La giustizia italiana: inizia la telenovela

/ Articolo / La giustizia italiana: inizia la telenovela
  • Condividi

Tutti sanno che la giustizia in Italia non funziona, pochi capiscono i motivi della sua inefficienza. Spiegarli è difficile essendovi una molteplicità di cause. Tra di esse certamente anche la magistratura, cui è dedicata la prima puntata dell’analisi.

Articolo modificato in data 1 gennaio 2010

Mi presento. Sono un sostituto procuratore della Repubblica di Bolzano. Mi occupo di prevenzione infortuni e, viste le reazioni isteriche dell’opinione pubblica (e dei miei colleghi) a seguito del disastroso incidente di Torino, mi misi a cercare delle statistiche sugli infortuni in Italia. Così trovai gli interessanti studi che aveva fatto Andrea, il quale, accortosi del pesciolino che stava abboccando, ha subito tirato su la lenza e mi ha chiesto di spiegarvi perché la giustizia non funziona. Non capisco perché, invece, ad Andrea non interessi la mia teoria della fusione fredda tra Keynes (J.M. per gli amici) ed il liberismo. Invece no, niente teorie economiche; da me i redattori di nFA vogliono solo sapere perché non funziona la giustizia. Sembra abbia a che fare con una teoria economica, non di JM, che chiamano "vantaggi comparati". Non capisco ma mi adeguo: l’avete voluta voi, poi non lamentatevi.

La prima puntata della telenovela non può che essere dedicata alla mia categoria, e cioè alla magistratura. La magistratura ha le sue colpe? Sì, inutile negarle, mi appello alla clemenza della Corte e chiedo la concessione di qualche attenuante. Veniamo al sodo con una premessa. Lo status dei giudici è regolamentato dal c.d. “ordinamento giudiziario”, che risale agli anni ’40. Il governo Berlusconi lo ha modificato nel 2005 ed il governo Prodi lo ha ritoccato nel 2007. Lo stato attuale è il prodotto del vecchio ordinamento, mentre i “benefici” del nuovo non sono, al momento, prevedibili. Cercherò di confrontare il vecchio con il nuovo, nei limiti del possibile.

La giustizia penale e civile è amministrata dal c.d. giudice ordinario.

Indipendenza. Il nostro Costituente (articoli da 101 a 113 Cost.), previde l’indipendenza totale della magistratura (compresa quella requirente, ovvero il Pubblico Ministero). Essa si “autogoverna” attraverso il Consiglio Superiore della Magistratura eletto per due terzi dagli stessi magistrati ed un terzo dal Parlamento in seduta comune (art. 104). Tra le funzioni più importanti del CSM vi sono, dunque, quelle di determinare la carriera del giudice, assegnare i posti direttivi, decidere sui procedimenti disciplinari (art. 105). Il ministro, invece, si occupa dell’organizzazione giudiziaria (art. 110).

Selezione. I magistrati ordinari sono, attualmente, circa 9000. La giustizia ordinaria, oltre a loro, si avvale di un numero di circa 8000 c.d. giudici onorari (giudici di pace, vice procuratori, ecc.) senza i quali avremmo dovuto già portare i libri in Tribunale negli anni ’80. Per diventare magistrato bisogna passare un concorso, anonimo ed estremamente selettivo. Per riuscire a passarlo, dopo la laurea, bisogna investire, da due a quattro anni di studio matto e disperatissimo. Vi sono alcune scuole di preparazione che hanno un discreto giro di affari. Il meccanismo di selezione si è inceppato, poiché, visto l’altissimo numero di partecipanti, le commissioni non sono in grado di smaltire il lavoro in tempi ragionevoli. Per accedere a circa 500 posti banditi, partecipano tra i 5000 e 10000 candidati, ognuno dei quali consegna tre elaborati, per un totale di più di 15-30000 temi da leggere. Con l’attuale ordinamento si è cercato di fare una preselezione, laddove, per poter partecipare al concorso, si richiede il possesso dell’abilitazione alla professione di avvocato, oppure l’appartenenza per almeno tre anni ai ruoli dirigenziali della Pubblica Amministrazione, o ancora la frequenza presso una scuola di specializzazione per le professioni forensi. L´ultimo concorso, tenuto con il nuovo sistema si é concluso in tempi ragionevoli, laddove l´esito degli scritti fu comunicato dopo soli sei mesi. Non saprei dire se con il concorso vengano effettivamente selezionati i migliori. Chi vince il concorso, è una specie di enciclopedia ambulante che conosce a menadito la giurisprudenza e le teorie giuridiche, ma non vi è prova della sua capacità di applicarle al caso concreto e, men che meno del suo equilibrio. In ogni caso, a me non viene in mente nessun sistema di accesso migliore, e, soprattutto, non si entra per raccomandazione, il che, in Italia, non è poca cosa.

Carriera. Con il nuovo ordinamentonon sono più previsti passaggi di grado, bensì una semplice progressione economica, con valutazione quadriennale del magistrato. In caso di valutazione negativa, non vi è la progressione economica e, in caso di seconda valutazione negativa, è previsto il licenziamento. Con il vecchio ordinamento, si veniva valutati solo al passaggio di grado (dopo due, 13, 20 e 28 anni) ed ogni magistrato risultava essere “estremamente laborioso, particolarmente preparato giuridicamente ed equilibratissimo”. Oggi la valutazione quadriennale dovrebbe basarsi su criteri più oggettivi, quali la capacità, la laboriosità, la diligenza e l’impegno secondo parametri statistici (per leggere la norma in dettaglio vedi qui). Il “grado”, in quanto tale, si acquisisce solamente esercitando la relativa funzione. Con il passaggio a consigliere di Corte d’appello, ovvero con la terza valutazione, si acquisisce il titolo per accedere a posti di natura direttiva (presidente di Tribunale, Procuratore della Repubblica, ecc.). Il reddito netto del magistrato ammonta, all’incirca, a queste cifre moltiplicate per 13 mensilità: €1680,00 inizio, €1820,00 dopo 6 mesi, €3200 dopo 2 anni, €3500,00 dopo 3 anni, €4500,00 dopo 13 anni, €6000,00 dopo 20 anni, €6341,00 dopo 28 anni. Nonostante lo stato comatoso in cui versa la giustizia in Italia, all’interno della categoria si levano alte le voci che rivendicano sostanziosi aumenti di stipendio, tanto che, alle ultime elezioni del “parlamentino” dell’Associazione Nazionale Magistrati, hanno vinto le correnti che, con maggior determinazione, proponevano richieste di questo tipo.

La vera carriera, in termini di prestigio personale e/o di gestione di potere, si fa riuscendo a ricoprire un posto direttivo, venendo eletti al CSM, ottenendo una delle tante collocazioni c.d. “fuori ruolo”, all’interno dei ministeri o all’estero. È qui, soprattutto, che la magistratura ha, fino ad oggi, miseramente fallito. Per spiegare ciò, devo fare un passo indietro. La magistratura è riunita in un’organizzazione non istituzionale denominata Associazione Nazionale Magistrati (ANM) . Questa organizzazione vuole essere, oltre che un organismo di rappresentanza, un centro di dibattito culturale sulle questioni della giustizia e non un semplice sindacato. Essa si articola, sostanzialmente in quattro correnti: Unità per la Costituzione (maggioritaria), Magistratura Indipendente, Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia. Secondo una schematizzazione, a mio avviso, non più attuale, le prime due correnti vengono definite di area “conservatrice” e le altre due di area “progressista”.

