Assurdità e pericolosità della patrimoniale straordinaria

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Il dibattito di politica economica italiano non sembra essere mai sazio di idee nefaste. In questi giorni si fa un gran parlare di una patrimoniale straordinaria con l'obiettivo di ridurre il debito pubblico. Proviamo a spiegare perché si tratta di una idea assurda e inefficace, usando un po' di economia ma senza esagerare, che quando le idee sono così assurde spesso basta il buon senso.

Le origini della discussione

L'idea dell'imposta patrimoniale è venuta a mezzo mondo, durante gli ultimi anni, a volte come spauracchio o minaccia, a volte come supposta soluzione dei nostri problemi di finanza pubblica. L'attuale dibattito, comunque, parte da un discorso fatto da Giuliano Amato in dicembre, a cui fanno seguito un vasto numero di commenti più o meno positivi e quasi tutti di sinistra. Camusso, De Benedetti, Piercarlo Padoan, sono tutti  a favore di una patrimoniale per ridurre lo stock in essere del debito - problema che ossessiona tutti: persino Giannino ha la sua versione ... mentre Della Vedova propone dismissioni patrimoniali pubbliche, sempre allo stesso fine - sino al culmine del discorso di Veltroni a Torino, dove la patrimoniale viene presentata come ingrediente essenziale di una miracolosa manovra di finanza pubblica.

Pietro Ichino (who should know better, si dice qui da noi) arriva in aiuto a Veltroni - a gamba tesa però - roba da rosso diretto. Prima ci spiega che ci dobbiamo fidare, che questa volta dopo la patrimoniale arrivano i tagli; e poi ci dice che invece delle nuove promesse di liberalismo di Berlusconi no che non ci dobbiamo fidare, perché lui non ha la reputazione, non ha mai fatto nulla di liberista. Nessuno qui si fida del liberismo di Berlusconi, proprio no. Ma della capacità del PD di tagliare la spesa dopo una bella patrimoniale (che ritarderebbe la necessità di tagliare la spesa) noi non abbiamo visto alcun segnale. Alcuno. Mai. E poi mai.

Continuiamo comunque. A dare un tono "tecnico" all'intera cosa, arriva infine, un'intervista sul Corriere della Sera di tal Pellegrino Capaldo, il quale si diletta a darci una magistrale lezione di finanza, pubblica e non. Tralasciamo le ironie sui tecnicismi di Capaldo. Troppo facili e fanno comunque parte del lungo volume "elites italiote" che i nostri lettori oramai conoscono molto bene. Capaldo, come Amato ed altri, è solo un altro esemplare di quella nociva specie.

Ma veniamo alle questioni di fondo.

Siamo veramente a rischio di bancarotta sul debito pubblico? E, che ci siamo o no, come possiamo evitare di finirci a rischio di bancarotta?

Cosa bisogna fare

Il debito è quello che gli economisti chiamano una variabile stock, cioè è il risultato dell'accumulazione passata di deficit (variabile flusso). Il rischio di default sul debito si ha quando i mercati finanziari (i "bond vigilantes" ) prevedono un debito che cresce senza controllo, ossia tale che il debitore, con i flussi di reddito a sua disposizione, non riesce a pagare gli interessi e, quindi, non trova nessuno disposto a rifinanziargli il capitale a tassi consistenti con la capacità suddetta di pagare interessi. Notate che il ragionamento appena fatto ha un aspetto "circolare", che è importante. Oltre ad un ovvio aspetto dinamico: se al momento lo stock te l'hanno finanziato e gli interessi riesci a pagarli, non è lo stock la causa della crisi. È il flusso atteso, ossia le variazioni dello stock, che crea tensione ed ansia. Prendere nota, che ci ritorniamo sopra.

Quindi, perché vi sia rischio di default sono necessari aspettative di sostenuti deficit futuri, qualunque sia lo stock in percentuale al PIL. Qui, per capire che lo stock conta relativamente poco, tenete in mente l'Argentina del 2000 o l'Irlanda e la Spagna del 2010, da un lato (hanno stock inferiori al nostro) e Giappone, dall'altro (che ha uno stock quasi doppio, sempre in % del PIL). Più che il livello attuale del debito, quindi, le aspettative sui deficit futuri sono la variabile cruciale, quella che ci salva o ci rovina. Non è che l'attuale livello del debito non conti, naturalmente; quale dinamica dei deficit futuri sia sufficiente a mettere un paese a rischio default dipende da quanto debito sia già stato accumulato e quindi da quanti interessi vanno pagati. Per questo l'Italia ha poco margine. Ma la questione cruciale resta comunque se il paese è in grado di pareggiare il bilancio nel futuro, più che quanto debito si è accumulato fino ad adesso.

E quindi, NON CI SONO SCORCIATOIE. Il rientro dal rischio default sul debito richiede il pareggio del bilancio. E il pareggio del bilancio richiede minore spesa pubblica e/o maggiori tasse. E possibilmente il pareggio va ottenuto senza gravi danni in termini di crescita perché solo la crescita del PIL, a valore nominale costante dello stock di debito, può rendere il rapporto fra i due "piccolo" nel lungo periodo. Pareggio di bilancio e crescita, dunque, sono le UNICHE due soluzioni vere ai problemi del debito.

Altro che balle. Come quelle di Berlusconi, che nella sua lettera al Corriere farfuglia e cincischia di una ripresa della crescita, solo per scadere nel ridicolo più penoso affermando che tale crescita si può ottenere con una modifica dell'articolo 41 della costituzione (!) e grazie agli ''effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista''. Fenomenale, il potere delle idee: dichiariamo nella costituzione che siamo liberali e i fiori liberali fioriranno, gli imprenditori saranno liberi e felici di intraprendere e tutto profumerà di rose selvatiche, anche la munnezza di Napoli. Se ci fosse bisogno di una prova che Berlusconi e il suo governo non sanno nemmeno da dove cominciare per favorire la crescita, questo suo delirante intervento la fornirebbe. Ma i fatti hanno già parlato, e comunque Michele si è già preso altrove la briga di sbeffeggiare il sultano.

Prima di lanciarsi in improbabili proiezioni di un paese che cresce al tre-quattro per cento, Berlusconi o chi per lui faccia la prima cosa ovvia e chiara da fare. Inizi a mettere in ordine i conti pubblici. Quelli ordinari, quelli di tutti i giorni. Assicuri che le entrate ordinarie siano maggiori o uguali alle uscite ordinarie.

Perché un'imposta straordinaria è inutile e assurda

Minore spesa e/o maggiori tasse, dicevamo. La patrimoniale fa parte delle seconde, ovviamente. Ma ci sono tasse e tasse. La patrimoniale che oggi viene proposta è un'imposta straordinaria e in questo sta una buona parte della sua inutilità e assurdità. Ci spieghiamo.

