Le nostre libertà e quella di Assange

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Argomento brevemente i motivi per cui, al di là delle convinzioni etiche individuali sulla diffusione di dati sensibili, difendere Assange, io credo, è un dovere di tutti coloro che amano la libertà personale.

Lo stato delle cose, mentre scrivo, è il seguente: Assange si è consegnato alle autorità inglesi, ossia alla polizia di Scotland Yard, mentre emergono i dettagli della sua incriminazione svedese e si levano grida di giubilo dalle cancellerie internazionali.

Ciò che vi è di noto è riassunto in questo post, per cui non è il caso di dilungarsi: evidentemente, il fatto che più di 170 paesi abbiano emesso un mandato di cattura per un "crimine" del genere (quando pericolosi delinquenti riescono a prolungare la latitanza per lustri, se non decenni) non fa che confermare la pretestuosità dell'accusa. Piercamillo Falasca ha giustamente rilevato come questo crimine sia, in Svezia, punibile con una multa che può arrivare a 550 euro: eppure ad Assange è stata negata la liberazione su cauzione. Spogliando i fatti da formalità alle quali non crede più nessuno, il principio dell'habeas corpus viene messo seriamente in discussione dalla storia di Assange.

Per dirla in modo più chiaro, l'accusa è tanto più evidentemente pretestuosa quanto più si vuole render chiaro il principio per cui i governi possono limitare la libertà individuale in modo arbitrario, usando le leggi come clave per i propri scopi. L'atto è così evidentemente deliberato che la quasi totalità della stampa internazionale ne rimarca le caratteristiche, talvolta con l'ironia di chi sa già dove si vuole andare a parare.

Eppure, lo sdegno popolare sembra indirizzarsi altrove, e gli stessi giornali che denunciano la manipolazione sembrano astenersi dal giudicare nel merito l'intenzione dei governi, in prima fila quello americano, di mettere a tacere questo scomodo divulgatore di notizie riservate.

Tanta timidezza è dovuta al fatto che gli stessi giornali che ieri protestavano contro il bavaglio oggi riconoscono che l'etica professionale del giornalista può richiedere spesso un'autocensura - fino al limite estremo di accettare un atto di forza censorio e richiedere un limite internazionale alla libertà di informare? Non credo.

Anche i giornalisti più sprovveduti sanno che la libertà di stampa non è una cosa che, al netto della diffamazione, è possibile circoscrivere senza avere effetti ben peggiori della piena libertà: se la libertà genera giornalisti parziali, la censura fa diventare l'informazione molto simile alla propaganda. Questo è il motivo per cui la legge non pone, in genere, limiti di merito rispetto alle notizie pubblicabili, posto non siano basate su ricostruzioni tendenziose o informazioni false.

Il principio di Wikileaks, in fondo, è molto banale: in democrazia si suppone che i cittadini siano perfettamente informati al fine effettuare delle scelte politiche - votare, militare, fare campagne sono decisioni che si prendono in base alle informazioni disponibili. Oggi, i governi hanno gli strumenti per prendere moltissime decisioni tenendone all'oscuro gli elettori, e questo non deriva dallo stato della tecnologia ma dalla complessità nella quale siamo immersi, che rende complicabili fino all'incomprensibilità le decisioni più importanti.

Ha a che fare con la tecnologia, invece, il fatto che i cittadini vivano in "case di vetro", totalmente trasparenti agli occhi dell'autorità sovraordinata. La relativa libertà di mezzi e diffusione offerta da Internet permette di rovesciare di un poco i rapporti di forza, senza risolvere il problema della complessità dovuto alla proliferazione di analisi di cui il web è generatore; si tratta di un contributo prezioso, però, perché non vengono diffuse voci di corridoio, analisi su dati disponibili o visioni paranoiche, ma documenti ufficiali, portatori di un messaggio incontrovertibile.

È quindi il caso di chiedersi, ancora una volta, il motivo di una reazione tiepida di fronte al noto stupro (questo sì) di legalità perpetrato dai governi di mezzo mondo per mano delle Corti svedesi. È una conseguenza ovvia a generare una prima perplessità, ossia gli effetti di breve periodo: a fronte di scandali e rivelazioni, è possibile che molti governi democraticamente eletti traballino.

Non si considera la possibilità che in equilibrio anche i governanti tengano conto del maggior controllo esercitato dalla libera stampa? Pare però che valga una congiura del silenzio contro i documenti provenienti da Wikileaks, per cui le opposizioni rinunciano ad approfittarne, evidentemente privilegiando la "ragion di Stato". Quella ragion di Stato che ogni liberale dovrebbe considerare subordinata ai diritti individuali, e qui ancora non è sorprendente osservare come in Italia solo i radicali e i libertari, che sono pochissimi, sembrino voler difendere Assange.

