Fiat Voluntas Dei

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La saga FIAT comincia ad avere anche i suoi studiosi, nonché analisti di riferimento che, per comodità, potremmo chiamare “Marchionnologi”, secondo la moda, tutta italiana, del retroscena, del complotto, o del “che sta pensando quiz”.

Non intendo risalire agli albori della storia, per cui comincio dal 1° Giugno 2004: la Fiat è alla canna del gas. Qualcuno ricorderà la frase “io le cambierei il nome in Ferrari, così si vende meglio”. La Fiat è riuscita nell'epica impresa di produrre la Stilo, la Multipla, e la Palio, ha un indebitamento altissimo, eccetto Melfi tutti gli stabilimenti italiani lavorano in perdita, Termini Imerese riesce nella mostruosa impresa di far perdere da 1.000 a 5.000 euro (le cifre non sono ufficiali) per ogni unità prodotta della Thesis (altro modello mitico ...). Non un azienda, insomma, ma il tipico mostro italico che ha spesso cambiato nome (IRI, Parmalat, Cirio, Fiat), ma non il prodotto: perdite.

Nel 2004 Fiat perdeva il 10% sul fatturato.

Poi arriva un tipo con una strana fissa: fare di Fiat una azienda. Realizzare prodotti che possano piacere al mercato, avere un marketing, avere stabilimenti che funzionano, così come fanno le aziende di tutto il mondo che non sono finanziate (sussidiate, nel gergo italico) a piè di lista dallo stato. La rivoluzione culturale in azienda è enorme: per la prima volta a memoria d'uomo in Fiat si controllano i costi.

Mi fermo qui, non mi interessa fare il Fiattologo, ricordo solo un episodio, quello dell'apertura dello stabilimento serbo di Kragujevac. Marchionne va a Roma, gli vengono fatte fare tre ore (chi dice anche di più) di anticamera, espone il progetto di un nuovo stabilimento in Italia, bussa a quattrini, ma anche a garanzie: non vuole fare un'altra Termini Imerese. Dall'allora governo Berlusconi gli viene risposto “vedremo, valuteremo, le faremo sapere”, come si fa anche con l'autista che chiede un favore. Dopo un mese Marchionne vola a Belgrado, dove è ricevuto in pompa magna dal Primo Ministro, e in due giorni chiude tutti gli accordi: sgravi, esenzioni fiscali, soldi, territorio e garanzie sulla realizzazione di una serie di opere collegate all'investimento. Torna in Italia e rilascia un'intervista di fuoco a “La Stampa” (non la trovo più, chi la trova non vince niente ma la metta lo stesso ...) in cui si dice nauseato della politica italiana. Io aggiungo, anche, che non dimenticherà l'affronto.

Saltando di palo in frasca arrivo ai giorni nostri: di Pomigliano abbiamo già parlato, adesso vediamo cosa sta succedendo, dopo l'annuncio che Fiat Auto assemblerà le nuove monovolume in Serbia.

Parlerò quindi di una cosa semplice,che dovrebbe essere intellegibile perfino a un politico, o a un sindacalista, parlo di politica aziendale.

Cosa fa un'azienda che non vuol chiudere? Risposta: cerca il profitto. E poi? Ah, l'appetito vien mangiando: cercherà di massimizzare il profitto. Come? In tutti i modi.

Quindi, specialmente se è a corto di liquidità (e Fiat lo è, lo sanno bene i fornitori che aspettano anche 180 giorni per essere pagati) cercherà dei finanziatori (banche o governi, poco importa) che paghino le nuove catene di montaggio per i nuovi modelli. I governi te li danno gratis, i soldi, mentre le banche hanno la pessima abitudine di rivolerli indietro con gli interessi, a meno che non le freghi con un bel “warrant”.

Poi, cercherà di organizzare il lavoro e gli stabilimenti in maniera tale che essi siano ottimizati, per produrre il maggior output possibile a parità di fattori produttivi, quindi più turni possibile e miglior risultato possibile (il WCM è uno di questi, ma attenzione, non è l'unico).

Fin qui il “normale” percorso di un'azienda che sta impostando una politica “innovativa” (dal punto di vista dell'azienda) mista a vecchie politiche industriali tipicamente europee;ma pur sempre un'azienda manifatturiera multinazionale. Solo che...

Solo che siamo in Italia, l'unico paese del pianeta Terra dove non si è mai visto che un'azienda non si presenti con il cappello in mano ai politici pur di andare dove cazzo le pare,; un paese dove i sindacati pretendono i “permessi sindacali retribuiti” anche per le elezioni politiche; ma anche un paese dove i sindacalisti stessi sono dei perfetti sconosciuti sulle catene di montaggio (la famigerata linea) e dove “fare azienda” significa essenzialmente avere cointeressenze con i politici, i sindacati e i loro amici.

Tutto qui, non c'è nessun “segreto di Marchionne”, nessuna strategia segreta. I politici ed i sindacalisti, con i loro lacchè di riferimento (qualcuno si ostina a chiamarli giornalisti) anziché commentare (a Napoli i loro commenti si definiscono “parlà 'a schiovere”) cose di cui non capiscono una cippa potrebbero comprare un qualsiasi testo di economia aziendale, per i loro standards andrebbe bene anche un Bignami, e leggere cosa c'è scritto alla voce “cosa fare in un mercato competitivo”.

Bignami del Bignami: ridurre i costi, ampliare l'offerta, avere basi finanziarie solide (e, aggiungo, io, se ti pagano l'investimento le basi solide te le forniscono. Gratis.). Poi potremmo parlare per ore dei soldi che la Fiat ha avuto dallo stato, dei sindacati che difendono i lavoratori, ma mi sembra lo stesso discorso sterile delle rivendicazioni Nord-Sud: bla-bla-bla che non porta da nessuna parte.

