Introduzione
Ci sono tre punti principali che desidero discutere in merito a questo articolo:
1) L'argomentazione sul fatto che la spesa pubblica italiana non è eccessiva viene svolto guardando al livello di spesa pro-capite in euro in diversi paesi europei. Spiegherò perché non è una buona idea fare comparazioni internazionali guardando a questa variabile.
2) Fassina guarda solo alla spesa primaria corrente, approfondendo poi per alcuni settori (sanità e istruzione) e ignorandone altri (pensioni). Spiegherò perché non è legittimo ignorare la spesa in conto capitale e la spesa per interessi.
3) Viene dato per scontato che le uniche politiche attuabili per ridurre la spesa debbano necessariamente ridurre i servizi sanitari ed educativi. Non è così. Si tratta in effetti di un trucco retorico vastamente usato e abbastanza volgare.
Questo articolo discute il primo punto. Nei prossimi due considererò i punti seguenti.
Qual è il ''giusto'' livello della spesa pubblica? Aspetti empirici
La tesi principale dell'articolo di Fassina è che la spesa pubblica in Italia è attualmente al livello ''giusto'', e casomai troppo bassa. Non è quindi una buona idea ridurla, va semmai ''riqualificata'', un termine che abbiamo sentito talmente tante volte che ci è pure passata la voglia di far battute. L'argomento principale usato da Fassina è rappresentato da questo grafico, che rappresenta l'andamento della spesa corrente primaria pro-capite in euro in vari paesi europei.
Il grafico mostra un livello della spesa italiana superiore solo a quella spagnola e con un trend che, nell'arco di tempo 1990-2012, risulta essere pressoché costante (10 mila euro al valore del 2005). Nell'articolo Fassina parla di ''dati deflazionati al Pil'', un'espressione che ammetto mi risulta oscura. Credo voglia dire che i livelli di spesa sono considerati in termini reali e che l'indice di inflazione usato è il deflatore del PIL (anziché l'indice dei prezzi al consumo). Non spiega invece come vengono comparati i livelli assoluti di spesa di nazioni con valute diverse; sospettiamo si sia semplicemente usato il tasso di cambio senza nemmeno usare le parità dei poteri d'acquisto.
Ci sono due ragioni per cui questo grafico è completamente fuorviante: 1) tende a rappresentare più variazione nei tassi di cambi e nei livelli di prezzi interni che l'effettivo sforzo di spesa 2) non tiene conto del diverso livello di reddito pro-capite dei diversi paesi.
Il ruolo del tasso di cambio
Per capire la prima ragione, date un'occhiata all'andamento della spesa pubblica nel Regno Unito. Dopo il 2007, se dobbiamo dare retta a Fassina, la spesa pubblica nel Regno Unito è improvvisamente crollata! Che è successo? Il governo che reggeva le sorti del paese era laburista e rispose alla crisi più o meno nel modo keynesiano standard. Il rapporto tra deficit e PIL esplose, come si vede dalla seguente tabella (fonte eurostat) dove compariamo la situazione britannica con quella italiana e quella media europea.
Paese | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
Regno Unito | -2,8 | -5,0 | -11,4 | -10,1 | -7,7 | -6,1 |
Italia | -1,6 | -2,7 | -5,5 | -4,5 | -3,8 | -3,0 |
Media Unione Europa (27 paesi) | -0,9 | -2,4 | -6,9 | -6,5 | -4,4 | -3,9 |
Ma il deficit è dato dalla differenza tra entrate e uscite. Forse Gordon Brown tagliò selvaggiamente la spesa pubblica ma taglio ancora di più le tasse, così causando il deficit? La risposta è no. La seguente tabella mostra l'andamento della spesa pubblica britannica sia in valori assoluti sia in rapporto al PIL per il periodo considerato.
Spesa pubblica nel Regno Unito | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
In milioni di sterline | 618.361 | 688.095 | 720.673 | 740.806 | 737.403 | 749.427 |
In percentuale del PIL | 43,3 | 47,1 | 50,8 | 49,9 | 48,0 | 47,9 |
Come si può vedere la spesa crebbe e anche in modo consistente nl 2008 e nel 2009, per poi stabilizzarsi. Ma allora cosa è successo? Sono sbagliati i dati di Fassina? No, non sono ''sbagliati''. Sono semplicemente irrilevanti. La spesa pubblica pro-capite in euro non è la variabile giusta da guardare. Quello che è successo è che in quel periodo la sterlina si svalutò contro l'euro. Improvvisamente, tutto quello che era espresso in sterline (compresa la spesa pubblica britannica) ha iniziato a valere meno in euro.