Mi è stata suggerita una possibile causa per questa acquiescenza massiccia all'arbitrio del potere statale ed alla persecuzione della dissidenza, in barba ai principi più elementari dello stato liberale. La propongo perché mi pare abbastanza valida. Essa è figlia della guerra al terrorismo "internazionale" (in gran parte "islamico", ma c'e' anche la Corea del Nord ed altro) che oggi sembra preoccupare in modo totale Occidente ed Oriente, ma sopratutto l'Occidente.

Negli anni immediatamente successivi all'undici Settembre 2001 molti occidentali hanno acconsentito a una limitazione delle libertà individuali spaventosa (si ricordi il Patriot Act) per rispondere alla richiesta di "maggiore sicurezza". Ancora oggi, la paura del terrorismo internazionale sembra essere lo spauracchio utilizzato dai governi nella grande battaglia del ventunesimo secolo: quella che, sullo sfondo dei grandi cambiamenti tecnologici che stiamo vivendo, finirà per costruire o una Big Society orizzontale, veramente democratica e aperta, o un Big Government orwelliano, che potrà avvalersi di strumenti di controllo e repressione mai conosciuti prima, e nel quale nemmeno l'esilio sarà più una soluzione praticabile per i dissidenti.

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Commenti

Ci sono 113 commenti

La terza alternativa è un sistema di legislazione della libertà di stampa che si adegua al potere virale delle nuove tecnologie informative. 

Al di la del merito della persecuzione di Assange, che mi pare grottesca, trovo sinceramente assurdo che sia un reato rivendere una macchina rubata, ma non ripubblicare documenti riservati rubati, in nome della libertà di parola. Da un punto di vista di optimal policy, la libertà di parola e di stampa non può essere un valore assoluto, i costi ci sono e sono potenzialmente molto alti. Capisco che la Supreme Court si sia pronunciata con parole forti contro il governo in casi analoghi (mi pare a favore del NYT, in un caso), ma sono passati così tanti anni che non mi stuperei se rivisitando la questione non sollevasse la necessità di mettere dei paletti. Comunque, da un'idea di quanto la libertà di parola sia considerata seriamente dalla costituzione americana (meno dal governo, a quanto pare). 

 

 

La terza alternativa è un sistema di legislazione della libertà di stampa che si adegua al potere virale delle nuove tecnologie informative. 

 

Non funzionerebbe: esistono tecniche di pubblicazione anonima (p.es. gli Anonymous Remailers, che possono anche inviare testi su Usenet via normail mail-to-news gateways) che rendono praticamente impossibile rintracciare il responsabile.

non mi sentirei di equiparare ad un venditore di auto rubate un giornalista o chiunque altro rendesse pubblici i documenti dei vari sifar, sid, etc. relativi al piano solo, a piazza fontana, piazza della loggia, stazione di bologna, italicus, ustica, capaci, via d'amelio e quant'altro ancora non ci è dato sapere, in qualunque modo ne sia venuto in possesso.

in questi casi non si tratta solo della libertà di parola, o di espressione, di chi pubblica, ma anche del diritto di essere informati da parte dei cittadini, e nel caso in questione è proprio questo diritto che si sta cercando di limitare

Del caso Assange salta all'occhio una cosa che nessuno sottolinea. Si arresta un cittadino per di piu' in base ad un mandato di cattura internazionale per un'accusa di cui non si conosce il fondamento. Preservativo rotto? Stupro? Finora conosciamo solo illazioni, ricostruzioni, pettegolezzi, ipotesi, ma nessun documento ufficiale della Procura o indagine della Polizia.

Questo e' il vero noccilo della questione: oggi un cittadino puo' essere sbattuto in carcere (senza cauzione) per un'accusa di cui nessuno sa niente, se non per sentito dire, e di cui le autorita' non si sentono in dovere di specificare alcunche'. 

Questo non nella Russia sovietica o nell'Iran teocratico, ma nella patria del costituzionalismo liberale dove per ironia della sorte il governo e' retto da una coalizione di cui fa parte un partito sedicente liberale, che e' ha fatto dei diritti civili la sua bandiera.

Il caso Assange al di la' della faccenda di Wikileaks e' cruciale per tutti noi. Perche' oggi, che ci piaccia o meno, che lo vogliamo capire o meno siamo tutti un po' Assange.

Sono d'accordo, questa è la cosa più spiacevole di tutta la vicenda. È veramente deplorevole che non se ne parli. Adesso tutti parlano dell'attacco a Mastercard e la cosa è passata in secondo piano. 

E' stato detto da piu' parti, riferendosi alla nascente liberta' di stampa nell'Europa barocca dilaniata dalle guerre di religione: Wikileaks is our Amsterdam.

Ma ancora prima che su Assange, vi invito a concentrare la vostra attenzione su Bradley Manning, private 1st class. L'autore del leak che ha rivelato materiale sui crimini di guerra americani e' ora incarcerato in regime di isolamento, e rischia una condanna fino a 52 anni. Secondo alcuni politici americani, addirittura, meriterebbe la pena di morte.