Selezione dirigenti. Non sto a raccontare la storia delle correnti, documentarsi qui, qui, qui e qui. La maggior parte dei magistrati è iscritta all’ANM, ma non alle correnti. Di fatto, le correnti sono come dei partiti politici, formano delle cordate e costituiscono dei centri di potere. Per essere votato al CSM bisogna essere candidato da una corrente e, così, all’interno dell’organo di autogoverno vi è la ripartizione in correnti, a seconda della percentuale di voti ottenuti. La gestione dell’autogoverno, non passa più attraverso la magistratura in quanto tale, bensì attraverso le correnti, le quali spartiscono i posti direttivi, i posti ministeriali e le collocazioni all’estero, tra i loro iscritti o tra i loro simpatizzanti. Chi sta fuori dal sistema correntizio non ha accesso a questi posti, salvo a poltrone poco ambite che si ottengono per anzianità. Questo meccanismo di selezione si rivela essere esiziale: la classe dirigente della magistratura viene scelta per lottizzazione correntizia; non per merito ma per “capacita’ di muoversi”. La cosa si riverbera, inevitabilmente, sugli uffici e la loro organizzazione, in una parola sul servizio.

Il problema è anche culturale, il magistrato, per sua predisposizione, non sa nulla di organizzazione, gestione delle risorse, guida del personale, nessuno glielo insegna. Un ottimo magistrato non necessariamente è anche un buon dirigente e viceversa. E così il CSM, anche se facesse seriamente il suo lavoro, non ha a disposizione degli elementi per stabilire se il candidato ad un determinato posto direttivo sia un soggetto che spicca per le particolari doti organizzative.

Il risultato di questo assetto istituzionale è la seguente tipologia antropologica del magistrato, che ho elaborato dopo anni di “field studies” (scusate il latinorum ma io sono un povero ragioniere):

  1. Magistratus indecisus: non ci crederete ma esiste. Ne ricordo uno che, a fronte di una media di 100-150 sentenze annuali dei suoi colleghi, ne scriveva sì e no 30. Nel suo ufficio era appeso uno striscione a caratteri cubitali con il brocardo “in judicando criminosa est celeritas”. Ovviamente fece la normalissima carriera, poiché, nelle sue valutazioni, risultava “estremamente laborioso, particolarmente preparato giuridicamente ed equilibratissimo”;
  2. Magistratus publicus: ha la mentalità del dipendente pubblico, con i privilegi e lo stipendio da alto funzionario. Orario 9,15-14,00 e hobby vari, la partita di golf, l’appuntamento dall’estetista, i figli da portare a scuola e quant’altro. Tra di essi vi sono i lamentosi, quelli che “sono stressatissimo”, “non ce la faccio più”, “guadagno troppo poco per quello che faccio”, “lavoro più degli altri”. Diffidare assolutamente da questi soggetti, spesso, appartengono alla sottospecie magistratus publicus lavativus (ammesso che il magistrato publicus possa essere definito un laboriosus);
  3. Magistratus duro e puro: portatore di una visione manichea della vita secondo cui il mondo si divide in buoni (i magistrati) e cattivi (tutti gli altri). Spesso, è piuttosto arrogante con tutti, a cominciare dagli avvocati. Si trova spesso in assoluta sintonia con personaggi stile “cosa rossa”. Una specie di modello superfisso ambulante applicato alla giustizia;
  4. Magistratus seriosus: cerca di fare seriamente il suo lavoro, senza badare troppo a statistiche o orari. Tra di essi si riscontra la sottospecie dell’idealista, che crede nell’utilità della propria funzione, e del disilluso, che di tale utilità ha una qualche percezione solamente due o tre volta all’anno, con tendenza al ribasso;
  5. Magistratus eccellentissimus: rara eccezione, di persona che si caratterizza, oltre che per enorme preparazione, per grandi capacità organizzative, notevole laboriosità e, spesso, anche per doti umane. Tra di essi io stesso; basta andare a vedere i pareri scritti su di me per rendersene conto: “estremamente laborioso, particolarmente preparato giuridicamente ed equilibratissimo”.

A fronte di questo quadro, necessariamente a tinte fosche, si intravede qualche timido spiraglio di luce. Parte della magistratura, soprattutto quella di matrice c.d. progressista, ha cominciato a interrogarsi sulla deriva correntizia, riflettendo sui rimedi. Di fatto, mi risulta che il Movimento per la Giustizia si sta interrogando su questi temi fin dalla sua nascita che risale ormai a venti anni or sono. Certo dopo vent’anni di interrogativi dovrebbe arrivare anche qualche risposta...

Esistono voci, al di fuori delle correnti, di magistrati fortemente critici verso il sistema. Con il nuovo ordinamento giudiziario, oltre a prevedere una valutazione più stringente del magistrato, si è introdotto un limite temporale di 8 anni per i dirigenti (con valutazione dei risultati conseguiti dopo il primo quadriennio). Ciò consente un ricambio costante e, si spera, un ringiovanimento della classe dirigenziale, prevenendo la nascita di pericolosi centri di potere. Manca completamente qualsiasi meccanismo o criterio di controllo esterno dell'operato e dell'efficienza della magistratura. Essa, come previso dal costituente, si autogoverna, si autopromuove e si autocertifica. È un corpo a se stante.

In definitiva, la magistratura è una delle tante italiche corporazioni  così come quella degli avvocati, degli architetti, dei medici e via discorrendo. Essa appartiene alla classe dirigente del paese e, come tale, é fallimentare come quella dei politici. Nella sua stragrande maggioranza, come il resto delle elites italiane, è composta da personaggi mediocri o ideologicamente ottusi.

Tuttavia, va detto che la corporazione fa anche degli sforzi per migliorare sé stessa ed il sistema, tant´é vero che la temporaneitá degli incarichi direttivi era una vecchia richiesta della magistratura associata, cosí come l´ANM, ha sempre cercato di fare sforzi propositivi tesi a migliorare il sistema, peraltro, sempre ignorati dalla politica.

Indietro

Commenti

Ci sono 57 commenti

"In ogni caso non si entra per raccomandazione, il che, in Italia, non è poca cosa. "

Mah. Visto che siamo alle prese con un magistrato: scusi, dove sono le prove che suffragano l'affermazione ?

"Con il nuovo ordinamentonon sono più previsti passaggi di grado, bensì una semplice progressione economica, con valutazione quadriennale del magistrato. In caso di valutazione negativa, non vi è la progressione economica e, in caso di seconda valutazione negativa, è previsto il licenziamento."

Che lei sappia, quanti magistrati sono stati licenziati negli ultimi, diciamo, quindici anni?

"Il problema è anche culturale, il magistrato, per sua predisposizione, non sa nulla di organizzazione, gestione delle risorse, guida del personale, nessuno glielo insegna. Un ottimo magistrato non necessariamente è anche un buon dirigente e viceversa. E così il CSM, anche se facesse seriamente il suo lavoro, non ha a disposizione degli elementi per stabilire se il candidato ad un determinato posto direttivo sia un soggetto che spicca per le particolari doti organizzative. "

Delle due l'una: o i magistrati diventano anche managers, o li mettiamo agli ordini (dal punto di vista organizzativo) di veri managers. Il ché, tanto per dire, significherebbe obbiettivi, metodi di valutazione fatti da terzi, premi o punizioni: ciò che avviene in qualsiasi professione. Che mi dice al riguardo?

