Valutazione nella scuola: davvero il governo vuole smontare l'INVALSI?

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Tre nomine nel comitato che dovrà scegliere il presidente inducono a pensare che il ministro dell'istruzione abbia deciso di invertire la rotta sul controllo di efficacia del sistema educativo col metodo dei test standardizzati.

NDR: Riprendiamo volentieri l'editoriale di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera del 6 dicembre 2013

Se il ministro Carrozza e il governo  Letta hanno deciso di cambiare  completamente strada riguardo all’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) e ai test standardizzati per la valutazione degli apprendimenti, è ovviamente un loro diritto ma lo dicano apertamente e senza ipocrisie. Hanno invece preferito agire in sordina, come chi ha qualcosa da nascondere e non vuole farsi notare troppo.

Per cambiare rotta rispetto all’Invalsi, il governo Letta e il ministro Carrozza hanno sfruttato l’opportunità di nominare i cinque esperti del comitato che dovrà selezionare la rosa dei candidati alla presidenza dell’Istituto, vacante dal 4 dicembre. La maggioranza di loro si è espressa contro il recente operato dell’Invalsi. Per capirci meglio, i prescelti ritengono che i test Invalsi non debbano continuare ad essere uno degli strumenti per misurare gli apprendimenti scolastici dei nostri figli in modo standardizzato e confrontabile tra classi e scuole diverse. Ritengono che questi test, sebbene normalmente utilizzati in molti altri Paesi, non siano di alcun aiuto nell’individuare eventuali situazioni patologiche nel sistema scolastico italiano, anzi siano dannosi perché figli di una deriva economicistica, quantitativa e irrispettosa delle non misurabili ricchezze spirituali degli individui e della complessità del lavoro di un docente. È lecito immaginare che un comitato con queste posizioni sceglierà un presidente che cambierà radicalmente la faccia dell’Invalsi e porrà fine alle misurazioni standardizzate introdotte negli anni recenti, per passare ad altre forme di valutazione delle scuole sulle quali fino ad ora si sono sentite solo idee molto vaghe e confuse.

Questa decisione lascia perplessi soprattutto per il metodo con cui è stata presa. Qui è in gioco una questione strategica per la crescita del Paese: ossia come risollevare la scuola italiana. La scelta di questo comitato è indice di un chiaro cambiamento di direzione rispetto a quanto fatto dai governi precedenti di qualsiasi colore, tecnici o politici, di destra o di sinistra. Un cambiamento di questa entità in un settore cruciale come quello della scuola dovrebbe essere reso esplicito dal governo e, data la sua valenza, anche approvato dal Parlamento. Di certo non dovrebbe essere fatto passare di nascosto, all’insaputa dell’opinione pubblica di cui fanno parte anche molte persone (ahimè troppo silenziose) che vedono nei test Invalsi uno strumento almeno altrettanto utile quanto il termometro che usiamo per misurare la febbre ai nostri figli. Ossia, un indicatore imperfetto (ma relativamente poco costoso rispetto agli altri disponibili) di una possibile patologia che deve poi essere eventualmente studiata e confermata con ulteriori analisi più approfondite. Uno strumento che consente misurazioni confrontabili, cosa impossibile da farsi con i voti dati da docenti diversi, ciascuno con i suoi criteri soggettivi. Una misura di cui ci interessano le variazioni più che i livelli e che nessuno pensa di utilizzare senza tenere nella dovuta considerazione il contesto che ne determina il valore indipendentemente da colpe o meriti di docenti e studenti. Un elemento importante da abbinare ad altri, per costruire l’insieme di informazioni di cui le famiglie hanno bisogno per scegliere quali scuole far frequentare ai loro figli.

Sarà un caso, ma le posizioni dei membri di questo comitato sono molto vicine a quelle di quei sindacati che da un lato vogliono una scuola pubblica gestita direttamente dallo Stato e dall’altro rifiutano il diritto dello stesso Stato di misurare e valutare i risultati della sua gestione. Sono le posizioni di chi non concepisce la possibilità di scuole pubbliche gestite da soggetti diversi dal ministero della Pubblica istruzione e al tempo stesso vuole per sé la possibilità di «autovalutarsi». In effetti è una soluzione molto comoda per tutti i problemi della scuola italiana: con l’autovalutazione saremo tutti bravissimi.

