Nibor Dooh: prendere ai poveri per dare ai ricchi, ovvero lo strano caso del Dottor INPS.

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In Italia si puó vincere il Win for life, e vivere bene per vent'anni, oppure essere titolare di una pensione "d'oro" per tutta la vita. Nel primo caso ti pagano gli altri (sfortunati) giocatori, nel secondo tutti gli altri (sfortunati) italiani. Ma cosa é d'oro?  Esistono i pensionati d'oro? E gli altri pensionati sono sfortunati anche loro ? Esaminiamo chi ci curerà nella terza età: il Dottor INPS.

Un po' di storia per iniziare.

Attualmente la maggior parte delle pensioni è pagata ancora con il sistema retributivo (sistema in vigore fino all'entrata in vigore della legge L. 335 dell'8 Agosto 1995 , cd. Riforma Dini). Le pensioni con il sistema retributivo si basano sulla retribuzione percepita nell'ultimo periodo di vita lavorativa, e quindi l'importo ricevuto è totalmente scollegato dai contributi versati (pay as you go per i nerd). I fondi per pagare le pensioni retributive sono tratti dai contributi versati annualmente da tutti i lavoratori. Questo vale anche per il sistema contributivo, che differisce per il metodo di calcolo della pensione. Infatti la somma ricevuta dipende dai contributi pagati durante la vita lavorativa. Si tratta comunque di promesse sul flusso di contributi futuri, pagati dai lavoratori in attività.

La riforma stessa (riformata ancora con lo scalone Maroni) prevedeva un minimo di anni di contributi per andare in pensione, eliminando il fenomeno dei baby pensionati. Stabiliva anche con soglie di età e percentuali di retributivo e contributivo crescenti nel tempo per quest'ultimo, ma tale riforma (scritto nella legge), sarebbe andata a regime solo nel...2015!

Per vostro piacere e diletto vi ricordo l'articolo 13 della Riforma Dini:

 

13. Per i lavoratori già iscritti alle forme di previdenza di cui al comma 6 che alla data del 31 dicembre 1995 possono far valere un'anzianità contributiva di almeno diciotto anni, la pensione è interamente liquidata secondo la normativa vigente in base al sistema retributivo.

 

Cioè l'universo dei pensionandi con almeno 19 anni di contributi era “graziata”, poiché però la riforma stessa introduceva le quote per godere della grazia ricevuta, con il mitico spannometro di cui sono dotato direi che occorrevano almeno altri 20 anni di contributi, quindi 1995+20=2015. (Disclaimer: lo spannometro è mio personale e non può essere né contestato, né prestato a terzi).

Ma non è finita. La percentuale di retribuzione che si usava per calcolare la pensione non scendeva mai (a patto di aver raggiunto la “quota”) sotto il 70%, indipendentemente dai contributi versati! Solo la “Riforma Fornero” (2012) ha introdotto il contributivo per tutti, ma i suoi effetti sono di là da venire,quindi deve essere chiaro che i pensionati degli ultimi 15 anni godono ancora di un sistema basato principalmente sul retributivo.

Recentemente, prima con il Decreto del Luglio 2011, divenuto L.98/2011, e poi ripreso con il cd. Decreto “Salva Italia”, divenuto L.214/2011, il Governo Italiano ha tentato di introdurre dei “tagli” sulle pensioni più elevate, andando però a colpire una sola categoria di pensionati: quelli pubblici ex INPDAP (raro caso di cattiva coscienza nella politica italiana). Tale categoria, secondo calcoli effettuati da vari istituti di ricerca, comprendeva la maggior parte dei percettori di pensione elevate, totalmente scollegate dai contributi versati (ma no, dai....). La Corte Costituzionale con la sentenza n°116/2013, ha giudicato incostituzionale tali provvedimenti in quanto equivalente ad introdurre una tassazione aggiuntiva solo su una categoria, appunto i pensionati.  

Ancora, la stessa Corte Costituzionale ha rilevato al punto 7.3 della citata sentenza “Questa Corte ha, anzi, sottolineato (sentenze n. 30 del 2004, n. 409 del 1995, n. 96del 1991) la particolare tutela che il nostro ordinamento riconosce ai trattamenti pensionistici, che costituiscono, nei diversi sistemi che la legislazione contempla,il perfezionamento della fattispecie previdenziale conseguente ai requisiti anagrafici e contributivi richiesti.”

Quante sono le “pensioni d'oro” ?

La tabella sottostante raggruppa i pensionati secondo alcune classi, la fonte dei dati è qui. Secondo i dati I.N.P.S. al 31.12.2012 in Italia ci sono 801.010 pensionati con pensioni da € 2.886,00 mensili lordi o più (pari a 6 volte la pensione minima, che è di € 481,00 mensili),  con una media annua di € 55.000,00 lordi cadauno (a fronte dei 6.253,00 € minimi) ed una spesa totale di quasi 44 miliardi 

 

Classe di reddito mensile

 
 

Numero pensionati

 
 

Monte erogato

 
 

Media annua

 
 

Fino a € 1.443,00/mese esclusa tredicesima

 
 

11.290.991

 
 

€ 114.635.335.027

 
 

€ 10.153

 
 

Da € 1.443,01 a € 2.405,00/mese esc. tred.

 
 

3.813.842

 
 

€ 90.724.530.070

 
 

€ 23.788

 
 

Da € 2.405,01 a € 2.886,00/mese esc. tred.

 
 

627.569

 
 

€ 21.324.288.480

 
 

€ 33.979

 
 

Da € 2.886,01 a oltre 24.050,00/mese e.tred.

 
 

801.010

 
 

€ 43.785.329.773

 
 

€ 54.662

 

Qualsiasi definizione di 'pensioni d'oro' è evidentemente personale. Per me € 2.886,00 mensili, se non derivanti da contributi, sono troppi,  altri (seguendo l'ISTAT) parlano di € 3.000,00 mensili ed altri possono avere altre soglie. E' più interessante domandarsi quanto si risparmierebbe se si ricalcolassero le pensioni con il metodo contributivo, invece che quello retributivo, almeno parzialmente.

Purtroppo non abbiamo dati INPS precisi sulla distribuzione per età di dei pensionati. L'ISTAT riporta alcuni dati. Per esempio potremmo vedere le pensioni da € 2.500,00 mensili e oltre (per uno strano caso INPS e ISTAT non calcolano le classi di importi allo steso modo). Ci sono delle anomalie non spiegabili (ci sono 160 pensionati “di anzianità” nella classe 45-49 anni, a oltre € 3.000,00 mensili, e io non riesco a capire come ciò sia possibile)  e quindi preferisco non usare i dati ISTAT.

Abbiamo già detto che il contributivo è in vigore dal 2012, non avendo quindi la possibilità di ricostruire le singole storie pensionistiche (contributi ed anni versati) ritengo difficile quantificare esattamente i risparmi sulle cd. "pensioni d'oro". Boeri et Mancini su Lavoce.info svolgono un eccellente esercizio su questo aspetto, ma, secondo me, rimangono assunti essenzialmente statistici, in assenza di dati veri. Esistono però e son ben visibili gli ammontari per classe di età in aggregato. Dimentichiamoci, quindi, non tanto le pensioni d'oro, quanto i risparmi possibili, e andiamo oltre.

Le gestioni pensionistiche

Consideriamo quindi i dati per categorie di pensionati, come i dipendenti pubblici (in gergo 'gestioni pensionistiche' - quella dei dipendenti pubblica si chiama INPDAP) alla ricerca di anomalie. 

Cominciamo col dire che le gestioni INPS sono un autentico colabrodo. Sono tutte o quasi in passivo, tranne sostanzialmente una, quella dei parasubordinati, che con il suo avanzo mantiene in piedi la baracca. E la gestione dei parasubordinati è in attivo perchè di recente istituzione, ed i suoi iscritti sono tutti calcolati con il contributivo (o quasi, le eccezioni non sono significative).