Fino ad ora le rivelazioni di Wikileaks hanno portato alla luce casi di tortura, l'uccisione di civili in Afghanistan e Iraq e casi di corruzione. A prescindere dal caso personale delle accuse di stupro rivolte ad Assange, Wikileaks e i whistleblowers a lei associati sono stati oggetto di enormi pressioni politiche, giudiziarie ed economiche (chiusura di server, conti in banca e linee di finanziamento). Svariate voci hanno proposto di equiparare WikiLeaks ad un associazione terroristica, con quel che ne conseguirebbe per il cttadino che semplicemente esprima pubblicamente il suo consenso per le azioni di Wikileaks.

Dovremo chiederci che genere di societa' preferisce concentrarsi sulla persecuzione del whistleblower piuttosto che sulla riforma dei suoi stessi meccanismi.

Nel commentare le conseguenze delle sue coraggiose azioni, Bradley Manning ha detto:

 

god knows what happens now … hopefully, worldwide discussion, debates and reforms. if not … we're doomed.

 

 

Francesco mi spiace ma non ti seguo.

Manning (se colpevole) ha fatto un'opera meritoria, e gli auguro (ma non ci spero) di cavarsela con poco.

Però nel farlo ha commesso un reato piuttosto grave, e l'ha fatto da militare.Perseguire i giornalisti che divulgano le soffiate è aberrante, perseguire chi viola segreti militari è normale, fa parte del gioco.

Purtroppo temo che con questo clima da caccia alle streghe finirà per pagare molto più del normale.

Personalmente non mi pare Manning corrisponda alla figura del whistleblower. Ha preso un mucchio di files e li ha messi in una chiavetta, consegnata ad Assange che l'ha messa in rete. Davvero vuoi paragonare questo al lavoro investigativo svolto nel caso Watergate? Nella chiavetta poteva esserci di tutto. Nomi di informatori in cina e nordcorea. I numeri della tua carta di credito. Davvero esiste un diritto del NYtimes a pubblicare i numeri di carte di credito o i nomi di poliziotti infiltrati nelle cosche mafiose? Se fosse cosi' sarebbe folle!

Io sono per la liberta' di parola e di informazione, e per la protezione dei whistleblowers, ma non si tratta di valori da difendere in modo assoluto, ci sono costi e benefici

Ottimo pezzo Luca. Un paio di altre considerazioni personali per aggiungere altri spunti:

1. Non e' la prima volta che un giornalista ottiene informazioni riservate e le pubblica. Anche gli USA hanno una storia, tra cui spicca il watergate, di giornalisto investigativo e borderline che fa cadere governi. Questa volta la reazione e' stata cosi' terrificante non per il contenuto dei documenti rivelati col cablegate, ma perche' e' la prova provata - se mai ce ne fosse stato bisogno - che wikileaks fa sul serio e non si ferma davanti a niente e nessuno. Mi sembra che questa lettura sia l'unica che possa giustificare non solo la reazione svonvulsa del governo americano ma anche la collaborazione immediata che ha ottenuto da ogni altro governo al mondo e da ogni grossa corporazione (da twitter a mastercard).

2. Terrorismo e' diventato ufficialmente una parola senza significato, come comunismo negli anni 50 e anarchia prima. Gli stati uniti sembra stiano rispolverando la strada del McCartnysmo e han deciso di colpire dure e continuare con la strategia del terrore per rendere tutti un po' piu' numb, come dici tu nell'articolo. Si veda l'ultimo caso degli annunci da walmart studiato apposta per colpire la fetta di popolazione piu' sensibile, dove piu' fa male.

3. Per il caso assange e' stato un richiamo di coscienza. Sebbene non voti da anni non sono mai stato un apatico, politicamente parlando. Adesso pero' mi trovo in quella spiacevole situazione di chi vorrebbe fare qualcosa ma non sa cosa. Parte di questo congelamento d'azione deriva dalla paura di contromisure, pur muovendosi nella legalita'. Anche solo creare un sito web di supporto per wikileaks e aiutare la raccolta fondi (due azioni assolutamente legittime) ha alte probabilita' di creare problemi soprattutto a qualcuno che va e viene dagli usa. come dice fabio, e' un esempio che siamo tutti assange. conosco persone che si ritrovano a subire 5-6 ore di interrogatorio con tanto di laptop e telefonino confiscato ogni volta che rientrano negli usa solo per aver scambiato emails con assange in passato.

4.. YES WE CAN e' ufficialmente diventato, nel caso ci volessero altre prove, YES WE COULD'VE

 

C'è poco da dire. Siamo su una brutta china questa è la realtà.

Non c'è solo l'australiano. Ci sono n casi simili. Come l'attore che ha organizzato la proiezione di Gasland al sun dance.

Il post parla di Big G., non credo. Concordo con la visione di Attali e vedo una Big Company che si serve di governi (e parlamenti, non dimentichiamo la comune tendenza allo svuotamento delle prerogative dei parlamenti) sempre più loro emanazione. Il caso EIRE, dove al posto di costringere a ricapitalizzare (non parlo solo delle banche EIRE) si manda allo sfascio il bilancio pubblico, ne è solo un piccolo recente esempio.