"In definitiva, la magistratura è una delle tante corporazioni che pensano prevalentemente ai loro interessi, così come quella degli avvocati, degli architetti, dei medici e via discorrendo."

C'è una piccola differenza (se lo lasci dire da un ingegnere): se progetto un ponte che crolla, mi processano e mi spediscono in galera. Se non scrivo una sentenza in otto anni di tempo, e mafiosi escono dal carcere, tutt'al più ricevo una tiratina di orecchi. Se mando in galera un innocente, che io sappia, paga lo stato. A quando la responsabilità (vera) dei giudici di fronte ai propri errori e/o omissioni?

 

 

"In ogni caso non si entra per raccomandazione, il che, in Italia, non è poca cosa. "

Mah. Visto che siamo alle prese con un magistrato: scusi, dove sono le prove che suffragano l'affermazione ?

Rispondo da ex magistrato. Il concorso è molto serio. Vero che ai miei tempi non c'erano telefonini ma si veniva comunque perquisiti all'entrata, i carabinieri passeggiavano e controllavano per i banchi e, soprattuto, c'era e c'è un controllo incrociato tra i candidati: poichè l'accesso è a numero chiuso, si tratta di mors tua vita mea, quindi non c'è solidarietà verso chi copia o riceve favori, ma anzi la segnalazione al personale di controllo. Le tracce d'esame vengono decise dalla commissione (formata da altri magistrati e prof.universitari) il giorno stesso dell'esame e sorteggiate tra una rosa di vari possibili temi, quindi è abbastanza difficile prevederle. Aggiungo pure che, a quanto mi consta, è stata anche istituita la preselezione informatica, per cui si accede all'esame solo dopo aver superato una preselezione gestita da un computer, per la quale occorre rispondere a una serie di domande in materie giuridiche: dato il numero di partecipanti al concorso,  superano la preselazione solo quelli che fanno "percorso netto", cioè senza errori.

Detto in altri termini, chi diventa magistrato è sicuramente preparato, ma non necessariamente effciciente e non necessariamente equilibrato: a mio parere occorrerebbe anche una valutazione psicologica, prima di assumere le funzioni.

 

 

 

"In ogni caso non si entra per raccomandazione, il che, in Italia, non è poca cosa. "

Mah. Visto che siamo alle prese con un magistrato: scusi, dove sono le prove che suffragano l'affermazione ?

sul punto ha già risposto Sabino.

"Con il nuovo ordinamentonon sono più previsti passaggi di grado, bensì una semplice progressione economica, con valutazione quadriennale del magistrato. In caso di valutazione negativa, non vi è la progressione economica e, in caso di seconda valutazione negativa, è previsto il licenziamento."

Che lei sappia, quanti magistrati sono stati licenziati negli ultimi, diciamo, quindici anni?

 come dicevo, il nuovo ordinamento è stato approvato nel luglio del 2007 e, quindi, gli ultimi 15 anni non sono indicativi. Comunque non saprei rispondere se dei liecenziamenti vi siano stati.  

"Il problema è anche culturale, il magistrato, per sua predisposizione, non sa nulla di organizzazione, gestione delle risorse, guida del personale, nessuno glielo insegna. Un ottimo magistrato non necessariamente è anche un buon dirigente e viceversa. E così il CSM, anche se facesse seriamente il suo lavoro, non ha a disposizione degli elementi per stabilire se il candidato ad un determinato posto direttivo sia un soggetto che spicca per le particolari doti organizzative. "

Delle due l'una: o i magistrati diventano anche managers, o li mettiamo agli ordini (dal punto di vista organizzativo) di veri managers. Il ché, tanto per dire, significherebbe obbiettivi, metodi di valutazione fatti da terzi, premi o punizioni: ciò che avviene in qualsiasi professione. Che mi dice al riguardo?

Giusto, ma solo in parte. E' necessario integare le due cose (cultura giuridica e manageriale), altrimenti non si arriva al risultato. La futura scuola di preparazione della magistratura, secondo me, dovrebbe offrire dei percorsi formativi di cultura gestionale, la cui frequnenza, a fianco all'assunzione di alcuni incarichi gestionali nel proprio ufficio di provenienza, dovrebbe essere il presupposto per poter accedere ad un posto di dirigente. 

"In definitiva, la magistratura è una delle tante corporazioni che pensano prevalentemente ai loro interessi, così come quella degli avvocati, degli architetti, dei medici e via discorrendo."

C'è una piccola differenza (se lo lasci dire da un ingegnere): se progetto un ponte che crolla, mi processano e mi spediscono in galera. Se non scrivo una sentenza in otto anni di tempo, e mafiosi escono dal carcere, tutt'al più ricevo una tiratina di orecchi. Se mando in galera un innocente, che io sappia, paga lo stato. A quando la responsabilità (vera) dei giudici di fronte ai propri errori e/o omissioni?

Difficile dare una risposta in due righe. Quel collega ha sicuramente sbagliato, ma da quello che risulta, non è un lavativo, anzi, e pare non sia stato messo in condizioni di operare bene. Comunque è già stato duramente sanzionato e rischia il posto La questione sarà oggetto di una puntata successiva della telenovela dedicata alle risorse ed alla loro allocazione. Sulla responsabilità a fronte degli errori, bosgna stare attenti, perchè, se non sbaglio, un calcolo statico dovrebbe essere oggettivo e facilmente ricostruibile, mentre, molto spesso, nel caso delle sentenze, quello che per me è un colpevole, per il collega è un innocente, tant'è vero che le sentenze vengono ribaltate di frequente. Comunque è vero che vi sono anche errori gravi e che, per questi, allo stato attuale, non vi sono degli efficaci strumenti sanzionatori.

 

 

 

Non è elegante, ma copio e incollo da un precedente mio commento a un vecchio articolo:

Per chi ha voglia  e tempo di spulciare un po' di statistiche (suggerimeto ad Alberto per il suo articolo), consiglio di dare una occhiata al sito degli affari legali dell'unione europea che misura l'efficienza  del "sistema giustizia" dei vari stati:

https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?Ref=CEPEJ(2006)Evaluation&Sector=secDG1&Language=lanEnglish&Ver=original&BackColorInternet=eff2fa&BackColorIntranet=eff2fa&BackColorLogged=c1cbe6

Il sito contiene una miniera di informazioni che è impossibile riassumere qui, tuttavia alcuni dati sono interessanti (pubblicherei le tabelle, ma sono imbranato e non riesco a scaricarle in maniera leggibile)

Per quanto rigurada il numero dei giudici, in Italia in professionali sono circa 6500,  vale a dire  10,4 per 100.000 abitanti, che sono pochini rispetto ai 24,7 della Germania, ma tutto sommato comparabili con quelli della Francia  e della Spagna. Da segnalare l'elevatissimo numero di giudici onorari del Regno Unito, dove c'è la radicata tradizione di separare le alte e le basse corti, con relativa distinzione tra barrister e solicitors e cause importanti e meno importanti

Altra statistica interessante è quella sui casi trattati da ciascun pubblico ministero.

Qui i numeri qui vanno trattati con cautela, perchè l'incidenza dei casi sul numero degli abitanti dipende anche e soprattutto da quali fatti vengono considerati reati nei vari ordinamenti e come vengono perseguiti (se obbligatoriamento o discrezionalmente) tuttavia - spannometricamente - direi che il lavoro delle procure italiane è comparabile con quello di Francia, Germania e Spagna, che sono gli stati a noi più vicini come sistemi giuridici.

