Il Giornalismo Economico in 10 Semplici Punti

/ Articolo / Il Giornalismo Economico in 10 Semplici Punti
  • Condividi

Da quando un paio di simpatici ragazzi della scuola di giornalismo di Urbino ci hanno detto che ci leggono, ci siamo eccitati e ci sentiamo giornalisti veri. Poi abbiamo scoperto che anche giornalisti veri ci leggono e addirittura ci chiedono di scrivere per giornali veri. Allora non ci abbiamo visto più e ci siamo montati la testa. Ma non siamo giornalisti, e non abbiamo intenzione di rubare il mestiere a nessuno. Magari però qualcosa possiamo davvero insegnare ai giornalisti economici. Comincio con 10 semplici punti, in ordine inverso. 

10. Distinguere livelli e tassi di crescita, stock e flussi.

L'economia, checché se ne dica, si fa coi dati. Capire e riportare notizie economiche richiede quindi ua certa dimestichezza coi dati stessi. Più se ne ha, meglio è. Una conoscenza dei principi base della contabilità nazionale, tipo

consumo + investimenti + esportazioni - importazioni = reddito cioè PIL; 
saldo partite  correnti = esportazioni - importazioni = - conto finanziario cioè - variazione della posizione finanziaria sull'estero; ...

porta lontano. Ma come minimo è necessaro avere una comprensione dei principi base della misurazione: distinguere livelli e tassi di crescita - ad esempio, distinguere livelli dei prezzi e tassi di inflazione, rendendosi conto in particolare che una variazione del tasso di inflazione non è una variazione del livello dei prezzi - i fisici parlerebbero piuttosto di accelerazione, ma non credo che buttarla sulla fisica aiuti. Lo stesso si potrebbe dire per stock e flussi: la ricchezza è uno stock, risparmo accumulato ad essere precisi, mentre il risparmio, come il reddito e il consumo sono flussi.

9. Una attività economica, per il fatto che sia "buona" non necessariamente va sussidiata.

L'agricoltura, la cultura, l'attività fisica, il buon vino, le biciclette,.... tutte cose meravigliose. Chi più ne ha più ne metta. Non per questo meritano sussidi, però. I sussidi sono un meccanismo da utilizzarsi in caso una attività sia prodotta in quantità INEFFICIENTEMENTE ridotta. Sussidiare le palestre richiede un argomentazione (e dei dati) che identifichino un fattore che limiti inefficientemente il numero di palestre - gli economisti parlano di esternalità. Ad esempio, andare in palestra riduce l'obesità e quindi avvantaggia non solo coloro che vanno in palestra ma anche quelli che dividono con loro un autobus - o un letto. In questo caso, la domanda di palestre sarebbe inefficientemente bassa, perché i benefici non sarebbero completamente internalizzati (ecco perché si ha una esternalità) da chi decide, cioè dall'obeso su cui ricadrebbero i costi di andare in palestra. Pare ovvio che in questo caso l'esternalità sia minima - senza che questo abbia fermato una ministra dal sussidiare le palestre e decine di giornalisti dal trovare che la cosa fosse ottima (il lettore ardito può provare a considerare l'esternalità sulla sanità pubblica.... come argomento per sussidiare le palestre - funziona? Provare per credere).

8. Una attività economica, per il fatto che sia "cattiva" non necessariamente va tassata.

Come sopra. E allora, ad esempio,  la giustificazione di una  tassa alle sigarette dipende essenzialmente dall'importanza del fumo passivo - non dal fatto che fumare non fa bene (a meno di tornare alla questione della sanità pubblica). La giustificazione dell'obbligo del casco per guidare una moto, invece, dipende da .... nulla - non c'è giustificazione solida - almeno non se l'obbligo si estende agli adulti.

7. Esportare a prezzi alti fa bene all'economia, ma anche importare a prezzi bassi.

Esportare in sé non ha particolari vantaggi: si può sempre esportare vendendo sottocosto - non è buona cosa. D'altro canto, importare in sé non è un problema: acquistare beni e servizi venduti sottocosto è un buon affare. Avere esportazioni inferiori in valore alle importazioni indica la disponibilità dell'estero a farci prestito - non certo un problema. E ricordarsi sempre che non è possibile che uno stato (nemmeno la cattivissima e pericolosissima Cina coi suoi draghi) esporti tutto e al resto del mondo non resti nulla: con cosa comprerebbe il resto del mondo i beni cinesi? A credito, per sempre?  Anche il paese più improduttivo potra specializzarsi ed esportare. Questo non significa che essere poco produttivi non sia un problema, lo è eccome; significa che sussidiare le esportazioni implica vendere sottocosto e non risolve nulla. Se ci riduciamo a vendere perline il problema è la produttività ed è lì che è necessario agire. Il resto è protezionismo (che è cosa cattiva).

