L'attuale fase economica è caratterizzata, non solo in Italia, da un'attenzione spasmodica ai saldi di bilancio e all’importanza di raggiungere rapidamente un equilibrio strutturale nella finanza pubblica. Il dibattito di breve periodo si incentra quindi da un lato sui tempi pù opportuni per raggiungere l’obiettivo e dall’altro su quali sono gli strumenti, dal lato delle entrate e da quello delle spese, che possono risultare più efficaci nell’immediato, avendo come principale preoccupazione unicamente il volume del gettito o l’ammontare di risparmio per le casse pubbliche.
Si tratta di un dibattito importante, ma non è quello che vogliamo fare in questa sede. La questione che vogliamo porre è diversa, e riguarda il medio-lungo periodo. Una volta raggiunto un equilibrio strutturale nelle finanze pubbliche (obiettivo irrinunciabile, dato che l’alternativa è la bancarotta e il crollo del paese), come dovrebbe cambiare il sistema fiscale? Quale deve essere la pressione fiscale sui cittadini ed esattamente in quali forme deve essere esercitata? Chiunque vincerà le prossime elezioni politiche è bene abbia le idee chiare al proposito. Con un po' di fortuna la fase più acuta della recessione sarà terminata e il nuovo governo avrà di fronte 5 anni in cui, se così decide, potrà provare a ridisegnare il sistema fiscale del paese anziché cercare semplicemente di tappare i buchi di bilancio. Qualunque progetto per riavviare la crescita del paese deve partire da un'attenta analisi degli incentivi e disincentivi che il sistema fiscale fornisce all'offerta e domanda di lavoro, all'accumulazione di capitale e al perseguimento dell'innovazione e del progresso tecnico.
Chiederemo quindi ai rappresentanti delle forze politiche e sociali di esporre le loro idee su questi temi. Ciascuno sarà libero di strutturare il proprio intervento come meglio crede, ma vorremmo che tutti coloro che intervengono rispondano in modo puntuale ad alcune domande comuni.
Domanda 1. Assumendo che la economia italiana inizi a crescere a un livello medio tra 1,5% e 2% annuo, a quale pressione fiscale complessiva si dovrebbe giungere al termine della prossima legislatura? Se indicate una cifra inferiore a quella attuale (intorno al 45%), indicate tagli credibili alla spesa da attuare per mantenere l’equilibrio di bilancio.
Domanda 2. Quali cambiamenti intendete apportare all’attuale struttura della tassazione IRPEF? Rispondete con riferimento al livello delle aliquote e di altre caratteristiche quali le deduzioni e detrazioni. Quale peso dovrebbe avere il gettito IRPEF sul PIL?
Domanda 3. Quali cambiamenti intendete apportare all’attuale meccanismo di tassazione delle imprese? A quale percentuale del gettito totale dovrebbe ammontare la somma di IRES e IRAP?
Invitiamo i lettori nei commenti a proporre altre domande.
Vorrei dare una risposta un po' più pratica, anche perché mi trovo nella piuttosto particolare condizione di fare il commercialista e di essere un esponente di una forza politica che non-ha-fatto-boom...
La domanda (2) presuppone troppo. Bene chiedere il peso sul PIL ma la domanda dare all'interlocutore la possibilità di dire quanto "corto" dovrebbe tagliare proprio nella struttura delle dirette.
Per me ad esempio aliquote, detrazioni e deduzioni così come sono strutturate sono un'offesa al buon senso: salverei le categorie di reddito e poco altro.
Un politico dovrebbe prima di rispondere essere costretto a farsi la dichiarazione da sè (un buffetto per ogni errore).
La domanda (3) parla di "meccanismo di tassazione", anche qui rischiamo di salvare troppo dell'esistente.
Le imprese pagano odiosissime, frammentarie, anacronistiche ed assurde IMPOSTE DI BOLLO, sono soggette ad assurdi TRIBUTI CAMERALI, PAGANO (A.D. 2012) UN'IMPOSTA "FORFETTARIA" PER TENERE LA CONTABILITA' (!!!!) E PER FARE UN BILANCIO IN UN FORMATO APERTO, ci sono un sacco di cose che vanno rase al suolo, non semplicemente modificate.
Riformulerei chiedendo chiaramente (intendendo per imprese tutte le partite IVA):
- Quali e quanti tributi alle imprese?
- Quale pressione fiscale sulle imprese?
Anche qui, imporrei ad un politico, prima di rispondere, di entrare nel sito dell'AgEntrate, cercarsi (auguri!) un software (tipo "unico" società di capitali) e fare una dichiarazione, invio telematico compreso.
E' vero che ci sono imposte odiose e frammentarie che tuttavia continuano ad essere abbondantemente utilizzate, e spesso incrementate, perchè hanno il pregio di essere poco distorsive (lump sum, imposte a somma fissa). Solo dove i costi di riscossione sono elevati, rispetto al gettito dell'imposta, c'è una chiara indicazione logica verso l'abolizione (ma qualcuno potrebbe anche pensare di aumentare l'imposta così da ridurne il costo relativo di esazione...).
Se il problema è l'evasione fiscale, e i relativi incentivi, spostare l'imposizione da qs imposte verso la tassazione progressiva non farà altro che aumentare gli incentivi all'occultamento degli imponibili e all'evasione, con i noti problemi di aliquote marginali assurde dovute alla interazione tra sistema fiscale, agevolazioni e criteri di accesso ai servizi pubblici.
Il problema vero è che la spesa pubblica è talmente alta che lo spazio per riformare il sistema fiscale è piuttosto ristretto. A ciò va aggiunto che appena se ne parla i soggetti potenzialmente colpiti cominciano a far sentire le loro lamentale e la stampa fornisce puntualmente un sistema di amplificazione senza porsi il problema della razionalità complessiva del sistema ovvero senza porre le domande sollevate dal prof. Brusco.
Come dimostra il caso recente dell'IMU anche il 'governo tecnico' ha pensato di risolvere la questione in modo troppo rapido senza preoccuparsi a sufficienza dei dettagli che invece, come per i tagli di spesa, dovrebbero essere l'area di principale intervento. Ma, si sa, occuparsi dei dettagli costa sudore e fatica, e non fornsice lo stesso ritorno mediatico. Ad esempio, perchè, nel caso dell'IMU, non si è scelto di utilizzare una aliquota unica, per tutti gli immobili (eventualmente maggiorabile da ciascun comune) e assegnare a ciascun cittadino, grandi e piccini, una detrazione forfettaria e si è 'preferito' creare il caos sul concetto di abitazione principale ? Tra l'altro associando il concetto di abitazione principale alla 'famiglia' ovvero reintroducendo una sorta di 'cumulo' che era stato giustamente sconfessato dalla Corte Costituzionale ?
Quindi la risposta al quesito del prof. Brusco, secondo me, non può che passare attraverso una analisi dettagliata di tutte le caratteristiche e i dettagli del sistema attuale, prima di pensare a qualsiasi riforma. Se pensiamo subito a questo tema, rischiamo di trascurare il lavoro principale da svolgere.
Amen.
Tutta quella robaccia è colesterolo cattivo, che sclerotizza il sistema paese.
Che la gerontocrazia al governo, ora e prima, non se ne sia mai data conto, non ostante l'analogia talmente evidente con qualcosa di cui probabilmente hanno esperienza diretta personale (con tutto quello che ammuccano), non depone certamente a favore della loro intelligenza collettiva o individuale.