Federalismo fiscale: lezioni dalla Svizzera

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Francesco Forti

Un vero federalismo, come indicato al punto 10 delle proposte di FID, presuppone un vero federalismo fiscale. In questo post, dopo la prima visione generale di agosto 2012 entro nei dettagli alla luce dell'esperienza della Svizzera.

E' utile iniziare chiarendo che una costituzione federale assegna competenze esclusive e competenze concorrenti tra la federazione ed i membri della stessa. Le competenze federali esclusive possono essere esercitate in proprio, con personale federale e fondi propri, oppure in alcuni casi il compito può essere anche affidato localmente, con fondi federali riversati alla periferia (che e' quello che succede in Italia per le competenze decentrate). In entrambi casi questi compiti federali esclusivi generano costi che saranno finanziati con il gettito di imposte federali, uniche su tutto il territorio nazionale. Le competenze concorrenti invece generano costi ad entrambi i livelli ed ognuno paga i suoi oneri, se non deciso diversamente nella legge che regolamenta quel preciso compito concorrente.

Tutto quanto rimane, che non è competenza federale esclusiva o non è citato come compito concorrente è quindi competenza dei membri della federazione. L'onere fiscale dei compiti locali dipenderà quindi da fattori molteplici. Per esempio, da come vengono eseguite le competenze indicate dalla costituzione, dall'eventuale esecuzione di compiti aggiuntivi (per esempio una maggiore generosità nella spesa sociale), da occupazione pubblica e salariali pubblici locali, da come i contribuenti decidono di spostarsi sul territorio a seconda della qualità dei servizi e della pressione fiscale locale, da come il livello sub-nazionale deciderà di affidare a livelli territoriali ancora piu' disaggregati i propri compiti, ecc.

E' chiaro quindi che non e' possibile stabilire a priori come come verrà suddiviso il carico fiscale in un ambito di vero federalismo. 

Chiarito questo, e' utile imparare dall'esperienza della Svizzera, dove si seguono alcune regole affinate e migliorate nel corse di diversi secoli.

La prima è evitare che la stessa imposta sia riscossa da più soggetti, locali e centrali. Se si segue questa regola si minimizza la necessità di adottare misure contro la doppia imposizione interna, cosa che può capitare quando ci sono più sovranità fiscali sul territorio nazionale.

La seconda è evitare che più autorità tassino lo stesso contruibuente. La Svizzera evita il problema predisponedo una sola autorità di tassazione: per l'IVA è quella centerale, per le imposte dirette quella cantonale (o comunale, in certi cantoni). Essendo unica l'autorità, essa provvede al calcolo di tutte le imposte (federali, cantonali e comunali) e quindi si unificano le procedure di tassazione, reclamo, ricorso. L'autorità unica, che per le imposte dirette è solo locale, comunica ai contribuenti ed alle diverse autorità l'imponibile accertato e cresciuto in giudicato. Quindi abbiamo più sovranità ma una sola autorità per ogni imposta. Ogni sovranità decide per se stessa, tramite una legge tributaria, le aliquote, deduzioni, detrazioni, ha le sue autorità per la conciliazione del contenzioso, ha la sua autorità di risossione.

La terza consiste dell'attribuzione alla sovranità corrispondente, nell'ambito delle imposte dirette, di ogni reddito prodotto sul territorio. Una cosa inutile in un contesto centralizzato quando le imposte vanno principalmente in un unico calderone e vengono da lì ripartite alla periferia. Indispensabile, invece, in un contesto federale in cui in linea di principio ogni sovranità (cominciando dai comuni) trattiene imposte per i redditi generati nel suo territorio.

