Ricordate quella vecchia battuta irlandese ''se il tempo in Irlanda non ti piace aspetta 5 minuti''? Con Fassina è un po' così. Se quello che dice non ti piace, basta aspettare qualche settimana. Oggi Fassina è in modalità congressuale anti-Renzi (aver contro Fassina è, ci pare, una eccellente, anche se non inattesa, notizia per Renzi) e ha deciso di attaccarlo sempre su Huffington Post Italia. Sapete su cosa? Sul taglio della spesa pubblica. Nel senso che, secondo Fassina, Matteo Renzi è colpevole di non fare proposte realmente incisive sulla riduzione della spesa pubblica. Il governo Letta invece sì che le spese le taglia, anzi le ha già tagliate, in modo coraggioso. Non ci credete? Leggete con i vostri occhi. Nell'articolo Fassina si rivolge a Renzi e, tutto tronfio, comunica:
Ti informiamo che tra gli interventi già realizzati e gli interventi introdotti nel Disegno di Legge di Stabilità dal pavido governo Letta si arriva a tagli di oltre 10 miliardi all'anno ai consumi intermedi, un aggregato che ammonta per lo Stato a circa 30 miliardi all'anno. Ti informiamo anche che nella Nota di Aggiornamento al DEF del settembre scorso il vile "governo del cacciavite" ha previsto una riduzione di spesa primaria corrente che a regime vale circa 3 punti percentuali di Pil all'anno, circa 50 miliardi.
[nota divertente: cliccate sul link al disegno di legge, contenuto nell'articolo originario; qualcuno ad HP dev'essersi divertito a tirare un tiro mancino a Fassina, visto che il titolo dell'articolo linkato è ''Legge di Stabilità all'antica: tante tasse pochi tagli'']
Accidenti, ma tagliare la spesa pubblica non era impossibile? E, oltre che impossibile, non era pure nefando e recessivo, con sta roba che il moltiplicatore della spesa è 1,34 mentre quello delle tasse è solo 0,35? No, dico, ecco quella che diceva Fassina versione 16 ottobre:
Va sottolineato inoltre, che le previsioni a legislazione vigente contenute nell'ultima Nota di aggiornamento al DEF (settembre 2013) indicano nel 2013 una spesa in continua contrazione: circa 3 punti percentuali di Pil dal 2013 al 2017. I dati di realtà richiamati sono coerenti con un ulteriore taglio di 50 miliardi all'anno della spesa pubblica italiana da più parti richiesto per finanziare il taglio del cuneo fiscale? In 3 anni, è tecnicamente impossibile. In un arco temporale più lungo (almeno un decennio)? Certo che è possibile, ma bisognerebbe avere il coraggio intellettuale e politico di smetterla con la retorica degli "sprechi" e dire la verità: tagliare 50 miliardi all'anno vuol dire intervenire brutalmente sulle condizioni di vita delle persone con minori opportunità e, soprattutto, le classi medie.
Il 16 ottobre siamo stati informati che i tagli di spesa sono recessivi e intervengono brutalmente sui poveri. Oggi però Fassina chiarisce il suo pensiero. Sono solo i tagli ''ulteriori'' a quelli che, secondo lui, ha già fatto il suo governo che causano enormi problemi. Il 27 ottobre infatti ci chiarisce che i tagli ''suoi'' sono cosa non solo già fatta ma pure buona e auspicabile, mica l'acqua fresca che propone Renzi. Buono a sapersi, e anche per farsi una risata.
Fatemi comunque spendere due parole sui famosi tagli alla spesa che eroicamente Fassina ha messo in atto. Se cliccate sul link alla Nota di Aggiornamento e andate alla tabelle IV.1a e IV.1b (pagine 29 e 30) vedrete che la spesa primaria corrente nel 2013 è passata da 667 a 672 miliardi, un incremento dello 0,93%. Siccome allo stesso tempo nel 2013 il PIL nominale è calato dello 0,5%, l'effetto combinato è stato un aumento della quota di spesa primaria corrente sul PIL dal 42,6% nel 2012 al 43,2% nel 2013. Concedo prontamente che l'aumento della spesa nominale è stato inferiore all'inflazione, per cui la spesa in termini reali è calata. Lo stesso, dire che i dati ''indicano nel 2013 una spesa in continua contrazione'' mi pare un po' iperbolico.
Ma la parte divertente viene dopo. I tre punti di cui parla Fassina sono la differenza tra la spesa primaria 2013, pari al 43,2% del PIL, e la spesa prevista nel 2017, pari al 40,4% del PIL. Il modo in cui si raggiunge tale obiettivo si capisce dalla Tabella II.1 di pagina 8, dove si riportano le ipotesi sulla crescita del PIL nominale italiano.
2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | |
Tasso di crescita del PIL nominale | -0,8 | -0,5 | 2,9 | 3,6 | 3,5 | 3,6 |
Questa invece è la progressione delle spesa primaria nominale corrente, sempre come prevista dalla Nota di aggiornamento.
