Ellamadonna!

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Si può scrivere questa parola sul sito? No perché se offende qualcuno la tolgo volentieri, la riporto perché è stata letteralmente la mia reazione ieri quando ho letto la seguente frase sul corriere.

La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»

Whoah! La corte europea deve proprio credere che Dio esista per provocare queste reazioni. Ma non preoccupatevi, per par condicio, ho avuto la stessa reazione di fronte ad una risposta della controparte, letta stamattina:

Purtroppo questa Europa del Terzo Millennio ci lascia solo le zucche e ci toglie i simboli più cari

Mi pare si sia perso il senso delle proporzioni.

La decisione è, mi pare ovvio, sacrosanta. Nelle scuole, negli uffici pubblici, etc... il crocefisso stona. Sarà anche un simbolo della nostra storia, ma è anche un simbolo di tante altre cose, per alcuni brutte. E anche se fosse, a che serve? Forse dovremmo metterci una lupa con romolo e remo di fianco? E il leone per noi veneti? Che la presenza del crocefisso abbia un minimo effetto sulla libertà educativa ho qualche dubbio. Ma questo non mi pare motivo sufficiente per lasciarlo, come sostengono molti cattolici. Il governo ha perso un'occasione per stare zitto zitto e accettare sommessamente la decisione della corte senza ritenersi responsabile, magari minimizzando (con ironia) sui toni apocalittici della corte.

Della reazione della chiesa non ho molto da dire. Mi piacerebbe pensare ad una chiesa che rivendicasse il suo ruolo di guida spirituale, per chi crede, anche concretizzando questo ruolo nell'impegno sociale. Ma è un'illusione. Purtroppo invece la pretesa è di essere i monopolisti del pensiero, e non solo. Davvero si sentono minacciati dalle zucche e dai vestiti in maschera? Sono senza parole.

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Commenti

Ci sono 103 commenti

E' un problema, un dilemma serio per chi abbia quelle credenze. Nel dire una cosa vera (culturaliter, gli italiani sono spesso cristiani) i prelati si trovano obbligati a mentire.

Se tutti vogliono che i loro figli vengano educati secondo alcuni principii, si paghino il catechismo (alla domenica, vi e' una lunga tradizione di "sunday school" ovunque nel mondo).

Se non tutti  vogliono, bisogna cominciare a rivedere tutti gli stranissimi privilegi per cui vi sono, che ne so, cappellani e non mullah dei lagunari.

A conti fatti, la corte europea dice scemenze "nelle motivazioni."

Dice tuttavia una cosa di grande semplicita': una volta che -anche fossero piccoli numeri di individui a comporla- una minoranza e' offesa da un simbolico oggetto, meglio toglierlo di mezzo.

Se i credenti nella pena capitale capitata a Cristo hanno bisogno di ricordarla, possono benissimo pensarci 24 ore al giorno.

 

Mi dice (il Gazzettino da Abano) che l'iniziativa deriva un ricorso presentato da genitori, che presentarono un appello alle autorita' europee.

Ma

 

Sabato mattina l'Udc Veneto manifesta davanti alla scuola di Abano: «Vogliamo salvaguardare la nostra identità cristiana, la nostra storia, le nostre radici. Vogliamo che i nostri figli possano conoscere la loro cultura».Ne dà notizia il segretario regionale dell'Udc Veneto, Antonio De Poli.

 

 

Non si capisce bene perche' non gliele raccontano a casa l'identita' cristiana, la storia e le radici.

 

 

Dice tuttavia una cosa di grande semplicità: una volta che -anche fossero piccoli numeri di individui a comporla- una minoranza è offesa da un simbolico oggetto, meglio toglierlo di mezzo.

 

Non condivido il principio che suggerisci, anzi lo aborro. Prova ad applicare questa regola, e siamo veramente nei guai. Come, infatti, stiamo sempre di più da questo lato dell'acqua salata.

A mio avviso non c'entra nulla con l'appendere o non appendere cristi, madonne ed altre entità misteriose sui muri pubblici. Quest'ultimo caso, a mio avviso, è risolto da un principio più semplice: trattasi di propaganda "elettorale", per la quale esistono spazi predisposti all'uopo.