I nostri politici, come i politici di tanti altri paesi, sono abituati a considerarsi meglio degli altri. L'analisi economica li considera invece come attori economici al pari degli altri, con i propri obiettivi personali da raggiungere. Gli obiettivi personali sono quelli di tutti, accrescere il proprio benessere perseguendo maggiore ricchezza e potere. È solo quando il contesto istituzionale pone limiti chiari al loro operato che i politici favoriscono anche il bene pubblico.

Quando valutiamo una particolare politica pubblica, in questo caso una politica di riduzione del debito, la domanda da porsi è: come cambiano gli incentivi dei politici? Questa non è solo la domanda che si pone qualche economista fuori dalla realtà. Questa è la domanda che si pongono gli investitori quando devono prestare allo stato i propri soldi in cambio della promessa di rivederli tra dieci anni. Come cambiano gli incentivi dei politici? Il provvedimento rende più o meno probabile che i politici mettano il bilancio pubblico su un sentiero che porta alla solvibilità e che mi aiuterà a recuperare il capitale?

Una volta chiarito che questa è la domanda, diventa immediatamente chiaro perché la patrimoniale straordinaria è un'idea inutile e assurda; macché: DELIRANTE. A fronte di una improvvisa pioggia di denari che entrano nelle casse pubbliche, come pensate reagiranno i nostri politici? Non c'è bisogno che lo spieghiamo vero? Voltremont, abbiamo abbondamente documentato, non è mai stato timido quando si è trattato di aumentare la spesa primaria. E Voltremont è uno dei migliori - o almeno ha la reputazione di esserlo e non abbiamo ragione di credere che non sia vero. Avete presente le storie degli aristocratici incapaci a fannulloni che si sono rovinati perché, per pagare i debiti, anziché lavorare si son messi a vendere il patrimonio un po' alla volta? Ecco, la patrimoniale è esattamente la stessa cosa  - infatti, quel genio del Capaldo e, prima di lui, il Mangiamorte per eccellenza, tal Fortis, proprio così l'hanno spiegata! - e porterebbe ad esattamente le stesse conseguenze.

Un bell'esempio di quello che succederebbe se una patrimoniale alleggerisse il vincolo del debito pubblico è presto fatto. Dopo l'avvento dell'euro i tassi sul debito pubblico italiano sono notevolmente diminuiti. Non è una patrimoniale ma ha di fatto avuto lo stesso effetto: alleggerire il vincolo del debito pubblico, riducendone il costo per interessi. Il costo del servizio del debito è inferiore, la finanza pubblica risparmia, e il rientro dal debito è notevolmente facilitato: basta non far nulla. Cosa è successo, invece?  È stato tutto un neutralizzare i risparmi derivanti dalla riduzione dei tassi di interesse mediante aumenti della spesa. Altro che non far nulla. Un calo secco del debito pubblico mediante patrimoniale straordinaria fornirà semplicemente maggiore margine di manovra per il populismo reazionario del nostro signore oscuro o per quello rivoluzionario di Vendola.

Alcuni, tipo Veltroni e Pietro Ichino, pensano di pararsi le chiappe dicendo che la patrimoniale va accompagnata ad altre misure di carattere strutturale, che aiutino la crescita e  pareggino il bilancio. Beh, se veramente si riesce a ridurre la spesa pubblica arrivando al pareggio del bilancio e ad attuare misure liberalizzatrici e di riduzione del carico fiscale che portino alla ripresa della crescita ALLORA la patrimoniale è inutile. È solo se non si crede di essere in grado di fare le necessarie riforme strutturali che bisogna mettere il tampone.

Minore spesa o maggiori tasse?

La questione quindi è sempre la stessa. C'è spazio per ridurre la spesa? Non dovremmo invece fare l'opposto, aumentare le tasse ed estendere il welfare ai precari e a "tutti coloro che non arrivano alla fine del mese"? Perché non possiamo anche noi fare come in Svezia?

Perché già facciamo come in Svezia. Non ve ne siete accorti? Paghiamo per lo stesso welfare svedese, anche un po' di più. Se poi non riceviamo le stesse prestazioni è mica colpa di nessuno (per quelli con il senso dell'ironia artrofizzato: il "colpa di nessuno" è ironico). La Tavola sotto viene dall'Economist ed è stata compilata da KPMG. Include tasse sul reddito e contributi alle pensioni.

Siamo ben sopra alla Svezia. Allora delle due l'una. O il nostro sistema di welfare è superiore a quello della Svezia, oppure c'è un casino di grasso che cola e che si può tagliare, nella spesa pubblica italiana. Chiunque non dico abbia visitato la Svezia ma anche solo ne abbia sentito parlare una volta mezzo addormentato davanti alla televisione sa che la loro rete di protezione sociale è ben superiore alla nostra. E allora, signori cari, c'è ben più spazio sul lato dei tagli che non da quello di nuove tasse.

Maggiori tasse riducono l'attività economica - da dove crediamo che venga il nostro 1% scarso da 15 anni e oltre se non dal combinato di tasse altissime e settore pubblico che spreca senza produrre nulla di utile?  Se è vero, come è vero, che cola il grasso ed il settore pubblico le risorse le spreca, allora è ovvio cosa sia l'uno-due che occorre mettere in atto. Uno: la spesa si può ridurre senza grossi effetti sull'attività economica ma con positivi effetti sul deficit e, quindi, sui tassi ed il costo del debito. Tagliare la spesa pubblica che non sia funzionale alla crescita e che non offra effettiva sicurezza sociale avrebbe, anche, dei chiari effetti redistributivi: dai rentier (ovunque essi siano) ai ceti produttivi. Niente di male a nostro avviso. Due: le maledette "riforme strutturali" che oramai non riusciamo neanche più ad elencare tanto rituale e vuota è diventata la litania in questa Italia sgovernata. Ma non ci sono alternative: solo questo uno-due risolve il problema del debito e, paradossalmente, rende possibile aumenti futuri della spesa pubblica per "fare come in Svezia". Tutto il resto è aria fritta.

E anticipiamo Veltroni e i suoi amici, la cui prossima proposta è senza dubbio una grande caccia agli evasori: anzitutto, non sono abbastanza e, secondo, le tasse riducono l'attività economica anche quando le pagano gli evasori. Questo non per dire che la lotta all'evasione non sia cosa buona; è ottima. Ma è importante abbassare le tasse a chi le paga mentre le si alzano a chi non paga. È sempre lo stesso discorso, se le tasse degli evasori vanno ad aumentare la spesa pubblica, magari assieme ai proventi della patrimoniale, al paese non servono, vista la scarsa produttività della nostra spesa. Perdippiù, questo conto l'abbiamo fatto svariate volte e ci siamo stancati di ripeterlo: ogni realistica e seria politica di lotta all'evasione (a livelli svedesi, tanto per rimanere in scandinavia) non genererebbe risorse sufficienti a ridurre il deficit senza tagliare la spesa. Su questo tema il PD, l'IdV e la stampa di sinistra continuano a produrre propaganda veramente dannosa che alimenta sciocche illusioni nel loro elettorato. Dovrebbero smetterla, fanno solo danno!

