Sulla recensione al libro del Sole 24 Ore

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Il Sole 24 Ore ha pubblicato ieri, a firma di Paolo Bricco, una recensione del nostro libro. La cosa ci ha fatto molto piacere ma (poteva essere altrimenti?) ci ha indotti anche ad alcune osservazioni. Le abbiamo inviate all'autore della recensione, e le rendiamo pubbliche qua sotto.

Caro dottor Bricco:

vorremmo ringraziarla per la recensione del nostro libro ''Tremonti, istruzioni per il disuso'' apparsa in data 7 febbraio 2010 nell'inserto domenicale del Sole 24Ore. Lei avrà notato, leggendo il libro, che siamo un po' pignoli e puntigliosi. Speriamo non le spiacerà, pertanto, se ci permettiamo alcune osservazioni.

Lei afferma che nel nostro saggio manca la storia. Questo ci ha incuriosito. Lo studio della storia ci ha sempre appassionato e la nostra impressione, forse distorta, è che nel libro viene fatto un notevole sforzo per ripristinare la verità storica dei fatti. A spanne diremmo che quasi due terzi del libro sono appunto dedicati a presentare fatti storici che Tremonti ignora troppo frequentemente nei suoi scritti (anche se forse li conosce); l'altro terzo ha a che fare con la sua persistente sfida alla leggi della logica. Per noi tener conto della storia significa, anche, guardare le serie storiche dei dati e cercare di interpretarli. Di grandi teorie storiche, cosa vuole, ce ne sono a dozzine e litigano fra loro. Di accadimenti, in ogni dato luogo e momento nel tempo, ce ne sono molti meno. Nel libro abbiamo cercato di riportare la storia e i fatti al centro dell'attenzione, mettendo tabelle e grafici e discutendo, ad esempio, le interpretazioni più accreditate dell'andamento dei prezzi delle materie prime nel dopoguerra o dello sviluppo cinese degli ultimi trenta anni. Non ci risulta invece che Tremonti abbia mai fatto questo. Per esempio, esattamente perché ignora la storia Tremonti ha scambiato il picco del prezzo del petrolio di un paio d'anni fa per un cambiamento epocale anziché una manifestazione, magari un po' estrema, della ben nota volatilità del prezzo dello stesso. O, sempre per esempio, abbiamo ricordato come l'Italia che si sviluppò nel dopo guerra fosse in una posizione economica, in relazione agli USA, non così dissimile da quella in cui si trova la Cina oggi.

Potremmo continuare con gli esempi, ma sarebbe noioso in quanto il libro è, praticamente, un piccolo bignami, ad uso del Ministro Tremonti, su alcuni fatti di storia economica dell'ultimo secolo e del secondo dopoguerra in particolare. Il tema di fondo, che forse dovevamo sviluppare più a fondo (ma sarebbe servito un altro libro) è che i cambiamenti epocali non accadono dalla mattina alla sera: sono processi lenti che durano decenni e individuarli in anticipo è dote rara, ammesso e non concesso che qualcuno sia mai davvero stato capace di farlo, come invece Giulio Tremonti asserisce spesso d'aver fatto. Se l'arrivo della Cina (e dell'India, e di tutto il resto) nel mondo capitalista che commercia è un "fatto epocale" (certo che lo è!) allora occorre ricordarsi che non è iniziato alle date che Tremonti indica nei suoi testi ma circa trent'anni fa. Che la classe dirigente italiana se ne sia accorta solo durante l'ultimo decennio è, da un lato, singolare, dall'altro indice di scarsa attenzione alla storia e alla geografia. Che poi alcuni membri della medesima vogliano attribuirsi doti divinatorie perché, a seguito di tale loro ritardo intellettuale, il paese è ora costretto ad arrancare in grande difficoltà a fronte di cambiamenti che, essendo stati ignorati per decenni, risulta improbo gestire è, diciamocelo, per lo meno sgradevole, non le pare?

Ovviamente possiamo aver usato dati irrilevanti o magari li abbiamo interpretati male. Se è così saremmo ben felici di sapere dove abbiamo sbagliato, per correggerci la prossima volta. L'affermazione generica e non motivata di un nostro atteggiamento di trascuratezza verso la storia ci ha però sorpreso, e ci piacerebbe capire meglio da cosa è stata originata.