6. La speculazione è spesso buona.

O meglio, la speculazione cattiva non è così frequente. Nei mercati finanziari, ogni posizione di acquisto corrisponde a una posizione di vendita. Quindi, ad ogni euro guadagnato corrisponde un euro perso. Perché mai lo speculatore è quello che guadagna e non quello che perde? E poi la speculazione tipicamente aggrega informazione e rende i prezzi più "efficienti", cioè più legati ai fondamentali (che è cosa buona). Poi ci sono le bolle: ma per definizione le bolle sono difficili da identificare e per un Paulson (non Hank, l'altro) che guadagna miliardi vendendo derivati sul mercato immobiliare, ci sono società immobiliari (non sprovveduti) che comprano ad ottobre 2007 mezzo East Village a Manhattan e poi falliscono a distanza di un anno e mezzo. La speculazione cattiva è quella che accade quando i mercati finanziari non sono competitivi, e alcuni operatori hanno accesso a informazioni private o hanno modo di mettere i mercati in un angolo. Questo va evitato a tutti i costi. Per semplificare: Goldman Sachs---->cattivi, hedge funds---->buoni. E infine, quando la speculazione attacca i governi spendaccioni (sia sui tassi di cambio che sui titoli del debito) è sempre speculazione buona: bond vigilantes---->molto buoni.

5. Essere liberisti non significa solo voler limitare il pubblico in economia, ma anche il potere di mercato delle grandi imprese.

C'è ben poco da spiegare, qui. La teoria economica e montagne di dati ci dicono che lo stato tende a essere estremamente inefficiente e così le grandi imprese (ancor peggio quando queste sono strette allo stato e hanno modo di spremerne vantaggi e sussidi); che i sistemi politici democratici tendono ad allineare gli interessi dei cittadini con quelli dei governanti, ma che lo fanno malamente per varie ragioni; che le grandi imprese non hanno naturalmente mai l'interesse dei cittadini come obiettivo, e quando affermano il contrario mentono.

Chi, semplificando,  sta solo contro il pubblico o solo contro le grandi imprese, tipicamente, ha interessi privati da nascondere. I giornalisti farebbero bene a scovarli e s..uttanarli in pubblico questi liberali qua.

4. L'italianità è mercantilismo del peggiore.

Anche qui, nulla da dire.  La questione è legata a nodo doppio con quella delle esportazioni e delle importazioni. Così come le esportazioni non sono un bene in sé, così non lo è l'italianità di una banca o di una impresa. L'italianità nasconde il peggior mercantilismo. E dietro all'italianità  si nascondono tipicamente personaggi senza scrupoli. Remember Fazio, anyone? O l'affare Parmalat/Lactalis?

3. La metafora del sistema economico come sistema di pompe idrauliche è gravemente erronea.

Pompare acqua da una parte per farla uscire da un'altra, con disarmante certezza. La metafora funziona in economia se applicata ai semplici sistemi teorici keynesiani degli anni 60 (ma non ai sistemi teorici dei keynesiani moderni, che sono in tutto e per tutto simili metodologicamente a quelli dei non-keynesiani). Questi sistemi teorici - quelli keynesiani degli anni 60 -  sono stati un fallimento empirico e sono essenzialmente incoerenti da un punto di vista teorico con l'ipotesi di razionalità che anima l'economia moderna (checché ne dicano Krugman  e un altro paio di personaggi con pochi scrupoli intellettuali). La questione, espressa nel modo più semplificato possibile, è la seguente: per pompare l'acqua da una parte del sistema economico bisogna farla uscire da diverse altre parti a seconda di dove consumatori e investitori etc. pensano che uscirà (se il lettore pensa che l'argomento sia circolare, ha abbastanza ragione, ma non si preoccupi, ce ne siamo accorti ed è perfettamente corente logicamente) e da dove pensano che ne sarà pompata in futuro.

2. Alcune fondamentali proposizioni di neutralita' in vacuo: neutralita' della moneta, equivalenza ricardiana, Modigliani-Miller, primo teorema del welfare,....

Questo punto è difficile. Ma non è necessario che un giornalista economico comprenda nel dettaglio cosa siano queste proposizioni - per questo ci sono gli economisti. Ma le usano, tutti le usano. Ad esempio, la neutralità della moneta implica l'idea che a stampare moneta si fa inflazione e poco altro (implica anche che l'inflazione faccia pochi danni, ma questa è questione un po' diversa). Il primo teorema del welfare è quello che la mano invisibile fa si che il libero mercato sia (Pareto) efficiente. L'equivalenza ricardiana suggerisce che la spesa pubblica non abbia effetti di prim'ordine sul PIL (cioè che il moltiplicatore keynesiano sia più o meno 1 e quindi niente affatto un moltiplicatore) perché compensata dalle aspettative di nuove tasse in futuro. Modigliani-Miller... beh lasciamo stare che questo è meno importante per un giornalista economico. Il punto che voglio fare è che queste proposizioni sono assolutamente fondamentali, ma vanno ben intrepretate: tornando alla fisica si potrebbe dire che valgono "in vacuo", cioè mai perfettamente nel mondo reale. Ma sono comunque "forze" economiche importanti e il lavoro degli economisti applicati è di capire quando esse siano più o meno una buona approssimazione al funzionamento dell'economia reale.

