Democrazia in Nord Africa?

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Qualche riflessione a caldo sui recenti avvenimenti in Africa del Nord ed altri paesi arabi.

I fatti son ben noti, nemmeno provo a riassumerli anche perché sono in continua evoluzione.

Alcune riflessioni mi vengono, però, spontanee. Le metto qui nella speranza che persone più informate di me possano contribuire fatti ed analisi che le approfondiscano, modifichino, migliorino o contraddicano.

1) La stampa occidentale, specialmente quella di orientamento diciamo così "liberal-conservatore", vede in queste rivolte la nascita della democrazia islamica. Leggiamo di "rivoluzione dei gelsomini" e si sprecano gli articoli che predicono partiti, elezioni, parlamenti e democrazie "occidentali" in Tunisia, Egitto e così via. Mi permetto di dubitare o, per lo meno, di invitare alla calma. Io, al momento, vedo delle rivolte parzialmente coordinate ma fondamentalmente spontanee. Sono rivolte di popolo povero e disperato contro regimi corrotti, violenti, oppressivi e financo affamatori (Algeria). Le rivolte sembrano partire spontaneamente e la loro comune radice sembra essere l'incontenibile rabbia di massa contro il regime. Non è ovvio che questo tipo di rivolte debbano finire con l'instaurazione di regimi democratici.

2) In ogni paese è il comportamento dell'esercito e delle forze di polizia che decide il risultato finale. Ali Baba è stato deposto perché il suo esercito l'ha mandato a casa. Il regime algerino no, perché controlla l'esercito molto più saldamente, anzi è l'esercito. Con Mubarak non si capisce bene come sia la situazione ed il fatto che il capo di stato maggiore egiziano si trovasse, sembra proprio per caso, a Washington, finirà per essere il fattore decisivo. Ora torna a casa e vediamo cosa succede ... La questione da porsi, quindi, è: chi controlla, ideologicamente, l'esercito e, in particolare, le elites militari? Non è che siamo sempre in Portogallo in aprile ...

3) Lo stile delle rivolte, i (tentati) suicidi (auto-immolazioni), i simboli che appaiono nei filmati, il ruolo di Al Jazeera, gli appelli dei leaders religiosi (come quello dell'Ayatollah Ahmad Khatami oggi durante la preghiera del Venerdì a Teheran) ... il fatto che in Egitto sono i fratellini musulmani che sembrano coordinare il tutto ... soprattutto, il fatto che queste sono rivolte di popolo povero, incazzato, ignorante, affamato, oppresso e che quel popolo lì, di solito, va nelle parrocchie della Vandea se vive in Francia e va nelle moschee se vive in Nord Africa, ecco tutto questo mi fa pensare (temere? Non so ...) che alla fine avremmo qualche regime fondamentalista in più e qualche dittatore comprato dal mondo occidentale in meno.

4) Il che conduce all'ultima riflessione, la più rilevante. Quelli che stanno crollando, o che corrono il rischio di crollare, sono per il momento regimi "pro USA" o, addirittura, "pro Europa", come quello tunisino. Vedremo se le deboli proteste segnalate in Siria condurranno a qualcosa, ma ho come l'impressione che non succederà. Tutto tace in Libia mentre le strade si riempiono di gente in Yemen del Sud ... Ed allora mi viene da ripetere la domanda che da decenni pongo ai famosi "cinico-realisti" che gestiscono sia la politica estera USA sia quella europea. Costoro hanno sempre teorizzato la necessità ed utilità di tenere in piedi questi sons of bitches perché sono our sons of bitches e non se la prendono con Israele, almeno non attivamente.

Molto bene: se per caso fra sei mesi al Cairo è al potere un governo controllato dai fratellini di Muhammad, continuerete a pensare che sia una buona idea tenere in piedi questi bastardi solo perché sono i nostri bastardi?

Così facendo avete regalato Cuba a Castro, il Venezuela a Chavez, l'America Centrale alle bande di narcotrafficanti, la Bolivia a Evo, l'Iran agli ayatollah, il Pakistan vedremo presto a chi, l'Iraq alla guerra civile continua ... e, speriamo di no, il Nord Africa a degli altri ayatollah.

Non sarebbe ora di scendere dallo scranno, fare mea culpa e ritirarsi in convento a meditare per qualche decennio?

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Commenti

Ci sono 114 commenti

un articolo su epistemes.org di Andrea e Mauro Gilli.