In chiusura dell'articolo, lei argomenta che ''i fatti pesano, ma illudersi di creare un movimento di opinione dileggiando l'avversario Tremonti come Voltremont ... potrà far sorridere ma perderà davanti al bisogno di riforma morale e ideale che segna il paese di oggi.'' Vorremmo anzitutto rassicurarla, assieme a tutti coloro che hanno letto o leggeranno il libro. Creare movimenti d'opinione non è il nostro obiettivo e non è il nostro mestiere. Il nostro obiettivo è diverso, ed è spiegato nel capitolo introduttivo, oltre che nel sito web che animiamo. E' quello di smascherare l'impostura intellettuale da qualunque parte essa provenga. In questo momento ci è parso particolarmente urgente almeno provare a punzecchiare la bolla intellettuale e mediatica che è stata gonfiata attorno a Tremonti ed alle sue teorie neo-corporative, o peroniste che dir si voglia.  Sul fatto che il paese abbia bisogno di una profonda riforma morale e ideale concordiamo completamente con lei, s'immagini. L'argomentiamo, ci creda, da tempo e ci auguriamo che la riforma morale ed ideale che lei auspica non sia così dissimile da quella per la quale noi scriviamo. A noi pare, infatti, che smascherare l'impostura intellettuale faccia parte di questa riforma, e non sia in alcun modo in contrapposizione ad essa. Specialmente quando l'impostura intellettuale è esercitata dai potenti con un accesso privilegiato ai mezzi di comunicazione di massa.

 

Infatti, noi crediamo che i media italiani in generale, e Il Sole 24Ore in particolare, potrebbero svolgere un ruolo cruciale per una discussione approfondita dei problemi che nel libro possiamo solo accennare. Prendiamo l'esempio più importante. Cliccando qui si aprirà un grafico che presenta il tasso di crescita medio del PIL pro capite nei paesi OCSE nel periodo fra il 2001 e il 2007, e lo compara con la crescita media nel periodo 1970-2007. Sono dati OCSE, presi così come sono, senza modifiche o elaborazioni. Se aggiungessimo gli ultimi due anni il risultato non cambierebbe e se andassimo indietro un po' di più nemmeno. Noi vorremmo discutere un tema molto semplice: "Perché l'Italia è l'ultima in classifica? Perché il suo reddito cresce così meno degli altri e così meno di quanto cresceva nel passato?" Ci sembra una questione importante, epocale infatti. Noi crediamo che l'ignoranza delle nostre elites (ed all'interno di esse di quelle politiche in particolare) sia una delle cause principali di questo fallimento. Sarebbe davvero utile per il paese se Il Sole 24 Ore volesse discutere in modo aperto quel perché, e gli interventi che son possibili per passare dall'ultima posizione a un qualche posto un po' più in alto. Saremmo, ci creda, ben felici di contribuire il poco che pensiamo di sapere, ed il molto che siamo certi d'ignorare, a tale dibattito.

Infine, un paio di note, una fattuale e una leggera. Quella fattuale è che Giulio Zanella ha studiato a Wisconsin-Madison (oltre che a Siena) ma lavora all'Università di Bologna. Quella leggera è che il titolo di ''moschettieri'' ci ha divertito, anche se non lavoriamo per alcuna "regina" ... e poi siamo cinque, loro erano tre più uno. Ad uno di noi, gli altri non dicono, piace pensare a se stesso più come Cyrano de Bergerac che d'Artagnan, ma è probabilmente dovuto ad un eccesso d'ascolto di Guccini ... Comunque, l'idea di Tremonti come Richelieu ci stuzzica: magari la usiamo per il prossimo pamphlet.

 

Grazie di nuovo per la recensione e la cortese attenzione alla presente.

 

 


Cordialmente,

Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Giulio Zanella.

 

Sottoscrivono anche Giorgio Topa ed Aldo Rustichini, che assieme a noi editano www.noisefromamerika.org

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Commenti

Ci sono 99 commenti

...Noi vorremmo discutere un tema molto semplice: "Perché l'Italia è l'ultima in classifica? Perché il suo reddito cresce così meno degli altri e così meno di quanto cresceva nel passato?"...

Se riceverete pubblica risposta alla vostra replica e se si aprirà una discussione, sempre pubblica, riguardo la vostra domanda in grassetto, i casi sono due: probabilmente starò sognando, oppure sarà accaduto un fatto epocale...In ogni caso meriterete una medaglia al valor civile, (e non sto affatto scherzando).

Riccardo

nel mio piccolo, concordo.

Temo che si tratterebbe di un sogno, almeno fino a quando alla direzione ci sarà Riotta.

Lo dico da (piccolo) imprenditore confindustriale, molto insoddisfatto - e non sono l'unico, anzi - di quello che dovrebbe essere anche il "mio" giornale, nel quale le pur eccellenti professionalità che vi lavorano sono mortificate da una conduzione che riesce solo a coprirsi di ridicolo, istituendo una "commissione grandi firme" monocomponente per leccar le terga di Julius Decimosettimo ....