1. Mai credere ai Krugman.

I Krugman sono coloro che sfruttano una reputazione guadagnata in una professione - ed il principio di autorità che ne deriva - per sostenere una posizione politica pre-definita. Vi par possibile che Krugman sostenga mai un'idea che proviene dai repubblicani? Eppure sarà ben successo che un repubblicano sparuto in South Dakota o in West Virgina una idea intelligente l'abbia avuta? No, impossibile.  Perché l'economia per Krugman è un mezzo per persuadere, non un mezzo per comprendere.  Timeo Danaos et dona (Nobel) ferentes.

Indietro

Commenti

Ci sono 92 commenti

Articolo molto interessante. Posso dire però che ci si fa prendere un po' la mano e a volte si finisce per essere ellittici?

Il 9 penso di averlo capito (diciamo che da punto di vista dell'economia sono un puro everyman della strada), ma non sono mica sicuro di averlo capito.

Da sussidiare, mi par di capire, sarebbero le attività inefficientemente basse. Cioé, se ho capito: bisogna sussidiare il lavoro femminile perché il fatto che ci siano poche donne al lavoro è un danno in senso generale (meno redditi, meno contributi e tasse, più sussidi e spese), per cui è meglio per tutti se incentiviamo le donne a lavorare (mi sono scelto un esempio molto attuale).

Se le palestre invece fossero più frequentate saremmo d'accordo che avremmo una bella classe di imprenditori del fitness, ma siccome ciò riguarda solo loro, se la devono smazzare loro, per diventarlo? Anche perché se la domanda non c'è o sbagliano loro qualcosa e allora è meglio non finanziarli, o gli italiani sono irrimediabilmente pigri e allora è inutile spenderci soldi?

Anche il 5 è interessante, ma non è chiarissimo, se posso...

Da sussidiare, mi par di capire, sarebbero le attività inefficientemente basse. Cioé, se ho capito: bisogna sussidiare il lavoro femminile perché il fatto che ci siano poche donne al lavoro è un danno in senso generale (meno redditi, meno contributi e tasse, più sussidi e spese), per cui è meglio per tutti se incentiviamo le donne a lavorare (mi sono scelto un esempio molto attuale).

L'analisi non è del tutto corretta, perché imporrebbe di sussidiare (o meglio di non tassare) il lavoro in generale, non solo quello delle donne.  In realtà sul reddito da lavoro gravano tasse consistenti, e non si può pensare di ridurle stabilmente senza adottare altre politiche, ad esempio di riduzione della spesa pubblica.  La proposta di sussidiare il lavoro femminile è motivata dal fatto che nel caso delle donne la quantità offerta è più sensibile alle variazioni del salario netto; quindi, si può pensare di ridurre la distorsione complessiva indotta dal sistema fiscale (a gettito invariato) tassando un po' più gli uomini e un po' meno le donne.  Ma questo principio non fa parte di quelli elencati nell'articolo, e la sua applicazione non è del tutto intuitiva.

Se le donne vanno sussidiate e' perche' pensiamo che esse stanno a casa a causa di una norma sociale - che li' le preferisce. Non perche' esse produrrebbero redditi se lavorassero - quelli le donne li internalizzano gia' (nessuno glieli toglie). La norma invece e' cosa che individualmente nessuna donna puo' cambiare - per questo puo' essere inefficiente. 

Il mio voleva essere solo un esempio, cmq: volevo dire che data la mia crassa ignoranza economica ero una buona cartina al tornasole per un articolo di divulgazione, e che qualche cosa non mi era chiaro.

Tutto lì!

La giustificazione dell'obbligo del casco per guidare una moto, invece, dipende da .... nulla - non c'e' giustificazione solida - almeno non se l'obbligo si estende agli adulti.

Io ho sempre pensato che le moderne campagne salutiste fossero giustificate dal fatto che un cittadino malato in più è una spesa in più per il sistema sanitario nazionale. Non è una ragione abbastanza valida?

A mio avviso sì. Non conosco attualmente la stima del costo di degenza giornaliero di un traumatizzato cranico, ma nella mia esperienza questi pazienti sono stati sempre i più onerosi, non solo in termini d'impegno professionale, ma anche nel ricorso a tecniche e farmaci tra i più costosi. Questo nel breve termine (due-tre mesi); se poi si va a vedere cosa costa una invalidità permanente, che può andare da una parziale autonomia alla più completa dipendenza anche per le funzioni vitali elementari...

