Riassunto delle puntate precedenti:
- Il sistema bancario italiano non se la passa affatto bene (quiquo e qua letture sulle origini del problema) e il governo italiano ha una certa idea su come affrontare la questione.
- La nostra idea è differente e tiene conto della differenza tra salvare le banche (e/o i banchieri e/o i bancari) e il sistema bancario.
- Il caso di studio più rilevante è ovviamente il Monte dei paschi di Siena per il quale si profila una soluzione formalmente "di mercato" in cui la politica mantiene saldamente la regia invece di farsi da parte come da noi auspicato.
Che c'entra il pesce?
Sulla bacheca FB di Michele, i commenti a questo, questo e questo post ci offrono uno spaccato di come molti risparmiatori italiani, con competenze anche superiori alla media dei loro concittadini, valutano lo stato di salute della banca più vecchia del mondo (grassetti aggiunti). Ecco un esempio, utilizzando forse il commentatore più informato e coerente fra i molti apparsi:
Gent.mo prof. Boldrin, io contesto ciò che scrive. Non sono un economista, non sono un illustre accademico, però alcune affermazioni del suo articolo non mi convincono. "Gli zombie hanno una causa semplice, ed antica: il loro capitale sociale non è in grado di coprire le perdite da contabilizzarsi qualora l'ammontare di crediti non esigibili ed incagliati fosse ascritta in bilancio a valori di mercato": esiste un mercato dei NPL? Per ora, l'unico valore che il mercato (inteso come la borsa di Milano) ha utilizzato come metro di riferimento è stato il 17,8% del nominale, il quale è un valore che è stato fissato dall'autorità di risoluzione con riguardo alle 4 banche regionali 'salvaté. In realtà non esiste un valore di mercato dei NPL perché non esiste un mercato dei NPL: Bmps e Bper nei mesi scorsi hanno venduto alcuni pacchetti di NPL a valori iscritti a bilancio. Se le banche potessero procedere a cedere i NPL con relativa calma, molto probabilmente non risulterebbero perdite a bilancio. È ovvio che, se la Bce impone a Bmps la cessione di tutti i NPL in tempi strettissimi, il prezzo si abbassa, e di molto. L'intervento di Atlante 2 dovrebbe proprio creare un mercato dei NPL, per ora inesistente. Ripeto: finora Bmps e Bper hanno ceduto - sul mercato - i NPL a valori iscritti a bilancio. In un'epoca con i tassi di interesse a zero, il rendimento dei NPL fa gola a molti. Il 20% del facciale non è assolutamente un prezzo di mercato: è un prezzo da fallimento (tanto che tale valore è quello fissato in media per i NPL di Banca Etruria); ma Bmps non è in fallimento, visto che i risultati della gestione ordinaria appena pubblicati sono estremamente lusinghieri (Bmps ha una redditività superiore a quella di Intesa San Paolo).
(..)
sono un piccolo azionista di Monte Paschi. In questo periodo molti hanno straparlato delle banche, invocando il bail-in per istituti che producono utili. Bmps ha le sofferenze iscritte a bilancio al 36%: è ovvio che, se le sofferenze venissero cedute al 20%, ci sarebbero perdite che annullerebbero il capitale sociale. Ma perché quel 20% utilizzato per le 4 banche regionali deve essere considerato un valore di mercato? Io ho solo contestato che esista un prezzo di mercato dei NPL e delle sofferenze, tutto qui. (..) mi chiedo solo che senso ha invocare il bail-in per un istituto bancario che quest'anno farà 600 milioni di euro di utili netti. Il conto economico è ottimo: vi sono problemi a livello di stato patrimoniale, problemi molto gravi, ma non credo proprio che possano essere risolti con un bail-in. (..)Per chiedere il bail-in occorrono dei presupposti giuridici di carattere soggettivo (essere un istituto bancario) e oggettivo (stato di dissesto): io credo che il BAIL-IN di Monte Paschi sarebbe semplicemente un ATTO ILLECITO, perché non ne sussistono i presupposti giuridici (è in dissesto un istituto bancario che dichiara utili di 300 milioni di euro al semestre - prospetticamente 600 milioni all'anno - e aumenta il proprio Cet1 ratio?). Già hanno fatto danni enormi il prof. Giavazzi e il prof. Zingales, parlando di buchi miliardari senza uno straccio di dimostrazione, spero che altri misurino le parole, proprio perché persone autorevoli (..)
