Il terremoto, la ricostruzione, il populismo.

/ Articolo / Il terremoto, la ricostruzione, il populismo.
  • Condividi

Il nostro paese ha una politica di rimborso dei danni delle calamità naturali che premia la deresponsabilizzazione di proprietari, costruttori, progettisti ed amministratori e penalizza chi, fra i precedenti, investe nella sicurezza del proprio patrimonio e fa il proprio dovere. È sensata questa politica? L'approvazione del decreto di ricostruzione per il terremoto di Agosto ci offre l'occasione per una riflessione a nostro avviso utile, anche se forse sgradita ad alcuni. 

Negli ultimi anni si ha l'impressione che i terremoti abbiano ripreso a colpire il nostro paese con una frequenza a cui non eravamo più abituati. Nulla di eccezionale, anzi era eccezionale il periodo di (apparente) tranquillità di cui avevamo goduto dalla Seconda Guerra mondiale in avanti. Di fatto, e contrariamente all'impressione diffusa, in Italia terremoti che causano danni sostanziali avvengono, mediamente, ogni due/tre anni. La tregua di cui abbiamo goduto ha fatto dimenticare che gran parte dell'Italia è soggetta a terremoti, in alcune aree più distruttivi che in altre, e che le eccezioni sono molto poche.

Dopo il terremoto del 2012 in Emilia si diffuse la leggenda metropolitana che il territorio devastato fosse classificato a bassa pericolosità sismica. Basta guardare le carte di pericolosità dell'INGV per rendersi conto che il terremoto che si è manifestato non era della massima intensità prevista per quelle aree. La mancanza di consapevolezza dei pericoli di un terremoto ha fatto scendere in secondo piano la necessità di costruire case con struttura adeguata a resistere al massimo sisma previsto e di dover rinforzare la struttura di case costruite in modo non adeguato.

Se gli edifici sono costruiti a norma non crollano a meno che l'evento sismico non sia sostanzialmente superiore al massimo previsto. Basta guardare al Giappone o alla Nuova Zelanda per rendersene conto. Se qualcuno, al momento della costruzione, ha risparmiato oltre la decenza in indagini, progettazione, struttura e materiali, non è chiaro perché la ricostruzione e l'adeguamento sismico debbano essere pagati da altri. Altri che non hanno lesinato nella costruzione degli edifici e non hanno avuto danni sostanziali.

Uno di noi due, che fa il geologo, è fiero del suo ultimo lavoro di consulenza per un edificio a Galliera, paese che è stato semidistrutto. Ma il proprietario non aveva lesinato, si sono date le infomazioni corrette al progettista che le ha utilizzate davvero, così che la casa non ha avuto danni. In seguito al terremoto il comune ha chiesto di simulare l'azione del sisma sulla struttura per vedere se la casa avrebbe resistito. Gli sono state inviate le foto della casa senza una crepa dicendo che non c'era bisogno di simulare nulla, il sisma c'era stato veramente e la casa aveva retto benissimo. 

Chi ha ereditato una catapecchia e non ha investito per tutelare il proprio patrimonio immobiliare, che diritto ha di farsi ricostruire una casa antisismica a spese della collettività? Gli si vuole dare una casa? Si costruiscano edifici sicuri e gli si fornisca un tetto. Ma regalargli una casa migliore di quella che aveva è assurdo. A maggior ragione è assurdo se a pagare il conto sono i soldi presi a cittadini, professionisti ed imprese che lavorano seriamente e che si fanno pagare per la qualità del proprio operato o pagano per aver richiesto un servizio adeguato. Questi soggetti subiscono una concorrenza sleale da parte di cialtroni che svendono pezzi di carta il cui unico valore è il timbro che li sporca o che costruiscono in violazione delle norme in essere. 

Il decreto approvato dal Senato e che, una volta passata la Camera diventerà legge, è quindi una delle tante forme in cui il populismo dilagante danneggia il complesso del paese. Per svariate ragioni che elenchiamo brevemente, tanto sono ovvie. 

1) Erano o non erano state violate delle norme edilizie nella zona colpita dal terremoto dell'agosto 2016? Sappiamo tutti che la risposta è sì. Sono state attribuite responsabilità? Qualcuno ha pagato o ha il governo preso i provvedimenti necessari perché i responsabili paghino? Non ci risulta. Chi ha dato ha dato ... populismo, appunto.

2) Ognuno ha diritto di vivere dove vuole, certo. Ma non a spese degli altri. Ognuno di noi desidererebbe vivere in posti ameni e non congestionati: peccato che nella maggioranza dei casi sia costoso farlo. Se la collettività si assumesse i costi dei desideri abitativi d'ognuno vivremmo nel paese di Bengodi, e così non è. Perché in questo (e simili casi) facciamo eccezione? La risposta sembra essere: per una forma di malinteso pietismo che dipende dal livello di "rumore" mediatico creato attorno a certi casi e per la tendenza della classe politica di "accontentare" chi del rumore mediatico si approfitta. Di nuovo populismo, appunto.

3) Come abbiamo osservato quasi tutto il territorio italiano è classificato "sismico" ma vi è livello e livello. Alcune aree sono a basso rischio, altre ad alto rischio. Perché mai è buona politica fornire incentivi pubblici per costruire e vivere in zone ad alto e comprovato rischio sismico? Quale sarebbe la logica di tale politica? Forse che il fatto d'aver vissuto in zone ad alto rischio in passato, senza assumersene i costi, genera il diritto di continuare a viverci a carico di chi vive altrove? Siccome si è fatto un errore in passato e lo si è ripetuto per decenni diventa forse legittimo spendere altri soldi (di altri) per continuare nell'errore? A noi questa sembra solo un pessima gestione sia del territorio che delle risorse fiscali. Ovvero, populismo una volta ancora.

4) Utilizzare il gettito fiscale per creare incentivi a continuare a vivere, senza pagarne i costi, in luoghi ad alto rischio genera spese che qualcuno deve pagare. Queste spese, che diventano o ben tasse o minori spese in beni pubblici, spingeranno altre persone (quelli che quelle spese pagano) a dover per forza abbandonare i luoghi della loro vita ed emigrare per lavorare. Spesso all'estero, come i dati di questi ultimi anni ci ricordano. Queste scelte tendono a vittimizzare i giovani i quali, solo perché non sono politicamente organizzati, non controllano voti, non vanno in TV a far tragedie, non sono proni allo scambio clientelare, finiscono per pagare i costi senza ricevere i benefici. È bene rendersi conto che finanziare la ricostruzione d'un edificio di valore 100 per chi ne ha perso uno di valore 20 ha questo effetto. Anche da questo punto di vista: populismo.

5) Molti dei paesi che si intende ricostruire là dove erano, sono comunità socio-economicamente non autosufficienti. Essi sono equivalenti ad un'azienda in fallimento, incapace di essere produttiva e stare in piedi da sola: andrebbe chiusa ed i dipendenti occupati altrove. Non si capisce perché dovremmo essere contro il sussidio di imprese inefficienti ed a favore del sussidio collettivo di soluzioni abitative inefficienti e pericolose! Siamo di nuovo al "pietismo selettivo" a seconda dell'impatto mediatico ed elettorale. Populismo di nuovo.


Lo stato dovrebbe mettere in chiaro che non rimborserà più le case crollate a causa della violazione delle norme in essere per la costruzione e l'adeguamento. Se uno vuole rischiare di vedere la propria proprietà immobiliare crollare per non averci voluto investire, è una sua libera scelta di cui deve assumersi la responsabilità. Non è possibile che ad ogni terremoto si applichi la regola del "poveretti, bisogna aiutarli" come se, dopo un secolo di distruzioni e ricostruzioni e sprechi, tutti cadessero dal pero per la prima volta, senza coscienza della situazione. Siamo di fronte ad un gigantesco moral hazard su scala nazionale che genera costi giganteschi e danni immani sia diretti che indiretti. È già molto tardi per incominciare a fare la cosa giusta: l'approvazione di questo decreto è l'ennesima e gravissima occasione perduta.

