Da una lettura veloce, non sembrano esserci grosse novità rispetto alla rilevazione precedente svoltasi 4 anni prima. Migliorano leggermente i risultati in matematica degli studenti delle medie (che erano molto scarsi nel 2007), che rimangono comunque fra i peggiori dei paesi industrializzati. Sostanzialmente stabile tutto il resto, compreso il risultato sopra la media degli alunni delle elementari nella lettura e generalmente una performance migliore degli alunni delle elementari rispetto a quella degli studenti delle medie nelle altre materie.
Rimangono le differenze regionali che abbiamo commentato in precedenza. La correlazione con la latitudine è davvero sorprendente e non sarebbe male che l'INVALSI intraprendesse un'indagine speciale per capire quali fattori possono spiegare perché una struttura centralizzata possa generare risultati così diversi e capire cosa ci sia di totalmente sbagliato al sud, di mezzo sbagliato al centro, e di appena accettabile al nord.
Nel seguente grafico, che confronta i risultati delle macroregioni rispetto alla media nazionale, la sigla PIRLS si riferisce ai risultati dei test di lettura (IV elementare), e TIMSS ai risultati in matematica (MAT) e nelle scienze (SCIE) in quarta elementare (IV) e terza media (VIII). Credo non servano ulteriori commenti.
Alle elementari e alle medie, almeno in Sicilia, la mia personale esperienza mi dice che quello che manca è l'insegnamento in madrelingua. Alle medie avevo un insegnante di matematica ed uno di educazione tecnica che spiegavano anche in Siciliano, più o meno di nascosto dal resto degli altri insegnanti, ed i risultati mi sembravano chiaramente dar loro ragione, ma per quanto mi pare di capire erano mosche bianche (alle medie sapevo di un docente di Inglese in altra sezione che facesse altrettanto e basta, anche se c'erano altri docenti che occasionalmente si esprimevano in madrelingua, non erano tutti inflessibili propalatori dell'idioma "nazionale" costi quel che costi, anche se questi ultimi purtroppo erano la maggioranza assoluta).
Vero è che sono passati ormai tra oltre il quarto di secolo e oltre i 3 decenni da allora, ma dalle mie conversazioni con Siciliani ben più giovani di me, mi par di capire che per molti continui a persistere una migliore capacità di comprendere ed esprimersi in Siciliano rispetto ad altri idiomi (a Palermo, Messina e Catania invece probabilmente è da tempo emersa una sorta di sintesi tra Italiano e Siciliano, quella spesso chiamata "Italiano regionale di Sicilia", abbastanza simile a quello usato nei telefilm del Commissario Montalbano o all'idioma colloquiale usato negli uffici della Regione Siciliana per intenderci).
Probabilmente anche solo permettere l'insegnamente dell'Italiano (e dell'Inglese) in Siciliano gioverebbe non poco.
1. Anche nel nordest il problema del dialetto è forte, però i risultati alle elementari sono migliori che al centro, dove dialetto e italiano sono molto più simili, rispetto sia al Veneto sia alla Sicilia.
2. dalla 4a elementare alla 3a media il problema della comprensione dell'italiano dovrebbe attenuarsi molto, in Sicilia come in Veneto. Però, mentre nel nordest c'è un forte miglioramento delle prestazioni, in sud+isole c'è un peggioramento.
Quindi l'ipotesi sul dialetto non sembra reggere, almeno come fattore molto rilevante.
Le lingue italiane regionali non esistono solo in Sicilia, ma ovunque. L'italiano regionale pugliese non è l'italiano regionale ligure o piemontese o veneziano. Per i linguisti moderni, ampi strati della popolazione italiana è di fatto in regime di diglossia (potrei dire bilingue, ma la diglossia è un concetto diverso dal perfetto bilinguismo). Neanche il toscano coincide più con l'italiano standard.
Trovo però molto interessante questa osservazione sull'uso del siciliano per fare capire la matematica. Sarò un romantico, ma non posso fare a meno di immaginare quei colleghi siciliani come persone pragmatiche che i problemi se li pongono e trovano soluzioni.
L'italiano standard però serve, c'è poco da fare. Serve molto banalmente per la mutua comprensione.
Sì può ragionare sui tempi e sui modi in cui gli studenti devono arrivare all'italiano standard. Non è un mistero per nessuno il fatto che gli studenti italiani, anche all'università, scrivano coi piedi e che la grammatica, a volte, sembri un inutile impaccio.
Probabilmente usare il dialetto nella primaria, o anche dopo, in modo tale da non rendere la scuola alienante ed estranea può essere importante e utile, ma senza dimentare che, oh, l'italiano tocca da sapello, nun c'è sta 'gnente da fa.
... di quanto discusso ed emerso (sardo e siciliano sono lingue) credo sia comprensibile la difficoltà per i bambini di IV elementare di quelle regioni esprimere al meglio competenze linguistiche in una lingua diversa da quella "madre". Probabilmente i dati scarsi del centro e del sud indicano la distanza tra lingue/dialetti (glissando per ora sulle differenze) e italiano in termini grammaticali e di vocabolario. Il nord-est pero' sembra ben messo e visto che anche il veneto è (per i veneti) una lingua credo che le differenze andrebbero cercate nella struttura grammaticale. Se è simile, non è difficile trovare una chiave unica di lettura ed esprimersi bene in italiani anche a 9 anni. Certo che alla fine vale la raccomandazione dell'autore: " non sarebbe male che l'INVALSI intraprendesse un'indagine speciale per capire quali fattori possono spiegare...".