Il federalismo fiscale, infatti, richiede il riparto d'imposta. Immaginiamo un ricco contribuente milanese, che posside decine di alberghi e appartamenti di reddito in Italia, in Lombardia come in altre regioni, ed anche alcuni stabilimenti industriali. Sarebbe giusto che tutto il reddito locale sia tassato e riscosso a Milano? La risposta federalista è negativa. Si tassano a Milano solo i redditi prodotti a Milano ma l'autorita di tassazione unica (in questo caso a Milano) predispone una tabella con tutti i redditi prodotti in ogni città. È il contribuente stesso ad indicarli nella dichiarazione, ma anche l'autorità locale a farsi avanti con le sue rivendicazioni. La proporzionalità di questi redditi crea la base di riparto dell'imponibile globale, l'autorità di tassazione unica comunica i dati a tutti gli interessati, poi ogni città o giurisdizione tasserà questa quota con le sue aliquote (non dimentichiamo infatti che ogni sovranità fiscale avrà le sue aliquote, per le imposte dirette). Nel nostro caso Milano (la città della residenza del soggetto fiscale) tasserà i soli redditi collegati alla sua città ma utilizzando l'aliquota risultate dalla somma dei redditi, per salvaguardare l'effetto progressivo. In questo modo ogni giurisdizione tassa i redditi prodotti nel suo territorio anche dai non residenti. Tassazione locale, aliquota globale. Il calcolo prevede riparti tra comuni, stati (l'elemento sub-nazionale) ed anche stati esteri, se parte del reddito è prodotto e già tassato fuori dai confini nazionali. Le regole sono molto semplici ed alla portata di un normale foglio di calcolo. Chiaramente se esiste anche un'imposta diretta a livello federale, essa è unica e non necessita di riparto.

Quarto, la Svizzera ha adottato la soluzione per cui le imposte indirette sono federali (quindi IVA, tasse sui carburanti, imposte di bollo) così come i contributi previdenziali ed assicurativi obbligatori in ambito di lavoro (infortuni, disoccupazione). Le imposte dirette per le persone fisiche e giuridiche sono invece locali, così come le imposte di circolazione. Unica eccezione è costituita da un'imposta federale diretta, che è tuttavia di modesta entità, quanto a gettito. Sempre secondo le intenzioni elvatiche, una auspicata ed ideale chiave di riparto dovrebbe essere 1/3 cadauno per ogni livello, comunale, sub-nazionale e federale.

La tecnica per cui una sovranità applica la sua tassazione sulla base di quanto stabilito dall'autorità unica è quella del moltiplicatore d'imposta. Immaginiamo che un contribuente abbia un reddito imponibile di 100. L'autorità unica (nella stragrande maggioranza dei casi quella sub-nazionale, per intenderci in Svizzera è il Cantone) tassa quell'imponibile al 10%, comunica il dato anche al comune di residenza, il quale per le sue necessità di gettito, sapendo il totale degli imponibili dei suoi residenti (ed anche le quote di riparto dei reddito dei non residenti) può calcolare quanta parte di quell'imponibile deve tassare. Il 100% è il riferimento centrale (sub-nazionale) e se il comune ha basse necessità di gettito gli puo' bastare il 50%. Ecco che quindi l'imponibile di 100 si trasforma in un'imposta cantonale di 10, mentre il comune con un moltiplicatore del 50% chiederà la metà. Il contribuente quindi pagherà 10 al cantone, 5 al comune e se esiste una imposta anche a livello federale essa dipenderà dall'aliquota che quel livello ha stabilito per quel reddito. Ognuno manda separatamente il suo bollettino di pagamento ed ha le sue procedure di riscossione. La scala di aliquote locali è quindi di regola unica in tutto il territorio sub-nazionale ma si crea comunque una concorrenza intercomunale a seconda del livello di servizi resi e imposte riscosse di ogni singolo comune. Piccole regole di buon senso impongono che nessun comune possa eccedere il 100% di quanto tassato dal cantone, ma ci sono realtà, nell'ampio ventaglio della casistica svizzera, in cui è il comune ad essere autorità unica (e quindi calcola l'imponibile ed avvisa il Cantone e la federazione) oppure il comune, se vuole, può dotarsi di una sua particolare scala di aliquote, diversa da quella cantonale e federale. Caratteristica di questo sistema è che eccezioni locali sono sempre possibili perché l'ambito determinante è quello della sovranità sub-nazionale, determinata da una propria Costituzione. La quale se dà più spazio di autonomia impositiva ai comuni, va rispettata.