Sabato mattina l'Udc Veneto manifesta davanti alla scuola di Abano: «Vogliamo salvaguardare la nostra identità cristiana, la nostra storia, le nostre radici. Vogliamo che i nostri figli possano conoscere la loro cultura».Ne dà notizia il segretario regionale dell'Udc Veneto, Antonio De Poli.


Non si capisce bene perche' non gliele raccontano a casa l'identita' cristiana, la storia e le radici.

 

Perché, in realtà, vogliono un'altra cosa: che anche i figli degli altri siano obbligati alla medesima cultura. Sic et simpliciter.

Ma gli par brutto dirlo ......

“Non ne voglio fare una questione di guerra di religione ma, in linea di principio, la Corte non poteva che decidere come ha fatto, perché l’attuazione del principio di libertà di religione e di culto, ed il fatto che la scuola pubblica sia frequentata da persone che professano religioni diverse, non può portare a rendere obbligatorio quello che, ad ogni evidenza, è il simbolo di una religione”. Parlare di sentenza aberrante e lesiva della nostra identità mi sembra esagerato rispetto al tema del contendere. C’è solo da sperare, a questo punto, che a nessuno venga in mente di dire che anche la Corte europea dei Diritti dell’Uomo sia un covo di comunisti”.

Dalla vicenda traggo alcune riflessioni e principi:

  1. Non si dovrebbe mai dimenticare che la Corte Europea (come tutti gli organismi europei) parla a tutta Europa e non solo all’Italia
  2. Stabilire un principio diverso vorrebbe dire che in materia di libertà fondamentali si decide a maggioranza: per la libertà di culto,  oggi i cristiani, ma domani i buddisti o i mussulmani
  3. Sarebbe molto preoccupante per la Chiesa dover ammettere che la forza di un’idea come quella del cristianesimo si difenda attraverso la presenza del crocifisso nelle scuole pubbliche
  4. Alcuni giornali europei on line come le Figaro ed il Times non hanno neppure dato la notizia della sentenza. Forse che i francesi o gli inglesi sono meno cristiani degli italiani?
  5. Un dibattito così acceso in Italia mi fa sospettare che in realtà la sentenza sia solo strumentale ad altre questioni in sospeso, come quella del testamento biologico, sulla quale Berlusconi, per farsi perdonare le sue “scappatelle” ha dato garanzie alle gerarchie ecclesiastiche

per i curiosi perditempo qui l'originale. La difesa del governo italiano é spassosa. Segnalo, fra le molte affermazioni, questa che si chiude con un finale magistrale

 

le crucifix est en effet exposé dans les salles de classe mais il n'est nullement demandé aux enseignants ou aux élèves de lui adresser le moindre signe de salut, de révérence ou de simple reconnaissance, et encore moins de réciter des prières en classe. En fait, il ne leur est même pas demandé de prêter une quelconque attention au crucifix.

 

 

Infatti, non è a loro domandato di prestare una qualunque attenzione al crocifisso

 

Fossi nei giudici di appello risponederei: Appunto.

Certe volte mi domando se gli avvocati dello Stato non siano dei buontemponi, o dei comici (in)volontari. come quando hanno difeso il "lodo" Alfano dicendo che chi governa ed è anche sotto processo poi è "distratto".

Dunque e rispondo alle critiche, perche' allora non tenere il crocifisso (cosi' MB non deve sottostare al mio principio, che puo' essere specificato etc. -- ma io son di cultura repubblicana e francese, per cui si dovrebbe lavorare il concetto a fondo...) e coprirlo con un velo nero, cosi' ne'elam e il suo governo avranno finalmente la prova che nessuno ci fa attenzione, lo guarda, si genuflette....

Non posso non notare i links di Google Ads: ti rimandano o a un libro del papa o agli abbonamenti Disney, come se fra le due cose non ci sia distinzione: sempre roba frutto di immaginazione....

Google Ads comico dell'anno !

Beh in effetti le cose non sono così distanti: anche i personaggi di Paperopoli sono tutti nati da uova che non si capisce bene chi abbia fecondato...in entrambe le narrazioni ricorre questa idea incerta e, a tratti misteriosa, della maternità. Chissà....