A rendere ancora più intollerabile la situazione pare che nell'articolo approvato ieri dal senato, sia previsto il rimborso al 100% dei costi per la riparazione e la ricostruzione degli edifici danneggiati nei comuni indicati come facenti parte del "cratere" (ma che "cratere" non è), senza discriminare tra prime e seconde case, del 100% nei centri storici fuori da quell'area e del 50% per gli edifici fuori dai centri storici sempre senza fare distinzioni tra prime e seconde case. Vale la pena notare che nei primi giorni dopo il terremoto pare ci sia stata un'impennata delle richieste di trasferimento di residenza nelle aree maggiormente danneggiate, facendo così aumentare il numero delle prime case. Anche questo (che in altrove si chiamerebbe truffa) è un altro, dannoso e prevedibile, effetto di ripetute scelte populistiche che generano moral hazard. 

 Ed infine, per concludere, una considerazione tanto generale quanto lapidaria. Prima che un problema politico questo è chiaramente un problema culturale. C'è dentro, come abbiamo evidenziato, il piagnisteo plebeo, il pietismo deresponsabilizzante, il populismo politico, l'ignoranza diffusa che non comprende né cosa siano i terremoti né come se ne possano limitare i danni, il nativismo tribale delle "radici" e, last but not the least, l'eterna subcultura italiota del "fare qualcosa" per mostrare che si fa "qualcosa", anche se dannoso. La quale subcultura, se ci pensate un attimo, ha la stessa matrice di quell'altra colonna del declino italiano: il meno peggio. Perché, anche questo pezzo di legislazione, viene accettata dall'opinione pubblica con la giustificazione d'essere "qualcosa" e "il meno peggio". 

Indietro

Commenti

Ci sono 78 commenti

 

È bene rendersi conto che finanziare la ricostruzione d'un edificio di valore 100 per chi ne ha perso uno di valore 20 ha questo effetto. Anche da questo punto di vista: populismo

 

C'è anche un sottostante ideologico, non solo populista: l'idea (in)fondata sulla ricostruzione strumentale alla crescita, allo sviluppo e al bla bla bla.

L'articolo implica che i proprietari debbano prendersi in carica il rischio sismico. Questo può avvenire in due modi - o stipulando assicurazioni ad hoc o ristrutturando le abitazioni

 Si pensa di rendere l'assicurazione obbligatoria o si lascia libertà di decisione? L'assicurazione obbligatoria è stata discussa più volte ma verrebbe vista come una nuova tassa come la RCA (e con tutti i problemi di controllo, evasione etc.).  L' assicurazione volontaria sarebbe fonte di dispute fra condomini  (e qui ci sono regole dell'assemblea) e vicini (mancano del tutto le regole).

Quali sarebbero le regole per la ristrutturazione  delle case non costruite con criteri antisismici? Rimarrebbero i vincoli attuali sugli edifici storici? Sarebbe accettabile che il proprietario  di una casa ottocentesca di non eccezionale valore artistico, ma comunque parte del tessuto urbanistico, la distruggesse e la ricostruisse con criteri antismici magari aggiungendo un paio di stanze?

Etc. Etc.

Dopo il terremoto in Emilia e nel Mantovano mi ero informato presso l'agente di una primaria compagnia: mi è stato risposto che non offrivano copertura alcuna.

Come qualcuno ricorderà, nFA ha già pubblicato un articolo su questo argomento, scritto da Costantino De Blasi.  Evidentemente per una svista, non è stato inserito l'opportuno link in quello appena pubblicato.

degli autori in merito a: tutti gli edifci civili costruiti durante il periodo del cosiddetto "boom edilzio(anni 50-60)" e quindi antecedenti la legge Bosetti. tutti gli edifici "condonati" integralmente e\o parzialmente e per i quali è stato rilasciato "il certificato di abitabilità o agibilità, anche in deroga ai requisiti fissati da norme regolamentari, qualora le opere sanate non contrastino con le disposizioni vigenti in materia di sicurezza statica, attestata dal certificato di idoneità di cui alla lettera b), terzo comma e di prevenzione degli incendi e degli infortuni”. tutti gli edifici "storici(generico)" e\o con vincolo delle belle arti In soldoni, facendo un esempio concreto, a Roma cosa facciamo? Siamo sicuri che Pantalone non debba pagare "tout court"?

Grazie per l'eventuale risposta.

speriamo sospendano la costruzione del mose , se venezia non e' a norma , bene .... che affondi pure

Grazie.

Un sistema assicurativo privato in splendida solitudine non funziona, non sta in piedi. Non solo è solo questione di selezione avversa (che comunque c'è ed è l'elefante nella cristalleria), ma anche che l'evento non si verifica per un singolo (e quindi l'assicurazione può spalmare i rischi) ma si tratta di un "o tutti o nessuno". Si può pensare all'assicurazione, ma come minimo ci vuole un sistema misto pubblico-privato (forse una riassicurazione statale o un fondo che mette in pool tutte le risorse delle assicurazioni?), naturalmente sostegno economico per chi non può pagare il premio (guardando l'ISEE) e obbligo di assicurazione come per l'RC Auto. Infine il rischio che comunque ne esca fuori un enorme cartello tra gli assicuratori (com'è appunto oggi per l'RCA) è immenso. Cartello che in pratica sarebbe un trasferimento di extra-profitti dai cittadini alle assicurazoni private.

In conclusione, sono molto scettico che un sistema di assicurazione privato possa funzionare. Sia in generale, sia e sopratutto per quelle che sono le condizioni nel nostro paese. Forse è più semplice - ed è questa la mia proposta - vincolare una quota ad hoc della tassazione sulla casa per creare un fondo pubblico a copertura del rischio sismico (la cosa politicamente più indolore potrebbe essere un'addizionale sulla TARI). Questo andrebbe associato con incentivi per l'adeguamento sismico (inclusi tassi di prestito agevolati e garanzia pubblica sul prestito stesso se si tratta di prima casa) e penalizzazioni (in termini dell'addizionale TARI discussa sopra) per chi sceglie di non fare l'adeguamento sismico, con l'eccezione di chi è sotto una certa soglia ISEE. Questa mi sembra una proposta politicamente fattibile, economicamente ragionevole e socialmente equa.

Se invece la mettiamo sull'ideologia del pubblico sbagliato e privato bello, allora chiudo qua la discussione.

D' accordissimo: estendendo il ragionamento non ci si dovrebbe chiedere perché la sanità pubblica si dovrebbe accollare le spese di infarto e cancro ai polmoni di chi ha fumato e continua a fumare sigarette ? Grazie.

Uhm... tralasciando il paragone non proprio centrato tra diritto alla salute e diritto a vivere dove si vuole, sulle sigarette ci sono fior fiore di accise che vanno appunto nella direzioe del bilanciamento del 'moral hazard' derivante dal fumo (se vogliamo proprio fare un parallelo con cio` che scrive l'articolo).

Mi conforta leggere questo post perchè ho sempre ascoltato e letto gli appelli accorati alla ricostruzione con una certa irritazione. Se uno perde la casa a seguito di un evento naturale, mi dicevo, finita l'emergenza, o se la ricostruirà o andrà a vivere in affitto, come fanno molti (pure io) senza accampare pretese. Ho sempre avuto una certa ritrosia a discuterne pubblicamente perchè sono posizioni che provocano reazioni indignate e emotive, quasi mai argomentazioni razionali.

