Burocrate “ Ci sono varie proposte per modificare il disegno di legge. Tutti chiedono più soldi ed i ricercatori vogliono lo stato giuridico. Le ha nella cartella. Cosa devo dire alle organizzazioni sindacali dei docenti, signor ministro?”
Ministro “Forse dovremmo riceverle e studiare le proposte. Lei cosa ne dice?”
Milanese “La spesa per studente è aumentata del 60% dal 1980 ad oggi, al netto dell’inflazione e guardate che bei risultati. Aumentare il finanziamento ora sarebbe uno spreco. Le università sono come le ASL. Pensano tutti a far carriera e ad aumentarsi lo stipendio – o al massimo ad assumere i loro allievi. Gli dai 100 e vogliono 150. Gli dai 150 e vogliono 200. Sempre in nome dell’importanza della ricerca. E’ sicuramente importante, ma le promozioni in massa non contribuiscono per nulla alla ricerca”
Ministro “Mi piace. Lo dice sempre anche Giulio, che è professore universitario e se ne intende. E poi mi dice che i soldi non li scuce”
Burocrate “Ed ai ricercatori a tempo indeterminato che diciamo? Dicono di avere delle legittime aspettative di carriera”
Milanese “Che si f… Prendono molto più dei professori di scuola media che si fanno un mazzo tanto. Se vogliono la medaglietta di professore facciamo una terza fascia docente e li immettiamo tutti. Basta non aumentargli lo stipendio. Altrimenti, che facciano gli assistenti.”
Burocrate “Ma i ricercatori insegnano il 35% dei corsi. Se smettono di insegnare l’università si ferma!”
Milanese “Ma quando mai. Vede, signora ministro, gran parte dei corsi sono falsi, fatti per occupare la gente. Ci sono in media 47 studenti per professore (ordinari ed associati), comprendendo i fuori corso. Il rapporto medio, dal 1945 al 1979, è stato di 58, con punte di 70. L’università funzionava bene, ed i professori insegnavano 60 ore. Ora li facciamo insegnare 90. Quindi, sarebbero più che sufficienti, con una razionalizzazione della didattica. I ricercatori possono fare lezioni supplementari. Invece di avere 4 corsi di diritto se ne fa uno e tre cicli di esercitazioni.”
Burocrate “Ma gli studenti non andrebbero alle esercitazioni”
Milanese “Affari loro. Se passano l’esame, possono saltarsi le esercitazioni. Io avevo un amico che si vantava di non essere mai andato a lezione – e di essersi laureato con la media del 30 e 110 e lode in quattro anni. Studiava da solo ed era sveglio.”
Burocrate “Ma bisogna cambiare gli ordinamenti didattici, chiudere le sedi decentrate..”
Milanese “Ottimo, così si risparmia. A parte che gli ordinamenti didattici li avete cambiati tre volte in cinque anni, sono proprio inutili. Un sistema per occupare i burocrati e far perder tempo ai professori. Lasciamo fare alle singole università: che insegnino quello che vogliono!”
Burocrate “Ma poi il valore legale del titolo di studio...”
Milanese “Si abolisce e si fanno dei bei esami severi di accesso alle professioni, a numero chiuso. Compiti eguali in tutta Italia, sedi incrociate (quelli di Napoli fanno il compito a Milano e viceversa, così i professori non hanno interesse ad aiutare gli studenti), correzione appaltata a ditte esterne, magari straniere. Lo stesso per la pubblica amministrazione. Le ditte private assumano chi vogliono.”
Ministro “Ma i baroni diventerebbero onnipotenti, ed a me non piacciono”
Milanese “Neanche a me – sono i veri responsabili dello sfascio. Ma tanto se ne andranno in pensione in massa fra poco (e a questo proposito, non sarebbe male stabilire il pensionamento a 67 anni). E ci faranno risparmiare un sacco di soldi, magari per assumere dei giovani.”
Burocrate “Ma non voglio andarsene, si oppongono, il TAR dà loro ragione”
Milanese “Fuggiranno subito a gambe levate se lo vogliamo. Basta che mi nominiate presidente dell’ANVUR e cambiate le procedure di finanziamento”
Ministro “Certo, ma cosa farebbe?”
Milanese “Dividerei il FFO in due parti. Una la distribuirei flat in base al numero di studenti - diciamo 2500 euro l’anno. In media ci sono 30 studenti a docente (ricercatori inclusi). Fanno un totale minimo di 75000 euro a docente. Mettendo il personale non docente ed i costi minimi di funzionamento, rimangono circa 35000 euro a testa – quanto costa un professore di scuola media. Quindi non facciamo morire di fame nessuno. Per 1.8 milioni di studenti, fanno 4.5 milioni di euro. Gli altri 3.5 li diamo in base alla produttività scientifica.”
