Chi paga le associazioni dei consumatori

/ Articolo / Chi paga le associazioni dei consumatori
  • Condividi
Secondo il Corriere della Sera il denaro pubblico finanzia fino all' 85% del bilancio delle associazioni dei consumatori, che sono tante ed in aperta lotta fra loro. Ora che anche in Italia è arrivata la class-action (in una versione apparentemente orrenda, ed anche di questo sarebbe il caso di discutere) le associazioni dei consumatori, la loro attività, trasparenza e gestione diventano questioni molto importanti. Su cui, apparentemente, poco si discute. Vediamo se fra i lettori v'è in giro qualche esperto.

L'articolo in questione è a pagina 8 della versione cartacea del Corriere del 29 dicembre; nella versione online e' un po' difficile da trovare, ma eccolo qui. Anche La Stampa sembra averci dedicato un articolo piuttosto agressivo, in data 11 dicembre. 

I due articoli contengono alcune informazioni interessanti sulle associazioni dei consumatori, che mi hanno spinto a fare qualche piccolo controllo personale. Esse sono riunite in un ente di natura para-statale chiamato CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori eUtenti) vengono finanziate da stato e regioni per una percentuale che arriva all'80/85% delloro bilancio. Dal 2003 parte dei finanziamenti vengono dalle multe comminatedallAntitrust, per un totale di 47.7 milioni di euro in 5 anni. Un bel pacco di soldi: qualcuno ha idea di come vengano spesi? Una visita, sommaria, al sito del CNCU non mi ha permesso di scoprirlo ...

Le quote di fondi pubblici vengono attribuite in base al numero diaderenti, che di conseguenza viene gonfiato a dismisura (da voci dicorridoio, riportate dal Corriere, anche di 10 volte). Qualcuno si ricorda dei vari giochetti partitici sulle tesseramento, e via dicendo? Sembra che i vizietti italiani rimangano invariati, anche se cambiano i soggetti.

Paolo Martinello di Altroconsumo (che non trovo elencata nel sito CNCU, nemmeno nella funzione search di associazioni ...) ammette saggiamente: "In queste condizioni è difficile contestare le scelte di governo o Regioni." Osservazione di difficile contestazione.

Le associazioni sono molto litigiose, soprattutto fra di loro. In particolare il Codacons haottenuto per via giudiziaria l'espulsione di due concorrenti - Altroconsumo e Cittadinanza attiva - ora capisco perche' non trovavo Altroconsumo! - dal CNCU. Nulla di sorprendentevisto che così amplia la propria fetta di torta. Carine le associazioni consumatori, no?

Pare che i fondi per il 2008 siano stati marginalmente tagliati, ma SergioD'antoni - sottosegretario del ministero dello sviluppo ed ex-segretario della CISL oltre che ex-capo partito proprio in Sicilia - illustra comestia cercando di infilare 6 milioni nel "decreto milleproroghe" e disbloccarne altri 36 (TRENTASEI!) provenienti da multe dell'Antitrust, con cui "Potremmoanche aiutare i possessori di mutui prima casa e le vittime dell'usura". Usa proprio la prima persona plurale; insomma, le associazioni dei consumatori sono un'ulteriore emanazione dello stato. Invece dell'emergere della società civile in Italia abbiamo la sua incorporazione nell'apparato dello stato e l'assimilazione dei suoi dirigenti a membri della casta. Qualcuno mi spiega perché queste categorie debbano godere diparticolari incentivi? In particolare i primi mi pare sian messi megliodi tutti quei giovani precari che il mutuo non riescono ad ottenerlo eda cui vengono continuamente alzati i contributi.

A proposito del "decreto milleproroghe": è la prima volta che lo sentonominare ma il nome è tutto un programma, mi sa che alla fine lafinanziaria non è più "l'ultimo treno per Yuma".