Non so se le assicurazioni private siano la soluzione, se sarebbero in grado di farsi carico di tutti i costi della ricostruzione. Non credo neanche che sia giusto imporre una assicurazione pubblica obbligatoria per tutti i proprietari di case, indistintamente -che a quel punto si configurerebbe come una tassa- senza che venga modulata per la rischiosità della zona in cui si abita. Sarebbe ancora più assurdo se la dovesse pagare con la fiscalità generale anche chi non è proprietario di immobili.

di questo intervento che sostanzialmente condivido. Serve anche qualcuno che assuma queste posizioni un po' da battaglia e facilmente attaccabili, ma che vanno nella direzione di denunciare un sistema ed una mentalità di fondo che sono senza dubbio da correggere.
Trattengo quindi la mia vena polemica evitando di fare le tante obiezioni che facilmente si potrebbero portare. In particolare una, la principale (che è una famiglia di obiezioni) è già stata già portata in altri commenti: l'articolo sembra presupporre che gli edifici crollati in seguito al sisma siano stai costruiti dagli attuali proprietari, i quali sarebbero colpevoli di aver "lesinato" sulle misure antisismiche al momento della costruzione.
Ma la maggior parte di questi edifici non è nemmeno figlio del boom edilizio degli anni '50-60, è ancora precedente. Le costruzioni del paese vecchio di Amatrice, di Norcia, di Castelluccio, di Ussita, di Preci, hanno 100-200-300 anni o più, e non è facile nemmeno sapere cosa ci sia dentro a quei muri, o giù nelle fondamenta.
Si dirà che in questo caso responsabilità dei proprietari è ristrutturare secondo disciplina antisismica le vecchie abitazioni, e renderle sicure. Ma ovviamente - a parte la possibilità che ciò non sia alla portata delle tasche di quelle persone che sono nate in quelle vecchie abitazioni - ci sono molte circostanze in cui ciò è materialmente impossibile, a meno di non abbatere e ricostruire ex-novo interi paesi. E anche questo è già stato fatto notare.
Si dovrebbero dunque abbandonare interi paesi al loro destino, e deportare (ops, "trasferire") tutti i loro abitanti in neo-costruiti palazzoni antisismici, collocati strategicamente in prossimità di plessi industriali, dei porti o dei crocevia commerciali, dove sia più facile produrre ed essere "economicamente auto-sufficienti"?
Una visione un po' a la Breznev, che fa immaginare la popolazione ammassata in nuove città sul modello di Ufa, Kazan, Kirov o Vologda; mentre Assisi, Norcia e Montecassino, disabitate, invase da sterpaglie e mutate in un covo di serpenti restano a far da monito spettrale per le generazioni future.

Ma so che gli autori non indendono questo, e passo a fare l'obiezione che più mi interessa (che già era stata portata da qualcuno al prof. Boldrin nella pagina fb).
Le comunità non hanno valore zero.
Non si tratta solo di vacuo sentimentalismo, di desiderio di vivere nel borgo natìo, di nostalgia, di pigrizia, di arretratezza, di stupidità, di incapacità di muoversi; soliti eterni insoffribili e incurabili vizi italioti. Vizi che generano un costo, che perdipiù il sedentario ozioso maramaldo che si ostina a voler vivere nel suo stupido paese mette in conto a Pantalone.
Non sono vizi! Ciò ha un significato, che si può anche facilmente razionalizzare.
La comunità non ha solo valore etico, sociale, religioso. Ha anche valore economico.
La signora Rossi di Amatrice che sopravvive sola con una pensione di 600€/mese può farcela perché vive lì, in quella sua vecchia casa di proprietà dove non ha affitto da pagare, ed in quel paese dove tutti si conoscono da generazioni e tutti si aiutano. Il vicino le porta a casa le buste della spesa, il medico condotto allunga il suo giro e le porta le medicine, le frutta degli alberi del dirimpettaio sono a sua disposizione, quello che vive in fondo alla via fa l'orto le porta le verdure, l'infermiere in pensione che vive al piano di sopra scende ogni giorno e le pratica l'iniezione quotidiana di cui ha bisogno. Trasferita altrove avrebbe bisogno di una pensione doppia.
La comunità fornisce gratuitamente dei servizi essenziali, che in mancanza di essa dovrebbero essere erogati dalle strutture assistenziali della pubblica amministrazione.
Quindi il favorire o solo il consentire la disgregazione delle comunità produce anche un danno economico, che certo è difficile quantificare, ma non per questo è meno reale.

dopo aspre polemiche su ciò che distingue la Modernità dal Medioevo, vedo che si è convertito. Ad maiora!

 

nel terremoto del 1976 furono distrutti paesi di montagna paragonabili a quelli delle zone di Amatrice.

Ora si utilizza il modello "Friuli"  per sperare di veder ricostruite le cittadine del centroitalia.

I Friulani a suo tempo chiesero che prima di tutto fossero ricostruiti i posti di lavoro, poi le case e per ultime le chiese.

Forse la regione autonoma Friuli Venezia Giulia era allora più ricca di quanto sia oggigiorno la regione colpita dal terremoto di agosto; oppure l'essere regione autonoma fu la vera differenza?

Perche  quella del Friuli è una storia a lieto fine e gli altri no?

di una visione "à la Breznev" quanto piuttosto di una sindrome "dell'originale" che impedisce qualsiasi intervento. Purtroppo (a mio modesto avviso) nella filosofia della conservazione e del restauro in versione italiana la funzione/funzionalità dell'oggetto è sempre secondaria rispetto alla "forma".

Sposo molto la posizione dell'articolo.

Mi stupisce assai vedere commenti di una genericita' abbastanza deludente, paragoni campati in aria, pochissimi fatti/numeri o opinioni sostanziate.

Cerchiamo di essere realistici e di non fare di ogni erba uno strawman

E' evidente che e' impossibile far divenire completamente immune una cittadina, tuttavia come in ogni cosa si possono individuare precise responsabilita', differenze sostanziali e punti di miglioramento effettivo smettendola con la retorica della comunita' medievale intoccabile, dei poveretti che ci vivevano gia' da prima, dei paragoni con la Salute e cosi via.

E' un fatto che ci siano differenze sostanziali di resistenza tra paesi ancorche' vicini :

imputabili alla geologia ? E perche' in decenni di mappe non si e' adatta la normativa ?

forse non solo alla geologia ? Come mai vengon giu' molto meglio certi tipi di costruzioni e non altre ? Certi paesi e non altri ? Avra' fatto differenza la severita' nell'applicazione delle norme (si confronti Norcia con Castelluccio ad esempio) ?

Ho letto un commento particolarmente nonsense che chiedeva conto della rimessa in discussione di case condonate a casaccio nei decenni passati. Che schifo la realta', commento io, nonostante il fiammante certificato di condono la casa vien giu' lo stesso. Sbagliato era sbagliato rimane.

Dagli anni 70 si e' provveduto a rimettere mano a tutti codesti edifici imponendo un progressivo rientro nella legalita' ?

Si e' provveduto nei DECENNI a chiedere uno sforzo anche piccolo di miglioramento continuo di queste fantomatiche comunita' medioevali ? Ci sono gli strumenti per migliorare, e di molto.

Altro commento inesplicabile quello sul MOSE. E' evidente che non c'entra assolutamente nulla. Venezia e' una citta' esposta complessivamente ad un fenomeno, non c'e' possibilita' di intervenire singolarmente NE' ILLEGALITA' nelle costruzioni.

Su questo ad esempio non sposo la tesi dell'articolo e potrei pensare ad una qualche forma di compenso per tutti quelli che fossero nella legalita' SOSTANZIALE (fiammanti certificati di condono del 1982 esclusi ad esempio)

Mi fermo chiosando che in macchina allaccio la cintura di sicurezza(non la maglietta con la striscia) ed in moto metto un casco OMOLOGATO. Cio' non annulla le mie possibilita' di rimanere secco in un incidente ma le riduce grandemente.

