I fatti libici sono noti. Chi volesse un aggiornamento basta che visiti Al Jazeera. Sono anche noti a tutti l'inazione ed il silenzio del nostro governo, rotto solo negli ultimi due giorni da due interventi.
Primo quello del presidente del consiglio, che ha giustificato il suo totale silenzio affermando di non voler "disturbare" il suo amico Gheddafi. Oggi, di fronte alle reazioni del resto del mondo civile, il satrapo nazionale - noto estimatore di Gheddafi, il cui stile di vita cerca strenuamente di imitare mentre sogna di adottarne i metodi di governo - ha fatto emettere una nota della presidenza del consiglio nella quale
fa sapere di seguire con attenzione e preoccupazione l'evolversi della situazione e di considerare inaccettabile l'uso della violenza sulla popolazione civile. Nel comunicato si legge che il premier «è allarmato per l'aggravarsi degli scontri e per l'uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile». Nella nota Palazzo Chigi aggiunge che «L'Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l'integrità e stabilità del Paese e dell'intera regione».
Di oggi l'intervento del ministro italiano degli esteri, il quale ha invitato l'Unione Europea a non "interferire" nelle vicende libiche. Dice Frattini che non vogliamo "esportare la democrazia", non in Libia almeno. In Iraq, come ci ha ricordato Filippo Solibello, invece sì: gli iracheni sono, evidentemente, più meritevoli dei libici. Un popolo, quest'ultimo, per il quale - sin da quando il generale Graziani esercitava la sua azione ''pacificatrice'' per ridare a Roma l'impero che, secondo i deliri fascisti, le spettava - le elites italiane sembrano avere ben scarsa considerazione.
Apprendiamo inoltre, dal Corriere della Sera, che la posizione ufficiale italiana è perfettamente allineata con quella della famiglia Gheddafi:
Rispetto alla Libia, il titolare della Farnesina auspica una «riconciliazione pacifica», arrivando a una Costituzione, come propone [il] figlio [di] Gheddafi.
Tutto ciò è così scandaloso da apparire banale, come solo il male politico riesce ad essere. Mentre un folle massacra la sua gente inerme, chi potrebbe fermarlo non agisce ma invita alla "stabilità del paese e dell'intera regione".
La politica estera italiana, nei confronti del regime libico è sempre stata quella che conosciamo, dai tempi di Andreotti in poi. Miope e squallida? Sì, ma non di più di quanto lo fosse, nel medesimo periodo, la real-politik adottata dagli altri paesi occidentali verso i propri "partners" del terzo mondo e del mondo arabo, in particolare. Partner, dopo tutto, è la traduzione, nel linguaggio della diplomazia internazionale, di una via di mezzo fra "escorts" e "killer". Da alcuni anni, sotterraneamente e lentamente, il comportamento degli altri paesi ha cominciato a cambiare. Non per l'Italia, però, che sotto la guida di Silvio Berlusconi è diventata l'alleato ed il partner commerciale più fedele (e più servile) della Libia del criminale Gheddafi (oltre che della Russia del quasi altrettanto criminale Putin, ma non divaghiamo). Il tutto, ovviamente, in nome del sano realismo delle persone d'affari che risolvono problemi concreti e non si perdono in fisime intellettuali.
Tale differenza è diventata palese nelle ultime settimane a fronte dell'insurrezione dei popoli dell'Africa del Nord, per esplodere negli ultimi giorni a seguito dell'estendersi alla Libia della rivolta popolare. Gli eventi libici e l'allineamento dello stato italiano alle direttive della famiglia Gheddafi (come appare evidente sia dalle dichiarazioni riportate sopra che da tutta l'azione del duo Berlusconi-Frattini) ci pone fuori dalla comunità degli stati democratici europei ed atlantici rendendoci, di fatto e di principio, alleati di Gheddafi. Mentre persino l'ONU (lo stesso organismo che anni fa aveva messo la Libia a presiedere la commissione per i diritti umani) rompe con Gheddafi definendolo un criminale di guerra ed un genocida (aprendo quindi la porta per il suo arresto e processo secondo le leggi internazionali) il governo italiano ne appoggia ufficialmente posizioni e richieste!
Incredibile, ma vero: il crepuscolo del satrapo genera oramai mostri ben maggiori che le puttanelle minorenni che danzano nei seminterrati di Arcore. Questa è una vergogna nazionale ed un ulteriore scandalo morale che il popolo italiano non dovrebbe sopportare. È anche un grave errore strategico che danneggia gli interessi italiani nel lungo periodo, nel medio e probabilmente persino nel breve. Gheddafi è finito, indipendentemente da quante migliaia di cittadini inermi massacrerà oggi e nei prossimi giorni. Con lui finirà il suo regime e il potere della sua squallida famiglia (così simpatica, per altro, alle elites italiane, dagli Agnelli ai Berlusconi alle puttanelle televisive che ai suoi figli si accompagnano).
Trovo sconvolgente che l'opinione pubblica italiana non stia chiedendo al governo italiano di allinearsi con il resto del mondo civile isolando il regime di Gheddafi per forzarne l'abbandono
Trovo sconvolgente che l'opposizione parlamentare italiana non chieda ai cittadini di scendere in piazza, non tanto per "esportare" la nostra democrazia in Libia ma per chiedere due cose semplici:
- che la comunità internazionale fermi la mano del criminale (vista la posizione già adottata dalla diplomazia ONU un intervento d'interdizione dello spazio aereo è facilmente e rapidamente implementabile dall'aviazione NATO del Mediterraneo del Sud);
- che il governo italiano agisca materialmente contro Gheddafi e in supporto del popolo libico che ne chiede la testa.