Naturalmente esistono basi comuni per tutti i sistemi tributari locali. Esiste una legge federale di armonizzazione ed inoltre tutti i resposabili cantonali delle finanze si riuniscono perodicamente per affrontar ei problemi comuni. Abbiamo però un sistema che permette la competizione fiscale tra cantoni ed anche tra comuni. La competizione fiscale, secondo la mia esperienza, porta ad ottimi servizi ad un costo assolutamente ragionevole.

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Commenti

Ci sono 21 commenti

Come si comportano le autorità svizzere in caso di necessità di investicare su un eventuale non corretto adempimento da parte del contribuente? Esiste una "Guardia di Finanza" federale affiancata da molte altre cantonali o comunali?

 

Nell'articolo non si accenna ai trasferimenti finanziari fra i cantoni più ricchi e quelli più poveri (vabbè, meno ricchi). Mi risulta che questi trasferimenti siano di importo sostanzioso e costituiscano uno dei più importanti argomenti del dibattito politico.

 

Ps le aliquote del 10% o del 5% sono solo ai fini esemplificativi oppure sono realmente rappresentative della pressione fiscale?

1) Non esistono corpi militarizzati in campo tributario. Naturalmente esistono ispettori (personale civile) che si recano sul posto, sulla base di verifiche a campione o della segnalazione a fronte di richieste dell'autorità di tassazione.

2) il tema della perequazione è molto vasto e politicamente  complesso e meriterebbe un articolo a parte.  Cerchero' prossimamente di dare qualche cifra. "Sostanzioso" è decisamente uncountable. Mi sembra che nella realtà si verifichino trasferimenti di vario tipo che se presi insieme possono sembrare rilevanti  (come dicevo i cantoni svolgono anche compiti assegnati dalla confederazione e per questo vengono rimborsati) ma i trasferimenti perequativi sono una parte piccola che è stimabile nell'ordine dell0 0,7% del PIL. Vedere la base legale qui, la panoramica qui ed una tabella riassuntiva degli importi qui. La somma degli importi ricevuti nel 2008 dalle perequazioni verticali ed orizzontali è stata di 3'750 milioni di franchi su un PIL (2008) di 544'196 milioni. Poi all'interno di ogni cantone ci sono altri 26  sistemi (anche qui verticali e orizzontali) di perequazione verso i comuni.

3) Si, sono abbastanza significative. Dovrebbero essere valori abbastanza vicini alla media ma tra i comuni "pesanti" e quelli "leggeri" le differenze possono essere del 50% e lo stesso a livello cantonale.  Una piccolo raffronto in questo studio,  dove vedi come viene tassato un reddito di 70'000 franchi (dividi per 1,20 per avere euro).

Infatti, in linea di principio, anche il lavoratore transfrontaliero dovrebbe in genere pagare le tasse a fronte di dove produce il reddito, indipendentemente dalla nazione di residenza, co dei successivi meccanismi di credito di imposta:

europa.eu/youreurope/citizens/work/cross-border-worker/taxes/index_it.htm

 

Una pezza al problema che non esiste il riparto di imposta ha cercato di metterla Soru nel caso della Saras, la raffineria di Moratti vicino a Cagliari, che non pagava le tasse in Sardegna in quanto aveva la sede legale a Milano. In questo caso siamo cmq in un contesto dove buona parte del fatturato era in Sardegna e Soru era riuscito a far spostare la sede legale da noi.