2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | |
Spesa primaria, miliardi di euro | 667 | 672 | 681 | 693 | 705 | 718 |
Ossia, quello che ha fatto il governo Letta è stato congetturare che da qui al 2017 il PIL nominale crescerà a un tasso più alto della spesa nominale, che comunque continuerà a crescere. Questo è il famoso coraggio decantato da Fassina. Che dire, speriamo che abbiano ragione e che il PIL nei prossimi 4 anni faccia effettivamente meglio, molto meglio, che negli ultimi 4.
D'altra parte, perché stupirsi? Non è la prima volta che Fassina compie strabilianti giravolte. Un altro esempio si trova infatti già nell'articolo di Huffington Post, versione 27 ottobre, in cui Fassina smette i panni dell'eterodosso postkeynesiano postmoderno nonsuccubealneoliberismo e indossa il severo abito di Quintino Sella, ricordandoci che le entrate straordinarie non vanno usate per coprire le spese ordinarie.
Tu proponi dismissioni per 5 miliardi. Al di là della praticabilità di mercato, ti segnaliamo che i proventi da dismissioni sono una tantum, non possono essere utilizzati per coprire minor gettito permanente. Devono andare a riduzione del debito pubblico (quando sono partite finanziarie) o possono essere finalizzati a investimenti (quando sono cespiti immobiliari).
Bravo Fassina, è proprio come dici tu, anche se questa divisione meccanica tra partite finanziarie e cespiti immobiliari non ci risulta. Però era una tantum anche l'ingresso extra di IVA a seguito dei pagamenti debiti della PA che tu volevi usare per rimandare l'aumento al 22%. E aggiungevi soave ''poi nella legge di stabilità con un quadro macroeconomico aggiornato, verificheremo una copertura strutturale che consentirà la cancellazione''. Si è visto poi come è andata a finire. Ora, non so, magari Renzi ha veramente detto una coglionata. Oppure pensava alle dismissioni come passo transitorio in attesa di una ''copertura strutturale''. In ogni caso, Fassina è veramente l'ultimo che dovrebbe mettersi a far lezioni. No, diciamo penultimo, visto che l'ultimo è Brunetta.
Altri esempi dell'inflessibile coerenza fassiniana. Secondo voi, chi ha detto:
Bisogna smettere di credere che la questione dell’abbassamento delle tasse sia soltanto una fissa degli integralisti del liberismo. Non è così. Conosciamo perfettamente i dati che ci arrivano costantemente dall’Ocse ed è sciocco nascondersi: oggi l’Italia è ai primi posti nel mondo per pressione fiscale e a questo, come notava giustamente De Benedetti, va aggiunto che i lavoratori italiani hanno una delle più pesanti tassazioni europee sulle proprie buste paga. E allora: come si fa a rilanciare la propensione al consumo degli italiani, dando loro la certezza di guadagnare di più, subito e in prospettiva? Abbassando, quanto possibile, le imposte.
OK, lo avete già capito. Era Stefanuzzo bello, folgorato appunto dal De Benedetti che si prende la briga di citare, in una intervista a Il Foglio del 29 aprile 2010. E sempre nella stessa intervista, il buon Fassina aggiungeva che per tagliare le tasse occorre prima tagliare la spesa:
Niente riforma fiscale se non si ridiscute, oltre al recupero di evasione, sul modo in cui viene gestita, e spesso sperperata, la spesa pubblica.
Ma deve essere stato un momento di debolezza, di subalternità al neoliberismo. Il 19 marzo dello stesso anno Fassina aveva dato un'altra intervista al Riformista, in cui spiegava che è più importante costruire asili nido che abbassare le aliquote e che bisognava assolutamente ribadire il primato della politica sull'economia. Ci divertimmo allora a notare le incongruenze, ma non avevamo capito che questo fosse il modus operandi normale del futuro viceministro.
E, venendo a tempi più recenti, Fassina è quello che il 21 marzo dichiara che il PD non farà mai un governo con Berlusconi, e il 2 maggio viene nominato viceministro nel governo delle ''larghe intese'', quel governo che, oggi ci spiega, ha già tagliato le spese per 50 miliardi.
Conclusione? Niente, ribadisco quanto detto nel sommario. Alla fine non vale la pena di stare ad analizzare le posizioni di Fassina in quanto Fassina. Ma purtroppo quello che dice quando è in modalità nonsuccubealneoliberismo (che non è sempre) lo credono in tanti. E questo ci impone di fare chiarezza.
Questo post riassume, con il comportamento e le dichiarazioni di Fassina, la storia dei politici italiani e in generale della politica e della classe dirigente nostrana.
Il "Gattopardo" al confronto è nulla.
La cosa più inquietante è il modo in cui pensano di gestire la spesa in futuro, i "nonsuccubialneoliberismo".
Tasso di crescita del PIL nominale: +13,6% in quattro anni (oppure ho capito male la citata Tabella II.1 ?).
Se crescessimo dell'8% l'anno i treni potrebbero arrivare puntuali, perchè vivremmo in un altro paese. Dove Fassina fa il capostazione a Lucca e Renzi si occupa di Trenitalia.
Ma sono davvero questi i migliori che abbiamo?