Risposta a Guzzetti sulle Fondazioni Bancarie

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Michele Boldrin, Oscar Giannino, Andrea Moro e Carlo Stagnaro hanno inviato ad Avvenire un commento-risposta all'intervista data da Giuseppe Guzzetti, presidente dell'ACRi (l'associazione delle fondazioni bancarie) su quel giornale. La diffondiamo anche in questo sito. La redazione noisefromamerika sottoscrive il suo contenuto. 

Le fondazioni pilastro del welfare? Lo sostiene il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, in un'intervista (Avvenire, 30 gennaio 2013). Nella stessa occasione, Guzzetti sminuisce i rischi della partecipazione attiva alla gestione delle banche e della conseguente commistione tra banche e politica. In pratica il sistema è sano e il caso Monte Paschi, che ha portato al quasi default della banca e della Fondazione che ne controllava il 51%, è solo un’anomalia, un’eccezione, la solita mela marcia. L’eccezione di Mps è stata prima di tutto di fronte alla legge: come ha sostenuto pochi giorni fa lo stesso Guzzetti la Fondazione senese è l’unica con uno statuto in palese violazione della legge Ciampi. E' apprezzabile che questa anomalia venga segnalata, anche se apparentemente non doveva essere così grave agli occhi del presidente Guzzetti, visto che non gli ha impedito di scegliere nel corso degli anni come suoi vice prima Giuseppe Mussari e poi Gabriello Mancini, gli ultimi due presidenti dell’unica Fondazione con uno statuto illegale. Inoltre, il presidente dell’Acri oggi giustamente accusa la Fondazione senese di non aver diversificato gli investimenti e di essersi allontanata dalle sue finalità di utilità generale, ma all’epoca dell’acquisto di Antonveneta lo stesso Guzzetti si congratulava con il presidente di Mps per l’ottima operazione: “complimenti a Mussari, sono stati bravi: Mps ha il ruolo che si merita nel panorama bancario”.

A parte il caso Mps, gli stessi dati esposti da Guzzetti nell’intervista dimostrano che alcune fondazioni, pur avendo diversificato in parte il loro portafoglio, mantengono partecipazioni importanti in alcune banche. Eppure, dopo la vicenda del Monte dei Paschi, dovrebbe essere evidente il rischio di lasciare la gestione delle scelte finanziarie di una banca, anche indirettamente, nelle mani dei politici, che nominano i consigli di amministrazione delle fondazioni scegliendo, sovente, altri uomini politici. Il politico, che non gestisce soldi propri, tende a preferire scelte più rischiose e in ogni caso non necessariamente collegate agli obiettivi che una banca dovrebbe perseguire: raccogliere depositi per concederli a credito non agli imprenditori "amici", ma a quelli con i migliori progetti imprenditoriali; e contribuire allo sviluppo culturale del territorio attraverso iniziative incisive, piuttosto che finanziando - ancora e sempre - gli amici degli amici.

Invece per Guzzetti l’intreccio politica-fondazioni-banche non è un problema, il pericolo viene da “un certo pensiero iper-liberista” che con “un ragionamento capzioso” vuole diluire il peso delle Fondazioni per far arrivare nuovi azionisti “magari stranieri”. Dopo le ultime vicende, più che un richiamo ad un ipotetico pericoloso “pensiero iper-liberista”, ci saremmo aspettati qualche riflessione in più su come limitare ed evitare l’influenza della politica sul sistema creditizio: basta dare un’occhiata ai vertici delle fondazioni e delle banche per notare la massiccia presenza di politici o ex politici di professione. Ci saremmo aspettati qualche riflessione da parte del presidente dell’Acri sul passaggio diretto di politici dagli enti locali alle fondazioni. Se, come Guzzetti sostiene, le fondazioni non controllano né ambiscono a controllare le banche, ci saremmo aspettati qualche riflessione sullo stesso codice di autodisciplina dell’Acri che non impedisce alle fondazioni di nominare propri membri ai vertici delle banche di cui sono proprietarie (e anche in questo la vicenda Mussari-Mps è emblematica). Ci saremmo anche aspettati un atteggiamento meno sciovinista: gli italianissimi gestori delle fondazioni non hanno, in molti casi, dato buona prova di sé.