Certo potrei indossare un caschetto da pilota del 1936 magari ancora omologato da qualche leggina sbagliata o addirittura un casco falso ma sarei un cretino 

 

che provo a spegarle. Se per acquisire un diritto paghi dei soldi allo Stato, lo Stato non può, in seguito, modificare e\o alterare il diritto che ti ha, effettivamente, venduto (a meno di infrazioni successive) Ripeto la domanda: a Roma(esempio) che si fa? Si è in grado di fare un esempio concreto o si prosegue nel populismo idealista condito da rigurgti complottisti(ah! I Trolls! Questi strani esseri immuni alla glossite,pensanti e non  sempre e solo d'accordo!

Vorrei puntualizzare alcuni passaggi di questo articolo che contengono delle imprecisioni tecniche.

 

Dopo il terremoto del 2012 in Emilia si diffuse la leggenda metropolitana che il territorio devastato fosse classificato a bassa pericolosità sismica. Basta guardare le carte di pericolosità dell'INGV per rendersi conto che il terremoto che si è manifestato non era della massima intensità prevista per quelle aree.

 

Questo non e' esatto. Gran parte dell'Emilia Romagna venne dichiarata zona sismica solo con l'ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile OPCM 3274 del 20/03/2003. Cio' significa che tutti gli edifici costruiti prima di quella data erano progettati per una zona non sismica. Il link riportato nell'articolo mette a confronto le zone sismiche del 2006 con quelle attuali.

Un parallelo grafico delle zone precedenti non e' nemmeno possibile perche' una mappa completa della zonazione sismica ante 2003 nemmeno c'era (nella forma cui siamo ora abituati). Questo e' ad esempio il motivo per cui molte strutture prefabbricate non avevano connessioni trave-pilastro (non prescritte in zona non sismica). Per chi fosse interessato e' possibile consultare un documento interno della Regione con l'elenco dei comuni Emiliani e Romagnoli con evidenziata la data di entrata in vigore della prima norma sismica.

Questo cosa significa? Che in molti casi, e direi in tutti i casi dove si sono avute vittime in ER per il terremoto del 2012, gli edifici progettati entro il 2004 (c'era un tempo di entrata in vigore) erano costruiti rispettando tutte le norme allora vigenti.

Lo stesso problema esiste per tutto il patrimonio edilizio storico esistente: la Basilica di Assisi era conforme alle norme antisismiche al tempo del terremoto? Il Colosseo, la Torre di Pisa, il cascinale di Amatrice o di Accumuli...?


Chiarito questo passaggio, alcuni dei punti seguenti andrebbero rivisti

 

1) Erano o non erano state violate delle norme edilizie nella zona colpita dal terremoto dell'agosto 2016? Sappiamo tutti che la risposta è sì.

 

Niente affatto. Nella maggior parte dei casi, per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati prima dell'entrata in vigore delle norme, dette norme non erano state violate.

 

1 bis). Sono state attribuite responsabilità? Qualcuno ha pagato o ha il governo preso i provvedimenti necessari perché i responsabili paghino? Non ci risulta.

 

Per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati dopo l'entrata in vigore delle norme dovrebbero essere iniziate le necessarie indagini. Sono a conoscenza di diversi casi in cui persone sono iscritte nei registri degli indagati per queste ragioni. Che poi nessuno abbia ancora pagato per questo non e' un problema tecnico, rientra nella amministrazione della giustizia italiana (non dell'esecutivo).

 

Il vero cuore del problema a mio avviso e' questo: in alcune zone del nostro paese granparte del patrimonio immobiliare e' inadatto ad affrontare le sollecitazioni indotte dai terremoti che in quelle zone sono previsti, secondo le piu' moderne conoscenze. Come si affronta un (gigantesco) problema simile?

Come ho anticipato nell'altro post (dove si discuteva di assicurazioni obbligatorie) le soluzioni tecniche sono disponibili, sia per identificare gli edifici che possono creare problemi, sia per risolvere questi problemi.

I veri ostacoli sono -a mio avviso- strettamente economici:

  1. - Con quali risorse affrontare questo problema?
  2. - Quali implicazioni economiche di sistema avrebbe una generale svalutazione del patrimonio immobiliare conseguente alla analisi svolta?

Qui l'ingegnere smette di blaterare e lascia spazio agli economisti.

e fine della storia. Sono felice di spendere l'ultimo commento disponibile per un plauso sincero.

questo tuo intervento

 

1) Erano o non erano state violate delle norme edilizie nella zona colpita dal terremoto dell'agosto 2016? Sappiamo tutti che la risposta è sì.

Niente affatto. Nella maggior parte dei casi, per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati prima dell'entrata in vigore delle norme, dette norme non erano state violate.

1 bis). Sono state attribuite responsabilità? Qualcuno ha pagato o ha il governo preso i provvedimenti necessari perché i responsabili paghino? Non ci risulta.

Per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati dopo l'entrata in vigore delle norme dovrebbero essere iniziate le necessarie indagini....

 

nel frattempo ho provato a dire io la stessa cosa, con molta minor precisione ed autorevolezza.

Mi unisco. Era quanto volevo dire nel mio commento precedente - ovviamente da non addetto ai lavori. Cosa facciamo dei centri storici? Li radiamo al suolo e ricostruiamo con criteri antisismici (magari con falso antico)? Obblighiamo i proprietari a ristrutturare? E' tecnicamente possibile in tutti i casi (ed a che costo)? Mettiamo una polizza obbligatoria - e necessariamente molto costosa?  E se il proprietario non ha soldi, lo espropriamo?

Il post precedente, per brevità, è stato focalizzato solo su questioni tecniche, senza spazio per altri ragionamenti.

Vorrei precisare che condivido lo spirito dell'Avvelenata di Boldrin e Bonaga, mi associo e sottoscrivo in gran parte le conclusioni:

 

Prima che un problema politico questo è chiaramente un problema culturale. C'è dentro, come abbiamo evidenziato, il piagnisteo plebeo, il pietismo deresponsabilizzante, il populismo politico, l'ignoranza diffusa che non comprende né cosa siano i terremoti né come se ne possano limitare i danni, {...}, se ci pensate un attimo, ha la stessa matrice di quell'altra colonna del declino italiano: il meno peggio.

 

In sintesi, qui in Italia c'è un problema e a questo punto non possiamo più fingere di ignorarlo o accontatarci solo misure palliative (il boldriniano meno peggio).

Ritengo però che limitarsi ad abbandonare quelle regioni solo perché la loro pericolosità sismica è più elevata sia solo una forma più sofisticata di questo meno peggio. I giapponesi continuano a vivere su Honshū, anche se le altre isole hanno terremoti meno intensi e meno frequenti ed i neozelandesi non si sono trasferiti in massa in Australia che è quasi asismica.

Sono tuttavia d'accordo nel ritenere che:

 

finanziare la ricostruzione d'un edificio di valore 100 per chi ne ha perso uno di valore 20 ha questo effetto [generare spese che qualcuno deve pagare, n.d.a.]

 

Come detto però non ho le competenze giuste per rispondere, largo agli economisti.

E' il principio che viene usato dal governo che Bonaga e Boldrin criticano, ad esempio si poteva benissimo escludere dal risarcimento costruzioni realizzate dopo il 2004 o un qualcosa di simile.

mi permetto da non economista di suggerire dove prelevare i fondi per affrntare il problema che e' stato posto;

soluzione semplice mi sembra sia quella di drenare denari dalle spese piu' inutile e dannose , penso soprratutto alle spese militari e a quelle per le infrastrutture , opere gia' definite "inutili e dannose" quali sono a mio modesto parere la tav , il mose e il redivivo ponte sullo stretto.tra le spese militari annovero anche lo sforzo fatto dall'italia per la segregazione forzata dei migranti...

forse i fondi cosi' raccolti non basteranno , ma sicuramente aiuteranno popolazione e pil nazionale maggiormente

Zone Sismiche Emilia.  

