Un aiutino alla memoria

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Pubblichiamo qui alcuni stralci della postfazione alla seconda edizione di ''Tremonti, istruzioni per il disuso''. Queste cose le abbiamo scritte tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011 e ci pare acquisiscano ancora maggiore interesse dopo l'ennesima manovra estiva. Perché, forse non tutti ricordano, nell'estate del 2010 ci fu un'altra manovra che aveva portato i conti in sicurezza...

Sui conti pubblici messi in sicurezza e lo spread sul debito.

 

Il debito pubblico italiano è abbondantemente maggiore del PIL, per cui cento punti base di variazione del tasso d'interesse che su tale debito paghiamo (causati da un aumento dello spread) equivalgono a più di un punto percentuale di PIL. Poiché, infine, il PIL italiano è di circa 1.500 miliardi di euro, è facile moltiplicare questo numero per 1 percento ed ottenere circa 15 miliardi di risparmi andati in fumo a causa dell'aumento dello spread sul debito pubblico italiano. E, lo ripetiamo, mentre il tasso di base dipende sostanzialmente dalle azioni di politica monetaria della BCE, gli spread nazionali dipendono sostanzialmente dalla serietà e affidabilità della politica fiscale e di spesa pubblica d'ogni singolo paese. Quest'ultima, a partire dalla primavera del 2008, in Italia l'ha controllata in prima persona Giulio Tremonti. In soldoni: se Giulio Tremonti, il preveggente ministro che Gianni Riotta ha nominato uomo dell'anno per le sue miracolose capacità di gestione economica, avesse davvero visto la crisi arrivare e ne avesse davvero previste le conseguenze e avesse davvero guidato l'economia in salvo, allora egli avrebbe cominciato a tagliare la spesa pubblica immediatamente dopo aver ottenuto l'incarico di ministro dell'Economia, ossia nella primavera del 2008 - come peraltro noi ed altri poveri tonti andavamo consigliando. Se così avesse fatto, si sarebbe garantito un saldo primario positivo sia nel 2009 che nel 2010, il che avrebbe davvero posto le finanze pubbliche italiane in ''sicurezza'', come egli ama dire, e avrebbe limitato o annullato la crescita dello spread; ricordiamo che alla caduta del governo Prodi lo spread era attorno ai 40, e comunque ben sotto i 50, punti base. Al 1 novembre 2010, lo spread del BTP biennale (decennale, trentennale) sul BUND tedesco d'uguale maturità viaggia a 97 (143, 182) punti base. Diciamo una differenza media di 120-150 punti che si traducono in un costo addizionale del debito pubblico pari a circa l'1,2-1,5% del suo ammontare. Quest'ultimo, ricordiamolo, è superiore ai 1800 miliardi di euro: fanno 22-27 miliardi di euro all'anno d'interessi da pagare in più, signor Tremonti! Sa come si pagano questi interessi in più? Si pagano con le tasse estratte dalle tasche dei cittadini ogni anno, signor Tremonti. O non dicevate che non avreste messo le mani in tasca agli italiani? E queste cosa sono, signor Tremonti, se non mani rapaci che frugano nelle tasche dei contribuenti italiani per estrarvi una media di 25 miliardi di euro in più all'anno a causa del fatto che lei, il grande previsore, non aveva capito nulla della crisi, non aveva previsto un bel nulla di cosa avrebbe provocato, non aveva messo in sicurezza nient'altro che la sua carriera politica e s'è, di conseguenza, fatto trovare completamente impreparato dalla crisi del debito europeo?

 

Sulla manovra dell'estate 2010.