Ciò che preoccupa non è solo la mancata consapevolezza o presa di coscienza che l’affaire Mps sia un problema sistemico, ma anche il concetto medievale di welfare che scaturisce dalle parole di Guzzetti. Un'idea arcaica di protezione sociale che vogliamo eliminare: il mondo delle raccomandazioni, dei favori e dei posti di lavoro distribuiti dai politici che possono arbitrariamente controllare chi e quando riceve cosa. Il welfare in un paese moderno serve a garantire un'assicurazione sociale contro eventi inattesi, per ottenere maggiore giustizia sociale e maggiore crescita. Il "pilastro" del welfare dovrebbe essere un'assistenza pubblica accessibile a tutti con regole eque, precise, svincolate dall'arbitrarietà del politico di turno.

Non neghiamo che esista un ruolo per la beneficenza da parte di privati e fondazioni non a scopo di lucro, possibilmente slegate dalla politica, ma per fare beneficenza non serve controllare le banche [basta metterci i soldi propri ndr.]. 

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Commenti

Ci sono 8 commenti

questo è un post per il quale, ci fosse, il tasto like andava premuto a manetta.

c'e' il tasto like, in fondo al post :)

La reazione di Guzzetti su MPS mi ricorda un po' quella di Craxi quando presero Mario Chiesa.

Gli Italiani sono stupidi o intelligenti rispetto alla propaganda politica?


1. Frequento Internet da 4 anni e vi ho trovato la conferma che gli Italiani non sono affatto intelligenti (ovviamente semplifico). Sono in stragrande maggioranza dei pigri mentali, alieni dall'informarsi correttamente, anche quelli che frequentano il web e vi scrivono abitualmente (Freud ascriverebbe ciò alla repressione delle curiosità sessuali da piccoli). [1]

2. Hanno scarsa dimestichezza con la logica. [2]

3. In essi abbondano gli UTILI IDIOTI (come peraltro in tutti i popoli), fenomeno complesso se intrigò un genio come Einstein che chiese lumi a Freud. [3]

4. Altrimenti non si spiegherebbe un suggerimento assurdo, letteralmente illogico, come quello dato da Giovanni Cocconi di Europa[*] e molti altri a Bersani di "tenersi lontano da parole come la patrimoniale".

5. Semplicemente perché noi stiamo vivendo una crisi economica epocale che sarà dura e lunga, una vera guerra economica che richiede interventi sia ordinari che straordinari, appunto da economia di guerra.

6. Tali interventi, per evitare la rivolta sociale e per ragioni di equità dettati dalla nostra Costituzione, devono riguardare la crescita economica, le disuguaglianze ed il welfare.

7. Come scrissi al premier Monti nel giugno scorso [4] "come non si possono fare le nozze coi fichi secchi, così non c'è crescita senza risorse".

8. Il reperimento delle risorse deve avvenire non per una sola via, ma attraverso un mix di misure [5] che, stante l’ingente evasione fiscale, includano il patrimonio.

9. Per di più, senza scomodare la Costituzione (art. 53), [6] dopo manovre correttive per 330 mld (cfr. [5], nota 2), addossate per lo più sul ceto medio-basso e persino sui poveri (col taglio della spesa sociale), gli unici ora ad avere i soldi sono i ricchi, per cui la logica ed il buon senso suggerirebbero di rivolgersi soprattutto a loro per trovare le risorse necessarie.