Mauro aveva scritto una cosa sulla Tunisia.

un altro articolo su epistemes.org: epistemes.org/2011/01/30/malthus-sul-nilo/

Mi sembra che i limiti della realpolitik si sian gia' ampiamente palesati con Saddam ed i talebani (anche loro in un primo tempo eran i nostri figli di puttana).

Invece, siamo sicuri che queste rivolte siano spontanee?

Io son abbastanza impressionato dalla concomitanza degli eventi. boh!

non sono un esperto, ma dovrebbe centrare il vertiginoso aumento dei prezzi degli alimentari

Perché sei impressionato? Mi pare che le rivolte dell'Est Europa nel 1989 abbiano più o meno seguito lo stesso copione. E' vero che lì c'era un elemento unificante dato dall'assenza di intervento sovietico, ma mi pare che l'elemento dominante, allora come oggi, fosse il segnale di debolezza dato dai regimi.

Assumendo che esista una qualche correlazione tra la capacità di repressione dei vari paesi arabi (per esempio perché si prestano mutua assistenza militare) è perfettamente razionale ribellarsi nel paese B quando si vede che nel paese A è in atto una rivolta che ha successo.

In ogni caso, assumendo che esiste una qualche forza internazionale che sta orchestrando le rivolte, sarei curioso di conoscere quali sarebbero i possibili candidati. Credo tutti temano i fondamentalisti islamici. C'è una qualche evidenza? ElBaradei, che è l'unica figura a me nota che ha cercato di appoggiare la rivolta egiziana, non sembra certo un fondamentalista.

Condivido tutto

Se il capo di Stato Maggiore egiziano è in USA Barak lo convinca ad aiutare oggi l'instaurazione di una democrazia per non essere poi costretto a doverla esportare domani con tutto ciò che ne consegue.

I regimi che cadono sono regimi sovietici, non sto scherzando (le rivoluzioni stile G.A. Nasser sono un prodotto dell'estensione del domino di lotta inventato da Zaisser, Radek etc.)

La cosa non dura all'infinito in particolare perche' i russi hanno alltre gatte da pelare e i cinesi non hanno gli stessi problemi.

Ne segue la democrazia? no, ne segue una stringa da regimi che sono piu' vicini a rappresentare quel che la gente li' fa e pensa.

Per i bianchi e i cristiani la prma questione e' che il nuovo egitto andra' a rinegoziare i trattati di pace.

non so Obama andra' in convento, di certo dovrebbero andar in convento molti consigliOri di politica estera.

 

 

noterelel per il "proto" se una cosa CI entra non Centra nulla. centrare e' mirare al centro, entrarCI  e' averCi a che fare, il "ci" e' clitico in Italiano, ergo l'errore deriva dalla fatal tendenza a credere che la VACanza sia la VACca nella stanza.

 

Storicamente è corretto (quasi) che sono regimi "sovietici", anche se forse sarebbe meglio dire che a suo tempo furono fomentati dai sovietici come risposta laico-nazionalista ai "regni" della zona (Persia, Arabia Saudi, Giordania, Emirati vari) schierati esplicitamente con gli USA.

È anche vero che quel ruolo è finito da tempo, già con Sadat l'Egitto era più vicino agli USA che all'URSS, idem per la Tunisia e l'Algeria dagli anni '80 in avanti, almeno.

Ma, certamente, le strutture fondanti, per così dire, permangono e quindi vale forse l'analogia. Sul resto anche concordiamo.

La noterella per il "proto", invece che c'entra?

non sono un esperto, ma dovrebbe centrare il vertiginoso aumento dei prezzi degli alimentari

 

 

ipse dixit "spike"

unica ragione del proto che osserva...

ci sono dei punti dell'analisi in cui non mi trovo d'accordo.

1. questa è la rivolta degli ignoranti, dei morti di fame, ecc. In Tunisia NON era così - era la rivolta di chi aveva studiato, di chi aveva creduto alle promesse del regime che una laurea o un pezzo di carta avrebbero aperto a tutti le vie del lavoro e della ricchezza, che invece restavano saldamente ancorati nelle mani dei soliti noti (vi ricorda qualcosa? sì, è esattamente come in Italia). Gli strati sociali che stanno protestando n Egitto sono più variegati, ma sicuramente NON si compongono unicamente di straccioni e pezzenti. Si tratta perlopiù di ragazzi, gente che ha internet, blogs, facebook e twitter (e infatti è stata la prima cosa che il regime ha bloccato - mentre non ha toccato minimamente le moschee). Persone che guardano Al-Jazeera e, perché no, anche la BBC. perlopiù 20\30enni, non assomigliano certo ai vandesi.