Notazioni finali:

  1. I grandi sindacati italiani (FIOM-CGIL in primis) stanno portando a casa lo splendido risultato che la FIAT rinuncerà al CCLN (che qualche idiota ha già confuso con lo Statuto dei Lavoratori, che è una legge), aprendo una falla in un muro che tutti gli imprenditori miravano ad abbattere, ma che nessuno aveva il coraggio da solo di fare: Ma se lo fa la FIAT... (nota personale: Forza Marchionne: sei tutti noi! Non ti fermare!)

  2. Il Governo Italiano dimostra quello che si sa da tempo: poche idee, ma ben confuse. I politici italiani (di governo e d'opposizione, nessuna differenza) dimostrano solo che con il lavoro ed il mercato, quello serio, non vogliono avere niente a che fare.

  3. Sopra ho scritto di quando Marchionne ha fatto anticamera a Roma: dopodomani il Governo va a Torino. C'è ancora qualcuno che si domanda chi ha vinto?

  4. Tutti a parlare dello “spostamento in Serbia”. A nessuno, ma proprio a nessuno è venuto in mente che il “progetto LO” è in ritardo, che di fatto se ne sta spostando nel tempo l'attuazione (Zastava non è ancora pronta), e che così Marchionne ha la scusa per non scoprire una carta che non ha. Ma vanno a Torino con il cappello in mano ...

  5. Ah, anche la OMSA va in Serbia ... che sia anche questo parte del grande e segreto piano di Marchionne?

Fine. Dal mio punto di vista Marchionne è un genio: bluffa spudoratamente, spariglia il mazzo e nello stesso tempo raccoglie la riorganizzazione di stabilimenti che in taluni casi erano covi di fancazzisti, spacca il sindacato, dimostra che i politici nostrani non sanno che pesci prendere quando uno gli parla di mercato, si fa dare dalle banche altri 4 miliardi di euro, ma ne dichiara 13 di liquidità. E gli altri dietro a fare i “marchionnologi”: ma andassero a spazzare il mare....

 

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Commenti

Ci sono 142 commenti

Poche parole, ma sentite ed apprpriate. Vorrei solo dire che il motivo delle nuove linee di credito da 4 mld trovano motivazione nella scissione che implica una suddivisione di risorse tra le due nascenti realtà. In ultimo: non credo che bluffi molto. con un esito ragionevole a Pomigliano, la storia sarebbe stata diversa e l'impianto serbo avrebbe accolto la produzione della piccola vettura che era in piano prodotto per i 2013.

Comunque la FIAT di Marchionne che vince è una vittoria per il paese.

Riesumare definizioni già nate vecchie (quel che va bene a Fiat va bene per l'Italia intera) equivale a regalare la vita di un intero paese nelle mani di gente che non fa gli interessi degli Italiani.
Spacciare il desiderio di Marchionne e Fiat di realizzare profitti per novità e grande conquista culturale significa cialtroneggiare culturalmente, ben sapendo che scelte industriali miopi sono state esclusiva prerogativa dei vertici aziendali, non certo di politica e sindacati (per quanto sciagurati possano essere). Qualsiasi azienda vuole realizzare profitti? Bene, ma questo non significa assumere per buono qualsiasi punto di vista dell'azienda medesima. Diciamo che Marchionne incarna bene il tipico stile Fiat: decidere con i soldi altrui (vedi caso USA di Chrysler et affini), con i generosi finanziamenti di rottamazioni pluridecennali, i sacrifici imposti al sistema dei trasporti pubblici e la manomissione generalizzata del territorio per costruire strade che facessero comodo all'auto italiana. 
Il CCNL non sta bene a certa parte dell'industria e il suo annullamento sarebbe colpa della FIOM? Ma dove sta l'autore dell'articolo, in America appunto? Ma che razza di ragionamento e collegamento possibile? Diciamo più semplicemente che a Pomigliano (a Sud) come a Mirafiori (a Nord) l'unica posizione geometrica accettata sarebbe stata quella a 90°... Diciamo, infine, che per certuni è meglio il profitto che la qualità del lavoro e dell'auto. Per fortuna esistono le "auto estere". NB: le suddette auto estere (magari tedesche) sono prodotte dopo sacrifici sì, ma almeno non si guastano così spesso come quelle Fiat (anche le più blasonate).

La Fiat che succhia risorse alla gente è una vittoria del parassitismo e una disgrazia per il Paese, ridotto da decenni  come un malato grave  in fondo ad un letto d'ospedale con attaccata al braccio una sonda succhia sangue, e quel sangue è sudore e sangue di quei fessi di Italiani che vengono derubati da uno Stato imbelle e criminogeno che nasconde una verità  per  capire la quale non si deve esser economisti e professoroni: il paese va avanti solo perchè c'è chi aggire un mare di regole imbecilli e criminali studiate per essere aggirate dai grandi ed esser trappola per i piccoli, studiate perchè gli italianucci debbano sempre andare col cappello in mano a chieder favori ed ungere ruote.

