Il dibattito ha un che di dejà-vu. Da anni infatti alcuni commentatori insistono che i trasferimenti di risorse da Nord a Sud (dell'Italia) non sono poi un costo per il Nord, visto che i consumatori del Sud poi spendono quei soldi per acquistare prodotti fabbricati al Nord. La retorica di Saviano, solo per nominare uno dei più seguiti fra costoro, è sostanzialmente questa.
In entrambi i casi si dibatte sull'effettiva rilevanza quantitativa delle spese in questione: quanto pesano le spese militari greche nel complesso della spesa pubblica, e che percentuale di queste va effettivamente ad ingrassare gli industriali tedeschi? Quanti dei trasferimenti Nord-Sud sono effettivamente spesi per acquistare beni prodotti al Nord? Sull'aspetto empirico ha già commentato Brighella nel suo post. Per chi non volesse fare la fatica di cliccare, ricopio in calce l'essenza della sua risposta. Nella prima parte del post, mi concentrerò poi sulla logica economica che sottende all'argomentazione di principio.
Limitandosi alla teoria, il post sarà uno dei più brevi ex-kathedra di NFA. La teoria è questa. Franz stampa un buono con sopra scritto "valido per un wurstel alla birreria Franz" e lo consegna a Kostas. La speranza è che, con la pancia piena, Kostas si metta a lavorare e produrre qualcosa, così dopo qualche giorno potrà scambiare, in cambio di wurstel, qualcosa che Franz ritiene utile: un Souvlaki, una riproduzione in miniatura del Partenone, etc...
A Kostas però i pasti gratis piacciono. Kostas riceve il buono ed il giorno dopo passa ad Amburgo da Franz a riscuotere, il paziente Franz gli consegna un altro buono, e la storia si ripete il giorno successivo. Kostas ha la pancia piena, Franz svariati wurstel in meno e, per giunta, ha dovuto anche spendere del tempo e risorse per cuocerli, pulire i piatti, etc... Dopo qualche giorno si stanca e smette di consegnare i buoni gratuti perché ha capito di perderci e basta.
La realtà è più complicata? Non tanto. Qualcuno di questi buoni in realtà li stampano anche gli italiani ed i francesi. Non c'hanno scritto "wurstel" sopra, ma i greci decidono di spenderli così, per comprare wurstel, visto che Franz comunque li accetta. In realtà questo è un bene per Italiani e Francesi che si limitano a stampare buoni, e non devono faticare a cucinare wurstel (o pizze, o escargots). Fare la morale a Merkel & Co. è completamente fuori luogo: i tedeschi hanno lavorato (e stanno ancora lavorando) per mantenere i greci (o, perlomeno, per mantenere le loro ambizioni militari).
Ora, qualcuno con qualche lettura economica, qualcuno, diciamo, che legga Krugman o simili e prenda per oro colato le loro conclusioni, potrebbe obiettare che il buono speso in Germania equivale allo stimolo derivante da maggiore spesa pubblica. Il buono crea domanda di lavoro per Franz che, lavorando, generera ricchezza e risorse per spendere altrove e far lavorare qualche altro tedesco. L'argomento è sia teoricamente che empiricamente controverso: esiste un "moltiplicatore" keynesiano che genera ricchezza generata da maggiore spesa?
Per quanto interessante, il dibattito sul moltiplicatore è irrilevante ai nostri fini. Se il moltiplicatore ci fosse per certo, i tedeschi potrebbero spendere i buoni distribuendoli ai loro poveri, traendone doppio beneficio. In sostanza, in presenza del moltiplicatore, consegnare il buono di Franz a Kostas invece che a Otto implica che il trasferimento sarebbe dai poveri tedeschi (Otto) ai poveri greci (Kostas). Per Franz non cambia nulla, ci perde comunque. Il medesimo argomento vale per i trasferimenti Nord-Sud in Italia: ammesso e non concesso vi sia il grande moltiplicatore il cosidetto "Nord" ci guadagnerebbe comunque ad effettuare quei trasferimenti fra i suoi cittadini meno abbienti invece di inviarli al cosidetto "Sud".
