Cominciamo dalla richiesta sindacale: Fabbrica Italia è un soggetto nuovo, nato dalle ceneri del vecchio stabilimento di Pomigliano, sia pure con un accordo che prevede il reintegro totale dei precedenti dipendenti, ma con numeri crescenti nel tempo, secondo la FIOM (che non ha firmato, comunque, gli accordi dell'epoca) tale riassunzione dovrebbe avvenire seguendo una proporzionalità anche negli iscritti alle varie Organizzazioni Sindacali, altrimenti si configura un “comportamento antisindacale”, vietato dalla legislazione europea ed italiana. In particolare la FIOM contesta che sui 2071 reintegrati nessuno sia un iscritto alla FIOM. Un passo è da riportare integralmente, perchè sarà utile:
che gli iscritti alla FIOM che all’epoca del referendum erano 623 nello stabilimento di Pomigliano sono scesi a 382 al gennaio 2011 ed attualmente sarebbero, secondo quanto riferito dal responsabile delle relazioni industriali della FIAT Dott. Rebaudengo alla trasmissione “Presa Diretta” del 4.3.2012 ridotti a 212;
che il sindacato non è allo stato in grado di individuare in modo diretto ed immediato i suoi iscritti lesi dalla discriminazione, perché le disdette vengono inviate dai lavoratori solo all’azienda e per il 2012, avendo la FIAT disdettato tutti gli accordi collettivi preesistenti, non ha inviato alla organizzazione sindacale l’elenco dei lavoratori iscritti.
Notare che la FIOM sta qui dicendo di non sapere chi sono i suoi iscritti. Cioe' loro sanno chi e quanti sono gli iscritti solo tramite le trattenute in busta paga, quando FIAT manda un prospetto mensile con scritto "Asdrubale Rossi, Bucefalo Bianchi e Caracalla Verdi hanno autorizzato la trattenuta in busta paga a favore di te sindacato, eccoti i soldi". Prendere nota di questo fatto per dopo.
Procediamo con ordine e iniziamo da Fabbrica Italia Pomigliano (FIP). Vediamo come si è opposta alla richiesta della FIOM.
Al punto 1 c'è la contestazione “giuridica” dell'azione, in parole povere FIP dice “non posso essere tacciata di comportamento antisindacale, perchè all'interno di FIP la FIOM non c'è proprio (aggiungerei: bella evidenza, li tieni fuori), quindi come faccio a discriminare un sindacato che non c'è?
Al punto 2 c'è la parte tecnica di riassunzione di parte dei 4.367 lavoratori della ex fabbrica FIAT, in particolare FIP afferma: “abbiamo dato incarico a una società esterna (SHL) di procedere alla selezione dapprima dei quadri tecnico-direttivi e anche dei “team Leader”, ovvero di figure professionali altamente specializzate che poi saranno quelli che materialmente sovrintenderanno alle varie aree di produzione”, e non è stata FIP a scegliere poi gli altri dipendenti, ma gli stessi Team Leader, poiché nel nuovo stabilimento era importante la “massima coesione fra i membri di un Team di una specifica area di produzione”. Questo passo è cruciale, e ci torneremo alla fine, ma tenete a mente questa frase.
Al punto 3 c'è la (facile) affermazione di FIP secondo cui si può parlare di discriminazione nei confronti di FIOM se alla fine del processo di riassunzione non ci siano iscritti FIOM, ma poiché ne erano stati assunti solo 2071 era presto per parlare di discriminazione. NB : i 2071 sono poco più del 40 % dei precedenti assunti, e la FIAT si era impegnata ad assumere, appunto “almeno il 40% entro il 12.07.2012”, soglia raggiunta invece prima del previsto.
Veniamo alla sentenza (di 1° grado, poi vediamo quella di 2°).
Al punto 1 il Giudice dava torto alla FIP per una serie di articoli di legge che non ci interessano, non entrerò nel merito giuridico, secondo il Giudice FIP ha torto, paghiamo la Cassazione per decidere queste cose, se la vedano loro.
Al punto 3 il Giudice dava torto alla FIP perchè, scrive il Giudice, “FIP ha firmato un accordo in cui ha detto che al 12.07.2012 riassumeva almeno il 40% e solo nel biennio successivo anche gli altri, in ragione del mercato dell'auto e della vendita dei modelli." Quindi, dice il Giudice, FIP ha garantito solo il 40 %, e basta, gli altri non hanno alcuna garanzia di riassunzione, quindi qualunque ragionamento va fatto sui 2071, perchè FIP ha detto “40% è sicuro, ma non uno di più se il mercato auto va male”. Questo non lo ha detto FIP, ma un Giudice in una sentenza: tenetelo a mente per le conclusioni.