 

2. anche perché non sono fondamentalisti né particolarmente legati a partiti religiosi. In Tunisia non c'erano bandiere inneggianti uno stato islamico. In Egitto nemmeno, all'inizio - i tentativi disperati dei Fratelli Musulmani e di Komehini di montare a cavallo della protesta sono abbastanza patetici, come ogni blog o sito o forum nel mondo arabo può confermare (qui ve ne linko uno per tutti: angryarab.blogspot.com )

 

certo, la possibilità che poi tutti vada a finire male effettivamente c'è. sopratuttto perché, come dice giustamente boldrin, USA ed EU si sono preoccupati per decenni di tenere in piedi i nostri SOB solo perché erano i nostri - e la reazione ora sarà violenta non solo contro i regimi stessi, ma anche contro i valori e le ideologie di chi quei regimi ha sostenuto (vedi Iran, ma anche la Palestina e la vittoria di Hamas). starebbe a noi, a noi europei ed americani responsabili di 50 anni di post-colonialismo, cominciare a capire che è più realistico e cinicamente conveniente lasciar andare l'onda e vedere dove va invece di preoccuparsi sin d'ora di pararci il culo.

claudio

no, non e' portogallo....

Non sarebbe ora di scendere dallo scranno, fare mea culpa e ritirarsi in convento a meditare per qualche decennio?

...sinché morte non sopravvenga.

 

E non dimentichiamoci della Turchia che stiamo facendo lentamente finire tra le braccia dell'Iran.

Sull'Egitto contemporaneo ho letto due romanzi, che poi in realtà sono due "denunce" della situazione sicuramente tragica nella quale vive la popolazione egiziana, anche quella emigrata: Palazzo Yacoubian e Chicago. Il secondo parla di uno studente egiziano che fa un PhD a Chicago appunto...ripeto non sono dei trattati di politica internazionale ma forniscono un immagine abbastanza cruda di situazioni se non vere, verisimili.

Sull'evolversi della situazione mi interrogo anche io sulla possibilità dell'ascesa islamista, che per quanto riguarda l'Egitto, mi pare più probabile che in Tunisia: i Fratelli Musulmani, che hanno fomentato la diffusione della politicizzazione islamista di confessione sunnita vengono dall'Egitto, mi pare.

Solita polemica. Mi spiace che in Italia gli arabisti siano per lo più cultori di poesia e letteratura araba, altrimenti potremmo sapere di più in termini politici o economici di cosa sta succedendo. Per essere il ponte verso il sud, quanto a conoscenza e analisi sul mondo arabo, con il quale fantastichiamo partnership alternative a Nato e Europa, siamo messi malino: le analisi che leggo sui giornali sono roba da "sono alla finestra e vedo e sento...". Qualcuno ha link in italiano?

L'Italia poi, che posizioni ha? Frattini che dice?

 

Frattini che dice?

 

Che lui sa per certo che l'appartamento di Montecarlo è del cognato di Fini.

P.S. Dicono avesse provato a telefonare a Mubarak per chiedergli, a nome di BS, se per caso non avesse una nipotina chiamata Ruby ma che quello si sia fatto negare. Frattini, che tutti riconoscono essere una vera testa d'uovo, ha allora concluso che in Egitto sta succedendo qualcosa perché Muby, di solito, è sempre così gentile e disponibile. Appena Ruby smette di avere la bocca piena spiegherà la situazione egiziana a BS, così finalmente l'Italia assumerà una "posizione" originale ...

 

Frattini che dice?

Nell'ultima comunicazione ufficiale in Parlamento ha affermato che le carte giunte da St. Lucia sono autentiche.

Adesso siamo tutti più tranquilli, vero Marco?

Il Franco è modderno, usa facebuc per le sue comunicazioni, che a me onestamente non sembrano granchè ( per essere MOLTO buoni ):

www.facebook.com/home.php

 

Oltre all'opinione di Frattini mi piacerebbe anche sentire quella dei vari Fassino/D'Alema/Bersani, dato che il National Democratic Party di Mubarak è membro effettivo dell'Internazionale Socialista ( www.socialistinternational.org/viewArticle.cfm ), mentre il Rassemblement constitutionnel démocratique (RCD) di Ben Alí ne è stato espulso solo il 17 gennaio, cioè dopo che il SoB era scappato (http://www.rue89.com/2011/01/19/ben-ali-lepine-du-ps-et-de-linternationale-socialiste-186456)

Vorrei porre una domanda parzialmente OT, ma certamente inerente: qualcuno sa se la recente crisi Ivoriana (portata all'attenzione del forum in una delle letture del fine-settimana), sia un caso di ingerenza occidentale negli affari africani? 