Certo, i greci avrebbero fatto meglio a ridurre le spese militari e, con l'arrivo dell'austerity "imposta" dalla temibile Troika, in parte lo hanno fatto. Questo è stato un bene sia per i greci (che han smesso di comprare armi che non potevano permettersi) che per i tedeschi, i quali han smesso di produrre armi-wurstel pagate con i soldi loro. Forse non è stato un bene per tutti i tedeschi: chi, fra di loro, è contrario all'austerity fa, senza volerlo suppongo, il bene dell'industria delle armi tedesca. E non è stato un bene neanche per tutti i greci: chi, fra di loro, o ben guadagnava dall'acquisto di armi tedesche o pensa che l'austerity sia un male, non gradisce il taglio. Ma il lettore attento si sarà reso conto che questo argomento prova che sia i trasferimenti che l'austerity hanno implicazioni "redistributive": i trasferimenti avvantaggiano i furbi che se li accaparrano e, ovviamente, quando i trasferimenti cessano i furbi s'incazzano. Quelli che quei trasferimenti dovevano pagare (fossero tedeschi o greci) si rallegrano.
Questa ultima osservazione teorica dovrebbe permettere di comprendere i fatti che Brighella ha riportato in commento. Lo riporto in quanto segue, appunto, per i pigri, ma va letto tutto per vedere anche quanto distorte siano certe informazioni virali. Il thread completo, per chi vuole leggerselo, lo trovate qui. Mi limito agli highlights. Brighella risponde ad un lettore che lo punzecchia sul dovere dei Greci di rispettare gli impegni di spesa militari e sostiene la tesi illustrata in apertura.
Tra i vari diktat, come li chiama lei [il commentatore cui sta rispondendo Brighella], c'è assolutamente una forte riduzione della spesa militare. I documenti del Programma Troika sono tutti pubblicamente consultabili dal sito del Fondo Monetario Internazionale. Per esempio, alla Tabella 10 della Third Review, si evidenzia come il governo si sia impegnato, come condizione del finanziamento Troika, a ridurre la spesa militare dal 3,6% del PIL nel 2009 all'1% del PIL nel 2014. Le riduzioni più forti si concentrano proprio nella parte procurement (cioé acquisti di beni [armi]). A titolo di esempio, la lettura combinata della Tabella 6 della Fourth Review e della Tabella 4 della Third Review indica che, fra il 2009 e il 2012, la spesa per procurement è effettivamente scesa da 2,2 miliardi di euro a 0,4 miliardi, con un obiettivo di stabilizzazione attorno ai 0,6 miliardi dal 2014 in poi. In sostanza, sotto il programma Troika, la spesa per procurement militare si riduce di circa il 70%.
Anche i salari dei militari si sono ridotti - in più parti dei documenti ufficiali ci si lamenta che il governo greco si sia poi rimangiato parte di queste riduzioni. Ad ogni modo, la spesa militare totale (procurement+salari) si è ridotta di circa il 50% durante il programma Troika. Questo si evince semplicemente dal fatto che, come detto, la spesa militare era pari al 3,6% del PIL nel 2009, per un totale di 8,3 miliardi di euro mentre, a detta dell'articolo che lei riporta, era pari al 2,3% del PIL nel 2013, ovvero 4,2 miliardi di euro.
L'articolo curioso - fra un attimo spiego il perché lo sia - da lei linkato riporta numeri assolutamente coerenti con quelli che dai documenti ufficiali si ricostruiscono sommariamente. Il problema non sono i numeri, ma l'impacchettamento retorico.
Segue spiegazione di vari artifici retorici usati nell'articolo, ma non posso non riportare il seguente:
Ultima chicca:
"One must highlight that one of the prerequisites of the bail-out package of 2010 was that Greece would fulfil the obligations related to the arms deals with Germany and France it had agreed to. This means that despite the State’s financial situation and the necessity for austerity measures, those contracts would have to be honored[xvi]"
"One must highlight", un dovere quasi kantiano di dire la verità, per quanto scomoda. Qui sono saltato sulla sedia, perché sembra quasi che i documenti firmati dal governo con la Troika contenessero un impegno di quel tipo, cosa stranissima. Sono andato quindi a vedere la fonte [xvi] dell'articolo, cosa che in 10 secondi può fare chiunque ne abbia voglia. La fonte della verità kantiana è un articolo del Guardian che così recita:
"It has [been] claimed by some that this was no coincidence, and that the EU bail-out was explicitly tied to burgeoning arms deals. In particular, there is alleged to have been concerted pressure from France to buy several stealth frigates"
"Claimed by some", "there is alleged". La verità kantiana che comincia a puzzare di "me l'ha detto mio cugino". A supporto di tali "claim" l'articolo rimanda ad altri articoli, dai quali il sospetto del "me l'ha detto mio cugino" prende ulteriore forma.