Di questo aspetto si è occupato questo documento del'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia https://ingvterremoti.files.wordpress.com/2013/03/2012_03_05_stucchi_et_al.pdf

"Dal 2003 l’area è classificata, mediante Decreti Regionali, prevalentemente 
nella zona sismica 3, convenzionalmente chiamata “terza categoria” (Figura 2; DGR Emilia-Romagna n.1435 del 21/07/2003, DGR Lombardia n.14964 del 7/11/2003, DGR Veneto n.7 del 3/12/2003). Si noti che le aree classificate nel 2003 sono le stesse che un apposito Gruppo di Lavoro aveva proposto per essere classificate fin dal 1998, in un documento pubblicato nel 1999 (Gruppo di Lavoro, 1999). Le informazioni di cui sopra sono pubblicate e pubbliche, contenute in Atti ufficiali di Stato e Regioni; pertanto, devono essere ritenute conosciute da tutti e, in particolare, da chi ha competenze amministrative o si trova comunque a operare nel settore della gestione del territorio e della progettazione."

Se è noto, tra gli addetti ai lavori, che una certa intensità sismica e' attesa, il fatto che le leggi ancora non obblighino ad adeguare gli edifici, non implica (specialmente in un paese dove la PA reagisce con l'inefficienza ed i ritardi irresponsabili a tutti noti)  che si possa comunque ignorare questa informazione quando si redige un progetto.

Un professionista, in ogni campo, non dovrebbe limitarsi ad assolvere gli obblighi di legge: questo è il minimo obbligatorio. Per questo tipo di progettazione basta un elaboratore elettronico che applichi senza ragionare, quanto stabilito dalle norme. Ed a quel punto, un professionista vale l'altro. La differenza la fa chi studia il problema, non limitandosi eclusivamente ad eseguire quanto prescritto, ma redigendo un progetto che sfruttando la competenza e l'esperienza dell'autore, esaudisca le richieste del committente, ovviamente rispettando le leggi e le norme in vigore.

In Emilia sono crollati capannoni in cui le travi erano semplicemente appoggiate ai pilastri, senza alcun ancoraggio. Mentre altri capannoni costruiti nelle stesse aree hanno visto crepe nei muri, ma la loro struttura portante non è risultata danneggiata. Eppure erano tutti stati costruiti rispettando le stesse norme.

È importante notare che molti danni sono stati provocati dal fenomeno della "liquefazione di terreni sciolti in falda" A prescindere dalla massima accelerazione prevista, la possibilità della presenza di questo problema era facilmente verificabile con una prova (spt) che costa meno di 500 euro. Evidentemente un gran numero di consulenti, progettisti, committenti e così via non se ne era preoccupato. Il problema, invece, si e' manifestato ed ha provocato danni. Per dire, sul Cestelli Guidi (1987) su cui ho (GB) studiato a suo tempo, c'era la fotografia degli edifici ribaltati di Nijgiata del 1964. Ed è spiegato di che si tratta. Se mi trovavo terreni granulari in falda, io una verifica la facevo anche se non era imposto dalle norme, e la passavo al progettista.

Sulla questione "costruzioni che rispettino le norme"

Cosa implica l'osservazione con abbiamo chiuso il paragrafo anteriore? Implica che esiste una responsabilità civile (del consulente, progettista, costruttore) ad offrire servizi adeguati agli standard professionali attesi. Esiste una nozione di negligenza ed esiste una nozione di adegauta professionalità che va applicata in queste come in altre istanze. Basta fare l'esercizio piuttosto banale di provare ad applicare un tale criterio formalistico e bizantino (in questo paese sembra non esserci proprio scampo ...) ad altre professioni: quella dell'avvocato, del medico, del commercialista ... A meno di richiedere la creazione del super grande fratello che non solo controlla ma anche stabilisce ogni singolo atto si debba compiere è ovvio che limitarsi alla pura lettera di ciò che la legge prescrive(va) per stabilire la negligenza è semplicemente suicida. Anche perché in Italia la legge arriva sempre dopo e tutti lo sanno.

Sul paradosso "Colosseo, monumenti e centri storici" che sembra divertire ed eccitare tanti ma che è, invece, banale torneremo in commento ad hoc. 

Se un edificio strategico (tipo quelli crollati in Agosto, vedi sotto) deve mantenere la sua funzionalità anche in caso di sisma, i danni che può subire sono forzatamente limitati. Non è quindi una impossibilità tecnica, quella che forza a decidere se costruire o meno un edificio in grado di subire danni minimi (è possibile farlo ed è stato fatto, lo si fa perfino in Italia, non solo in Cile, Giappone e Nuova Zelanda). Sono scelte di correre o meno un rischio, scelta personale del proprietario dell'immobile, le cui conseguenze non possono ricadere sulla collettività.

Bisogna quindi intendersi su cosa siano i "danni minimi a cui potrebbe provvedere una copertura assicurativa": secondo me (GB) non devono interessare le strutture portanti che non devono perdere la loro resistenza e non devono provocare crolli di muri e solai.

Una ulteriore considerazione: Se viene pubblicata una nuova normativa che identifica meglio il pericolo sismico di un'area, il non rinforzare il patrimonio immobiliare non e' giustificabile invocando il fatto che non era in vigore una legislazione che lo imponesse al momento della costruzione. Perché in questo caso si giustificherebbe la mancanza di investimenti sulla sicurezza del patrimonio immobiliare storico o antico. Che invece si ritengono appropriati e dovuti (rimandiamo di nuovo al commento specifico ma ci sembra serva solo un minimo di senso comune e pragmatismo al posto della battuta ebete per cogliere il punto). E si scaricherebbero, ancora, le conseguenze della decisione di non adeguare gli edifici sulle spalle della collettività e si parla di più della meta' degli edifici in Italia.

Sulla bufala "Ad Amatrice e paraggi le norme erano state rispettate"

Impressiona leggere certe affermazioni su nFA. Ma tant'è. In ogni caso, basta cercare:
 
www.lastampa.it/2016/08/29/italia/cronache/ospedali-scuole-e-caserme-gli-edifici-che-dovevano-resistere-VSF4PSMbtB6o2Kab0GI8zM/pagina.html

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-08-28/crolli-sospetti-inchiesta-anche-ad-ascoli-104928.shtml

www.iltempo.it/cronache/2016/09/03/news/lavori-fatti-male-pioggia-di-esposti-anonimi-1018661/

video.repubblica.it/dossier/terremoto-26-ottobre/giu-il-palazzo-rosso-di-amatrice-mio-padre-lo-costrui-bene-allora-non-c-era-antisismica/257016/257270

 www.google.com/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=istat%20giorgio%20alleva%20terremoto%20rischio%20integrazione

Si può ovviamente continuare ad libitum ma è sufficiente l'uso del senso comune. Quindi, please, lasciamo stare.

La grande questione economica nazionale 

La risposta qui è forse non soddisfacente perché non siamo certi di comprendere cosa KFH abbia precisamente in mente.

Condividiamo che la funzione dell'assicurazione privata sia quella di coprire le spese che descrivi: o ben le "minori" che comunque un terremoto causa anche se l'edificio è a norma e l'intensità del terremoto uguale o minore alla prevista o ben quelle dovute all'evento eccezionale di un terremoto
superiore al max previsto.

Cosa succede, chiede KFH , quando si prova ad introdurre l'assicurazione privata "obbligatoria" (fra virgolette, perché si puo' obbligare ad un'assicurazione irrisoria che non copre niente come ad un'assicurazione che copre anche l'impossibile ...) viene introdotta in un contesto in cui quasi tutte o la grande maggioranza delle case sono a rischio perché violano la normativa (nel senso proprio da noi sopra descritto) in essere?