la filosofia del grande Agnelli si riassume in quello che avrebbe detto al padrone del Corriere,  figlio di un suo amico: " che vuoi,  eri debole e ti abbiamo divorato", e non si è fermato nemmeno di fronte alla fiducia di un popolino bue indotto a credere che  davvero la Fiat fosse il vanto dell'italia, ci ha divorati insieme a quei 4  del salotto buono che fanno impresa con i soldi  altrui, credo che senza i nostri soldi non saprebbero mandare avanti nemmeno una   merceria. Non sono stati nemmeno capaci di fare vivere in serenità e giusto guadagno l'indotto: vampiri che si avvalevano di collusioni a tutti i livelli, gente che si avvale  di leggi di favore , regolamenti e distrazioni opportune. Se sparissero forse i politicanti e le burokrazie onnipotenti ci lascerebbero qualche briciola. e non vale dire che gli Italiani se vanno in auto, se  fanno le vacan ze i viaggi e  vestono e pensa.. mangiano pure, stanno bene . Siamo stati derubati   con il fattivo aiuto dei governi tecnici, che servono a questo: il tecnico si presenta pulito da responsabilità politiche e ti da una "medicina" per il tuo bene: palle! rappresentazione scenica che ci ha portato a questo presente  e la fiat in questa rappresentazione scenica si è sempre ben mossa ed ha sempre raccolto una sacco di grano che non le spettava. Il popolo  bue, viene tenuto all'oscuro con molta capacità, almeno questo lo sanno fare visto cjhe è essenziale per vivere alla grande prendendo senza dare

 

Marco, io per quello che conta mi sono fatto un'opinione positiva del lavoro svolto da Marchionne fin qui, e per ascendenze piemontesi spero sempre tutto il meglio possibile per la FIAT.

Pero' Marchionne sta andando in Serbia perche' gli pagano i due terzi dello stabilimento nuovo con fondi dello stato belga e della Bei. Inoltre, se non mi sbaglio, mi sembra che gli detassino gli utili e gli stipendi dei lavoratori. Dal suo punto di vista Marchionne fa benissimo ad andare, intendiamoci, e probabilmente anche i serbi si sono fatti i loro conti, pero' questi mi sembrano aiuti di stato belli e buoni, altro che "competizione di mercato". Onestamente non vedo cosa ci sia da rallegrarsene.

Infine sullo scorporo del comparto auto. Molti commentatori fanno notare che probabilmente prelude a) alla fusione con ulteriore diluizione delle quote italiane b) alla vendita definitiva. Della diluizione in una fusione ne parlava gia' la FIAT ai tempi del tentativo fatto su Opel, per la cronaca. Ancora una volta, nulla di orribilmente sbagliato se la FIAT finisce in mani estere, e' il mercato. Pero' restando una delle piu' grandi realta' industriali del paese, con tutto quello che ne segue in termini di occupazione, potenziale industriale e ricorrenti aiuti di stato, mi sembra logico che di questi scenari se ne discuta.

 

 

 

Pero' Marchionne sta andando in Serbia perche' gli pagano i due terzi dello stabilimento nuovo con fondi dello stato belga e della Bei

 

Già altrove commentavo che non è solo una questione di "aiuti di stato", perchè ci sono tanti fattori nella produzione auto, mi spiego, la distinta base di un autoveicolo classe B è di circa 5.000 pezzi, se andiamo alla distinta base di II livello arriviamo a una cifra fra 15.000 e 20.000 pezzi, ed è ovvio che a Kragujevac (come succedeva a Termini Imerese) non ci siano i fornitori di questi pezzi (magneti marelli sta cominciando adesso i lavori per lo stabilimento, così come altro indotto Fiat), quindi c'è bisogno di una logistica pazzesca e costosa, quindi in Serbia ci vai solo se ti "regalano" lo stabilimento, altrimenti sei sulla soglia di indifferenza con Termini Imerese. Qui un interessante articolo di chi pensa al mercato e non alla marchionnologia (notare la data: Aprile 2010).

Il punto successivo, quindi, sono i "rapporti industriali", il funzionamento di uno stabilimento (non il costo degli operai, attenzione!), e qui fra Termini Imerese e Kragujevac c'è un abisso incolmabile (grazie di esistere FIOM, devono pensare in Serbia..).

Sullo scorporo rilevo solo che trattori, camion e movimento terra erano i comparti che tenevano a galla i conti FIAT, se l'hanno fatto è solo per motivi finanziari (maggior valore per gli azionisti, maggiori possibilità di finanziamento con le banche), anche se nessuno nota che FIAT Gesco (la banca della FIAT) è da anni che ha i comparti separati. Al momento è solo un'operazione tecnica, la sfera di cristallo non ce l'ha nemmeno Marchionne, penso invece che possa essere il preludio ad un "americanizzazione" del gruppo, già avvenuta con lo spostamento delle commesse della componentistica in Canada, ma non certo alla cessione a "mani estere", sulla FIAT ci sono quelle degli Agnelli e delle banche, e non la mollano.

 

Mi sembra che Marchionne si stia comportando razionalmente. Che sia un buon negoziatore lo scopri anche GM quando trattarono del put FIAT.

Chi non si comporta razionalmente sono i sindacati e i politici italiani.

Per quanto riguarda gli aiuti di stato alle installazioni industriali, esistono (purtroppo ma inevitabilmente) dappertutto (vedasi i giapponesi nel sud degli USA).

 

 

Per quanto riguarda gli aiuti di stato alle installazioni industriali, esistono (purtroppo ma inevitabilmente) dappertutto (vedasi i giapponesi nel sud degli USA).

 

Giusto, e su questo sarebbe bene riflettere con la mente aperta.

La UE li vieta (ok cerca di farlo) che a me è sempre sembrata un'ottima idea. Ragione: sono un gioco a somma negativa, neanche zero. Ed ora lo stanno imparando anche gli italiani, a spese loro. Questo dovrebbe farli riflettere sulle continue richieste per poltiiche industriali attive, aiuti alle zone meno sviluppate, eccetera.

 

Per quanto riguarda gli aiuti di stato alle installazioni industriali, esistono (purtroppo ma inevitabilmente) dappertutto (vedasi i giapponesi nel sud degli USA).

 

Si, ma alla fine se fosse stato lo stato italiano a mettere i soldi per costruire un nuovo stabilimento FIAT a Reggio Calabria, tu saresti stato contento?