Questoè l'andamento della sterlina contro euro dal gennaio 2008 al dicembre 2009. Il mistero del calo della spesa britannica è quindi risolto.
A questo punto credo che tutti abbiano anche capito qual è la fonte dell'improvviso calo della spesa pubblica in Italia tra il 1992 e il 1995. Qualche sforzo di controllare la spesa venne fatto, ma quello che mostra Fassina è imputabile praticamente per intero alla svalutazione della lira che ebbe luogo in quel periodo.
Il ruolo del reddito pro-capite
Ma, si potrebbe dire, almeno per il periodo in cui 5 dei sei paesi hanno avuto la stessa valuta, la comparazione avrà qualche significato? No, in realtà no. Non ha molto senso comparare paesi con differente livello di reddito pro-capite per concludere che in un dato paese la spesa è alta, bassa o giusta. È un fatto che dovrebbe risultare ovvio. Per esempio, tutti i servizi pubblici in cui la componente di spesa per salari è importante saranno tipicamente più elevati nei paesi con redditi più elevati. Il fatto che un insegnante venga pagato di più in Germania che in Italia è una conseguenza del fatto che in Germania i salari sono più alti. Necessariamente quindi, anche a parità di sforzo pubblico per assicurare una buona educazione a tutti, la spesa pro-capite risulterà più alta in Germania che in Italia.
La seguente tabella, di fonte Fondo Monetario Internazionale, mostra il reddito-procapite dei 6 paesi considerati da Fassina. In modo da rendere i dati comparabili, essi sono espressi in una valuta comune (il dollaro) e valutati usando la metodologia della parità dei poteri d'acquisto.
Reddito pro capite PPA, 2012 | |
Olanda | 42.194 |
Germania | 39.028 |
Regno Unito | 36.941 |
Francia | 35.548 |
Spagna | 30.557 |
Italia | 30.136 |
L'Italia è, anche se di poco, l'ultima in questa classifica. L'Olanda ha un reddito pro-capite più alto di quello italiano di circa il 40%, la Germania di circa il 30%. Fassina ci dice che, in base ai suoi ''dati deflazionati al Pil, anno base 2005'' la spesa publica pro-capite è 9.624 euro in Italia e 12.062 della Germania. In altre parole la spesa pubblica pro capite in Germania è più alta del 25,3% rispetto all'Italia. Visto che la Germania ha un reddito pro capite più alto del 30%, se proprio bisogna azzardare una qualche conclusione da questi dati tale conclusione è che l'Italia (anche se si ignora la spesa per interessi) spende più della Germania. Ma, francamente, sarebbe meglio evitare questo tipo di conclusioni. L'unica cosa chiara da questi dati è che la nostra spesa pubblica per capita è nettamente più alta dell'altro paese che ha un reddito pro-capite simile al nostro, ossia la Spagna.
In sostanza, nella mente di Fassina, gli italiani, che guadagnano come gli spagnoli, devono avere una spesa pubblica pro-capite (e quindi pagare tasse pro capite) come i tedeschi. Cosa questo significherebbe per tutto il resto, in particolare per investimenti e consumi privati, è facile da immaginare.
Qual è il ''giusto'' livello della spesa pubblica? Aspetti teorici
Nella sezione precedente abbiamo mostrato che, a differenza di quel che dice Fassina, non è affatto chiaro che in Italia la spesa pubblica, quando propriamente misurata e rapportata alle variabili corrette, sia più bassa degli altri principali paesi europei. Ma facciamo finta che sia così, ossia facciamo finta che i dati fassiniani mostrino che in effetti in Italia il settore pubblico spenda meno, per esempio, di Germania e Olanda.
Da questo fatto Fassina conclude che la spesa pubblica italiana non va diminuita ma casomai aumentata. Questo è un grave errore logico che denota scarsa dimestichezza con la teoria economica. È infatti scorretto dal punto di vista teorico assumere che il livello ''giusto'' di spesa pubblica pro-capite in paesi che sono differenti per reddito pro-capite e per struttura economica debba essere uguale.