Vengono anche indicate alcune affiliazioni politico/sindacali delle associazioni:

Purtroppo la lista non è completa, le altre si dichiarano tutte indipendenti, non so quanto in buona fede. Ho fatto una piccola ricerca in rete sulle altre associazioni, mi scuso :

Non conosco queste associazioni abbastanza da farmene un'idea precisa, dalle apparenze buona parte sono "contigue" a qualche formazione politica o sindacale, e il numero di associazioni mi fa pensare che molte servano più che altro come mezzo di sostentamento e autopromozione dei propri dirigenti.

L' indipendenza delle associazioni dei consumatori diventa ancora più importante dopo che il parlamento ha concesso a questi soggetti il monopolio sulle azioni collettive (class action) .

Sui difetti di questa legge ha scritto qualcosa il corriere nella stessa pagina e più estesamente lavoce.info.

Indietro

Commenti

Ci sono 17 commenti

"Dal 2003 parte dei finanziamenti vengono dalle multe comminate dallAntitrust, per un totale di 47.7 milioni di euro in 5 anni. Un bel pacco di soldi: qualcuno ha idea di come vengano spesi?"

Altra domanda: se l'80/85% dei finanziamenti vengono dallo stato, come si può pensare che le associazioni di consumatori proteggano contro lo Stato? Cioè, contro gli aumenti, per esempio, delle tariffe di servizi gestiti dallo stato (gas, energia, rifiuti, ecc). Trovo inoltre molto pericoloso il principio che una quota dellle multe comminate dall'Antitrust finiscano nelle casse di dette associazioni. Mi sembra un evidente caso di conflitto di interessi, o forse sarebbe meglio dire: conflitto per interessi.

 

 

 

 

Aggiungiamo pure la Rai alla lista dei predatori pubblici da cui non possiamo aspettarci alcuna difesa da parte delle associazioni consumatori.

 

 

Invece dell'emergere della società civile in Italia abbiamo la sua

incorporazione nell'apparato dello stato e l'assimilazione dei suoi

dirigenti a membri della casta.

 


Questo accade perché la società civile in Italia è diversa da quella che c'è negli USA. A tutti appare normale che le associazioni dei consumatori, svolgendo una funzione pubblica, vengano finanziate con soldi pubblici. Di trasparenza non si sente alcun bisogno, e il conflitto d'interesse è un lontano ricordo.

Solo su una cosa non sono d'accordo: a mio parere è abbastanza fisiologico che alcune associazioni dei consumatori facciano riferimento ad altri tipi di organismi, quali partiti e sindacati. Il problema è che non dovrebbero essere finanziati pubblicamente, altrimenti esse verranno considerate dall'organismo "padre" come poco più che delle mucche da soldi e funzioneranno male, anzi malissimo (la mia personale evidenza aneddotica al riguardo è ampia).

Grazie a Marcello Urbani per l'utilissima lista di associazioni consumeristiche italiane, non di immediato reperimento.  

 

 

 

Che alcune facciano riferimento a sindacati o partiti mi sembra naturale, anche se gradirei più trasparenza in proposito. Ho sempre sentito dire che lo sono tutte, e questo sarebbe davvero patologico, ma da quanto ho scovato in rete non è così.Il fatto che il presidente di un'associazione si candidi alle elezioni pone degli interrogativi sulla sua indipendenza, ma non implica certo che l'associazione sia succube del partito.

Tra l'altro nell' indagare sulle associazioni ho avuto la sensazione (ripeto: sensazione, non ho alcun indizio definito) che a volte anche i loro dirigenti le trattino come mucche da mungere, oltre il livello fisiologico in qualunque organizzazione.

Quanto al finanziamento statale siamo tutti d'accordo. 