 

 

Mi sembra che Marchionne si stia comportando razionalmente. Che sia un buon negoziatore lo scopri anche GM quando trattarono del put FIAT

Una breve precisazione: l'opzione put la negozio' Paolo Fresco, non Marchionne.

 

on po [ot] ma segnalo l'approccio telecom ai problemi aziendali, non si licenzia nessuno e si fa pagare il conto alla concorrenza:

http://www.tomshw.it/cont/news/telecom-gioca-con-i-costi-dell-unbundling-siamo-fritti/26453/1.html

Francesco Ginelli in un commento precedente sembra notare - molto appropriatamente - i dati concreti della vicenda Fiat-Serbia: quello stato balcanico mette i soldi per la costruzione dello stabilimento e ha approntato misure per la detassazione di utili e parte dello stipendio operai. Questi sono dati reali e utili per la comprensione della vicenda, a cui va il nostro ringraziamento. 
Ecco i termini della questione: questa Italia parassita delle clientele è in grado di avviare una politica industriale di respiro rilanciando produzione e redditi attraverso un piano progettuale serio, oppure ci si limita al monetarismo dei ragionieri d'accatto (alla Tremonti, per intenderci)?

Se avessero istituito vent'anni fa una multa per l'utilizzo a sproposito del termine "monetarismo", probabilmente avremmo risolto il problema del debito pubblico.

In concreto, signor Italian Politics, cosa affermi ? Che Fiat va in Serbia per i soldi ? Ci andrei anche io se è per questo, e non credo che nemmeno a te dispiaccia se qualcuno viene con una vacca in  mano e dice : "Tieni, è tua". Non ci vedo niente di immorale in chi trova i soldi per terra, trovo immorale il discuterne, anche perchè se fossi un azionista FIAT e Marchionne dicesse: in Serbia ci regalano uno stabilimento, accettano gli standard lavorativi e qualitativi del WCM, ma io voglio andare a Termini Imerese dove scioperano durante le partite, e lo stabilimento ci costa quattro volte tanto io gli direi (come azionista FIAT) " Caro Marchionne da domani cambia mestiere".

La tua seconda asserzione è talmente incomprensibile (scusa, sono tardo di comprendonio) che se me la illustri (bastano due righe) ti rispondo. Condivido l'asserzione che se ad ogni volta che esce l'asserzione "monetarista" a sproposito si dovesse pagare un euro avremmo già risanato i conti pubblici.

 

Il Governo Italiano dimostra quello che si sa da tempo: poche idee, ma ben confuse. I politici italiani (di governo e d'opposizione, nessuna differenza) dimostrano solo che con il lavoro ed il mercato, quello serio, non vogliono avere niente a che fare.

 

In effetti, le reazioni sono che ho letto sui giornali sono state abbastanza generiche. Questo episodio avrebbe potuto essere l'occasione per uno scatto di "politica industriale": come rendere l'Italia un paese attraente per un'azienda che vuole investire. In breve, si sarebbe potuto agire su leggi, tasse e burocrazia per incentivare la FIAt e qualunque azienda Italiana e internazionale a investire in Italia. Invece niente, al più commenti livorosi contro la FIAT, rea di una specie di tradimento...

No, la classe politica Italiana non è all'altezza degli Italiani. ;-)

In breve, si sarebbe potuto agire su leggi, tasse e burocrazia per incentivare la FIAt e qualunque azienda Italiana e internazionale a investire in Italia. Invece niente, al più commenti livorosi contro la FIAT, rea di una specie di tradimento...

Voglio sottolineare la tua considerazione che trovo corretta. Va in giro gente che quando si parla di politica industriale pensa a qualche arnese dirigista lasciando tutto il resto immutato. 

 

No, la classe politica Italiana non è all'altezza degli Italiani. ;-)

 

 

Adesso non esageriamo, la classe politica italiana ci rappresenta in maniera esatta. Molto assolutorio pensare che gli italiani siano migliori, ma siamo esattamente così.

Non mi è chiarissima la motivazione della frase "I grandi sindacati italiani (FIOM-CGIL in primis) stanno portando a casa lo splendido risultato che la FIAT rinuncerà al CCLN".

Visto che su Pomigliano la FIOM e gli altri sindacati hanno tenuto posizioni opposte, mi sembrerebbe più logico che la responsabilità principale venisse attribuita o all'una o agli altri, ma non a tutti allo stesso modo, no?

Visto che su Pomigliano la FIOM e gli altri sindacati hanno tenuto posizioni opposte, mi sembrerebbe più logico che la responsabilità principale venisse attribuita o all'una o agli altri, ma non a tutti allo stesso modo, no?

Fermo restando che non intendo fare l'esegeta di Marco (che non ne ha affatto bisogno), ti do la mia personale interpretazione: divide et impera. Litigando tra di loro, senza riuscire ad avere una posizione comune di "mediazione" tra il "la lotta è dura" della FIOM ed il "si, ma quanno se firma?" di FIM e UILM, hanno dato spazio ed occasione a Marchionne (che è furbo, molto furbo...) di ottenere tutto quel che sperava, e forse pure di più.


Giuseppe Ferrari sotto ti ha già risposto, facendo la mia esegesi in maniera appropriata. Se i sindacati non mostrano di avere le idee chiare, ma soprattutto uguali, si crea una crepa, in questa crepa Marchionne ha visto ciò che era impensabile fino a qualche tempo fa. FIOM è stata quella che ha reso più visibile la crepa con posizione ridicole, fra l'altro), FIOM è la prima colpevole, gli altri a ruota.