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Commenti

Ci sono 33 commenti

Lo INVALSI è un organo tecnico e non politico. Il suo presidente dovrebbe essere scelto per la sua competenza e sulla base degli stessi criteri dovrebbe essere scelto il gruppo di esperti incaricato di designarlo. Questi esperti, di cui Ichino non fa i nomi, sono competenti o no? Se hanno criticato l'operato dello INVALSI lo hanno fatto per ragioni tecniche o per assecondare i sindacati?  

I nomi sono qui. Mi par che l'opinione di Ichino sia abbastanza chiara: queste persone non credono nell'uso di test standardizzati.

Tullio De Mauro non credo abbia bisogno di presentazioni: nato nel 1932 è stato professore di linguistica generale (filosofia) alla Sapienza di Roma, ministro della pubblica istruzione nel 2000, governo Amato. Benedetto Vertecchi, pedagogista, è professore di pedagogia sperimentale presso Roma Tre, è sicuramente un esperto di valutazione, ma in senso strettamente pedagogico e inerente esclusivamente la didattica, lontana mille miglia dalla valutazione di sistema praticata al momento dall'INVALSI. Clotilde Pontecorvo è docente di Psicologia dell'educazione alla Sapienza, il suo lavoro ha fortemente influenzato la nuova pedagogia, la didattica e le indicazioni nazionali (ex programmi) della scuola dell'infanzia e della scuola primaria.

Sono tutti e tre di area più o meno stretta ex pci, ds ecc. qui non è questione di competenze ma di sostanziale estraneità, di età, culturale, accademica, alla cultura della valutazione di origine economicista che ha portato avanti negli ultimi dieci anni l'INVALSI, proseguendo e perfezionando il modello proposto dall'OCSE con le rilevazioni PISA.

Il prof. Giorgio Israel, matematico e storico della scienza, è docente di questa disciplina alla Sapienza di Roma, è intervenuto molte volte sia con editoriali sulla stampa e sul suo blog sulla questione delle valutazioni PISA e INVALSI, esprimendo il suo totale dissenso riguardo alle stesse, giudicate non solo inutili ma anche dannose, in quanto indurrebbero i docenti a una didattica sbagliata per preparare gli studenti ai test stessi.

Che dire...mi pare che Andrea Ichino abbia ragione da vendere....

spesso su questo blog si è discusso di ricerca,università ecc. sarebbe interessante anche far luce sugli stipendi erogati ai docenti universitari.

secondo  uno studio recente di altbach i docenti italiani delle uni pubbliche sono tra i più pagati del mondo se confrontati con i professori che lavorano nelle università pubbliche degli altri paesi.e,in effetti,se si confrontano le cifre indicate da altbach con gli stipendi medi di ordinari e associati erogati effettivamente dallo stato italiano i dati corrispondono.

ora(assumendo che tutti i dati di altbach siano corretti),dato che spesso si punta l'indice sulle scarse risorse erogate per finanziare l'università e la  ricerca, e fermo restando che concordo con chi dice che andrebbero rivisti i meccanismi attraverso i quali vengono distribuite le risorse -in maniera da incentivare il merito ecc-non sarebbe il caso di chiedersi se ,a parità di risorse,ci sia spazio per finanziare in maniera più efficace altre voci di costo che magari risultano sottofinanziate rispetto ad altri paesi ,mediante un allineamento degli stipendi (e in generale attraverso una modifica degli attuali meccanismi di avanzamento che si riflettono sulla spesa per stipendi)dei docenti italiani a quelli dei docenti che producono   risultati  equiparabili sul piano della ricerca scientifica?

qui i dati di altbach in dollari e a parità di potere d'acquisto

acarem.hse.ru/t2d

qui l'ammontare  in euro degli stipendi presi in considerazione da altbach per i docenti italiani,i cui valori raggiungono quelli indicati dopo 16 anni nello stesso ruolo,pare ,però ,fino al 2010.