Io seguo un po' la linea di Andrea Moro, nel dire che la libertà di espressione non può essere totale, nel senso che anche la possibilità di dire la prima cosa che ci passa in mente ha dei costi, piaccia o non piaccia. 

Ovviamente sono d'accordo anche io che si debba essere molto sospetti di questo attivismo contro Assange, contro le accuse che gli vengono mosse e così via. Però io sarei cauto. E' come quando ti ferma la polizia e ti prospetta chissà che cosa, ma poi le sanzioni, eventualmente, le applicano i tribunali: non credo che butteremo a mare anni di civiltà giuridica per un caso come questo.

Detto questo. Una parentesi storica. L'idea che i rapporti tra gli stati, quelli diplomatici dico, debbano essere oggetto di trasparenza assoluta è un mito rivoluzionario per certi versi (Lenin che appena salito al potere rende pubblico un trattato di pace stipulato non mi ricordo con chi, ma verifico se non ci credete) ma è anche un mito, diciamo liberale. In Per la Pace Perpetua Kant sostiene che non dovrebbero esistere accordi segreti in diplomazia. Al solito lui parlava difficile e teorizzava del principio trascendentale del diritto pubblico: "ogni comportamento la cui massima non è suscettibile di pubblicità...ecc. ecc."

Ora l'idea che ci possa essere una pubblicità assoluta, nel senso di senza vincoli di sorta, è chiaramente utopistico. Bisogna tutelarsi sia come individui sia come collettività più o meno organizzate, se non altro perchè le informazioni che si scambiano sono foriere di conseguenze più o meno prevedibili.

Bisogna lavorare sulle fattispecie dunque, esattamente come fanno i giudici, che dinnanzi a una querela considerano i termini usati dal querelato, la continenza, l'opportunità, la rispondenza al vero di quanto è oggetto di giudizio e così via.

La fattispecie wikileaks è un casino giuridico? Non lo so, non ne so abbastanza. Quello che so è che le notizie che si sono portate allo scoperto non erano indirizzate al pubblico e costituivano una corrispondenza già di per sè coperta da tutele giuridiche speciali presumo (rapporti diplomatici, documenti classificati...o mi sbaglio?). C'è dunque sicuramente una violazione della legge già nel fatto di diffondere queste comunicazioni.

Ma si può andare avanti e dire: "ok, ma equipariamo il lavoro di Assange a quello di un giornalista. Ha la notizia e che fa, la nasconde per ragion di stato?" . Allora bisogna capire perchè Assange ha buttato TUTTO nel tritacarne, cose che possono costituire una notizia, e cose che non lo sono affatto (gossip, giudizi personali e così via). Allora, se Assange vuole fare il giornalista si affida alle fonti e screma il materiale, secondo un principio deontologico minimo del giornalismo. Se invece vuol fare il provocatore lo faccia, ma si esponga alle conseguenze. Che giornalismo è mai il suo? Che razza di informazioni vorrebbe darci buttando tutto in un minestrone enorme? 

Diverso il caso ovviamente di azione di denuncia circostanziate circa crimini di guerra compiuti dai militari. Scoperchiare cessi pieni di roba sporca è giusto, ma bisogna considerare le modalità di rivelazione. Esistono i tribunali militari ai quali ci si deve rivolgere, e bisogna fare la propria parte alla luce del sole e con assistenza legale. Immagino che chi, durante la guerra in Irak, nel segnalare casi sospetti o sicuri di violenze a danni dei civili, abbia seguito le procedure standard avrà magari subito pressioni dai commilitoni o mobbing dai superiori, ma non credo sia stato arrestato per le rivelazioni in sè. Il militare di cui parlano Marcello e Ginelli ha semplicemente preso la strada sbagliata, e prevedibilmente ne paga le conseguenze. Mi chiedo come un militare possa commettere errori tanto grossolani.

Poi un altro punto. Da un lato tutti a dire che le rivelazioni di wikileaks è roba che tutti sanno già e così via. Epperò poi si sostiene che con la cattura di Assange si starebbe al solito proteggendo la forza degli arcana imperii degli stati contro gli individui. Ma delle due l'una. Se le cose che wikileaks ci ha fatto conoscere erano così note vuol dire che gli arcana imperii non sono poi cosi arcani, e che le nostre società, pur così  imperfette, almeno a livello di analisi da parte dell'opinione pubblica o degli studiosi indipendenti possono arrivare a giudizi che non diversi da quelli che maturano in corridoi ombrosi uomini devoti al segreto. E' una cosa oziosa se volete, ma me la ripeto da solo per assicurarmi, tra default spacciati per imminenti e orazioni funebri per l'habeas corpus, un po' di ottimismo. Poi anche io, come tutti, mi chiedo che livello di analisi abbiano questi fini analisti delle ambasciate americane, ma questo è un altro discorso.