Ho disattivato ad block plus. Un po' alla stregua di Marge Simpsons che si sentiva in colpa ad utilizzare TiVo per saltare gli spot pubblicitari. 

agli amici giuristi. La questione del crocefisso in classe non è una su cui ho molta voglia di sprecare tempo e neuroni, ma i dettagli legali della cosa mi incuriosicono. Su La Stampa di oggi Michele Ainis afferma

 

... si può subito affermare che nessuna legge della Repubblica italiana impone il crocefisso nelle scuole.

 

Quindi la sentenza a chi è rivolta? La decisione di esporre i crocefissi è presa da chi? I presidi? I singoli insegnanti? Perché bisogna addirittura andare alla corte europea se si è in disaccordo con la decisione? I'm confused.

in sintesi: quella tal famiglia ha chiesto di togliere i crocifissi al consiglio d'istituto. No. Lo ha chiesto al tar. No. Consiglio di Stato. No. Corte europea. Si'.

Quindi la decisione originale e' quella del consiglio d'istituto.

Anche io non spreco i miei neuroni, credo sia qualcosa a che vedere con il Concordato (che è richiamato anche nella Costituzione). Da quel "buco" può entrare di tutto...

Purtroppo non ho molto tempo per fare una ricerca approfondita, ma mi pare che la norma di riferimento sia l'art. 118 del Regio Decreto 965 del 1924 (Ordinamento interno delle Giunte e degli Istituti di Istruzione Media) che dispone

 

Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l'immagine del Crocifisso e il ritratto del Re.

 

Il crocifisso è rimasto, mentre il re non c'è più, sostituito dal Presidente della Repubblica, anche se  dubito che oggi il suo ritratto campeggi in ogni aula.

L'esposizione nelle aule di giustizia, invece, è imposta non già da una norma di legge ma solo da una circolare del Ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Rocco, emessa il 29/05/1926.

Segnalo, per darvi un'idea della giurisprudenza in materia da parte del Consiglio di Stato, la seguente massima, risalente al 2006:

La delibera del Consiglio d'Istituto di una scuola media statale, adottata in esecuzione di norme regolamentari e diretta ad esporre il crocefisso nelle aule scolastiche, va considerata legittima non essendo censurabile in riferimento ai principi ed ai valori posti a fondamento del nostro Stato, raccolti ed espressi dalla Carta costituzionale.

 

i dettagli legali della cosa mi incuriosicono

Un discreto starter (di parte, beninteso) è costituito dalla documentazione sul sito dell'UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti), a cui peraltro dichiaro di essere iscritto dal 2005 (quest'anno devo ancora rinnovare). Verso la fine della pagina, è riassunta (prima di questi ultimi eventi, che porteranno ovviamente ad un aggiornamento), la vicenda da cui è scaturito questo ricorso alla CEDU. E' una iniziativa promossa dai coniugi Albertin (mettiamo sempre solo le iniziali per spersonalizzare la questione e anche per proteggere da qualche fondamentalista cattolico, che comunque non ci metterebbe molto a trovarli) e iniziata nel 2002. Segnalo, in particolare, l'esito del ricorso alla Corte Costituzionale:

Il pronunciamento della Consulta giunse il 15 dicembre 2004 (ordinanza n. 389) accompagnato dai toni trionfalistici di molti media, che non capirono - o fecero finta di non capire - il significato dell’ordinanza emessa: la maggioranza dei mezzi di comunicazione volle invece far passare il messaggio “il crocifisso deve rimanere dov’è”, laddove invece la Consulta aveva semplicemente stabilito che la questione non la riguardava, in quanto non esiste alcuna legge che imponga la presenza di crocifissi nei luoghi pubblici. La materia è disciplinata da regolamenti, che non sono di competenza della Corte costituzionale bensì dei tribunali ordinari o amministrativi (TAR).

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo è organo giurisdizionale del Consiglio d'Europa, l'"altra" organizzazione sovranazionale europea (ma io non la considero affatto secondaria), fondata nel 1948. Ha il compito di conoscere sui ricorsi avverso le violazioni della Convezione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali, fatta a Roma il 4 novembre 1950 (oggi compie 59 anni). Venne quindi firmata, per l'Italia, da De Gasperi.