http://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2012/05/Capano-Salari-border.png

qui gli stipendi effettivamente erogati dalia.cineca.it/php4/inizio_access_cnvsu.php

Non c'entra molto con il tema del post, comunque di salari universitari abbiamo parlato in tempi non recenti in questi tre post: uno, due, tre. Comunque si, la sostanza è che i docenti sono (ad esclusione dei ricercatori) pagati abbastanza bene (se guardi al lordo, come e' giusto fare, e se ci aggiungi anche un quasi 24% di contributi inps a carico del datore), ed insegnano molto poco a parità di qualità della ricerca, nella stragrande maggioranza delle discipline. Ma non è tanto la media che fa la differenza maggiore quanto la varianza sia fra discipline sia all'interno delle discipline. La vera anomalia italiana è il salario che dipende solo dall'anzianità. 

L'INVALSI già di per sé non basta a riequilibrare merito, costi del personale e competitività degli istituti (oh no, guai a parlare di competizione e concorrenza nei servizi). E' solo una valutazione con pochi effetti sul sistema scolastico in generale.

Se davvero l'idea è quella di renderlo più "umano", allora è sicuramente l'ennesima cattiva notizia per l'Italia.

Non stupisce affatto. Per la burocrazia italiana (inclusi docenti di universita' e scuola) introdurre e riuscire a mantenere metri di valutazione oggettiva della performance - per quanto imperfetti - sarebbe il classico "crack-in-the-egg" di un paradigma che ha visto migliaia di parassiti incompetenti e senza voglia di lavorare fare danni irreperabili al sistema paese sotto il dogma "valutazione = abuso". A rivoltarsi dovrebbe essere la maggioranza di insegnanti che fa onestamente il proprio lavoro.

ἀγεωμέτρητος μηδεὶς εἰσίτω

Succede questo:

nel nostro dipartimento è stato indetto un concorso per un posto RTD tipo B, di questi tempi, mica poco. Ha vinto un non abilitato. Non passa nessuno di tre parametri. Si può pensare che con uno sprint incredibile questo si idonei in tre anni, ma siccome non ci crede nessuno perché è successo. Certo ci sono altre logiche. Ma se anche in presenza di un criterio oggettivo di valutazione, per di più necessario al tipo B per poi diventare associato, le commissioni non ne tengono conto, allora stiamo messi male! Non esiste una volontà diffusa a tenere in conto le valutazioni proposte sin qui.

era allievo di potente barone del dipartimento e/o di suo stretto amico e sodale?

Succede(va) questo (in un tempo imprecisato ed in un luogo imprecisato).
C'è un'azienda estera in cerca di un Ingegnere informatico, con conoscenze di VAX e linguaggio Fortan. Serve per un importante contratto internazionale, vinto, e che ora bisogna onorare facendo le cose previste nel capitolato.  Tempo un anno.  Se non si riesce non solo si perde il guadagno, ma le penali previste (che sono pari per importo al contratto stesso) possono far fallire l'azienda. Come a dire : se non guadagnamo un milione ed abbiamo penali per un milione (cifre a caso) qui si chiude e si va a casa tutti.

Si presenta uno che non è ING, non conosce il VAX e non ha mai programmato in Fortan. E lo dice. Naturalmente conosce altri computer ed altri linguaggi.  Ma c'è un test da superare, preparato dal selezionatore dell'azienda. Una decina di domande, da fare in un paio di ore. Tanto vale farglieli fare, visto che si è presentato. Dopo un'ora il candidato ha finito. Tutte le risposte sono OK ma la sorpresa è che gli altri candidati (ING che conoscevano VAX e linguaggio Fortran) non hanno mai superato il test.  Lui è il primo, anche se non è Ingegnere. Non è nemmeno laureato e non ha mai visto quei test prima. Solo che in passato ha risolto problemi simili (un po' come saper rovesciare quel triangolo per capire come risolverlo).