Per semplicità riporterò solo le gestioni separate "raggruppate", come fa anche l'INPS nel suo bilancio, con i vari disavanzi. Fra l'altro  l'INPS ha chiesto più volte di riunire le varie gestioni in unico calderone. Si potrebbe pensare che questo accorpamento voglia nascondere la situazione, ma in realtà  l'intento è sano: tenere in piedi le gestioni separate costa una barca di quattrini, ma notoriamente allo Stato Italiano non interessa risparmiare: è più semplice tassare.

Cominciamo con uno sguardo al bilancio INPS 2013. Uso la Gestione di Cassa, piuttosto che quella di Competenza perchè con la competenza si possono fare tutti i giochetti contabili del mondo, mentre è più difficile farli con la cassa. Riassumiamo le informazioni per il 2013 :

 

Riscossioni

 
 

+275 mld

 
 

Pagamenti

 
 

-385 mld

 
 

Contributi Stato ex art.37 L.88/89

 
 

+75,5 mld

 
 

Contributi Stato Prestazioni inv. civili

 
 

+17,5 mld

 
 

Anticipazioni (prestito) Stato ex art .35 L. 448/98

 
 

+ 18 mld

 

I contributi ex art 37 comprendono  le pensioni sociali, una quota delle pensioni ordinarie, un fondo per le pensioni anticipate, un fondo per le pensioni dei minatori, e uno per i rifugiati italiani della Libia del 1963(sic!). I contributi dello Stato per le pensioni assistenziali invalidi civili sono una partita di giro - l'INPS riceve i fondi e paga le pensioni.  Le anticipazioni sono trasferimenti a fronte di incassi futuri, introdotte dalla finanziaria del 1998. Sono classificati come prestiti dallo stato alle singole gestioni : altrimenti, in quanto transferimenti andrebbero ad aumentare il disavanzo dello stato, facendo superare il famoso 3%.

Scendiamo nel dettaglio di alcune Gestioni "raggruppate" nel seguente specchietto, sempre 2013: 

 

GESTIONI PENSIONISTICHE

 
 

Milioni di €

 
 

Iscritti (che i soldi li versano)

 
 

Pensionati (che i soldi li prendono)

 
 

Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPLD)

 
 

231

 
 

12.373.480

 
 

9.379.209

 
 

Gestione “agricoltori”

 
 

-5602

 
 

454.000

 
 

1.212.800

 
 

Gestione Artigiani

 
 

-5637

 
 

1.800.000

 
 

1.669.000

 
 

Gestione parasubordinati (co.co.pro etc.)

 
 

8716

 
 

1.709.623

 
 

305.090

 
 

ENAPALS (lavoratori Spettacolo)

 
 

264

 
 

289.500

 
 

55.920

 
 

INPDAP (Dipendenti Pubblici)

 
 

-7615

 
 

3.062.120

 
 

2.807.824

 
 

Gestione Commercianti

 
 

-175

 
 

2.102.400

 
 

1.393.400

 
 

Fondo Volo (Fondo per il personale compagnie aeree)

 
 

-176

 
 

11.924

 
 

6.330

 
 

Gestioni minori

 
 

-85

 
 

 

 
 

 

 
 

Altre gestioni e fondi

 
 

-600

 
 

Dato Mancante

 
 

1.288.523

 
 

Gestione trattamenti temporanei (ad es.:malattia)

 
 

1140

 
 

 

 
 

 

 
 

TOTALE DELLE GESTIONI 2013

 
 

-9714

 
 

 

 
 

 

 

Nota: i totali non combaciano perfettamente, perchè l'INPS fornisce i dati degli avanzi/disavanzi in un modo e poi le gestioni in un altro, per quadrare e verificare avrei dovuto vedere le singole gestioni (45), ma mancano all'appello “solo” 40.000 pensionati che son tutti nelle gestioni minori, idem per gli iscritti (ne mancano di più).

Notare che l'ammontare della spesa pensionistica è in aumento nel 2013, a fronte di una diminuzione dei pensionati (e la Riforma Fornero ? I conti in ordine ?), in particolare: 

 

Pensionati al 21.12.2012 : 18.715.880

 
 

Nuove pensioni: 581.158

 
 

Pensioni “eliminate”(?): 729.918

 
 

Totale pensioni al 31.12.2013: 18.567.120

 

Peraltro l'INPS nota anche una forte flessione nel numero degli iscritti, ovvero di quelli che versano le quote che mantengono in piedi la baracca: gli iscritti al 31.12.2013 sono 22.045.936, mentre al 31.12.2012 erano 22.593.709, con un calo di quasi 300.000 unità, pari all'1,3% di contributori. Aumentano gli importi delle pensioni, diminuiscono i contributori del sistema (vedremo più avanti la soluzione adottata).

Il bilancio dell'INPS prende in esame anche le mancate riscossioni (ricordate che ho scritto di guardare la cassa?). Tralasciando l'ammontare esatto l'INPS scrive nelle sue note al bilancio: 

 

Il differenziale di cassa previsto per il 2013 è pari a 110.478 mln (105.649mlnnella terza nota di variazione al bilancio di previsione 2012) ed è rappresentato dalla differenza tra le riscossioni, al netto dei trasferimenti dallo Stato e delle anticipazioni di Tesoreria, per 275.038 mln ed i pagamenti per 385.516 mln. Il suddetto differenziale, insieme ad incremento delle disponibilità liquide per 224 milioni, risulta coperto da:

- 92.428 mln relativi a trasferimenti dello Stato per il finanziamento delle prestazioni assistenziali ex art. 37 legge 88/89 (74.928 mln) e per leprestazioni e spese degli invalidi civili (17.500 mln);

- 18.274 mln relativi alle anticipazioni dello Stato per le gestioni previdenziali; (prestiti, NdA).

 

Ho evidenziato un dato: il differenziale di cassa per il 2013 sale di 5 miliardi (deficit di cassa aggiuntivo) rispetto alle previsioni. Non sono bruscolini. Difatti il Comitato di Vigilanza scrive a chiare lettere che le disponibilità liquide dell'INPS sono in forte calo, passando dai 40 mld di € del 2008 e del 2009 (stabile quindi) ai 20 mld di € del 2013, e che tale situazione deve essere posta all'attenzione dello Stato. Infatti in quanto buona parte delle disponibilità dell'INPS sono oramai costituite da “residui attivi” di dubbia esigibilità(per far capire la situazione: le città di Roma e Napoli sono in dissesto per i residui attivi che sono di fatto inesigibili).

Non vi annoio con i risultati delle 45 (QUARANTACINQUE!!) gestioni separate dell'INPS, ognuna con i suoi dipendenti, amministratori, sindaci, revisori dei conti, (ricordate la richiesta, inevasa dai Ministri, di raggruppare le Gestioni ?) ve ne cito alcune, le più simpatiche (i numeri si riferiscono alla gestione, così come indicata nel bilancio INPS, che parte dal numero 2) per far capire come è gestita la cosa pubblica in Italia:

9. Fondo per la previdenza degli addettialle abolite imposte di consumo. Esiste ancora dopo 40 anni, per la nota legge italiana che tutto si crea, nulla si distrugge. Nei commenti alla gestione il consiglio sindacale aggiunge la parola “superstiti”. Come in un disastro.

17. Fondo di previdenza per il personale del Consorzio Autonomo del porto di Genova e dell’Ente autonomo del porto di Trieste. Questo è il più simpatico, l'INPS chiede di accorparlo (occorre un decreto apposito NdA), perchè ha n° 10 iscritti che versano contributi (Ebbene sì!) e un deficit di 59 mln di € totalmente a carico dello stato (con 10 iscritti che vuoi coprire ?). Però la vera domanda è: e gli altri portuali ? Figli di un dio minore ?

20. Fondo di previdenza per il Clero Secolare ed i Ministri di culto di religioni diverse da quella cattolica. In passivo di 87 milioni. A carico nostro, ovviamente. Anche il Padreterno non fa sconti.