Per finire io direi che fatta salva l'intangibilità giuridica della libertà di parola, sarebbe bene considerare anche gli effetti prevedibili di scelte a prima vista comprensibili e giustificabili.

Mi viene in mente l'esempio del salvagente nelle sciagurate navi Tirrenia che prendevo da bambino. Ogni tanto, qualche classe più agitata del solito, in gita scolastica, prendeva i salvagenti che erano nella nave e nottetempo li buttava  in mare: erano ragazzate si sarebbe detto...ma quando qualcuno veniva beccato ci voleva del bello e del buono a spiegargli che la sua ragazzata attentava nientemeno che alla sicurezza dei passeggeri e che la punizione, se applicata, sarebbe stata pesantissima.

E così per Assange e wikileaks. Fatta salvo l'habeas corpus e i diritti inalienabili a non essere ingiustamente detenuto senza prove e tutto il resto dello stato di diritto, possiamo permetterci che tutto diventi pubblico e noto a tutti? Siamo sicuri che non ci sono rischi conseguenti questo tipo di condotte?

 

Io penso che, al di là della discussione sulle responsabilità penali individuali di Assange piuttosto che Manning, la discussione debba cominciare a monte: i governi hanno "diritto" alla riservatezza? E i diplomatici? E, dal versante opposto, la trasparenza assoluta è un bene o un male?

Non penso siano questioni banali, e credo che il problema sia stratificato.

Un governo ha il diritto di mantenere segreta la copertura di un agente infiltrato tra i terroristi, o i narcotrafficanti? Chiunque risponderebbe di sì.

Un diplomatico ha diritto alla riservatezza di un rapporto su un capo di stato? O anche: è più utile o dannoso al bene pubblico che i diplomatici possano dare ai loro governi delle informazioni che esiterebbero a dare coram populo?

Più generalmente: quanto margine di azione deve avere un governo democratico, sanza interferenza da parte della pubblica opinione? Qualora non ci fosse un'importante asimmetria conoscitiva tra governo e cittadini, il suddetto governo democratico si troverebbe paralizzato o avrebbe uno svantaggio rispetto a un governo autoritario come quello cinese?

Esempio pratico: gli USA vogliono sfruttare l'antipatia dei sauditi per l'Iran. Se questo abboccamento diplomatico viene alla luce, sia il governo saudita che quello USA si troveranno in imbarazzo, con potenziale vantaggio di quello iraniano. D'altra parte non è detto che un governo che abbia libertà d'azione non agisca nel disinteresse dei propri cittadini (perchè viene ad aumentare il "moral hazard" di scelte di politica estera eticamente discutibili).

 

Dai ragazzi, ora pubblichiamo tutti il codice segreto del nostro bancomat

Comincio io: 2552

 

Per rimanere ai tuoi esempi, mi sembra che chi rivelasse la copertura di un agente infiltrato o i piani di un'azione militare dovrebbe essere considerato una spia e trattato di conseguenza. Al contrario, chi rivelasse l'antipatia dei sauditi verso gli iraniani, riportata da un diplomatico australiano, in realtà potrebbe essere considerato un giornalista, neanche particolarmente furbo, che, tra l'altro, renderebbe pubblica una cosa che gli iraniani sanno benissimo.

Per come agisce Wikileaks (data dumping puro e semplice) e' piuttosto difficile per un comune mortale separare isolare il rumore di fondo ed inquadrare le informazioni fornite nello specifico contesto storico: ad es. un conto e' cio' che scrive il diplomatico nella sua corrispondenza, un conto sono le azioni intraprese in quel periodo (magari non documentate) e non e' detto che ci sia per forza un nesso causale....

Ci si trova davanti ad un gran frullato di documenti e informazioni (probabilmente parziali o incomplete), senza una ricerca giornalistica dietro che dia un senso a tutto quanto. E, onestamente, non ci vedo questo grande vantaggio per la pubblica opinione. Poi chi diffonde documenti riservati (corrispondenza compresa) dovrebbe assumersi le proprie responsabilita', come chi fa disubbidienza civile: se uno pensa che la causa sia giusta al punto di violare la legge deve essere pronto a pagarne le conseguenze.

Bisognerebbe poi pensare al confine fra dolo e diritto all'informazione. Per i fautori della trasparenza assoluta cito quanto segue.Non so quanti sappiano del leak di informazioni dalla divisione antiterrorismo della polizia metropolitana di Tokyo avvenuto circa un mese fa: sono stati messi in rete dei documenti che hanno dimostrato come decine di musulmani residenti in Giappone (cittadini, naturalizzati e non) fossero stati schedati, pedinati e fatti oggetto di indagine da parte delle autorita' (a ragione o torto non e' possibile stabilirlo, ma non e' questo il punto).

Assieme a questi dati sono state rese pubbliche anche le identita' di agenti sotto copertura ed altri documenti: immaginate la situazione di pericolo potenziale per queste persone.