Il punto sul livello di reddito pro-capite è stato fatto sopra e quindi non lo ripeterò. Ma più in generale l'ottimo livello di spesa pubblica deve bilanciare da un lato il beneficio che la popolazione ottiene dalla produzione dei beni pubblici e dell'assicurazione sociale che la spesa pubblica permette, e dall'altro il costo diretto e indiretto (in termini di distorsioni e scoraggiamento dell'attività economica) che la tassazione necessaria a finanziare la spesa pubblica comporta. A parità di altre condizioni, per esempio, un paese con elevata evasione fiscale, amministrazione pubblica inefficiente e una classe politica corrotta e incompetente sarebbe bene avesse una spesa pubblica più bassa di paesi più virtuosi. L'alta evasione infatti alza il costo sociale della tassazione perché impone aliquote più alte, a parità di gettito, sui settori economici che meno riescono a evadere. La distorsione dell'attività produttiva che da questo risulta si aggiunge al classico effetto di disincentivo che comunque la tassazione ha verso l'attività economica. Inefficienza della macchina amministrativa e incompetenza e corruzione della classe politica implicano invece che i benefici che la popolazione trae dalla spesa pubblica sono corrispondentemente ridotti.
Sappiamo che Fassina e gli economisti che gli stanno intorno considerano un falso problema l'efficienza dell'amministrazione pubblica (a mio avviso chiara evidenza che vivono sulla luna, ma tralasciamo). È anche possibile che Fassina abbia un'opinione meno pessimistica della mia sulla corruzione e incompetenza dei politici italiani. Ma nel suo articolo menziona direttamente l'evasione fiscale, che considera ''la vera anomalia rispetto all'Unione Europea'', una tesi tipica del gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso. Rifiuta però di trarre la conseguenza logica di questa implicazione: finché non si riesce a riportare l'evasione ai livelli europei, il maggior costo distorsivo della tassazione implica che il livello ottimale di spesa pubblica in Italia è inferiore a quello dei paesi in cui l'evasione è più bassa. Detto in parole più semplici: se vuoi spendere come i danesi, devi avere il livello di evasione, l'efficienza amministrativa e l'onestà della classe politica dei danesi. Assenti questi elementi, livelli alti di spesa pubblica (e quindi di tassazione che serve a finanziarla) risultano essere parecchio più costosi, e quindi economicamente inefficienti.
Per essere molto chiaro: non sto assolutamente dicendo che evasione fiscale, inefficienza amministrativa e corruzione e inettitudine vadano tollerati. Vanno combattuti e con forza. Man mano che si ottengono risultati, non prima, si rivaluta quello che possiamo fare come settore pubblico. La soluzione di Fassina invece inverte il corretto ordine causale: secondo lui prima si alza la spesa pubblica, e poi si combatte l'evasione, la corruzione e l'inefficienza. È ovvio che la cosa non ha molto senso.
Tornando a inefficienza del settore pubblico e corruzione. L'evidenza al riguardo non è solo anedottica. L'Italia è per esempio al posto numero 72 (su 176 paesi) del Corruption Perception Index elaborato da Transparency International, nettamente più in basso di tutti i paesi del nord europa e di vari paesi dell'est europa (la Germania è al posto 13, il Regno Unito al 17 e la Francia al 22). Inoltre la Banca Mondiale elabora un Indice di Efficacia dell'azione pubblica che può essere consultato. Al riguardo è interessante l'elaborazione compiuta da Amedeo Panci, in risposta a Fassina. Panci riporta l'andamento nell'ultimo decennio dell'indice.
Come si vede il valore dell'indice in Italia è basso e in calo, solo la Grecia fa peggio di noi (valeva lo stesso per l'indice di percezione della corruzione). Panci prova anche a fare un esercizio di ''calcolo della frontiera efficiente'', riassunto nella seguente figura.
Questi esercizi vanno sempre presi con le dovute cautele, ma un livello di inefficienza come quello mostrato dall'Italia in questo grafico difficilmente può apparire senza che ci sia un qualche problema reale.
Conclusione di questa prima parte: i dati di Fassina non mostrano assolutamente che il settore pubblico italiano ''spenda meno'' degli altri principali paesi europei e in ogni caso non è ovvio che l'Italia, con il suo livello di evasione e di inefficienza della pubblica amministrazione dovrebbe spendere quanto gli altri. Fassina compie gravi errori nell'interpretazione dei dati, guardando alle variabili sbagliate, e gravi errori logici, ignorando nozioni abbastanza elementari di scienza delle finanze.
Grazie!
Btw, il nome Fassineide implica che di tragedie si tratti: è casuale?
Mi fai troppo intelligente Marco. Fassineide mi suonava bene, ma non ho pensato alle implicazioni classiciste. Quindi è casuale. Ma ora che me lo fai notare, è appropriatissimo :-).