Riassumiamo: siamo partiti dalle “pensioni d'oro” per vedere di capire se questa categoria di pensionati poteva essere costituita non da privilegiati, bensì da persone che avevano versato contributi congrui, e quindi non fossero una anomalia, abbiamo visto che, con i dati in nostro possesso è praticamente impossibile determinare non tanto la categoria (che è fortemente soggettiva), quanto i risparmi effettivi dopo un loro “taglio”. E però possibile mettere in luce alcuni punti critici

  1. a parte i parasubordinati, ovverossia i meno tutelati nel mondo del lavoro ed ultimi entrati, tutte, o quasi, le altre gestioni dell'INPS sono in perdita, da profondo rosso quelle dei pensionati degli Enti Pubblici, degli Artigiani e degli Agricoltori.
  2. tale squilibrio è strutturale, tanto che a fronte della diminuzione del numero dei pensionati la spesa pensionistica è in aumento
  3. una parte dei crediti (contributi), pur posti a bilancio dell'INPS come entrate, sono inesigibili e quindi creano un deficit nascosto aggiuntivo
  4. lo Stato Italiano ogni anno eroga fondi all'INPS per circa 100 miliardi a titolo definitivo (registrati nelle spese) più cifre crescenti ogni anno (18 miliardi nel 2013) a titolo di “prestito”. E' altamente probabile che questi prestiti non saranno mai restituiti ed anzi le somme aumentaranno ancora.

Adesso potete riprendere fiato, viene il bello.

La soluzione all'italiana: un aumento dei contributi obbligatori dei “lavoratori autonomi”

I contributi minimi, da pagare anche se non si guadagna una lira, passano dai € 3.200,00 annui ai € 3.400,00 del 2013 e  le aliquote INPS aumentano dal 28% (20% al tempo della riforma Dini) al 33% nel 2018, come per i lavoratori subordinati.

In parole povere: l'INPS, per poter pagare le pensioni ai pensionati “ricchi” (ovvero a tutti quelli che sono andati in pensione con le vecchie regole, che, ricordiamo, sono tuttora in vigore, non essendo andata a regime la riforma Fornero) sta aumentando il prelievo ai pensionati “poveri”, quelli che un lavoro non lo hanno, o lo hanno precario, le P.IVA, i co.co.pro e i parasubordinati in generale.

Un Robin Hood all'incontrario, un Nibor Dooh, appunto. Per non spaventarvi vi fornisco un dato, ovvero a quanto ammontano i residui passivi dell'INPS, in cui c'è quella famosa quota di crediti inesigibili, e su cui il Consiglio di Vigilanza chiede di accendere un riflettore (a Mastropasqua glielo hanno spento subito): a “soli” 84 miliardi di € .

Sì, va bene direte voi, ma ci hanno detto che per il futuro non ci sono problemi. Io non lo so, non mi pagano 1 mln di € l'anno come a Mastropasqua, però ho preso la tabella della popolazione per composizione delle classi di età, ed ho confrontato i numeri di quelli che presumibilmente nei prossimi 5 anni andranno in pensione, con quelli dei giovani di 26 anni. Suppongo che questi ultimi  troveranno subito lavoro, cosa non del tutto facile dato che  la disoccupazione giovanile è al 42%..

Non oso pensare quale percentuale dello stipendio dovranno sborsare i 26 enni per mantenere in pensione i 59 enni, visto che sono il 10% in meno e con poche prospettive occupazionali. Sempre che nel frattempo l'INPS non certifichi che buona parte di quegli 84 miliardi è inesigibile e Bruxelles non dica che i prestiti all'INPS stessa vadano restituiti allo Stato... 

 

Età

 
 

Popolazione

 
 

Età

 
 

Popolazione

 
 

59

 
 

728370

 
 

26

 
 

657323

 
 

60

 
 

719123

 
 

27

 
 

681791

 
 

61

 
 

717152

 
 

28

 
 

697550

 
 

62

 
 

741699

 
 

29

 
 

713575

 
 

63

 
 

744545

 
 

30

 
 

739446

 

Un calcolo banale (ricordate lo spannometro ?) ci dice la somma dei residui attivi non esigibili (84 miliardi in totale, ma si potrebbe recuparare qualcosa i prestiti già erogati dallo Stato (25 miliardi), i nuovi prestiti del 2014 (20 miliardi) e dello squilibrio demografico, agrgavato dalla  crisi occupazionale porterà al crac dell'INPS. Con il trend attuale potrebbe avvenire intorno al 2018, salvo nuove e più sanguinose tasse.

Mastrapasqua, ex one million dollar man, ci aveva avvertito....Nel bilancio INPS si parla spesso della necessità di  aggiustamenti, di aumento dei fabbrisogni, di non sostenibilità della spesa pensionistica (stante il peggioramento dei rapporti iscritti/pensionati e soprattutto pensioni/contributi, indice che è intorno al 73%), di riconsiderazione dei residui passivi. Esiste un fondo svalutazione crediti, stanziato preventivamente dal Direttore Generale dell'Istituto, ma sembra insufficiente (a loro, figuratevi a me) a coprire le mancate riscossioni. Ad esempio l'accantonamento fondo crediti inesigibili per il 2013 è di 805 mln, a fronte di mancati incassiin aumento sul preventivatodi 5 mld, ovvero gli 805 mln sembravano scarsi già in fase di previsione (pari a 35 mld di €), ma quel preventivo di mancati incassi era a sua volta sbagliato di ben 5 mld.

Una soluzione sostenibile.

Secondo me l'unica soluzione è il taglio immediato delle pensioni in essere, ricalcolandole con il sistema contributivo. Se abbiamo (semplifico per comodità di calcolo) 19 mln di pensionati, e 235 mld di riscossioni (i residui attivi sono di dubbia esigibilità, e son 40 miliardi per il 2013), usando i finanziamenti che lo Stato comunque fornisce (75 miliardi), per  integrare le pensioni basse, o comunque sotto una certa soglia, si potrebbe avere un taglio medio del 27%. Ovviamente con l'avvertenza che è un pollo di Trilussa.

Una soluzione insostenibile.

L'alternativa è quella di aumentare i contributi pensionistici sugli entranti nel mercato del lavoro, ovvero agire sulla leva fiscale, con la scusa è quella di garantire una pensione anche ai parasubordinati. Di fatto si tratta di un prelievo dai più poveri per dare ai più ricchi, cioè ai pensionati che ricevono pensioni assolutamente non in linea con i contributi versati, ovvero praticamente il 100% degli attuali pensionati. Come tutti gli economisti sanno (beh, non proprio tutti..) se vuoi limitare l'accesso ad un mercato a un concorrente devi alzare delle barriere. Aumentando la “tassa INPS” in entrata è ovvio che l'ingresso sul mercato del lavoro regolare sarà più difficile. Un idraulico agli inizi  (e sicuramente non ha guadagni d'oro) preferirà lavorare in nero, perchè altrimenti rischia che quei 3.400 € che deve all'INPS per il solo fatto di aver cominciato a lavorare siano pari al suo guadagno o quasi. E' facile prevedere che comincino manovre elusive di questa “tassa annuale d'entrata” riducendo quindi l'attivo dei parasubordinati e facendo tornare l'INPS sull'orlo del precipizio, su cui già si trova, basta una bella spintarella....

N.B.
Il bilancio è costituito da 2 tomi di 770 pagine cadauno, è impossibile riportare tutte le cifre, le curiosità, e le criticità riportate nei due tomi, che non sono nemmeno di facile lettura e comprensione, poichè mischiano più volte competenza e cassa, previsioni e accertamenti, ricalcoli su basi quanto meno dubbie, tanto che diverse volte i totali non coincidono perfettamente. E tornando alle domande iniziali rispondo: è impossibile affermare con certezza che le pensioni d'oro sono delle anomalie, l'anomalia è il sistema pensionistico italiano, che preleva agli ultimi per dare ai primi. Nibor Dooh.

P.S.