10. Dall’analisi della ricchezza delle famiglie (fonte Banca d’Italia), (cfr. [5], nota 4), il decile più ricco possiede il 45,9% dell’intera ricchezza nazionale, con un valore mediano superiore a 500 mila €. Ne discende che almeno il 90% delle famiglie sarebbe escluso da un’eventuale imposta patrimoniale; anzi, siccome la proposta più severa (CGIL) contempla una franchigia di 800 mila € sulla ricchezza netta (al netto, cioè, dei debiti) ed un’aliquota dell’1% medio (cfr. [5], nota 3), ad esserne colpite sarebbe più o meno il 5% delle famiglie (3 milioni circa di persone). Con tali risorse, rivenienti necessariamente ANCHE da un’imposta patrimoniale (e/o da un prestito forzoso di almeno 150 mld su una platea selezionata per la riduzione celere del debito pubblico e dei gravosi interessi passivi; cfr. le proposte, tra gli altri, di Fitoussi o Giannino [**]), si potrà finanziare: a) la crescita economica e l’occupazione, in particolare femminile (oltre a quelle disoccupate, le donne inattive sono circa 9,3 milioni su quasi 14,5 complessivi, soprattutto al Sud) e giovanile (606 mila disoccupati) [7]; b) ammortizzatori sociali universali ed una legislazione a favore dei lavoratori precari (oltre ai quasi 3 milioni di disoccupati, solo i precari nominali – circa 4 milioni - o autonomi fittizi – 3 milioni - con i familiari coinvolgono almeno una decina di milioni di persone); e c) provvidenze per la casa, perché è la casa che fa la differenza tra la sostenibilità economica con un reddito anche minimo e la povertà [8] (quasi il 25% degli Italiani, cioè quasi 15 milioni di persone, che in alcune Regioni - come la Campania - supera il 35%, abita in case non di proprietà).

11. Osservo, per inciso, che la Germania, Paese che secondo una recente indagine è al 14° posto per felicità (prosperità), [9] annovera, accanto ad alti salari, ben 7 milioni di salari di 400 € netti al mese (la nota deflazione tedesca per accrescere la competitività), ma regge socialmente, oltre che presumibilmente per la cultura basata sulla disciplina, perché i disoccupati (circa il 4,5%) e i predetti 7 milioni accedono al reddito minimo garantito ed alle provvidenze per la casa. [10]

12. Conclusione. Come si vede, il suggerimento di Giovanni Cocconi non ha nessun senso, né per l’equità, né per la logica, né per l’efficacia, né per la sopportabilità del gravame, né per i numeri dei ricchi contributori fiscali e dei potenziali beneficiari delle misure suesposte. Si tratta, paradossalmente, di non pensare che gli Italiani sono stupidi e di spiegare loro con parole chiare, semplici ed efficaci le misure. Anche un bambino le capirebbe!


[1] Per chi fosse… curioso, allego (i più importanti sono i primi 8 ): Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/45vincesko.ilcannocchiale.it/post/2771527.html

[2]it.wikipedia.org/wiki/Logica

[3] L’ammuina dei poveri e l’egoismo dei ricchivincesko.ilcannocchiale.it/post/2671843.html

[4] Trasformazione epocale da governare al megliovincesko.ilcannocchiale.it/post/2753469.html

[5] Promemoria delle misure anti-crisivincesko.ilcannocchiale.it/post/2761788.html

[6] Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. www.governo.it/governo/costituzione/1_titolo4.html

[7] Occupati e disoccupati (dati provvisori al 31 dicembre 2012) www.istat.it/it/archivio/81203

[8] La casa è un diritto essenzialevincesko.ilcannocchiale.it/post/2761640.html

[9] Classifica prosperità 2012. Secondo il Legatum Institute, nel 2012, la Germania è 14esima su 142 Paesi (l’Italia è 33esima) www.prosperity.com/Ranking.aspx

