Una tesi che viene spesso ripetuta soprattutto negli ambienti della sinistra italiana è che la crisi finanziaria ed economica è stata causata dall'aumento della disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Si tratta di una tesi teoricamente ed empiricamente assai debole, come ha ben spiegato Marcello Miccoli. Ma, come spesso accade in ambito politico, il fatto che una tesi sia illogica e implausibile sembra contare poco, quando la tesi stessa è attraente dal punto di vista politico (gli esempi abbondano, e certo non solo a sinistra). Per la sinistra italiana infatti tale tesi ha l'ovvio corollario che, al fine di promuovere la crescita, occorre mettere in atto politiche di redistribuzione del reddito. Botte piena e moglie ubriaca, quindi. La tassazione a fini redistributivi, lungi dal creare problemi, è al contrario un elemento chiave per la crescita dell'economia.
Ora, ci rendiamo conto che finché a sollevare dubbi su tale tesi sono (così ci classificano nella tassonomia italica) dei selvaggi liberisti come noi, Fassina e compagnia si sentiranno autorizzati a scrollare le spalle e ignorarci. Per questo vorremmo richiamare l'attenzione su un recente pezzo che Paul Krugman, di cui tutto si può dire tranne che sia un selvaggio liberista, ha scritto sul suo blog. All'interno di una diatriba sull'evidenza empirica a favore delle politiche keynesiane di espansione della domanda aggregata, Krugman spiega che la sua convinzione sulla bontà di tali politiche non deriva dai suoi pregiudizi ideologici. A testimonianza del fatto che non sempre la sua analisi lo conduce dove lo porta il cuore politico, Krugman fa il seguente esempio.
Here’s an example: is economic inequality the source of our macroeconomic malaise? Many people think so — and I’ve written a lot about the evils of soaring inequality. But I have not gone that route. I’m not ruling out a connection between inequality and the mess we’re in, but for now I don’t see a clear mechanism, and I often annoy liberal audiences by saying that it’s probably possible to have a full-employment economy largely producing luxury goods for the richest 1 percent. More equality would be good, but not, as far as I can tell, because it would restore full employment.
[Traduzione: Ecco un esempio: la disuguaglianza economica è la fonte del nostro malessere economico? Molti lo pensano — e io ho scritto parecchio sui mali della disuguaglianza crescente. Ma non ho seguito quella strada. Non escludo che ci sia una connessione tra la disuguaglianza e i guai in cui siamo, ma per ora non vedo un chiaro meccanismo, e spesso infastidisco le platee progressiste affermando che è probabilmente possibile raggiungere la piena occupazione producendo in larga misura beni di lusso per l'1% più ricco. Più uguaglianza sarebbe una buona cosa ma non, per quel che ne so, perchè ripristinerebbe la piena occupazione]
Possiamo solo suggerire a Fassina e compagnia di prendere nota. Forse un giorno qualcuno produrrà teorie coerenti ed evidenza empirica per legare disuguaglianza e crisi economico-finanziaria, ma finora questo non è successo. È legittimo che una forza politica punti a una società più ugualitaria. Non è legittimo che si basino le proprie prescrizioni di politica economica su tesi raffazzonate e prive di evidenza fattuale, per quanto politicamente convenienti. Non è legittimo e si paga, quando poi si arriva al governo e si scopre che le politiche basate su tali raffazzonate tesi non producono gli effetti sperati.
Sembrano avere le idee confuse sul tema.
Gli indignados protestano contro le banche ed in particolare contro Draghi ( uno dei pochi Italiani apprezzati all'estero ). Anche loro credono nella bufala del signoraggio?