E, per inciso, una discussione che parta dai dati per approdare alle proposte è ciò che anch'io vorrei, semplicemente perchè non vedo altre strade utili.

Già, perché cresciamo meno di tutti.

Smontiamo una per una tutte le ipotesi sinora sentite.

Dicono: colpa del debito pubblico.

E com'è che paesi come Giappone e anche il Belgio, che aveva un debito come il nostro, crescono come gli altri?

Dicono: colpa della pressione fiscale.

Guardiamo nella metà che cresce di più, ci sono paesi come la Svezia dove la pressione fiscale è una delle maggiori al mondo. Evidentemente non è questo il motivo.

Per cercare di capire, guardiamo a quelli che crescono meno. Lasciamo perdere il Portogallo con i suoi problemi. Vicino a noi ci sono Francia e Germania, che crescono più di noi ma sono tra le lumache. Cosa abbiamo in comune?

Risposta: la struttura regolatoria, derivata dall'ottocento.

In questi paesi, ma da noi è peggio, la burocrazia parassitaria e pervasiva fa sì che si spenda in tempo e denaro il doppio di quanto costa il servizio che poi finisce ai cittadini, i quali poi travano ostacoli a catena nella pubblica amministrazione per ogni loro iniziativa.

Di questi personaggi, di cui è strapieno il nostro settore pubblico, che godono ogni volta che si immettono nuove regole, Tremonti è il maggiore epigono. Con lui le cose sono sempre peggio, e lui non capisce il perché.

Perché è in quell'ambiente che è la sua vita; toglietelo e non rimane nulla.

 

Devo dire che a me la chiusa manzoniana stile "ai posteri l'ardua sentenza" mi aveva lasciato un po' così... capisco la nostalgia per la storia, ma qui dobbiamo valutare le cose per come sono adesso e Tremonti, per fortuna, non è una "spoglia immemore orba di tanto spiro".

Comunque credo che per storia il rencensore intedesse una sorta di storia della memoria, cioè non la storia di fatti e documenti, ma la storia come progetto politico. Non è un caso che il recensore colleghi il giudizio su Tremonti non su quello che Tremonti stesso ha fatto fin'ora, ma su quello che dovrà fare in futuro. Anche questo mi stupisce: giudicare un politico dalle promesse che fa... non è proprio saggio.

Ma per rimanere a Manzoni, non capisco il "sugo" delle recensione: che ognuno ha le sue ragioni, voi le vostre e Tremonti le sue, e deciderà nientemeno che la Storia? Cioè, cosa dovremmo fare: aspettare come fece Hegel a Jena, nel 1806, fino a quando vide la Storia entrare a cavallo (per la cronaca su quel cavallo c'era Napoleone, lo stesso del 5 Maggio)?

Boh, io non le capisco queste recensioni, davvero. Che voi dovete valutare meglio le cose, visto che nel frattempo anche il Sole 24 Ore lo ha definito uomo dell'anno? (Ebè, cosa c'è da ridere?)

 

 

Avevo visto di sfuggita il libro, ora sarà il caso che lo prenda, dato che mi pare una ben stimolante lettura.

 

Ed un grazie per i validi articoli che scrivete.

il giochino, oltretutto molto simpatico, di affibbiare a Tremonti il soprannome di Voltremont ed il tono usato nel libro sono stati in un certo senso per voi sconvenienti. Voglio dire che appena l'ho letto la prima cosa che mi è venuta alla mente è che questo aspetto avrebbe rappresentato una costola scoperta facile obiettivo di chi avrebbe avuto, come nel caso del giovane Bricco, la volontà di recensire in modo negativo il libro, a prescindere da obiezioni specifiche alle critiche che voi portate all'operato e alle idee del ministro Tremonti. (...ma cedendo ad una punta di disprezzo..con uno sguardo vagamente colonialista.. dice la recensione).

Questi toni sono una delle scuse grazie alle quali un giornalista, forte della sua posizione nel quotidiano economico più prestigioso del paese, può permettersi il lusso di recensire questo libro scrivendone quasi con sufficienza, senza scendere nel merito delle questioni, semplicemente ricordando quanto influente ed importante sia la figura di Tremonti e quali riconoscimenti internazionali abbia ricevuto (questa è la storia che mancherebbe come base della vostra analisi!?!) e affidandosi invece al giudizio della "Storia" (!) per poter esprimere un parere, atteggiamento direi sospetto; e caspita mi aspetto il coraggio di osare un parere, una idea, dalla elitè dei giornalisti italiani, prima che la mannaia della storia si abbatta su tutti noi.