Buona domanda, e la risposta è parzialmente ovvia: SE il numero di compagnie assicurative che possono offrire assicurazione è piccolo non ci sarà mercato perché si trovano ad assicurare rischi correlati: se crolla una crollano tutte. In questi casi si paga lo scotto di decenni di violazione delle regole eccetera. Questo non implica, però, che sia obbligatorio lasciar stare tanto non c'è soluzione.

Le soluzioni pratiche ci sono, per imperfette che siano. Nello specifico italiano, ecco alcune idee non impossibili da realizzare, se c'è la volontà politica ovviamente.

a) Aprire mercato assicurativo cercando di far entrare altre compagnie che hanno rischi non correlati (assicurano case in Olanda da inondazioni o in Francia da esplosioni centrali nucleari, per dire)

b) Notare che se il terremoto è nelle marche forse non è in veneto o sicilia, quindi se ogni compagnia differenzia il rischio territorialmente forse il tempo per recuperare, via premi, il rischio di ogni località esiste perché non tutti i terremoti accadono sempre su tutto il territorio nazionale

c) Imporre, e questo è chiave, processi di adeguamento del patrimonio. Questo lo stato dovrebbe fare. Quando hai fatto disastri per decenni ovviamente devi pagare un periodo di transizione costosa, non c'è dubbio. Usassero incentivi calibrati per questo, ci starebbero tutti.

d) I premi assicurativi iniziali sarebbero di certo maggiori di quelli che ci si potrebbe attendere in una situazione normale, dove gli edifici sono in gran parte adeguati a norme. Da questo temo non si possa sfuggire, e con questo si torna alla situazione di partenza: gli errori del passato si pagano.

e) Aggiungerei che, nella situazione che descrivi, sarebbe economicamente ragionevole che lo stato facesse da ri-assicuratore per le compagnie. Come ad esempio in Giappone ... Complicato, perché apre la porta a ogni tipo di moral hazard e "capture" del riassicuratore pubblico ma, almeno in teoria, la cosa ci sta: per 10, 15, 20 anni sino a quando non stabiliamo di aver raggiunto una situazione di
normalità lo stato funziona da riassicuratore delle compagnie private che assicurano un rischio che è maggiormemente correlato, quindi difficilmente sostenibile da compagnie private con capitale illimitato.

Nessuno di questi aggiustamenti è, di per se, finale e perfetto. Tutti assieme possono permettere di uscire dall'assurda situazione attuale.

Gibbo e Michele

P.S. È tardi ed anche noi due dobbiamo lavorare talvolta. Sulle altre osservazioni, francamente meno cogenti, torneremo domani ignorando, ovviamente, quelle del tutto facete.

Se lo stato deve fare da riassicuratore, dov'è l'efficienza di questo sistema rispetto ad un fondo pubblico finanziato tramite tassazione immobiliare ad hoc eventualmente calibrata sul grado di rischio sismico?

In un sistema privato con garanzia pubblica:

- se l'assicurazione è facoltativa c'è un problema di selezione avversa enorme, a cui si somma l'azzardo morale

- se l'assicurazione è obbligatoria - vedi RCA - il sistema assicurativo italiano è più che portato a creare un cartello (e questo non lo dico io ma l'antitrust). E se fanno un cartello per l'RCA, pensate cosa possono fare in un mercato a zero rischi per l'assicurazione (visto che lo stato riassicura).

Un sistema unicamente privato invece molto difficilmente sta in piedi: se un terremoto distrugge una media città di 100.000 abitanti (e non qualche paese di montagna) nessuna assicurazione ha le spalle abbastanza larghe per pagare i danni, indipendentemente dal grado di diversificazione territoriale che riesce ad avere. Questo più quanto sopra su selezione avversa.

Ah, l'Europa non è un territorio normalmente sismico - noi siamo l'eccezione. Non è che le assicurazioni francesi o tedesche (ovviamente dobbiamo restare dentro l'UE) hanno expertise o capacità nel settore. E comunque un terremoto normalmente fa danni nell'ordine di miliardi o decine di miliardi di euro: dubito che anche una o più grandi assicurazioni europee resterebbero in piedi senza riassicurazione statale.

Insomma, se non è questo un fallimento di mercato!

Nota: divido la risposta in due diversi post. Questo contenente i punti in cui sono in disaccordo ed il successivo con i punti di accordo da sviluppare.

 

Zone Sismiche Emilia & Sulla questione "costruzioni che rispettino le norme"

Scusate se in prima lettura forse non ho colto il punto dell'intervento. Mi sembra che il cuore del Vs. ragionamento possa essere da questo paragrafo (correggetemi se ho frainteso):

 

Se viene pubblicata una nuova normativa che identifica meglio il pericolo sismico di un'area, il non rinforzare il patrimonio immobiliare non e' giustificabile invocando il fatto che non era in vigore una legislazione che lo imponesse al momento della costruzione. Perché in questo caso si giustificherebbe la mancanza di investimenti sulla sicurezza del patrimonio immobiliare storico o antico. Che invece si ritengono appropriati e dovuti (omissis). E si scaricherebbero, ancora, le conseguenze della decisione di non adeguare gli edifici sulle spalle della collettività e si parla di più della meta' degli edifici in Italia.

 

Nonostante sul caso Emilia Romagna ritengo siate in parte in errore, non voglio annoiarvi ribattendo i singoli punti. Ritengo piuttosto che sia più proficuo per tutti trovare un modo per uscire da questo problema. Cerco di rappresentarvi come può essere complicata la faccenda con una storiella che vorrebbe chiarire quanto l'inadeguatezza del corpus normativo tecnico, non solo pregiudica il proprietario/committente ma di fatto può essere all'origine della situazione che voi stessi denunciate.


Un imprenditore vuole realizzare alcuni immobili da vendere, chiede ad un professionista un progetto strutturale. Il professionista redige il progetto secondo i migliori criteri di cui è a conoscenza, lo presenta al committente il quale nota un poderoso aumento dei costi, chiede spiegazioni e gli viene risposto che, ritenendo il rischio sismico probabile per quella zona, nonostante la norma lo neghi, si è proceduto il quel modo.
– Cosa succede ora? Mi è facile continuare, perché mi è capitato.– Il committente si rivolge ad altri, tanto prima o poi si troverà qualcuno che ritenga che per questo tipo di progettazione basta un elaboratore elettronico che applichi senza ragionare, quanto stabilito dalle norme. (Sassolino nella scarpa!)
La mia storia (di progettista) finisce qui, quella dell'immobile invece continua: lo costruiscono, lo collaudano ed il Comune concede l'abitabilità. Con queste garanzie lo acquista una famiglia che per farlo accende un mutuo.
Cambiano le norme ed il capo famiglia, con l'avvedutezza che gli assegna il codice civile, si interessa per procedere se non all'adeguamento almeno al miglioramento di casa sua. Magari tornando proprio dall'ingegnere cui era stato rifiutato il progetto. – Mi piace romanticamente pensarlo.–

L'importo dei lavori è di gran lunga superiore a quanto sarebbe costato farlo in costruzione, un ordine di grandezza almeno. Il buon padre di famiglia vorrebbe farlo, ne avverte l'importanza, ma non ha sufficiente disponibilità economica; non ha accesso ad altro credito (ha già un mutuo da pagare!) e non può nemmeno alienare l'immobile: chi glielo compra in quelle condizioni? Si informa per avere almeno una assicurazione, ma nessuno assicura casa sua.

La storia sembra già drammatica così, ma il destino – cinico e baro – non si accontenta. Arriva un terremoto. Fortunatamente la famiglia è altrove: sono tutti salvi, ma la casa no, è distrutta con tutto quel che contiene.

La famiglia si trova ora senza più nulla e con un debito da pagare. Cosa può fare? Pensano di prendere un avvocato e fare causa: al costruttore, al progettista, al direttore dei lavori, al collaudatore e perfino al dirigente comunale che ha dato l'abitabilità. Qualcuno dovrà rispondere!Sono decisi, a costo di fare altri debiti. Un amico avveduto gli però fa notare che nessuna delle figure sopra ha violato alcuna norma. Ai tempi della costruzione la casa era perfettamente in regola.