Non sembra poi che i giudici italiani siano pagati eccessivamente.

Qui da noi lo stipendio lordo annuo - dati 2004 (ma i dati di Axel sono ovviamente più aggiornati) -  è di €. 22.254,00 a inizio carriera sino ai 115.000 in cassazione contro i circa 39.000 di Francia e Germania, che diventano 158-000 e 90.000 a fine carriera.

L'ultimo dato è quello sul numero degli avvocati. Qui il confronto è interessante, dato che l'Italia ha circa 150.000 avvocati vale a dire il triplo degli avvocati francesi e 25.000 avvocati in più della Germania, che ha  però più abitanti. 

 

Aggiungo un link con un po' di dati dagli Stati Uniti, in particolare dallo stato di New York : i giudici processuali di questo stato percepiscono un salario annuale lordo di $136,000, recentemente c'è stato un po' di maretta per cercare di aumentarlo, visto che si tratta di un salario più basso di un avvocatuccio ad inizio carriera.

 

Grazie Sabino. Questi sono esattamente i dati che sto guardando.

 

 

Articolo molto interessante.

Non mi è chiaro come sia possibile che le correnti gestiscano tutto se, come tu dici, rappresentano un'esigua minoranza della stessa ANM. Voglio dire, cento persone chiuse in una stanza, e poi decidono tutto in 10, senza nemmeno essere stati eletti da qualcuno? Neanche su questioni specifiche qualcuno dei rimanenti 90 trova la forza (caratteriale e numerica) di imporre un'altra visione? Come si è creata una situazione di questo tipo, e perché è così difficile da rompere?

PS: Penso tu abbia dimenticato di aggiungere un link qui:

 

A fronte di questo quadro, necessariamente a tinte fosche, si intravede qualche timido spiraglio di luce. Parte della magistratura, soprattutto quella di matrice c.d. progressista, ha cominciato a interrogarsi sulla deriva correntizia, riflettendo sui rimedi qui.

 

 

 

 

 

Voglio dire, cento persone chiuse in una stanza, e poi decidono tutto in 10, senza nemmeno essere stati eletti da qualcuno?

 

Non mi sembra che la qualità degli eletti (politici in primis) sia così brillante rispetto a quella di altri funzionari pubblici non eletti. In altri termini mi sembra che le ragioni che portano all'elezione siano soprattutto partigianeria e difesa di interessi specifici piuttosto che competenza e capacità di risolvere i problemi. Anzi nel caso specifico (ANM)  i problemi segnalati (correnti) sono  legati al meccanismo elettivo. Ovviamente non sto contestando il principio dell'elezione in generale, piuttosto sembra che sia necessario introdurre qualche criterio accessorio per arrivare a un risultato accettabile.

 

Penso tu abbia dimenticato di aggiungere un link

 

Colpa mia. Editando il pezzo su richiesta di Alex ho trasferito il link sotto (alla parola "voci") ma non ho tolto la parola "qui" piu' sopra. Grazie, eliminato il "qui" ora. 

 

è come nella politica. La maggioranza della popolazione non è iscritta ai partiti i quali, alle elezioni, sono gli unici a presentarsi perchè organizzati. Ha voglia Michele a meravigliarsi del perchè gli italiani continuino a votare per questi personaggi...

L'ANM ha una specie di parlamentino denominato comitato direttivo centrale i cui membri vengono eletti dagli iscritti. Alle elezioni si presentano liste formate dalle correnti, perchè organizzate, dopdichè il risultato è quello descritto. Il Movimento per la giustizia fu fondato proprio per spezzare questo meccanismo e poi ha finito con il farne parte...

Quanto al link puoi consultare i siti delle varei correnti. Questo è il link al programma per le ultime elezioni al cdc del movimento per la giustizia http://www.movimentoperlagiustizia.it/filedload/programmacdc2007.pdf

puoi confrontarlo con quello di Magistratura Indipendente, non è possibile linkare (almeno io non ne sono capace), comunque lo trovi sulla pagina iniziale sulla destra dello schermo

 

Articolo molto interessante e molto divertente, Axel.

Pero' non capisco come quello scrivi dovrebbe aiutarmi a capire perche' il sistema giudiziario non funziona. Che la magistratura sia una categoria che pensa ai propri interessi non mi stupisce: lo fanno tutti e non solo in Italia, mi stupirei del contrario. Che sia piena di mediocri, nemmeno. Lo e' qualsiasi altra categoria dirigente, non solo in Italia (quanti mediocri che fanno scienza!)

A me sembra che quando si parla di giustizia Italia il problema sia uno: i processi durano una vita. Ci stai dicendo che il Magistratus Publicus Lavativus ha una forte rappresentanza?

 

 

difficile stimare l'incidenza del publicus lavativus. Dovrei conoscere meglio le realtà di tutti gli altri uffici distribuiti sul territorio.

Comunque tra le colpe della mia categoria c'è sicuramente l'incapacità di selezionare dei dirigenti capaci di guidare gli uffici sotto il profilo gestionale. Se, oltre a tutti gli altri problemi che affliggono la giustizia, si mette anche la totale disorganizzazione dei singoli uffici, nel completo disinteresse dei loro dirigenti (l'importante è avere l'autista, quando è il prossimo ricevimento presso il prefetto, ecc.), il servizio non può che risentirne.

 

Mi sono dimenticato di inserire gli estremi della legge del 2007 che ha modificato l´ordinamento giudiziario, come Andre ami fa giustamente notare. Si tratta della legge  30 luglio 2007, n. 111.


 

Innanzitutto grazie per gli articoli (anche quelli previsti ;) ), che mi permettono di capire come funzionano alcune cose all'interno della macchina della giustizia.

Leggendo il suo articolo mi è venuta una curiosità.

Di sicuro i problemi della giustizia dipendono da molteplici fattori. Ma tra questi quanto davvero conta la mancanza di cultura manageriale da parte dei magistrati? Ho l'impressione che in tutta Italia ci sia poca cultura manageriale, una specie di male comune... Nei curricula universitari non sono quasi mai previsti insegnamenti specifici su questi temi. Ad esempio abbiamo degli ingegneri supertecnici che però non sanno relazionarsi col mondo esterno. Idem per i medici. E da quello che ho capito succede anche per gli studi giuridici...

Quindi bene o male stiamo tutti sulla stessa barca. Ciononostante l'Italia va avanti. Allora mi chiedo: come mai questo deficit culturale generalizzato azzoppa così pesantemente solo la giustizia?