Questa è la condanna di questo paese dunque: il dito conta nel dibattito sempre più di ciò che indica; ma aggiungo anche questo: il fatto che non vogliate preoccuparvi di abbellire quel dito, per ottenere più attenzione ed in certo senso rispetto per le tesi e le idee che vi piace condividere su questo sito, continua ad essere in un certo senso sconveniente, ma altro non vi fa che onore. L'atteggiamento mi sembra del tipo: chi vuole parlare di "cose" è il benvenuto, gli altri se ne stiano tranquillamente alla larga, non abbiamo desiderio evangelizzare chicchessia.

commento scontato sullo spirito del sito?

sono arrivato da poco, vi leggo con interesse.

andrea

 

Grazie, fa piacere scoprire che non solo arrivano amici nuovi ma anche che lo "spirito del sito" (al contrario di quello dei tempi, della storia ed anche di quello santo) si coglie con certa facilità e chiarezza. Quello era lo spirito, appunto.

il dito conta nel dibattito sempre più di ciò che indica

noiseFromAmerika: il dito medio che indica la luna.

Secondo voi perché Bricco mette come affiliation Wisconsin-Madison per Giulio? Semplicemente per una questione di comoditá (scrivere 5 economisti che lavorano in USA invece di 4 in USA e 1 in Italia) o per qualche altro motivo? Alla fine l'affiliation di Giulio é scritta molto chiaramente sul retro del libro e, viste le citazioni letterali nell'articolo Bricco ha scritto con il libro in mano.

Scrivere che i 5 economisti stanno negli stati uniti ha una certa valenza nel senso che esclude l'accademia italiana. Ossia, attribuire a Giulio la sua giusta affiliation significherebbe dire esplicitamente nell'articolo che non solo gli amerikani, ma anche una parte dell'accademia italiana ha capito la valenza delle "tesi e ipotesi" di Tremonti. Questo cozzerebbe con l'assegnazione di Uomo dell'anno (o quello che é) assegnata dallo stesso Sole 24 Ore a Tremonti.

Mah, non ci leggerei troppo, forse gli piaceva la simmetria.

Bhe con l'aggiunta di Rustichini e Topa sareste meglio nelle vesti dei sette samurai di Kurosawa... :-)

Leggo da wikipedia

 

In Star Wars Episodio III - La vendetta dei Sith, uno dei personaggi, Yoda, compie un gesto molto simile a quello di uno dei protagonisti. Il regista, George Lucas, ha infatti voluto omaggiare il film con questa citazione.

 

Il ché mi ha ricordato quest'altra recensione. Che la forza sia con voi!

 

Già il titolo del Sole 24 Ore fa il paio con quello del Giornale che parlava di economisti "dissidenti". Tende ad accreditare una posizione politica del collettivo di nFA contraria a quella del ministro. Nel merito la recensione di Bricco mi pare segua la consueta stanca strategia del parlar d'altro parlando di storia che mancherebbe e chiudendo con la faccenda del sarcasmo. L'aspetto che manca totalmente nelle righe che Bricco ha scritto è che non è accettabile che vangano in sede pubblica pronunciate sciocchezze, scritte sciocchezze, replicate mediaticamente ed avvalorate sciocchezze. Soprattutto quando  si tratta di sciocchezze incontestabilmente tali.  Bricco ha usato l'unico modo che aveva per non entrare nel merito del vostro libro. A tremonti non so se ha fatto una cortesia o una marchetta. Ai lettori del Sole certamente no.

 

A tremonti non so se ha fatto una cortesia o una marchetta.

 

Eh dai, adesso...cos'è questo scetticismo radicale? I fatti son fatti.. ;)

Grazie.

Sono sempre più convinto che un rinnovamento della società Italiana non sia possibile senza che dell'attuale classe dirigente, inetta e anacronistica, perda definitivamente il potere. (Testate giornalistiche prestigiose incluse )

 

 

Ho scoperto questo blog da un paio di settimane grazie ad un articolo sull'inserto di un quotidiano italiano (...non ricordo quale...). Ho ordinato il libro in questione e lo sto attendendo come si attende il risultato di un importante esame.

Sono veramente contento di aver trovato delle persone come voi che fanno informazione "economica e non" per noi che aimè, siamo ancora in Italia.

Ho tanto atteso di sentire qualcun altro che come me critica la formazione del ministro Tremonti. E non mi riferisco a critiche politiche che ormai hanno stancato! Spesso mi sono chiesto come fosse possibile che un avvocato finisse a dirigere le sorti dell'economia di un paese... Nulla da togliere alla sua preparazione giuridico professionale ne tantomeno all'esperienza accumulata negli anni, ma personalmente sono del parere che quando si inizia a trattare a livello nazionale di temi micro e macro, il nostro Ministro inizia a sparare qualche teoria economica ad effetto che ha letto su qualche testo universitario prima di addormentarsi la sera nel letto. 

