Il grafico della settimana, 08-03-2017

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Taluni sostengono che, pur di competere con altri paesi, i cattivoni tedeschi affamino i propri lavoratori. Sarà vero? (Spoiler: ❌)

Nel grafico di questa settimana: da fonte OCSE, i salari reali di quattro grandi nazioni europee dal 1990 in avanti – dalla svalutazione della Lira del '92, alle riforme Hartz del mercato del lavoro tedesco nei primi anni 2000, fino alla Grande Recessione.

(cliccate sull'immagine per una versione più grande)

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Commenti

Ci sono 40 commenti

Interessante!
sarebbe ancora piu' interessante se per ogni paese potessimo vedere la produttività procapite (per esempio Valore Aggiunto / addetti a tempo pieno equivalente)  e confrontare gli andamenti nel tempo. 

parrebbe quasi dal grafico che la crisi economica 2008-09 abbia giovato molto all'aumento dei salari in germania

Molto interessante, grazie. Il dato che mi incuriosisce di più è quello francese. Spesso si legge che la situazione del paese non sia buona (soprattutto quella dei conti pubblici), tuttavia i salari reali sono cresciuti più di quelli tedeschi. Eccellenti performances del settore privato?

Struttura demografia invidiabile, politiche per il supporto della fertilitá da ammirare e copiare da tutti i paesi sviluppati.

qui:
scenarieconomici.it/il-reddito-medio-del-kaiser-bufala-from-amerika/
fanno notare che guardare i dati del salario medio potrebbe non raccontare tutta la verità

bisognerebbe saper già che la distribuzione del reddito in germania è stata ed è cmq molto meno ineguale che ad es. in Italia e anzi è una delle meno ineguali al mondo.

niente link, chi vuole se li cerchi.

Forse risponderemo a Scenari, forse no; quel post è talmente ideologizzato da sforare nel surreale

Non vedo come l'autore di quell'articolo su quel blog smentirebbe la tesi qui rappresentata dal grafico. Lasciando da parte per il momento le offese contenute nel testo, loro non presentano alcun dato a sostegno della loro controtesi, mentre vi sono quelli ufficiali che dimostrano come invece i redditi dei lavoratori tedeschi non siano affatto diminuiti durante e post le riforme Hartz, sia per coloro a basso che ad alto reddito. Questo per il semplice motivo che le riforme Hartz non hanno riguardato o inciso sui salari, a differenza della 'moderazione salariale' (in tedesco Lohnmäßigung) che fu un accordo tra rappresentanze sindacali dei lavoratori e delle imprese, in coincidenza temporale con le riforme Hartz, al fine di ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) onde arginare la massiccia delocalizzazione in atto di attività produttive all'estero. Questo accordo prevedeva di sganciare l'incremento dei salari alla produttività e di ancorarlo a quello dei prezzi e difatti l'effetto lo si può rilevare nel grafico dove i salariin termini reali hanno in quel periodo un andamento quasi lineare. Questa misura di "Lohn oder Arbeit", ovvero salario o lavoro, fu necessaria per ridurre il CLUP e far tornare competitiva l'economia tedesca sullo scenario internazionale, in particolare verso i loro principali concorrenti, nell'ordine: Cina, USA e Giappone, i quali avevano (e hanno) un costo del lavoro orario ben inferiore a quello tedesco.Le riforme Hartz hanno riguardato il mercato del lavoro (per renderlo più efficiente) ed il costo del Welfare. Quanto sostenuto da quell'articolo è falso e può essere facilmente dimostrato guardando i dati sull'andamento della spesa e quantità di percettori di indennità di disoccupazione di lungo termine (Arbeitslosengeld II o anche Hartz IV) e assegni sociali (Sozialgeld) nel tempo (in costante diminuzione) oltre a quello dell'andamento dei redditi suddiviso per fasce, i cui dati sono disponibili nelle pubblicazioni diffuse dall'Istituto Federale di Statistica di Wiesbaden. Certo, occorre conoscere il tedesco per districarsi facilmente, ma anche (se non soprattutto) onesta intellettuale!

Suvvia, non scherziamo :-)

Al di là dell'evidente divario in termini di salari assoluti, c'era tuttavia qualcosa che non mi tornava nei grafici proposti ed ho provato a calcolare le dinamiche salariali nel nuovo millennio sugli stessi dati usati da Davide Mancino.

Nel periodo 2000-2009 effettivamente la dinamica salariale della Germania è più contenuta di quella francese ma anche di quella italiana, mentre successivamente cresce più velocemente di quella degli altri due paesi (non ho calcolato la Spagna un po' perché ero di fretta e un po' perché la curva dei salari ha una bruschissima impennata nel 2009, che non so spiegare).

Non riesco a postare i grafici ma per verificare le dinamiche salariali ho posto 2000=100 e 2010=100: se serve invio i grafici con mail (con html non li prende dal mio c:).