Incidentalmente, buona parte delle considerazioni che si applicano alla patrimoniale straordinaria si applicano ugualmente alla dismissione di beni pubblici. Non è che questa non sia una buona idea, non fa necessariamente male ridurre il debito o rendere più produttivi immobili e altri attivi che ora vengono sotto-utilizzati nel settore pubblico. Ma un'entrata una tantum e non può risolvere il problema se al tempo stesso non si raddrizza il bilancio. La chiave resta sempre e comunque la riduzione della spesa. Senza quella, gli effetti della dismissione saranno temporanei e tra 4-5 anni saremo punto e a capo. Meglio, anzi necessario ed u rgente, iniziare dalla cura vera, non dai palliativi. Son vent'anni che il paese si alimenta di cerotti temporanei e le condizioni dell'infermo peggiorano continuamente.

Chi colpisce la patrimoniale straordinaria?

Ma i super-ricchi no? Quel 10% di infami che si sono appropriati, chissà con quali subdoli mezzi, del 47% della ricchezza, no? E chi sono poi questi infami che vanno perseguitati, munti, tosati, affinché i nostri politici possano continuare a spendere e spandere? La risposta più semplice è: sei tu che leggi, magari con qualche anno in più sulle spalle. Com'è possibile? Non è solo il 10% più ricco? È possibile. Ma è un discorso un po' più lungo, che facciamo in un altro post. Non solo è possibile, ma spiega anche bene perché una tale tassa viene vista così male dal ceto medio, che non è (informiamo Veltroni) composto principalmente da ricchi ereditieri.

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Commenti

Ci sono 98 commenti

Visti i criteri altamente meritocratici di assunzione nel settore pubblico, purtroppo, la patrimoniale è l'unica via:

http://dirpriva.eco.uniroma1.it/docenti/CAPALDOgiuseppina.htm

I nostri lettori sono i migliori... e i piu' cattivi. Saranno parenti il nostro Pellegrino e la nostra Giuseppina? Certo sono nella stessa universita'. Uno ad Economia Aziendale e l'altra a Diritto ed Economia delle Attivita' Produttive.

Ony soit qui mal y pense!

 

Su debito e crescita. Qui Rogoff sostiene, sulla base dell'analisi di 44 paesi in circa 200 anni, che,

"the relationship between government debt and real GDP growth is weak for debt/GDP ratios below 90% of GDP. Above the threshold of 90%, median growth rates fall by 1%, and average growth falls considerably more. The threshold for public debt is similar in advanced and emerging economies and applies for both the post World War II period and as far back as the data permit (often well into the 1800s)".

http://www.voxeu.org/index.php?q=node/5395

 

 

and ... ?

Oltre ai meccanismi tecnici chiariti nel post di Sandro Brusco che ben chiariscono la natura indegna dell'idea di patrimoniale, l'elemento davvero fondante per respingerla mi pare la qualità di una classe politica che, come correttamente puntualizzate è composta da saccheggiatori affetti da inesauribile bulimia di rapine. Affidare a costoro il diritto di imporre una patrimoniale vuol dire fare Totò Riina ministro della giustiia.

Scusate, solo un chiarimento sul grafico che avevo già visto in passato: i contributi "employee" sembrano del 9-10% per l'Italia, del 13-14% per la Germania e del 20-21% per la Francia.

Ora, io pago il 26% ai miei dipendenti e poi loro pagano un altro 9.5%.

Mi par di ricordare che anni fa avevo controllato quant'era all'estero e mi pareva Francia 14% (totale) e Germania 19% (sempre totale). Magari me li ricordo invertiti, ma sta di fatto che in Italia si paga il 35% circa e non il 9% come mostrato nel grafico. A cosa si riferisce la barra "employee social security"?

Grazie.

Credo tu abbia ragione. Il grafico del KPMG fa vedere dal punto di vista del dipendente (paga tot di income tax e tot di soc. security). Pero' giustamente la porzione pagata dal datore di lavoro e' per il lavoratore.

Il grafico in questo articolo fa vedere anche l'altra facciata.

 

Veltroni, Amato (che secondo me avrebbe dovuto fare la fine del suo padrone Craxi, invece ha continuato a fare carriera e ulteriori danni) nonche' altri ferrivecchi di boiardi democristiani come Capaldo e la loro compagnia di giro, hanno un potenziale di demenza (e malafede) innato che riesce a stupire ogni volta. Adesso arriva pure Ichino (che da quando fa da cheer leader a Marchionne, sui giornali di regime targati Fiat e' diventato come il prezzemolo) a dare man forte a questi zombies.

L'unica consolazione consiste nel fatto che se si presentano alle elezioni con un programma dove la patrimoniale viene sbandierata energicamente perderanno ancora una volta nonostante Berlusca sia all'ammazzacaffe'. Del resto e' un' impresa che quasi riusci' nel 2006 a Prodi, il quale avendo dieci punti di vantaggio nei sondaggi li perse in pochi giorni evocando nuove tasse in diretta televisiva nel dibattito con Berlusconi. Ma ovviamente Veltroni, Bersani & Co. vogliono riuscire a fare anche peggio (in fondo partono da poco piu' del 20% quindi scendere a pecentuali single digit dovrebbe essere abbastanza facile).

Questo suicidio collettivo aprira' la strada o ad un altro decennio di Berlusca (assiso al Quirinale), e Bossi e Voltremont oppure, molto piu' probabilmente, un default argentino condito con rivolte di marca tunisino-egiziana (a ritmo di bunga bunga).

questi sono persone che pensano che l'economia sia quella cosa che dice tal Zamagni (che ha copiato male da sen, ma mi hanno spiegato che il furto a fini accademici e' perdonato dal papato.)

che secondo me avrebbe dovuto fare la fine del suo padrone Craxi, invece ha continuato a fare carriera e ulteriori danni

Fabio,

ricordi come Craxi definiva Amato negli indimenticabili fax dalla Tunisia, quando azzoppato politicamente (e dal diabete) sfuriava contro gli ex che lo rinnegavano?

Questo suicidio collettivo aprira' la strada o ad un altro decennio di Berlusca (assiso al Quirinale), e Bossi e Voltremont oppure, molto piu' probabilmente, un default argentino condito con rivolte di marca tunisino-egiziana (a ritmo di bunga bunga).

Se è così, mi fingo pakistano e vengo a fare l'edile a Dubai.

