Perché non si taglia la spesa

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Oggi sul Corriere Alberto Alesina e Francesco Giavazzi si domandano perché in Italia non si taglia mai la spesa ma si aumentano le tasse. Suggerisco con un aneddoto che la cultura (keynesiana vecchio stampo e/o cattolica) della classe dirigente ha la sua importanza nella risposta alla domanda. 

Ieri sostituivo Michele a Roma alla presentazione del Rapporto 2013 del Centro Studi Economia Reale, di Mario Baldassarri. Tanti nomi noti e potenti tra il pubblico, tra cui un abbronzato e simpatico  Romano Prodi.

Due relatori mi hanno particolarmente colpito (me lo aspettavo e infatti nella mia relazione c'era un attacco a ciascuno di loro), Alberto Quadrio Curzio e Piero Giarda.

Ebbene, il prof. Quadrio Curzio, con quella sua aria seria da aristocrazia nera, ha proposto una bella banca mista in Italia per gestire gli investimenti infrastrutturali (che l'Unione Europea ci farà/non ci farà fare); naturalmente con l'aiuto di Cassa Depositi e Prestiti. Proprio così, senza ritegno. Una bella privatizzazione dei profiitti, socializzazione delle perdite, con retrogusto di credito clientelare e poltrone per gli amici della politica ed economisti organici (Prodi si è divertito molto quando l'ho detto; chissà se era lo stesso Prodi dell'IRI e delle sue banche).

In ministro Giarda invece è molto simpatico e a modo. Ha incassato con classe la mia battuta sul fatto che una sua intervista sulla spending review ha certificato la morte del governo Monti ed è intervenuto parlando proprio di spending review. Tutto l'intervento, che peraltro dimostrava seria conoscenza e comprensione dei dettagli del bilancio statale, aveva il seguente tono: ragazzi, è difficilissimo  e complesso, la spesa pubblica si fa per progetti che tagliano orizzontalmente le voci del bilancio, dobbiamo guardare a tutto assieme, ed è enorme, ed è complesso (non sono io a ripetermi, è lui), e abbiamo progetti a 15 anni, mica si possono tagliare: le imprese ci fanno affidamento (questo era per dire che il Rapporto Giavazzi è carta straccia, "il lavoro di uno studente del terzo anno", cito a memoria ma vi assicuro che ha detto proprio così); e poi la cultura, le istituzioni, le pensioni le abbiamo già promesse, la gente ci fa affidamento...voi credete sia facile ma è complesso, è complesso, non si può fare,...

Il fatto che la gente con la cancellazione dell'Ici sulla prima casa si è comprata la cucina nuova e poi però ha dovuto pagare l'lmu, questo non lo turba al ministro. Non mi hanno dato modo di dirlo e quindi lo dico qui. L'incoerenza temporale e i diritti acquisiti che turbano i sogni del ministro e che gli suggeriscono che tagliare la spesa sia complesso-oh-così-complesso non stanno solo dal lato della spesa, ma anche da quello delle tasse. Io vorrei ufficialmente dichiarare che i soldi per la prossima patrimoniale li ho già spesi; vorrei che il governo se ne rendesse conto. 

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Commenti

Ci sono 97 commenti

attaccio -> attacco (almeno credo)

rtendesse -> rendesse

 grazie

Caro Bisin, ma perché anche lei diffonde l'idea che la spesa non sia stata tagliata? Non si può discutere se ci si divide anche sui fatti in se stessi: http://keynesblog.com/2013/06/28/i-tagli-alla-spesa-in-italia-due-grafici/

 

Il grafico del Keynes blog riporta la spesa totale a prezzi costanti. E' calata meno del PIL a prezzi costanti e quindi il rapporto spesa/PIL è aumentato.  In genere l'incidenza della spesa è calcolata in rapporto al PIL  (ed a prezzi nominali così si evitano gli effetti distorsivi della deflazione).

Non sarebbe meglio usare dati nominali per questa discussione? Lo so che le variabili reali sono importanti, ma nel decidere se il governo taglia o no la spesa non si dovrebbe parlare della spesa nominale nuda e cruda? Guardando ai dati nominali AMECO, si vede una spesa che negli anni 2010-12 ha una minima diminuzione, mentre dal 1995 al 2009 e' sempre in crescita.