Comunque fa ridere che i sindacati attorno al tavolo (leggi: banchetto) siano 13 o giù di lì, ognuno con il suo orticello da difendere e i privilegi da salvaguardare, in tutti gli altri paesi si parla con Il Sindacato, non con I Sindacati.

Far saltare il CCLN fa saltare, fra l'altro, la ritenuta automatica a favore dei sindacati (per chi è iscritto): una gran bella botta, e non c'è niente che gli faccia più male del colpirli nella tasca. Un grande traguardo, per I Sindacati.

Io sinceramente non credo di avere le idee chiare dopo la lettura di questo thread e di tutti i commenti postati. Da un lato capisco che Marchionne sia un  bravo manager che cerca di rimettere in sesto una azienda data per spacciata. Dall'altro ho la strana sensazione che, dato il momento, l'idea sia quella di dare una spallata all'intero sistema di relazioni industriali e diritti collettivi/individuali dato che la politica e' debole e i lavoratori sono alla canna del gas.

1) Nel thread precedente qualcuno ha affermato che gia' vent'anni fa con sindacati piu' agguerriti si facevano 21 turni e si derogava alle norme sul lavoro notturno femminile. Tutto questo con la normale contrattazione. www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/1878

2) Nel thread precedente qualcuno ha affermato che nella sua esperienza l'assenteismo era fisiologico e sotto controllo. Tutto questo con i normali strumenti di governo aziendale. www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/1878

Mi domando, se quello che e' stato detto sopra e' vero, qual'e' il motivo di tali atteggiamenti da parte di Marchionne? La mia spiegazione personale e' che in Italia il vuoto lasciato dalla politica ha lasciato mano libera a chi ha il potere, le risorse e le capacita' di fare dello Stato uno strumento al proprio servizio e di dettare unilateralmente le nuove regole del gioco per l'intera collettivita'. Quindi al di la' del malcostume, della corrutela, del familismo, ecc. succede che Mediaset invece di comprarsi i politici fa un take over sul governo e Marchionne invece di fare anticamera/concertare decide di fare da solo e dispone perfino del diritto di un lavoratore di scioperare.

Qualcuno mi sa dire perche' a Pomigliano dovrebbe essere prodotta una vettura di bassa gamma come la Panda? Non conveniva produrla in Polonia, Turchia, ecc.?

 

 

OT. Sono l'unico a pensare che la proibizione del lavoro notturno femminile sia una odiosa forma di discriminazione contro le donne?

Sinceramente delle auto di Marchionne & C. ne farei volentieri a meno. Per me sono solo un problema fastidioso.  Marchionne sa che in giro ci sono troppe auto? O fa finta di nulla?

Non voglio togliere a nessuno le proprie ragioni: gli imprenditori devono fare cassa, i sindacati devono difendere i lavoratori e i politici devono farsi rieleggere. Ci aggiungo anche l'acquirente, che ha bisogno di alta qualità a basso prezzo, o qualcosa che gli faccia sognare ragazzine discinte nel suo letto, quando ormai ha superato i 60 e in realtà compra una scheda telefonica.

In questo quadro, però, risulta lamapante una povertà culturale (in senso lato) macroscopica. Ognuno di questi "attori" non riesce a guardare oltre il proprio naso per più di un paio di centimetri. Che visione del mondo hanno? Che futuro immaginano? Sono interessati a vivere meglio o pensano solo ad accumulare la "roba"? Vogliamo che a queste domande risponda solo la religione, riservandoci una vita ultraterrena meravigliosa, o c'è qualcuno che pensa di star meglio anche in questa valle di lacrime?

 

 

E' da apprezzare l'uso di Verga in un dibattito prettamente economico sulle problematiche della Fiat, ma non credo che questo sia il luogo esatto per discorsi così generici sul benessere.

Se ti interessa migliorare la condizione umana, credo ci siano altri ambiti a cui ti devi rivolgere (magari l'astrologia?). Se parli di benessere economico, allora devi essere più specifico.

La povertà culturale, secondo me, scaturisce molto anche dalla tuttologia che in Italia sembra imperare. C'è gente che crede che c'è un principio unico che governi tutto (economia, sociologia, politica, ambiente, etc.), questa pure mi sembra povertà culturale perché non esiste LA risposta ma LE risposte. Per quanto certe visioni ti possano sembrare limitate, esse sono necessarie per capire e poter dire qualcosa di un mondo estremamente complesso.

E' l'unico commento che mi sento di sottoscrivere, in quest'articolo non si parla minimanente del rischio di licenziamento per migliaia di dipendenti, dell'inevitabile scivolamento verso il degrado (che già c'è) di un territorio che non ha altre risorse, non stiamo discutendo di pere o di mele qui parliamo  di esseri umani con una sola ed unica necessità: cercare di campare degnamente lavorando, vogliamo togliere loro anche questa unica risorsa a chi possono ancora aggrapparsi ? Vedo che il cinismo stile Berlusconi ha fatto i suoi proseliti, forse è anche per questo che l'Italia è alla canna del gas. Ragionassero tutti così di aziende in Italia non ne rimmarrebbe più nessuna, per fortuna c'è ancora un zoccolo duro di aziende medio piccole che ancora resiste e non cede alla visione che vuole il libero mercato solo in prospettiva di utili e guadagno e vede come fumo negli occhi il rispetto delle regole e della dignità delle persone. A qualcuno inoltre sfugge che simili comportamenti in Francia o in Germania non sarebbeo tollerati e riceverebbero risposte molto dure da parte dei rispettivi governi, ma lì fabbricano auto marchi che guarda caso non hanno avuto problemi di perdite di mercato che la Fiat ha avuto in questi ultimi 2 anni: "Volkswagen ha avuto un miglioramento dell'8,9% anche se la quota di mercato è scesa leggermente, e forse è per questo motivo che il titolo sta cedendo a Francofiorte lo 0,48% andando in controtrend rispetto alle rivali BMW e Daimler, al momento best performers del Dax 30 con guadagni ben sopra il punto percentuale. La prima ha avuto un balzo delle vendite ed un miglioramente della quota di mercato, mentre Daimler si è difesa bene mantenendo invariata la quota e aumentando le vendite del 3,6%.
Positivo anche l'andamento borsistico delle francesi PSA Peugeot e Renault che viaggiano con rialzi frazionali dopo che l'Acea ne ha divulgato vendite e quote di mercato in buona crescita.
In frazionale rialzo Fiat, nonostante abbia riportato un calo sia nelle vendite che nella quota di mercato."

