Si tratta di tutte le persone che si riconoscono nei valori e nell’ideologia Pirata, teorizzata dallo svedese Rick Falkvinge quando fondò il primo Partito Pirata nel 2006 nella sua Pirate Wheel. Regolamentazione e difesa della privacy, trasparenza e open government, partecipazione attraverso strumenti di democrazia digitale, riforma del diritto d’autore e dei brevetti, neutralità della rete. Temi troppe volte utilizzati come slogan e portati raramente in dibattito alle camere. Esistono casi, ancora troppo sporadici, di sano associazionismo sui temi del digitale così come qualche volenteroso avvocato esperto di copyright, ma si è capito che quando si toccano temi quali la trasparenza sulle gare d’appalto o i criteri di selezione dei fornitori, le sole azioni di lobbying non bastano e nasce l’esigenza di avere interlocutori convinti e coinvolti nel processo di trasformazione del sistema. A questo movimento oggi desideriamo lanciare questo appello. Sono temi e propositi noti ai lettori di nFA perché la ricerca di Michele Boldrin e David K. Levine, prima e fra le altre, ha dato a buona parte di questi obiettivi politici le basi teoriche ed economiche necessarie a renderli sia credibili che fattibili.
In Nord Europa l’onda anomala formata per lo più da geek, hacker, creativi, professionisti dell’IT, giornalisti e comunicatori, ha trovato nel Piraten Partei la sua “valvola di sfogo”. Tantissimi i giovani europei che in questi ultimi anni sono saliti sul carro battente bandiera Pirata a ritmo di musica elettronica dandogli linfa vitale. L’esordio alle ultime europee con il 7,4% in Svezia che ha permesso di avere ben 2 deputati a Bruxelles e, più recentemente, il 9% di consensi a Berlino, sono segni inequivocabili che si tratta di una realtà da prendere sul serio. Il punto di forza principale del movimento probabilmente sta proprio nella sua “glocalità”. E’ presente capillarmente in tutto il mondo. Da un giorno all’altro il fenomeno potrebbe esplodere nuovamente in America Latina piuttosto che in Russia. È successo ad esempio che al PP RU è stato vietato di presentarsi alle elezioni e ora è dato in forte crescita nei sondaggi. In altre parole, basta poco per far parlare di sé nell’era della net delusion: la chiusura di un blog o una legge bavaglio. Lo stesso Falkvinge cavalcò l’onda delle proteste dopo la chiusura di The Pirate Bay, il sito di scambio di file, da cui non a caso prese il nome il partito.
E i Pirati italiani?
Il Movimento Cinque Stelle è riuscito solo in parte a intercettarli, diventando più che il partito della rete un vero e proprio movimento popolare di protesta antisistema in generale. Il Partito Pirata italiano esiste. Anzi, ne esistono diversi e si fa spesso fatica a capire qual è l’originale, ma non è stato in grado di organizzarsi. Un peccato, visto che questa massa di cyber-elettori si trova ora spaesata e indecisa tra la democrazia digitale promessa ma mai implementata di Beppe Grillo, la delusione del “sogno renziano” e l’occasione persa di Corrado Passera che aveva creato qualche speranza con l’Agenda Digitale. Degli altri neanche parlarne visto che internet, innovazione e digitale non sembrano far parte del loro vocabolario.
Insomma, cari smanettoni, penserete che stiamo giocando a FARE i Pirati, e in parte avete ragione. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti visto che siamo contro brevetti e copyright ed interessati a sviluppare la democrazia digitale difendendo la privacy individuale … Provate a votare Fare per Fermare il Declino, vedrete che si tratta di una cosa seria.
Michele Boldrin, Carlo Brancati, Andrea Moro, Pilar Saavedra, Fabio Scacciavillani
Ma ve lo immaginate il deputato Giannino che dagli scranni della Camera si alza a fare una proposta di legge in materia? Secondo voi cosa gli risponderebbero?
Mi spiace sinceramente, perché credo che questo sia appunto un tema sul quale ci sarebbe molto da fare , ma secondo me, per come avete gestito il degree-gate, la vostra credibilità è rovinata per sempre.
Chi vivra' vedra', non credi? Lungi da me sminuire la gravita' di quello che ha fatto Giannino, ma come ho detto in altri commenti darei un po' piu' di credito a FARE per come ha gestito la cosa. Bisognera' mantenere alta la vigilanza e migliorare i processi di vetting, specie se FARE continuera' a crescere come mi auguro. Ma sono sicuro che FARE sapra' essere all'altezza.
E' l'esatto contrario.
Ringrazio il giorno in cui si decise di mettere il limite di 3 commenti per gli anonimi. Almeno tocca leggere solo 3 copie carbone dello stesso commento da parte del/la signor/a NV al posto che decine :)