10. Distinguere livelli e tassi di crescita, stock e flussi.
L'economia, checché se ne dica, si fa coi dati. Capire e riportare notizie economiche richiede quindi ua certa dimestichezza coi dati stessi. Più se ne ha, meglio è. Una conoscenza dei principi base della contabilità nazionale, tipo
consumo + investimenti + esportazioni - importazioni = reddito cioè PIL;
saldo partite correnti = esportazioni - importazioni = - conto finanziario cioè - variazione della posizione finanziaria sull'estero; ...
porta lontano. Ma come minimo è necessaro avere una comprensione dei principi base della misurazione: distinguere livelli e tassi di crescita - ad esempio, distinguere livelli dei prezzi e tassi di inflazione, rendendosi conto in particolare che una variazione del tasso di inflazione non è una variazione del livello dei prezzi - i fisici parlerebbero piuttosto di accelerazione, ma non credo che buttarla sulla fisica aiuti. Lo stesso si potrebbe dire per stock e flussi: la ricchezza è uno stock, risparmo accumulato ad essere precisi, mentre il risparmio, come il reddito e il consumo sono flussi.
9. Una attività economica, per il fatto che sia "buona" non necessariamente va sussidiata.
L'agricoltura, la cultura, l'attività fisica, il buon vino, le biciclette,.... tutte cose meravigliose. Chi più ne ha più ne metta. Non per questo meritano sussidi, però. I sussidi sono un meccanismo da utilizzarsi in caso una attività sia prodotta in quantità INEFFICIENTEMENTE ridotta. Sussidiare le palestre richiede un argomentazione (e dei dati) che identifichino un fattore che limiti inefficientemente il numero di palestre - gli economisti parlano di esternalità. Ad esempio, andare in palestra riduce l'obesità e quindi avvantaggia non solo coloro che vanno in palestra ma anche quelli che dividono con loro un autobus - o un letto. In questo caso, la domanda di palestre sarebbe inefficientemente bassa, perché i benefici non sarebbero completamente internalizzati (ecco perché si ha una esternalità) da chi decide, cioè dall'obeso su cui ricadrebbero i costi di andare in palestra. Pare ovvio che in questo caso l'esternalità sia minima - senza che questo abbia fermato una ministra dal sussidiare le palestre e decine di giornalisti dal trovare che la cosa fosse ottima (il lettore ardito può provare a considerare l'esternalità sulla sanità pubblica.... come argomento per sussidiare le palestre - funziona? Provare per credere).
8. Una attività economica, per il fatto che sia "cattiva" non necessariamente va tassata.
Come sopra. E allora, ad esempio, la giustificazione di una tassa alle sigarette dipende essenzialmente dall'importanza del fumo passivo - non dal fatto che fumare non fa bene (a meno di tornare alla questione della sanità pubblica). La giustificazione dell'obbligo del casco per guidare una moto, invece, dipende da .... nulla - non c'è giustificazione solida - almeno non se l'obbligo si estende agli adulti.
7. Esportare a prezzi alti fa bene all'economia, ma anche importare a prezzi bassi.
Esportare in sé non ha particolari vantaggi: si può sempre esportare vendendo sottocosto - non è buona cosa. D'altro canto, importare in sé non è un problema: acquistare beni e servizi venduti sottocosto è un buon affare. Avere esportazioni inferiori in valore alle importazioni indica la disponibilità dell'estero a farci prestito - non certo un problema. E ricordarsi sempre che non è possibile che uno stato (nemmeno la cattivissima e pericolosissima Cina coi suoi draghi) esporti tutto e al resto del mondo non resti nulla: con cosa comprerebbe il resto del mondo i beni cinesi? A credito, per sempre? Anche il paese più improduttivo potra specializzarsi ed esportare. Questo non significa che essere poco produttivi non sia un problema, lo è eccome; significa che sussidiare le esportazioni implica vendere sottocosto e non risolve nulla. Se ci riduciamo a vendere perline il problema è la produttività ed è lì che è necessario agire. Il resto è protezionismo (che è cosa cattiva).