E' stato da ridere (per me) quando l'aumento del PIL sardo conseguente ci ha fatto uscire dall'obiettivo 1, con conseguente perdita di una fetta dei contributi comunitari, stavo solo ridendo vedendo un botto di gente incacchiata con meno soldi da maneggiare per gli amici.

 

In ogni caso faccio presente che questo spostamento di PIL non riesce a cambiare di una virgola le notevoli differenze tra le diverse aree della Sardegna, infatti, per classi di omogeneità territoriale penso che i cantoni svizzeri siano più come le nostre province che come una buona parte delle nostre regioni.

L'errore di fondo è nel calcolo (stima) del pil regionale. Se (e non ne sono del tutto convinto) esso si basa sulla residenza giuridica delle imprese è ovvio che si tratta di un sistema ingenuo e farlocco. Comprenderei quindi  l'alto pil (apparente) del lazio e le differenze tra redditi e consumi, qualora il valore aggiunto ed il reddito fossero attibuiti alla sede legale milanese o romana mentre i consumi delle famiglie fossero (ovviamente) attribuiti nell'isola.

D'accordo anche sulla tua ultima valutazione. Il problema sardo sarebbe relativo alle differenze sub-nazionali (in caso decidereste di avere tutta l'isola come entità statale) e quindi dovreste smazzarvela al vostro interno. Oppure se le entità statali fossero sub-isolane allora queste potrebbero chiedere ed ottenere compensazioni nel confronti delle pari entità isolane e continetali (compensazione orizzontale) oltre a quelle verticali, dal livello superiore.

In questo sito si discuteva del debito pubblico che sarebbe originato dai deficit fiscali di alcune regioni, contrapposti agli avanzi di quelle "virtuose".

Questo articolo spiega giustamente che le tasse vanno pagate dove viene generato il reddito, non dove le aziende hanno la sede legale.

Credo che al nord siano convinti che abbiano il diritto di trattenere tutte le imposte pagate dalle imprese che hanno la sede legale dalle loro parti, mentre giustamente viene spiegato che, negli stati federali, vanno ripartite in base alla localizzazione degli stabilimenti e delle filiali.

Mi pare quindi che i dati forniti da questa discussione

noisefromamerika.org/articolo/origini-regionali-debito-pubblico-italiano

siano completamente errati e da rivedere, alla luce di quanto spiegato in questo articolo.

Se posso rettitficarti: questo articolo spiega giustamente che le tasse vanno pagate anche dove viene generato il reddito, non solo dove le aziende hanno la sede legale.
Le due cose non si escludono. Quanto da una parte e quanto dall'altra lo stabilisce, appunto, il riparto. Vale per le persone fisiche e quelle giuridiche.

 

Venendo all'origine del debito, una cosa è il sistema centralizzato/decentrato italiano, dove debiti nazionali si incrociano con debiti regionali. E questo è determinato soprattutto dalle competenze, e relativi oneri di spesa, cosa diventata un po' piu' chiara (ma veramente solo un po') solo dopo il 2001 (prima era un guazzabuglio senza capo ne coda senza precisa attribuzione di compiti e quindi senza precisa possibilità di attibuire oneri).

Altro è un sistema federale a regime. Io cerco di chiarire come potrebbero e dovrebbero essere le cose a regime con il federalismo. Che poi questo si trasformi piu o meno automaticamente in un'accusa di responsabilità per sistemi che da un secolo sono impostati su modalità diametralmente opposte è altra cosa.

 

L'italia non è un paese federale e quindi non calcola/attribuisce gli oneri sulla base di un sistema federale. Perché mai dovrebbe? Verissimo quanto dici: ad essere federali fino in fondo ci potrebbero essere illusioni in chi crede di avere (al nord e nel lazio) gettiti notevoli, mentre il sud e tante altre aree oggi deboli potrebbero invece avere, grazie ai riparti, consistenti quote di gettito. Che poi usino bene questo gettito è auspicabile e forse anche possibile, se prevale la logica viruosa della responsabilità.