Non so lei, ma io non so davvero di quanto dovevano essere tagliate le spese militari greche. Certo è che i dati mi dicono che i tagli sono stati del 50%, infinitamente di più di quelli che, in percentuale, possano essere stati i tagli alle pensioni o alla sanità. Per quanto mi riguarda, le frasette del "me lo ha detto mio cugino" e del "oh poveri i militari a cui tagliano lo stipendio" non fanno particolare effetto, anche se, da quel poco che vedo la tv, non ho dubbio che facciano effetto a Piazza Pulita - o a programmi similmente sciocchi. Inoltre, io sono sicuramente fra gli ultimi a negare il ruolo importante che spesso hanno le lobby nel determinare certe scelte di politica economica. Magari davvero c'è stata qualche pressione dalle industrie tedesche, ma di cio' non vedo prove. Se non vedo prove, e anzi se le prove che vedo suggeriscono il contrario, io non ci penso due secondi a bollare come sciocchezze certe affermazioni. Allo stesso tempo stia tranquillo che la pressione lobbystica dei militari greci per impedire tagli al proprio orticello non sono mancate: un sottomarino in più fa comodo, perché poi ci vogliono dei marinai per tenerlo in porto e ci vuole un comandante per comandare i marinai, e poi ci vuole una caserma dove possano andare tutti a dormire e pranzare, etc etc.
Un ultimo appunto. Perché mai il governo greco avrebbe dovuto "caldeggiare in pieno spirito comunitario un annullamento dei contratti di fornitura pregressi"? I contratti di fornitura militare sono di tipo pluriennale e contengono, come avviene peraltro nell'aviazione e nella nautica civile, delle clausole che prevedono il pagamento di penali in caso di recesso anticipato. Sono clausole assolutamente ovvie: se tu firmi un contratto in cui ti impegni a comprarmi una nave da crociera, ma poi poco prima della consegna mi dici che non la vuoi più, allora mi devi pagare una salata penale, perché io intanto la nave te l'ho costruita o messa in cantiere. Cosa intende quindi lei per "caldeggiare l'annullamento" dell'ordine? Intende che i tedeschi dovano caldeggiare la scelta del governo greco di rinunciare alle navi e pagare salate penali ai produttori tedeschi? È sufficiente questo per rientrare a pieno titolo nello "spirito comunitario"? Oppure intende "annullare" nel vero senso legale, cioé far finta che quel contratto non sia mai stato firmato? E in quel caso, chi copre il buco creato nell'impresa costruttrice di navi? Se la nave l'avesse costruita la Finmeccanica/Fincantieri, il buco l'avremmo coperto di buon grado io e lei con una mini accisa sulla benzina? Ma scusi, a questo punto non è forse più efficiente non lasciare una nave a metà, lasciare che il governo greco ormai se la prenda, ed in parallelo condonare il rispettivo maggiore debito pubblico greco tramite un'accisa sulla mia e sua benzina? Io farei proprio così, poi andrei in tv a dire agli italiani che fraternamente ho deciso che le nostre tasse andranno a coprire, pro rata con gli altri paesi, gli impegni contrattuali presi dal governo greco con le imprese tedesche. Sono convinto che gli italiani saranno deliziati di questa prospettiva, mai e poi mai si indigneranno e sosterrano che a pagare per la fratellanza devono essere solo le accise sugli automobilisti tedeschi. Va bene fratelli, ma mica scemi.
A questo punto il lettore incalza con altri links a vari grafici che non inficiano i fatti riportati da Brighella ma suggeriscono un aumento delle spese militari greche dopo l'avvio dell'euro. Brighella:
Nulla da cambiare nella mia risposta. Per spiegare il perché uso alcuni grafici già pronti, come ha fatto lei. [...].