Chiaro che per l'azienda il rischio è grande. Rischia di fallire se il progetto non viene eseguito a dovere nei tempo previsti. L'azienda si fida del test. Il progetto viene svolto in tempo. La storia è di successo ma la domanda è: il test (anche se non lo conoscete) secondo voi era valido oppure è stata solo una questione di fortuna (dell'azienda e del "non Ing. che è stato assunto)? 

 

Tullio De Mauro e Benedetto Vertecchi hanno replicato sdegnati alle illazioni di Andrea Ichino, ho appena trovato qui la loro replica. Non commento, ma leggete con attenzione la parte conclusiva dell'articolo con il Vertecchi pensiero sui dati OCSE-PISA, mi auguro che sia la giornalista del Corriere a riferirlo in modo così rozzo....

Buona notte e buona notte INVALSI.....

a me sembra chiaro, la posizione del prof. Vertecchi è esattamente quella paventata da Ichino, mentre De Mauro sembra più neutrale.

Tre nomine nel comitato che dovrà scegliere il presidente [b]inducono a pensare che[/b] il ministro dell'istruzione abbia deciso di invertire la rotta sul controllo di efficacia del sistema educativo col metodo dei test standardizzati.

 

Il grassetto è mio.

Tesi inconfutabile, dunque il resto non vale matematicamente la pena di leggerlo.

Mi chiedo come uno che si vanti di avere una cultura scientifica e parli di test INVALSI possa cominciare un qualsiasi analisi con una tautologia.

Ma cosa vuol dire "inducono a pensare che"?

Esempio: "Questo articolo mi induce a pensare che Ichino sia un imbecille."

Esercizio: Confutate la precedente asserzione...non si può, allora deve essere vera! Siamo ai trucchi da circo...

 

Non sapendo quasi nulla di economia qui leggo ed imparo.

Ma è seccante dover trovare le spocchiose opinioni del parente di qualcuno mascherate da tesi di una qualche serietà: costruire temi su proposizioni che si dimostrano da sole fa molto cattolicesimo e molto poco scienza; piace vincere facile Ichino?

Non so se a Ichino piace vincere facile o meno, francamente mi interessa poco. Le assicuro invece che la questione della direzione dell'INVALSI e quindi del suo futuro nell'ambito di un sistema recentemente costituito (DPR. 80/2013) che si chiama SNV (Sistema nazionale di valutazione) è assolutamente concreta e reale. I fatti sono questi: il dott. Paolo Sestito (di provenienza Banca d'Italia) era stato recentemente nominato con decreto del ministro per quattro anni Presidente  dell'Istituto, dopo averlo diretto come Commissario straordinario. Perché si sia dimesso dopo appena tre mesi dalla nomina definitiva non lo sappiamo, la dichiarazione ufficiale è di impossibilità a mantenere il doppio incarico (?), come se a ottobre non potesse valutare questa situazione e prendere una decisione al momento della nomina. Qui si trova una interpretazione attendibile di quanto avvenuto e le assicuro che l'autore Ichino neanche lo conosce! Sospetto che sia stata proprio la creazione di una nuova figura all'interno dell'organigramma dell'INVALSI, quella del direttore generale e la nomina in questa posizione di un dirigente di lungo corso del MIUR, la causa scatenante delle improvvise dimissioni del dott. Paolo Sestito.

La mia opinione personale è che la valutazione di sistema intesa a fornire un quadro attendibile del funzionamento del sistema d'istruzione di un paese moderno sia ineludibile. Nel caso italiano poi ritengo indispensabile che venga svolta da organismi non solo scientificamente e tecnicamente attrezzati a svolgerla ma anche indipendenti da chi eroga il servizio stesso che in Italia è il Ministero (MIUR). Pensiamo sia cosa seria e produttiva che sia lo stesso fornitore del servizio a giudicare se stesso? Non credo proprio.

Se ho convinto qualcuno lo invito a sottoscrivere l'appello dell'ADI (Associazione docenti italiani) al ministro Carrozza affinchè l'istituto possa proseguire l'azione finora svolta: http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=11312