La giurisdizione della CEDU è sussidiaria e di ultima istanza, nel senso che un individuo deve prima aver fatto ricorso a tutti i gradi di giudizio nazionali prima di poter ricorrere ad essa, per avere soddisfazione. E i coniugi Albertin, con il sostegno dell'UAAR, hanno cominciato il percorso ben sapendo che quasi sicuramente in Italia avrebbero "perso". Ma volevamo "chiudere" questa faccenda; fra di noi abbiamo sempre detto: se perdiamo al TAR e alla Corte Costituzionale, andiamo in Europa, e lì ci daranno ragione (questa opinione era condivisa, ovviamente, da tutti i legali consultati).

Per risparmiarti altri preziosi neuroni, concludo con altre 2 risposte.

Quindi la sentenza a chi è rivolta?

Allo Stato Italiano, firmatario della Convenzione, come abbiamo detto.

Perché bisogna addirittura andare alla corte europea se si è in disaccordo con la decisione?

Vedi sopra. Spero avrai compreso l'importanza (non per questo particolare caso, voglio dire, ma in generale) della CEDU e della sua esistenza. Il Consiglio d'Europa rimane tutt'oggi, a 60 anni dalla sua istituzione, la "coscienza d'Europa". Ha 47 Stati membri (non la Bielorussia ne' il Vaticano, però) e lavora in silenzio su questione delicate ma fondamentali. E' una istituzione "internazionale" più tradizionale, quindi molto intergovernativa, ma dispone anche di una Assemblea Parlamentare, costituita da deputati appartenenti ai vari Parlamenti Nazionali e delegati ivi dai rispettivi Governi (si riuniscono in 4 sessioni all'anno). Ma ti risparmio ulteriori prediche...

RR

 

 

Grazie a ne'elam che ci fornisce la fonte (come dicono i giuristi), cioè il testo della sentenza della Corte di Strasburgo. Da dove traduco un altro passaggio rivelatore delle nostre "radici cristiane", secondo quanto argomentano Spatafora e Lettieri, rappresentanti del Governo Italiano (§ 35, ultimo capoverso). 

"In conclusione, giacchè il simbolo della croce può essere percepito come sprovvisto di significatoreligioso, la sua esposizione in un luogo pubblico non costituirebbe in sè un pregiudizio nei confronti dei diritti e delle libertà garantite dalla Convenzione [dei diritti dell'uomo]".

Come dire, appunto, che si tratta poco più poco meno di un gingillo appeso al muro, che so?, al pari di un poster dei Beatles o di una cartina geografica.

Com'è noto, la Corte giunge a una conclusione opposta, cioè riconosce il significato religioso della croce, la sua simbologia niente affatto neutrale, e condanna per questo il Governo italiano, cui incombe appunto il dovere di rispettare "la neutralità nell'esercizio della funzione pubblica, in particolare nel campo dell'educazione" (§ 57).

La ricorrente ha chiesto il versamento di una somma almeno di 10.000 € per compensare il danno morale subito. Una somma giudicata per altro eccessiva dal Governo italiano (§ 65), che pertanto ne ha chiesto il rigetto, suggerendo sufficiente constatare una violazione della Convenzione. La Corte ha concluso invece a favore di una sanzione pecuniaria di 5.000 €, che il Governo italiano dovrà riconoscere alla ricorrente, compresi gli interessi maturati dalla data della sentenza.

Il ricorso sarà pronto ad horas, assicurano ambienti governativi. Che sollievo! Non possiamo mica accontentarci delle zucche di Halloween! Mettere mano al portafoglio, poi, mai e poi mai...

 

Non fanno altro che ripetere quanto fu detto, scritto e giudicato qui

E non si tratta di considerarlo un simbolo religioso o un un simbolo non religioso, ma accordare al simbolo tanto significati di carattere religioso quanto significati non strettamente religiosi. Ovviamente si può non essere d'accordo, la questione è tuttavia diversa da come lei aveva cercato di impostarla. Riconoscerne il significato religioso non vuol dire per forza negarne il significato non religioso.

 

per la scuola lo dice il ministero con due circolari  la n.2666 (niente di strano?) e la n. 2667 del 2002 che richiama regi decreti del ventennio. Senza consumare troppi neuroni e' utile, a tempo perso, la lettura anche della sentenza del Tar Veneto n. 1110 del 2005  per frasi come questa:

Riassumendo e concludendo, il crocifisso inteso come simbolo di una particolare storia, cultura e identità nazionale - elemento questo immediatamente percepibile - oltre che espressione di alcuni principi laici della comunità - il che richiede invece un ragionevole sforzo interpretativo - può essere legittimamente collocato nelle aule della scuola pubblica, in quanto non solo non contrastante ma addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano.

sull'appello la vedo dura, sia perche' la corte non e' tenuta ad accettare la richiesta di appello sia perche' la decisione e' stata presa all'unanimita'.