p.s. Chi scrive si occupa dell'amministrazione di un'azienda del Nord Est, è non iscritto ad alcun sindacato.

Well. Scusa se mi sono introdotto a gamba tesa nel dibattito e ne ho approfittato per porti domande che da tempo volevo porti.

Mi aspetto però anche la risposta sull'emigrazione.

In più mi aspetto il post su preferenze individuali e norme sociali. Volevo rispondere alla tua replica (che ho visto purtroppo solo oggi, al post "Modificare le preferenze del popolo...?), ma aspetterò il tuo post. 

Quella è una questione cruciale, e credo che ne nascerà un bel dibattito.  

Sergio, la domanda emigrazione è complicata. Se dopo cena non ho troppo sonno provo a risponderti, magari con un post ... tanto è estate ...

...sulla scia Fiat Federauto chiede di "tornare a competere sul mercato del lavoro internazionale [...] Continuando così avremmo dei bei contratti ma, purtroppo, pochissimi ne potranno godere perchè disoccupati".

E pero' gia' che c'e', chiede anche sussidi, pardon,  "misure a supporto del mercato auto [nuove e meno inquinanti, che] sarebbero a costo zero, perchè si pagherebbero, sia con le imposte sulle auto aggiuntive, sia con riduzione delle spese mediche legate alla cattiva qualità dell'aria e la diminuzioni di morti e feriti per gli incidenti stradali [sia con] un minor ricorso agli ammortizzatori sociali che stanno drenando molte risorse statali." Una panacea, praticamente.

Primo appunto. Con tutti i meriti (si fa per dire) che ha Termini Imerese, non diamogli pure l'aggravio di aver prodotta in perdita la Thesis: per quanto ne sappia, posso anche sbagliare, è stata prodotta in stabilimenti piemontesi.

Secondo appunto. Condivido in toto l'attribuzione del meriti (continua il lapsus) alla nostra classe dirigente, e nella fattispecie, al satrapo del ghe pensi mi che avrebbe risolto il problema trasformando le Fiat in Ferrari (come unto del Signore può tutto). Premesso ciò, vogliamo dire che non nel 2004, anno quasi da necrologio per la FIAT, ma nel 2010, la gamma del gruppo è lontana, sia per qualità (vedi le classifiche periodiche di affidabilità delle auto delle varie marche) che per la capacità di coprire tutte le nicchie del mercato. Se facciamo un confronto con Volkswagen, ad esempio, il risultato è impietoso; ma anche con marche, tipo Peugeot, Renault, Ford, il confronto è sempre perdente. I numeri dei mercati perlano chiaramente.

Quindi una bella autocritica da parte un produttore che è cresciuto protetto dalla politica filo-FIAT (quello che va bene per la FIAT va bene per l'Italia) non guasterebbe.

Sottoscrivo quanto dici. La Thesis tra l'altro era prodotta a Mirafiori. Per fortuna, pare che la FIAT di oggi abbia rinunciato a sussidi italiani ma pone una questione che è sì di FIAT ma è anche del paese. Il tema che FIAT pone fa parte del lungo elenco di cose da fare per mettere FIAT in condizioni ci competere. Giusto sì stigmatizzare il passato ma oggi bisogna guardare al futuro dell'Azienda sewnxza sussidi italioti

La Thesis è stata spostata a Mirafiori, ma è nata (?) a Termini Imerese, spostandola su Mirafiori (solo una parte delle lavorazioni, l'assemblaggio del telaio era sempre a Termini) pensavano di ridurre il bagno di sangue. Che è continuato fino a quando l'hanno cancellata dal listino.ù

Sulle quote di mercato, gamma e quant'altro espomgo velocemente: la quota di mercato è un abbaglio totale, conta quanto guadagni sul modello, non quanti modelli hai. La Mercedes ha la Maybach che è un bagno di sangue, Fiat ha Maserati che macina utili. La definizione delle quote di mercato è un concetto che, personalmente, trovo molto "asiatico", per anni i produttori coreani, ad esempio, si sono letteralmente dissanguati (finaziati dallo stato coreano..) per le "quote di mercato", oggi valgono meno di 0 e non fanno utili (quelli rimasti coreani).

D'altronde, ed è un concetto già esposto anche da marchionne, nel mondo di oggi non conta "cosa produci", ma "chi lo produce", la Ford Ka, ad esempio, è prodotta dalla Fiat, più Ford ne vende, più gli Agnelli si ingrassano..

Un mio concetto personale (qui ci metto la faccia: mi posso anche sbagliare) è che nel medio-lungo termine tutti i marchi sfoltiranno la gamma, perchè produrre tutti i tipi di auto è perdente. Sugli utili, non sulla quota di mercato. Da questo punto di vista quella della Fiat è una strategia, quella della Volkswagen un'altra, quella della Toyota un'altra ancora, sarà il mercato a dire chi ha visto giusto.

La Fiat come molte industrie italiane non ha capito che il prodotto non è solo l'hardware bensì hardware + qualità + servizio.