Ora tutte queste mie critiche e opinioni le trovo in un libro scritto da chi di esperienza ne ha da vendere, e per questo ve ne ringrazio.

Sono un giovane studente al quarto anno di economia a Ca' Foscari, e vi prendo come esempio per il mio futuro. 

Alberto

Alberto, grazie mille per gli apprezzamenti. Volevo solo osservare che il blog era iniziato come completamente amerikano, ma grazie al cielo abbiamo scoperto che tanti italiani rimasti in Italia vedono le cose in modo simile al nostro. Ora la redazione include anche un italiano in Italia, Giulio Zanella, e ci sono tanti collaboratori che in Italia risiedono. Ci teniamo a dirlo perché a volte ci si accusa di essere magari bravi ma fuori dal mondo e di non sapere ''come vanno veramente le cose in Italia''. Invece lo sappiamo, ed è la ragione per cui ci arrabbiamo tanto.

 

Infatti, noi crediamo che i media italiani in generale, e Il Sole 24Ore in particolare, potrebbero svolgere un ruolo cruciale per una discussione approfondita dei problemi che nel libro possiamo solo accennare. Prendiamo l'esempio più importante. Cliccando qui si aprirà un grafico che presenta il tasso di crescita medio del PIL pro capite nei paesi OCSE nel periodo fra il 2001 e il 2007, e lo compara con la crescita media nel periodo 1970-2007. Sono dati OCSE, presi così come sono, senza modifiche o elaborazioni.

 

E' strano, dal grafico che avete linkato mi sembra che per l'Italia la crescita media del "GDP per capita" negli anni (2001-2007) sia stata ~<0.3%. Utilizzando i dati che presumo siano stati utilizzati per il plot, ovvero:

dx.doi.org/10.1787/540732622743

ottengo invece che il rate medio di crescita è stato circa il 2%, compatibile con quello del periodo (1970-2007).

Domanda veramente naive: come è definito il tasso di crescita annuo?

 

[con] http://dx.doi.org/10.1787/540732622743 ottengo invece che il rate medio di crescita è stato circa il 2%

 

La tua tabella corrisponde, come scritto nella tabella stessa, a "Gross national income per capita US dollars, current prices and PPPs", questo significa che anno per anno il PIL e' espresso nel  dollaro USA di quell'anno, ma anno dopo anni c'e' inflazione negli USA e il dollaro vale circa il 2% in meno. In altre parole in 2% annuo che tu vedi e' solo l'inflazione, il PIL rimane quasi invariato ma salari e prezzi aumentano del 2%. Per vedere la crescita reale del potere di acquisto devi vedere i dati deflazionati, indicati in genere come "a prezzi costanti" o "in dollari di un certo anno".

Nota che il fatto che il PIL sia PPP significa a parita' di potere di acquisto di un paniere comparabile di beni tra Paesi diversi. Ma il paniere stesso e' misurato nei dollari dell'anno, e quindi mentre rimane invariato o quasi il numero di panieri di beni prodotto in Italia, il loro prezzo in dollari USA anno per anno aumenta per l'inflazione.

 

Clap clap clap clap clap

E non ho altro da dire, su quest'argomento.

 

Un sorriso senza se e senza ma

C.

Io grazie a questo sito ho avuto la possibilità di iniziare a conoscere Israel, il quale, su Tremonti, sembra avere un'opinione abbastanza diversa da quella del vostro libro.

Io ho avuto sempre simpatia per le idee liberiste, anche ultraliberiste (alla Friedman), ma leggere l'opinione di una persona che, si suppone, abbia importanti competenze scientifiche fa riflettere:

http://gisrael.blogspot.com/2009/04/la-scienza-non-e-onniscienza-tantomeno.html

Axel, sarò brutale perché ho poco tempo.

Non conosco le competenze di Giorgio Israel nel campo economico. Non le conosco nel senso che non le trovo. Da quanto vedo si occupa di filosofia e metodologia della scienza, oltre che di matematica.

L'articolo in questione, francamente, è una tiritera saccente e vuota che ripete cose molto vaghe e molto irrilevanti, oltre che molto "vecchie" ...

Se proprio interessa, lo discutiamo ma ...

Visto che Michele ha poco tempo oltre a quello che ha scritto su nFA ho trovato di interessante questo: http://www.criticasociale.net/index.php?&function=rassegna_stampa&rid=0000305

Forse dirò una fesseria, ma a me è sembrato che la recensione sia spaccata in due, quasi fosse stata scritta a quattro mani. Mi spiego: nella prima parte l'autore riporta chi sono gli autori (sbagliando su Giulio e questo la dice lunga sul livello dei giornalisti, visto che sul libro è ben scritto che Giulio insegna a Bologna..), poi riporta una serie di affermazioni contenute nel libro, compresa una che sarà costata qualche rampognata al Dr. Bricco (sicuri che è laureato, o abbiamo l'ennesimo dottore acquisito?) , che dimentica l'uso del virgolettato per far capire che non è lui che parla, ma il libro, la frase è quella che comincia con "Inoltre il ministro Tremonti commette molti svarioni da penna rossa, etc.."