Adesso, prendetela x provocazione o scetticismo: ma com'è che voi fareste ripartire la crescita e pareggiare i conti? E se sapete come farlo voi, perché non lo sanno o non lo fanno i politici e gli economisti in Italia oggi? A chi conviene che il paese vada in bancarotta? Non vi ho sentito parlare di Monti: che ne pensate di lui? Insomma: tra le persone sotto mano al momento e le cose che si possono fare, secondo voi quali sarebbero le mosse auspicabili? Ciao e grazie!

Nessuna provocazione, anzi. Il sito è pieno di proposte, ma non sono raccolte sistematicamente. Cerca nella nuvola di parole "abarth" o prova con Google "noisefromamerika cavaliere bianco". Comunque, stiamo lavorando ad un libro di contenuti propositivi. 

Mah, se "i politici e gli economisti in Italia oggi" non sanno che tagli fare possone guardare che fanno in UK oggi, che cosa hanno fatto qualche anno fa in Germania, etc. Qualche idea dovra pure venir fuori...

 

spiega anche bene perché una tale tassa viene vista così male dal ceto medio, che non è (informiamo Veltroni) composto principalmente da ricchi ereditieri.

 

Veltroni, Amato e molti altri politici quando pensano ai super-ricchi pensano a se' stessi, una classe parassitaria super-pagata di dirigenti pubblici, e alla classe parallela di c.d. grandi imprenditori e palazzinari italiani (es. Agnelli, Berlusconi, De Benedetti, Ricucci, Caltagirone) che sono diventati super-ricchi solo in parte grazie ad abilita' personali proprie o dei loro avi nel passato, e in parte spesso decisiva grazie ai sussidi statali, alle concessioni statali, al malgoverno, al protezionismo e alla negligenza dello Stato.

Questa specifica classe di super-ricchi secondo giustizia dovrebbe effettivamente contribuire al risanamento del debito pubblico,  tuttavia anche se cio' avvenisse le risorse prelevabili non ridurrebbero significativamente il debito stesso perche' questo risulta non solo dai super-stipendi e dalle risorse assorbite dai politici, dirigenti pubblici e imprenditori assistiti, ma risulta in parte prevalente dalla spesa pubblica improduttiva che e' stata fatta per garantire consenso ai vertici politci a Roma, e cioe' per eserciti di spazzini stipendiati ma che non lavorano perche' "non ci sono mezzi di trasporto", moltitudini di operai forestali inutili e che non lavorano, falsi braccianti agricoli che incassano contributi previdenziali per disoccupazioni inesistenti, falsi invalidi, un numero eccessivo di insegnanti, specie alle elementari, pagati poco a fronte di meno ore lavorate rispetto alla media dei Paesi avanzati.

Riassumendo, per coprire d'oro un relativamente piccolo numero di politici, dirigenti pubblici e imprenditori assistiti sono state estratte con tasse e deficit pubblico (che ha formato il debito di oggi) risorse molto, molto superiori per il consenso, che sono finite prevalentementre in consumo improduttivo specie delle clientele politiche e dei dipendenti pubblici non produttivi, oppure anche per investimenti improduttivi come le note cattedrali nel deserto, sia pubbliche che private.

Per questo motivo e' fondalmentalmente sbagliato proporre una tassa patrimoniale straordinaria indiscriminata ed estesa ai cittadini normali, siano essi appartenenti al 10% o al 30% piu' ricco. La maggior parte di queste persone non sono diventate super-ricche grazie al deficit pubblico e al malgoverno statale, ma prevalentemente perche' hanno lavorato nel settore privato (dove ci sono la   maggioranza degli occupati) e soprattutto perche' gli immobili di proprieta' hanno acquisito un valore nominale elevato nelle aree metropolitane maggiori.

Sarebbe corretto far contribuire al risanamento statale in maniera chirurgica chi direttamente e' diventato ricco grazie alla gestione del consenso con la spesa pubblica, li' ci sono stipendi e pensioni nettamente superiori alle posizioni corrispondenti nel resto d'Europa accumulati per decenni e per alcuni politici e dirigenti pubblici per piu' generazioni, poi ci sono i miliardi di euro di aiuti pubblici alla FIAT, l'oligopolio favorito dallo Stato a beneficio di Berlusconi, gli acquisti statali di prodotti Olivetti, i sussidi ai giornali. Dal punto di vista pratico, specie nella patria dello stravolgimento del diritto come l'Italia, mi sembra un'obiettivo irraggiungibile.

Invece e' obiettivo giusto e raggiungibile ridurre la spesa pubblica per l'acquisto del consenso, anche se e' difficile e politicamente costoso, come conferma l'opposizione che ha incontrato la riduzione dell'assunzione dei precari della Scuola da parte della Gelmini, in precedenza strumento abusato sia da destra che da sinistra per comperare consenso con la spesa pubblica. Ridurre i compensi dei politici e dei dirigenti pubblici ai livelli europei e' sicuramente giusto e fattibile, ma probabilmente molto piu' difficile da ottenere rispetto alla riduzione degli esuberi nei dipendenti pubblici nella Scuola. Questo dovrebbe essere l'obiettivo primario di una proposta politica onesta, assieme alla riduzione della spesa pubblica per comperare consenso, iniziata con la Scuola.

"Tagliare la spesa pubblica che non sia funzionale alla crescita e che non offra effettiva sicurezza sociale "

il problema è proprio questo. anche tagliando, probabilmente si taglierebbe proprio sul welfare. perché la spesa improduttiva del grande carrozzone è proprio quella che serve mantenere. ultimamente in alcuni comuni hanno iniziato a spegnere le luci dei lampioni, non di certo a tagliare sulle consulenze.

Sono d'accordo con molte delle analisi e conclusioni (ho scritto qualcosa in materia su VOX). Vorrei solo aggiungere che andrebbe evidenziato che il mercato è meno bravo a fare il vigilante di quanto si creda. Forse ciò è dovuto al fatto che è difficile capire quanto una patrimoniale sia resa più credibile dal preventivo congelamento triennale degli stipendi pubblici (anch'essa una tassa non certo sui ricchi). La verità è che, entro certi limiti, fallimenti privati e pubblici possono autosostenersi.

 

Quindi, perché vi sia rischio di default sono necessari aspettative di sostenuti deficit futuri, qualunque sia lo stock in percentuale al PIL.

 

azzardo una ipotesi: il possibile aumento di spesa e/o calo di gettito or both causato dal "federalismo" pasticciato che non convince più manco Luca Ricolfi potrebbe rientrare nella categoria, specie se accoppiato ad altri anni di bassa crescita? Oppure c'è qualche altro evento o congiuntura che potrebbe autorizzare tali aspettative?

Penso che anzitutto bisogni sforzarsi di ragionare dimenticando gli eventuali effetti personali.

Detto ciò sono anch'io contrario ad una patrimoniale STRAORDINARIA ed ad alienazioni del patrimonio ( specialmente se fatte come le ultime di Tremonti che vendette gli uffici per affittarli poi ad un prezzo la cui percentuale sull'introito della vendita era superiore al tasso medio pagato sul debito , ma si sa a comprarli erano sopratutto amici )

Potrei accettare una patrimoniale ordinaria ma solo a parità di gettito , cioè se si riducessero le imposte esistenti nella stessa misura del suo gettito.