 

Come detto in premessa, i mali sono tanti, tra cui anche l´assenza di cultura manageriale. Il fatto che, in altri settori la mancanza di questa cultura non si riverbera sul sistema, significa che esso, nel suo complesso, funziona di suo. Nel caso della giustizia l´assenza della cultura contribuisce al male giá esistente, aggravandolo. Se io dirigo un ufficio che deve fornire un servizio, devo cercare di allocare le poche risorse che ho nel migliore dei modi, dopodiché potró lamentarmi con colui che le risorse non me le da. Facciamo un esempio concreto. Il presidente di un tribunale deve decidere quale giudice si occupa di quale materia. Se é capace, deve fare in modo che tutti abbiano la stessa mole di lavoro, altrimenti crea disuguaglianza e malcontento. Piú in dettaglio, se un GIP lavora dalle 9,00 a mezzogiorno e poi va a casa a cucinare la pastasciutta per il maritino ed il giudice civile, dopo aver fatto un´udienza fiume in cui ha sentito dieci testi scrivendo personalmente il verbale deve andare a casa a scrivere la sentenza, finendo alle dieci di sera, tutti vorranno fare i GIP e nessuno il giudice civile. All´interno di quel tribunale ci sará una continua guerra ed un pessimo clima lavorativo che si riverbera sulla motivazione a lavorare. Devo quindi affidare del lavoro in piú a quel GIP. Se faccio ció e questo GIP boicotta il lavoro semplicemente non sbrigandolo, devo segnalaro al CSM affinché  venga aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Se poi quel dirigente, per quieto vivere, tale segnalazione non la fa, per quanto mi riguarda, é un incapace. Sto parlando di fatti concreti da me direttamente riscontrati. 

 

La maggior parte dei dirigenti sono come quello su descritto. Me ne é venuto in mente un altro, procuratore capo di un ufficio medio grande del nord. Nel suo ufficio giacciono negli armadi migliaia di fascicoli arretrati. I suoi sostituti non hanno nemmeno il coraggio di aprire quegli armadi e non sanno nulla di ció che vi giace. Lascio immaginare anche qui la motivazione al lavoro di questi colleghi. Come in ogni procura del nord vi é una scarsitá di personale amministrativo, mentre le sezioni di polizia giudiziaria, a diretta disposizione del procuratore, sono a pieno organico. Le sezioni di PG, generalmente, non hanno molto lavoro, poiché le indagini complesse vengono svolte da organi di polizia esterni. A Bolzano, stante la carenza di personale amministrativo, la PG viene utilizzata per mansioni amministrative. Gli appartenenti alla PG sono spesso soggetti laureati o comunque, dotati di un diploma. Considerato che hanno poco lavoro, potrebbero essere agevolmente utilizzati, dopo un piccolo indottrinamento, a smaltire quell´arretrato, composto per il 90% di fascicoli prescritti o comunque indultati. Pare che un suo sostituto abbia perso il collaboratore segretario, il procuratore non lo ha sostituito per mesi (cosí mi é stato detto per terza via, questo non lo so per certo). Nonostante questa situazione, il procuratore di quell´ufficio si rifiuta di utilizzare questo personale a sua disposizione, adducendo delle ridicole scuse burocratiche...

Comunque, qualche volta il CSM c´azzecca e cosí sceglie anche dei dirigenti della specie eccellentissimus. Uno di essi pare essere il presidente del tribunale di Torino, Mario Barbuto, che, se non vado errato, dovrebbe aver vinto con il suo ufficio un premio (http://www.coe.int/t/dg1/legalcooperation/cepej/default_EN.asp?) per la migliore performance in termini di efficienza recuperata da quel tribunale.

 

Entriamo un po' piu' nel vivo della politica. Non era Corrado Carnevale un presidente di sezione della Cassazione incredibilmente efficiente, oltre che giuridicamente ben preparato? Che fine ha fatto?

 

Mi pare sia giunta l’ora di fare una semplice constatazione: la Magistratura ha fallito, ed è praticamente certo che, così com’è oggi congegnata, continuerà a fallire ad infinitum.  

Che fare? Innanzitutto, togliere alla Magistratura l’alibi della cosiddetta “indipendenza”, che le ha permesso, nel tempo, di diventare l’unica corporazione insindacabile: ha mostrato a sufficienza di non saper farne l’uso che i cittadini si aspettano.  Insomma,  riconosciamo alla stessa lo status di “incapace di autogestione, pericolosa per sé e per gli altri”.

E, conseguentemente, affidiamola ad un tutore, così come si affida ad un liquidatore il compito di liquidare una società, e di salvare, qualora ne abbia, i pezzi buoni. 

Tutore il cui compito primo sarà quello di disfarsi degli incapaci, degli scansafatiche, dei politicizzati: se necessario, li mandi a casa tutti, giudici, cancellieri, impiegati e frattaglie incluse.  

Qualunquista? Forse. Così si getta via il bambino con l’acqua sporca? Certo. Ma a volte, se ci si vuol disfare dell’acqua sporca, e non si riesce a discernere il bambino, buttare tutto è l’unico modo per ricominciare. Esattamente come quando si ha un edificio troppo vecchio per restaurarlo e si decide di demolirlo.  

Secondo compito del tutore, non meno importante: riprogettare l’intero comparto.  

Chi potrebbe essere il tutore?

 

Non il Parlamento. Non il Governo. Non la Magistratura. Ma un gruppo di esperti, italiani e stranieri, sufficientemente ridotto, ai quali si pone una sola condizione sine qua non: vietato arruolare ex-magistrati nostrani.

Dieci, quindici persone, che assoldino gli esperti necessari, e a cui si concederebbe un anno di tempo per rifare il tutto (magari mettendo anche mano ai codici, laddove necessario). 

Si troverebbero in giro le dieci/quindici persone atte all’incarico? Io dico di sì.  

E se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei includere nel nuovo progetto, elencherei: 

a)       l’intero comparto deve rispondere, in qualche modo, non a sé stesso, ma ai cittadini

b)       un giudice o un pm che diventano membri del parlamento, o vengono eletti a cariche pubbliche (es: sindaco) devono dimettersi dalla magistratura, senza possibilità di rientrarvi

c)       o si è accusatori, o giudici, non tutte e due le cose

d)       istituirei il ruolo di dirigente (non magistrato) di giustizia

e)       un sistema di verifica di capacità, impegno, risultati, esterno alla magistratura, magari eleggibile dai cittadini

f)        il divieto di assumere qualsiasi incarico al di fuori di quello istituzionale (es: niente arbitrati, niente distacchi politici, niente cattedre universitare, se non dimettendosi dalla magistratura)

g)       il divieto di manifestare in pubblico, in qualsiasi modo, la propria appartenenza o le proprie simpatie politiche

h)       la responsabilità personale del giudice nell’adempimento del proprio ruolo, senza sconti, esattamente come per qualsiasi altro cittadino  

Sogni.

 

 

Uhao, siamo sull´arrabbiato nei confronti dei magistrati eh? Mi sa che quasi, quasi cominciano a farmi pena (ma non troppo)! Scherzi a parte ecco lemie considerazioni:

 Mi pare sia giunta l’ora di fare una semplice constatazione: la Magistratura ha fallito, ed è praticamente certo che, così com’è oggi congegnata, continuerà a fallire ad infinitum.

Sostanzialmente d´accordo, l´ho giá scritto, devo dire che nemmeno io ho  molta fiducia nel nuovo ordinamento.  Peró, attenzione, questa é solo la prima puntata. Le colpe della magistratura saranno il 20% del totale, il resto va a carico dei politici, come avró modo di argomentare nelle prossime puntate. 

Che fare? Innanzitutto, togliere alla Magistratura l’alibi della cosiddetta “indipendenza”, che le ha permesso, nel tempo, di diventare l’unica corporazione insindacabile: ha mostrato a sufficienza di non saper farne l’uso che i cittadini si aspettano.  Insomma,  riconosciamo alla stessa lo status di “incapace di autogestione, pericolosa per sé e per gli altri”.