Burocrate “Ma come si fa a misurarla. Nessuno ci riesce!”
Milanese “Perché non vogliono. Per la maggior parte delle discipline c’è l’impact factor, ci sono gli indici di citazioni su Google Scholar ed altri siti specializzati ... i criteri abbondano.”
Ministro “E cioè?”
Milanese “Sono una misura della qualità delle riviste dove si pubblica – un numero. Altri indici misurano quanti articoli hai pubblicato e quanto sono citati ...”
Burocrate “È un’americanata che non premia il vero merito!”
Milanese “Perché i concorsi premierebbero il vero merito? Ma mi faccia il piacere. E’ vero, l’impact factor è una misura imperfetta, ma ha il grande pregio di non costare nulla e di non essere soggetta al giudizio dei professori italiani. Lo stesso per gli indici di citazioni e tutto il resto. Per esempio il RAE inglese si basa su una valutazione di una commissione: in Italia abbiamo fatto quasi lo stesso, col CIVR...”
Ministro “Ma ha funzionato…”
Milanese “Solo perché la prima volta i baroni non lo hanno preso sul serio, come se fosse un esercizio accademico. La seconda volta, sapendolo, farebbero di tutto per truccare i risultati e ci riuscirebbero. Invece l’IF non è truccabile, perché dipende dalla pubblicazione su riviste dove non ci sono italiani o ce ne sono pochissimi. Allora, chiediamo a ciascuna università una lista di “prodotti”, equivalenti a 4-5 volte il numero di professori, pubblicati nei cinque anni precedenti, e facciamo la media per disciplina.”
Burocrate “I settori scientifico-disciplinari?”
Milanese “Ma figurarsi! Quelli sono 370. Uno spezzatino incomprensibile che serve solo ai baroni per mantenersi i loro feudi.”
Burocrate “Ma li stiamo riducendo”
Milanese “Sempre troppi. Bastano le macro-aree. Sono 13, magari le rifacciamo un minimo, arriviamo a 20-25. A ciascun settore diamo un finanziamento totale proporzionale al numero di professori – con un coefficiente di aggiustamento per il costo della ricerca. Di più a medicina, dove devono comperarsi i topi, di meno a legge o lettere, dove se ne stanno a leggere libri. Poi mettiamo in un grafico la distribuzione di tutte le università per settore e distribuiamo i soldi pro-capite in rapporto al ranking. Se l’università migliore ha un impact factor doppio della media nel settore X, avrà il doppio del finanziamento medio per professore di quel settore. Sommiamo tutti i settori e abbiamo il finanziamento totale dell’Università. Un buon studente di informatica con Excel lo fa in due ore.. Si può ripetere l’esercizio ogni anno a costo quasi zero.”
Burocrate “E per gli altri settori, dove non c’è l’impact factor. Tipo lettere?”
Milanese “È possibile riprodurre un meccanismo analogo, con liste di riviste e case editrici. Una commissione del CUN ha fatto un lavoro in tal senso. E comunque queste discipline sono una minoranza – tutti gli scienziati ed i medici hanno impact factor ed a economia e scienze politiche ci sono liste di riviste internazionali già pronte.”
Ministro “E cosa succede, una volta distribuiti i soldi?”
Milanese “Le università che pubblicano meglio prendono più soldi e possono finanziare ricerche, assumere più gente etc.”
Ministro “E le altre?”
Milanese “Risparmiano mandando in pensione i professori vecchi - si potrebbe pensare a forme di rottamazione (prepensionamento) volontario – come le ho detto fuggiranno a gambe levate quando avranno capito cosa riserva il futuro. Ma questo è solo il prologo ...”
Burocrate, terrorizzato “Dolo il prologo?”
Milanese “Infatti. Poi liberaliziamo tutto. Aboliamo i concorsi. Basta con queste architetture barocche – due ordinari con i capelli biondi più un associato donna, più un membro interno di settore affine ma non troppo.”
Ministro ridacchia
Burocrate, sempre più terrorizzato “E chi decide chi assumere?”
Milanese “Le università, meglio: i dipartimenti – e liberalizziamo anche gli stipendi. Se uno vuole un professore bravo, paghi il suo valore di mercato. Ha presente quanto costa una consulenza mia nel privato? Ecco ...”
Ministro “Ma allora i baroni assumerebbero le loro amanti, gli allievi scemi, i cugini ...”