Questo potrebbe avere senso per esempio se si fosse certi che la patrimoniale fosse meno evadibile per cui il cambio di mix tasse / reddito , tasse / patrimonio potrebbe essere visto come lotta concreta all'evasione.

Vorrei anche ricordare che l'IMU che si prospetta di introdurre con il federalismo municipale è a tutti gli effetti una patrimoniale.

Da alcuni interventi mi pare che molti considerino la patrimoniale programma del PD.

Ciò non è vero , Bersani ieri sera l'ha escluso.E' invece sostenuta dai veltroniani ( Veltroni , Ichino , De Benedetti ) non so se per lotta interna nel partito o come nuovo "soccorso rosso" a Berlusconi e da esterni al PD come Lamberto Dini ( PdL ) , Abete ( BNL ) ,Quadrio Curzio ( molto ascoltato da Tremonti ) e altri ( fra cui anche persone vicine a Confindustria - non so chi : un articolo che ho letto diceva così ).

Il silenzio di Tremonti ( sarà dietro il cespuglio con Bossi? ) mi fa però sospettare che la UE chiederà qualcosa di forte tipo la riduzione del debito di 1/20 l'anno fino a che non raggiunga il 60% : e allora sarebbero guai perchè il primo anno bisognerebbe trovare 90 miliardi che porterebbe il deficit a + 0,6% - 0,8% oltre il pareggio.

Voci in questo senso erano circolate a fine settembre : QUI

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/27/ue-conti-pubblici-berlino-detta-la-linea-dura-e-per-l%E2%80%99italia-sono-guai/65182/Se questo non fosse il caso , l'alternativa seria è il pareggio ma se questo si presenta "tout court" come taglio alla spesa la gente si spaventa.

Se il 2010 si chiuderà come previsto dalle "Decisioni di Finanza Pubblica 2011-2013" di settembre ( il vecchio DPEF a cui Treconti , con una riforma epocale , ha cambiato nome  ) ben 77 miliardi ci separano dal pareggio.

Ammettiamo per assurdo di fare un taglio del 20% degli stipendi pubblici che ammontavano nel 2010 a 175 miliardi.La spesa sarebbe ridotta di 35 miliardi ma le entrate diminuirebbero anche di 24 miliardi (*) per cui ridurremmo il deficit di soli 11 miliardi.( resa 31,4% )

*I 24 miliardi derivano da : 10,3 miliardi di contributi sociali che lo stato paga a se stesso , 51,4 sui 175 di spesa ; 2,5 miliardi di contributi sociali pagati dai lavoratori ; 8,5 di IRPEF relativa ai 22,2 miliardi di imponibile ( 35 - 10,3 -2,5 ) ed infine 2,8 di IVA dalla diminuzione dei consumi corrispondente al minor reddito disponibile :( 22,2 -8,5 

Un poco migliore sarebbe la situazione tagliando nel mix il numero dei dipendenti ( sicuramente non riimpiegabili altrove ) : taglio della spesa 35 miliardi , minori entrate per 21,6 miliardi ( 21,6 invece di 24 perchè l'IRPEF persa è da considerare all'aliquota media anzicchè a quella marginale ) : ma questo indurrebbe certamente altri costi in ammortizzatori sociali.( resa 38,3%)

Tagliando del 20% le pensioni o gasando il 20% dei pensionati il risultato sarebbe : minori spese 47,6 miliardi - minori entrate 19 miliardi.( resa 60% ) 

La scelta più redditizia sarebbe tagliare sempre del 20% i Consumi Intermedi : la spesa diminuirebbe di 24,8 miliardi e le entrate , ipotizzando che il 25% del valore dei C.I. sia lavoro interno  e l'IVA persa sui tagli , diminuirebbero di 8,7 miliardi. ( resa 65% ).E qui si può tagliare comprendendo questa spesa mazzette e stecche che i più si ostinano ancora a chiamare "sprechi"

Ora e' chiaro che avendo presente il deficit da colmare e se si son fatti a spanne i calcoli precedenti se si pensa a un taglio di 77 miliardi ci si terrorizza.

Quindi bisogna chiarire che il pareggio si potrà raggiungere in n anni e in più tagliando le nuove spese piuttosto che le esistenti.

Per esempio ipotizzando una inflazione del 2% , un interesse medio sul debito che pur salga in 5 anni dal 4% al 5% se si fosse capaci di realizzare una crescita reale del 2% , contenere l AUMENTO DI SPESA entro il tasso d'inflazione e lasciare invariata la p.f , partendo dal deficit 2010 ( -77 miliardi ) in 7 anni si potrebbe realizzare il pareggio di bilancio e ridurre il debito al 100% del PIL.

Dall'ottavo anno , pur mantenendo il pareggio si aprirebbero spazi o per ridurre la p.f. ( rimborso del fiscal drag ) o per concedersi qualche spesa maggiore ed il debito / pil , rimanendo costante in v.a. , continuerebnbe a calare di quasi il 4% ( 1/1,04 ) l'anno.

Occorrerebbe però che il governo facesse dei piani fino all'anno del pareggio ed ad essi si attenesse.

Con i piani a tre anni , siano essi i vecchi DPEF o i nuovi DFP di Tremonti , il governo dimostra di non avere un programma serio per la riduzione del debito.

 

 

gasando il 20% dei pensionati

 

visto per caso Ausmerzen di Paolini? :-)

E qui si può tagliare comprendendo questa spesa mazzette e stecche che i più si ostinano ancora a chiamare "sprechi"

esistono anche veri e propri sprechi, spesso ai "piani alti". Dove lavoro io ho visto professori universitari (ordinari...) cambiarsi PC ogni due anni coi fondi di ricerca o impegnarsi in gare di prestigio tra preside di facoltà e direttore di dipartimento per avere la stessa scrivania, lampada e poltrona. Poi hanno soppresso la facoltà e accorpato il dipartimento... Io mi tengo la stessa scrivania da vent'anni e una mia amica associata ha una stampante laser HP da archeologia industriale. Questione di mentalità.