Ma questa giusta osservazione nulla cambia su come il passato è stato costruito, sulla base di regole profondamente diverse e non virtuose.

ma infatti con l'odierna discussione improficua sulle province si e' persa una grande opportunita', secondo me

 

www.europaquotidiano.it/gw/producer/dettaglio.aspx

 

saluti, m

che la parola "improficua" esista (se togliamo le virgolette, senz'altro esiste e questo mio commento ne e' un esempio).

Grazie della segnalazione. In effetti l'articolo oltre a dire cose condivisibili e risapute (almeno da me, che le vado dicendo da una quindicina di anni) aggiunge il particolare non trascurabile della democrazia diretta nel funzionamento del federalismo. Una cosa che non dice, ma non è possibile dire tutto e quindi non è una colpa, è che con il federalismo è importante andare verso una fortissima delegificazione. Bisogna accorpare leggi in testi unici ad arrivare a 1000 leggi al massimo (dall'attuale numero ignoto che nesuno conosce ma pare sia a 4 0 5 zeri). Non è possibile gestire rapporti federali con 100'000 leggi, considerato che poi avremo leggi federali, leggi sub-nazionali (statali, cantonali, ...) e che anche il comune è organo politico, non piu' ente amministrativo, e quindi avrà un potere legislativo che emetterà leggi che hanno valore solo per quel comune.

Ottimo articolo.

Tra l'altro, avvalora quanto sostenevo a commento del tuo articolo precedente: il vero grande vantaggio del federalismo è proprio quello di mettere in concorrrenza tra loro i diversi sistemi giuridici (in questo caso fiscali) dei cantoni.

Sempre che ai cittadini sia permessa una scelta . . . da cui l'inscindibilità tra federalismo ("vero", come dici tu) e democrazia (diretta).

 Caro Francesco,

penso sia utile l'approfondimento dei seguenti punti:

- il livello fiscale (diretto, e medio tra persone fisiche e giuridiche) medio (all'interno della progressività), sarebbe quindi (circa): 5% x comuni, 5% per cantoni, 5% per la confederazione = 15% ?

- se ho ben capito, il comune ha autonomia decisionale sulla percentuale spettantegli di quanto prelevato dal cantone, che al contrario è vincolato dalla legge fiscale cantonale. Questo significa che le spese pubbliche fisse più importanti sono a carico dei comuni, mentre i cantoni possono adattare la spesa alle entrate? Come è possibile?

- nella tua esposizione, ometti una voce importantissima della contabilità fiscale: le detrazioni (e le deduzioni). Cosa si può dedurre e detrarre, e cosa no? Quali sono i tetti? Perché in Italia, si può dedurre e detrarre pochissimo (anche per figli ed altri parenti a carico, che in Italia sembra si mantengano, curino ed istruiscano da soli).

- l'imposizione patrimoniale, è permessa ai cantoni dalla costituzione federale, ma essa è in contrasto con il principio della proprietà privata. Infatti, so che alcuni cantoni la escludono. Esiste un dibattito interno sulla costituzionalità delle imposte sulla casa e le altre di tipo patrimoniale? Esistono delle sentenze o dei pronunciamenti relativi?

- sia in Italia che in USA esiste il sistema delle "ritenute d'acconto" o di altro metodo di pagamento anticipato delle imposte dirette. Immagino esista anche in Svizzera. La differenza tra Italia ed USA è che in Italia le eccedenze di versamento rimangono comunque allo Stato come acconto (contabilizzato in Giugno-Luglio dell'anno successivo) oppure fagocitate in caso di interruzione delle dichiarazioni, mentre in USA vengono restituite con un assegno (in Gennaio-Febbraio).

- infine: gli svizzeri si compilano la dichiarazione dei redditi da soli (con il solo ausilio di un foglio di calcolo online, come in USA) o necessitano pagare un esperto?