Ho dei buoni amici, immigrati Ivoriani, che sostengono che la crisi sia un caso di ingerenza esterna occidentale. Per ora non ho creduto ai quei buoni amici, ma e' anche vero che le notizie che leggo provengono da media occidentali. 

Non credo proprio che ci sia un'ingerenza dell'Occidente. Ouattara lo conosco bene perche' era uno dei miei capi al Fondo Monetario Internazionale (come Deputy Managing Director). E' una persona seria ed e' una delle personalita' migliori che l'Africa abbia prodotto. Sarebbe un Presidente di altissima caratura. Ha vinto le elezioni e il suo rivale che le ha perse non vuole mollare il potere, una storia molto simile a quella di Mugabe. Questo e' quanto.

Purtroppo ogni volta che c'e' qualche casino in Africa si inventano complotti occidentali e analoghe fandonie. Anzi nel caso in questione l'Occidente pavidamente ignora la situazione invece di sostenere Ouattara come meriterebbe.

Scusa Michele ma cosa può fare uno (a sua volta son of bitch) se si trova a dover scegliere soltanto tra sons of bitches? Tipo Algeria, per esempio. Io direi non scegliere ma non so quanto sia sensato.

Capisco il caso, che non è nemmeno tanto ipotetico.

Ma credo vi sia una grande differenza fra il riconoscimento formale, se vuoi anche l'appoggio simbolico, e l'attiva promozione praticata in molti casi (penso all'America Latina).

Nel panorama mediorientale mi sembra chiaro come la chiave di volta, dagli anni '60 in poi, sia stata definita dal combinato disposto [α"sicurezza d'Israele" + (1-α)"sicurezza dei rifornimenti petroliferi"] con zero attenzione ad ogni altro fattore.

Da sempre ritengo che questa sia una politica né "giusta" né lungimirante.

Non so e mi chiedo se le rivolte in Tunisia ed in Egitto abbiano un filo comune quanto a motivazioni e cause scatenanti. Mancanza di democraqzia certamente ma che sia questa la causa è del tutto irrealistico. Se gli esiti in Tunisia hanno portato alla cacciata di ben Alì (l'iniziale B fa sognare) in Egitto non solo il cambio di governo non significherà nulla fno a che Mubarak non si schioderà, ma va sottolineato  che  la rivolta e le manifestazioni continuano nonstante la repressione e le armi da fuoco in azione. Che la rivolta sia dovuta alla fame, alla corruzione, alla mancanza di speranza del popolo e ad altre ragioni o al combinazione di elementi diversi compresa la lotta di Mubarak contro i fratelli la sua persistenza  potrebbe confermare che alle spalle della rivolta una qualche forza organizzatrice agisce e coordina. Per mia scarsa conoscenza di quei paesi, non riesco a pensare ad altro che alla religione ed al clero musulmano.

mi permetterei di aver i miei dubbi (anche per aver vissuto a(l) Cairo.)

vi e' la bizzarra idea che se i cinesi si inc*** e' uno sgorgo di democrazia, se si inc***ano gli arabi vi e dietro il "clero" islamico. per la cronaca non vi e' clero musulmano, in Egitto (e per scelta del governo) vi e' solo un'universita' islamica che detiene poteri censorii. 

 non e' cosi', e uno dei dilemmi dei cristiani e' dato dall'aver deciso che gli arabi sono puzzoni e scemi (mentre gli ebrei hanno quattro PhD a testa e suonano il violoncello domenica mattina.) e non e' cosi'.

Gli egiziani hanno tutti i motivi per esser scocciati dal rais e gli scherani, amici e familiari annessi.

A modesto avviso del sottoscritto qualcuno intelligente dovrebbe cominciare a parlare coi generali invece che coi burocrati.

 

 

Molto bene: se per caso fra sei mesi al Cairo è al potere un governo controllato dai fratellini di Muhammad, continuerete a pensare che sia una buona idea tenere in piedi questi bastardi solo perché sono i nostri bastardi?

 

 

Alternative? Esportare la democrazia à la George Bush? E se poi vincono i Fratelli Musulmani e creano  un regime dittatoriale islamico come in Iran?