 

 

 

 

Ammettiamo per assurdo di fare un taglio del 20% degli stipendi pubblici che ammontavano nel 2010 a 175 miliardi.La spesa sarebbe ridotta di 35 miliardi ma le entrate diminuirebbero anche di 24 miliardi (*) per cui ridurremmo il deficit di soli 11 miliardi.( resa 31,4% )

*I 24 miliardi derivano da : 10,3 miliardi di contributi sociali che lo stato paga a se stesso , 51,4 sui 175 di spesa ; 2,5 miliardi di contributi sociali pagati dai lavoratori ; 8,5 di IRPEF relativa ai 22,2 miliardi di imponibile ( 35 - 10,3 -2,5 ) ed infine 2,8 di IVA dalla diminuzione dei consumi corrispondente al minor reddito disponibile :( 22,2 -8,5 

Non capisco bene i tuoi numeri uno per uno: se tagli 35M di salario lordo i contributi sociali pagati dalloo Stato e dal lavoratore allo Stato sono circa il 20%, quindi 7M e non 10.3+2.5 come scrivi, quindi cambia l'imponibile IRPEF. Non cerco di capire il resto dei numeri ma in ogni caso il totale delle minori tasse+contributi pagate tagliando i compensi lordi del 20%, ovvero 24M su 35M e' un po' troppo elevato (corrisponde al 68.6% del lordo).

Dai conti che ho fatto in passato su Oppressione fiscale e detassazione degli straordinari a me risulta che il dipendente viene tassato con aliquota marginale fisco-contributiva-IRAP omnicomprensiva pari circa al 63%, quindi assumendo come credo ragionevole che su tutto il 20% di taglio si applichi l'aliquota marginale le minori tasse incassate sono 63% di 35M ovvero 22M e non 24M.

Detto questo va pero' chiarito e sottolineato che un taglio del 20% sul lordo corrisponde ad un taglio ben inferiore sul netto percepito dai dipendenti statali, perche' tra quota esente sull'imponibile IRPEF e aliquote iniziali inferiori l'aliquota IRPEF media e' un bel po' inferiore, specie per salari bassi, all'aliquota marginale.  Assumendo che l'aliquota IRPEF media sia la meta' (~21.5%) di quella marginale (~43%) a me risulta che un taglio del 20% sul lordo corrisponde ad un taglio del 12.6% sul salario netto in busta paga.

Se si taglia il salario netto del 20% allora risulta che il costo lordo dipendente per lo Stato viene tagliato del 31.5% di cui ancora il 63% corrisponde a minori tasse pagate.  Trascurando la minore IVA, a me risulta che un taglio del 20% dei salari pubblici netti corrisponde 175M * 31.5% * (100%-63%) = 20.4M in meno di spesa pubblica, quasi il doppio della tua stima di 11M.

Se poi l'obiettivo e' risparmiare 70M su ~770M di spesa pubblica, questo corrisponde al 9% e supponendo di tagliare proporzionalmente tutte le voci di spesa pubblica cio' corrisponde ad un taglio netto di 15.75M su 175M, che a sua volta corrisponde ad un taglio dei salari pubblici netti del 15.4%.

Trovo assurdo e fuori luogo il comportamento del PD e dei suoi dirigenti.

C'è chi sostiene che la patrimoniale sia solo un'idea di Veltroni, chi dice che la patrimoniale sia addirittura inserita nel provvedimento relativo al federalismo, chi non ci capisce niente e sta semplicemente zitto. 

Ad un elettore neutrale tutto ciò appare buffo. Il punto della questione pertanto è:

il PD è ancora credibile? 

Finchè tali personaggi non capiranno che questi comportamenti sono masochisti, il BS avrà sempre vita facile.

 

 

 

Veltroni è un dirigente della minoranza nel partito

Bersani ne è segretario e ieri sera a Ballarò ha detto che la patrimoniale non è nel programma del partito

Qui un elenco delle tasse pagate in ogni forma (soprattutto quella di balzelli), a cui eventualmente aggiungere la "patrimoniale straordinaria"...

Contenti quelli che la vogliono...

Ho un dubbio da studente ancora "inesperto" che cerca di farsi un'idea propria dell'economia e non solo di quello che troviamo sui libri...

Qui si sostiene quindi che l'introduzione di questa patrimoniale straordinaria è un'ipotesi delirante esclusivamente per il fatto che guardiamo con pessimismo a quello che i nostri politici farebbero con il gettito che se ne ricaverebbe? Concordo con il fatto che è effettivamente impensabile voler credere che il gettito verrebbe usato per risanare il debito accompagnando l'imposta con tagli alla spesa: ok, ci sto.

Ma volendo per un attimo dimenticare di essere in Italia, e immaginare di avere una classe politica efficiente, ma non "Veltroniani o Ichini" che so, concedetemi di dire interamente composta da "amerikani". L'idea di inutilità della patrimoniale prevarrebbe comunque? Dall'articolo desumo un chiaro "si"...ma posta l'inutilità della stessa, dove potrebbe essere ancora "pericolosa"? Non sarebbe semmai più adeguato un "potevamo farne a meno, ma male non fa?".

 

Alberto

No Alberto, la patrimoniale fa proprio male. Ci sono essenzialmente due possibilità.

1) Se il sistema politico (o i politici, o la cultura degli elettori, o le elites, o qualunque altra cosa tu voglia chiamarla) è in grado di mettere il paese su un sentiero di sostenibilità finanziaria, raggiungendo in pochi anni il pareggio del bilancio allora non esiste problema di default e la patrimoniale fa solo danni perché scoraggia l'accumulazione di capitale (oltre a essere, a mio avviso, regressiva e punitiva verso il ceto medio; ma questo è altro discorso). Gli investitori internazionali (quelli che i politici chiamano con ribrezzo ''speculatori'' perché hanno la pretesa di viler capire se i soldi che prestano hanno speranza di essere restituiti) si spaventano quando vedono uno stato con deficit permanenti. Il livello corrente del debito, quello su cui dovrebbe incidere la patrimoniale, conta poco.

2) Se invece il sistema politico non è in grado di imboccare la strada del pareggio del bilancio allora la patrimoniale nulla può fare. Non conta se l'attuale rapporto debito/PIL è del 100%, del 120% o del 140%. Quello che conta sono i deficit futuri. Che sia al 100% o al 140%, se chi presta prevede che i deficit continuono allora la crisi di fiducia ci sarà comunque. Chiaro, qualche influenza sui tempi e sulle scadenze c'è; più alto è il debito e più corte le scadenze più è probabile che la crisi avvenga immediatamente. Ma se non c'è fiducia sul ritorno al pareggio la crisi prima o poi deve avvenire. Una patrimoniale può accelerarla o ritardarla, a seconda della fiducia o sfiducia riguardo alle prospettive di breve periodo che genera tra gli investitori.

E togliti dalla testa l'idea che i politici amerikani (o svedesi, o inglesi) siano particolarmente superiori a quelli italiani. I politici rispondono agli incentivi, in tutte le parti del mondo. In nessuna epoca storica e in nessun paese c'è stata una preponderanza di nobili eroi dediti al bene comune.

Volevo chiedere al professor Boldrin chi è il premio Nobel al quale fa riferimento, nella sua lettera aperta pubblicata su Il fatto. cito:

"esiste un’enorme letteratura che mostra come la crescita economica richieda e si fondi sul rispetto dello stato di diritto, sulla certezza della legge per così dire. Niente certezza del diritto, niente crescita: pensi che un mio collega ha persino preso il Nobel per questa scoperta."

si riferisce a  Ronald Coase? 