Al punto 2 ci sono tutti i paradossi possibili e immaginabili, da cui si evince che tutta l'operazione “Pomigliano” è un bluff che nessuno è andato a vedere, in primis i sindacati, che poi dovrebbero tutelare i lavoratori, mentre pensano solo a tutelare se stessi. Vediamo. FIOM dice : non so quanti sono i miei iscritti (costa fatica e tempo, i sindacalisti hanno altro a cui pensare a spese dei lavoratori), diciamo presumibilmente 242, nessuno dei 242 è fra i 2071, statisticamente è impossibile (lasciamo perdere...), FIP afferma: è sbagliato prendere come dato di riferimento i 4367 dell'ex stabilimento, “perchè FIP fa molto meno, ovvero fa solo lastratura,verniciatura e montaggio, mentre prima a Pomigliano si faceva tutto, stampaggio dei componenti compresi”.
Domanda ai sindacati (firmatari e non): ma anziché parlare di Ergo-UAS, che tanto non ci capite niente, di diritti sindacali “lesi”, perchè i permessi sindacali sono meno, di diritto alla malattia leso, perchè quando ci sono le partite dell'Italia non ci si può dare ammalati, avete provato a fare 2+2 ? Se uno stabilimento fa meno cose, con più automazione, pensate che ci sarà posto per tutti ? Lo avete detto ai lavoratori che la nave è più piccola, e a bordo molto probabilmente non ci sarà posto per tutti ? Io non ho letto niente del genere, FIAT parla di “almeno il 40%”, il Giudice conferma e voi zitti. Al lavoratore non far sapere...
Vabbè, fine della divagazione, stiamo parlando della FIOM, dei lavoratori non frega niente a nessuno, comunque il Giudice dice che la statistica si applica anche al “sottoinsieme dei 2071 assunti” e a questo ci atteniamo, avvalorando poi il lavoro dell'esperto professore di Birmingham.
Veniamo al processo di selezione del personale, il Giudice in sentenza scrive:
“Dagli elenchi presso l'Unione Industriale di Napoli......si evinca che trattasi quasi esclusivamente di operai addetti alla produzione, essendo appunto quasi tutti inquadrati al III e IV livello, ad eccezione di sei lavoratori di V livello e di uno di VI livello.
Diventa pertanto circostanza irrilevante che la selezione di Capi Ute – quadri e impiegati - di Team Leader e conduttori sia stata affidata ad una società estranea al gruppo e leader nel settore, perché il suo operato non poteva riguardare gli iscritti FIOM.”.
Ancora:
E’ la stessa Fabbrica Italia a dare atto di avere poi delegato ai neo assunti Team leader l’individuazione delle risorse da inserire nei rispettivi team al fine di garantire la massima coesione del gruppo in termini di efficienza e coinvolgimento, sulla base della diretta conoscenza delle competenze ed attitudini lavorative delle maestranze acquisita presso il vecchio stabilimento, privilegiando risorse dotate di polifunzionalità, flessibilità ed adattamento ai processi dell’innovazione, nonché attitudine al lavoro in team […] in vista dell’immediato raggiungimento degli standard di qualità ed efficienza perseguiti dall’azienda.
Dunque è stata proprio la conoscenza delle maestranze da parte dei selezionatori a determinare la scelta e tale conoscenza non poteva non concernere, secondo nozioni di comune esperienza, anche il profilo dell’affiliazione sindacale dei lavoratori.
Secondo il Giudice i Team Leader hanno scelto sulla base dell'appartenenza sindacale, secondo nozioni di comune esperienza. Le sentenze si accettano, per carità, ma metterei prima il Giudice su una linea di montaggio, poi verificherei le sue nozioni di “comune esperienza”.
Lo stesso Giudice, allegramente, alcune righe sotto afferma “e, per quanto concerne la spiccata professionalità deve pur sempre rammentarsi che si parla di operai di III e IV livello.” Secondo il Giudice tu devi assumere a prescindere dalle competenze..... lasciamo stare 2.
Dove invece FIP si è fregata con le sue mani (e quindi quelle dei suoi avvocati, lautamente pagati) è quando afferma che:
Secondo Fabbrica Italia
“il pregiudiziale e fermissimo rifiuto …della trattativa e poi del contenuto del Contratto specifico di primo livello nonché della versione del 13.12.2011 (che regolano …gli aspetti della vita di fabbrica dei dipendenti della FIP…) appare assolutamente incompatibile con lo svolgimento dell’attività lavorativa che deve collocarsi in un contesto aggregato, coordinato e retto da regole accettate sindacalmente e necessariamente uguali per tutti: con il che viene meno quel requisito essenziale e determinante per lo svolgimento di tale attività” .
Il Giudice ben stigmatizza la frase: è un processo alle intenzioni assolutamente discriminatorio, chiunque ha scritto quella frase è un idiota. Ben pagato, purtroppo.