Adesso i dati personali di questa gente sono completamente pubblici (ci sono nomi, fotografie, numero di passaporto, patente, nome dei figli e del coniuge, indirizzi, numeri di telefono etc..). Per chi parlava di carte di credito e bancomat aggiungo che ci sono anche i dati sui numeri di conto corrente, la filiali della banca ed il relativo saldo ad una certa data....

E' chiaro che questa non e' informazione e', come minimo, vandalismo.

Infine sulle accuse ad Assange e' quasi inutile ribadire che vale la presunzione di innocenza ed il diritto alla difesa. Se proprio i governi dovevano accusarlo di qualcosa penso che la sola divulgazione di corrispondenza e documentazione diplomatica potessa bastare, senza scomodare accuse di stupro o altro... o sbaglio? Poi anche senza Assange Wikileaks cadrebbe? E con Cryptome che fanno?

non penso sia solo data dumping. adesso ammetto che forse ci sono dettagli che non conosco, ma wikileak dice che hanno filtrato i dati, eliminato le identita' "fragili", e e poi hanno diffuso il materiale tramite giornalisti fidati (guardian, le monde, e altri) che hanno filtrato e contestualizzato le informazioni. e' ovvio che tutto questo processo ha bisogno di molta fiducia. ma e' l'unico utilizzabile, se le informazioni hanno l'impatto di far conoscere il gioco sporco dei governi (tipo i razzi lanciati da militari USA dal territorio dello yemen che publicamente esra stato descritto come un atto dei militari yemeniti (letto sul guardian, potrei ricordare male qualche dettaglio))

 

non so quanti sappiano del leak di informazioni dalla divisione antiterrorismo della polizia metropolitana di Tokyo avvenuto circa un mese fa

 

Si' peccato che wikileaks con questa cosa non c'entri proprio una fava di niente.

Io penso che, in questo caso, il nucleo centrale della questione non sia il cosa è stato pubblicato ma il come.

Alla fine fin'ora i leaks sono poco più che pettegolezzi, la Merkel è noiosa, Berlusconi amico di Putin, Geddafi paranoico, il numero di carta di credito di Pinco Pallino... embè?

Secondo me è il metodo che spaventa di più i vari governi e dovrebbe far discutere di più noi "civili".

Un militare americano si copia migliaia di documenti su una chiavetta usb (o cd rw), li passa a wikileaks, wikileaks chiama il NYT, il giorno dopo la casalinga di Voghera sa tutto.

Non ci sono tipografie in cui fare blitz nottetempo, i server sfruttano un'infrastruttura pensata per resistere ad una guerra nucleare e che oggi serve per tenere in piedi l'economia mondiale praticamente, quindi non si può "spegnere" col panic button (almeno non oggi e non in tempi brevissimi), non si sa bene nemmeno chi arrestare e per cosa...

Wikileaks non è una novità va avanti da anni, le novità secondo me oggi sono 2.

1) E' diventato palese che così come si possono pubblicare i reportage "segreti" sul tibet contro i "cattivi" Cinesi comunisti si possono pubblicare i dispacci dei "buoni" (e qualsiasi altra cosa)

2) Il cortocircuito tra internet e media tradizionali che hanno amplificato il tutto.

La cosa ha per me un'enorme potenziale, "di molto enorme", come con la dinamite gli usi possono essere molteplici.

Quoto in pieno il punto 2. Che posizione hanno le testate giornalistiche nei confronti della vicenda? Quanti hanno denunciato lo scandalo di un arresto basato sul poco o niente?

Per costoro wikileaks è un "bene" o un "costo"? La libertà di stampa è ancora interesse dei giornalisti (o dell'industria del giornalismo) oppure piegarsi al potere "politico" (in alcune circostanze) conviene molto di più?

Non ho avuto tempo di leggere cosa scrivono NYT eccetera sulla vicenda ma so cosa ho visto in Italia, ma trattasi di media italiani e porsi certe domande non ha praticamente senso.

 

ripeto una cosa che ho detto in un altro thread, ma e' un punto importante per chi vede le cose dall'italia. in italia tutto l'affaire e' stato visto come una trasmissione di pettegolezzi tra politici, e io penso sia perche' la politica estera italiana non e' particolarmente attiva, perlomeno non dello stesso livello di quella di altre nazioni. nazioni come gli usa, ma anche la francia, che hanno importanti coinvolgimenti militari o economici, sono stati coperti da leaks molto oltre il pettegolezzo, riguardanti fatti militari o economici di rilevanza. solo il leak che diceva che la cina e' favorevole ad abbandonare a se stessa la corea del nord vale un pulizter

Ci possono essere molte spiegazioni sul perchè siamo così pecore.

In genere il tutto è per lo piu' riconducibile all"educazione civica", al totale controllo dell'educazione da parte dello stato, al suo totale controllo dell'informazione in via diretta (proprietà delle TV pubbliche) o indiretta (finanziamenti, regolamentazione, etc)  cioè a  forme di indottrinamento che ci portano a credere a insentezze come "lo stato siamo noi" o che esista "l'interesse del paese"

Da notare che queste credenze sono condivise e spacciate dalla moderna "scienza" (sic!) economica e quindi da molti autori di questo sito che per esempio non mostrano alcun dubbio sull'esistenza di beni pubblici, che il privato fallisca e non sia in grado di correggersi mentre lo stato è piu' o meno onniscente e onnipotente, capace di produrre efficienza e soprattutto equità.