No e' Douglass North, che e', appunto, collega di Michele. Coase e' di Chicago, e, ho visto ora su wikipedia, ha 100 anni!

Ce lo dice Scalfari (a partire dal minuto 11). Non una grande analisi, come al solito la colpa è di Berlusconi che imbroglia. Che Berlusconi sia un imbroglione è sicuro. Ma che a sinistra non facciano altro che aiutarlo, anche se Scalfari fa finta di non accorgersene, è altrettanto vero.

dice grosso modo le stesse cose dell'articolo del team nFA.

Eccoil link

Visco scrive in maniera sensata contro le impotesi discusse di patrimoniale straordinaria, pero' inserisce all'inizio un'affermazione che a me pare molto, molto discutibile.

 

Le ipotesi nascono dalla convinzione che sarà inevitabile per ogni paese far fronte da solo alle conseguenze della crisi finanziaria globale. Ciò è certamente vero se non saranno individuate soluzioni cooperative a livello sovranazionale (europeo) in grado di liberare i bilanci pubblici dei singoli paesi europei dal peso dell'extra debito accumulato a causa della crisi, in modo da poter ristabilire una situazione di ragionevole equilibrio.

 

Ritengo infondato fattualmente e convinzione nociva e pericolosa per l'azione politica ritenere che solo grazie a non meglio identificati giochi di prestigio cooperativi dentro la UE un Paese come l'Italia possa "liberare il suo bilancio pubblico", pur continuando ad avere uno Stato che spende, spesso male, troppo piu' di quanto incassa e un debito al 118% del PIL, crescente.

L'unica soluzione ai problemi italiani consiste 1) nel limitare la spesa pubblica alle entrate ottenibili compatibilmente col consenso politico 2) spendere meglio i soldi pubblici. Salvo qualche buona parola e pacca sulle spalle, nessuno mai potra' darci materialmente un aiuto risolutivo per questi problemi, che sono problemi italiani interni e tali rimarranno sempre.

La divisione nel PD è stata chiara fin dall'inizio: veltroniani per la patrimoniale dalemian-bersaniani contro. La cosa buffa è che ultimamente Veltroni era quello che faceva il ''liberale'' mentre gli altri dicevano che bisognava ''tornare al lavoro'', whatever that means. Mi è molto spiaciuto vedere Ichino, che è una persona seria, accodarsi alla canea veltroniana. Visco è sempre stato nel campo pro-Bersani, e non è pirla. La sua posizione quindi non mi sorprende.

Sul perché Veltroni abbia preso posizione per la patrimoniale credo ci siano solo due ipotesi possibili: 1) è un completo deficiente 2) sta sabotando il centrosinistra per fargli perdere le elezioni e prendersi il posto di Bersani. Sciaguratamente, mi paiono entrambe ugualmente plausibili.

A proposito di commenti positivi e commenti negativi sulla patrimoniale: su lavoce.info potete leggere una sollevazione quasi unanime contro la patrimoniale e contro ogni ipotesi di aggravamento della spesa pubblica in risposta all' intervento di G.Muraro che ha discusso le ipotesi in ballo su tasse patrimoniali straordinarie, http://www.lavoce.info/commenti/281002130.html.

Ho l'impressione che tiri una brutta aria per i fautori del tassa e spendi: chissa' quanto ci metteranno i vertici del PD a rendersene conto e a conciliarlo con con le proprie convinzioni ideologiche.

 

Forse questo Muraro critica la patrimoniale ma poi ne propone una sua: aumento della tassazione del risparmio (che come ogni ben pensante ha il coraggio di chiamare rendita) già massacrato da tassi artificialmente bassi e inflazione e la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa

Completa la solita solfa: lotta all'evasione fiscale e privatizzazione di "parte" del patrimonio pubblico. Tagliare la spesa ovviamente mai 

Il quadro che emerge dai commenti è poi davvero meschino salvo pochissime eccezioni: tutti a caccia del riccone, dell'usuraio, dell'evasore, insomma dell'untore

 

 

Premetto che io, per ovvie ragioni più volte ripetute in diverse sedi, sono contrario allo spropositato uso delle imposte, che come strumento avranno pure la loro utilità in certi casi, ma nella maggioranza dei casi andrebbero sostituite con tasse dalle controprestazioni ben chiare e definite. 

Questo premesso, le due risposte da te citate mancano un punto fondamentale. Poniamo caso che invece che il 120% del PIL, indicassimo nel 40% del PIL l'incidenza del debito pubblico che avremmo desiderato nel 2011.

Dov'è finito questo 80% mancante?

Attenzione, non sto chiedendo un'opinione su chi abbia sprecato/rubato/speso/investito questa quantità di denaro, spannometricamente 1200 miliardi di Euro, ma su dove sia finita.

A me pare chiaro, dato che il patrimonio complessivo netto dei residenti nella RI è pari a circa 9 mila miliardi di Euro, di cui 5.5 in immobili, e che il debito pubblico della RI sia storicamente quasi sempre stato completamente o quasi in mano di cittadini della RI (direttamente e negli ultimi tempi anche indirettamente), che questi 1200 miliardi di Euro siano finiti in una maniera o nell'altra, legalmente o illegalmente, onestamente sudati o disonestamente rubati, nelle tasche dei cittadini della RI.

IMVHO incontrovertibile.

Tra l'altro, diciamo che i Sig.ri Craxi e compagnia hanno sbagliato, per aver fatto crescere tanto il debito pubblico, ma se la guardiamo da un'altra parte, cioé sommando insieme debito pubblico e privato e paragonando il tutto agli attivi, in realtà appare chiaro che il problema non è mai stato ottenere un ritorno dalla spesa/investimento, ma far pagare ai privati in maniera equa la loro parte. In definitiva, lo Stato investiva/spendeva/sprecava da una parte, ma chiedeva, per decenni, ai contribuenti meno di quanto avrebbe dovuto (rispetto alle uscite! Non sto giustificando gli sprechi, per carità!).

La RI era un sistema paese nel suo insieme (privato + pubblico) funzionante, che creava ricchezza ed aumentava (mediamente) il patrimonio dei propri residenti, ma che per svariati motivi (principalmente la voglia dei politici di tenersi il culo sulle loro poltrone) non chiedeva ai suoi contribuenti di pagare tanto quanto era necessario, visti gli impegni di spesa.

Ma non esistono pranzi gratuiti!

Qualcuno il conto l'ha dovuto pagare. E questo qualcuno, sono in massima parte i nuovi entranti nel mercato del lavoro negli ultimi 20 anni (tra l'altro, la cosa peggiora linearmente di anno in anno, un co.co.pro. entrato nel mercato del lavoro nel 2010 che deve vivere in affitto a Roma o Milano paga certo di più di un dipendente pubbilco entrato nel mondo del lavoro nel 1992 con una casa di proprietà in una città di provincia Siciliana).