Constestualizziamo, quindi. Partiamo dunque con il replicare il suo grafico sull'andamento nel tempo della spesa militare in Grecia, andando anche un po' più indientro nel tempo. Ecco. A livello descrittivo, il grafico dice che negli anni '90 la spesa militare greca, in percentuale del PIL, era molto alta. Poi, di colpo, la spesa comincia a scendere, contemporaneamente al periodo in cui la Grecia si trovava "in prova" per l'accesso alla moneta unica (avvenuto, ricordiamolo, nel 2001). Già a partire dal 2003 il trend di crescita della spesa militare ricomincia invertendosi solo con il 2010, anno in cui (casualmente...) si attiva il programma Troika. Nel periodo 2011-2012, nonostante le continue lamentele della Troika riguardo al fatto che il governo greco era troppo morbido nel tagliar la spesa militare, la spesa militare in percencentuale del PIL tocca il suo minimo storico. Cosa notevole, direi, visto che nel frattempo il PIL (cioè il denominatore) stava crollando. [Evidentemente il numeratore era precipitato ancor più rapidamente. NdAM]
A questo punto un dubbio viene a chiunque conosca anche solo un po' l'andamento dei bilanci pubblici della Grecia (e, guardi, la stessa cosa vale per l'Italia) dalla fine degli anni '90 fino al 2008. Questa storia che la spesa pubblica viene contenuta negli anni subito precedenti all'ingresso nella moneta unica, per poi esplodere nel periodo che porta alla crisi dei debiti sovrani non suona certo nuova. Infatti, è ben noto che tutta la spesa primaria del governo greco è andata esplodendo negli anni successivi all'ingresso nella moneta unica. Cosa nota e stranota, e motivo per cui il programma di aggiustamento si è basato in gran parte sui tagli alla spesa pubblica. Un modo per vedere se, nel suo periodo di ri-espolosione successivo al 2003, la spesa militare greca abbia rappresentato un caso particolare nelle finanze pubbliche o abbia semplicemente seguito il generale andazzo cicaleggiamente, è guardare al rapporto fra spesa militare e spese generali del governo. Conclusione: nel periodo di esplosione della spesa post-ingresso nell'euro e pre-crisi, la spesa militare greca è rimasta sostanzialmente costante in rapporto alle altre spese del governo centrale. La "contestualizzazione" porta quindi a far nascere un dubbio: non è che, dopo l'ingresso nell'euro, nelle caserme greche non sia successo niente di diverso da quel che è successo tra i pensionati e tra i dipendenti dei ministeri?
Per il resto gli altri link che riporta non sono altro che una triplice ripetizione del dato del 2013, su cui ho già commentato, e su cui, appunto, non ho niente da ridire. Né capisco cosa c'entri quel dato col discorso sui medicinali ai bambini. La "contestualizzazione" ci dice semplicemente che a) i greci spendono molto per l'esercito, in percentuale del PIL, ripetto agli altri paesi. Spendono molto da sempre, e sostenere che questa spesa sia stata alta a causa della Troika sarebbe assolutamente ridicolo; b) da quando è iniziato il programma Troika la spesa assoluta si è circa dimezzata, ed anche quella in rapporto al PIL è scesa significativamente. c) L'obiettivo Troika dichiarato, che lei chiama diktat, comprendeva la discesa di tale spesa all'1% del PIL entro il 2015. Questi i fatti, in particolare con b) e c) mi sembra di aver risposto esattamente alle domande che lei aveva posto. Quale sarà la spesa militare nel 2015 non lo sappiamo (non sappiamo neanche ancora il dato per il 2014). Magari salirà, magari qualche generale ha votato Tsipras per "uscire dall'austery e ricominciare a crescere".
Di nuovo, mi scuso per qualche imprecisione nei calcoli ma, come detto, non ho molto tempo, e sono sicuro che i miei eventuali errori sono di rilevanza marginale per il discorso. Infine, per quanto chiaramente lei non possa saperlo, non sono un professore. Saluti.