Non si capisce quindi perchè un simile stato non debba intervenire a proteggerci, a punire chi chi ci mette a rischio così come dispensa benessere e giustizia a tutti noi

 

 

 

 

 

 

So che può diventare antipatico, ma io non mi preoccuperei di quel che ha fatto Assange, nemmeno dei confini della libertà di stampa (o ci sono, o non ci sono, quando cominci a porre dei limiti il potere se ne approfitterà, è inevitabile), ricordando che casi di "dispacci diplomatici" finiti sui giornali esistono già dal 1800, mi atterrei ai fatti.

1. Wikileaks ottiene 1,5 Tb di corrispondenza informale diplomatica, ne pubblica una parte, il resto a rate, per queste "rivelazioni" non è scoppiata sinora alcuna guerra, sappiamo in più ben poco di quello che una volta erano definiti "rumours".

2. Durante il "bollente" agosto svedese il "patron" di Wikileaks ha delle congiunzioni a sfondo etero-sessuale con due donne svedesi, e, secondo l'accusa non usa protezioni e/o le rompe. Nella patria del sesso libero, vabbè, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo...

3. Il vero punto della vicenda (da cui il post, credo) è che Julian Assange è in prigione a Londra, gli è negata la libertà su cauzione, come i peggiori criminali, per un'incriminazione quanto meno tardiva. Qui un pò di storia.

Allora mi domando, posto che Assange è quantomeno moralmente detestabile per aver fatto una cosa che non si dovrebbe fare, almeno in maniera così elevata, quali sono le sue colpe, giuridicamente parlando ? Negli USA nessuna. In Europa ancora meno (rido al pensiero di JA arrestato in Italia, dopo nemmeno cinque minuti sarebbe fuori, nessun GIP, anche il più fedele a Frattini e il suo capo oserebbe convalidare il fermo). Che diritto ha Mastercard, Amazon, le Poste elvetiche, ciccio francesco, di bloccare i conti correnti di wikileaks ? In nome di quale legge/sentenza/ordinanza? E se oggi si chiama Julian Assange e domani Marco Esposito, che ha scritto su un sito di ribelli americani che la politica campana (e non solo quella) non capisce niente di economia ? L'aver detto (e, spero, dimostrato), che Brunetta di innovazione non capisce niente, non può essere configurato come "destabilizzante"?

Via, qui non è in gioco il diritto alla libertà di stampa, nemmeno il diritto di due donne svedesi a vedersi riconosciute un congruo indennizzo, qui è in gioco la libertà di tutti noi, di dire e fare quel che vogliamo, senza subire pressioni che definirei di stampo mafioso, di cui, ad esempio, il presidente del consiglio italiano, non sa nemmeno cosa siano.

No, mi spiace, ma io di Assange me ne potrei pure fregare, ma a questo punto, giusto o sbagliato quel che ha fatto non mi importa, qui c'è in gioco la libertà di tutti noi.

D'accordissimo. Aggiungo per chiarire che Assange non ha nemmeno violato la legge USA pubblicando i documenti, con ogni probabilità. Da quanto ho capito, la giurisprudenza e' chiara da anni sul fatto che la pubblicazione di dati ottenuti illegalmente da altri non sia perseguibile, sempre che chi pubblica non abbia violato alcuna legge nell'acquisirli. Magari ci proveranno, ma gli esperti sembrano essere concordi.

 

applausi!

Ben detto.

Da sottoscrivere.

Aggiungerei che, come al solito, nessuno dei grandi campioni del liberalismo nostrano, si è minimamente degnato di chiedere a quel fenomeno del ministro Frattini, che nel frattempo ha urlato a dx e a manca che Assange andava immediatamente arrestato, in base a quali capi di imputazione si doveva procedere all'arresto.  Si presume che l'ineffabile ministro abbia parlato con riferimento alla legge penale italiana, che dovrebbe conoscere a sufficienza, essendo stato il medesimo un membro dell'avvocatura dello stato, nonchè magistrato amministrativo (tuttora in carica, in base alla avanzata cultura giuridica di questo sventurato paese). Magari il ministro in questione conosce anche il diritto penale dei principali paesi nonché quello internazionale, assai meglio dei suoi colleghi ministri che operano oltrefrontiera e che hanno avuto il buon gusto di tenere a freno la lingua.

For the record: d'accordo al 100%.

Applausi!