Quando i mercati finanziari mondiali, ed europei in particolare, sono entrati in fibrillazione una seconda volta, a cavallo fra il 2009 ed il 2010, Voltremont si è accorto, con colpevole ritardo, che il deficit pubblico italiano aveva bisogno di un'energica tosatura. Dopo che Spagna e Portogallo si erano già mossi, di fronte alla crisi "greca", anche Via XX Settembre ha finalmente detto la sua promettendo una riduzione del deficit pubblico pari a 26 miliardi di euro su due anni (2011 e 2012). Più che di scelte autonome di politica del risanamento, si tratta quindi di mosse forzate dalla situazione finanziaria internazionale. Notiamo anzitutto l'entità della manovra, pari a circa 13 miliardi per anno. Il lettore ricorderà che il solo aumento dello spread sui titoli tedeschi e francesi ci costa, in interessi pagati annualmente, una cifra superiore! Insomma, se l'uomo dell'anno avesse fatto il suo dovere quand'era ora, la manovra non sarebbe stata per niente necessaria, anzi si sarebbe "fatta da sola". Non male come esempio concreto d'insipienza economica e politica dalle costose conseguenze per le tasche dei cittadini, no? Sarebbe carino che Voltremont, o uno dei suoi Mangiamorte, riuscisse a trovare anche un solo altro italiano che, in prima persona e per propria mancanza di competenza, sia riuscito a causare un tale gigantesco salasso al portafoglio dei suoi concittadini.
Ma veniamo dunque alla manovra vera e propria. Come tutti sanno Voltremont l'ha sbandierata come la versione italiana di "lacrime e sangue", come il grande taglio della spesa che servirà a mettere in sesto il paese per sempre ed "in sicurezza" i conti pubblici. Sì, aveva detto d'averlo fatto anche l'anno prima e quello prima ancora, ma ha deciso evidentemente che non c'è due senza tre. La realtà è che la manovra non diminuisce le spese complessive ma, più propriamente, le aumenta meno di quanto il Tremonti stesso avesse promesso, mentre si sono aumentate le imposte molto di più di quanto si abbia il coraggio di ammettere.

Sulle previsioni di pareggio del bilancio.

 

Almeno un altro trucco, però, va menzionato. Come tutti sanno, deficit, debito e tutto il resto sono sempre stabiliti in rapporto al PIL nominale. Un modo, quindi, per ridurre il debito e il deficit in rapporto al PIL, e far sembrare che tutto vada per il meglio nel migliore dei mondi possibili, è far finta che il denominatore sarà più grande di quanto sia ragionevole pensare che possa essere. Anche questa, come quella delle spese tendenziali di cui parla Baldassarri, è un'antica pratica democristian-craxiana: se andate a leggervi le finanziarie dei ruggenti anni `80 e dell'inizio anni `90 (prima che la baracca crollasse fragorosamente al suolo) vi troverete previsioni fantastiche ad ogni finale d'anno, che venivano poi regolarmente smentite dal consuntivo e rilanciate, con interessi, nella nuova finanziaria. Via così, per più di un decennio, fino al patatrac del 1992. Da quando Voltremont (che in quegli anni si faceva le unghie apprendendo come fare il gioco delle tre carte con i conti dello stato da maestri quali Franco Reviglio e Rino Formica) ha cominciato a comandare per davvero a Via XX Settembre (ossia, dal 2001) quell'onorata pratica è ritornata di moda. Ecco quindi che, nelle "previsioni" del ministero del Tesoro, il PIL nominale del 2011 sarà del 3,8% maggiore che nel 2010, per una crescita reale del 2% circa, mentre nel 2012 andrà ancora meglio con un più 3,9%! Cosa daremmo per poter ascoltare le risate che si facevano alla Direzione Generale mentre s'inventavano questi numeri, e per sapere di che cosa s'erano fatti.
Bene, mentre prendeva per i fondelli gli italiani con i finti tagli ed i veri aumenti delle tasse descritte da Baldassarri e con le previsioni degne dell'Astrologo di Brozzi (il quale, si narra in Toscana, sapeva riconoscere "i rovi al tatto e gli escrementi al puzzo") appena menzionate, mentre tagliava i fondi per istruzione, università e ricerca, che cosa dichiarava, in pubblico, Voltremont? Dichiarava questo, che non commenteremo (non ne abbiamo lo stomaco):
La manovra ora in discussione in Parlamento, ha aggiunto il ministro, "non è solo una manovra per stabilizzare i nostri conti. È qualcosa di più, la correzione di una tendenza storica: meno spesa pubblica; meno enti inutili; meno spese inutili; meno abuso dei soldi pubblici; meno evasione fiscale". [...] Per la ricerca e per l'università, se configurate come reale investimento sul futuro, può essere fatta una politica diversa. [...]" "Questa volta - dice il ministro - non ci saranno altri a pagare per noi, saremo noi a dover pagare per noi e con gli interessi. Per decenni, in Europa, in Italia, drogati dal debito pubblico si è pensato che la politica fosse indipendente dai numeri, che la politica venisse prima dei numeri. E questi poi - i numeri - più o meno taroccati, ma ora è l'opposto: i numeri vengono prima della politica ed è la politica che deve adattarsi ai numeri".
Sì, ha detto proprio così. E il mangiamorte di turno era tutto contento, predeva appunti, e faceva sì sì con la testa.