6. La speculazione è spesso buona.
O meglio, la speculazione cattiva non è così frequente. Nei mercati finanziari, ogni posizione di acquisto corrisponde a una posizione di vendita. Quindi, ad ogni euro guadagnato corrisponde un euro perso. Perché mai lo speculatore è quello che guadagna e non quello che perde? E poi la speculazione tipicamente aggrega informazione e rende i prezzi più "efficienti", cioè più legati ai fondamentali (che è cosa buona). Poi ci sono le bolle: ma per definizione le bolle sono difficili da identificare e per un Paulson (non Hank, l'altro) che guadagna miliardi vendendo derivati sul mercato immobiliare, ci sono società immobiliari (non sprovveduti) che comprano ad ottobre 2007 mezzo East Village a Manhattan e poi falliscono a distanza di un anno e mezzo. La speculazione cattiva è quella che accade quando i mercati finanziari non sono competitivi, e alcuni operatori hanno accesso a informazioni private o hanno modo di mettere i mercati in un angolo. Questo va evitato a tutti i costi. Per semplificare: Goldman Sachs---->cattivi, hedge funds---->buoni. E infine, quando la speculazione attacca i governi spendaccioni (sia sui tassi di cambio che sui titoli del debito) è sempre speculazione buona: bond vigilantes---->molto buoni.
5. Essere liberisti non significa solo voler limitare il pubblico in economia, ma anche il potere di mercato delle grandi imprese.
C'è ben poco da spiegare, qui. La teoria economica e montagne di dati ci dicono che lo stato tende a essere estremamente inefficiente e così le grandi imprese (ancor peggio quando queste sono strette allo stato e hanno modo di spremerne vantaggi e sussidi); che i sistemi politici democratici tendono ad allineare gli interessi dei cittadini con quelli dei governanti, ma che lo fanno malamente per varie ragioni; che le grandi imprese non hanno naturalmente mai l'interesse dei cittadini come obiettivo, e quando affermano il contrario mentono.
Chi, semplificando, sta solo contro il pubblico o solo contro le grandi imprese, tipicamente, ha interessi privati da nascondere. I giornalisti farebbero bene a scovarli e s..uttanarli in pubblico questi liberali qua.
4. L'italianità è mercantilismo del peggiore.
Anche qui, nulla da dire. La questione è legata a nodo doppio con quella delle esportazioni e delle importazioni. Così come le esportazioni non sono un bene in sé, così non lo è l'italianità di una banca o di una impresa. L'italianità nasconde il peggior mercantilismo. E dietro all'italianità si nascondono tipicamente personaggi senza scrupoli. Remember Fazio, anyone? O l'affare Parmalat/Lactalis?
3. La metafora del sistema economico come sistema di pompe idrauliche è gravemente erronea.
Pompare acqua da una parte per farla uscire da un'altra, con disarmante certezza. La metafora funziona in economia se applicata ai semplici sistemi teorici keynesiani degli anni 60 (ma non ai sistemi teorici dei keynesiani moderni, che sono in tutto e per tutto simili metodologicamente a quelli dei non-keynesiani). Questi sistemi teorici - quelli keynesiani degli anni 60 - sono stati un fallimento empirico e sono essenzialmente incoerenti da un punto di vista teorico con l'ipotesi di razionalità che anima l'economia moderna (checché ne dicano Krugman e un altro paio di personaggi con pochi scrupoli intellettuali). La questione, espressa nel modo più semplificato possibile, è la seguente: per pompare l'acqua da una parte del sistema economico bisogna farla uscire da diverse altre parti a seconda di dove consumatori e investitori etc. pensano che uscirà (se il lettore pensa che l'argomento sia circolare, ha abbastanza ragione, ma non si preoccupi, ce ne siamo accorti ed è perfettamente corente logicamente) e da dove pensano che ne sarà pompata in futuro.
2. Alcune fondamentali proposizioni di neutralita' in vacuo: neutralita' della moneta, equivalenza ricardiana, Modigliani-Miller, primo teorema del welfare,....