Non pensate che questa moderazione salariale possa (insieme alle differenze di produttività cui faceva cenno Francesco Forti) in qualche modo essere messa in relazione all'origine delle divergenze che hanno portato alla crisi europea della fine del decennio scorso? Grazie e scusate il disturbo

Mi vorranno scusare gli illustri commentatori che - prendendo per buone le baggianate pubblicate dal sito scemenze economiche - argomentano che è tutta una finzione ciò che i dati postati da David suggerisconom e che i poveri sono milioni nella terribile Germania di Angela Merkel.

Due o tre banalissimi fatti.

1) L'indice di Gini del REDDITO PER CAPITA include il totale dei redditi: non solo i redditi da lavoro dipendente (salari) ma anche quelli di lavoro autonomo e di capitale. Siccome il reddito da lavoro (che include il reddito da lavoro autonomo) è circa il 67% (qui, figura 4) e siccome la quota del reddito nazionale lordo attribuita al lavoro è diminuita in questi anni (ovunque, non solo in Germania anzi in Germania meno che altrove, ed è una cosa complicata perché dovuta in gran parte all'aumento del tasso di deprezzamento del capitale ed alle imposte alla produzione), diventa banale comprendere come variazioni nell'indice Gini del reddito personale siano segnali molto poveri e per nulla precisi delle variazioni in un analogo indice di Gini per i salari del lavoro dipendente. Ma il salame che scrive su scemenze economiche a questo piccolo dettaglio non ci pensa. 

2) L'indice di Gini tedesco è tutt'ora molto più basso di quello italiano (idem per indici di povertà e ratio top to bottom 20%)  e non varia da, praticamente, il 2007. Quindi, la "grande crescita" (relativa) dei salari tedeschi (che è post 2006-07) non ha avuto influenza su questo indice di disuguaglianza dei redditi. Non solo, il valore attuale, attorno a 30 è praticamente uguale al primo disponibile nella serie Eurostat (29, nel 1995) ed anche questo prova che (ammesso e non concesso che la disuguaglianza dei redditi misurata con l'indice di Gini corrisponda alla disuguaglianza nei salari dei lavoratori dipendenti) TUTTA la enorme crescita reale dei salari medi tedeschi che Davide riporta NON ha cambiato la loro distribuzione, quindi tutti hanno avuto (nel lungo periodo) un guadagno più o meno analogo. 

Vi sono altre considerazioni ancor piu' tecniche (la serie tedesca e' discontinua ed e' stata ricalibrata nel 2006, eccetera) ma transeat. 

Rimane che scemenze economiche tale e', un blog dove si pubblicano scempiaggini. 

Leggo sulla scheda wikipedia che "Se il coefficiente di Gini sale insieme al PIL, significa che lo stato di povertà non sta cambiando per la maggior parte della popolazione."

Quindi se l'indice è stabile (DE) ed il PIL aumenta, la situazione sta migliorando. 

Altra cosa, i dati che vedo sono 2014,  e quindi  tengono conto del massiccio afflusso di profughi in germania nell'ultimo periodo. Sono stati 884'900 nel 2014. Malgrado questo l'indice di Gini è costante.  Poi 1'116'000 nel 2015. Se rimane costante nel nel 2015 significa che queste persone trovano una sistemazione economica e lavorativa che non turba piu' di tanto le disugualianze. Non trovi? 

 

E' davvero incredibile come oggi, 2017, ancora vi sia una immensa ignoranza legata ai contenuti delle riforme del lavoro introdotte dal governo Schröder e proposte dalla Commissione Hartz e attuate del periodo 2003-2005. Posso comprendere se fossimo nel 2005 o al massimo 2006, ma che oltre 10 anni dopo ancora non si conosca di cosa si stia parlando denota davvero stupidità, altro che semplice non conoscenza dell'argomento. Michele Boldrin definisce correttamente (e per difetto) 'salami' coloro che scrivono scemenze su un blog per frustrati che si consolano leggendo offese e accuse (sempre infondate) circa le cause del fallimento che li contraddistingue. Dei 4 pacchetti di riforme Hartz la massa non sa praticamente nulla e di quel poco che ne ha letto non lo ha nemmeno compreso, perché se lo avesse fatto e possedesse un minimo di cervello funzionante prenderebbe in considerazione l'ipotesi di introdurle, quantomeno alcuni aspetti. Come ad esempio la trasformazione degli (inutili) uffici del lavoro (o di collocamento) in agenzie per il lavoro. Da loro, in Germania, il disoccupato non si reca presso le agenzie per il lavoro per lasciare dati anagrafici e confidare nella buona sorte per la ricerca di un lavoro, ma è assistito da un addetto il quale si attiva per proporgli un lavoro. In cambio egli deve dimostrare di essersi dato da fare candidandosi a proposte di lavoro ed eventualmente sostenendo colloqui. Un annotazione: in Germania ad ogni candidatura si riceve sempre, ripeto SEMPRE, una risposta! Poi tra le riforme c'è stata l'introduzione della ICH-AG, una formula che dava la possibilità ad un disoccupato di mettersi in proprio ricevendo un sostegno minimo per il suo mantenimento, questo ha permesso a migliaia di disoccupati di aprire una attività! Poi c'è la rimozione relativa ad alcune norme relative al lavoro temporaneo, l'azienda può protrarre a piacimento un contratto temporaneo ma in cambio è stata imposta la parificazione dei salari tra coloro a contratto a tempo indeterminato e determinato. Mi fermo qui dato che per spiegare ad esempio i famigerati 'minijob' e midijob' sarebbe necessario spazio per far capire cosa sono, a chi sono rivolti e - specialmente - chi ne usufruisce e se non lo si è capito in oltre 10 anni di discussioni diventa oramai sforzo inutile.