Una parte del bilancio INPS è dedicata alle spese di funzionamento dell'Ente stesso, ve le risparmio (forse no, se ho tempo ci scrivo sopra) , ma le raccomandazioni finali del Collegio dei Revisori dei Conti lasciano perplessi: chiedono di monitorare le spese per la carta, a livelli fuori controllo, e quelle telefoniche e mobili, oltre al rientro in possesso di immobili dell'INPS ceduti per le cartolarizzazioni, mai venduti, e su cui l'INPS paga un cospicuo fitto. Ai fondi immobiliari.

Inoltre l'INPS ha effettuato risparmi (obbligatori) sulle sue spese per € 248 mln. Bene lo sapete dove sono finiti questi 248 mln ? Sono finiti per coprire altre spese, di due tipi: 1. Fondo "sicurezza". 2. Integrazioni retributive per i dipendenti pubblici. Cioè i soldi che l'INPS risparmia vanno ad alimentare gli stipendi statali. Bene.  E non è che l'inizio.

 

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Commenti

Ci sono 76 commenti

Equiparare le contribuzioni degli autonomi con quelle dei lavoratori dipendenti mi pare vada nella direzione dell'equita' del sistema e della riduzione delle distorsioni che avvantaggiano il ricorso al lavoro autonomo. L'unica controindicazione, non menzionata nel testo, e' che incentiverebbe ancora piu' l'evasione contributiva. Qui occorre fare una valutazione, ma non credo che un sistema in cui contribuenti diversi pagano percentuali diverse sia sostenibile. 

  • Capisco il punto di vista ma per certi versi credo sia vero l’esatto contrario. Il problema risiede nella composizione eterogenea della “gestione separata” alla quale contribuiscono sia parasubordinati che partite iva non appartenenti a un ordine professionale. Il suo ragionamento penso si possa applicare bene ai primi. Le partite iva spesso si trovano invece a competere con altri professionisti iscritti agli ordini ma operanti in ambiti di loro non esclusiva pertinenza. Per esempio , se cerchiamo un webdesigner freelance potremmo imbatterci rispettivamente in: 
  • - Ingegneri o Architetti iscritti all’albo che contribuiscono per il 14% sul reddito e 4% sul fatturato. 
  • - Artigiani, 21% circa. 
  • - Autonomi, 27% circa. 
  • Prevedo l’emergere nei prossimi anni del consulente-artigiano (molto chic, riecheggia anche Sennet), qualcuno tra l’altro capita già d’incontrarlo

La riforma proposta credo sia politicamente improponibile, e, forse, incostituzionale. Io vorrei proporre un'idea che va in quella direzione ma che credo sia in qualche forma realizzabile. 

Si tratta di calcolare per tutti quale sarebbe la pensione calcolata con i contributivo (c'e' da decidere cosa fare con i contributi figurativi, immagino, non so quanto fattibile sia usare le regole che si usano per chi ora e' a regime). La riforma e' che ogni futuro incremento delle pensioni (per inflazione o meno) dovra' andare nella direzione di ridurre la differenza fra quanto elargito e quanto risultante dal calcolo effettuato sopra.

Si possono stabilire dei minimi che comunque verrebbero integrati per l'inflazione, e anche livelli in cui il tasso di convergenza puo' essere piu' veloce. Il punto e' che nessuna pensione diminuirebbe mai; quelle alte aumenterebbero meno delle basse; e tutte le pensioni calcolate col retributivo che elargiscono somme in eccesso del contributivo aumentano meno delle pensioni calcolate con il contributivo puro. Il tutto in modo trasparente, che evidenzi in busta il regalo che i giovani contribuenti stanno facendo al pensionato. 

La riforma è proponibile, tanto che l'abbiamo proposta, che sia politicamente accettabile o meno, essendo un blog che esprime opinioni fuori dalla norma, non ci riguarda, sta di fatto che sembra l'unica percorribile, l'altra è l'aumento dei contributi pensionistici per tutti (che è quella più percorribile, essendo nota la preferenza degli italiani per le tasse), per il momento aumentano quella degli autonomi, aumentandone il relativo costo e costringendo le aziende a scappare all'estero.
Sulla costituzionalità ha già risposto la Corte (è scritto anche nel post): la pensione è un trattamento salariale differito nel tempo e basato "su requisiti anagfrafici e contributivi", quindi se ricalcoli i contributi, e li attualizzi in maniera differente la Corte non eccepirà alcunchè.

Per chi come me fa un altro mestiere, serve un aiuto per capire alcune cose forse banali.

-) "contributivo" invece che "retributivo" è il mantra, abbiamo capito. Visto che qui citi l'inflazione, chiedo come si rivalutano i contributi versati per il calcolo della pensione col metodo contributivo. Una ipotetica impennata dell'inflazione al 25% metterebbe i pensionati in ginocchio?

-) La pensione calcolata col metodo contributivo va sempre bene, pure se è da 10.000 € mensili. Sicuri? Mi viene subito il caso del politico, cha già ha guadagnato troppo per tutta la vita, e continua ad essere privilegiato pure da pensionato. E se si mettesero dei tetti massimi?

-) Il metodo retributivo può mettere in crisi i conti (anche se non è necessario che lo faccia) ma va incontro ad esigenze di ordine diverso, che non si possono ignorare del tutto. Non credo che il sistema sia stato pensato così senza alcuna ragione. Poniamo che un contribuente che guadagna 100 quando va in pensione, per un motivo o per l'altro si ritrovi di colpo a percepire 30. Ciò è sostenibile per le casse dell'INPS, ma o è anche per lui? Quali conseguenze ha questa circostanza negli equilibri sociali?

-) (più filosofico) La pensione in teoria è una retribuzione differita. In astratto, si tratta di accantonare una parte del proprio reddito in età lavorativa, per poi attingere dall'accumulo quando non si è più nell'età per lavorare. In un ipotetico sistema a inflazione zero, io la pensione potrei pure farmela da solo, mettendo una scatola da scarpe nell'ultimo scaffale della libreria, e infilando nella scatola il quinto del mio stipendio ogni mese. Quando decido che sono stanco di lavorare, smetto, e comincio ad attingere dalla scatola. Non c'è bisogno di qualcun altro che paga la mia pensione, posso essere rimasto l'ultimo uomo sulla terra: dentro la scatola ci sono i soldi miei, e devono esserci per forza, perché io ce li ho messi. Non ci sono? Allora qualcuno me li ha rubati! Chi è stato?

 

La riforma proposta credo sia politicamente improponibile, e, forse, incostituzionale. Io vorrei proporre un'idea che va in quella direzione ma che credo sia in qualche forma realizzabile. 

 

Hai probabilmente ragione, e sul breve la tua proposta è più realizzabile.

Due note:

  • quella di Marco Esposito è una soluzione, che nel mio piccolo anch'io propongo da una ventina d'anni, che va nel senso di provare a fermare e potenzialmente invertire il declino. La tua servirebbe  certamente a mitigarlo, forse contribuirebbe a fermarlo, ma dubito che potrebbe aiutare molto ad invertirlo nei prossimi 20-30 anni.
  • Lavoro vicino ad una stazione dove arrivano passeggeri sbarcati in uno dei principali aeroporti londinesi. Praticamente non mi capita giorno di non notare, due o 3 volte al giorno, gruppi di 2-5 under 35 italiani con la valigia che discutono su come cercare casa o lavoro. Capisco sia aneddotico, ma pare praticamente un esodo. Se la mia esperienza è generalizzabile, chi le pagherà le pensioni retributive?

Giusto per fare notare come anche guardando ai singoli fondi, saltano fuori distorsioni e inefficienze:

L'aeroporto di Trapani Birgi: Ryanair e gli altri vettori "votano" con le ali

Michael O'Leary, l'amministratore delegato di Ryanair, si è pubblicamente espresso più volte sul tema degli alti costi aeroportuali, e su come l'aumento di questi costi deprima il traffico aereo, ed in passato più volte Ryanair ha diminuito il numero di voli operati su determinati mercati in cui i costi aeroportuali aumentavano in maniera ingiustificata, per dirottarli su quei mercati in cui vi erano costi aeroportuali minori. Anche le altre compagnie aeree prendono simili decisioni in quello scenario, anche se generalmente vi è una minore tendenza a pubblicizzarle. 