Se per campagne salutiste si intende semplice informazione o pubblicità, non c'è nulla da obiettare.  Al contrario; la libertà di scelta è efficiente solo se i cittadini sono in grado di valutare correttamente costi e benefici, il che richiede una informazione adeguata.  Per di più la diffusione di simili informazioni difficilmente può essere demandata al mercato.

Non sono d'accordo con Andrea ne' con coloro che dicono che il costo sul sistema sanitario nazionale e' la giustificazione dell'imposizione del casco.  Voglio dire che formalmente si', questa e' una esternalita'. Ma non credo che internalizzare il costo sanitario della testa rotta avrebbe alcun effetto rilevante sul comportamento - la testa rotta mi pare piu' che sufficiente. La giustificazione del casco e' che pensiamo che la gente sia irresponsabile - specie i giovani. E qui si apre tutto un altro discorso.   

La teoria economica e montagne di dati ci dicono che lo stato tende a essere estremamente inefficiente e cosi' le grandi imprese

Potresti darmi qualche indicazione? Io so che le grandi imprese hanno una produttività elevata (misurata come valore aggiunto pro-capite - dove i capita sono i dipendenti) e questo mi sembra  in linea con l'elevata specializzazione e suddivisione del lavoro che si realizza in un grande complesso industriale.  Questoaccordo con le teoria classiche liberali (l'esempio dell'ago fatto dal singolo o fatto da migliaia di lavoratori in una grande organizzazione.  Cosa intendi esattamente per "inefficenza"?

Sono stato un po' leggero e superficiale. Avevo in mente le grandi imprese italiane che vivono di sussidi e rapporti con la politica. L'inefficienza qui deriva dal fatto che l'efficienza produttiva e' meno importante che la capacita' di lobby per il successo dell'impresa e quindi la prima si immola alla seconda. Questo e' vero in generale, non solo in Italia, naturalmente, ma non sempre. L'altra inefficienza delle grandi imprese ha a che fare con la gestione degli incentivi dei manager - che tendono a privilegiare "empire building" all'efficienza produttiva per vantaggi privati. Ma e' vero che la questione del rapporto tra efficienza e dimensioni e' ben piu' complesso di come io l'abbia presentato. Sorry (e grazie per avermelo fatto notare). 

Credo che solo chi non ha lavorato in una grande impresa possa fare una domanda del genere: maggiori sono le dimensioni, piu` rigida e burocratica diventa l'organizzazione.  La specializzazione dei compiti e` sempre un'arma a doppio taglio, porta infatti alla sclerotizzazione delle funzioni individuali, all'impoverimento generale del know-how tramite parcellizzazione delle conoscenze.  I rapporti individuali tra diversi reparti o tra diversi livelli si fanno in generale piu` formali e meno costruttivi. Le carriere tendono ad essere basate piu` sui rapporti interni all'azienda che non sull'impatto che il lavoro degli individui ha sull'attivita` dell'azienda stessa. Potremmo dire metaforicamente che l'area di contatto col mondo esterno cresce meno rapidamente del volume interno, e quindi il sistema diventa progressivamente autoreferenziale.

La tendenza a creare barriere tra diversi reparti impedisce la formazione interna di manager di livello intermedio in grado di avere una visione realmente trasversale delle attivita`aziendali. Chi e` nelle principali posizioni di comando facilmente ha competenze principalmente finanziarie oppure di marketing, quindi non sa gestire nel merito attivita` di tipo "industriale". Schiacciati dal senso della propria incompetenza, molti manager cercano di sottrarsi progressivamente alle proprie responsabilita` delegandole impropriamente a dei sottoposti, il che porta spesso ad una crescente stratificazione dei livelli ed alla moltiplicazione incontrollata del numero dei manager, il che non fa che rendere impossibile qualunque iniziativa a causa dell'intrecciarsi di aree di competenza e delle rivalita` .

Potrei continuare, ma credo di aver reso l'idea...

IO posso parlare solo per esperienza personale, ma nella grande impresa per cui ho lavorato anni fa i risparmi e gli aumenti di redditività si sono ottenuti anche con l'esternalizzazione di attività interne a imprese di piccole dimensioni gestite in modo mlto meno "burocratico" e più efficente.

Oltre a questo la maggior parte delle grandi imprese di mia conoscenza hanno una redditività che è favorita anche da una maggior disponibilità di capitali ( a costi inferiori alle piccole ) e spesso anche da fattori "politici", ben difficlmente una piccola impresa può contrattare con un inistro della Repubblica Popolare Cinese una riduzione dei dazi sulle sue esportazioni in Cina ( come ho conoscenza indiretta sia successo ad una grande impresa italiana ).

Sottoscrivo al 120% e vorrei rafforzare due punti in particolare:

La giustificazione dell'obbligo del casco per guidare una moto, invece, dipende da .... nulla - non c'e' giustificazione solida - almeno non se l'obbligo si estende agli adulti.