e non dico altro

Ieri ho letto l'articolo che il prof.Alberto Bagnai ha scritto sul suo blog dal titolo: "Gli Olandesi sono contenti?" e nel contenuto egli cita il suo Leitmotiv riguardante la (presunta) scorretta politica economica che avrebbe attuato la Germania oltre (naturalmente) a menzionare le fatidiche riforme Hartz. Ne parlo perché mi collego da un lato al contenuto di questo articolo e dall'altro a quello più recente dello stesso autore, Davide Mancino, riguardante le fake news. Se il lettore, che non ha conoscenze approfondite dell'argomento e magari dei propri temi economici, legge l'articolo del prof.Bagnai gli verrebbe spontaneo venire poi qui a contestare il grafico mostrato, grafico che dimostra come non esista una correlazione tra riforme Hartz e riduzione dei salar in Germania.

Il bello è che senza volerlo è lo stesso prof.Bagnai a smentirsi da solo proprio in quell'articolo sopracitato facendo il suo solito pistolotto con tanto di grafici e tabelle accompagnatorie per mostrare quanto scorretta sia la Germania citando - come sempre - le riforme Hartz e l'effetto che a suo modo di vedere avrebbero avuto sulla dinamica salariale. Ebbene, ritornando alla parte iniziale del suo articolo egli cita, condividendone il contenuto, un articolo pubblicato dal prof.Peter Bofinger, docente di Politica Monetaria ed Economia Internazionale presso l'Università di Würzburg nonché membro del Consiglio di Esperti Economici del governo federale tedesco. In quell'articolo, che consiglio di leggere (il link in fondo), il prof.Bofinger illustra chiaramente le fasi delle misure adottate in materia di politica economica e le sue ragioni, che sono in entrambi i casi ben differenti dalla ricostruzione che ne fa Bagnai. Intanto nell'articolo che riguarda la 'moderazione salariale' non trovate citate le riforme Hartz, perché appunto esse non hanno svolto alcuna influenza sulla dinamica dei salari (dando quindi ragione a quello che si evince dal grafico di Davide Mancino). Insomma la parola Hartz non è menzionata nemmeno una volta! Poi a seguire che la cosiddetta moderazione salariale, contrariamente a quello che vuole far credere Bagnai, non deriva dalla volontà della Germania di 'fregare' i partner dell'eurozona, ma semplicemente di recuperare competitività in quanto tutti gli economisti sanno che alla fine degli anno '90 essa era considerata la 'malata d'Europa'. E' riportato esplicitamente che fu addirittura il boss della IG Metall (la maggiore organizzazione sindacale dei lavoratori che non è ideologizzata come la CGIL) a proporre alle organizzazioni imprenditoriali una stagnazione dei salari in cambio del loro impegno ad assumere e di fermare, o quantomeno ridurre drasticamente, la delocalizzazione all'estero di attività produttive e questo fu sancito da un accordo stipulato nel 1998. Poi nel 2000 fu sancito l'accordo di non legare più l'incremento dei salari a quello della produttività così da ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto. Ma ecco il link all'articolo, consigliato a coloro che desiderano informarsi sull'argomento:

voxeu.org/article/german-wage-moderation-and-ez-crisis

Per tutto il resto ci sono sempre le 'fake news'.

Non mi è chiaro cosa vuole dimostrare il grafico. Al di là della rappresentazione macchiettistica dei tedeschi cattivoni che affamano i propri lavoratori, chi sostiene che la Germania abbia perseguito una politica di deflazione salariale porta a supporto gli stessi dati del OECD letti in maniera un po' diversa. Quello che si vuole evidenziare è la dinamica della crescita salariale comparata fra vari paesi EU non i valori assoluti dei salari. Plottando gli stessi dati di Davide Mancino con indice 100 al 1995 (purtroppo non riesco a postare l'immagine nel commento ma comunque si vede anche nel grafico di Mancino) si vede che tra il 2002 e i 2009 i salari reali tedeschi sono rimasti completamente fermi mentre tutti gli altri paesi sono cresciuti di circa 1 % all'anno (in Spagna addirittura del 2%). Quindi la deflazione salariale in Germania c'è stata, eccome, mentre la produttività cresceva, e i dati lo mostrano chiaramente. Lo dice chiaramente anche l'articolo di Bofinger citato qua sopra da Maurizio Cocuzzi. Poi si puo' discutere che le riforme Hartz c'entrino o meno ma la deflazione salariale c'è stata.