 

Un altro caso nel quale appare evidente l'esigenza di una migliore comprensione reciproca tra economisti e giuristi: chi conosce un po' di diritto dell'economia non è rimasto per nulla sorpreso dall'articolo del Corriere, bastava avere letto con attenzione le leggi - di origine comunitaria, come al solito - sulla protezione dei consumatori e poi, più recentemente, il codice del consumo. Era evidente che l'attribuzione di poteri d'azione alle associazioni cosiddette rappresentative e la loro inclusione in un organo consultivo costituito presso il Governo avrebbe condotto a quei risultati ...

L'introduzione della class action, cui sono legittimate in ogni caso le associazioni partecipanti al CNCU (altri soggetti lo sono solo previo accertamento della loro rappresentatività effettiva della classe da parte del giudice), crea a questo punto un serio rischio: l'esercizio dell'azione collettiva contro un impresa sgradita al potere politico, non già per conseguire il risarcimento di danni ai consumatori - le cause si possono sempre transigere con un sacrificio economico - ma per ricondurla sulla retta via, magari per costringerla a non commercializzare OGM.

Che ne dite?

Luciano Pontiroli

 

Qui da noi la Magistratura spesso assume il ruolo che Luciano teme assumano le Associazioni Consumatori. E' una distorsione tutta italiana, e come tale potrebbe facilmente estendersi ad altri settori. Spero non accada. Ma ahimè al peggio non c'è limite...

 

"Decreto mille proroghe" è il nomignolo che viene dato al decreto-legge di fine anno che, ogni anno, proroga i termini (fissati dalle  norme più diverse) che non si riesce a rispettare. A queste proroghe si aggiungono piccoli provvedimenti ritenuti "urgenti". Ad esempio quest'anno il "Decreto mille proroghe" contiene la riesumazione (e rianimazione) per l'anno 2008 delle norme sui concorsi universitari ad associato e ordinario in vigore prima della cosiddetta "riforma Moratti" una riforma che non è mai stata applicata e che forse è in effetti così confusa da risultare inapplicabile.

 

È divertente l'Italia, no? Un governo "governa" (si fa per dire) per 5 anni, fa una riforma dell'università e questa non viene mai applicata. Il governo seguente, che aveva promesso di ri-fare una diosolosachebenfatta ri-ri-forma, non fa assolutamente nulla (danni documentati altrove a parte) ed un anno e mezzo dopo non trova niente di meglio che reintrodurre la normativa precedente^2 (^2 = iterata due volte) ...

Ma a Mussi & Co (e nella "Co", ci sta anche l'ex rettore dell'università di Pisa che, anche se tutti dicono che con Mussi non ci va proprio d'accordo, lì al suo posto di potere rimane, invece di denunciare lo sfascio e dimettersi ...) nessuno gli ha detto in pubblico che dovrebbero vergognarsi? Ripeto, VERGOGNARSI! Chiedo così per chiedere, curiosità accademica ovviamente ... tanto son certo che agli accademici italiani l'idea non e' venuta proprio in mente.

Visto che siamo in tema, quali sarebbero le norme di reclutamento che costui ha reintrodotto? Con le mille riforme annunciate e le proroghe di questo e di quello, ho perso il conto e non ho voglia d'andare a cercare.  

 

Un lettore mi ha inviato una tabella compilata da lui con più dati di quanti ne ho raccolti io.

Mi ha segnalato anche un buon articlo del sole 24 oresull'argomento, temo sia visibile solo  a pagamento.

 

ASSOCIAZIONE

 
 

RIFERIMENTO

 
 

RAGGRUPPAMENTO

 
 

RAPPRESENTATIVITA’

 
 

VISIBILITA’

 
 

CONFLITTUALITA’

 
 

FINANZIAMENTI

 
 

ACU

 
 

Organizzazioni

Agroalimentari

 
 

Nessuno

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

ADICONSUM

 
 

Cisl

 
 

Nessuno

 
 

Alta

 
 

Alta

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

ADOC

 
 

Uil

 
 

Intesa Consumatori

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Media

 
 

Pubblici

 
 

ADUC (*)

 
 