Colgo l'occasione fornita dall'ultima frase di Brighella (che ho lasciato apposta, pur nulla avendo a che fare con il tema delle spese militari) per ricordare ai lettori che, su nfa, l'anonimato agli autori è concesso solo in casi molto particolari. In concreto, lo abbiamo sino ad ora utilizzato solo nei casi in cui gli autori non potevano esprimere le proprie idee firmandole perché questo avrebbe coinvolto le istituzioni in cui sono impiegati. Queste, in sede contrattuale, richiedono ai loro funzionari di non firmare con il loro nome e cognome dichiarazioni che abbiano anche solo qualche attinenza con le questioni di cui l'istituzione si occupa. Non essendo i post su nfa di carattere meramente accademico, il solito disclaimer aggiunto in calce agli articoli scientifici non sarebbe sufficiente a soddisfare gli obblighi contrattuali di questi autori. La redazione garantisce l'affidabilità e credibilità delle loro affermazioni.
Utilizzo uno dei tre commenti a mia disposizione per creare una base numerica comune (e solida) su cui discutere.
Premessa, non sono James Bond anzi, sono piuttosto irritato dal caos che le riprese dell'ultimo episodio della spionesca serie stanno causando nella mia già troppo caotica città(Roma).
Andiamo tutti qui: www.nato.int/cps/en/natohq/news_107359.htm
Clicchiamo tutti qui: www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/pdf_topics/20140224_140224-PR2014-028-Defence-exp.pdf
Ed abbiamo tutti i numeri che ci servono;
Esaminati i numeri (io l'ho fatto), faccio anche a lei la stessa proposta fatta a brighella:
"vuole cambiare qualcosa nel suo articolo ?"
Nel caso(probabile) la risposta fosse "no", proviamo insieme a fare matematica. Per forma mentis, io faccio matematica mettendo i numeri al servizio della gente, non la gente al servizio dei numeri. Sarà sbagliato, sarà giusto, non lo so. Ma credo mi riesca bene e sia bene farlo.
Esaminate i numeri, un saluto
E le prime cinque (5) tabelle confermano verbatim quanto sostenuto dall'articolo usando i commenti di Brighella.
A suo avviso, cosa mostrano quelle tabelle di DIVERSO da quanto affermato da Brighella e ribadito in questo articolo?
Non si preoccupi per i commenti. Quando sono interessanti il Webmaster ha la facolta' di togliere il vincolo.
Ma restiamo sul tema specifico: DOVE e COME quelle tabelle negano quanto qui affermato?
Guardi, il suo punto l'ha gia fatto nel post precedente. Le concediamo questo spazio per ribadirlo, per quanto, come gia' fatto osservare, sta mostrando il contrario.
Ma la mia osservazione era meramente teorica: i tedeschi non possono beneficiare di nessuna spesa altrui fatta coi loro soldi. Se la Grecia decide di spendere le proprie (scarse) risorse in armamenti, direi che è una cattiva idea, come lo è, generalmente, per molti altri paesi.
Io uno sforzo per provare a spiegarglielo l'ho fatto.
Bah! Cosa che non significa nulla. Come priva di qualsiasi significato e valore è la proposizione "faccio matematica mettendo i numeri al servizio della gente, non la gente al servizio dei numeri".
Le ricordo che la seconda parte di quella proposizione non è sempre vera.
Sarò ciucco io ma mi pare che lei butti link a caso anziché usare i numeri con attenzione. Abbiamo le spese militari dei paesi NATO. Bene, e allora? La spesa militare greca continua a scendere nel periodo di assistenza da parte della "Troika", e il suo punto continua a essere impreciso, fumoso e, a quanto continuo a vedere, non supportato dai dati. Sono calati un po' i militari (ne dovevano licenziare di più o di meno?), dai 135.000 del 2009 a meno di 110.000. E' leggermente diminuita pure la percentuale della spesa militare per investimenti in infrastrutture NATO mentre la percentuale di spesa militare per il personale è aumentata molto all'inizio per poi rimbalzare un po' indietro (2009: 56.5; 2010: 65.1; 2011 76; 2012: 73.2; 2013: 68.3), segno semmai di come i tagli siano stati più veloci e consistenti su altre voci della suddetta militar expenditure, no? Speculare l'andamento della spesa per equipaggiamento come percentuale della spesa militare totale, infatti: forte ridimensionamento tra 2009 e 2012, con il solo outlier del 2013 dovuto con buona probabilità a qualche commessa importante che i Greci non potevano/volevano non far portare a termine e pagare. Il dato sulla spesa più "rigido" è quello della spesa militare pro capite in PPP, che comunque mostra un chiaro trend decrescente nel periodo considerato. Cosa altro ha letto in quelle tabelle?