In verità si verifica il caso opposto. In mancanza di obbligo di legge i saggi indosseranno egualmente il casco di loro spontanea volontà, mentre gli sciocchi non lo faranno. Si verificherre quindi una selezione para-darwiniana, ove gli sciocchi si sfracellano mentre i saggi sopravvivono, migliorando cosí la qualità della popolazione. L'effetto è rafforzato dal fatto che gli sciocchi guidano sovente in modo imprudente. Se proprio si vuole mentenere un obbligo di legge, almeno si potrebbe stabilire come pena unica il consenso irrevocabile alla donazione dei propri organi; magari è più efficace della patente a punti.

Poi vorrei rinforzare il punto 4

L'italianita' nasconde il peggior mercantilismo. E dietro all'italianita'  si nascondono tipicamente personaggi senza scrupoli. Remember Fazio, anyone? O l'affare Parmalat/Lactalis?

con una citazione di Samuel Johnson "Patriotism is the last refuge of a scoundrel."

Caro Massimo, ritengo che la regola del casco non c'entri con la selezione darwiniana. Per esperienza personale, le persone impulsive (propense a guidare male e a non mettere il casco) fanno piu' figli. Pertanto e' un calcolo demografico basilare stabilire che, in mancanza di altre forze (come l'educazione) che trasformano persone impulsive in persone riflessive, la proporzione di impulsivi/riflessivi aumentera' esponenzialmente nel tempo. La mortalita' dovuta a incidenti, fumo e duelli (almeno nel periodo pre-riproduttivo!) e' talmente bassa che sarebbe soltanto un effetto di terz'ordine. Senza contare che poi la natura ha gia' provveduto a compensare, perche' alla nascita vi sono piu' maschi che femmine - proprio per la ragione che noi maschietti troviamo un sacco di modi creativi per ammazzarci intorno ai vent'anni.

Grazie intanto per questo post magnifico, al quale vorrei aggiungere un punto 10-bis: specificare di quali tassi si sta parlando. Se i prezzi per un certo trimestre sono saliti del 3% per qualunque causa, si puo' stare certi dei titoloni sui giornali: "L'inflazione impazza al 12%!" - anche se nei tre trimestri precedenti il dato era stato piatto o negativo. Annualizzare i tassi e' una cosa buona, ma non andrebbe usato a scopo impressionistico, al contrario per rendere il paragone piu' intuitivo.

Detto cio', la questione dell'efficienza delle grandi imprese e' l'unico dei 10 punti che non appoggio senza se e senza ma. Dovremmo forse limitare il potere di mercato di Apple? E' grande, ha un potere di mercato immenso, ma tutto cio' accade perche' Apple e' tremendamente efficiente. Secondo, se un'impresa ha abbastanza potere da negoziare direttamente con un governo un abbassamento dei dazi (come racconta Pietro sopra) questa potrebbe essere una forma di efficienza molto desiderabile. Questo ovviamente non invalida il punto, ma penso che andrebbe un pochino qualificato. (A proposito, sarebbe interessante discutere delle difficili decisioni prese dal nostro beneamato primo ministro quando ancora faceva il commissario antitrust).

Hai ragione. Vedi sopra. 

 quando apro l'articolo per intero,  la data passa da quella odierna al  primo aprile 2011. quale enigma si cela? le oscure-forze-della-reazione sempre in agguato eccecc?

i punti 2. e 3. vanno riscritti "a prova di imbecille", e so di cosa parlo.

a mio avviso e' un articolo gia' postato infatti io ricordavo di averlo letto e mi sembrava familiare, ma potrei sbagliarmi e la mia memoria, data l'eta' fa cilecca

(citando Bisin)

 (....)ci siamo eccitati e ci sentiamo giornalisti veri.


Ecco perche' nella nuova veste siete indistinguibili dal Sole 24 ore o dalla grafica del forum di Severgnini...e' per intrufolarvi meglio undercover nella tana dei nemici....bel colpo!


[non ho resistito scusate]

Su commenti come questo servirebbe il like stile Facebook!

vabbe' il sentimentalismo romantico. anche a me piaceva nFA 1.0 - un po' ruspante - che sprigionava  andrea moro ad ogni angolo. ma questo e' piu' elegante e moderno. e poi sempre andrea moro c'e' dietro - quindi se vi piaceva 1.0 vi piacera' anche 2.0. Let it grow on you - dicono i nostri. 

Il "bravo" giornalista economico (Il Sole 24 Ore) scrive:

La famiglia serve.E nel caso dell'Imu il sistema delle detrazioni consente, in parecchi casi, di non pagare.(…) Il meccanismo della nuova imposta, infatti, prevede una curva dalla crescita esponenziale della detrazione base di 200 euro, che arriva a triplicarsi in presenza di una poco probabile situazione di famiglia con otto figli ma cresce comunque del 50% con la famiglia tipo con due figli”. (di Saverio Fossati e Gianni Trovati - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/DTJu2

Ecco: oltre ai 10 punti, al giornalista economico io insegnerei a scrivere: “Nell’IMU la detrazione  annua base di 200 € aumenta di 50 € per ogni figlio".            