La storiella potrebbe essere adattata ad altri mille casi, dall'immobile ricevuto in eredità e ristrutturato con norme che poi si sono addirittura rivelate dannose per l'edificio, all'edificio vincolato dalla Sopraindendenza. In quest'ultimo caso e in particolare vorrei tornare su un Vs. passaggio

 

Sul paradosso "Colosseo, monumenti e centri storici" che sembra divertire ed eccitare tanti ma che è, invece, banale torneremo in commento ad hoc.

 

La questione dal punto di vista tecnico non e' affatto banale, credetemi. Parliamone volentieri in un commento ad hoc.

 

Sulla bufala "Ad Amatrice e paraggi le norme erano state rispettate"

Impressiona leggere certe affermazioni su nFA. Ma tant'è. In ogni caso, basta cercare 

 

Preciso che non ho mai pensato, ne scritto una cosa del genere e riporto quanto scritto a riguardo

 

Nella maggior parte dei casi,per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati prima dell'entrata in vigore delle norme, dette norme non erano state violate.

Per tutti gli edifici costruiti o ristrutturati dopo l'entrata in vigore delle norme dovrebbero essere iniziate le necessarie indagini. Sono a conoscenza di diversi casi in cui persone sono iscritte nei registri degli indagati per queste ragioni. Che poi nessuno abbia ancora pagato per questo non e' un problema tecnico, rientra nella amministrazione della giustizia italiana (non dell'esecutivo).

 

Grazie per la pazienza ed il tempo che mi avete dedicato nelle Vs. risposte

La grande questione economica nazionale

Su questi punti [a) - e)] sono d'accordo al 100%.

Mi spingerei oltre azzardando una proposta, con la consapevolezza di poter dire baggianate, visto che esco dal mio campo.

 

Il passaggio in toto ad un sistema assicurativo obbligatorio sul rischio sismico potrebbe generare problemi in fase di avvio. D'altro canto, l'introduzione progressiva di un regime assicurativo privato potrebbe aiutare a rendere più rapido ed efficiente il processo di ricostruzione, favorendo altresì una suddivisione del rischio che non ricadrebbe più solo sui cittadini e sullo Stato.

Se a questo si aggiunge l'intenzione del Governo di dare avvio ad un progetto poliennale di ampia scala per la messa in sicurezza del territorio [c.d. Casa Italia], viene spontaneo pensare che questo è il momento giusto anche per pianificare una possibile soluzione per la assicurazione privata dei danni da sisma, sul modello di altri paesi (U.S.A., NZ, Giappone). Non voglio entrare nel merito assicurativo delle soluzioni usate all'estero e mi limito a porre la questione della modalità con cui passare ad un ipotetico nuovo sistema.

Poniamo che il Governo dia avvio (come promesso) al rinnovamento delle aree più a rischio offrendo ai cittadini interessati incentivi sotto forma di sgravi fiscali o altre agevolazioni. Questa fase potrebbe essere cruciale anche per il cambio di sistema di assicurazione del rischio.

Mi spiego. Se dal momento che un nuovo edificio viene ultimato, o uno esistente viene adeguato si procedesse a renderne obbligatoria l'assicurazione (privata), verrebbero molti degli ostacoli che questo passaggio comporta. Ricordo infatti che anche gli edifici a prova di sisma più moderni subiscono danni che devono essere riparati e possono persino essere completamente compromessi, a patto che non mettano in pericolo le persone che vi abitano. Per questo tali soluzioni assicurative sono comuni  anche il California, NZ, Chile e Giappone. Allo Stato resterebbe solo la copertura del rischio ultimo, ovvero un terremoto che supera le prescrizioni normativa che lo Stato medesimo fissa - e che le assicurazioni private normalmente escludono.
Gli edifici che hanno subito solo un miglioramento meriterebbero una discussione a parte.

Per non introdurre sperequazioni tra un cittadino con una casa nuova (o adeguata) e assicurata ed uno il cui rischio è ancora in capo allo Stato, il premio dovrebbe essere completamente detraibile e la polizza esentata da imposte per l'assicurato. Chi paga una assicurazione di tasca sua non “grava” sullo Stato per i rimborsi, quindi non è corretto che su questo venga tassato. Tale regime fiscale dovrebbe essere garantito sino alla messa in regime del nuovo sistema (uno-due decenni) per tutti gli immobili di qualunque zona sismica.

Non saprei valutare i costi ed i benefici per lo Stato, suppongo però che la ripartizione del rischio, oltre ad una maggiore tempestività dei finanziamenti e allo snellimento delle procedure sarebbero un vantaggio per i cittadini colpiti da calamità e per tutti i contribuenti in generale.


Le assicurazioni godrebbero invece di una platea di assicurati crescente e con livelli di rischio da "paese avanzato" ed i cittadini non avrebbero ragione per evitarne il pagamento delle polizze vista la detraibilità, salvo colpose omissioni.

 

Il lavoro chiama anche me. ;-)

 

Sulla questione "costruzioni che rispettino le norme"

Cosa implica l'osservazione con abbiamo chiuso il paragrafo anteriore? Implica che esiste una responsabilità civile (del consulente, progettista, costruttore) ad offrire servizi adeguati agli standard professionali attesi. Esiste una nozione di negligenza ed esiste una nozione di adegauta professionalità che va applicata in queste come in altre istanze.

 

occhei, imperizia, imprudenza, negligenza però sono primariamente responsabilità penale, oltre che civile. e penalmente, vale il rispetto della legge e della normativa che è specifica. e cosa senno?

riporto una notizia odierna, su un caso, dei più gravi.

www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/terremoto-bbg-archiviazione-1.2722568

 

mi scuso con la redazione , gli autori e l'utenza di nfa per il tono di disputa che pervadeva i miei commenti precedenti , su richiesta li cancellero' , viceversa li lascero' a memoria dell'errore commesso.

resto pero' dello stesso avviso per i contenuti espressi che cercher' di esporre in maniera piu' consona all'ambiente.

a tal proposito riporto i seguenti : 

www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/17/missioni-militari-stanziati-1-2-miliardi-quadruplicano-fondi-per-le-navi-in-libia-con-nato-impegno-anti-russia/2737439/

www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/14/mose-le-dighe-sinceppano-di-nuovo-e-ancora-non-si-capisce-quanto-costera-gestirlo-tra-12-e-80-milioni-di-euro/3029738/

www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/17/tav-i-costi-esplodono-83-119-miliardi-renzi-chiede-i-conti-scavalca-lupi/1212821/

mi perdonerete la fonte ( il fatto quotidiano )...

tutto per rispondere a chi si domandava dove prelevare i denari necessari alla tutela del patrimonio storico , artistico e territoriale

faccio modestamente presente che se correttmnte un cittadino si indegna peche' la sua tassazione va a ricostruire case non a norma , altrettanto si indignera' sapendo che le sue tasse vanno in una guerra lontana di cui lui non sente l'esigenza.

per il mose , che pure una minima utilita' teorica la mantiene si contesta 

i)la pericolisita' per la citta di venezia in caso di rottura paratie durante uan mare ( con conseguente "tsunami" verso venezia .... mi perdonereta la parola tsunami ma volevo dare idea della pericolosita' dell'onda )

ii)oltre i costi per la costruzione , gli elevatissimi costi di gestione , necessari per evitare quanto affermato al punto i) che andranno a sicuro discapito della salvaguardia della citta stessa

per la tav , di nuovo , oltre i costi per la costruzione ( che so in molti additate alla corruzione italiana ) si vuole contestare il fatto che l'unica utilita' che avra' , sempre a mio modesto parere , sara' quella di agevolare l' "invasione" dell'agroalimentare francese in italia con conseguente sofferenza delle poche azeinde agricole ancora nel territorio

spero si riesca ad apprezzare se non i contenuti , almeno lo sforzo fatto nel rtentativo di essere all'altezza di nfa

Ho un'osservazione su questa frase: 

 

Se uno vuole rischiare di vedere la propria proprietà immobiliare crollare per non averci voluto investire, è una sua libera scelta di cui deve assumersi la responsabilità.