Inoltre i prodotti italiani di solito hanno una concezione first class che è più che annullata da una esecuzione che fa pena.

La turnazione continua non è solo qualcosa che abbatte gli ammortamenti ( ammesso sia sostenuta dal volume di vendite ) ma anche necessaria per la qualità ( esempio verniciatura vs corrosione )

Costo del lavoro : qualcuno sa dire quanto incide il lavoro in house di una fabbrica automobilistica sul costo del prodotto?

Certamente non >10% altrimenti la Volkswagen e le francesi sarebbero fuori mercato.

Quanto alla share la share è volume ed il volume permette di abbattere i costi fissi.

Questo vale per chi fa utilitarie non per Ferrari o Porsche.

Il costo del lavoro è circa l'8% del prodotto finito sulla catena di montaggio. Più difficile calcolare la quantità di lavoro presente su tutti i pezzi che compongono un auto (l'esercizio esiste, ma è riservato).

Confondi, anche tu, quota di mercato totale, con quota di mercato di un modello, e redditività del modello. Non è detto che un elevato volume abbatta i costi fissi, non è detto che chi fa bassi volumi possa avere costi fissi minori. Fabbricare autovetture è complesso, ed anche molto strano.

Infine la favola di Marchionne nasconde il fatto che se non ci fossero determinate condizioni istituzionali, la FIAT non avrebbe potuto fare nulla di ciò che ha fatto e sta facendo.

Infatti, l’acquisizione gratuita della Chrysler, che ha salvato la FIAT, non sarebbe stata possibile senza una politica interventista dell’amministrazione Obama;  la possibilità, inoltre, di avere una presenza nei nuovi mercati dei veicoli elettrici dipende dal “piano industriale della stessa amministrazione; cosa c’entra il mercato? Il rilancio su Pomigliano e poi su Torino, sono stati possibili dalle politiche di dumping sociale e fiscale dei governi Polacco e Serbo, a loro volta possibili grazie alla linea liberista dell’Unione Europea; cosa c’entra il mercato? Senza l’acquiescenza del governo italiano, impegnato nel sostegno ai settori del capitalismo italiano incapaci di competere se non che sui costi, e di CISL e UIL la scommessa sarebbe stata ben più complicata.

per sapere, a parte la valutazione molto trita sulla "linea liberista" della UE, perché questa considerazione sarebbe sbagliata? Insomma, dire che ogni azienda cerca di fare profitti è lapalissiano. Dire che i profitti si fanno se c'è il mercato, invece, è un po' ridicolo. I profitti si fanno nei contesti istituzionali e all'interno delle politiche e degli assetti della divisione internazionale del lavoro.

 

1) il costo del lavoro incide sui costi di produzione per circa l'8%. Raschiare il fondo del barile su questo aspetto è qualcosa che paga solo nel brevissimo perido. Di andare a produrre dove si pagano meno gli operai sono capaci tutti e c'è sempre chi può fare meglio (o peggio) di te. E prima o poi il risparmio diventa lo stesso di tutti e si torna al solito vero: punto chi fa la macchina migliore? Se la strada di Fiat per diventare competitivi è non far mangiare gli operai per 8 ore e cronometrare al secondo le pause per i bisogni fisiologici....mmm....secondo me c'è qualche problemino a monte....

2) a Torino fanno macchine da 100 anni. C' è un retorterra imprenditoriale, universitario, professionale, artigianale che penso abbia pochi uguali al mondo. Se si vuole scommettere sulla qualità credo che sia meglio investire lì che nelle campagne polacche.

3) Si dice che il Marchionne pensiero sia al passo con i tempi e considerazioni che esulano dall'iperliberismo e dal profitto come unico credo siano obsolete. Penso davvero il contrario e non sono comunista. Alla luce di quello che è successo negli ultimi due anni e di quello che accadrà molti assunti dati per assodati e incontrovertibili andranno ripensati dalla radice. Marchionne è miope (e i miopi le cose vicine le vedono benissimo) non lungimirante.

  

Mentre la politica dorme (manca un Ministro dello Sviluppo Economico) l'economia va avanti. E' di queste ore la notizia (da me auspicata in questo post pre-estivo) che Federmeccanica ha disdetto il CCLN del comparto (che non è il CCLN generale, nè lo Statuto dei Lavoratori), cambierà poco per i lavoratori, se non che partiranno (dovrebbero partire) le contrattazioni a livello aziendale.

In un post Oscar Giannino scrive:

 

l’accordo applicativo delle nuove regole per più produttività in cambio di più salario detassato proposto da Fiat a Pomigliano

 

sbagliando in pieno, perchè FIAT non ha la possibilità di detassare alcunchè.

Il mio punto parte proprio dall'errore del buon Oscar: non sarebbe il caso "Ora e adesso" di parlare di detassazione degli straordinari e degli incrementi salariali? Per grazia divina la politica è assente sui fatti propri del mercato (del lavoro in questo caso), ma prima che metta becco e faccia gli inevitabili danni non sarebbe il caso di stringerla in un angolo dicendo, Confindustria e Sindacati:
" Uè, pistola, noi siam qui a litigare, ma sei tu che ti mangi tutti i soldi di questi poveri cristi che stan lì a laurà, perchè non ci metti il tuo ?" Meno tasse per Totti?

se gli aumenti salariali vanno in paga base come li defiscalizzi? Cioè, come fai a distinguere i soldi degli aumenti (che essendo aggiuntivi finirebbero nello scaglione con l'aliquota più alta) dal resto? Una voce distinta con una diversa aliquota? 