Like

Alberto ho letto il tuo pezzo di oggi. Ovviamente condivido la tesi ma (visto che sei interista :-)) due appunti

i) è troppo difficile per il lettore medio ("richiede una riduzione della ricchezza attesa dei  contribuenti")

ii) la parte propositiva  ("estesi tagli della spesa pubblica" compensati da calo delle tasse) è nascosta alla fine dell'articolo e non è sufficientemente incisiva.  Infatti parli della "spesa pubblica che risulti particolarmente inefficiente". In teoria, chi non può essere d'accordo? In pratica, tutti i centri di spesa sono convinti di essere efficienti ed indispensabili e tutti possono trovare difensori fra i politici e sulla stampa. Molto meglio un bel taglio progressivo agli stipendi (p.es. 5% sulla retribuzione lorda fino a 20000 euro, 10% fra 20000 e 100000 e 20-25% oltre i 100000) , magari da recuperare quando la situazione migliora con  con aumenti  di merito ai migliori

Chi non ha l'abbonamento a Repubblica e non ha letto l' articolo cartaceo dove lo può trovare?

Grazie Giovanni. Sulla difficolta': capisco - devo dire pero' che ho ricevuto anche commenti molto positivi da giornalisti intelligenti - anche se mi rendo conto che non si puo' sempre fare cosi'. Sulla parte propositiva: beh, non era quello il punto dell'articolo, e in un certo senso non era una parte propositiva. A me interessava argomentare che non basta dire che una politica e' recessiva per dire che e' sbagliata - se fino ad oggi abbiamo consumato a debito, la recessione e' necessaria (a meno di non ripagare) - e' recessione rispetto a livelli di reddito e consumo drogati. Poi, intendevo dire, se ci sono spese inefficienti possiamo ripagare il debito scovandole. Ma se non ci sono, allora ciccia - una bella recessione e via.  

...secondo me necessita di qualche spiegazione aggiuntiva, altrimenti, se uno non è sufficientemente alfabetizzato (come non tutti i giornalisti devono essere necessariamente), rischia di non cogliere in pieno.

Buondì. Vado subito al dunque.


"Questi sistemi teorici - quelli keynesiani degli anni 60 -  sono stati un fallimento empirico e sono essenzialmente incoerenti da un punto di vista teorico con l'ipotesi di razionalità che anima l'economia moderna."


Ecco, questo pezzo qui mi fa scattare la domandona delle cento pistole: quali sono le ipotesi di razionalità che animano l'economia moderna? Qualcuno degli astanti mi darebbe un due riferimenti (libri, articoli)? No, perché venendo da un retroterra non economico sarebbe interessante per me capire i capisaldi di quella che un weberiano chiamerebbe la "teoria dell'azione" dell'economia moderna.


Grazie assai.


Al.

Anch'io vi leggo, e non da ora, anche se, anzi perchè, raramente son d'accordo con voi. Mi servite per così dire da cura disintossicante, non va bene leggere solo quelli che la pensano come me, confrontarsi con chi è “lontano” permette di rafforzare le proprie opinioni o cambiarle, a patto di leggere persone “intelligenti” comunque, il tempo è la risorsa più scarsa e sprecarlo è un delitto. Perciò molto avrei da dire su ognuno dei punti elencati, ma uno è, a mio avviso, completamente sbagliato e mette in forse la vostra “onestà” intellettuale il primo, l'invito a non fidarsi di krugman e compagni. Avevo già trovato sbagliata e abbastanza stucchevole la polemica di Stefano Sylos Labini sul Nobel, poiché non è vero che il premio sia andato solo ad autori “mainstream” che ora diciate di Krugman è disonesto intellettualmente poichè non trova un' idea interessante di un repubblicano è sbagliato e vi si può ritorcere contro: provate a dire voi un' idea di “sinistra”, diciamo di Vendola (non ci riesco io, con tutta la buona volontà, figuriamoci voi) o, per dire, di Realfonzo. Questo certifica la vostra malafede? Certo l'aver vinto il premio Nobel non autorizza a ritenere che ciò che si dice sia vangelo, ma vale per Krugman e per Friedman. La verità è che nessun pensiero è “sine ira ac studio”, soprattutto quando si esce dalle aule accademiche (non lo è neanche lì) per entrare nell'agone pubblico al fine di indirizzare l'opinione pubblica, scrivendo su un giornale o pubblicando un blog. Io e voi ci portiamo dietro, anche nei nostri studi, le nostre opinioni, spesso basate su esperienze irrazionali, e, se siamo onesti, lo dobbiamo ammettere, intanto a noi stessi, al fine di poter “vigilare” sulle opinioni in modo da cambiarle ed ammettere di aver torto quando ci viene dimostrato. Onesta intellettuale non è non aver opinioni, è non tentare di nasconderle dietro una facciata scientifica. Certo Krugman non può dire “le cose in economia stanno come dico io perchè sono un Nobel”, ma nemmeno voi, riconoscetelo, potete dire “le cose in economia stanno come diciamo noi perchè insegniamo in un'università, più o meno prestigiosa, americana”. Ne tantomeno si può dire in una discussione pubblica “questa non te la spiego perchè è difficile, fidati io l'ho studiato ed è così”. Se si vuol dibattere pubblicamente si deve provare a spiegare in maniera semplice cose complesse. Einstein diceva “Non hai veramente capito qualcosa finchè non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. Se questo è l'atteggiamento e l'obiettivo di noisefromamerika, vi seguirò e discuterò volentieri con voi, viceversa la disonestà intellettuale non sarà a carico di Krugman, ma vostra. Se nel caso di Krugman ci fosse qualcosa di specifico per accusarlo di malafede, perchè non dire cosa? Si può non pensarla come voi e non essere né degli incompetenti né dei disonesti? Si può sbagliare in buona fede?