Ho letto anch'io l'articolo di oggi sul corriere. Che mi ha ispirato il commento appena fatto sul libro di Amato, ma che ripeto qui in quanto più appropriato. Tra l'altro, lo stesso commento avrei voluto fare al tuo libro, che ho appena letto ed ho trovato interessante e condivisibile ma deficitario in alcuni aspetti.

Ecco il commento:

"gli italiani si sono illusi di essere diventati ricchi . . . "

"necessità di redistribuzione risorse derivata dalla seconda guerra mondiale . . . "etc.

Insomma, basta.

Il problema dell'italia sono la spesa pubblica e la burocrazia, e questi non sono colpa né degli italiani, né della storia mondiale.

E non sono neanche colpa dei "politici", per quanto classe detestabile in quanto tale.

E' colpa semplicemente della forma istituzionale.Che non dà scampo al paese e porta inevitabilmente a questi risultati. Anche di fronte al baratro, questi problemi aumentano.

Se qualche lettore di questo mio post non è nato ieri, si ricorderà che sono 30 anni che ogni governo ed ogni partito sbandiera la necessità di ridurre spesa pubblica, tasse e burocrazia.

Al "governo", in questi 30 anni, si sono succeduti antistatalisti sfegatati, da Brunetta a tutti i ministri liberali del pentapartito, allo stesso SB, al suo Tremonti, a Monti. Addirittura Martino. Perché, Craxi non metteva questi punti come sua bandiera? Anche Fanfani lo faceva, guarda un po'.

E allora perché? Perché è impossibile a qualunque esecutivo neanche rallentare la crescita della spesa?

La risposta è grande come una casa. Ecco perché nessuno la vede.

Perché, in Italia, il potere esecutivo non esiste.

O meglio, c'è, ma è fuori dal controllo del "governo", dei cittadini, del parlamento, di qualunque organo istituzionale.

Chi sono, in Italia, i membri dell' "esecutivo"? Non certo i ministri, che non hanno neanche idea di come funzionino i ministeri che dovrebbero gestire. I ministri, vista la nostra forma istituzionale farlocca, sono degli uomini di partito. In casi eccezionali, tipo governo Monti, sono amici e conoscenti del primo ministro.

E allora, chi governa veramente i Ministeri? Semplice: i dirigenti ed i funzionari ministeriali.

Gente pratica, che è arrivata alla propria posizione mediante un sistema a cui debbono tutto, e che non si sognano certo di ribaltare. Anzi, sono pieni di amici, parenti e colleghi a loro cari. Sono soggetti a sanzioni, responsabilità, doveri particolari? Poiché le regole del ministero le fanno loro, la risposta non la do neanche.

Ma allora, che cosa fanno i "ministri"? Amministrano? Ovviamente no. Lo sanno tutti che fanno. Fanno Leggi. Nelle quali sanciscono: "Bisognerà fare così e cosà. Come farlo è delegato al ministero". Ovvero ai funzionari di cui sopra. Che ogni tanto qualcosa fanno, se conviene al loro sistema, alla loro corporazione. Altrimenti no. Tanto, chi se ne frega? Dovrebbero far loro, in modo autiolesionistico, ciò che dovrebbe fare qualche ignorante "ministro"? Che altro non sa che delegare le proprie "volontà" a chi ne ha di contrarie?

Nel frattempo, con questo raddoppio del potere legislativo (ed annullamento dell'"esecutivo"), il paese produce una media di 2000 leggi l'anno. La maggiorparte inutili e contraddittorie. Con il particolare che questo efficientissimo potere legislativo è composto da gente che, per la maggiorparte, non ha mai letto né la costituzione né altro codice. Anche essi sono solo "uomini di partito". E che infatti delega a consulenti le proprie prerogative.

Ma la domanda è un'altra. Perché nessuno si accorge di questo problema enorme?

Ma questo ex ministro Amato, gli articolisti Giavazzi ed Alesina, il prof. Baldassarri ect, ci sono o ci fanno? E' veramente ciecità, o si tratta di divertenti presa per il sedere di lettori ammaliabili da logiche complicate? Purtroppo, è più probabile la prima risposta. E la benda che copre gli occhi è spesso il successo accreditatogli.

Ed infine: ma in fondo, ha senso discutere di economia, se tanto è impossibile attuare qualunque misura che non vada a produrre aumento di spesa (oltreché altre leggi)?