Dunque osserviamo che agli occhi del risparmiatore nostrano MPS è una banca sana per la quale non sussistono i presupposti per una procedura di risoluzione e le cui sofferenze potrebbero ben essere cedute, con calma, a prezzi non di saldo in modo da pareggiare i valori di bilancio senza causare perdite. Enucleare la fallacia di questi ragionamenti è più complicato di quanto non possa sembrare a prima vista, ci proviamo con pazienza poiché questo tipo di abbagli può spiegare numerose dinamiche alla base del declino italiano. Partiamo con un esempio:
Supponiamo di possedere una catapecchia e che questa sia registrata al catasto sotto la categoria A5 ossia “Abitazioni di tipo ultrapopolare”. Supponiamo di riuscire ad ottenere la variazione alla categoria A9 “Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici.”
Supponiamo che ci siano una serie di agevolazioni fiscali destinate alla ristrutturazione degli edifici di pregio e che l’unico requisito per accedervi sia la classificazione dell’edificio come A9.
Possiamo dichiarare di aver legittimamente diritto alle agevolazioni per la nostra catapecchia? Stando alla lettera documentale sì poiché l’unico requisito è formalmente rispettato. Nella pratica la variazione di un record informatico all’ufficio del catasto modifica la natura diroccata del nostro immobile? No.
Dunque, per quanto ovvio e banale possa sembrare (ma se poi uno è costretto a spiegarlo tanto banale non dev’essere) alterazioni arbitrarie e artificiose di classificazioni burocratiche, non possono incidere sul valore economico di ciò che esiste nella realtà. Quando abbiamo a che fare con la contabilità questo principio resta ugualmente valido anche se la faccenda è un po' più complicata: se, ad es, ho la perizia giurata di un esperto nominato da un giudice che valuta un immobile 100€ posso legittimamente astenermi dallo svalutare un credito in sofferenza del valore di 90 garantito da quell’immobile (non è proprio così, ma teniamo l’esempio semplice). Dunque la mia registrazione in contabilità non è falsa, e si basa su un documento ufficiale. Se però il mercato locale valuta quell’immobile 50, la valutazione del perito verrà smentita e io recupererò sul mio credito un importo pari a 50 meno i costi di recupero.
Un terzo osservatore, che avesse queste informazioni potrebbe offrirmi oggi per quel credito un importo pari al valore attuale dei recuperi netti scontati per il suo rendimento atteso. Ecco allora che abbiamo 3 valori diversi, ognuno dei quali è legittimo secondo la rispettiva metodologia o prospettiva che lo ha generato:
- 90 è il valore che si può mettere in bilancio, con buona pace dei revisori, perché giustificato dalla pezza d’appoggio del tribunale (a meno di una approssimazione per il fattore di sconto richiesto dai principi IAS e da indicazioni prudenziali dei regolamenti Bankit).
- 45 circa (immaginiamo 10% spese) è il valore corretto che un istituto sano, che può finanziarsi a tassi vicini a zero e ha una dotazione di capitale proprio tale da potersi permettere di aspettare i tempi di recupero di quel credito, dovrebbe mettere in bilancio con criteri economici.
- 20-25 è invece l’importo che un istituto con capitale insufficiente - e che per questo sarà verosimilmente costretto a cedere sul mercato quel credito per far fronte al proprio deficit di capitale - dovrebbe iscrivere in bilancio.
Fatto questo quadro di riferimento concentriamoci su 2 convinzioni dei nostri commentatori
- cedere un credito ad un valore pari al netto di bilancio non comporta perdite.
- una banca che è in utile non presenta il presupposto oggettivo di dissesto per avviare una procedura di risoluzione.