Radicali

 
 

Nessuno

 
 

Scarsa

 
 

Media

 
 

Media

 
 

N. D.

 
 

ADUSBEF

 
 

Indipendente

 
 

Intesa Consumatori

 
 

Media

 
 

Alta

 
 

Alta

 
 

Pubblici

 
 

ALTROCONSUMO (*)

 
 

Test Achat (multinazionale editoriale consumerista)

 
 

Nessuno

 
 

Alta

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Autofinanziamento (abbonamenti)

 
 

ASSOUTENTI

 
 

Indipendente

 
 

Nessuno

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

CASA CONSUMATORE

 
 

Forza Italia

 
 

Nessuno

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

CITTADINANZATTIVA

 
 

Centrosinistra

 
 

Consumatori Indipendenti

 
 

Alta

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici e privati

 
 

CODACONS

 
 

Indipendente

 
 

Intesa Consumatori

 
 

Media

 
 

Alta

 
 

Alta

 
 

Pubblici e privati

 
 

CODICI

 
 

Indipendente

 
 

Nessuno

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

CONFCONSUMATORI

 
 

Ex Sindaco Socialista Parma

 
 

Consumatori Indipendenti

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

CTCU

 
 

Provincia di Bolzano

 
 

Nessuno

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

FEDERCONSUMATORI

 
 

Cgil

 
 

Intesa Consumatori

 
 

Alta

 
 

Media

 
 

Media

 
 

Pubblici

 
 

LEGA CONSUMATORI

 
 

Acli

 
 

Nessuno

 
 

Alta

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

MDC

 
 

Legambiente -

Espresso

 
 

Consumatori Indipendenti

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Media

 
 

Pubblici e privati

 
 

MOV. CONSUMATORI

 
 

Arci

 
 

Consumatori Indipendenti

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici

 
 

UNC

 
 

Indipendente (ex DC)

 
 

Consumatori Indipendenti

 
 

Alta

 
 

Media

 
 

Scarsa

 
 

Pubblici e privati

 

(*) Non fanno parte del CNCU del

Ministero dello Sviluppo Economico

 

 

 

Marcello Urbani ci conferma, con la sua tabella (ma forse non ce n'era bisogno) che la nostra classe politica è geniale, forse la più geniale del pianeta...il controllato che controlla il controllore al 100%...anche meglio del capitalismo senza capitali...o del sindacalismo padronale...o del confindustrialismo statale.

 

Lo stesso lettore che mi h inviato la tabella mi aveva segnalato anche questo articolo (prima di pubblicarlo ho atteso il consenso dell'autrice):

 

 

Il Sole 24ore - 03/09/2006

 
 

Il «partito consumerista». Le urne non premiano i candidati dei movimenti: Paladini dei consumatori, aspiranti politici - Serena Danna

 
 


Il consumerismo italiano ha perso il suo pioniere. Vincenzo Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, l’uomo considerato da molti il “Ralph Nader” nostrano, ha lasciato in balia di liberalizzazioni e guerre intestine le associazioni dei consumatori. Una galassia di sigle in continua espansione ma in costante contatto intreccio con il mondo della politica, sia essa quella nazionale o quella locale.

È di pochi giorni fa il nuovo arrivato, l’ultima creatura di Carlo Rienzi, presidente del Codacons: il Comitato lavoratori precari con i consumatori (Colprecons). Il progetto parte da un’idea: il lavoratore precario, stanco e frustrato, maltratta i consumatori. Per evitare la spirale di soprusi, il Comitato assisterà i lavoratori “flessibili” nelle vertenze contro le aziende colpevoli del doppio danno: al dipendente e al consumatore. Ma l’obiettivo di Rienzi è portare il Colprecons fuori dalla sede dell’associazione e ottenere dal ministero del Lavoro l’istituzione di un servizio di assistenza in tutti i Comuni italiani.