 

Alternative? Esportare la democrazia à la George Bush? E se poi vincono i Fratelli Musulmani e creano  un regime dittatoriale islamico come in Iran?

 

Il problema e' che prima o poi i regimi dittatoriali finiscono per cascare. E quando cascano, qualunque fazione salga al potere tende ad essere mal disposto verso le potenze straniere che sostenevano il regime precedente. Non e' un modo lungimirante di condurre le relazioni internazionali.

Aggiungo che gli arabi qualche buon motivo per portare rancore ce l'avrebbero pure. Senza risalire piu' indietro, alla fine della WW1 sono stati praticamente gli unici popoli a non vedersi riconosciuta l'indipendenza, ma a ritrovarsi sotto protettorati occidentali. Alla faccia dell'autodeterminazione dei popoli, dei 10 punti di Wilson e delle promesse fatte dagli inglesi quando il nemico era l'Impero Ottomanno. Se dopo tutto cio' passiamo altri 30-40 anni a sostenere regimi antidemocratici in giro per l'area, mi sembra che davvero si stia giocando con i fiammiferi in una polveriera. Altro che stabilizzare.

Giovanni, sai meglio di me che la politica estera non è terreno per i manicheismi e le scelte binarie. Hadamard parlava di "well posed problems", in matematica. La politica estera non è la matematica, ma non è che debba per questo essere abbandonata all'ideologia che ci forza a cercare soluzioni che non esistono a problemi mal posti.

Porre il problema nella forma: o appoggiamo Pinochet (Mubarak, Saddam, chi vuoi tu) o "esportiamo demo" invadendo, non mi sembra appropriato. Si tratta di porre il problema avendo in mente un continuo, tra l'altro a più dimensioni, che "spanna" un insieme di opzioni: dal regime amico, democratico, liberale, fighissimo, alla Korea del Nord. Il livello di appoggio che diamo ad ogni dato regime può essere tranquillamente una funzione di dove si colloca in questo spazio e l'appoggio ha sia valori negativi che positivi. Idem per gli "anti-regimi", ossia quelle parti di società che non sono al potere ma potrebbero andarci. Mi sembra che, a tutto questo, la politica estera USA (più ancora che la europea) non abbia mai fatto attenzione, specialmente nel medio oriente dove solo due variabili hanno contato: ci garantiscono olio e lasciano in pace israele.

Molto miope, specialmente nel lungo periodo. Ed il lungo periodo sta cominciando ad arrivare.

P.S. Se vincono i FM li lasci governare, evidentemente. Le evoluzioni interne ad un paese e ad una cultura non le decide di certo il Pentagono, men che meno se lo fa avendo in mente i due soli criteri di cui sopra.

L'asserzione e' falsa, l'impero coloniale in questione (la sublime porta etc.) si sfascio' e le determinazioni dei confini, in pratica da Corinto a casablanca, furono date dai "protocolli" in stile Picot & Sykes

ergo chi parla francese a tel aviv e' marocchino.

Un articolo del Washington Post racconta di episodi di fraternizzazione tra esercito e manifestanti, così come dei sospetti che almeno parte dei saccheggi siano organizzati dal ministero dell'interno per seminare il caos.

Non sono episodi. l'esercito e Moubarakh si stanno reciprocamnete sui cosidetti.

Sin dai tempi di abu Ghazala. in questo Moubarakh e' come Castro: appena si vede che qualche Cincinnato o Leonida torna dal campo di battaglisa vi e' uno scandalo che lo elimina dalla rosa dei candidati

Mi sa che Tunisia e Egitto sono le prime vittime di Bernanke, della sua distruzione del potere d'acquisto del dollaro e quindi della crescita dei prezzi dei generi alimentari che ha innescato le rivolte.

Nel piu' lungo termine bisognerebbe ricordare l'appoggio degli USA a dittature che hanno cancellato qualsiasi opposizione ma non hanno potuto estirpare il sentimento religioso. Da qui il successo dei Fratelli Musulmani e dell'islamismo dato che le isitituzioni religiose sono state le uniche tollerate dai vari regimi. Entrambi i casi mi sembrano ottime dimostrazioni di quali consegueneze inintenzionali produca la politica

Forse bisognerebbe imparare in politica a farci i fatti nostri. Se non erro era stato il buon Rothbard a spiegare che il welfare è l'altra faccia del warfare: uno stato che in casa puo' tutto prima o poi userà quel potere per fare quello che vuole fuori dai suoi confini

Test: alzi, simbolicamente, la mano chi si sorprende per il fatto che, guarda un po', è da Israele (quella cosa che qualcuno continua a definire l'unico stato "democratico" in Medio Oriente) che viene il primo ed esplicito invito, a USA ed UE, a tenere in piedi il regime di Mubarak ...