 

Capisco il concetto ma va chiarito che in un nucleo storico come quelli dei paesini appenninici le case sono costruite una di fianco all'altra e quindi di fatto è come un'unica costruzione. Il crollo di una implica danni agli edifici adiacenti e l'ingombro della strada con materiale edile. Inoltre c'è il rischio di vittime nella casa, c'è il costo del soccorso e durante le operazioni di soccorso c'è pericolo per gli stessi operatori.  Io quindi, date queste esternalità, imporrei l'obbligo di ristrutturazione antisismica dove le costruzioni sono legate le une alle altre. Ci sono anche palazzi isolati di diversi piani, il cui crollo puo' danneggiare le abitazioni vicine. C'è stato il caso, riportato dalla stampa, di una casa costruita con le norme antisismiche che è stata colpita dal crollo del campanile della chiesa vicina, causando vittime. Credo che nei nuclei si debbano trovare soluzioni complessive. Non so quali ... a voi la linea.  

 

 

Vediamo di affrontare il tema "prevenzione terremoti" dal punto di vista del diritto naturale.

Partirei dai "diritti alla vita ed alla salute", che significano che il nostro diritto alla salvaguardia di noi stessi va difeso dai soprusi, ma soprattutto che non va ostacolato.

In questo caso, il sistema italiano è in difetto, nei seguenti termini :

- l'Autorità Pubblica, anziché agevolare i consolidamenti da parte del cittadino, ne ostacola il cammino con iter sia burocratici che tecnici complessi (e, perciò, costosi). Per capirci, il complesso iter burocratico-urbanistico per costruire il ponte di messina è lo stesso che per piantare il cartello di un agriturismo. E non sto scherzando.

- le difficoltà aumentano in quanto le norme tecniche sono purtroppo molto criticabili e spesso errate. Ad esempio, l'irrigidimento di un solaio, che permette alle sollecitazioni orizzontali di trasferirsi alle pareti parallele al sisma, risultano erroneamente in un peggioramento utilizzando le attuali norme tecniche. Altre misure di sicuro miglioramento, come le catene, per le norme tecniche non hanno invece un'influenza misurabile. L'errore non è solo tecnico, ma di principio: sostituire la responsabilità individuale del progettista e del suo sorvegliante pubblico con la compatibilità a norme, per definizione interpretabili, limitate e, come nel caso di fattispecie, sbagliate.

- la sorveglianza del merito strutturale delle costruzioni e dei consolidamenti non c'è, sostituita con sorveglianza di tipo formale.

- Più in generale, lo Stato giustifica alte imposizioni fiscali (anche sulla semplice proprietà immobiliare) con l'assunzione di responsabilità nella sicurezza dei cittadini, trasferendo insieme alle risorse economiche (ad esempio non sono deducibili le spese per vivere e per curarsi), anche le specifiche responsabilità, dall'individuo alla comunità.

 

Passiamo ora da un diritto dell'individuo ad uno del cittadino (anche se in italia non c'è questa differenza), ovvero quello all'assistenza sociale.

Questo post pretenderebbe una specie di obbligo dell'individuo ad adeguare il proprio immobile contro il sisma. Scordandosi che trattasi di sforzo economico non sostenibile dalla maggior parte dei proprietari immobiliari (non scordiamoci che fino al 2005, le norme tecniche informavano gli ingegneri che i territori soggetti a sisma erano pochissimi. E fino al 1974, semplicemente nessuno). Ora, quando un cittadino (non un individuo qualunque che passa per il paese) non ce la fa a tutelare la propria salute e sopravvivenza, la comunità dovrebbe aiutarlo (istinto di solidarietà, chiamato "assistenza sociale"). E qui abbiamo un altro problema:

- l'assistenza sociale, in questo paese, è impostata sul contributo a perdere (a chiunque) anziché sul finanziamento agevolato (tipo prestiti d'onore). Perciò, è soggetta, oltre che a ruberie, abusi e sprechi, anche ad insufficienza di fondi.

 

Penso che tutte le proposte dibattute in questo post siano del tutto inutili se prescindono dalle condizioni giuridico-istituzionali di questo paese, che ho qui descritto.

condivido molti aspetti e in particolare alcune osservazioni preliminari, come il virgolettato seguente:

"La mancanza di consapevolezza dei pericoli di un terremoto ha fatto scendere in secondo piano la necessità di costruire case con struttura adeguata a resistere al massimo sisma previsto e di dover rinforzare la struttura di case costruite in modo non adeguato."

cionondimeno molti borghi antichi (es. il mio caro "Arquata del Tronto") dell'appeninno esistono da secoli e magari sono dei vecchi genitori scomparsi o rimasti soli , che non sono in grado di accollarsi un adeguamento sismico (ultime norme 2008). 

Inoltre non condivido le conclusioni che si possono trarre. es. l'obbligo di assicurazione, che ha accennato il governo Monti e poi quasi ventilato il governo Renzi; 2 esempi neo-liberisti disposti a far entrare i grandi gruppi privati come la soluzione al problema.

Quanto piuttosto fare dei controlli capillari sulle ristrutturazioni e costruzioni delle zone sismiche (zone 1 e 2), onde verificare a campione che le norme siano rispettate e nuove migliori tecnologie siano utilizzate e/o favorite.
In una palazzina residenziale di L'Aquila, a seguito del sisma dl 2009 classificato  cat. E, abbiamo ricostruito le tamponature e rafforzato la struttura in ca dei primi 2 piani, incluso il mio app.to, utilizzando anche nuovi materiali. Come 2.a casa ho ricevuto l'80% di contributi, ottenendo un edificio più sicuro con spese oculate e controllate.

Difronte ad un disastro immane, non basta farne una questione di mero vantaggio e lasciare l'iniziatia solo al singolo. Non avremmo mai ricostruito il paese dopo la 2.a guerra mondiale

Saluti

Dopo ogni evento sismico che coinvolge il nostro paese, puntuali come sempre, sui giornali riprendono le polemiche e le discussioni sulle responsabilità e sui costi per la ricostruzione e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano in zona sismica. Tanto è stato detto in questo post, e più in generale su questo sito, per cui non è necessario riprendere il discorso dall’inizio.

Rilevo che, dopo i fatti di Casamicciola, finalmente l’attenzione è stata concentrata sugli effetti devastanti che le costruzioni abusive provocano in questi frangenti. Auspico che lo Stato in tutte le sue articolazioni (governo, agenzie, amministrazioni locali etc…) dicano chiaramente e fin da subito che non un centesimo verrà speso per finanziare la ricostruzione o il miglioramento di costruzioni abusive.

Se esistono situazioni di necessità abitativa, è bene che il denaro dei contribuenti venga investito per sanarle, con un piano di edilizia pubblica, piuttosto che finanziare il perpetuarsi dell’abusivismo.

i costi per la riparazione degli edifici antisismici sono superiori o inferiori a quelli degli edifici non antisismici , se si' in che percentuale?

grazie per le eventuali risposte

Il Corriere ci informa che quella linea è stata valicata dall'attuale governo e non solo. Nella peggiore tradizione repubblicana la cosa è stata infilata nel c.d. Decreto Genova che doveva affrontare ben altre questioni.

www.corriere.it/cronache/18_ottobre_11/nel-decreto-governativo-per-il-terremoto-ischia-condono-tombale-case-abusive-13d97c62-cd8b-11e8-9cab-4f8a118e4830.shtml