per chi guadagna più di 1500 euro al mese? Tanto più rapidamente si fa calare la detrazione addizionale, tanto minore sarà il costo per l'erario, ma al tempo stesso tanto più alte risulteranno essere le aliquote marginali effettive.
Pellegrino e Zanardi osservano anzitutto che i 1.500 euro al mese corrispondono a circa 25.000 euro di reddito lordo annuale (per un lavoratore single). La detrazione aggiuntiva poi decresce linearmente ''tra 25mila euro e la soglia a partire dalla quale la detrazione rimarrà uguale a quella attualmente in vigore (attorno ai 30mila euro secondo quanto affermato dal presidente Renzi in conferenza stampa)''.
Ora, azzerare una detrazione di 1.000 euro tra 25.000 e 30.000 euro, ossia su un intervallo di soli 5.000 euro, significa imporre un'aliquota marginale aggiuntiva del 20%. La nuova struttura delle aliquote risulterebbe come segue.
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Aliquota |
Detrazione |
Aliquota effettiva |
Fino a 11.780 |
23% |
1.880+1000 |
0 |
11.780 -15.000 |
23% |
978+902x((28.000-Y)/20.000)+1000 |
27,51% |
15.001- 25.000 |
27% |
978+902x((28.000-Y)/20.000)+1000 |
31,51% |
25.001- 28.000 |
27% |
978+902x((28.000-Y)/20.000)+1000 x((30.000-Y)/5.000 |
51,51% |
28.001- 30.000 |
38% |
978x((55.000-Y)/27.000)+1000 x((30.000-Y)/5.000 |
61,62% |
30.001- 55.000 |
38% |
978x((55.000-Y)/27.000) |
41,62% |
55.001-75.000 |
41% |
0 |
41% |
Oltre 75.000 |
43% |
0 |
43% |
Come si può vedere la struttura delle aliquote marginali che risulta è assolutamente abnorme. Tenete conto che tra i 25.000 e i 30.000 euro lordi annui ci sono circa 2 milioni di dipendenti, che potrebbero trovarsi con la sgradevolissima sorpresa di avere una altssima aliquota marginale.
Che dire? Al momento nessuna fonte ufficiale ha specificato con un certo dettaglio quali sono i dettagli della proposta.
Forse Pellegrino e Zanardi hanno interpretato male i vaghi segnali lanciati da Renzi; ma mi sembra improbabile, si tratta di due studiosi attenti, capaci e bene informati.
Forse ho interpretato male io quello che hanno fatto Pellegrino e Zanardi. Senz'altro più probabile dell'ipotesi precedente, e in tal caso attendo che qualcuno chiarisca dove ho sbagliato.
Oppure, forse, né hanno sbagliato Pellegrino e Zanardi né ho sbagliato io. Il ché significherebbe che veramente al governo c'è qualcuno che o non ha capito cosa sta facendo o trova normale imporre aliquote marginali di più del 60% a gente che ha uno stipendio di 1.700 euro. E nel caso sia semplicemente un caso di mancata comprensione: sappiamo che nel PD qualcuno ci legge, per favore intervenite.
Anche Phastidio ha riportato un articolo simile, riprendendo lo stesso di Pellegrino e Zanardi.
Renzi dovrebbe essere meno impulsivo e saccente, consultando altri suoi colleghi del governo prima di fare queste uscite (perché non credo siano così stupidi da applicare una cosa del genere, anche se l'Italia è quel che è). Altrimenti va a finire che fa come quell'altro da cui ha preso l'arte dell'orare e dell'incantare a suon di barzellette, che prima afferma e poi smentisce se stesso incolpando gli altri.