Tanto per fare un confronto di tipo istituzionale, ricordo che il "parlamento" Svizzero si riunisce in media 4 volte l'anno, e che il suo esecutivo resiste al cambiamento di colore del parlamento in quanto le sue funzioni, giustamente, non centrano niente con quelle dell'assemblea.

a parte certi estremismi da "causa unica" sono d'accordo

 

Al "governo", in questi 30 anni, si sono succeduti antistatalisti sfegatati, da Brunetta a tutti i ministri liberali del pentapartito, allo stesso SB, al suo Tremonti, a Monti. Addirittura Martino. Perché, Craxi non metteva questi punti come sua bandiera? Anche Fanfani lo faceva, guarda un po'. 

 

 Brunetta, Tremonti e lo stesso SB provengono tutti dall'area socialista; e Monti non era il portaborse di Paolo Cirino Pomicino? Non ricordo che riduzione della spesa pubblica fosse un chiodo fisso di Craxi e Fanfani. Quanto a Martino è stato ministro degli esteri e della difesa: lo hanno tenuto lontano dalla cassaforte. Sugli altri "ministri liberali" bisognerebbe vedere caso per caso. Buona l'analisi sulla burocrazia; in verità difficilmente i tacchini votano per il Natale, e inoltre i ministri in Italia cambiano spesso. E allora che si fa? Vedo problematica anche una rivoluzione: Lenin aveva un solo palazzo d'inverno da assaltare, da noi sono migliaia...

Non ci credo che siano i dirigenti di Stato ad impedire la riduzione della spesa pubblica. I veri responsabili sono invece proprio i politici, sono responsabili per due motivi, per la loro sostanziale incompetenza su come funziona lo Stato e sui meccanismi di finanziamento e spesa e per la loro corruzione e disonesta' che fa mettere loro al primo posto come acquistare voti e consenso con la spesa pubblica, possibilmente intascandone una parte di persona.
Faccio un contro-esempio. Il ministro Gelmini ha fatto una riforma della scuola elementare, eliminando le copresenze, aumentando di poco le ore di insegnamento, passando dal "modulo" al sistema del maestro di riferimento. La spesa per la scuola elementare italiana e' diminuita, nessun burocrate ha potuto evitarlo. Sono state ridotte e ritardate le periodiche mega-sanantorie con assunzione senza concorso dei precari, contro la Costituzione. Eravamo in cima alle classifiche OCSE di spesa per studente e siamo tornati vicino alla media. Secondo PISA i risultati sono perfino migliorati. Chi si e' opposto a questa riduzione della spesa? I sindacati, PD e il resto delle forze politiche di sinistra. Apparentemente per sindacati e sinistra non era un problema che l'Italia avesse spesa per studente ai vertici mondiali a fronte di risultati (PISA, TIMMS, PIRLS) scadenti per la scuola primaria, preferivano difendere acriticamante  gli insegnanti e i precari della scuola perche' sono loro iscritti e perche' sono la categoria col piu' elevato consenso per loro.
Quindi i politici se vogliono possono ridurre la spesa.
Va detto che comunque non si tratta di destra contro sinistra, perche' questa riforma fatta dalla destra e' comunque un caso praticamente unico, e complessivamente la destra negli ultimi 20 anni ha governato in maniera praticamente indistinguibile dalla sinistra. L'esempio vale solo per mostrare perche' non si possono considerare burocrazia e dirigenti di Stato come insuperabile agente ostruente esterno alla riduzione della spesa pubblica. Il vero problema sono i politici, i partiti, i sindacati del pubblico impiego, le imprese parastatali assistite, le grandi aziende private assistite e/o colluse con la politica. 

Penso che Cacciari abbia ragione. Ad esempio mi risulta che a volte siano gli stessi funzionari di Equitalia che scrivono circolari o suggeriscono misure che vengono fatte proprie dal ministero dell'economia.

Quella di Cacciari mi sembra una spiegazione corretta, infatti negli anni nei ministeri si avvicendano ministri a volte totalmente incompetenti, paracadutati sulla scrivania, e tutto prosegue con il solito andazzo; significa che alle loro spalle c'è un altro potere che fa funzionare (male) la macchina statale.

Per me il vero problema è il mix delle due cose: politici a volte incapaci, a volte incompetenti, a volte delinquenti e clientelisti + apparato di funzionari conservatore e gelosissimo delle sue prerogative, altrettanto clientelista.