Qui in amerika molti sostengono posizioni simili a quelle del Tar per una frase inserita nella pledge of allegiance, che per chi non la conosce è una filastrocca che tutti i bambini (nelle scuole pubbliche della maggioranza degli stati), dalle elementari alle superiori, recitano prima di iniziare, la promessa di lealtà alla bandiera. Il dibattito è se la pledge debba contenere le parole "under god" nella frase "one nation, under god". Tutto il mondo è paese.

Una controversia scuote l'Italia: la decisione di rimuovere il simbolo della religione tradizionale da un luogo pubblico suscita le proteste indignate dei senatori, che reclamano il rispetto delle tradizioni, il mantenimento al suo posto del simbolo di una religione che ha dimostrato di saper proteggere lo stato ed è il segno di quei valori che hanno contribuito a costituire un'identità culturale. Siamo nel 384 d. C., e il senatore romano Simmaco invia all'imperatore la Relatio tertia in repetenda ara Victoriae, in cui perora la restaurazione dell'altare e del culto della Vittoria presso il Senato. Contro Ambrogio e gli imperatori cristiani che avevano rimosso dal Senato l'altare e la statua della Vittoria.

Ottima osservazione. Le religioni dominanti difendono sempre il loro potere di fronte a chi le pone in questione.

Ma anche quelle nascenti non vanno male come intolleranza: l'episodio che racconti mi ha fatto venire alla mente Agorà, che ho appena visto e che raccomando. Infatti, dovrebbero farlo vedere in tutte le parrocchie del Bel Paese ...

Se avessi del tempo ci scriverei anche una recensione, ma non ce l'ho ...

 

bandiera (europea)

bianca (ha il solo difetto di portar sf**a in China and Japan)

ma indica bene l'idea che sia bene arrendersi prima di far qualsiasi altra cosa.

Non riesco a capire come si sia arrivati a questo tono da "dispettucci ai preti", soprattutto di fronte ad una questione che apre interessanti prospettive. 

In primo luogo, è accettabile che una decisione del genere sia presa a Strasburgo? Provo a farmi capire, esistono almeno due varianti, in Europa, di atteggiamenti da tenersi di fronte al fenomeno religioso e di conseguenza almeno due tipi di laicità. A Strasburgo ne hanno scelto uno, e provano ad imporlo ad un paese che ne aveva scelto un altro. Questa volta hanno scelto di accogliere, delle due vie, quella che preferiamo. Saremmo tanto supini di fronte ad una decisione che, ipoteticamente, sceglierebbe, tra le tante vie possibili, quella che detestiamo di più?

In secondo luogo, per rispondere a Sandro Brusco, nel modo più esaustivo possibile: qui e qui

Per rendersi un po' conto di come si sia arrivati a Strasburgo forse è bene richiamarsi anche ad altri casi, e non solo a quello di Abano Terme. Adel Smith ottenne, in via cautelare, una rimozione del crocifisso al fine di ottenere la tutela della libertà religiosa dei bambini musulmani, e successivamente il Tribunale dell'Aquila ritenne appropriato individuare la giurisdizione del TAR come tribunale per le interferenze tra diritti individuali e poteri discrezionali dell'amministrazione scolastica.

Quindi, arrivati a investire delle questioni sul crocifisso il TAR, è qui che i coniugi di Abano Terme (in realtà nella persona della moglie) si rivolgono al TAR Veneto, il quale con ordinanza di cui alla sent. n. 56/2004) solleva la questione di legittimità costituzionale riguardo le norme che ho sopra indicato. La Corte Costituzionale non stabilì che il crocifisso sarebbe dovuto rimanere al suo posto, ma rifiutò di pronunciarsi nel merito in quanto la norma, di carattere regolamentare, mancava della "forza di legge", la quale è necessaria per operare riscontri tra Costituzione e norme ad essa sottoposta, almeno nel nostro ordinamento. Quindi la questione, presso la Corte Costituzionale, si concluse con la manifesta inammissibilità della questione presso la corte suddetta (v. 389/2004).