Possiamo anzi generalizzare, e ritenere tranquillamente che tutti i vettori aerei tengano in considerazione i costi aeroportuali quando decidono di aprire nuove rotte o di mantenere in vita le esistenti. Se si riuscisse a diminuire i costi di alcuni aeroporti, ci dovremmo quindi attendere un aumento di appetibilità di questi, ed un conseguente maggiore interessamento nei loro confronti da parte dei vettori, e quindi un potenziale aumento del loro traffico aereo. 

I vettori aerei, come è lecito attendersi, votano infatti con le ali.

 In Italia, una voce molto importante dei costi aeroportuali, che pesa ad esempio per più del 25% di tali costi in un aeroporto come quello di Trapani Birgi, è la cosiddetta "addizionale comunale sui diritti di imbarco di passeggeri sugli aeromobili". Ad ogni imbarco, questa addizionale pesa per 6 Euro e 50 centesimi a passeggero. Di questi, ben 5 Euro vanno al "Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione del personale del settore del trasporto aereo". 

Per dare un termine di paragone sul peso di tale tributo, per i voli diretti nei paesi UE, quelli di Ryanair ad esempio, i diritti aeroportuali, cioè quanto riscuote la società concessionaria dell'aeroporto di Trapani, l'Airgest, ammontano a 3 Euro e 41 centesimi a passeggero imbarcato, cioè appena il 52% dell'importo della addizionale "comunale" oppure appena il 68% di quanto destinato al summenzionato fondo speciale. Ad ogni imbarco vanno molti più soldi all'INPS che al gestore!

Questo fondo speciale viene gestito dall'INPS, e viene in gran parte alimentato attraverso quell'addizionale. Nel rendiconto generale INPS del 2012 si legge che il fondo aveva a fine 2012 un avanzo patrimoniale di 282 milioni di Euro, che dal bilancio preventivo INPS del 2013 appare principalmente impiegato, per 253 milioni, in "anticipazioni alle gestioni deficitarie" con un ritorno per il fondo del 2,5%.

Dato che fino a metà 2013 finivano nel fondo "soltanto" 3 Euro ad imbarco, ed essendosi il traffico aeroportuale mantenuto sostanzialmente stabile nel 2013, si suppone che nel 2013 ed ancor di più nel 2014 l'attivo di gestione e patrimoniale di questo fondo crescerà ancor di più, e non pare peregrino domandarsi se la funzione principale di tale fondo, anziché quella di sostenere la ristrutturazione del settore del trasporto aereo, non sia ormai diventata quella di prestare denaro a buon prezzo alle gestioni INPS deficitarie

La Corte dei Conti pare essersi posta altre domande interessanti quando nel referto sull'esercizio finanziario INPS del 2011, ha osservato che la quasi totalità delle risorse del fondo sono attualmente rappresentate da risorse pubbliche, a fronte di un disegno normativo che lo avrebbe invece inquadrato sul tipico modello dei fondi di solidarietà, e che da questo derivano "effetti distorsivi sulla concorrenza nel settore". 

Ovviamente non esistono pranzi gratuitiQualcuno paga sempre. Tosando passeggeri e vettori aerei per mitigare i costi sociali della cattiva regolamentazione del settore aereo e della cattiva gestione e delle erronee decisioni di svariati vettori "nazionali", lo Stato guadagnerà pure qualche copeco risparmiando sugli interessi del debito delle gestioni pensionistiche deficitarie, ma dall'altra parte deprime l'attività aeroportuale, disincentiva l'uso dei piccoli aeroporti periferici, che soffrono maggiormente tale distorsione del mercato, anche quando questi sono vitali per lo sviluppo del settore turistico di zone tra le meno sviluppate del paese, e materialmente costringe i vettori a chiedere compartecipazioni agli ingenti investimenti mercatistici da essi affrontati

Oppure a votare con le ali. 
Riferimenti:

- INPS, Rendiconto Generale 2012, Tomo I (a cura della Direzione Centrale Bilanci e Servizi Fiscali), http://www.inps.it/docallegati/mig/Doc/Bilanci/repository/information/RendicontiGen2012/Rendiconto_generale_2012_TomoI.zip

- Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Decreto 7 febbraio 2013, Aggiornamento dei diritti aeroportuali, per l'anno 2012, http://www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=14732 ohttp://gazzette.comune.jesi.an.it/2013/114/1.htm 

- Corte dei Conti, Relazione sulla gestione finanziaria dell'INPS, esercizio 2011, http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_controllo_enti/2012/delibera_91_2012.pdf

Sempre sull'addizionale comunale sui diritti di imbarco di passeggeri sugli aeromobili, che di comunale ha ben poco (ai comuni sede di sedime aeroportuale arrivano le briciole delle briciole), siccome il fondo volo è a termine, nel senso che fra pochissimi anni (a memoria 2018) dovrebbe smettere di erogare prestazioni, l'idea mi par di capire sia quella di dirottare i 5 Euro ad imbarco per ripianare molto parzialmente il buco della gestione che garantisce gli assegni sociali.

Qui sta uno dei punti chiave. Se noi andiamo sul database ISTAT e chiediamo di avere la stratificazione per età della popolazione italiana, gli over-65 sono il 21.2% della popolazione e se posso usare anche io lo spannometro sono un pelino meno di 12 milioni. Tutti, dico, anche quelli che non hanno mai lavorato o che sono arrivati dall'estero 4 anni fa.  Se i pensionati sono 19 milioni c'è un grosso problema di fondo, piu' grosso delle pensioni d'oro. 

L'altro problema è dato dalla popolazione attiva, ovvero il rapporto tra chi lavora effettivamente, pagando contributi, e chi potenzialmente potrebbe farlo (la classe 15-65 per alcuni, quella 25-65 molto piu' ragionevolmente per altri). La classe 15-65 è il 64.8% della popolazione quindi piu' di tre volte la fascia da finanziare per la previdenza. Se ci fosse piena occupazione, naturalmente.  Ma gli occupati sono per ISTAT poco piu' della metà (55% in totale, con il 65% scarso di uomini e il 47% scarso di donne).

In soldoni pochi lavorano e tanti percepiscono pensioni che in gran parte sono da fame.

Le soluzioni da prendere sono draconiane, ben oltre il problema (reale) delle pensioni d'oro.

° l’Italia è uno dei pochi paesi in cui ci si attende già nei prossimi dieci anni una contrazione della popolazione in età da lavoro (20-65 anni) stimata intorno allo 0.3% annualizzato . circa un milione di pensionati in piu' entro il 2020..o 20 milioni (elaborazioni su dati Ocse, ILO, e Banca Mondiale: 20-65 anni)

° Con il 62,5 per cento registra uno dei tassi di partecipazione al lavoro piu'  bassi tra i paesi sviluppati (Donne, chi le ha viste?)

° oltre 4.3 milioni di (soli) iscritti all'AIRE

next steps:

’internazionalizzazione del sistema-paese, e, da parte delle aziende, coniugare il modello, in passato vincente, della piccola e media impresa e dei distretti, con un maggior coordinamento della distribuzione nei mercati mondiali e con un impegno convergente nella ricerca (R&D).

Concorrenza, mercato..... (battaglia titanica). Gli articoli che in Italia non si leggono, tra monopoli (televisivi, autostrade, ecc.) vari.. 

Les Echos (di ieri) p- 16<<La concurrence n'est ni de droit ni de gauche>> di Bruno Lasserre

 

La résistance du politique vis-à-vis de la concurrence vient de la difficulté à passer d'un équilibre à un autre.....