E, conseguentemente, affidiamola ad un tutore, così come si affida ad un liquidatore il compito di liquidare una società, e di salvare, qualora ne abbia, i pezzi buoni. 

Tutore il cui compito primo sarà quello di disfarsi degli incapaci, degli scansafatiche, dei politicizzati: se necessario, li mandi a casa tutti, giudici, cancellieri, impiegati e frattaglie incluse.  

Accidenti, siamo proprio duri. Comunque, sull´eliminazione dei personaggi predetti perfettamente d´accordo. Del resto io sono un eccellentissimus.

Qualunquista? Forse. Così si getta via il bambino con l’acqua sporca? Certo. Ma a volte, se ci si vuol disfare dell’acqua sporca, e non si riesce a discernere il bambino, buttare tutto è l’unico modo per ricominciare. Esattamente come quando si ha un edificio troppo vecchio per restaurarlo e si decide di demolirlo.  

Secondo compito del tutore, non meno importante: riprogettare l’intero comparto.  

Chi potrebbe essere il tutore?

 

Non il Parlamento. Non il Governo. Non la Magistratura. Ma un gruppo di esperti, italiani e stranieri, sufficientemente ridotto, ai quali si pone una sola condizione sine qua non: vietato arruolare ex-magistrati nostrani.

Bene, chi li nomina?

Dieci, quindici persone, che assoldino gli esperti necessari, e a cui si concederebbe un anno di tempo per rifare il tutto (magari mettendo anche mano ai codici, laddove necessario). 

 Codici, organizzazione, strutture, risorse umane e finaziarie. Spero che quei quindici esperti siano molto giovani, avranno decenni di lavoro davanti a sé.

Si troverebbero in giro le dieci/quindici persone atte all’incarico? Io dico di sì.  

Mah, io dico di no, non credo che ci siano cosí tanti matti in giro, la legge Basaglia l´abbiamo solo in Italia ed abbiamo detto che vogliamo assoldare solo stranieri no?

E se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei includere nel nuovo progetto, elencherei: 

a)       l’intero comparto deve rispondere, in qualche modo, non a sé stesso, ma ai cittadini

come?

b)       un giudice o un pm che diventano membri del parlamento, o vengono eletti a cariche pubbliche (es: sindaco) devono dimettersi dalla magistratura, senza possibilità di rientrarvi

assolutamente d´accordo. Ma non ci sono solo quelli di sinistra. Uno di queli che ha scritto l´ordinamento giudiziario concepito da Castelli e subito abortito con il consenso della stessa destra, é un (ex?) PM della procura di Napoli candidatosi con AN.

c)       o si è accusatori, o giudici, non tutte e due le cose

Sul punto ci sará presto un intervento di un personaggio neutrale (Alberto, almeno se tale lo si voglia definire, visto che é interista...)

d)       istituirei il ruolo di dirigente (non magistrato) di giustizia

E cosa dovrebbe fare?

e)       un sistema di verifica di capacità, impegno, risultati, esterno alla magistratura, magari eleggibile dai cittadini

OK, nulla da temere in sé, ma i crtieri devono essere assolutamente oggettvi, altrimenti l´eleggibilitá diventa un po´pericolosa. Meno male che non mi vuol far dare ordine dal futuro presidente azzurro :-).

f)        il divieto di assumere qualsiasi incarico al di fuori di quello istituzionale (es: niente arbitrati, niente distacchi politici, niente cattedre universitare, se non dimettendosi dalla magistratura)

In linea di principio perfettamente d´accordo; assolutamente d´accordo su arbitrati (giá vietati a noi, ma non, a quanto mi risulta, ai giudici amministrativi ed a quelli contabili) ed universitá. Sui distacchi politici non del tutto, un magistrato al ministero della giustizia é un tecnico che puó dare un utile apporto consultivo, altra questione é il metodo di selezione di queste persone. La tenuta di singole lezioní, partecipazione a convegni e quant´altro di questo tipo, previa verifica della laboriositá del magistrato, é invece, secondo me, molto importante. Io ne faccio molte, e non divento certo ricco (tra i 60,00 e gi 80,00 Euro lordi all´ora). La maggior parte le tengo anche a titolo assolutamente gratuito, perché mi aiutano a crescere ed a capire  il mondo che sono chiamato a giudicare, cosí come i partecipanti capiscono meglio la magistratura.   

g)       il divieto di manifestare in pubblico, in qualsiasi modo, la propria appartenenza o le proprie simpatie politiche

perfettamente d´accordo 

h)       la responsabilità personale del giudice nell’adempimento del proprio ruolo, senza sconti, esattamente come per qualsiasi altro cittadino  

Sul punto Le ho giá risposto in precedenza o posso darLe del tu anche se sono un magistrato?

Sogni.

 

Giustissimo, comunque, questa mattina ho scaricato la sentenza della Cassazione sulla vicenda. La prima metá é un pappardellone guiridico dedicato alla questione relativa al concorso esterno nell´associazione mafiosa. La seconda metá della motivazione é dedicata alla vicenda nello specifico. Di fatto é una sentenza cerchiobottista che non soddisfa nessuno, perché assolve Carnevale dichiarando inutilizzabili le deposizione rese contro di lui da alcuni colleghi della Cassazione.

Sulla ratio delll´inutilizzabilitá, forse torno un´altra volta.

Ho chiesto ad Andrea di mettere un linka lla sentenza per chi é interessato. Se la cosa non dovesse riuscire, scrivete a lui o a me e ve la facciamo avere. 

 

L'ho messa qui per chi ha fegato di leggersela. La prossima volta pero' ti arrangi :-)

 

 

Uhao, siamo sull´arrabbiato nei confronti dei magistrati eh? Mi sa che quasi, quasi cominciano a farmi pena (ma non troppo)! Scherzi a parte ecco lemie considerazioni:

Non sono arrabbiato nei confronti dei magistrati. Ma ritengo il problema Giustizia il più importante e quello che pesa di più sulla vita sociale italiana. Ciò indipendentemente (e fortunatamente) dal fatto che mai ho avuto a che fare con la Giustizia. E diamoci pure del tu, Axel. Credo che entrambi abbiamo a cuore il destino di questo nostro (disgraziato?) paese.

 Mi pare sia giunta l’ora di fare una semplice constatazione: la Magistratura ha fallito, ed è praticamente certo che, così com’è oggi congegnata, continuerà a fallire ad infinitum.

Sostanzialmente d´accordo, l´ho giá scritto, devo dire che nemmeno io ho  molta fiducia nel nuovo ordinamento.  Peró, attenzione, questa é solo la prima puntata. Le colpe della magistratura saranno il 20% del totale, il resto va a carico dei politici, come avró modo di argomentare nelle prossime puntate. 

Milioni di cause pendenti (penali, amministrative). Sentenze sconcertanti. Irresponsabilità assoluta da parte di una casta che è insindacabile. Una gestione del day-by-day che è, da sempre, nelle mani dei Magistrati. Un'ingerenza sulla vita politica e parlamentare che è diventata semplicemente ignobile. E mi vieni a dire che la responsabilità è solo al 20% della magistratura? Bello: come lo hai calcolato? E, by the way, l'altro 80 a chi lo addebitiamo? Ai politici? Alla mancanza di risorse (basta guardare il link proposto sulla UE ed il confronto sulle spese pro-capite della Giustizia in ambito UE per ricredersi)?