Ancora una volta sembra confermarsi la natura del consumerismo all’italiana, creatura ibrida, divisa com’è da sempre tra il consumatore e il Parlamento.

Guardando la storia dei protagonisti, pare che i leader delle associazioni ci abbiano provato in tutti modi a conquistare una poltrona.

Il partito dei consumatori

Le prime a manifestare un’appartenenza “politica” sono state le tre associazioni legate ai sindacati di base: Adiconsum della Cisl, Federconsumatori della Cgil e Adoc della Uil, le quali, pur dichiarandosi libere da qualsiasi vincolo con la sigla di riferimento, hanno nei curricula diversi episodi di “ingerenza sindacale”. Alle europee del 2004 arriva, capitanato da Carlo Rienzi, il primo esperimento di partito italiano dei consumatori. Dopo il buon risultato delle Europee, la “Lista dei consumatori” si è presentata alle amministrative. Ma qui l’«indipendenza da Berlusconi e da Prodi» è stata sostituita dall’appoggio alle coalizioni, entrambe. Così nella primavera di due ani fa, il simbolo della Lista spuntava sia sui manifesti di centrodestra, sia su quelli di centrosinistra. Alle ultime elezioni politiche, Rienzi ha però deciso di sacrificare la fiera “trasversalità” e si è schierato con l’Unione. L’avvocato, capolista alla Camera, non è però stato eletto. Ci ha riprovato alle amministrative di maggio, quando ha deposto la bandiera di «Storace presidente dei consumatori» e afferrato quella di «Veltroni sindaco dei consumatori». Niente da fare anche stavolta.

Altri fallimenti elettorali

Non molto diversa la storia dei «Consumatori uniti», la lista capeggiata dal segretario nazionale dell’Adusbef Bruno De Vita, che alle scorse elezioni ha corso al Senato insieme con i Verdi e il Pdci. Il partito, che vedeva la presenza di altri esponenti del consumerismo, tra cui Remigio del Grosso della Lega consumatori, non ha avuto buoni risultati. De Vita ha incassato solo il titolo di primo dei non eletti della Lombardia. Mentre il segretario lottava per il Senato, il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, ci provava alla Camera con i Verdi (dopo l’esperienza nel 2001, anche questa finita male, con l’Italia dei Valori). Lo spartiacque presidente segretario si ritrova nel Codacons. Francesco Tanasi, segretario nazionale della sigla, dopo aver “testato” una candidatura alla presidenza della Regione Sicilia nel 2006 con la lista «Consumatori indipendenti», ha dato il suo appoggio al candidato della Cdl, Totò Cuffaro. Attualmente Tanasi è consigliere regionale del turismo. Lo scorso maggio, in occasione di una manifestazione a favore del Ponte di Messina, il segretario ha annunciato la nascita del comitato «Proponte», dando la presidenza onoraria del gruppo all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Sigle di centrodestra

Dichiaratamente di centrodestra è la «Casa del consumatore»: a partire dal presidente Alessandro Fede Pellone (ex consigliere lombardo di Forza Italia) fino ai responsabili del consiglio direttivo (Ennio Castiglioni della Lega, Pietro Cerullo ex parlamentare di An), quasi tutti i membri dell`associazione vantano una militanza nella Cdl. A nulla sono valsi i ricorsi al Tar delle altre associazioni, la «Casa del consumatore » resta legalmente iscritta al Consiglio nazionale consumatori e utenti percependo i finanziamenti statali.