 

http://www.lesechos.fr/entreprises-secteurs/energie-environnement/interview/0203351278201-bruno-lasserre-president-de-l-autorite-de-la-concurrence-la-concurrence-n-est-ni-de-droite-ni-de-gauche-655635.php?xtor=RSS-2130

Chi è in pensione con il metodo retributivo ha a sua volta mantenuto, mentre lavorava, altri pensionati con il metodo retributivo. Se poi ha una pensione superiore alla pensione sociale, della quale si lamenta anche qui la modestia, ha verosimilmente pagato imposte di un certo rilievo per tutta la vita lavorativa e le paga tuttora.

In ogni caso, si tratta di persone che hanno goduto di un trattamento previsto dalle leggi in vigore nel momento in cui hanno cessato l'attività lavorativa e che, presumibilmente, hanno programmato la loro vita contando su un determinato trattamento. La salvaguardia disposta dalla riforma Dini è stata certamente pensata proprio perché le persone che avevano una certa anzianità d'iscrizione al sistema pensionistico pubblico non avrebbero potuto costruirsi una pensione integrativa se fossero stati immediatamente assoggettati al sistema contributivo: mi permetto di ricordarvi che l'idea di favorire l'integrazione della pensione pubblica con pensioni integrative non  risale a prima dei roaring nineties.

   La proposta di Marco Esposito si tradurrebbe nel disconoscimento di diritti perfettamente legittimi: ma, finché vi sarà una Corte Costituzionale - non credo che SB riesca a convincere Matteo Renzi ad abolirla - ciò non avverrà. 

2050: pensione a 70 anni..(ma vista la 'crescita' cospicua, non basterebbe/bastera' andare in pensione a 75 probabilmente, con ca. 20 milioni di pensionati e 'crescita' - modo di dire- a zero da ca. 14 anni)

Un modello di equita' intergenerazionale scritto da Bouvard et Pécuchet ...mi pare

 

Deux hommes parurent. L’un venait de la Bastille, l’autre du Jardin des Plantes

 

Eliminerei il concetto di diritto. Se fosse un diritto sarebbe uguale per tutti e cosi non è.

La pensione se calcolata a ripartizione NON E' retribuzione differita ma semplicemente fruizione di un servizio.

Meno soldi meno pensione.  

Si potrebbe vantare un diritto se il sistema fosse effettivamente ad accumulazione reale, ma così non è.

Tutto il resto è semplicemente un furto.Altrimenti non mi spiegherei perchè io debba pagare di più (molto di più) per avere di meno molto più tardi.

Che la corte della costituzione più bella del mondo dica una tale palese castroneria arrampicandosi sugli specchi è uno dei tanti patetici episodi di inciviltà ed ingiustizia di cui gli insider si macchiano alle spalle degli outsider.

In effetti Marco Esposito illustra DUE linee di condotta che lui giudica rispettivamente sostenibile e insostenibile; giustamente si astiene da valutazioni morali perchè gli econmisti a differnza dei farmacisti "do not deal in scruples". Marco Esposito tratteggia un'evoluzione, che a me sembra verosimile, di contributi calanti a fronte di erogazioni stabili o crescenti; se non si vogliono in qualche modo ridurre le erogazioni occorrerà aumentare in maniera massiccia i contributi ma come? Le aliquote sono già fra le più alte del mondo ed in "netto in busta" è già meno della metà del costo per il datore di lavoro. Vogliano immaginare un'aliquota contributiva del 50%, mentre sul rimanente 50% si abbatterebbe un'aliquota IRPEF del 30-35%? Un giovane brillante che produca ricchezza mettiamo per un valore di € 100.000 annui si accontenterà di ricevere in busta € 25-30.000 annui con i quali provvedere ai bisogni suoi e degli eventuali figli, beninteso dopo aver pagato il 20-25% di IVA ed una compilation di balzelli vari, dalla TARI al canone RAI? Oppure penserebbe ad emigrare verso cieli un po' meno inclementi? Dopo tutto ha fatto l'Erasmus e conosce un poco il mondo... Se lo facesse sottrarrebbe gettito tanto all'INPS che al fisco e allora che si fa? Si porta l'aliquota INPS  al 75%? Oppure si vieta l'espatrio a tutti i cittadini minori di 65 anni, come nella buona vecchia URSS?

Sono sicuro che la Corte Costituzionale saprebbe trovare solidi argomenti giuridici per obiettare ad una riforma come quella tratteggiata da Marco Esposito, ma saprebbe anche trovare i fondi per continuare a pagare le pensioni calcolate con le regole attuali? Pechè se si, allora evviva la Corte Costituzionale!

Concretamente credo che l'alternativa sia fra una riduzione "ordinata" (non mi azzardo a dire "equa") delle erogazioni ed una "disordinata", nella quale l'INPS invece dei quattrini invierà ai pensionati una gentile lettera nella quale spiega che "per il momento" non è in grado di onorare i suoi impegni e che "i pagamenti verranno ripresi non appena le condizioni lo permetteranno", ovviamente senza indicare una data.   

 

Chi è in pensione con il metodo retributivo ha a sua volta mantenuto, mentre lavorava, altri pensionati con il metodo retributivo.

 

Sí, ma in contesti demografici molto diversi.

Fino al 1970 la struttura demografica italiana era una piramide, con pochi anziani e tantissimi giovani, per cui almeno fino al 1990 c'erano molti lavoratori che pagavano parte dei loro contributi previdenziali per ogni pensionato. Quello che poteva anche essere sostenibile, magari non moralmente ma contabilmente, quando c'erano 12, 6, 3 lavoratori per pensionato, non é piú sostenibile quando c'é meno di 2 lavoratori, quando non ce n'é che uno soltanto, per pensionato.

Il sistema retributivo era appunto un modello piramidale, e quando il sottostante ha smesso di essere piramidale, ha smesso di essere sostenibile.

Alla generazione attuale é stato praticamente imposto di:

  1. 1- pagarsi la propria pensione con il sistema contributivo;
  2. 2- pagare le pensioni delle generazioni precedenti che godevano del sistema retributivo;
  3. 3- e farlo essendo numericamente inferiori alle generazioni precedenti, per cui il peso del contributo al punto 2 é molto piú elevato di quello che hanno dovuto sopportare a suo tempo i beneficiari.

Tu ritieni in cuore tuo che questo possa essere costituzionale?

Per amor di veritá, io non lo ritengo né costituzionale, né moralmente accettabile o giustificabile.

Costituzionalmente, mi riferisco al secondo comma dell'articolo 3, dove recita:

 

"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

 

A meno di non voler leggere il comma 4 dell'articolo 35 nel senso che agli under 35 verrá presto vietata l'emigrazione:

 

"Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero."

 

ed anche in quel caso, mi par di capire che il principio fondamentale dovrebbe valere di piú dei doveri dei cittadini, o mi sbaglio?

Avvocati. Una spataffiata. E scriviamolo. L'ultimo l'ho 'piazzato' (all'estero) qualche tempo fa....

Esame da sottrarre agli ordini ASAP. Semplicemente incapaci di gestire l'accesso alla professione.

250k avvocati su 60 milioni (di cui 20 pensionati)...

Gennarino 'o kamikaze", ormai (De Crescenzo) piu' che meri ambulance chasers.

Ma del resto, con tasso legale di interessi fisso, e fesso, - udite udite - 2.5% !!! (troppo difficile maggiorarlo in modo automatico di 2% > CPI), non pagare i debiti e' assolutamente vantaggioso e conveniente.

Chissa' da dove nascono i 9 milioni di procedimenti civili e penali pendenti....Roba da gride Manzoniane

Evidentemente non conosco così bene la Costituzione.

Chissà dove è scritto che la Repubblica garantisce che la vita di ogni cittadino si svolga come l'ha pianificata. 

Anche i baby pensionati ed i super pensionati, probabilmente, ed anche i truffatori, i ladri, i dirigenti pubblici coi piedi sulla scrivania,  normalmente ivi piazzati da qualche parente di partito, e chi si alzano periodicamente lo stipendio da soli

 


"hanno programmato la loro vita contando su un determinato trattamento".