Avete mai notato come anche il più sfigato burocrate periferico fa pesare la sua posizione quando richiede di compilare moduli, scartoffie, circolari cervellotiche ecc, come se fosse lui il ministro?

Come la discrezionalità dei singoli dirigenti della PA può bloccare l'iter di provvedimenti?

E' anche la nostra cultura giuridica il problema, questa superfetazione di norme contraddittorie e senza senso che fa parte della nostra tradizione.

spero non parta la solita discussione a colpi di citazioni su valore del moltiplicatore e di ideologie mascherate da modelli economici.

La spesa pubblica italiana è innanzitutto inefficiente causa corruzione e clientele. questo è già un motivo sufficiente per tagliarla visto che per migliorare il capitale sociale ci vogliono generazioni. 

Alesina non è quello dell' "austerità espansiva", criticata da Krugman ed anche dal Fondo Monetario Internazionale?

Ma la domanda, banalmente, non dovrebbe essere:"Genera più ricchezza tagliare la spesa e con essa le tasse, o aumentare la spesa e con essa le tasse?" Qual'è il calcolo che bisogna fare? Rende più, all'economia, il 5% di tasse in meno per tutti, con la riduzione dell'equivalente gettito di spesa, o il mantenimento di quel gettito di spesa, distribuito alle amminsitrazioni? Perché è così difficile fare questo calcolo? :( 

Cioè, voglio dire, sono sempre soldi che girano, in un modo e nell'altro. Dunque è solo questione di distribuzione, giusto? I soldi si spostano, non diminuiscono. Dunque, cos'è che ha un maggior effetto distributivo, visto che è questo il fine ultimo della scienza economica...giusto? Dunque: meno tasse o più spesa?

se tramite la tassazione raccolgo x euro che spendo per assumere una persona che tengo a girarsi  i pollici in ufficio, mi sarò garantito il suo voto ma il valore aggiunto è zero. 

Se invece di spendere quegli x euro, non li raccolgo con la tassazione lasciandoli a disposizione di chi produce, questi magari li userà per rendere più competitiva la sua produzione e vendere di più. valore aggiunto >0. 

Potrei spendere in maniera più efficiente. Certo, ma ci vuole tempo per cambiare i comportamenti di un Paese.

Spero di essermi spiegato, ma qui ci sono persone più titolate di me che sapranno risponderti meglio.

divertente l'articolo e lo stile...irritante pero' questa scontatissima associazione

cut and paste

Suggerisco con un aneddoto che la cultura (keynesiana vecchio stampo e/o cattolica) della classe dirigente ha la sua impotanza nella risposta alla domanda. 

dove di irritante c'e' la citazione alla cultura cattolica..E BASTA menarcela che e' colpa dei preti..insomma occorreva proprio? era necessario? se fai l'economista scrivi solo keynesiana che cosi' ti credo, sbattendoci anche un e/0 cattolica il tutto diventa propaganda di parte...sinistroide of course!

scusate OT ma si deve sempre rompere cosi?

giuliana allen

secondo me hanno le loro colpe i tanti, non tutti in buona fede,  che hanno fatto passare le equivalenze

keinesiano=buono

libberista= nobbuono

dando cioè un giudizio morale; le intenzioni dei primi , ancor prima dei reali riscontri della teoria che anzi non interessano, sono da lodare dai bravi parrocchiani, quelle dei secondi no perchè elitari egoisti che prendono a calci i cani  eccecc. a costoro al massimo gli si concede di esprimersi, mai di concludere una discussione.

(sarà che qua da me mi hanno appena citato come fontane di sapienza proprio q.curzio, assieme  g.sapelli e mi sono un po' irritato...)

Sono d'accordo con Giuliana... basta menarcela con la cultura cattolica... come se si potesse ridurre al pensiero di un paio di soft-minded ragazzotti di campagna :-)

non sono d'accordo in generale, credo che la cultura keynesiana (e quella marxiana) abbiano attecchito in Italia piu' che altrove proprio a causa della cultura cattolica di forndo. Ma questo e' discorso lungo. 

