Alcuni mesi fa ho discusso questa proposta con argomenti e dati noti in economia. Il mio obiettivo era di far ragionare la giornalista in modo più articolato, includendo nell'analisi diverse importanti considerazioni assenti dalla sua. In sintesi osservavo che:
(1) la proposta ignora i costi sociali dell'imposta per milioni di onesti cittadini. Tassare il contante per combattere l'evasione e' un po' come riempire l'autostrada di dossi per far rispettare i limiti di velocità. Non sarebbe più appropriato far funzionare i controlli e le sanzioni? Un'analisi seria dell'argomento dovrebbe valutarne sia i benefici (piccoli, vedi il punto 2) ed i costi. Notavo infine che l'uso del contante e' diffuso ancor più che in Italia in paesi dove l'evasione e' minima, come Germania e Austria. La spiegazione e' semplice: le regole (controlli e sanzioni) e le autorità preposte al rispetto delle norme sono credibili e rispettate.
(2) la misura sarebbe probabilmente inefficace perché facilmente aggirabile dagli evasori, per esempio aumentando le proprie riserve di contante, come e' avvenuto per esempio in Argentina quando alle transazioni bancarie sono state applicate delle imposte. La Gabanelli crede che tassare prelievi e depositi di contante spingerebbe tutti verso transazioni elettroniche. Ma l'effetto potrebbe essere proprio l'opposto! Per evitare l'esosa tassa cittadini e imprese troverebbero conveniente evitare al massimo prelievi e depositi, detenendo un più grande stock di contante in casa [nota per secchioni: questo effetto può essere formalizzato con un modello di gestione del contante tipo Miller e Orr o, ancora meglio, Eppen e Fama: in questi modelli a fronte di un aumento del costo di deposito e prelievo e' ottimale per famiglie e imprese detenere mediamente più contante]. La misura sarebbe anche un grande regalo a tutti coloro che sono pieni di contante (spacciatori, riciclatori) e non vedono l'ora di liberarsene, magari comprando oro e altri valori dai cittadini pagando cash, ancor più di quanto oggi già accade.
Pochi giorni fa, sul Corriere, la giornalista ha riproposto la sua lotta al contante liquidando i miei argomenti come errati, senza pero' entrare nel merito o spiegare perché. L'unico punto su cui Gabanelli mi risponde nel merito riguarda il fatto che "basta documentarsi sul numero di persone che lavorano alla guarda di finanza per capire l'esiguità dei controlli che possono essere fatti". Ella pare quindi credere che non ci si possa affidare alla Guardia di finanza a causa dell'esiguo numero di persone che vi lavorano, e mi invita a documentarmi. Ci ho provato: un controllo su Wikipedia mostra che in Guardia di Finanza lavorano circa 68.000 persone mentre all’Agenzia delle Entrate, sempre secondo Wikipedia, ne lavorano 33.000 circa. Nel Regno Unito (paese a noi simile per popolazione ma leggermente maggiore per PIL) lo HM Revenue and Customs ne impiega 67.000, in tutto. Negli Stati Uniti il temutissimo Internal Revenue Service impiega circa 100 mila persone: ossia tanti quanti noi per una popolazione 5 volte la nostra ed un PIL 8 volte il nostro. In sintesi, non vedo differenze schiaccianti, anzi da noi la consistenza della forza di vigilanza pare superiore che all'estero. Se la giornalista ha numeri diversi, ce li può illustrare? La mia proposta concreta, che forse le era sfuggita, e' di far funzionare le molte capaci risorse di cui il paese e' già dotato.
Diversi altri punti nel ragionamento della giornalista lasciano perplessi. Ella sembra credere che il contante si potrebbe sostituire con le carte se solo il governo lo volesse e ordinasse alle banche di dare a tutti un conto corrente e una carta, e a tutti i commercianti di installare il POS. Una rete del genere non esiste nemmeno negli USA, dove il contante si usa poco. Molte tra le migliori banche centrali, tra cui la Banca d'Italia, la Federal Reserve di Boston e la Bank of Canada, hanno gruppi di esperti che studiano pregi e difetti dei diversi sistemi di pagamento al dettaglio senza avere la presunzione di volerne imporre uno sugli altri. Molti studi misurano i costi complessivi (per la società) dei diversi strumenti di pagamento, e il risultato non e' scontato. Non e' vero che il contante e' necessario solo agli "spacciatori, delinquenti e evasori", come afferma la Gabanelli. Come sappiamo dall'esperienza quotidiana esso e' utile per milioni di onesti cittadini, anche quelli dotati di carte POS e di credito, perché di utilizzo più veloce, meno incerto (a volte i POS non vanno….), e più sicuro di una carta elettronica. Esso e' inoltre essenziale per molte persone anziane e poco scolarizzate che faticano a familiarizzare con strumenti digitali. I vantaggi delle carte sono noti a molti di noi e la loro comodità e' fuori dubbio. Ma bisogna aver cautela nel proiettare sugli tutti gli altri quelli che per alcuni di noi sono scelte desiderabili. Le decisioni di consumo dipendono da preferenze, reddito e altri fattori molto variabili nella popolazione.