Questo punto è difficile. Ma non è necessario che un giornalista economico comprenda nel dettaglio cosa siano queste proposizioni - per questo ci sono gli economisti. Ma le usano, tutti le usano. Ad esempio, la neutralità della moneta implica l'idea che a stampare moneta si fa inflazione e poco altro (implica anche che l'inflazione faccia pochi danni, ma questa è questione un po' diversa). Il primo teorema del welfare è quello che la mano invisibile fa si che il libero mercato sia (Pareto) efficiente. L'equivalenza ricardiana suggerisce che la spesa pubblica non abbia effetti di prim'ordine sul PIL (cioè che il moltiplicatore keynesiano sia più o meno 1 e quindi niente affatto un moltiplicatore) perché compensata dalle aspettative di nuove tasse in futuro. Modigliani-Miller... beh lasciamo stare che questo è meno importante per un giornalista economico. Il punto che voglio fare è che queste proposizioni sono assolutamente fondamentali, ma vanno ben intrepretate: tornando alla fisica si potrebbe dire che valgono "in vacuo", cioè mai perfettamente nel mondo reale. Ma sono comunque "forze" economiche importanti e il lavoro degli economisti applicati è di capire quando esse siano più o meno una buona approssimazione al funzionamento dell'economia reale.
1. Mai credere ai Krugman.
I Krugman sono coloro che sfruttano una reputazione guadagnata in una professione - ed il principio di autorità che ne deriva - per sostenere una posizione politica pre-definita. Vi par possibile che Krugman sostenga mai un'idea che proviene dai repubblicani? Eppure sarà ben successo che un repubblicano sparuto in South Dakota o in West Virgina una idea intelligente l'abbia avuta? No, impossibile. Perché l'economia per Krugman è un mezzo per persuadere, non un mezzo per comprendere. Timeo Danaos et dona (Nobel) ferentes.
Articolo molto interessante. Posso dire però che ci si fa prendere un po' la mano e a volte si finisce per essere ellittici?
Il 9 penso di averlo capito (diciamo che da punto di vista dell'economia sono un puro everyman della strada), ma non sono mica sicuro di averlo capito.
Da sussidiare, mi par di capire, sarebbero le attività inefficientemente basse. Cioé, se ho capito: bisogna sussidiare il lavoro femminile perché il fatto che ci siano poche donne al lavoro è un danno in senso generale (meno redditi, meno contributi e tasse, più sussidi e spese), per cui è meglio per tutti se incentiviamo le donne a lavorare (mi sono scelto un esempio molto attuale).
Se le palestre invece fossero più frequentate saremmo d'accordo che avremmo una bella classe di imprenditori del fitness, ma siccome ciò riguarda solo loro, se la devono smazzare loro, per diventarlo? Anche perché se la domanda non c'è o sbagliano loro qualcosa e allora è meglio non finanziarli, o gli italiani sono irrimediabilmente pigri e allora è inutile spenderci soldi?
Anche il 5 è interessante, ma non è chiarissimo, se posso...
L'analisi non è del tutto corretta, perché imporrebbe di sussidiare (o meglio di non tassare) il lavoro in generale, non solo quello delle donne. In realtà sul reddito da lavoro gravano tasse consistenti, e non si può pensare di ridurle stabilmente senza adottare altre politiche, ad esempio di riduzione della spesa pubblica. La proposta di sussidiare il lavoro femminile è motivata dal fatto che nel caso delle donne la quantità offerta è più sensibile alle variazioni del salario netto; quindi, si può pensare di ridurre la distorsione complessiva indotta dal sistema fiscale (a gettito invariato) tassando un po' più gli uomini e un po' meno le donne. Ma questo principio non fa parte di quelli elencati nell'articolo, e la sua applicazione non è del tutto intuitiva.
Se le donne vanno sussidiate e' perche' pensiamo che esse stanno a casa a causa di una norma sociale - che li' le preferisce. Non perche' esse produrrebbero redditi se lavorassero - quelli le donne li internalizzano gia' (nessuno glieli toglie). La norma invece e' cosa che individualmente nessuna donna puo' cambiare - per questo puo' essere inefficiente.
Il mio voleva essere solo un esempio, cmq: volevo dire che data la mia crassa ignoranza economica ero una buona cartina al tornasole per un articolo di divulgazione, e che qualche cosa non mi era chiaro.
Tutto lì!