Mai credere ai Krugman

Fino a un certo punto. Ovvero, ho la sensazione che molti giornalisti economici applichino una regola analoga: non credere (o credere ciecamente) a questo o a quello, perché è questo o quello.

Forse sarebbe più corretto dire: "cercare di comprendere anche i Krugman", o meglio "cercare di prescindere dai Krugman", per non diventare dei Krugman.

Penso che il punto di Bisin fosse, Krugman o non Krugman, importa quello che uno dice non chi lo dice.

Insomma l'IPSE DIXIT era sbagliato quando era riferito ad Aristotele e lo è in generale  a maggior ragione. Nobel o meno il gironalista non può citarlo come fosse il Vangelo o l'oracolo di Delfi (ogni riferimento a Gad Lerner è ..inevitabile)

Berlusconi: manovra sara' di 3 mld

09 Giugno 2011 16:33 CRONACHE E POLITICA

(ANSA) - ROMA - E' un Berlusconi a tutto campo nella conferenza dopo il Cdm. I primi ad essere snocciolati sono i numeri della manovra. 'Quest'anno faremo un'opera di manutenzione di 3 mld. Faremo nei prossimi anni quello che abbiamo gia' fatto negli anni precedenti'. E per quanto riguarda l'ammontare della manovra 2012 il premier precisa: 'Non sono 33 mld, inutile preoccupare i cittadini per cose che non sono vere, andremo avanti con uno 0,7-0,8 di Pil'.Il governo varera' la legge delega prima dell'estate.

Proprio in questo giorni Krugman sul suo blog parla di equivalenza ricardiana. Ora, sono un profano (ma vostro avido e affezionato lettore) e non vorrei violare contemporaneamente due regole in un colpo solo (quella su ricardo e quella su krugman), ma a me il ragionamento empirico-aneddotico di K. mi convqince abbastanza. Dice, in soldoni, che quando si prendono a mutuo 100k per comprare casa, il taglio di bilancio domestico non sarà mai per tutti i 100k ma per, diciamo 6k annui, nonostante i Nostri sappiano bene che il finanziamento in deficit dell'infrastruttura "casa" riduce la loro capacità di spesa futura. Quindi la reazione ricardiana riguarderebbe solo una piccola frazione dell'importo in questione.

 

Aggiungo un tema psicologico (dal vacuo al pieno, insomma): davvero la pianificazione di spesa del singolo elabora modelli che tengono in conto gli effetti a lungo termine di complesse scele macroenomiche? In questo caso, l'assunzione dell'agente razionale non è un po' troppo anche per il più ottimista?

 

Qui il post di K. http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/12/26/a-note-on-the-ricardian-equivalence-argument-against-stimulus-slightly-wonkish/

(oh, il primo commento dopo anni di lettura assidua. Grazie)

... ma PK si sbaglia. Giusto il fatto che  la riduzione delle spese non corrisponde al totale dei  100K presi a prestito, ma si dimentica convenientemente il  fatto che i  100K sono presi a prestito da un'altra famiglia che avrebbe potuto spenderli. 

A me pare che Krugman abbia scelto l'esempio sbagliato.

Se una famiglia prende 100k a prestito per comprare una casa la sua ricchezza netta e' invariata: debiti e attivita' (assets) aumentano entrambi di 100k. Man mano che ripaga il debito la famiglia spende (mediamente, in 30 anni, presumo) quello che avrebbe speso prendendo in affitto la stessa casa, quindi per la famiglia in questione la spesa sui trent'anni e' invariata.

Insomma, l'esempio di Krugman conferma proprio una delle predizioni di Ricardian equivalence: la spesa e' invariata se la ricchezza netta e' invariata! Ironico.