Come ridurre la spesa pubblica in tempi brevi e in misura sufficiente per defiscalizzare i redditi più bassi senza intaccare le risorse per il debito pubblico, i servizi, gli enti locali? Ad es., la copertura del mancato gettito dovuto alla cedolare secca sugli affitti sembra velleitaria anzichenò:

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001882.html

dove si afferma: si dovranno trovare tre evasori ogni quattro contribuenti

 

Questa sera ho visto su "Che Tempo che Fa" l'intervista a Sergio Marchionne. Chi l'ha persa puo' rivedersela qui. Gli argomenti sono convincenti, sostenendo che dei 2 mliardi di utile di Fiat l'Italia non ha contribuito neppure 1 cent. Qui e qui. E pertanto Fiat farebbe meglio senza l'Italia. E che siamo al 118° posto per l'efficienza del lavoro su 139 paesi.... Drammatico...

Spero sinceramente che l'effetto sia un bello scossone, che qualcuno si svegli dal torpore o andiamo rapidamente a finire male...

A giudicare dai commenti "a caldo" del popolo di sinistra sul web (ed anche da quelle sul giornale di partito e sul partito del giornale) direi che la reazione sarà esattamente opposta, purtroppo.

Gli inviti all'impiccagione di Marchionne si sono allegramente mischiati alle solite panzane sui proletari sfruttati e l'AD superpagato, prezzolato alla dinastia di parassiti (che parassiti, infatti sono, ma chi se li è coccolati per decenni?) e via cantando.

Con, in cima, le due ciliegine italiche: che siccome la FIAT è stata per anni sussidiata dai fondi pubblici ora devono star buoni e produrre in perdita e che, comunque, siccome noi siamo ecologici e facciamo l'economia verde e progressiva e vogliamo la decrescita ... che ce ne frega d'una azienda inquinatrice come la FIAT?

Tutti in bicicletta nelle risaie del vercellese a fare il grande balzo in avanti ... nel dirupo.

 

Il commento di Mucchetti sul Corriere mi sembra abbastanza sensato

Lungi da me rinfocolare polemiche,ma ricordo male o l'utile fiat viene soprattutto da new holland e iveco che hanno fabbriche ANCHE in Italia?

A giudicare dai commenti "a caldo" del popolo di sinistra sul web (ed anche da quelle sul giornale di partito e sul partito del giornale) direi che la reazione sarà esattamente opposta, purtroppo.

Purtroppo, e' in linea con la capacita' di vedere a lungo termine dei nostri "statisti" degli ultimi decenni. Da una parte c'e' miopia, dalla'altra pure, con il sospetto che ci sia un qualcosa d'altro... Ieri sera ho visto pure "Report" (incredibile, due programmi visti alla TV in una sera!). Michele, se hai voglia e tempo dai un'occhiata al servizio che parla di Voltremont. Si intitola "Conti, Sconti e Tremonti". Qui. La Gabanelli sta facendo un ottimo lavoro. Dopo Antigua (che s'e' scoperto che SB s'e' prodigato per azzerare il debito pubblico di Antigua del 90%... l'ha detto Gramellini sempre su rai 3), continua bene...

 

Mi han detto, via FB.

C'era Mario Seminerio, di cui ho molta stima e dopo guardo la puntata.

Dal puro punto di vista marketing, forse sarebbe stato positivo ci fosse uno di noi, più che altro per propagandare il libro ma ... evidentemente la Gabanelli non ci conosce :-)

La cosa di Antigua, peraltro, è l'ulteriore prova che quel criminale ha costruito per se un meccanismo che lo pone al di sopra della legge, oramai. In qualsiasi altro paese il primo ministro avrebbe dovuto dimettersi all'istante per cose del genere (il debito, l'illuminazione a spese del comune di Milano, i paradisi fiscali: immaginatevi Sarkozy che fa una cosa del genere!!!)

Invece in quel paese d'imbelli costui continua a governare e quelli che lo votano, per i quali oramai non ho più aggettivi, pure a difenderlo ed a fare i distinguo!

Pazzesco, sto meditando di fare come feci nel 1983: mi riscordo dell'Italia per altri 10 anni, ci ripenso solo per prepararmi alla pensione! Non vedo davvero speranza.

 

...mi riscordo dell'Italia per altri 10 anni, ci ripenso solo per prepararmi alla pensione! Non vedo davvero speranza.

 

coraggio!

mi pare che disporre di stabilimenti , con organico fisso , che lavora al bisogno ( consuntivo ultimi anni intorno al 50% ) , pagato quando lavora dalla FIAT quando è in attesa di lavorare dalla totalità dei lavoratori e imprenditori italiani sia un discreto vantaggio.  

Tutto parte dall'ennesimo, pessimo, commento sulla saga Fiat da parte del quotidiano Repubblica.

Secondo l'articolo in USA quando c'è uno sciopero l'azienda chiama i crumiri. Vorrei tanto vedere un crumiro montare una scatola cambio.... vabbè faccio finta di essere buono e non spiego a Gallino come funziona uno stabilimento, ma mi stupisce l'arroccamento difensivo di FIOM. Il mercato cambia, il mondo cambia, e l'unica cosa che FIOM sa dire è "il CCNL non si tocca". Poi ci si stupisce se oramai la sinistra è vista come la difesa dell'esistente, ovvero, per assurdo, la sinistra è diventata più conservatrice della destra.

Sono convinto che se FIOM non solo firmasse l'accordo, ma spingesse l'accelleratore su richieste economiche ancor più favorevoli al lavoratore avremmo una vera rivoluzione industriale in Italia. Fermarsi al 1900 è la colpa più grave che vedo nei sindacati in questo momento, e se fossi in Marchionne non mi fiderei di Bonanni e Angeletti. Chissà, se ho tempo ci scrivo qualcosa durante questo periodo di pausa/lavoro.