Traslochi e altri incarichi

È entrato da poco a far parte della squadra del ministro Livia Turco, Stefano Inglese ex presidente del Tribunale dei diritti del malato, legato a Cittadinanzattiva. Inglese è stato nominato consigliere presso il ministero della Sanità. Dalla segreteria del Movimento difesa del cittadino a quella di Ermete Realacci (Margherita) è passata invece Antonella Teppati, mentre Donatella Poretti dell’Aduc siede in Parlamento tra i banchi della Rosa nel pugno. Per quanto riguarda il Movimento consumatori legato all’Arci, se il presidente onorario Gustavo Ghidini è stato candidato dalla lista Ferrante alle comunali di Milano, il segretario Alessandro Miano si è presentato alle stesse elezioni con l’Ulivo. Nota di merito alla “lady di ferro” parmigiana Mara Colla: già sindaco socialista di Parma, eletta alle scorse elezioni regionali con l’Ulivo, continua a tenersi stretta la presidenza della Confconsumatori.

 

 

 

Un lettore che vuole restare anonimo e pare conoscere bene l'ambiente (è l'autore della tabella di cui sopra) mi ha mandato questo commento:

 

 

 

Il problema del finanziamento pubblico è sorto

tempo fa (1994), quando alcune associazioni (Codacons e Federconsumatori) hanno

ricevuto svariati miliardi da Telecom Italia per transigere alcune cause

intentate davanti al Tar per contestare l'aumento delle tariffe telefoniche.

D'altronde le associazioni dei consumatori, per fornire un servizio decente ai

propri soci (ed alla collettività) non possono vivere di sole quote associative

(intorno ai 30/40 euro), anche se la maggior parte di quadri e dirigenti sono

volontari; ma il discorso vale soprattutto per quelle associazioni che, per così

dire, hanno una casa madre (sindacati o altro). I massimi responsabili delle

associazioni indipendenti (?), invece, devono pur campare e quindi si

assegnano uno stipendio; come stipendiati o, comunque, pagati, sono gli esperti

delle associazioni (in genere avvocati). Il problema è che i finanziamenti

pubblici, spesso ma non sempre, servono proprio a far "tirare a campare" le

associazioni e non per fornire un reale aiuto ai consumatori. Alcuni, poi, si

fanno un vanto di avere anche finanziamenti privati, perchè - affermano - è

proprio con i soldi di chi inganna, froda, inquina che si devono aiutare ed

informare i consumatori. Legambiente ha fatto la sua fortuna (anche politica:

Realacci, Gentiloni, Ferrante, ecc. sono tutti parlamentari usciti dalle

sue fila) con i progetti (sulla cui validità non c'è nulla da dire) finanziati a

suo tempo dall'ENI. 

 

 

 

Il problema della visibilità eccessiva di alcune

associazioni, rispetto alla reale rappresentatività, è tutta colpa dei media (TV

e carta stampata), da sempre più sensibili nei confronti di chi contesta (e si

inventa qualche dato) rispetto a chi propone. E' pur vero che i maggiori

risultati li ha finora ottenuti, con le sue mirate e pregevoli azioni legali,

civili e amministrative, una delle associazioni più "arrabbiate", il Codacons,

che non si cura molto di fare associati o creare sportelli sul territorio.

Mentre le migliori proposte, quasi tutte inascoltate, le ha fatte Altroconsumo

che, con i suoi oltre trecentomila abbonati (ma non associati, come vuole la

legge) alle sue riviste è la più rappresentativa.

 

 

 

Per quanto riguarda la politica, la Sinistra ha per

cosi dire "istituzionalizzato" le associazioni dei consumatori varando

un'apposita legge. La destra le ha ricoperte di soldi, senza badare a come

venivano spesi, per tenerle buone. La Sinistra di oggi continua a foraggiarle,

aprendo un occhio sull'utilizzo delle risorse pubbliche, ma chiudendoli tutti e

due sulla verifica della reale rappresentatività.

 

 

 

La tesi di Ralph Nader, padre di tutti i

consumatori e recentemente invitato in Italia dall'UNC, è che le associazioni

dovrebbero essere realmente indipendenti e non usufruire di finanziamenti

pubblici (nè tantomeno privati) ma vivere dei proventi delle class action.

Purtroppo, la class action italiana non è nemmeno la lontana parente di quella

americana.