Considero ogni tuo punto preceduto da "-" come un numero progessivo:

1) No. La tassazione federale diretta è piccola cosa. Quel rapporto ideale che indicavo è comprensivo di tutta la fiscalità, diretta e indiretta (quest'ultima prevalentemente federale)  ma la tua domanda è relativa alle sole dirette. Per queste la chiave media generale alcuni anni fa era  circa: 6.7% per i comuni, 7.5% cantoni, 2.3% federazione.  Ora, dopo la consistente diminuzione della spesa pubblica e della fiscalità è sicuramente diminuita ma non ho un calcolo delle nuove percentuali.

2) entrambi adattano le entrate alla spesa. I cantoni modulando le aliquote ed i comuni modulando i moltiplicatori.

3) le detrazioni variano da cantone a cantone. Leggi questo pdf per una trattazione generale.

4) non esiste un dibattito sulla costituzionalità ma solo sulla opportunità. Non è inteso alcun contrasto con la proprietà privata.  Ogni proprietà frutta e quindi chi la possiede (che sia proprietario o usufruttuario) paga le imposte annuali sul reddito (come hai visto molto basse) ed anche imposte annuali sul capitale, espresse in millesimi e quindi ancora piu' basse. Il gettito dell'imposta patrimoniale in una nazione molto ricca serve anche tenere bassa la tassazione sui redditi e quindi nessuno si lamenta. Mi risulta che questa imposta sia prevista e riscossa in tutti cantoni. Forse ti riferisci all'imposta di successione e donazione, che in effetti manca in alcuni cantoni.

5) I residenti in modo stabile (svizzeri e non ) non hanno alcuna ritenuta alla fonte. Naturamente vengono chiesti acconti, ricevendo a casa i vari bollettini di pagamento (3: uno per ogni sovranità). Da notare che la logica è: a) in cittadino inoltra la dichiarazione ed aspetta; l'autorità controlla in modo esaustiovo tutte le dichiarazioni ed emette la decisione solo dopo aver esaminato il caso, il cittadino paga nei temini indicati. Solo i frontalieri, gli stagionali, artisti e calciatori ed allenatori (diciamo gente di passaggio) pagano l'imposta alla fonte.

6) per una persona normale (lavoratore dipendente, studente, pensionato, microimpresa) la compilazione è fattibile da soli o tramite un programma informatico che le amministrazioni distribuiscono gratuitamente.  Per esigenze particolari (5% della popolazione) e per le persone giuridiche puo' essere determinante l'aiuto di consulenti fiscali.

Spero di aver risposto a tutto ed intanto ti ringrazio delle domande.

I tributi sulla casa non sono necessariamente patrimoniali. L'IVIE italiana è certamente un'imposta patrimoniale, non credo sia nemmeno possibile ipotizzare una controprestazione, mentre per ICI o IMU il discorso è più complesso. La Council Tax britannica ha una componente patrimoniale (50%) ed una componente controprestazionale (50%). L'ultima volta che ho visto, con quest'ultima componente ci si ripagava però il 10% dei servizi, mediamente, l'80% veniva dalla fiscalità generale.

Ovviamente temporanee. Il tema del federalismo è per definizione un costante divenire alla ricerca di equilibri e innovazioni. Il foedus non è un patto rigido.
Quindi nulla è statico e concluso per sempre.

Piuttosto come conclusioni faccio mia l'osservazione di un lettore, che ho ricevuto privatamente. Poco dibattito ... forse perché c'è poco da discutere. Le cose sono state esposte e c'è poco da contestare. Qualche approfondimento per capire meglio ma il tema lascia poco spazio alla classica metafisica delle discussioni in politichese. 

Quindi in questo caso i pochi interventi indicano che tutto sommato il tema non è controverso. Se federalismo fiscale sarà, al 95% dovremo fare quelle cose.

Un fatto positivo, direi.

Qui un recente intervento in calabria dell'amico Paolo Pamini sul tema del federalismo fiscale elevetico