L'articolo della Gabanelli contiene molte altre affermazioni infondate, sopra tutte la previsione che "dei 154 miliardi evasi lo stato potrebbe incassarne un centinaio entro i primi 12 mesi" [tassando il contante]. Sono numeri incredibili: vengono da sensazioni della giornalista, di cui dobbiamo fidarci, o sono il risultato di una qualche ragionata analisi? In tal caso, sarebbe utile avere un riferimento per poterne valutare le ipotesi. Più in generale a me pare anche che la giornalista si illude pensando che se lo stato avesse quei 100 miliardi in più all'anno potrebbe ricominciare a crescere. La stagnazione italiana non nasce da una carenza di "risorse" o spesa pubblica (qui). Un beneficio fiscale di ampiezza comparabile (ovvero circa 6 punti di PIL) l'Italia l'ha avuto dopo l'ingresso nell'euro grazie alla enorme riduzione dei tassi di interesse (si veda la Figura 2). Quali sono state le conseguenze di questo grandissimo beneficio di cassa? E' aumentata di pari passo la spesa pubblica (Figura 3), il debito ha continuato a crescere, e siamo arrivati dove siamo oggi. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?
Il pubblico italiano purtroppo e' abituato a sentir ragionare i propri governanti sulla base di numeri estratti da un cilindro magico, senza che chi li riporta si senta in dovere di fornire spiegazioni sull'origine delle cifre (vedi Alfano sulla riduzione debito pubblico). Costruendo su queste basi di fantasia il paese resterà al palo in attesa del prossimo "miracolo economico", che non arriverà. Se i giornalisti si accodano a tale metodo, anziché far le pulci a chi promette la luna, siamo fritti.
[Postilla del 4/9/2012]: nutro simpatia per la Gabanelli e per molti dei suoi obiettivi finali, come la lotta all' evasione fiscale o ai tanti privilegi e sprechi che abbondano nel paese. Sulla questione del contante ho cercato di dibattere la sua proposta usando fatti e logica. Le sue repliche (inclusa quella recentissima a queste mie considerazioni) mi pare non stiano sul piano del merito. Ella mi invita a fare proposte concrete. Credo di averle fatte, e cerchero di continuare. Come molti economisti, nell' accademia e nei servizi studi, ci provo ogni giorno. Ma non esistono le ricette magiche e questo lavoro richiede molta cura, non improvvisazioni intuitive. Anche lo sgomberare il campo dalle idee piu' balzane, quelle non supportate ne' da logica ne da dati, e' un servizio utile alla societa'. Molti di noi hanno formulato delle proposte su cio' che sarebbe utile al paese per risolvere molti dei suoi problemi (certo non senza incertezze). Ma pochissimi di quelli che sono informati indicherebbero l'uso del contante tra le "croci del nostro paese". E' un peccato che una giornalista coraggiosa come lei si perda in idee cosi deboli quando parla di economia. Potrebbe fare una grande differenza informarsi meglio.
Hai ragione, Francesco, ma inizio a sospettare che il problema sia piu' generale: ho sentito dire questa stessa frase cambiando solo la parola finale (mettendoci "farmacia", "fisica", "biologia" e quant'altro). Inizio a temere che il problema da parte della suddetta sia nell'uso di base della logica. Prontissimo a ricredermi e financo a scusarmi con lei, s'intende, ma se uno continua a perdersi in ogni bicchier d'acqua forse non dovrebbe fare la guida turistica.
... e se, nonostante cio, insiste nel volere fare la guida, potrebbe almeno dar retta a chi, mappa alla mano, le mostra che sta sbagliando strada.
Vada pazzo per le metafore ben riuscite :-)
Report e' un programma che nasce con buone finalità ma poi fa divulgazione stile topolino, sopratutto in campo economico e finanziario. Intervistano sbarbatelli neolaureati che fanno a gara a chi le spara più grosse e vogliono convincerci di avere le risposte ad ognuno dei problemi di questo paese