Il grafico della settimana, 17-05-17

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Sarà vero che la differenza di reddito fra settore pubblico e privato dipende dai dirigenti pubblici che sono pagati tantissimo? Se sapete come funzionano le domande retoriche, immagino non serva rispondere qui.

L'articolo sulle differenze di reddito fra dipendenti pubblici e privati ha generato una discussione – diciamo così, con un bel po' di understatement – vivace. Dopo di che ho chiamato a raccolta il mio amico Carlo Cottarelli, che ha prontamente confermato un ampio divario, il che non ha fatto che attizzare le fiamme (si scherza, eh).

Una delle obiezioni più comuni è che questo dipende dai salari dei manager pubblici, cioè dalla coda destra della distribuzione che sposta la media in maniera significativa.

Ora, che questi ultimi siano in generale elevati (e maggiori degli equivalenti in altri paesi – grazie a Carlo Menon per la segnalazione) non fatico a crederlo, anzi è del tutto probabile che vadano ridotti a dimensioni accettabili. Ma è davvero il fatto che giustifica uno scarto medio così elevato fra pubblico e privato?

Per fortuna un working paper della Banca d'Italia ha studiato proprio questo, mostrando la differenza fra i due settori e controllando per numerosi fattori. Il risultato, come mostra il grafico che segue, è che "le differenze di salario sono generalmente minori nella coda elevata" della distribuzione: cioè appunto quella che include i manager super pagati. Ovvero l'esatto opposto della tesi proposta.

Altra citazione assai interessante, benché più generale, è la seguente:

 

In Italy the difference in pay between the public and the private sectors in recent decades has always been sizeable. If we look at aggregate data from national accounts the gap was about 20 percent in 1980 and reached almost 40 percent in 1990, following a series of particularly favourable wage renewal contracts in the public sector; it decreased to 22 percent in 1995, reflecting the overall fiscal consolidation effort required under the Maastricht Treaty to join the European Monetary Union; the differential started increasing again at the beginning of the last decade, to reach 33 percent in 2010. [...]

Taking into account the significant heterogeneity in the composition of the labour force (by age, gender, education and occupational level), the pay gap turns out to be lower but still sizeable.

 

Se non bastasse, vi invito a fare un piccolo esperimento: provare a creare due distribuzioni di reddito, una a rappresentare il privato e una il pubblico, e a giocare soltanto con il ventile (5%) più ricco di quest'ultima (che include i manager pubblici meglio pagati – a essere super generosi) per vedere di quanto si sposta la media.

Ho fatto anch'io questo test, e sono sicuro che rimarrete sorpresi quanto me: è un esercizio semplice ma interessante assai.

P.S. Per i veramente interessati, un po' di letture addizionali a confermare che si tratta di fenomeno strutturale di lungo periodo e che l'Italia, pur essendo in testa alla classifica del divario, non è unica. Qui un paper più vecchio su Italia, Francia e UK qui uno più recente su UE, qui e qui su UK e qui su USA

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Commenti

Ci sono 26 commenti

Grazie, molto interessante. Non è chiarissimo (almeno per me) il grafico, ditemi se interpreto bene: nell'asse orizzontale ho il percentile di reddito, ma l'asse verticale cosa misura? Io ho interpretato che misura:

(salario_pubblico_medio - salario_privato_medio) / salario_medio

Per il relativo percentile di reddito. E' giusto? Ma se è così, come è possibile avere differenze di reddito dentro il singolo percentile? Nel (tiro a caso) 50esimo percentile ci saranno quelli che guadagnano 1500€ al mese, indipendentemente dal datore di lavoro.

L'asse verticale indica il gap di paga in favore dei dipendenti pubblici. Nel primo quintile di reddito si oscilla grosso modo fra il 6 e l'11% per gli uomini, e fra il 13 e il 17% per le donne.

Poi man mano che ci si sposta verso la parte destra della distribuzione la differenza si riduce, tanto che per i salari più elevati negli uomini diventa quasi zero.

E' stupefacente lo squilibrio a favore delle donne "pubbliche" nei quantili alti. Forse deriva dal fatto che comunque le donne manager siano poche? Che ce ne siano più nel pubblico che nel privato?

Ma cosa c'è nel pubblico? I magistrati ci sono? I medici ci sono? Se fosse così, questo potrebbe spiegare lo squilibrio a favore delle donne nella fascia alta, magistrati e medici donna ce ne sono molte

E' tutto spiegato in dettaglio nello studio

 Il puro confronto statistico descrittivo delle retribuzioni non dice molto. Infatti:

1) Nel pubblico, a causa di politiche restrittive sulle assunzioni, l'età media del personale è aumentata. Si tratta quindi di stipendi di personale con alta anzianità.

2) I lavori di basso livello pagati poco, come pulizie, facchinaggi, sorveglianze, nel pubblico sono ormai tutti esternalizzati a ditte o cooperative private. Ovviamente, questo sposta  in alto la media degli stipendi del pubblico.

 Occorrerebbe quindi un confronto pubblico privato a parità di mansioni e di anzianità. Non mi sembra però che esistano studi simili, ma forse mi sbaglio.

Nel paper BdI linkato da Davide nel calcolare il wage premium del pubblico controllano per una serie di caratteristiche osservabili inclusa età.

Se ho capito bene, la tesi da cui si partiva, è stata smentita, almeno per gli uomini. Ciò pone, specialmente per le donne, un problema di assai più difficile risoluzione: finchè si trattava di adeguare qualche stipendio da super manager per ridurre il Gap, la questione era più fattibile, ma ora? Quali potrebbero essere gli interventi più adeguati per agire senza scatenare terremoti di sorta? In quali tempi congrui, supponendo che si parta da adesso, sarà possibile una convergenza?

 

Quali potrebbero essere gli interventi più adeguati per agire senza scatenare terremoti di sorta? 

 

Concedere ai genitori di votare come proxy dei figli a carico che non hanno l'etá per votare (non limitandolo finché il TFT non ritorna a 2,10, poi limitarlo ai primi 3).

Il voto per il primo figlio alla madre, il secondo al padre, il terzo alla madre, e cosí via.

Una madre con uno o due figli a carico esprimerebbe 2 voti (ed il padre rispettivamente 1 e 2), con 3 figli 3 voti (ed il padre 2).