Milanese “Certo – e le pubblicazioni per avere l’impact factor le fanno le amanti ed i cugini? Mica è facile. E senza soldi chi li paga i cugini? Vedete, le università potranno fare solo due cose – o puntare alla ricerca o alla didattica. Qualcuna può raccattare qualche soldo facendo ricerca per l’industria o facendosi sponsorizzare da qualche banca, ma è poca cosa e, comunque, meglio essere bravi: nessuna impresa o banca ha tanti soldi da scialare per compiacere il barone e la sua amante!”
Ministro “E allora?”
Milanese “Le università si differenzierebbero. Ci sarebbero poche università di ricerca, con pochi studenti e pochi professori di grande qualità. Tutte le altre tenteranno di aumentare le entrate prendendo molti studenti e faranno pagare più tasse. Diventeranno esamifici che, però, dovranno anche insegnare. Perché gli studenti, altrimenti, andranno a far l'esame altrove, dove in cambio dei soldi insegnano anche qualcosa.”
Burocrate “Ma le tasse non possono essere alzate oltre il 20% delle entrate.”
Milanese “Limite da abolire. Bisognerebbe anche autorizzare le università ad istituire il numero chiuso. Ma questi sono dettagli.”
Burocrate “Ma se aumentano le tasse, gli studenti fuggono!”
Milanese "Fuggirebbero quelli falsi, che si iscrivono tanto per fare contenti i genitori. Meglio che se ne vadano. Quelli che vogliono una laurea vera, continuerebbero ad iscriversi. Fra l’altro, per aiutarli nella scelta, si potrebbero pubblicare classifiche delle università anche per la didattica, sulla base dei risultati degli esami alle facoltà professionalizzanti o magari della capacità di placement degli allievi.”
Ministro “Di che”?
Milanese “Capacità di far assumere i propri allievi – ci sono le banche dati come Alma Laurea sull’occupazione dopo tre e cinque anni. Così gli studenti saprebbero dove andare – o almeno non avrebbero la scusa che tutte le università sono uguali: alcune insegnano di più e meglio di altre. Questo è vero già ora, lo sarà di più dopo la mia curetta ricostituente!”
Ministro “E le università di ricerca?”
Milanese “Dovrebbero selezionare le aree più forti, assumere i migliori e pagarli bene – per mantenere la posizione nel ranking. E a questo punto salterebbero le gerarchie interne. Conterebbe solo la capacità di produrre risultati scientifici. Un trentenne fresco dottorato con idee sarebbe più importante del vecchio barone e potrebbe chiedere uno stipendio più alto minacciando di andarsene. In America succede. E ci sarebbe un forte controllo sociale. Un fannullone danneggerebbe direttamente i colleghi, costringendoli a lavorare di più per produrre al posto loro i suoi cinque lavori. E non solo all’interno dei dipartimenti, ma anche anche fra i dipartimenti. Se il famoso dipartimento di Fisica di Roma, che tutti dicono eccellente, portasse il 10% dei fondi di ricerca totali dell’università, avrebbe un potere notevole dentro alla medesima. Potere che potrebbe usare ed userebbe per impedire che altri dipartimenti continuino ad assumere amanti e cugini scemi.”
Burocrate, pallido “Ma sarebbe la lotta di tutti contro tutti, una giungla!”
Milanese “Esatto! Ed è esattamente di questo che l'università italiana ha bisogno. Perdippiù i professori italiani se lo meritano!”
E scomparve in una nuvola di zolfo. Mi sono svegliato in un bagno di sudore
Ma che avevi mangiato ?
Scherzi a parte, l'Università non è il mio campo, anche se in alcuni lavori ci collaboro, ma la tua proposta mi sembra troppo tranchant e difficilmente attuabile, per fare un pò di selezione non sarebbe meglio, semplicemente, imporre un massimo (inferiore a quello attuale) di professori universitari e di corsi, l'Università che ne vuole di più se li paghi ?
Chiudere (sì, chiudere) le varie Università di paese che sono spuntate come funghi lungo la penisola?
Sai, i piranhas se chiusi in un acquario con una densità elevata si mangiano fra loro...
Sono ricercatore all'estero e nuovo sul sito, ho una lunga consuetudine con gli orrori dell'universita' italiana eppure molto di quel che trovo scritto qui mi viene da rigettarlo. Faccio un esempio. Uno dei commenti piu' frequenti dei miei colleghi europei sullo stato dell'universita' italiana e' "Certo che i salari sono proprio bassi da voi eh?"
Qualcuno quindi potrebbe spiegarmi, giustificarmi, o qualunque cosa, il passaggio seguente:
Burocrate “Ed ai ricercatori a tempo indeterminato che diciamo? (...)”
Milanese “Che si f… Prendono molto più dei professori di scuola media che si fanno un mazzo tanto(...)”
che per l'autore probabilmente puzza simpaticamente di zolfo, ma a me pare semplicemente mostruoso e impresentabile?