 

Quello che si sta vedendo in questi giorni è un film già visto varie volte. Purtroppo ogni sequel è peggiore dell'edizione precedente.

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Commenti

Ci sono 48 commenti

Pregevole sussidio mnemonico, ma noi comuni mortali come facciamo a ricordaci che nell'estate del 2010 ci fu un'altra manovra che aveva portato i conti in sicurezza... e chissà quante altre prima?

Per prima cosa ogni manovra è precedura da settimane di ipotesi, varianti, smentite. Di tutto di più, non una manovra ma mille.

Poi quando arriva al Parlamento ci sono emendamenti (migliaia) oppure maxi-emendamenti (uno solo ma con migliaia di modifiche).

Poi inizia il tira e mola tra Camera e Senato.

Insomma è pu' ricordare a memoria l'elenco telefonco di Roma o Milano.

F

Non solo riassumere e schematizzare ogni volta che c'è una manovra definitiva, ma anche ricordarci ogni volta le puntate precedenti.

Certo che se i media appartengono ai polici (anche nel senso del finanziamento ai giornali) la cosa è un filino più complicata... 

Dunque.

Prima la crisi era solo una cosa psicologica,poi noi eravamo messi meglio degli altri, poi ne usciremo meglio degli altri, poi le perle qui sopra descritte, poi dobbiamo fare una "piccola manutenzione ai conti", poi lo scempio attuale... tremo nello scoprire il seguito.

non appena letto il tutto non sò perchè mi è venuta in mente questa canzone

www.youtube.com/watch

Pezzo da far leggere obbligatoriamente a sudditi e (boldrinianamente) ai liberalidelcazzo

piccola previsione:

berlusconi insieme a tutta la sua ciurma non lascerà la politica fino a quando non saremo sull'orlo del baratro,continueranno i costi della politica i monopoli gli sprechi  la corruzione i tagli al welfare fin quando 60 milioni di italiani non lo attacheranno armati di accette e bastoni ,a quel punto lascerà l'italia , ridotta nel frattempo   ad una situazione di fame disperazione e rabbia simil grecia,ed andrà a godersi le sue ricchezze all'estero.

domanda.chi verrà dopo di lui sarà in grado di garantire un cambio di rotta sufficientemente efficace?

io ho forti dubbi.

 

chi verrà dopo di lui sarà in grado di garantire un cambio di rotta sufficientemente efficace?

 

Anche io ho forti dubbi ma non solo per la qualità dei futuri timonieri ma per quella del timone e di tutta la barca. L'Italia è inguidabile, ingovernabile, anche per un capace capitano. Giri il timone ma non succede nulla o peggio succede l'opposto.

F

dice di temere un presente che distrugge il futuro...

io aggiungerei un onesto sguardo al passato (che non fa nessuno)

 

un solo dato per tutti:

 

 

il volume dei prodotti finanziari derivati è di 10 volte il PIL del mondo (415.000 MLD EUR)


 

probabilmente l'idea originale di assorbire questa Bolla Madre

con la profusione dei fondi Sovrani non è stata così lucida

 

probabilmente la tesi "too big to fail" (il dilemma dei Senatori americani di questi giorni)

era solamente voler rimuovere una situazione pazzesca

 

chi si diletta un minimo con la psicologia

 

sa bene che la rimozione (ottimismo) non risolve i problemi

ma li rinchiude a marcire in cantina

 

 

credo che sia arrivato il momento di affrontare l'incubo

 

quindi cominciando col raccontarlo

dando un aiutino alla memoria collettiva

 

 

un solo dato per tutti:

il volume dei prodotti finanziari derivati è di 10 volte il PIL del mondo (415.000 MLD EUR)

 

Se bastasse "un solo dato per tutti", sarebbe un argometo semplice che qualsiasi sprovveduto potrebbbere comprendere e risolvere. Mi pare non sia questo il caso.

certa gente non si rende conto dei danni che fa quando scrive.

Per la cronaca, il valore totale delle abitazioni nel mondo immagino sia un qualche multiplo del pil mondiale (e varrà circa millemila fantastilioni). Ma non ditelo in giro che poi qualcuno manda le ruspe.

 

EDIT: commento riposizionato. Scusate.