Il campionato di salita dello scalino
Dove si ricorre a un buffo sport per mostrare che qualcosa, nel racconto della crisi economica, decisamente non torna.
Pochi giorni fa Federico Fubini, vicedirettore del Corriere della Sera, ha risposto a un tweet in cui commentavo un articolo da lui scritto in questo modo:
@davidemancino1 Mi spiace che manipoli ciò che ho scritto: parlo e cito dato 2015/16 Eustatal GDP per capita market prices. Verificabile
— federico fubini (@federicofubini) 15 marzo 2017
Questo, invece, il mio tweet originale:
Oggi sul Corriere un buffo paragone: quanto a crescita pro capite l'Italia avrebbe fatto meglio della Germania. A voi l'ardua sentenza pic.twitter.com/OsT9sCaDII
— davide j. mancino (@davidemancino1) 12 marzo 2017
Di cosa stiamo parlando? Per capirlo, basta sottolineare qualche riga dall’articolo pubblicato sul Corriere qualche giorno fa:
L’aumento del reddito pro-capite per chi abita in Italia è stato dello 0,9% nel 2015 e dell’1,1% l’anno scorso, una crescita più robusta di quella francese (0,9% e 0,9%), tedesca (0,8% e 0,6%), austriaca (zero e 0,2%) e danese (0,9% e 0,3%). In sostanza, almeno sul piano individuale e nella media, gli italiani in questi due anni hanno visto un progresso della loro condizione economica maggiore di quello di altri Paesi più dinamici.
Tra l’altro si tratta di valori a prezzi di mercato: gli scarti sarebbero ancora più pronunciati a favore della crescita degli italiani, se solo si stimasse l’effetto di un’inflazione che in questo Paese è stata decisamente più lenta.
Si racconta, dunque, di un "sorpasso" – quanto a crescita economica – dell'Italia su Germania e Francia.
Twitter è uno strumento meraviglioso per segnalazioni e battute "al volo" ma non è davvero fatto per argomentare alcunché, così approfitto di questo post per spiegare meglio cosa intendevo con il commento. La mia critica non verte sul fatto che i dati usati da Fubini siano sbagliati. Certo quando si fanno confronti di questo genere sarebbe meglio usare misure che tengano in conto anche inflazione e diverso costo della vita (per esempio questa fornita dall’OCSE). Ma al di là dei tecnicismi - che in questo caso per fortuna non cambiano molto la sostanza anche se quella sua ultima frase è tecnicamente erronea ed andrebbe rovesciata - un approccio come quello di Fubini ha un grosso problema.
Mi viene meglio scriverlo con una metafora. Nella città di Europoli si pratica uno sport peculiare: il campionato di salita dello scalino. I partecipanti, giunti da tutto il continente, devono arrivare in cima a un grattacielo altissimo – ma con un limite: possono usare soltanto le scale. È uno sport fra i più duri – in pratica non si conclude mai – e alla fine di ogni gara viene proclamato vincitore chi si trova più in alto.
Concentriamoci soltanto su due scalatori: il signor Mario, che rappresenta l’Italia, e il signor Franz per la Germania. La salita è cominciata già da qualche tempo, e il tedesco ha accumulato un discreto vantaggio sull’avversario. A un certo punto però arriva un evento inaspettato. Un forte terremoto colpisce la struttura in cui si sta tenendo la gara. Le scosse sbilanciano i concorrenti. Entrambi cadono rovinosamente a terra, poi indietro, perdendo parte dei progressi.
Il tedesco, forse meglio allenato, non si perde d’animo e si rialza di scatto recuperando quasi subito il terreno perduto. L’italiano, al contrario, sembra molto più in difficoltà. Prova a rimettersi in piedi ma barcolla vistosamente, mostra segni di vertigine. Comincia a muoversi timidamente verso l’alto per poi inciampare e crollare di nuovo a terra, ancora più in basso di prima. Franz intanto non si è più fermato e ora è saldamente in testa. Prima d̶e̶l̶l̶a̶ ̶c̶r̶i̶s̶i̶ ̶e̶c̶o̶n̶o̶m̶i̶c̶a̶ del terremoto fra il tedesco e l’italiano c’erano 2̶.̶7̶0̶0̶ ̶e̶u̶r̶o̶ ̶d̶i̶ ̶r̶e̶d̶d̶i̶t̶o̶ ̶a̶n̶n̶u̶i̶ 27 scalini di differenza, ma ora sono diventati 93.
Rassicurato dal vantaggio, il tedesco rallenta un po’ per a̶c̶c̶o̶g̶l̶i̶e̶r̶e̶ ̶o̶l̶t̶r̶e̶ ̶u̶n̶ ̶m̶i̶l̶i̶o̶n̶e̶ ̶d̶i̶ ̶r̶i̶f̶u̶g̶i̶a̶t̶i̶ passare una bottiglia d’acqua a un altro corridore in difficoltà. Il nostro Mario, ora molto più arretrato, ne approfitta per un modestissimo sprint finale che riduce il suo svantaggio. Ora è indietro di 92 scalini. La giornata di corsa numero 2016 si conclude in questo modo, con tantissimi tifosi italiani arrabbiati e delusi. Molti pensano che peggio di così non potrebbe proprio andare e v̶o̶t̶a̶n̶o̶ ̶i̶l̶ ̶M̶o̶v̶i̶m̶e̶n̶t̶o̶ ̶5̶ ̶S̶t̶e̶l̶l̶e̶ chiedono a gran voce di sostituire il preparatore atletico. Se le cose dovessero continuare a questo ritmo, prevedono gli esperti, perché Mario raggiunga Franz serviranno decenni.
Ora immaginate la Gazzetta a narrare questo sport per milioni di fan che (solo iddio sa perché – anche se c'è sempre di peggio) lo seguono fedelmente da tutto il mondo. Mettetevi nei panni del cronista. Come la raccontereste, voi, questa corsa?
Vi verrebbe in mente di dire che Mario corre più di Franz?