Il punto 1 è corretto se circoscriviamo la nostra analisi alla singola scrittura contabile con la quale esce un credito ed entra cassa in banca. Il credito che esce sarà pareggiato in parte dalla cassa che entra e in parte da un fondo di svalutazione contenente le precedenti “previsioni di perdita”. Che direste se una scrittura precedente alla cessione avesse “adeguato” il netto di bilancio in modo da farlo corrispondere al prezzo di trasferimento? Che se pure l’operazione di cessione non ha portato perdite, le perdite erano di fatto già contabilizzate nell’adeguamento del fondo.
Dunque cedere un credito in sofferenza al valore netto di bilancio nulla ci dice su quale sia la perdita economicamente sopportata dalla cedente poiché detta perdita potrebbe essere già stata contabilizzata nel fondo svalutazione.
Leggendo questo comunicato stampa dal sito di MPS apprendiamo che:
- Una parte del portafoglio di crediti deteriorari pari a 27.7 miliardi aveva un netto di bilancio a marzo 2016 pari a 10.2 miliardi
- Quel segmento verrà ceduto ad un veicolo di cartolarizzazione dopo che il netto sarà portato a 9.2 miliardi (dunque dopo svalutazioni aggiuntive per circa 1 miliardo)
- La struttura di cartolarizzazione prevede una tranche senior da 6 miliardi, una mezzanina da 1.6 miliardi e una Junior da 1.6 miliardi
Dunque, contabilmente, MPS cede parte dei suoi crediti deteriorati (il totale sofferenze a marzo 2016) a un valore pari al netto di bilancio e, sempre sotto il profilo strettamente contabile, da questa operazione non derivano perdite. Tuttavia lo stesso documento dice che la banca chiederà al mercato 2,6 miliardi (1 per coprire la prima svalutazione e 1,6 per la tranche equity) per perfezionare la cessione appena menzionata, oltre a 2.2 ulteriori miliardi per incrementare le previsioni di perdita sui crediti deteriorati non ceduti (incagli e past due). Vale la pena di notare che, anche dopo questi ulteriori conferimenti di capitale che la banca MPS va cercando, il suo capitale netto praticamente non aumenta.
Quanto è sana una banca che ha una capitalizzazione di borsa tra 7 e 800 milioni a fronte di un patrimonio netto di 9,5miliardi (da ultimo bilancio) e che dichiara pubblicamente di aver bisogno di 5 miliardi (senza contare gli 1,6 che mette Altante e dei quali non è certo quanto potrà rientrare se consideriamo che ha chiesto e ottenuto anche warrants per arrivare al 7% delle azioni della banca post ricapitalizzazione) per rimettersi in sesto? La domanda è ovviamente retorica perché è chiaro a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con faccende bancarie che una banca in queste condizioni non è in grado di operare fattivamente come banca.
Ma sta facendo profitti, insiste il nostro piccolo azionista. Bene, quanti profitti sta facendo? Al ritmo attuale (ed eliminati i proventi straordinari) la banca MPS riesce a generare, al meglio, 500 milioni di profitti all'anno. Assumiamo vengano tutti tenuti in casa per aumentare il capitale: fra quanti anni sarà MPS in grado di operare come una "vera banca", ossia una banca adeguatamente capitalizzata a fronte dei suoi impegni e del suo patrimonio? Abbiamo visto che la banca stessa, per sopravvivere, ha bisogno di almeno 6-7 miliardi: a questo ritmo sono circa 12-14 anni!
Dunque, tornando alle 2 fallacie dei nostri commentatori:
1) La cessione delle sofferenze che potrebbe essere considerata contabilmente senza perdite comporta, per ammissione dello stesso istituto un fabbisogno di almeno 2,6 miliardi di capitale aggiuntivo. Altri 2.2 andrebbero imputati a migliorare la copertura dei deterioratri non ceduti, la qual cosa dovrebbe pure far pensare: evidentemente il management della banca MPS sono coscienti che i valori con cui hanno, sino ad oggi, iscritto a bilancio i loro crediti deteriorati non erano realistici e che, quindi, ulteriori perdite potranno venire dai medesimi.