 

Piuttosto, nella discussione costituente sulla necessità di un sistema pensionistico, sono state indicate sicuramente le seguenti ragioni:
- evitare che un cittadino sperperi tutto quanto guadagna senza accantonarlo per la vecchiaia;
- evitare che conti solo sul futuro mantenimento da parte dei suoi parenti più giovani;

Ecco, quindi, ciò che la Repubblica ha fatto di incostituzionale. Ha sperperato gli accantonamenti dei suoi cittadini contando sul fatto che sarebbero stati mantenuti dalle generazioni più giovani.
La garanzia dei "programmi di vita" non so che scala di importanza abbia.    Specialmente nel contesto del giudizio morale sulle retribuzioni dirigenziali in questo paese.

Ma la fritatta ormai è fatta.
Ora è necessaria la famosa solidarietà, laddove la Repubblica deve garantire i più importanti tra i diritti inviolabili: vita e salute, che dopo una certa età (soggettiva) sono incompatibili col "lavoro".

Ed anche scoprire i colpevoli.

La conclusione (come qualcuno già scrisse) è che la riforma Fornero non sarà l'ultima :(

In ogni modo l'innalzamento dell'età pensionabile dovrebbe aver ridotto in maniera sostanziale l'incremento di spesa previsto per i prossimi anni (aumentare l'età pensionabile di chi va con il retributivo equivale a ridurne il tasso di rendimento interno no? perchè la percepirà per meno tempo e nel frattempo avrà versato più contributi). Esistono stime precise dei risparmi di spesa derivanti dalla riforma del dic 2011?

Nella legge è scritto che i criteri di accesso alla pensione, e anche il relativo importo, sarà in linea con i contributi versati, attualizzati e "compatibili con la finanza pubblica". In qualunque momento possono scrivere che le pensioni sono incompatibili (basta un decreto ministeriale, essendo previsto in una legge) e... zac !!!
Ma solo alle future, eh...

non capisco.

Non capisco quale sia la necessità tout court di un sistema pensionistico pubblico, oltre ad una pensione sociale (magari erogata a tutti, indistintamente, oltre una certa età) finanziata semplicemente dalla fiscalità generale.

Che senso hanno altri sistemi, se non quello di acquistare voti?

Bell’articolo, pienamente condivisibile.

Volevo domandarti se nel bilancio INPS hai trovato qualche dato “scorporato” sulle le “pensioni ai superstiti” comunemente dette di reversibilità.
Sarebbe interessante sapere come queste vengano contabilizzate e quanto incidano sulle uscite INPS, dato che a occhio dovrebbe essere una somma abbastanza cospicua. Semplificando ai massimi, si può dire che con la reversibilità il deceduto (se lascia un coniuge) continui a percepire il 60% della pensione per tot anni dopo il suo decesso. Viene quindi da pensare che il numero di 19mln rappresenti solo i “riscossori” ma i pensionati reali siano molti molti di più.
L’INPS dice qualcosa in proposito?

In ogni caso, nella tua proposta come considereresti questi tipi di trattamento pensionistico? Grazie.

No, a parte la curiosità della gestione n°9, che è tutta per i superstiti, e lo dichiara l'INPS, non ho trovato dati chiari sulle pensioni di reversibilità, però ti posso dire che nelle entrate il fondo GIAS (che sono erogazioni dello Stato) è dichiarato a coprire le pensioni appunto di reversibilità (in parte),  ma non essendoci il dato di quante sono possono scrivere quello che vogliono.
Sulla seconda risposta posso essere preciso al decimo: i pensionati sono 18.567.000, ma le pensioni sono 22.180.000, ovvero ogni pensionato ha, di media, più di una pensione.

 

In ogni caso, nella tua proposta come considereresti questi tipi di trattamento pensionistico?

 

Basta usare il buon senso e del banale calcolo attuariale.

Contributivo e reversibilitá possono convivere benissimo.

Io sinceramente non riesco a capire chi ritiene impossibile passare tutti alla contributiva perché infrangerebbe i diritti acquisiti, e nello stesso tempo magari vorrebbe abolire la reversibilitá. Non mi stupirei che tra i politici ci sia la percezioni che le vedove di una certa etá non vadano piú a votare.

Proposte immediate:

(1) Passare da retributivo a contributivo per tutti (è la base, questo è il minimo);

(2) Riforma costituzionale per prevedere un prelievo di una certa %, in base alle soglie e ai contributi (e che non rompa l'INPS perché i dati li hanno), della pensione a partire dai 1000-1500€ in su (lo so, è brutale e cinico, ma pensate alle future generazioni che non arriveranno a quelle cifre, alcuni nemmeno di stipendio se andiamo avanti così);

(3) Opterei anche per una privatizzazione quasi totale del sistema pensionistico, lasciando un minimo ruolo allo Stato.

Bloccare l'indicizzazione di TUTTE le pensioni, alte e basse, retributive e contributive e lasciare che una sana inflazione le sfoltisca. Dopo di ciò deliberare una "indennità integrativa speciale" da modulare con cura, per compensare le pensioni troppo basse, e quelle erogate a fronte di carriere molto lunghe e "piatte" (nel qual caso il calcolo con il retributivo ed il contributivo non darebbero risultati troppo diversi). La Corte Costituzionale non dovrebbe obiettare: di solito si attiva solo quando le erogazioni vengono ridotte. Può darsi tuttavia che la misura sia poco incisiva in un periodo di bassa inflazione come quello attuale.

Come alternativa si potrebbero aumentare le aliquote nominali IRPEF, e magari anche IVA, e contestualmente rendere più generose le detrazioni per i lavoratori, tanto dipendenti che autonomi, ed istituire una "no tax area" che protegga i redditi minimi, eventualmente corroborata con la summenzionata "indennità integrativa speciale". Anche in questo caso la Corte Costituzionale dovrebbe lasciarla passare.

Non è il caso di nascoondere le rilevanti difficoltà tecniche e politiche (i pensionati votano).

Non è il caso

Condivido in toto.

ok punto 2: non mi pare cosi' 'brutale', o 'cinico' . Ad esempio, un contributo calcolato sulla differenza tra pensioni percepite e contributi versati, chiesto (limitatamente) a chi percepisce pensioni di importo elevato. (:  ossia la differenza -  non - giustificabile in base ai contributi versati, fra le pensioni che sarebbero maturate con il sistema contributivo definito dalla legge  1995, e quelle effettivamente percepite. Ossia, de facto, un 'regalino'). equita' intergenerazionale.

Condivido anche il punto 3. Anche se mi pare il piu' difficile (complesso) da realizzare. Serve una rivoluzione culturale radicale: driver i numeri. Io, a vedere numeri/proiezioni su come pagare le pensioni di domani.......

La prima proposta è più che sufficiente e andrebbe seriamente sostenuta. Come ho scritto sopra la discriminazione introdotta dalla riforma Dini tra coloro che nel 1995 avevano maturato 18 anni di contribuzione e gli altri non sta in piedi e andrebbe seriamente portata davanti alla Corte Costituzionale per vedere se quei vecchi imparrucati avranno il coraggio di stare dalla parte della Costituzione oppure da quella  della loro età anagrafica (e relativi interessi pensionistici). Una applicazione del contributivo anche agli anni prima del 1995 sarebbe invece tecnicamente più difficoltoso. Detto in altri termini: a partire dalla riforma Dini la legge ha detto come si fa (anche se lo ha fatto in modo discriminatorio), prima no.

Se vale la prima la seconda non c'entra. Le due proposte si sovrappongono quindi hai le idee confuse e un tantino astiose. Se il principio è che si raccoglie (pensione) ciò che si semina (contribuzione) non si capisce perchè debbano esserci prelievi extra. Altrimenti si consegna già pronto alla Corte Costituzionale il pretesto per cancellare tutto. Non si rimedia ad una discriminazione introducendone un altra (altrimenti il rischio è che qualcuno venga penalizzato due volte). I prelievi in  base al reddito li fa già il fisco.