Fu reinvestito della questione il TAR Veneto, il quale decise quello che tutti sappiamo (1110/2005): non era intervenuta alcuna abrogazione dei due regi decreti, pertanto le norme erano da ritenersi vigenti. La decisione fu inoltre motivata facendo ricorso ad un presunto valore anche culturale di simboli che sono sicuramente, nell'essenza anche religiosi. Quindi data la valenza polisemica del crocifisso, in soldoni, se non avrebbe potuto rimanerci come simbolo religioso, avrebbe potuto rimanere appeso al muro come simbolo culturale. 

Vogliamo attaccarci la lupa, il leone di S.Marco, una bottiglia di Montepulciano? Nessuno lo vieta. 

La cosa che mi lascia particolarmente attonito è che, di fronte a quello che è stato definito "confessionalismo strisciante" nel nostro ordinamento, di fronte a situazioni ben più gravi (e il regime speciale per gli insegnanti di religione, e il concordato etc. etc.) e che sicuramente meriterebbero, se non una riforma almeno una discussione su ben altri toni, in questo paese ci si sia ridotti a farsi i dispettucci in tribunale. Forse, anche in questa occasione, prima di mettersi un caschetto e andare alla pugna, bisognerebbe rendersi ben conto del livello infimo che la questione è riuscita a raggiungere. 

 

 

Il crocifisso al centro delle polemiche (foto d'archivio)

 

PADOVA (4 novembre) - Un'ordinanza che obbliga a esporre il crocifisso in tutti gli edifici pubblici «quale espressione dei fondamentali valori civili e culturali dello stato italiano»: ad emetterla è stato ieri il sindaco di Galzignano Terme (Padova), Riccardo Roman, dopo il clamore suscitato dalla sentenza della Corte europea sul caso di Abano Terme.

La Polizia Municipale farà i dovuti controlli e chi non provvederà all'esposizione del simbolo sacro si vedrà infliggere una multa di 500 euro. Secondo il primo cittadino di Galzignano, il crocifisso «ha una funzione simbolica, di espressione dei valori civili che hanno un'origine religiosa, pur nel rispetto della laicità dello stato». 

Una posizione 'sposata' anche dal segretario veneto dell'Udc, Antonio De Poli: «dobbiamo salvaguardare la nostra identità e la nostra cultura - commenta -. Non vogliamo che i nostri figli perdano il contatto con la propria storia e le proprie radici». L'ordinanza del sindaco di Galzignano, afferma, «trova tutta l'Unione di Centro concorde. Ci stiamo adoperando perché intutte le amministrazioni dove ci sono nostri rappresentanti venga adottata». 

De Poli ricorda che sabato l'Udc veneto terrà una manifestazione a favore dell'esposizione del crocifisso ad Abano Terme.

 

Consigli di lettura (anche se dovrebbe andare in BibNoise): Hai ragione, Galileo ! di Piergiorgio Odifreddi, in cui è ricostruito il processo a Galileo , reo di aver dimostrato la "falsità" della frase biblica di Giona: "Fermati o Sole".

Guai, solenni guai, a chi mette in dubbio la Chiesa ed i suoi simboli (che nulla hanno a che vedere con il cristianesimo).

P.s.

Il libro è anche un bel "tuffo" nella geometria euclidea, ed è per chi ha dimestichezza con la matematica.