Il test è rivolto specialmente agli attivi esportatori di democrazia a cannonate ...

In quanto stato su base "etnica", Israele non può essere definito propriamente democratico, anche se gli arabo-israeliani hanno i loro rappresentati in parlamento. Tuttavia, il comportamento di Israele, se non scusare del tutto, si può capire. Mubarak è l'unico dei vicini che non gli è apertamente ostile, non ne invoca la distruzione e non usa il corano per definire gli ebrei scimmie e maiali.

Caro prof Boldrin, bisogna che lei se na faccia una ragione. Ci deve essere un posto sulla terra, per quanto piccolo (Israele è più piccolo della Toscana) dove gli ebrei possano vivere.

In Europa non sono al sicuro adesso, come non lo erano mezzo secolo fa http://atheismcorner.com/famous-atheists/frits-bolkestein-some-things-that-never-change/

E neppure in Amerika la situazione è idilliaca: http://www2.fbi.gov/ucr/hc2009/data/table_01.html

La natura etnica dello stato è frutto di una necessità, a suo tempo riconosciuta dalle Nazioni Unite quando decisero la nascita, in un frammento di quella che sotto l'impero ottomano era la Siria (comprendente approssimativamente il territorio che oggi corrisponde a Siria, Libano, Giordania e Israele) di uno "stato ebraico": nella risoluzione c'era scritto proprio cosí: http://en.wikipedia.org/wiki/United_Nations_Partition_Plan_for_Palestine

Magari se ne potrebbe discutere più ampiamente in un post specifico. Nel frattempo se giovedí viene a Bruxelles potrebbe cogliere l'opportunità per un interessante esperimento sul campo: indossi una kippà e vada a fare una passeggiata serale nei quarieri di Molenbeek o Anderlecht. Puó darsi che veda le cose sotto un altro punto di vista.

 

Invece, siamo sicuri che queste rivolte siano spontanee?
Io son abbastanza impressionato dalla concomitanza degli eventi. boh!

 

 

 

In ogni caso, assumendo che esiste una qualche forza internazionale che sta orchestrando le rivolte, sarei curioso di conoscere quali sarebbero i possibili candidati.

 

segnalo

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/egypt/8289686/Egypt-protests-Americas-secret-backing-for-rebel-leaders-behind-uprising.html

 

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/egypt/8287842/WikiLeaks-cables-fuel-flames-of-unrest-in-Egypt.html

 

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/egypt/8289698/Egypt-protests-secret-US-document-discloses-support-for-protesters.html

(ad ogni modo,quale che sia la sostanza di queste notizie, e` chiaro che nei fatti storici complessi raramente si trovano esempi monocausalismo allo stato puro, ma certo si trovano esempi in cui una forza esogena svolge un ruolo di catalizzatore e amplificatore, a partire da elementi gia` esistenti, e questo e` in fondo il modo piu` efficace per intervenire; vedi ad esempio il colpo di stato in Cile o la deposizione di Arbenz in Guatemala; quest'ultimo e` uno dei pochi casi in cui agli agenti (segreti) e` scappato di rivelare la verita`, che in questo caso era parecchio trasparente gia` di per se; )

[...] un continuo, tra l'altro a più dimensioni, che "spanna" un insieme di opzioni: dal regime amico, [...]

si dice: ``genera''; e` una locuzione gia` affermata in italiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro parallelismo: quando cadde l'URSS nessuno se lo aspettava, cioè, nessuno tra quelli che avrebbero dovuto aspettarselo (cioè, i vari "sovietologi" stipendiati dai governi occidentali). Ugualmente ora nessuno, mi sembra, avesse previsto che una serie di regimi trentennali potessero sciogliersi come la neve al sole in pochi giorni.

Io, almeno per il momento, non sono molto preoccupato per l'Egitto, principalmente perchè il turismo è la fonte di maggior guadagno e benessere del paese. Una teocrazia islamica allontanerebbe i ricchi turisti occidentali che amano starsene con le palline al sole di Sharm el Sheick e che portano notevole valuta estera nelle casse dello stato.