Consideratemi pure il dummy in questione. Io la storiella di K. L'ho capita così: la famiglia che prende il mutuo è la collettività dei contribuenti. La casa nuova è l'infrastruttura da costruire (diciamo il famigerato ponte). Il mutuo è il finanziamento a deficit da parte dello stato. K. dice, credo, che la famiglia sa bene che il mutuo è tassazione differita (prima o poi dovrà rimborsare i 100k e pure gli interessi), ma i tagli di spesa sono diversi nel caso dei 100k subito rispetto al caso dei 100k +interessi in 30 anni. Quindi, parrebbe concludere K., il timing della tassazione non è irrilevante. Dov'è l'intoppo?

 

E poi: ci sono studi empirici sulle reazioni di spesa dei contribuenti di fronte a tassazione differita vs tassazione immediata?

 

Grazie

O almeno, i due autori di questo serissimo articolo che propone una tassa sull'1% di redditi piu' alti per ridurre la diseguaglianza di ricchezza (cfr. stock/flow).

Confesso, uno degli articoli piu' assurdi che io abbia mai letto  sul new york times. Stavo per scrivere una spiegazione ma non vale nemmeno la pena. Davvero folle che si pubblichino certe cose. 

Una chicca su Repubblica, ... prima che la cancellino o rettifichino

Nel 2011 sono entrati nella casse dell'Erario oltre 180 miliardi in meno di imposte, con una flessione del 13,4 per cento rispetto all'anno precedente.

Il che naturalmente significa che le entrate tributarie prima (2010) erano pari a 1'343 miliardi. 

Niente paura, è solo un effetto delle libagioni natalizie e questa Reuters del 15 dicembre ci dice invece che sono aumentate dell'1.5% 

Anche il resto dell'articolo non scherza ed è scritto malino (e a questo punto dubito di tutti gli altri numeri) ma rimane il dubbio di cosa abbia fatto scrivere 180 miliardi al posto di altro e cosa fosse questo altro.

Che dire, come ulteriore consiglio, come ennnsimo punto?

ennesimo) stare attenti a quanto si beve durante le feste e imparare a fare i conti.

Ecco la fonte in cui è chiaro che i 180 miliardi sono evasione (non un calo di imposte rispetto all'anno precedente) e che secondo lo studio c'è stato un aumento del 13.4, non una felssione.  A questo punto aggiungerei ai consigli anche un rafforzamento della comprensione del testo.  Lo studio originale è di un gruppo di professionisti (KRLS) che che si ispirano "ai principietici e morali di S. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù".

E che è già stata più volte protagonista su queste pagine :-)

Ora ricordo.

Qualche neurone mi mandava segnali ma erano troppo flebili e le festività hanno piegato anche me. 

Intanto per fortuna il gettito italiano tiene, malgrado Repubblica

che siano numeri in libertà lo dicono loro stessi:

evasione da sommerso danno 34,3 miliardi

da organizzazioni criminali 78,2

totale 112,5

evasione totale  180,9

in un altro punto dicono che l'evasione di sud ed isole è il 19,3% quindi 34,9 miliardi

se si paragona questo numero al totale sopra si dovrebbe dedurre che sommerso ed attività criminali sono sopratutto al centro-nord.


Dal Fatto di oggi

www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/11/forl-i-cinesi-si-prendono-lo-yacht/182899/


"Manca l’ok dei creditori, ma il gruppo cinese si è già assicurato il 75 per cento della posizione creditoria, di conseguenza sarà il gruppo stesso a decidere e il timore neanche così remoto è che si proceda per confusione. Un affare e l’ennesima dimostrazione di come la finanza abbia messo in ginocchio l’industria: tutte le banche d’affari che si sono avvicinate alla galassia degli yacht di lusso made in Forlì hanno guadagnato fior di quattrini e contribuito a quella che sarebbe stata una sicura sciagura."

devo aver perso qualche passaggio logico... la finanza continuando a finanziare Ferretti che buttava via i soldi di qua e di la', stava continuando a lucrare alle spalle di Ferretti....  mmh no ancora non mi torna... saro' scemo io.

Riprendo questo "vecchio" articolo (che non avevo letto quando è uscito) per chiedere un chiarimento su un punto:

 

 

La giustificazione dell'obbligo del casco per guidare una moto, invece, dipende da .... nulla - non c'è giustificazione solida - almeno non se l'obbligo si estende agli adulti.

 

 

Scusate ma a me pare che la giustificazione sia molto evidente: se faccio un incidente con una persona senza casco, rischio di ucciderla ed essere condannato per omicidio. Se ha il casco, magari se la cava solo con qualche lesione o magari nemmeno quelle. Io preferisco vivere in un paese dove vige l'obbligo del casco!

c'è anche una motivazione economica: gli incidentati con casco costeranno meno al S.S.N. di quelli senza (a meno che il maggior numero di morti nel caso di senza casco non lo compensi)