Che fare? Innanzitutto, togliere alla Magistratura l’alibi della cosiddetta “indipendenza”, che le ha permesso, nel tempo, di diventare l’unica corporazione insindacabile: ha mostrato a sufficienza di non saper farne l’uso che i cittadini si aspettano.  Insomma,  riconosciamo alla stessa lo status di “incapace di autogestione, pericolosa per sé e per gli altri”.

E, conseguentemente, affidiamola ad un tutore, così come si affida ad un liquidatore il compito di liquidare una società, e di salvare, qualora ne abbia, i pezzi buoni. 

Tutore il cui compito primo sarà quello di disfarsi degli incapaci, degli scansafatiche, dei politicizzati: se necessario, li mandi a casa tutti, giudici, cancellieri, impiegati e frattaglie incluse.  

Accidenti, siamo proprio duri. Comunque, sull´eliminazione dei personaggi predetti perfettamente d´accordo. Del resto io sono un eccellentissimus.

 

Qualunquista? Forse. Così si getta via il bambino con l’acqua sporca? Certo. Ma a volte, se ci si vuol disfare dell’acqua sporca, e non si riesce a discernere il bambino, buttare tutto è l’unico modo per ricominciare. Esattamente come quando si ha un edificio troppo vecchio per restaurarlo e si decide di demolirlo.  

Secondo compito del tutore, non meno importante: riprogettare l’intero comparto.  

Chi potrebbe essere il tutore?

 

Non il Parlamento. Non il Governo. Non la Magistratura. Ma un gruppo di esperti, italiani e stranieri, sufficientemente ridotto, ai quali si pone una sola condizione sine qua non: vietato arruolare ex-magistrati nostrani.

Bene, chi li nomina?

Naturalmente, quando si fa la rivoluzione con l'accordo dei Carabinieri, cioè nell'ambito delle leggi, questo è il punto dolente. Io un'idea ce l'ho: si fa un bel concorso stile quello per la magistratura (non sei tu a sostenere che il concorso per la magistratura filtra solo persone capaci?), aperto a tutti, italici e foresti, per titoli e referenze. Si pubblicano tutti, ma proprio tutti, i curricula sulla gazzetta ufficiale. E si chiama noi poveri tapini a votare per i 15 che saranno ritenuti i migliori.

Dieci, quindici persone, che assoldino gli esperti necessari, e a cui si concederebbe un anno di tempo per rifare il tutto (magari mettendo anche mano ai codici, laddove necessario). 

 Codici, organizzazione, strutture, risorse umane e finaziarie. Spero che quei quindici esperti siano molto giovani, avranno decenni di lavoro davanti a sé.

Sorry, I fully disagree. Non mi dire che quindici esperti, coadiuvati da diciamo 200? tecnici non possano mettere in piedi organizzazione e strutture in un anno. Io ho tirato su aziende e progetti in molto meno.  Per i codici la nota dolente (ma forse mi sbaglio, visto che non sono un esperto) sembra risieda nelle procedure, più che nel codice medesimo. Vogliamo concedere 2 anni? E sia. 

Si troverebbero in giro le dieci/quindici persone atte all’incarico? Io dico di sì.  

Mah, io dico di no, non credo che ci siano cosí tanti matti in giro, la legge Basaglia l´abbiamo solo in Italia ed abbiamo detto che vogliamo assoldare solo stranieri no?

Errore: di matti ce ne sono più fuori che dentro (vecchio adagio popolare). Seriamente parlando, 15 esperti di Giustizia, capaci e onesti, è impossibile trovarli, in Europa? Se è così, allora propongo un'altra soluzione: licenziamo tutti. E assumiamo un 8000? gettatori di monete che dirimano le contese giuridiche. Croce: hai perso. Testa: hai vinto. Una giustizia mica male, paragonata a quella odierna: hai il 50% di probabilità che giustizia sia fatta. 

E se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei includere nel nuovo progetto, elencherei: 

a)       l’intero comparto deve rispondere, in qualche modo, non a sé stesso, ma ai cittadini

come?

Chiamiamolo CSME. Consiglio Superiore della Magistratura Elettivo.

b)       un giudice o un pm che diventano membri del parlamento, o vengono eletti a cariche pubbliche (es: sindaco) devono dimettersi dalla magistratura, senza possibilità di rientrarvi

assolutamente d´accordo. Ma non ci sono solo quelli di sinistra. Uno di queli che ha scritto l´ordinamento giudiziario concepito da Castelli e subito abortito con il consenso della stessa destra, é un (ex?) PM della procura di Napoli candidatosi con AN.

Non mi interessa il colore. Ma non si può affidare la vita e gli averi dei cittadini a gente che ha deciso di combattere le proprie battaglie politiche schierandosi da una parte contro il resto del mondo.

c)       o si è accusatori, o giudici, non tutte e due le cose

Sul punto ci sará presto un intervento di un personaggio neutrale (Alberto, almeno se tale lo si voglia definire, visto che é interista...)

d)       istituirei il ruolo di dirigente (non magistrato) di giustizia

E cosa dovrebbe fare?

Sic et simpliciter: il manager. 

e)       un sistema di verifica di capacità, impegno, risultati, esterno alla magistratura, magari eleggibile dai cittadini

OK, nulla da temere in sé, ma i crtieri devono essere assolutamente oggettvi, altrimenti l´eleggibilitá diventa un po´pericolosa. Meno male che non mi vuol far dare ordine dal futuro presidente azzurro :

Il CSME sarebbe un ovvio candidato. Un collegio di revisori esterno, elettivo, altro...e ci si può sbizzarrire sul chi e sul come. Credo siamo d'accordo sul principio. L'attuazione del medesimo va seguita e, se del caso, corretta.

f)        il divieto di assumere qualsiasi incarico al di fuori di quello istituzionale (es: niente arbitrati, niente distacchi politici, niente cattedre universitare, se non dimettendosi dalla magistratura)

In linea di principio perfettamente d´accordo; assolutamente d´accordo su arbitrati (giá vietati a noi, ma non, a quanto mi risulta, ai giudici amministrativi ed a quelli contabili) ed universitá. Sui distacchi politici non del tutto, un magistrato al ministero della giustizia é un tecnico che puó dare un utile apporto consultivo, altra questione é il metodo di selezione di queste persone. La tenuta di singole lezioní, partecipazione a convegni e quant´altro di questo tipo, previa verifica della laboriositá del magistrato, é invece, secondo me, molto importante. Io ne faccio molte, e non divento certo ricco (tra i 60,00 e gi 80,00 Euro lordi all´ora). La maggior parte le tengo anche a titolo assolutamente gratuito, perché mi aiutano a crescere ed a capire  il mondo che sono chiamato a giudicare, cosí come i partecipanti capiscono meglio la magistratura. 

Caro Axel, un magistrato al Ministero della Giustizia, chiamato da un Ministro, è un supporto ad un politico, o un difensore della categoria. Lo faccia pure: ma si dimetta. Se qualcuno mi chiama nel Consiglio di Amministrazione dell'Azienda nella quale lavoro e accetto la nomina, l'ovvio corollario è che mi dimetto da dipendente.

g)       il divieto di manifestare in pubblico, in qualsiasi modo, la propria appartenenza o le proprie simpatie politiche

perfettamente d´accordo 

h)       la responsabilità personale del giudice nell’adempimento del proprio ruolo, senza sconti, esattamente come per qualsiasi altro cittadino  

Sul punto Le ho giá risposto in precedenza o posso darLe del tu anche se sono un magistrato?