La mia preoccupazione è piuttosto la Libia. Gheddafi sembra ben saldo al potere ma lo è davvero? Se anche la Libia esplodesse noi ci troveremmo in una posizione molto difficile grazie alla coglionaggine di Mr. B. Rischiamo di ritrovarci con una grave crisi energetica essendo la Libia uno dei maggiori partner per l'approvigionamento di petrolio e gas metano. Un eventuale sollevamento libico quindi potrebbe influire pesantemente anche sul nostro paese e dar fuoco alle polveri italiche.

E qui arriviamo ad un altro punto. Ci sono possibilità che anche il nostro paese salti in aria? Tutta l'area del Mediterraneo è agitata, non solo il nord Africa; la Grecia sta messa male, noi anche, la Spagna non ride ed il Portogallo neppure. L'unica nazione che può stare abbastanza tranquilla è la Francia nonostante il napoleonismo di Sarcozy. Anche se è molto difficile che Spagna e Portogallo si sollevino (al limite cambiano leadership) così non si può dire del nostro paese e nemmeno della Grecia che non ha ancora superato la crisi economica anche se in parte ha già dato. Il Mediterraneo in sostanza è una polveriera, che in parte sta saltando ed in parte rischia di saltare. La questione quindi è: quale sarà la prossima miccia ad accendersi?

 

 

Se la tua preoccupazione è la Libia, mi sento di rassicurarti: la Libia importa circa il 75% del cibo che consuma ( https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ly.html ) e per pagarlo usa le entrate che derivano dall'esportazione di petrolio e gas. Quindi qualore un nuovo regime sostituisse quello di Gheddafi, un eventuale blocco delle esportazioni di idrocarburi si risolverebbe per l'ora di cena.

Quanto all'eventualità che il nostro paese salti in aria, è successo tante dei quelle volte che credo non sia il caso di preoccuparsi. 

Sui media e anche in molti commenti a questo articolo, rimbalza l'idea che ci sia un fondamentalismo islamico in agguato pronto a prendere il potere con mezzi piu' o meno violenti. Capisco che questo timore sia generato da eventi come la rivoluzione iraniana, l'Afghanistan, o la storia recente dell'Algeria cosi' come riportata dai media occidentali. Ma a mio avviso e' esagerato.

In effetti i partiti islamici sono spesso (non so trovare un'analogia migliore per spiegarmi) una trasposizione al mondo islamico della Democrazia Cristiana, che chi ha qualche anno in piu' ricorda bene. Nella DC c'erano i filo-occidentali, gli anti-americani, i fanatici di CL, quelli a cui non fregava niente della religione ma la utilizzavano a fini politici (Gava), insomma uno spettro abbastanza vasto di posizioni e personalita' (del resto vale lo stesso anche per molti altri attuali partiti democristiani europei). Nel mondo islamico l'esempio piu' calzante che mi viene in mente e' il partito che governa oggi la Turchia.

Dopo quasi cinque anni in Medio Oriente, in una citta' dove vivono arabi e islamici di tutte le fogge e le tendenze, la mia impressione e' che anche persone molto religiose, che pregano 5 volte al giorno e digiunano durante il Ramadan, non hanno nessuna voglia di finire come in Iran e sono tendenzialmente filo occidentali. Insomma la maggior parte della popolazione, come in tutto il mondo, vuole vivere decentemente e in pace. Indubbiamente esistono dei fanatici ma sono un'infima minoranza.

La differenza piu' vistosa tra politici occidentali (di estrazione laica) e politici di ispirazione islamica consiste nel fatto che per questi ultimi il principio di separazione tra Stato e Moschea non e' molto chiaro, anzi spesso non e' accettabile (come non lo e' per gli integralisti cattolici nostrani, a la Buttiglione, Binetti, Lupi, Formigoni ecc.). Pero' accettano che le leggi islamiche vengano applicate solo ai mussulmani, lasciando gli altri liberi di fare come credono.

Uhm...scusa se mi permetto il tono confidenziale, ma visto il tuo ruolo (firma) credo che il tuo giudizio sia soggetto ad un bias abbastanza semplice da dimostrare...se tu avessi trascorso per esempio gli ultimi 5 anni in una periferia di algeri/ghetto di tunisi o similari, mi sarei stupito nel leggere tali parole...

Non sono certo che la % di filo-occidentali sia complessivamente cosi' elevata in nordafrica...ma preferirei sbagliarmi.

Son sicuro che in parte è come dici, ma sospetto un bias: la Turchia e Dubai sono molto più laici della media della zona.E sospetto che i tuoi amici alla fine del ramadan si fanno una cena da 200$.