E' importante ricordare che la sentenza è stata pronunciata a seguito di un ricorso presentato da genitori che avevano chiesto di rimuovere il crocefisso dall'aula dove il figlio frequentava la scuola. Una richiesta che mi sembra semplice e ovvia da soddisfare: se un simbolo religioso offende qualcuno è giusto che lo Stato si mostri neutrale e laico di fronte a simili questioni. Tutto si poteva risolvere con un semplice intervento del preside: da cattolico non comprendo quale difficoltà ci dovrebbe essere a riguardo.
La sentenza ha ribadito un concetto ovvio: lo Stato dovrebbe evitare di mettere in mostra simboli religiosi in luoghi pubblici.
Giusto per citare qualcuno che non la pensa come me cito anche l'ottimo articolo di Travaglio, che difende la croce come simbolo culturale.
D'altro canto devo dire che l'invadenza della Chiesa nella scuola è qualcosa di scandaloso e abnorme: ho avuto modo di sperimentarlo personalmente negli ultimi anni.
Premetto che ho frequentato fino a tutte le elementari una scuola privata retta da suore, quindi non conosco la situazione di 20-25 anni fa; sta di fatto che 2 anni or sono ho iscritto la mia prima figlia all'asilo. Non ho firmato alcune liberatoria che riguardi l'educazione religiosa di mia figlia: fatto sta che dopo qualche mese mi accorgo che la bimba di tanto in tanto recita delle curiose preghiere (curiose per me che non le aveva mai udite).
Scopro così che a scuola mia figlia non solo ha un'insegnante di religione (non chiedetemi per quante ore settimanale), ma ogni mattina ad inizio di ogni lezione i bimbi devono recitare una serie di preghiere - litanie. Sinceramente sono rimasto scandalizzato: non so se tale sentimento sia stato sentito da altri genitori. So per certo che discutere di argomenti simili dalle mie parti è veramente complicato e si rischia di essere ghettizzati e marchiati a fuoco come anti - religiosi.
Tutto questo lo dico da cattolico e pure praticante; mi chiedo come si sentirebbe un genitore - non dico musulmano o ebreo - agnostico convinto a ritrovarsi a casa un bambino che recita strane litanie di carattere religioso. Mi chiedo anche quale sia il senso educativo nell'insegnare la religione a dei bambini in così tenera età (3 anni!). Mi chiedo ancora se lo Stato non ha un modo migliore per spendere i suoi soldi; e se le maestre non abbiano un'attività più intelligente in cui impiegare quei 15 minuti dedicati a recitare vane pappardelle.
A questo punto mi potrei anche chiedere se i soldi che lo Stato butta (sì, li butta proprio, non ci sono altre parole) in insegnanti di religione non dovrebbero servire a qualcosa di più utile. O, forse, più semplicemente mi faccio troppe domande.

Mi sento di condividere in pieno il tuo intervento. Il dibattito che si fa invece in Italia è stucchevole. Si fa finta di non comprendere il significato ultimo di questa sentenza: un paese europeo (e quindi implicitamente democratico e libero) non può avere una religione di stato. I nostri politici dall'alto delle loro capacità cognitive continuano invece a chiedersi che fastidio dà il croceffisso nelle aule. Nessuno ovviamente, ma il problema non è questo. La questione poi è particolarmente delicata nelle scuole primarie, quando i bambini non sono ancora capaci di intendere e di volere. Far recitare le preghiere ai bambini (a meno che non ci sia l'accordo unanime di tutti genitori) è una violazione dei diritti umani.  

"E' importante ricordare che la sentenza è stata pronunciata a seguito di un ricorso presentato da genitori che avevano chiesto di rimuovere il crocefisso dall'aula dove il figlio frequentava la scuola. Una richiesta che mi sembra semplice e ovvia da soddisfare: se un simbolo religioso offende qualcuno è giusto che lo Stato si mostri neutrale e laico di fronte a simili questioni. Tutto si poteva risolvere con un semplice intervento del preside: da cattolico non comprendo quale difficoltà ci dovrebbe essere a riguardo."

Appunto. La questione fu a suo tempo sottoposto al Consiglio d'Istituto, che a larga maggioranza deliberó che il crocifisso doveva rimanere dov'era. Da non cattolico ritengo che la cosa sarebbe dovuta finire lí: niente TAR, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale, Corte Europea dei Diritti Umani.

Prendo atto che il Consiglio d'Istituto non ha facoltà di decidere sugli arredi delle aule; su cosa decide allora?

mi spiace perche' col tempo mi trovo affezionato a Nfa (la seconda cosa che leggo quando apro il computer, il primo essendo pravda.ru che dice la verita') e tuttavia vi/ci/mi/denuncio al consiglio di stato, alla corte europea, al tribunale dell'Aja, si veda l'esposta pubblicta' qui sotto riprodotta, va bene l'hotel a Londra con pulizia e risparmio, ma "dio mi ama"???

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    Grandioso ....... :-)

     

    Ah, allora google non ci conosce così bene come invece sostiene Marcello!!