Poi comincia "l'attacco", dalla domanda retorica "Chi ha ragione?" Da qui in poi è l'opinione che parla, con il tentativo di stroncature del tipo "la storia non c'è", senza capire che, visto che come lui stesso dice all'inizio gli autori "mettono in fila le critiche rivolte da parte dell'accademia al ministro del tesoro", per cui i casi sono tre:

1. Ti contraddici (mettere in fila vuol dire ordinare, quindi l'ordine, la storia, c'è)

2. Se io metto in fila e non c'è la storia forse è il caso di dire che è Tremonti a non avere un filo logico (seguito da licenziamento in tronco del Bricco).

3. Bricco non capisce niente e ha scritto a casaccio. Oppure l'ultima parte del pezzo non era abbastanza critica ed è stata riscritta "sotto dettatura" da chi ha deciso che Tremonti è l'uomo dell'anno, senza rendersi conto che era contradditoria. Tanto contradditoria che non si rendono conto che FT ha detto che "tremonti è il quinto ministro dell'economia della UE". Quinto ? Io non so Bricco, ma se io gareggio è per arrivare primo, non "quinto", che mi sa tanto di bocciatura, ma questo sfugge al "Sole 24 Ore".

Insomma, il solito articolo pasticciato figlio della direzione "Riotta".

Del libro nella recensione si parla solo perchè non se ne può fare a meno. Il vero obiettivo della recensione è difendere la scelta di Tremonti uomo dell'anno. In altre parole, forse quello che fa e dice Tremonti è sbagliato, ma il fatto che tutti ne parlino mostra come giusta sia stata la scelta di premiarlo come uomo dell'anno.

Complimenti per il libro. Lo acquistero in libreria, ma se mi scoccio e non lo trovo non vi arrabbiate se lo prendo per amazon/ibs... Prendo spunto di questo post per rispondere anche al quesito che avevate posto a fine anno: "paghereste per NfA". Personalmente, paghero/ei per libri che pubblicherete (ecco, magari a richiesta un bel pamflet su Alitalia...?). Per NfA stesso no - i motivi: in genere leggo volentieri le analisi di giulio zanella sul nano brunetta e i suoi pseudo risultati, ho seguito con grande interesse il filone tremontiano, le analisi di articoli da analfabeti di Sole/Repubblica/Scorriere e con Alitalia credo che abbiate superato tutti gli organi di informazione italiani. Poi ci sono dei post che sinceramente mi sembrano al di sotto, tipo l ultimo su obama ("deriva popular-statalista", ma ci credete veramente? dai...) o le stoccatine a LaVoce; ma cosa vi hanno fatto? io vi vedo come due risorse complementari, loro fanno i conti in tasca al governo con lavagnetta e cravatta, voi col ipod e i jeans. E allora? quindi, riassumendo, si, comprero volentieri i libri irriverentemente educazionali, non paghero per i post. Casomai per le foto di Mao e Zanella, magari se esce il calendario lo regalo a qualcuno, "NfA, the Swismuit edition" :)

Grazie per i complimenti. Le stoccatine alla voce le diamo quando se lo meritano, cosi' come il corriere, la repubblica, il sole, il new york times, i politici di destra, di sinistra, e cosi' via. Non c'e' nessun intento preordinato, anzi, spesso vi collaboriamo pure, e persino Tito ora ha un post su nfa. Ci tento comunque ad aggiungere una cosa: le stoccatine alla voce sono diventate molto meno frequenti di quanto fossero diciamo 3 anni fa. La concorrenza serve, eccome. 

In Cile (un paese con un tasso di crescita invidiabile) non sembrano essere dei seguaci delle teorie di GT.Forse il nostro eroe si trova a proprio agio con la confinante Argentina...

http://www.marginalrevolution.com/marginalrevolution/2010/02/in-my-pile.html

Ho appena finito di leggere il libro, anzi, meglio, ho dovuto finire in fretta di leggerlo. E' il miglior saggio che mi è capitato di leggere ultimamente. Scritto bene, con linguaggio semplice ed efficace che di rado si trova in autori italiani, di solito preoccupati più della forma alta che del contenuto profondo. Rispecchia bene lo stile del saggio anglosassone. Strepitosa la vena umoristica che lo percorre (altro che il dileggio paventato dal recensore del sole 24 ore) e la critica graffiante ma sostenuta dai fatti e dalla conoscenza. Da adottare nelle scuole.