La privatizzazione del sistema pensionistico al momento attuale è impossibile poichè il sistema è a ripartizione (peraltro insufficiente), e i contributi vengono usati per pagare le pensioni. Peraltro ciò accadrebbe anche in un sistema totalmente privato che funziona a regime (ovvero che abbia superato la fase di pura accumulazione e paghi delle pensioni). Entrate ed uscite in aggregato si elidono, anche se sono in capo a soggetti diversi . E questo è il motivo per cui un sistema privato è inefficiente e costoso: infatti i privati si fanno pagare le commissioni su tutto il monte contributivo ricevuto mentre quello effettivamente gestito è solo il saldo tra entrate ed uscite (pensioni). Il sistema attuale che vorrebbe assegnare alla previdenza integrativa una quota intorno al 20/30 % delle pensioni attese è più che sufficiente per ottenere i benefici della maggiore efficienza allocativa della gestione privata del risparmio (almeno così si spera) senza sopportare un costo eccessivo. Il problema è che le pensioni calcolate con il metodo retributivo hanno zavorrato l'intero sistema, mentre se il sistema fosse stato contributivo sin dall'inizio l'INPS avrebbe ad oggi accumulato un sostanzioso attivo patrimoniale che avrebbe dovuto investire in attesa di pagare le pensioni.

Innanzitutto non sono un economista, sono un ospite, quindi se dico una fregnaccia non crolla il mondo (fortunatamente), poi la mole di dati era talmente alta che dovendo rispondere sono andato a prenderne alcuni, tralasciando altri.

1. La sentenza della Corte Costituzionale da me linkata riguarda non solo il ricorso contro i "contributi di solidarietà" alle pensioni ex INPDAP, ma anche altri due ricorsi: quelli al contributo di solidarietà anche per i pensionati del settore privato (con soglie diverse, maggiori, oltre i 150.000 € annui) e quelli di un ulteriore contributo di solidarietà introdotto successivamnte su chi cumulava pensioni e altri redditi. La Corte Costituzionale li ha riuniti e accolti tutti e tre con un unica sentenza. Io avevo seguito l'iter del solo primo ricorso, perdendo gli altri due.

2. Pensioni di reversibilità. Beh qui ho toppato perchè sono andato a prendere i dati che già erano in mio possesso, e senza leggere attentamente un link che ho postato io stesso.
Praticamente funziona così: sì, con alcune limitazioni la pensione di reversibilità la prende la badante rumena che si sposa in punto di morte, ma arriviamo anche ai nipoti  se vi interessa, perchè la cd. reversibilità NON è una pensione, ma un sostegno al reddito, difatti la eroga l'INPS, ma è finanziata dalla Stato al 100% tramite la GIAS, mentre passano direttamente in carico all'INPS le vedove oltre i 63 anni (come da me scritto). Mi scuso per l'errore, dovuto al fatto che guardavo chi pagava, e non cosa pagava.
3. Ho commesso un errore anche sulle rivalutazioni, grazie a Dragonfly, ho scoperto una ulteriore discriminazione: non solo chi rientra nella Fornero ha solo il versato, rivalutato non dalla capacità del gestore come per un fondo privato, ma addirittura su una media mobile dell'incremento del PIL, con clausola di salvagurdia a favore dello Stato (naturalmente...), ma invece le pensioni pre-Fornero godevano invece di una rivalutazione automatica di almeno il 2,5 % (eliminata, appunto dalla Fornero, fatti salvi i "diritti acquisiti").

Quindi, non solo i futuri pensionati avranno pensioni solo "contributive", ma se potessero versare gli stessi soldi a un fondo comune monetario ci guadagnarebbero di più: su nFA ci sono fior di analisti finanziari, nessuno ha ancora postato i rendimenti monetari a 5 anni, media mobile, confrontandolo con il dato di rivalutazione  INPS, chi lo fa ?

Concludo dicendo che non solo l'INPS prende ai poveri, i nuovi entranti, per dare ai ricchi, i già tutelati, ma lo fa anche in maniera quasi mafiosa.

Sono finiti i soldi.

Il bello di NfA è proprio questo, e ci tengo a sottolinearlo, che ci sono persone come te che  si mettono ad analizzare dati complessi per regalarci articoli di approfondimento che non si trovano da altre parti (ma non eravati di indole pigra voi partenopei ;-) ) e che tra i commentatori trovi persone preparate che contribuiscono a migliorare il tutto, scoprendo eventuali imprecisioni e contribuendo ad approfondire e sviluppare l'argomento. Tutto per la gioia di noi che vi leggiamo.

Il vero errore imperdonabile è stata l'invenzione di Nibor Dooh, quando l'eroe che ruba ai poveri per dare ai ricchi esiste già ed è il divertentissimo Superciuk ;-)

C'è una cosa che non capisco, complice una situazione famigliare, sulla questione "autonomi". Mio padre è stato iscritto alla mutua artigiana, quella che nel 1966 (credo?) è stata nazionalizzata e unita all'INPS.

Ai tempi dissero che i contributi preesistenti erano nulli e che se si voleva, li si doveva riscattare con contributi volontari (salati). Dopo qualche anno anche questi contributi volontari furono considerati nulli (una truffa bella e buona).

Ora, il risultato è che andando in pensione a 66 anni dopo comunque quasi 30 anni di contribuzione all'INPS (pensionato nel 94), la pensione arriva a malapena ai 900 euro.

Leggere che la gestione artigiani sia in drammatico passivo mi lascia di stucco, cosa è successo? (Vero è che sono passati 20 anni da quando mio padre è andato in pensione... l'unico sospetto che ho è che ci siano state come al solito regole su regole che cambiavano di anno in anno e tramite cui qualcuno se ne è approfittato per riscuotere molto di più di quello che ha pagato...)

o meglio l'organizzazione di categoria, magari riesce a ricostruire quella che sembra archologia contributiva.

 

Leggere che la gestione artigiani sia in drammatico passivo mi lascia di stucco, cosa è successo?

 

lo stupore deriva dalla pensione considerata esigua? cioè: sono dei micragnosi, che almeno siano in attivo! :-) si dimentica che il primo fattore è l'andamento del numero degli iscritti, se calano nel tempo, la gestione sarà per forza in passivo, però non deve preoccupare, visto che si è giustamente rimediato con l'unificazione in INPS.

a un conto enormemente a spanne, mi sembra che almeno il totale percepito possa essere ben superiore a quanto versato nel tempo, gli 86enni sono tosti e hanno interessi contrastanti a quelli della previdenza. in tempi ben più recenti, il governo monti ha di molto aumentato i contributi di categoria, sia pure diluendoli nel tempo e questo mi fa pensare che fossero storicamnte troppo bassi.

...il passivo deriva dalle regole del retributivo, che guardava gli ultimi due o cinque anni, per cui gli artigiani (che non sono in forte sbilancio fra contributori e percettori) i primi anni versavano solo i minimi contributivi, poi, alla soglia dell'età della pensione aumentavano i contributi, poichè la pensione sarebbe stata calcolata solo sull'ultima parte.
E' lo stesso gioco dei commercianti (anche loro in profondo rosso).
Ovviamente non generalizzo, sicuramente c'è chi ha versato sempre tutto e in perfetta regola, ma è la somma che fa il totale.

Tra l'altro in un contributivo sano è così che dovrebbe funzionare, i primi anni versi meno (reddito più basso, maggiori spese connesse alla famiglia), poi aumenti i contributi per formarti una pensione decente. Solo che in Italia i giovani devono pagare la pensione dei vecchi, quindi tasse a go-go.

Si dice

"Le anticipazioni sono trasferimenti a fronte di incassi futuri, introdotte dalla finanziaria del 1998. Sono classificati come prestiti dallo stato alle singole gestioni : altrimenti, in quanto transferimenti andrebbero ad aumentare il disavanzo dello stato, facendo superare il famoso 3%."
Non penso che ciò sia più vero con la modifica dell'art. 97 della Costituzione entrato in vigore nel gennaio 2014.
Vale il Conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche visto che i contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie sono considerati in tutto il mondo tributi ossia tax.