La perla è nel dispositivo finale:
Contrariamente agli assunti dell’organizzazione ricorrente ciò non può tradursi nell’ordine di assumere specificamente i lavoratori nominativamente indicati in epigrafe, in nome e per conto dei quali l’O.S. ha agito nel presente giudizio ai sensi dell’art.5, 1° comma D.Lvo 216/03, dal momento che è impossibile identificare gli aventi diritto all’assunzione, individuabili esclusivamente in una quota percentuale degli iscritti FIOM tale da ristabilire, e mantenere, tra questi e gli assunti totali, lo stesso rapporto proporzionale preesistente tra gli iscritti alla FIOM e i lavoratori in forza a FGA nello stabilimento di Pomigliano.
Da adesso in poi chiunque vuole assumere è avvertito: guai ad assumere senza una giusta proporzione fra le varie Organizzazioni Sindacali, poi verranno le donne, i giovani, gli omosessuali, i portatori di handicap, gli esodati, i pensionati baby, e così via. Principio rafforzato alla fine della sentenza:
Deve pertanto ordinarsi a Fabbrica Italia Pomigliano di assumere 145 lavoratori iscritti alla FIOM e di mantenere nel prosieguo delle operazioni di riassorbimento del personale dello stabilimento di Pomigliano, sia pure con la necessaria approssimazione la quota dell’8.75 % in favore di FIOM. ’
Welcome to Italy, dove anche i decimali contano.
Conclusioni: secondo un Giudice in Italia si può assumere, ma mantenendo la proporzionalità fra gli iscritti ai sindacati, la qualifica professionale conta poco, specialmente se poi tutti o quasi gli iscritti a un sindacato risultano essere i meno qualificati.
Il fatto che poi un'azienda dica ai suoi “team leader”: “aiutami a scegliere, perchè sulla linea con quelle persone ci vai tu, e quindi devi essere responsabile del loro lavoro, nonché del loro affiatamento, e infine dei risultati” non conta, lo spazio al merito ed alle capacità individuali deve essere mortificato, conta la tessera sindacale. E adesso mettetevi a capo di un'azienda multinazionale che deve investire in un paese e ditemi quale cancellate dalla lista.
I sindacati (tutti, firmatari e non) sono sempre molto interessati alle relazioni sindacali (permessi retribuiti, rappresentanza, trattenute in busta paga), ma non riescono a sapere nemmeno quanti sono gli iscritti alla loro organizzazione, glielo deve dire l'azienda, non sanno inoltre nemmeno fare 2+2, è evidente (e basta farsi un giro per lo stabilimento per capirlo, data l'automazione spinta) che nella nuova Pomigliano non c'è assolutamente spazio per tutti gli ex lavoratori, tanto che FIP (e il Giudice conferma) ha praticamente affermato che solo il 40% sono garantiti, gli altri rimangono sulle spalle dei contribuenti italiani grazie alla CIGS garantita a FIAT (ovvero paghiamo noi).
A Pomigliano non sta andando in scena una querelle sindacato (FIOM) e azienda (FIAT), ma tutti i motivi per cui solo un folle che si lancia con il paracadute da 30.000 metri dovrebbe essere disposto a investire in Italia, il problema è che c'è uno solo in tutto il pianeta e non fa l'imprenditore: abbiamo un sistema giuridico basato sul formalismo, sindacati interessati solo a se stessi, ma che manovrano le opinioni dei lavoratori, aziende che scaricano sulla collettività le proprie scelte, difatti il mio appunto finale è per FIAT: ma costa proprio tanto dire “Uagliù, qua spazio per tutti non ce n'è più, se voglio produrre in Italia devo andare sull'automazione spinta (magari vendendo qualche robot all'estero ndr)”?
Conclusione e morale: nel caso Pomigliano ci sono sia l'azienda che sbaglia sia i sindacati che non fanno i sindacati ma i sindacalisti. Mentono entrambi, e chi ci rimette è il lavoratore.
La seconda parte, con la sentenza di appello a breve, ma preparatevi...
Per la verità, il testo citato dalla FIOM dice che loro non sono ingrado di individuare "in modo diretto e immediato" i loro iscritti lesi dalla discriminazione, non in generale. Il punto è che se FIAT non gli comunica chi sono gli iscritti alla FIOM ancora dipendenti, la FIOM non può confrontare quella lista con quella degli iscritti per vedere chi manca ed è stato quindi (nella loro interpretazione) discriminato ingiustamente.
Tra l'altro, come si fa a pensare che la FIOM non sappia chi sono i propri iscritti? c'è un tesseramento e un registro, arriva a casa un bimestrale (o altro periodico comunque)...
Il testo citato:
Non ho altro da aggiungere.