Segnalo il Manifesto per la libertà del pensiero economico, contro la dittatura della teoria dominante e per una nuova etica. Beninteso, non tutti coloro che non sono d'accordo col pensiero dominante devono per forza essere d'accordo con tutto 'sto manifesto, però sul Fatto che l'ideologia sottesa al pensiero "mainstream" possa dar luogo a vistosi fenomeni di arroganza e di sciatteria epistemologica si dovrebbe essere tutti d'accordo.

RR

Ben alzato, Renzino.

Ebbene si, avevamo notato il manifesto. Non commento in questa sede sul discreto numero di baggianate incluse nello stesso.

Mi limito a segnalare che il manifesto e' stato scritto 22 anni fa. Cosa hanno fatto nel frattempo i signori firmatari per sconfiggere il "paradigma dominante" ???  Ah, dimenticavo... lavorare e' faticoso -- molto meglio scrivere manifesti e proporre appelli.

Questa volta non hanno neanche voluto scrivere il manifesto... ne hanno preso uno dal cassetto!!!

Segnalo il Manifesto per la libertà del pensiero economico, contro la dittatura della teoria dominante

Questo e' un Off-topic di dimensioni madornali, e mi spiace che ci siano gia 4-5 repliche, perche' non merita il minimo spazio. Il 100% del libro, ripeto, 100% riporta 1) correzione di fatti erroneamente riportati da GT; 2) correzione di aritmetica elementare usata da GT; 3) evidenziazione di elementari errori logici (sottolineo, elementari, non quelle che negherebbero la prova del teorema del punto fisso di Brouwer) commessi da GT.  

Tanto altro non c'e', quindi la segnalazione di un manifesto che invoca un ritorno a metodologie nella scienza economica diverse da quelle adottate dagli autori poco aiuta a capire se gli autori stessi abbiano o meno ragione sui punti 1), 2), e 3). 

Nel libro argomentiamo fatti, che documentiamo chiaramente (cliccare su "note e riferimenti bibliografici" e su "dati e figure"). Su quelli siamo disposti a discutere, ovviamente. Cosa c'entra il metodo e quant'altro?

Der Spiegel ha un articolo sull'utilizzo di derivati da parte del governo greco.  Nel pezzo si fa riferimento a pratiche simili utilizzate dal governo italiano, verosimilmente attorno al 2000.  Qualcuno sa dirmi di piu'?

 

 

Goldman Sachs helped the Greek government to mask the true extent of its deficit with the help of a derivatives deal that legally circumvented the EU Maastricht deficit rules.

...

Greece's debt managers agreed a huge deal with the savvy bankers of US investment bank Goldman Sachs at the start of 2002. The deal involved so-called cross-currency swaps in which government debt issued in dollars and yen was swapped for euro debt for a certain period -- to be exchanged back into the original currencies at a later date.

Such transactions are part of normal government refinancing.....

But in the Greek case the US bankers devised a special kind of swap with fictional exchange rates. That enabled Greece to receive a far higher sum than the actual euro market value of 10 billion dollars or yen. In that way Goldman Sachs secretly arranged additional credit of up to $1 billion for the Greeks.

In previous years, Italy used a similar trick to mask its true debt with the help of a different US bank. In 2002 the Greek deficit amounted to 1.2 percent of GDP. After Eurostat reviewed the data in September 2004, the ratio had to be revised up to 3.7 percent. According to today's records, it stands at 5.2 percent.



www.spiegel.de/international/europe/0,1518,676634,00.html

(emphasis added)

 

Avevo letto dell italia sull FT, se ritrovo l'articolo mettero un link. In effetti l italia dovrebbe avere emesso buoni in YEN dell equivalente di 5mlrd di euro circa. Poi,come da copione greco utilizzava lo swap nel forex per aumentare il debito senza emetterne di nuovo. Non so pero quanto sia l ammontare degli swap ne se ce ne siano ancora. Pero, considerando anche il famoso equity swap Ifil per aumentare la quota in Fiat, possiamo dire che almeno per quel che concerne i derivati la finanza italiana primeggia in europa.

 

PS: l articolo era sul FT, ma riferica a questo qui:

www.euromoney.com/Print.aspx

 

Sono il peggior sfigato che possa permettersi di intervenire, ma vi giuro, mi sono perso.

pensavo si parlasse del libro e delle sue recensioni, poi mi sono trovato un sacco di "Manifesti per la libertà.....  e QI inversamente correlati"

Non è che in qualche modo si possa tornate al subject ?