La liberta' di tutti noi e' in gioco da tempo, caro Marco. E non solo per chi viva o va in america e subisce la minaccia del Patrioct Act che di fatto gia' annichila l'habeas corpus. Anche in Europa ci sono episodi orripilanti, come i provvedimenti come le cryptographic laws degli UK. O vogliamo parlare del fatto che basta una segnalazione della SIAE/RIAA/etc per far chiudere un blog o un sito preventivamente senza che si vada attraverso nessuna via ufficiale? 

wikileaks ha il merito di mostrare e far consocere questi abusi. Se non ci fosse stato il cablegate la tua liberta' sarebbe stata comunque in gioco. Un minimo di gratitudine a assange e' dovuta.

A proposito, com'e' che (giustamente peraltro) non ho visto nessuno stracciarsi le vesti quando hanno pubblicato una valangata di e-mail sottratte illegalmente dai server dell'unita' di ricerca sul cambiamento climatico dell'Universita' dell'East Anglia?

Mi sembra che all'epoca il dibattito si sia polarizzato piu' sulla correttezza degli studi di climate change (correttezza peraltro successivamente confermata da un buon numero di investigazioni indipendenti sul presunto climategate), non sulla necessita' di zittire/sbattere in galera la fonte del leak.

Ora invece abbiamo dei leak che, tra l'altro, provano crimini di guerra, ma mi sembra che l'attenzione si concentri sulla necessita' di cambiare la legislazione vigente e/o punire i whistleblowers. Come mai?

Aggiungerei una considerazione su un punto, il fatto che wikileaks utilizzi materiale "rubato" (concetto scivoloso nel caso del whistle-blowing). 

Ovviamente inaccettabile, criminale, etc. ci fanno sapere varie diplomazie e governi. 

Nessuno ricorda quando il governo tedesco acquisto' (e diversi altri governi EU negoziarono) i dati di propri cittadini con conti su una banca lussemburghese, probabilmente la maggior parte dei quali aveva distrattamente evitato di pagare le tasse? Si trattava di dati riservati trafugati da un impiegato della banca e da costui rivenduti, tra l'altro a scopo di lucro.

Sbaglio o puzza abbastanza di "double standard"? A meno che il recupero dell'evasione  fiscale non  sia un interesse che meriti una tutela molto piu' forte della liberta' di parola....

Personalmente sarei più soddisfatto per la mia libertà e per quella del pianeta se un giorno apparisse un Assange che non diffonde solo la polvere sotto il tappeto della maggiore democrazia del mondo (e non oso pensare quale sarebbe stata la reazione dell'opinione pubblica se al posto di Obama ci fosse stato Bush).

Nel merito, al di là delle valutazioni giuridiche, posso rifarmi a valutazioni personali. Io credo di essere una persona leale con gli amici, con ognuno di loro (ma in generale con ogni persona) cerco di tenere la condotta di non affermare in loro assenza cose che non potrei dire loro in faccia, ma non credo che sarebbe giusto e corretto che ognuno di loro venisse improvvisamente a sapere ogni cosa che dico in un colloquio o in una mail privata. Se questo vale nei rapporti personali, a maggior ragione vale nella diplomazia, dove più che in ogni altro ambito vale il principio che la forma è sostanza.

 

Personalmente sarei più soddisfatto per la mia libertà e per quella del pianeta se un giorno apparisse un Assange che non diffonde solo la polvere sotto il tappeto della maggiore democrazia del mondo (e non oso pensare quale sarebbe stata la reazione dell'opinione pubblica se al posto di Obama ci fosse stato Bush).

 

Non hai bisogno di un Assange russo (a proposito: Assange non è statunitense), ma di un Bradley Manning russo.

temo che i russi invece abbiano dei Primo Greganti.... Ma la di là di questo, credi davvero che sia nato tutto da un funzionario corrotto e da un sedicente cavaliere della democrazia? Per me dietro c'è ben altro.

Eh, c'è sempre dietro qualcos'altro. No, non credo nei complotti, nelle dietrologie, in chissà che disegno oscuro, in Assange strumento della lobby pluto-demo-bancario-farmaceutico-giudaico-massonica. Prova ne è il fatto che in grandissima parte ciò che viene rivelato da Wikileaks, per quanto scomodo, non ci sorprende granché: solo, ci sfuggono i dettagli.

Non è Assange e la sua libertà personale il punto della questione (anche se importante). Il punto è che fare regola pratica di vita ogni astratto principio generale di verità è un tantino pericoloso. Basta rileggersi il Candido di Voltaire per rendersene conto. E non sempre chi ci va di mezzo è Candido.

A proposito di "leaks" e segreti di stato suggerisco, per lo meno ai residenti negli SU, la lettura del libro "Poisoning the press, richard nixon, jack anderson and the rise of washington's scandal culture" autore: Mark Feldstein. E' uscito a settembre ed ha avuto ottime recensioni da Wall Street Journal (23 settembre) e Washington Post (14 settembre). Tratta in maniera esaustiva di almeno due famosi "leaks": i cosiddetti "Pentagon papers" e i cosiddetti "Anderson papers". 

Ho l'impressione che mi disturba assai che Assange abbia veramente rotto le uova del paniere di molte fattorie e che si sia decsio di rovinarlo, con mezzi buoni e cattivi.

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/393151/