[10] Il deleterio modello tedesco e i luoghi comuni sul welfare By keynesblog 3 gennaio 2013 Il sistema di welfare non è nato per accompagnare la flessibilità e la moderazione salariale, come molti fan del “modello tedesco” sembrerebbero suggerire. Ecco perché sarebbe suicida per i progressisti italiani riproporre fuori tempo massimo (e senza risorse) le ricette di moda negli anni ’90.   di Guido Iodice e Daniela Palma keynesblog.com/2013/01/03/il-deleterio-modello-tedesco-e-i-luoghi-comuni-sul-welfare/

[*] 9 febbraio 2013 Consigli non richiesti al Pd per l’ultimo miglio Giovanni Cocconi www.europaquotidiano.it/dettaglio/139966/consigli_non_richiesti_al_pd_per_lultimo_miglio

[**] Un prestito forzoso decennale è migliore della tassa sui patrimoni
Fonte: JEAN-PAUL FITOUSSI e GABRIELE GALATERI DI GENOLA - Corriere della Sera
Mercoledì 07 Settembre 2011 09:43 -
[...] Tuttavia crediamo che il prestito [di 150 miliardi] debba essere effettivamente forzoso e che non basti ipotizzare sottoscrizioni volontarie. Non si potrà evitare che l'emissione sia per alcuni aspetti atipica. Molti problemi rimangono aperti, come per una patrimoniale pura. Riguardano soprattutto la fattibilità e le modalità giuridiche del prestito e la garanzia dell'equità nella determinazione e nell'identificazione dei soggetti e dei patrimoni imponibili. Se l'equità è rispettata e le risorse deriveranno principalmente dagli strati più favoriti, il prestito forzoso non avrà un effetto restrittivo sulla domanda, né diverrà un vincolo alla crescita.
rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/13Z3/13Z3QG.pdf
prestito forzoso decennale è migliore della tassa sui patrimoni 
www.dirittiglobali.it/home/categorie/18-lavoro-economia-a-finanza/20225-un-prestito-forzoso-decennale-e-migliore-della-tassa-sui-patrimoni.html

Oscar Giannino - figlio di proletari, come egli ama presentarsi talvolta – prende spesso le parti dei ricchi. Rammento la sua proposta recente di debito forzoso per ridurre il debito pubblico, ottima proposta, se fatta su una platea selezionata e purché non sia alternativa alla doverosissima imposta patrimoniale sui ricchi, gli unici ad aver pagato poco per il risanamento del bilancio pubblico e, dopo 330 mld di manovre correttive iniquamente distribuite, ad avere i soldi. Ma ora pare essersene dimenticato.
Oscar Giannino a LA7: ‘Suicidio per debiti’
http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50270284   

 

Post collegati:

Il potere dello sguardo di Berlusconivincesko.ilcannocchiale.it/post/2683753.html

Carteggio tra il Prof. Massimo Arcangeli e me sulla capacità comunicativa di Pierluigi Bersani  vincesko.ilcannocchiale.it/post/2759360.html

Comunicazione politica e vendita diretta   http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2760961.html

 

 

 

Segnalo molto volentieri una buona notizia (per i milioni di povericristi):

 

Commissione europea, TTF di Andrea Baranes

TTF: un passo in avanti in Europa    15/02/2013

La proposta di Direttiva della Commissione europea accoglie le istanze delle reti della società civile su uno strumento utile a frenare la speculazione e che può generare un gettito di decine di miliardi di euro l'anno

sbilanciamoci.gag.it/Sezioni/globi/TTF-un-passo-in-avanti-in-Europa-16872

 

Rendere operativa l'imposta sulle transazioni finanziarie - 14/02/2013 ec.europa.eu/news/economy/130214_it.htm   

 

PS:

Appunto sulla Tassa sulle transazioni finanziarievincesko.ilcannocchiale.it/post/2758893.html

Per un utile confronto, segnalo volentieri (non so dove 'postarlo'):

FARE al contrario: ridurre il debito pubblico aumentando la spesa

Posted by keynesblog on 18 febbraio 2013

keynesblog.com/2013/02/18/fare-al-contrario-ridurre-il-debito-pubblico-aumentando-la-spesa/