Giuro che sull'argomento principale mi interessano tutti i commenti, ma sul resto, mi spiace, ma non sono in gradi di seguire.

Forse sono in minoranza, nel qual caso scusatemi, e ignorate il post.

Hai tutte le ragioni, il thread è degenerato.

Speriamo tutti accolgano l' invito a tornare IT.Senza censure (quasi: AlexDrastico è stato bannato) non si può fare di più.

 

Mi permetto un piccolo suggerimento: premesso che è giusto lasciar libero sfogo a chiunque tranne le offese personali, non sarebbe meglio rendere obbligatorio perlomeno l'uso di nome e cognome? Capisco che potrei scrivere di chiamarmi diego rossi, (con tutto il rispetto per un qualunque diego rossi), ma forse rende la cosa un pò più ordinata e devita gli interventi di vigliacchi pronti a scirvere scemenze dietro il paravento di un soprannome.

Purtroppo, come hai evidenziato anche tu, uno potrebbe affermare di chiamarsi Diego Rossi e continuare a scrivere scemenze. Credo che l'unica sia applicare la "normativa Boldrin" relativa ai commentatori anonimi: provi a dialogare, fino a 3 volte, poi li ignori  (credo ne abbia, recentemente, esteso l'uso anche ai non anonimi :-)). Altre soluzioni penalizzerebbero i commentatori seri che "devono" restare anonimi per motivi personali/professionali.

 

In tutto questo bailamme (ma l'agora e' Kampfplatz per sua natura), pensavo alle discussioni che suscita (si veda ad esempio il bizzarro testo di Sylos Labini contro gli "economisti") il non sopito terrore provocato dall'economista di stile Chicago. Uso "stile" a ragion veduta: non vi sono reali accordi e complotti. Vi sono varie persone che hanno varie teorie nessuna delle quali e' Keynesiana. Non faccio l'economista. ma il nocciolo duro della questione e' semplicissimo. In un periodo di tempo che va da un secolo fa a circa 50 anni fa, vi fu un consenso massiccio, tra accademici e non sulla necessit'a di un'interventismo statale amplissimo (in breve usare le tasse per stimoli e stimoletti.) Keynes buonanima aveva solo sostenuto che in periodi di estrema, protratta e lunghissima recessione. g;i stimoli si potevan pur fare. Son certo che mi direte che semplifico ma m'interessa esattamenet questo.

Ora, appunto negli ultimi 50 anni una pletora di ragioni sono emerse per cui e' erroneo avere interventi, sui danni che essi provocano, e cosi' via. Si noti che il taglio va direttamente contro in termini politici i regimipiu' svariati (dal nazionalismo Afrikaner dal 48 al 94, dal nazional socialismo dal 33 al 45, fino alle politiche indiane e cinesi del post- secondo conflitto mondiale.)

In Italia appare particolarmente perversa e indigena una specie di reazione che ha nulla a che fare con un ragionamento scientifico (i fatti non esistono: ad esempio, non siamo in una prolungata ed estrema recessione, ma.... a poco val a parlare a sordi). Appena qualche appunto critico viene mosso, si scaldano sui loro scranni numeri immondi di accademici, politicanti, e cosi' via. Essi invocano il fallimento del mercato, la cattiveria di quasi tutti, Michael Moore, Barack Obama e tutti quanti.

Perche'?

Vi propongo una ipotesi di spiegazione politicamente corretta. Uso il termine politicamente corretto nel senso marxista-leninista, vale a dire prima che venisse sequestrato da deficienti varii che dubitano che i pompieri di Viggiu' siano una canzone "cantabile" perche' sessista, etc.

 

Dunque: che cosa spinge questi pennivendolo, accademici, politici, etc. a questa posizione?

Assumendo che vi sia un intervento di stato (in quel che vi pare a voi: dall'Alitalia alla controllabilita' del numero di farmacie e delal rivendita del giornale quotidiano) esso prende la forma di un'agenzia (essendo gli Italiani ossessionati, essa si chiamera' "authority" perche' fa piu' elegante.

Questa authority assumera' e mettera' a contratto una sterminata di canea di esperti e consulenti.

Essi sono esattamente quelle persone che scrivono i loro trattatell. 

 

Forse il nesso vi risulta piu' chiaro. L'argomento per mantenere la RAI statale e' portato avanti da 12000 individui pagati dalla RAI. 

 

Capisco che penso male, ma da piccolo mi avevavo sempre detto di seguire il denaro, indicatore assai piu' chiaro di cosa pensano gli intellettuali, piuttosto che seguire i loro arzigogolati argomenti.

Quanto Tremonti/Voltremont insiste sul suo bizzarro Colbertisme, forse non e' male vedere che senza di esso il suo potere si squaglierebbe assai.