    Meno male meno male...non siamo ancora al Grande Fratello di Orwell, ma solo ai fratellini piccolini dementi selezionati da Endemol.

    Non commento sulla questione del crocefisso. Una volta sancita la separazione tra stato e Chiesa, mi pare ovvio che non vi debbano essere simboli religiosi nelle scuole statali.

    Voglio proporre una riflessione sull'idea di religione di stato. Come cattolico praticante, io aborro il proselitismo nelle scuole pubbliche. L'idea che lo Stato si occupi dell'educazione religiosa dei miei figli (ipotetici) e' aberrante. Data l'importanza che secondo me tale educazione ricopre, voglio essere io a scegliere chi se ne occupa. Non un provveditore agli studi, caso mai in collaborazione con l'ufficio pastorale della diocesi.

    Cio' che definisce un cattolico e' scritto nel Credo. Detto questo, e' ovvio che la Chiesa non e' un monolite. La diversita' di vedute su questioni morali al suo interno e' palese. Io con i seguaci di movimenti come Comunione e Liberazione, per esempio, faccio fatica a parlare. Generalmente, mi incazzo appena aprono bocca. Pensare di avere un figlio indottrinato da un attivista di CL, laico o religioso, non mi farebbe dormire la notte.

    Che io sappia l'assunzione dei docenti di religione è "suggerita" allo Stato dalla Chiesa. Così non fosse, ci penserà la Divina Provvidenza! Credo tu possa comunque dormire  tranquillo, sono i vantaggi dell'essere credenti ;-).

     

     

    volevo segnalarvi le acute osservazioni

    www.corriere.it/cronache/09_novembre_08/santanche-maometto-pedofilo_5d43cddc-cc94-11de-b450-00144f02aabc.shtml

     

    secondo cui il profeta era "poligamo e pedofilo." Naturalmente tali affermazioni hanno il diritto di venir profferite.

    Vi segnalo pure che, in "barba" a tutte le convenzioni di reciprocita', la comunita' europea avrebbe da occuparsi del fatto che si danno "bambine agli sceicchi."

    In questo paesaggio sconsolante, rimane la luce della presentatrice, tale "d'urso", che tiene un crocefisso nel camerino (non si vede bene che rilevanza abbia il fatto dato che le lunghe fauci delle corti d'Europa hanno nulla da dire rispetto agli spazi privati, come pensavo fosse chiaro assai anche dalla sentenza.)

     

     

    Al di là delle valutazioni sulla personalità della sig.ra Santanchè, e della pertinenza con la vicenda di cui si discuteva nel corso della trasmissione, rimane il fatto che le sue affermazioni sono fattualmente corrette. Il fatto viene riportato dalla tradizione islamica è la sua veridicità non è mai stata messa in discussione dalla dottrina.

    Ecco alcuni hadith in cui se ne parla:

    Sahih di Bukhari, Vol. 5, Libro 58, numeri 234 e 236 http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/058.sbt.html#005.058.234

     Volume 7; Libro 62, Numeri 64, 65 e 88; http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.064

    Sahih Muslim Libro 8, Numeri 3309, 3310 e 3311 http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3309

    Sunan di Abu Dawud al-Sijistani, Vol. 2, n. 2116, Libro 41, n. 4915, 4916 e 4917 http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4915

     

    Treviso - A messa? Non sia mai. Gli alunni delle elementari e medie di Cordignano (Treviso) potrebbero subire uno choc se la festa del 4 novembre, oltre che con l’orazione civile davanti al monumento dei Caduti, venisse celebrata anche con una funzione religiosa. Che direbbe quel 10 per cento di ragazzini stranieri? Dopo aver tolto il crocifisso dalle aule, si vuole forse creare un conflitto interiore agli islamici? Certo che no. E così, manuale del laicismo e disposizioni europee alla mano, le due scolaresche dell’Istituto comprensivo di Cordignano sono rimaste sul sagrato del Duomo, quasi quest’ultimo fosse la casa del demonio e non quella del Signore.

    http://www.ilgiornale.it/interni/treviso_messa_vietata_scuola_per_rispettare_alunni_non_cattolici/09-11-2009/articolo-id=397536-page=0-comments=1

    il giornalino di famiglia ne sa una piu' del diavolo eh..