Alcune proposte, ad esempio, del PD, richiedono di tornare all'elenco clienti/fornitori in telematico e alla “tracciabilità” con il divieto di transazioni in contante superiore ai 100 € (in verità non sono proibite, si devono registrare su un cartaceo e conservare per cinque anni; burocrazia demenziale allo stato puro). Idiozie penose di chi ha una visione delle aziende e dell'evasione tipiche di chi non ha mai fatto impresa e risponde al criterio di “stato onnisciente”, primo perchè il totale di transazioni “segnalate” sarebbe talmente elevato (nel 2006 sono stati versati sui conti correnti quasi 1.000 mld di euro, di cui 357 miliardi in contante. Adesso monirateli. Qui i dati.) che diventa poi impossibile per chiunque capire chi ha pagato cosa, con un rumore di fondo che non serve a colpire l'evasione, ma solo a favorirla. Al tempo stesso gli adempimenti burocratici per le aziende ne aumentano i costi e ne minano la competitività, con risultati modesti peraltro, poiché il mondo delle imprese non è fra i maggiori evasori.
Un paper della Banca d'Italia chiarisce il punto: l'approccio di questo tipo è quello che dà minori risultati (divertente il paper, si scopre che l'Italia è sempre stato un paese di evasori, addirittura al 50% del PIL), ma il populismo chiede vittime e colpevoli, non razionalità.
Da imprenditore faccio una proposta banale, semplice, semplice, non burocratica, non punitiva, non impegnativa, per arrivare a colpire l'evasione fiscale, e che non sia punitiva per quella fascia di evasione che, anche altri studi, chiamano “di necessità”.
La mia proposta è semplice: le banche e gli operatori/intermediari finanziari segnalano ogni mese solo due dati legati al codice fiscale/partita iva : l'ammontare totale dei movimenti (ovvero gli importi in "dare " dell'estratto conto bancario) e il relativo saldo. A questo punto l'incrocio dei dati è banale (se la Sogei non è capace di sviluppare un semplice software di incrocio dati glielo faccio io al costo di un anno di stipendio di un dirigente Sogei), si possono scartare in automatico tutti i dati non interessanti, ad esempio movimenti inferiori ai 1.500 €/mese e saldi non significativi su un conto riconducibile a un soggetto, a questo punto si incrociano i dati (che non sono più centinaia di milioni) con le dichiarazioni dei redditi/dichiarazioni IVA. Invece di avere un rumore di fondo hai dei dati chiari, questo perchè sia i contanti che gli assegni, che tutti gli altri mezzi di pagamento devono necessariamente, a un certo punto, transitare su un conto, anche gli addebiti delle carte di credito, anche il “nero” del bar o del gioielliere transitano su un conto. Questo perchè, a meno di pensare che li nascondano sotto un materasso di notte, l'unico modo di gestire il denaro è farlo passare per la banca.
L'approccio alla lotta all'evasione fiscale sarebbe di tipo contabile/aziendale: abbiamo il prospetto "economico" e quello "finanziario", nella mia ipotesi il prospetto "economico" è la dichiarazione i.v.a./Modello Unico, il prospetto finanziario lo forniscono direttamente le banche: poniamo che io dichiari € 10.000 annui e sul mio conto (identificato con il codice fiscale) passino € 20.000 di versamenti (come li spendo non interessa), la GdF mi chiama e dice: "scusi Sig. Esposito, mi spiega come ha fatto a "incassare" € 20.000, dichiarandone solo 10.000 ?
Facciamo anche il caso più "classico" del gioielliere che non batte lo scontrino dell'anellino da € 5.000 che un cliente gli paga. Come è pagato il gioielliere ? Carta di credito o assegno, ma fossero anche contanti, di certo il gioielliere non si tiene in cassa una simile cifra, e ammesso e non concesso che lo facesse dovrà pur impiegarlo questo denaro (pagamento a un fornitore, acquisto di un bene), quindi a un certo punto (l'inizio o la fine non importa) questo denaro dovrà entrare in un circuito ufficiale, quello bancario, e quindi generare un “movimento” in quel circuito, rendendo possibile il percorso a ritroso del denaro, con la prima “evasione”.
Questo sistema evita l'incrocio di una marea di dati, inoltre dà la possibilità di scegliere la “soglia” oltre la quale colpire l'evasione, ad esempio potrebbe essere non interessante (all'inizio, ovviamente) colpire una soglia di evasione del 5%, ovvero se sul conto di una ditta/esercente i movimenti sono del 5% superiori al fatturato (probabile nero) si potrebbe, in una prima fase, lasciar perdere questo tipo di segnalazioni, andando prima a colpire gli squilibri più vistosi.
Inoltre il sistema potrebbe anche essere usato per colpire l'evasione tramite le false fatturazioni, in genere effettuate attraverso le “cartiere”, ovvero una società X fattura 100 a Y, ma la fattura è falsa. I movimenti finanziari di X e Y lo renderebbero esplicito: X ha 100 in uscita (in genere queste operazioni si fanno con bonifico) e Y 100 in entrata , solo che Y è una società neonata, anziché seguire le fatture è più semplice seguire il “movimento”, anche perchè questo genere di operazioni è per importi significativi. Diciamo che le "segnalazioni" devono seguire le società neonate con movimenti superiori ai XXXX euro con un allerta automatico a GdF e Agenzia delle Entrate, in un mese, non in cinque anni...
Riassumo e filosofeggio. Con il sistema della "tracciabilità" lo Stato onnisciente ed efficiente dovrebbe controllare milioni di operazioni (quasi 200 solo per i prelievi tramite assegno, come da paper sopra linkato). Con la mia impostazione' i controlli si effettuano solo su quei conti il cui incrocio di dati ha dato differenze statistiche significative (scelte di volta in volta). Mentre l'attuale classe dirigente (e molti giornali d'opinione) pensa che il miglior sistema per “stanare” l'evasione fiscale sia quello di costringere tutti a tener traccia di ogni singolo movimento di denaro, come se lo Stato onnisciente sia poi in grado di capire dov'è il marcio, io penso che ci siano sistemi molto più semplici ed efficienti.
Difatti io parto dalla considerazione che come avvengono le transazioni è ininfluente, l'unica cosa interessante è il totale dei movimenti e il saldo finale, perchè presto o tardi il “denaro” deve diventare visibile in qualche modo, a meno di non tenerlo sotto il materasso, ed anche dieci movimenti da 99 € fanno 999 €, che possono essere un saldo di fine giornata su un conto corrente.
Questo principio banale è anche il modo in cui le banche “pesano” i clienti, senza guardare il loro Modello Unico. Anzi non lo guardano proprio, perchè sanno che se lo guardassero perderebbero il cliente e/o l'affare. Alle volte seguire quello che fanno gli altri (come la banca "pesa" il cliente) è meglio che essere fantasiosi e burocratici.
Mi scuso per la ripetizione ma non ho visto (o se c'era non l'ho capita) risposta a questo
[Avrei una domanda in merito a questa affermazione: "poniamo che io dichiari € 10.000 annui e sul mio conto (identificato con il codice fiscale) passino € 20.000 di versamenti"
Se il reddito di 10,000 e' da lavoro dipendente non esiste margine per l'evasione. Se il reddito e' di un professionista o di un'azienda i conti si fanno sulla differenza tra ricavi e costi. In quest'ottica come funzionerebbe il sistema?]