Dovessi giudicare dalle mie conoscienze di Londra direi che gli iraniani sono laici, ricchi, poliglotti e cosmopoliti. L' unico conosciuto in Belgio era un supporter della teocrazia, seppur moderato, e pareva sicuro che la sua posizione fosse maggioritaria.

Fabio,

l'esempio della Turchia con Erdogan non invita a essere troppo ottimisti. All'esordio politico di Erdogan si era detto che in fondo il suo partito sarebbe stato una specie di democrazia cristiana, poi col tempo però alcune cose si sono fatte più chiare. Scontri istituzionali con l'esercito, considerato il difensore della laicità dello stato, riposizionamento in politica estera con una maggiore apertura, anche culturale e ideologica ai vicini paesi arabi (benché la Turchia non sia araba)...io non so se la società turca si stia "islamizzando" nei costumi, ma alcuni reportage (anche se solo giornalistici, devo ammetterlo) parevano dire esattamente quello.

Può darsi che l'ottusa chiusura verso l'ingresso della Turchia verso la UE abbia come conseguenza quello che vediamo...

Ma poi scusa, tu stai a Dubai, giusto? A Dubai è possibile costruire chiese, fare processioni con il Cristo in spalla nella pubblica via, fare il botellon nei  muretti con il vino o la birra? Mi pare che porzioni consistenti del diritto civile e penale si fondino  sulla sharia, o sbaglio? Per certi versi Dubai è GIA' come l'Iran (solo che è sunnita)...o mi sbaglio?

 

La mia preoccupazione è piuttosto la Libia. Gheddafi sembra ben saldo al potere ma lo è davvero?

 

Si, lo e' davvero. Un mix di repressioni passate sotto silenzio e regali populistci alla popolazione, lo rendono praticamente intoccabile e il problema si porra' alla sua morte. La notizia di questo episodio e' arrivato in Europa con 10 giorni di ritardo e solo perche' era stato trasmesso in diretta tv in tutta la Libia. Di altri episodi similari se ne parla spesso in Libia, ma non arrivano mai conferme in Europa.

Qualche anno fa la polizia guido' una "caccia al nero" in stile "alabama 1800" con decine di morti perche- si era sparsa la voce che un immigrato aveva violentato una ragazza libica. Qui non ne ho mai sentito parlare. Ma chi teneva i rapporti con la polizia consiglio' il personale nigerino del nostro cantiere di non farsi vedere in giro per un paio di settimane, perche' era "rischioso" girare in citta'

Il Colonnello, quando viene a fare delle scenggiate in Italia, le fa per la sua gente, per mostrare il suo potere verso gli occidentali. E ora ha incassato in regalo un'autostrada dall'Egitto alla Tunisia. Il popolo o lo adora o ha il terrore di esprimere il minimo rimprovero verso di lui.

D'altra parte la Libia e' un posto dove non puoi fare nulla senza che non lo sappiano tutti. Quindi la polizia conosce benissimo tutto quello che accade e non ha problemi ad intervenire.

Una vecchia barzelletta può far capire quanto siano stufi di Mubarak

"When Nasser became president, he wanted a vice president stupider than himself to avoid a challenger, so he chose Sadat. When Sadat became president, he chose Mubarak for the same reason. But Mubarak has no vice president because there is no one in Egypt stupider than he is".

Un'altra?

"What is the perfect day for Mubarak? A day when nothing happens."

 

 

 

 

Andrea Nativi, ospite di Giannino a Radio24 stamattina, parlava di 200 F-16 e 2000 (duemila) carri da battaglia, nominando gli Abrahams, con un esercito di coscritti (quindi non professionisti selezionati politicamente da Mubarak) a ferma di 12-36 mesi dopo selezione.

Pareva considerarli piuttosto efficaci e ragionevolmente ben addestrati.

Wikipedia dice quasi mezzo milione di uomini in servizio e altrettanti in riserva. Settimi al mondo. Hanno un numero di cittadini che potrebbero essere arruolati che supera di circa 3 volte l'intera popolazione Israeliana.

Israele ha meno di 200.000 uomini in armi, con Turchia e Siria a nord e Giordania e Arabia a est.

Un link al sito dell'Economist sulla rivolta in Tunisia e le ripercussioni sul resto del mondo arabo

un passaggio portoghese, le FFAA egiziane prendo il potere per essere il passaggio ad un regime democratico