Etica e giustizia: Andreotti alla presidenza del Senato

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Non ho mai capito la rinnovata elevazione di Andreotti al rango di statista immacolato e pergiunta in credito col paese. Mi inorridisce l'idea che in Italia si possa pensare a lui per la presidenza del Senato senza un aftertaste amaro, amarissimo.

Andreotti e' stato per decenni uno dei principali attori della politica

italiana, e come tale e' corresponsabile di molti disastri che peseranno sulle

spalle degli italiani per molti anni a venire: il debito pubblico alle stelle,

la corruzione dilagante, l'inefficienza del settore pubblico, l'arretratezza

delle infrastrutture, l'impotenza dello stato contro le associazioni mafiose.

Dal punto di vista politico dunque, suona

ironico considerarlo un grande statista, ora persino salvatore della patria

divisa in due. Ricordiamo che e' stato nominato senatore a vita da Cossiga,

altro politico per cui si potrebbero ripetere giudizi simili.

Ricordiamo pero' che anche dal punto di vista giudiziario Andreotti pulito non e'. Andreotti

e' stato processato per associazione a delinquere e per associazione di tipo

mafioso, e dopo essere stato assolto in primo grado, e' stato ritenuto colpevole

del primo reato dalla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione, che ha confermato

la logica probatoria della sentenza della corte d'appello, non ha potuto

convalidare la condanna perche' il reato era oramai prescritto.

Si e' comportato

in maniera ineccepibile durante il lungo

processo, Andreotti, a quanto riportato dai giornali. Si e' difeso con tenacia e a viso aperto. Certo, davanti a chi e'

disposto a giocare colla legislazione pur di non affrontare i giudici in

processo, appare un uomo dall'alta statura morale, Andreotti.

Ma il processo non e' stato un colpo di sfortuna idiosincratico per il nostro

statista Andreotti. Il processo ha dimostrato, credo senza ombra di dubbio, una

notevolissima contiguita' di Andreotti col sistema politico mafioso siciliano.

Dal punto di vista etico questo dovrebbe essere piu' che sufficiente a far

inorridire ogni italiano di buona volonta' alla sola menzione del suo

nome.

Mi permetto di citare a questo proposito una parte della sentenza definitiva del processo Andreotti, cosi' come la trovo in una interessante lettera pubblicata sul "Italians" di

Severgnini: "Andreotti è stato riconosciuto colpevole di associazione a

delinquere fino al 1980, reato prescritto: «Pertanto la Corte palermitana non si

è limitata ad affermare la generica e astratta disponibilità di Andreotti nei

confronti di Cosa Nostra e di alcuni dei suoi vertici, ma ne ha sottolineato i

rapporti con i suoi referenti siciliani ... individuati in Salvo Lima, nei

cugini Salvo e, sia pure con maggiori limitazioni temporali, in Vito

Ciancimino...», «Quindi la sentenza ... ha ravvisato la partecipazione nel reato

associativo non nei termini riduttivi della mera disponibilità, ma in quelli più

ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione, sviluppatasi

anche attraverso l'opera di Lima, dei Salvo e di Ciancimino, oltre che nella

ritenuta interazione con i vertici del sodalizio (basti pensare, ancora una

volta, il suo riferimento alla vicenda Mattarella), la cui valenza sul piano

della configurabilità del reato non è inficiata dalla considerazione che la

soluzione realmente adottata non fu quella politica da lui propugnata, ma quella

omicidiaria da lui avversata».

Io leggo che la CDL propone

Andreotti alla presidenza del Senato e non capisco. E inorridisco.

Io e Nando Dalla Chiesa inorridiamo.

 

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