E' nella premessa.

Sogni.

 

 

cosa penseresti di un giudice che, in un processo in cui ci siano tanti imputati, sente il primo testimone e poi si ritira per la decisione, condannando solo uno di essi, senza avere alcun elemento per giudicare gli altri coimputati?

Ecco questo è quello che stati facendo tu. Io accuso tutti, magistrati compresi, ma, ti garantisco, le colpe sono anche dei politici, dammi il tempo di dimostrarlo. Facciamo finta che la telenovela sia un processo e tu, come tutti i lettori, siete i giudici. Io sono il PM, ruolo che più mi aggrada, ci manca il difensore. Per gli avvocati, che sono imputati anche loro, il difensore lo troverò. Per politici e magistrati vedremo. Ti chiedo, quindi, di aspettare la raccolta di tutte le prove e quindi la fine della telenovela per emettere la sentenza, poi sarai tu a stabilire qual'è la percentuale di colpa della mia categoria. Se vuoi documentarti prima, leggi il libro di Luigi Ferrarella "Fine pena mai" cui fa riferimento Alberto nel suo articolo di oggi a proposito della separazione della carriere e ti accorgerai che le colpe sono di tutti.

Quanto al commissariamento della magistratura, sono anni che dico che il Belpaese andrebbe commissariato dall'UE, si cacciano tutti i politici , i sindacati vengono regalati ai cinesi, si vendono tutti i carrozzoni di stato Alitalia, la Rai e via discorrendo, e si ricomincia da capo, finalmente. Confesso che non avevo mai pensato al commissariamento della magistratura, ma, mi va benissmo anche quella, purchè si esca dalla m... nella quale ci troviamo.

 

Non penso che sia una buona idea nè che un magistrato diriga altri magistrati (che un medico è bravo a dirigere medici ? se fosse così gli ospedali funzionerebbero una meraviglia) nè che ci siano coordinamenti al di fuori dell'ordine giudiziario (cancellieri o alti funzionari dello Stato), semplicemente che gli uffici siano diretti o da magistrati eletti localmente, in modo che ci siano dei "leader" riconosciuti e stimati dagli altri magistrati del territorio, oppure che all'interno della Magistratura si formino dei "magistrati burocrati" con il compito di raccordo fra i vari uffici. L'idea di una magistratura con dei capi, in qualsiasi modo nominati, è semplicemente stupida (il giudizio è per sua natura un compito etico, non dirigistico), l'idea di una magistratura diretta dall'esterno, in un paese come il nostro, sarebbe il luogo perfetto per tutta una serie di cose irriferibili.

Se ho ben capito qui parliamo dell'ordinamento giudiziario, una cosa astratta, non delle funzioni del giudice, nè delle colpe dei politici, nè della nostra storia giuridica. 

 

"L'idea di una magistratura con dei capi, in qualsiasi modo nominati, è semplicemente stupida (il giudizio è per sua natura un compito etico, non dirigistico)"

Allora occorre abolire la Corte di Cassazione. Che non è, ovviamente, una struttura a capo della magistratura, ma fa le pulci alle sentenze e distingue (con tutte le limitazioni note) fra quelle buone e quelle che tali non sono, cassandole.

Trovo singolare l'idea che la giustizia sia l'unico campo delle attività umane dove a terzi non debbano essere consentite attività di controllo e verifica. Soprattutto se questi "terzi" sono quei cittadini che subiscono sulla propria pelle errori, omissioni, inefficienze, incapacità, disinteresse, malanimo dei magistrati.  

 

 

Premetto che ho il piacere di conoscere il Dottor Axel Bisignano di persona, essendo un'appartenente dell'Arma dei Carabinieri operante in provincia di Bolzano.  E, purtroppo, per questo motivo, mi nascondo dietro ad uno pseudonimo. Volevo complimentarmi per la sua disamina sul sitema magistratura e nello specifico su quella di Bolzano. Cosa dire in proposito? Approvo in toto le sue parole e mi inchino al corraggio delle sue argomentazioni. Ce ne fossero tanti come lui......... Purtroppo la giustizia non sempre dipende dal PM e non sempre il PM è all'altezza.......... Detto questo, spero vivamente che il sistema, un giorno, possa cambiare in meglio, partendo dalla certezza della pena, la quale dovrebbe essere comunque univoca e non da ........... a ..........., perchè così facendo i rappresentanti della giustizia, nel giudicare, sono leggittimati nel procedere comunque ad personam.......... Spero, in un prossimo futuro, di leggere ancora quanto si sprigiona dall'animo di una persona che io personalmente ritengo per bene e anche di più

Couronne5

 

 

 

 

 

grazie per l´incoraggiamento che, proprio perché anonimo, é sicuramente sincero. Visto che fai parte dell´Arma, forse avrai avuto modo di scontrarti anche tu con la nostra mitica procedura penale, cui sará dedicata la prossima puntata della telenovela e che, attualmente, é in cantiere. Spero che tu voglia intervenire e fornire i tuoi commenti, avendo sicuramente anche tu potuto toccare con mano le sue storture.

Quanto all´entitá della pena, devo dirti che non sono d´accordo con una pena a struttura fissa, poiché ogni caso ha le sue variabili. Il problema vero sta nella sua applicazione, per cui si parte sempre e comunque dal minimo. Ma anche quello non sarebbe poi tanto grave se quella pena si scontasse veramente, cosa che, purtroppo, solo raramente succede. Mi é capitato un caso di due persone che vivono in Germania che hanno trafficato 4 kg di cocaina ed in quello stato hanno preso una condanna a "soli" tre anni. Tre anni che, tuttavia, dovranno scontare dal primo fino all´ultimo giorno. Questa é la differenza con l´Italia.

 

 

in effetti, se ci fosse almeno la certezza che anche il minimo venga effettivamente scontato...........

 

Due domande/considerazioni: 

1) I giudici italiani definiscono la pena minima da scontare in carcere? Se non erro, i giudici inglesi, nell'emettere la loro sentenza, indicano chiaramente qual e' il tempo minimo che una persona deve rimanere in carcere.

2) Cos'e' la buona condotta? Non e' forse una maniera per mandare la gente fuori prima dei tempi previsti dato che le carceri sono sovraffollate e non e' possibile detenere tutti per tutta la durata della pena? O forse serve per altri fini? In Inghilterra so che si ottengono sconti di pena se una persona, all'inizio di un processo, si dichiara colpevole. In questo caso condivido il principio, dal momento che si evitano i costi e le incertezze legate al processo.

 

purtroppo abbiamo anche altro............

proprio oggi, sulla cronaca locale della val pusteria si legge della presenza in aula durante le udienze di ieri di un cittadino extracomunitario che non aveva ottemperato all'obbligo di lasciare lo stato. non solo è ancora tranquillamente nel nostro bel paese, ma addirittura dopo essere stato condannato e la pena convertita in soldi, ha lasciato tranquillamente l'aula.

axel, pensaci tu.............

courrone5 

 

 

 

C´ero proprio io in aula. E´ stato incredbile anche per me. Il fatto sconcertante di questo caso é dato dal fatto che questo qui, a differenza del 99% dei clandestini, aveva un passaporto e, pertanto, poteva essere espulso in qualsiasi momento, bastava caricarlo su di un aereo... 

 

... un magistrato radiato !?!?!? Sogno o son desto ???