2) L’utile che pure emerge dall’ultima trimestrale (circa 350 milioni di cui, però, quasi 200 dovuti a proventi fiscali straordinari) impallidisce difronte ai costi di risanamento indicati nel comunicato stampa dell’istituto stesso (e non include ad es le commissioni previste per l’aumento di capitale che da sole potrebbero valere 200-225 milioni) e alle possibili necessità di accantonamenti aggiuntivi poichè
2a) in bilancio rimangono 20 miliardi di deteriorati che dopo l’operazione avranno una copertura del 40% in linea con la media di mercato per deteriorati non a sofferenza. Questo è importante perché se anche solo il 10% di questo stock dovesse deteriorarsi ulteriormente avremmo 2 miliardi di nuove sofferenze e 400m di nuovi accantonamenti, distruggendo gli utili previsti.
2b) Includendo quest’operazione nelle serie storiche per il calcolo di fabbisogno di capitale a fini regolamentari sarebbe emerso un fabbisogno di ulteriori 2 miliardi evitato grazie ad una deroga espressa.
Provando a tirare le somme:
L’abbaglio principale dei nostri commentatori risiede nella fede cieca nei formalismi e nelle definizioni burocratiche che li porta a perdere di vista la sostanza della realtà.
Questa deleteria visione del mondo, in cui il valore delle cose cambia con un tratto di penna del regolatore o del burocrate in spregio dei segnali evidenti del mercato, porta a scelte subottimali di impiego dei propri risparmi e a prestar fede alle narrazioni autoassolutorie dei politici.
A questo punto il lettore si aspetta, crediamo, una discussione di perché questa "visione del mondo" o "cultura diffusa" sia deleteria. Ma e' autoevidente: sostituire il formalismo e la retorica all'analisi obiettiva dei fatti fa vivere in un mondo irreale che viene, presto o tardi, distrutto da quello reale. Il quale, nel campo economico, è quello dei mercati, ossia dei valori che milioni di persone attribuiscono alle passività ed attività di una banca, o di ogni altra azienda.
... torno alla carica con un aspetto che mi è caro.
Come le regole influenzano il comportamento degli attori?
Prendo spunto dal contesto svizzero, che prevede (banche comprese) che se i debiti superano la metà del capitale versato + riserve legali (diverso a quanto mi risulta dagli attivi di bilancio, o patrimonio netto) iniziano una serie di attività che nel giro di pochi mesi portano al fallimento oppure ad azioni di risanamento. Naturalmente uno dei problemi nel campo finanziario è valutare i debiti ma la regola mi sembra chiara. Migliaia di società italiane sarebbero fallite da tempo, in base a questa regola (attiva in CH dal 1911) ... ma questo è un bene o è un male?
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Vedere art 725 (e seguenti) del codice delle obbligazioni svizzero (del 30 marzo 1911, Stato 1° luglio 2016).
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Art. 7251VII. Perdita di capitale ed eccedenza dei debiti / 1. Avvisi obbligatori
VII. Perdita di capitale ed eccedenza dei debiti
1. Avvisi obbligatori
1 Se risulta dall'ultimo bilancio annuale che la metà del capitale azionario e delle riserve legali non è più coperta, il consiglio d'amministrazione convoca immediatamente l'assemblea generale e le propone misure di risanamento.
2 Se esiste fondato timore che la società abbia un'eccedenza di debiti, deve essere allestito un bilancio intermedio soggetto alla verifica di un revisore abilitato.2 Ove risulti da tale bilancio che i debiti sociali non sono coperti né stimando i beni secondo il valore d'esercizio, né stimandoli secondo il valore di alienazione, il consiglio d'amministrazione ne avvisa il giudice, salvo che creditori della società accettino, per questa insufficienza d'attivo, di essere relegati a un grado inferiore a quello di tutti gli altri creditori della società.
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Questo serve ad evitare fallimenti a catena. Lo sapevano anche nel 1911, anche se non lo chiamavano ancora "effetto domino".