In una realtà alternativa, gli over 44 avrebbero ricevuto 1200 miliardi in meno (perché magari avrebbero fatto meglio il loro dovere di cittadini, controllando che venissero evitati tanti sprechi e che si sobbarcasse tanto sulle prossime generazioni), ed oggi ci sarebbero meno disparità intergenerazionali.

Una imposta patrimoniale è una scorciatoia iniqua per cercare di avvicinare il sistema paese a quella realtà alternativa. Uno strumento semplicistico per cercare di risolvere un problema molto complesso, ma purtroppo reale ed attuale.

Eludibile ad libitum?

Non credo. 

L'idea di un'imposta patrimoniale straordinaria, a me sembra rivelatrice di un certo modo di concepire la Politica fiscale, in Italia.

In sintesi, e per grandi linee, il modo di cui parlo - metodo, forse -, è il seguente.

1.  Affrontare un problema strutturale - il deficit di Bilancio -, con una misura una tantum - l'imposta patrimoniale -, anziché con una misura altrettanto strutturale, e di lungo periodo;

2.  pensare si possa ridurre il Debito pubblico, non già contenendo la spesa pubblica, ma, molto banalmente, oserei dire, aumentando le entrate, aggravando la - già elevata - pressione fiscale;

3.  pensare si debba aggredire, troppo spesso, la ricchezza privata, anziché, ad esempio, dismettere parte di quella pubblica. Penso, soltanto per fare due esempi, a serie privatizzazioni di Aziende a controllo statale, tipo Rai e Poste Italiane.

 

Un'ultima osservazione. L'art. 47, comma I, Costituzione, dice

 

                                                                     La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; (...).

 

E, al comma II, aggiunge che

 

                                                                    Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione (...).

 

E' vero, oppure no, che, in Italia, la principale forma di risparmio privato, rimane la casa di proprietà?

A chi propone, oggi, un'imposta patrimoniale straordinaria, appare coerente, tale imposta, con il dettato costituzionale?

 

 

 

 

Giuliano Amato sul Sole 24 Ore di oggi si meraviglia di essere stato attaccato perché, a suo avviso, non aveva proposto alcuna imposta ma solo indicato l'esigenza di preoccuparsi del debito.

Avevamo capito male tutti?

Possibile che non si parli mai di ABBATTERE sprechi e privilegi? Dobbiamo spazzare questo cialtrume e spingere al timone una nuova classe dirigente di 40/50enni , DOBBIAMO CAMBIARE . Non conta il colore politico , contano gli interessi Nazionali , contra fare programmazione non a 3/6 mesi ma a 5/10 anni , se continuiamo in questo immobilismo italico alla volemmose bene , siamo in Default, fritti.

L'articolo si concentra sugli elementi a sfavore di un'imposta patrimoniale STRAORDINARIA, ossia argomenta - e bene - contro la straordinarietà di una simile imposta, ma non contro la natura dell'imposta in sé.

E se non fosse straordinaria? Se, invece, si pensasse di riequilibrare il sistema di prelievo italiano in modo strutturale, prelevando meno risorse dai redditi da lavoro e da imprese e più da altri cespiti? Non voglio farla lunga: per semplicità quoto questo articolo http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1304&Itemid=1 e vi chiedo un parere in merito.

 

Ciao Alessio. In principio io sono a favore di uno spostamento del carico tributario dai redditi da lavoro e da impresa verso forme di imposizione ordinaria del patrimonio. Ma il rischio grosso, in questo ambiente politico, è che anziché osservare uno spostamento si osservi un aumento secco della pressione fiscale.

Per scendere nel concreto, credo che il decreto attuativo sulla fiscalità municipale vada esattamente nella direzione di aumentare l'imposizione sul patrimonio, specificamente il patrimonio immobiliare. Non ho visto però riduzioni delle tasse su lavoro e impresa; l'unica ''riduzione'' è stata la cedolare secca sugli affitti. In generale è pratica diffusa, per buone ragioni, che il finanziamento degli enti locali avvenga mediante imposizione sul patrimonio immobiliare. E' quello che avveniva con l'ICI prima della sua malaugurata abolizione ed è quello che si tornerà a vedere con l'IMU. La differenza sarà che, per deleterie ragioni di demagogia politica, le prime case saranno escluse per cui occorrerà colpire con aliquota più alta gli immobili posseduti dalle imprese e le seconde case.

Non è che questi discorsi siano particolarmente nuovi e nemmeno particolarmente acuti. E' principio abbastanza accettato che le tasse dovrebbero essere imposte su basi ampie e con aliquota ridotta, in modo da mantere gli effetti distorsivi, per dato gettito, i più bassi possibili. Dato che al momento la tassazione del lavoro è semplicemente infernale, appare logico cercare fonti alternative di finanziamento. Però, ribadisco, in questo ambiente c'è il forte rischio che qualunque discussione sulla rimodulazione del prelievo fiscale finisca per tradursi in un aumento della pressione fiscale, il ché sarebbe veramente deleterio.

Al momento il patrimonio immobiliare italiano è gestito in maniera cosí inefficiente (moltissime case sfitte=idle capital) che l'effetto di una maggiore imposizione sulle case, per quanto distorcente, sarebbe preferibile allo status quo

capisco la logica, ma hai tolto dal computo le case di vacanza sfitte che non si possono affittare perché non conviene (almeno fin quando usarle per le vacanze conviene rispetto ad affittarle) e perché troppo lontane per essere usate come prima casa, e gli immobili commerciali sfitti (capannoni, uffici, aree commerciali) perché se ne sono costruiti troppi? 

 

No francamente non ci avevo pensato. Per quanto riguarda gli immobili commerciali sfitti, credo siano di proprietà di persone giuridiche tassate a bilancio.

Per le case di vacanza ci sarebbe un effeto distorcente ma non più greve che adesso. In effetti le famiglie proprietarie di case di vacanze che le utilizzano godono di un beneficio che non è tassato. É più chiaro spiegato cosí: Topolino e Paperino hanno entrambi una casa al mare dove passano le vacanze. Un anno Paperino decide di andare in montagna perchè il medico gli ha proibito di prendere il sole; allora affitta la casa al mare a Pippo e con il ricavato paga l'affitto d Gastone per la sua casa in montagna. La condizione di Paperino e di Topolino è equivalente, in quanto entrambi passano le vacanze in una località gradita, ma Paperino deve pagare le tasse per l'affitto ricevuto da Pippo, mentre non puó dedurre quello pagato a Gastone. Il mio caso si indebolisce, ma rimane in piedi. Inoltrele case di vacanza sono in genere concentrate in certi comuni; magari si puó escogitare un correttivo.