Noto pero' (colpa mia non l'ho scritto e quindi il mio riferimento alla cultura cattolica appare arbitrario, me ne rendo conto ora) che Giarda nel suo discorso ha citato piu' volte, a giustificazione delle sue affermazioni, che lui e "un bravo ragazzo cattolico" - con ironia, ma lo ha messo dentro varie volte. 

Forse dobbiamo intenderci sul significato di 'cultura cattolica'. Se cultura sottende  una solida elaborazione intellettuale, allora non ci siamo. Se, al contrario, si intende sentire comune o pop culture, allora posso essere d'accordo.

Bé, non mi sembra eccessivo sostenere che la stragrande maggioranza di ciò che comunemente si intende per "cultura cattolica" è di tipo popolare. Come tutto il resto, d'altronde. Comunque, anche il Papa se non erro fa dei bei discorsetti semplicistici di tipo no-global. O sbaglio?

 

Ciao a Tutti,

Fuor di polemica, mi sembra un editoriale un po' anodino, di cui non si vedono le conclusioni.

 

Non so se: conosciate "Il Casello" di Kafka, in cui l'agrimensore K viene convocato in un castello ma NON riesce mai a raccogliere i client's needs perchè ostacolato da una MIRIADE DI BUROCRATI, NULLA OSTA, SOTTO.PARERI ECC.;

Oppure se abbiate mai visto le "12 fatiche di Asterix e Obelix", e segnatamente l'episodio del passaggio attraverso i gangli della burocrazia...

 

In ITA-GLIA E' GROWTH 1) BY DECREE OR 2) GROWTH BY INCENTIVE/subsidy.

Mi sorprende la sorpresa di fronte al BUCO NERO DELLA HYPER-CASTA

 

Perchè NON SI FA BENCHMARKING (già by COFOG) con la germania, per TAGLIARE, e si assumono analisti per tagliare? Già da un mero raffronto by COFOG con la germania sono almeno 40BN di SPRECHI ALL'ANNO, o 2.5% di PIL in termini relativi..

 

PERCHE' E' TROPPO COMODO STARE SEDUTI SU UNA MIRIADE DI POLTRONE FODERATE DI DANARI PUBBLICI (ed anche nelle FONDAZIONI politico, bancarie). VOi avete mai sentito parlare di 'Fondazioni politico-bancarie' in altri Paesi.

Non taglieranno MAI, neppure di fronte ad un ECONOMIA COSTANTEMENTE PLUNGING DOWN .

 

Governo= IPOSTASI per:

funzionari, burocrati, capi di dikasteri, capi di gabinetto, portaborse, portacasacche, portapenne, portamanite, porta moduli H724, portaaspirina per il direttore, portapenne, portabadge, porta pass, porta nullaosta, porta il cicci all'asilo, portami questo parere, portamichivuoi, ed un po' anche porta portese.

 

Francamente io NON mi domando perchè NON si tagli.

Mi domando perchè GLI ITALIANI SI DOMANDINO 'PERCHE'' NON SI TAGLI...

eh che mi chiamo Pasquale, io????

L'Ita-glia, anzi gli Ita-gliani (l'Italia è solo il 'contenitore') saranno un popolo SERIO?

stavo per risp al messaggio di cui sopra e poi ho inviato questo mio messaggio per errore.
sorry

'Il castello'

Penso che marxismo & cattolicesimo abbiano una fondamentale contrapposizione al liberismo: quelli prevedono masse che non sanno ciò che vogliono e quindi perseguono i fini del nemico, dipenda ciò dalla falsa coscienza o dal peccato originale poco cambia, ma per loro fortuna hanno incrociato quelle burocrazie che si chiamano partito o Chiesa che li guideranno al paradiso, celeste o terreno che sia; il liberismo parla sostanzialmente di individui, libertà e responsabilità: non vedo maggiore punto di scontro.

Non mi pare che le masse (il 60% delle quali meno di 5 mesi fa ha votato uno dei due clown) sappiano ciò che vogliono. O almeno non sanno come raggiungere ciò che vogliono, ma credono a chi urla più forte o a chi parla più spesso con loro.

Non credo. Il liberalismo può essere compatibile con il cattolicesimo, con la Chiesa intesa come istituzione e con il Dio in cui credono i cristiani.

C'è addirittura chi sostiene che il pensiero tardo-scolastico del medioevo abbia favorito la nascita del liberalismo e che il capitalismo sia essenzialmente sorto in Italia - un paese cattolico (e.g. Rothbard)