Concretamente, per raggiungere questo secondo obiettivo, oltre a condannare senza ambiguità le azioni del governo libico il governo italiano dovrebbe porre sotto immediato sequestro TUTTI i beni patrimoniali, mobili ed immobili, posseduti dal regime Libico e dalla famiglia Gheddafi in Italia e nelle società italiane operanti nel mondo, attivandosi per offrire asilo ai perseguitati e supporto politico e materiale al popolo in rivolta.
Non è impossibile fermare la mano del criminale e aiutare i libici a liberarsi di lui e dei suoi soci. Basta volerlo. Certo che, quando si son fatti con il criminale affari sporchi e, probabilmente, accordi sotto banco, la sua caduta potrebbe apparire un rischio anche per chi quegli accordi li ha fatti.
Ragione di più perché gli italiani per bene, oggi, stiano con il popolo libico in rivolta. Essere libici, oggi, è una maniera molto concreta d'essere anche veri patrioti italiani.
Due punti:
1) retorica e fatti. Michele, qui condanni la retorica, il discorso, il (cheap)talk. Molti governi stranieri si sono detti preoccupati, hanno condannato, etc. Vero, ma nei fatti? Nei fatti nessuno ha fatto niente. Se poi guardiamo davvero ai fatti concreti, bhè, c'è quasi il rischio che Silvio ne esca come uno statitista. Esempio: l'Inghilterra ha liberato il terrorista di Lockerbie per far vincere a BP alcuni contratti in Libia. Non male, mi pare. Non 30 anni fa, ma solo 2 anni fa.
Le dichiarazioni di Frattini e di Silvio erano fuori luogo: questo è ovvio. Però, nei fatti rimangono dichiarazioni.
2) Puoi pensare che in ogni caso la nostra posizione differisca - in peggio - dagli altri. Può essere. Anzi: ne sono quasi certo. Ma non consideri una cosa: strategic interaction. La nostra dipendenza/debolezza verso la Libia è uguale a quella degli altri Paesi? No. Siamo molto più dipendenti noi dalla Libia di qualsiasi altro Paese europeo. Il problema è che dipendiamo da un pagliaccio come Gheddafi, mentre gli altri Paesi hanno a che fare con figuri meno imbarazzanti, ma il punto rimane. Il nostro eventuale cheap-talk, in questo contesto, sarebbe più costoso di quello della Francia o dell'Inghilterra.
Faccio un esempio stupido: agosto 2008, guerra Russo-Georgiana. Berlusconi fece un'altra dichiarazione terzista. Tutti a condannarlo e ad riempire di magnificenze Sarkozy per il suo ruolo moderato (presidenza EU) ma, allo stesso tempo intransigente verso la Russia. Bene: dicembre 2010. Cosa succede: la Francia ha venduto 4 navi d'assalto anfibio alla Russia. Quelle che la Russia diceva aver bisogno per un conflitto come quello in Georgia.
La retorica è utile in caso di (auspicabile) vittoria dei ribelli, anche se sarà difficile far dimenticare decenni di amicizia col tiranno
Al contrario. Siccome in politica internazionale le parole contano, condanno l'assenza di retorica o, meglio, la presenza di una retorica pro-Gheddafi.
Una delle ragioni per cui, in politica internazionale, la retorica serve l'ha già spiegata Giovanni in un commento che ho appena visto. Ve n'è un'altra, di fondamentale: segnala - sottolineo: segnala - a coloro che non si sono ancora schierati (ed anche a chi sta già giocando) cosa ne pensino gli astanti e verso chi e cosa essi siano più favorevolmente inclini a propendere. Da questo punto di vista il riferimento al "cheap talk" (sia qui che sotto) è tecnicamente fuori luogo: le dichiarazioni, come la storia insegna, sono payoff relevant, eccome che lo sono. Infatti, nel riferimento seguente, affermi che il nostro "cheap talk [...] sarebbe più costoso [...]", onde per cui, per definizione di cheap talk, cheap talk non può essere.
Ti sei mai chiesto perché, nei momenti seri, le dichiarazioni fanno storia nella politica internazionale?
Fatti: se vuoi ci mettiamo, Andrea. Ma capisci anche tu che, quando si confrontano fatti, occorre metterli tutti sull'ago della bilancia e pesarli. Citarne uno, a caso, come se io avessi sostenuto che il resto del mondo fa da cavaliere senza macchia e senza paura è irrilevante, visto quanto ho scritto (dai, non farmi citare ...).
Tutto endogeno: la nostra debolezza strategica e dipendenza da Libia (e Russia) sono tutte endogene. Dai tempi di Andreotti e Craxi (forse di Moro) ci siamo scelti il partner nordafricano che abbiamo voluto noi e l'abbiamo coltivato. Quando Ronnie lo bombardava noi protestavamo e lo accudivamo, quando lo isolavano noi lavoravamo in suo nome e conto, eccetera. Non dipendiamo per caso da un pagliaccio come Gheddafi: è il nostro pagliaccio, scelto, nutrito e servito. Gli errori strategici si pagano? Certo, si pagano, which is exactly my point!
L'esempio seguente è ovviamente irrilevante, e spero tu lo veda da solo senza dover entrare in un dibattito sulle scelte fatte, allo stesso tempo, dagli USA e quindi sul significato della mossa francese, che non contraddice per nulla il comportamento di Sarkozy durante la crisi. Anzi, lo rende credibile. Ma, davvero, è un altro discorso.
premetto che concordo con la visione del post innanzitutto per motivi etici.
Anche andando sul pratico, però, l'Italia dovrebbe agire in modo differente.
Quando sarà caduto Gheddafi, perchè cadrà, il suo successore ad una richiesta italiana di rinnovo di concessioni probabilmente risponderà :non adesso sono molto occupato...