I seminari su Sexual Harassment, ovvero la thought police

/ Articolo / I seminari su Sexual Harassment, ovvero la thought police
  • Condividi
In America c'e' una vera e propria industria di consulenti "corporate" che si specializza nel condurre seminari per i dipendenti delle ditte sul come gestire situazioni di "sexual harassment" (letteralmente, "molestie sessuali", anche se in America il termine include qualsiasi situazione che metta a disagio un collega o dipendente in riferimento a sesso, razza, credo, orientamento sessuale, ecc). Qui si fanno alcune riflessioni sulla natura di questi seminari.

Prima di tutto, il titolo del seminario (tanto per fare un esempio,

"Preventing Sexually Harassing Behaviors and Hostile Work

Environments") puo' essere fonte di confusione. La normativa su sexual

harassment in realtà deriva da quella sulla discriminazione, come si legge

sul sito della EEOC, la Equal Employment Opportunity Commission.

Perció le molestie sessuali sono considerate una forma di

discriminazione sulla base del sesso. Il seminario allora, pur

concentrandosi in gran parte sul sexual harassment, parla anche di

altri tipi di discriminazione o molestie, sulla base di razza, colore,

religione, "gender", paese d'origine, età, e forme di disabilità.

La seconda considerazione che si ricava da questi seminari - ma anche dal

modo in cui si insegna la matematica alle elementari - è che negli

Stati Uniti il metodo preferito di insegnamento è spesso costituito

dal procedere per esempi, senza esporre la regola generale (non ho dati

precisi, solo sensazioni basate su osservazioni casuali mie e di

parenti/amici). Nel caso specifico del seminario, invece di presentare

subito il disposto di legge, e il regolamento interno alla ditta sul

come gestire situazioni di questo tipo, si preferisce descrivere

minuziosamente una lunga casistica (per sua natura non esaustiva), e

sollecitare le opinioni e reazioni di tutti i partecipanti al seminario

alle varie situazioni concrete che vengono prospettate (magari con

l'ausilio di attori professionisti per rendere le "scenette" piu'

realistiche!).

Ma a parte questo, il seminario si rivela anche particolarmente

illuminante sullo stato delle relazioni fra gruppi definiti sulla base

di razza, etnicita', orientamento sessuale, ecc negli Stati Uniti.

Consideriamo una di queste scenette, descritta nell'opuscolo

su "sexual harassment" redatto da uno di questi consulenti "corporate" (e

tradotta liberamente dal sottoscritto):

<<C'e' un gruppo di dieci colleghi, fra cui uno (e solo uno)

e' nero [o

afro-americano - d'ora in poi intendo "nero" e "afro-americano" come

sinonimi, NdR]. Un altro collega si avvicina e, rivolgendosi all'unico

collega nero, gli chiede: "ma qual e' la reazione della comunita' nera

alla vicenda di Amadou Diallo?" Indicate se questo comportamento e' (a)

appropriate, (b) inappropriate.>> [La vicenda di Amadou Diallo e'

quella di un immigrato senegalese che venne pestato e brutalizzato

dalla NYPD qualche anno fa, NdR].

La risposta giusta è

"inappropriate". Pare che la domanda sia inappropriata perchè mette in

evidenza ("singles out") la persona nera in quanto nera e la fa sentire

a disagio.

La domanda appropriata sarebbe stata "qual e' la TUA reazione alla

vicenda di AD?" Invece la domanda originaria assume che la persona

nera, solo in quanto nera, sappia quello che pensano TUTTE le persone

nere di questa triste vicenda. Per cui, non si può chiedere ad un nero

(omosessuale, ecc.) cosa pensa la

comunità nera (omosessuale, ecc.) di un determinato evento che tocchi

tale comunità da vicino.

Trovo la cosa, francamente,

tremenda (oltre che sconclusionata dal punto di vista logico).

L'assunzione è

semmai di vantaggi informativi: chiedo alla persona nera cosa pensa la

comunità nera di una certa questione perché assumo (correttamente,

visto l'alto livello di omofilia nei networks individuali americani)

che, in quanto nera, la

persona sia meglio connessa di me alla comunità nera e conosca

pertanto meglio di me il dibattito interno ad essa.

La

situazione è la stessa che se uno mi chiedesse, in quanto italiano, la

reazione della comunità italiana alla vicenda Telecom. O se uno

chiedesse a Tizio, in quanto omosessuale dichiarato, la reazione della

comunità omosessuale alle proposte di emendamenti costituzionali

contro i matrimoni omosessuali.

Perche' allora l'essere "singled

out" ("indicato", ma qui inteso come "indicato a dito") in quanto membro della comunità nera viene percepito come

inappropriato o addirittura offensivo? L'unica risposta possibile è

che l'essere singled out come persona nera abbia una connotazione

negativa, anche per la persona nera stessa. Ma allora il problema vero è uno di autostima, e tutti questi seminari su harassment e political

correctness corrono il rischio di sottolineare e perpetuare un

autopercepito complesso

d'inferiorità. E magari anche un certo grado di permalosità che,

anche questo, mi sembra purtroppo pericolosamente in aumento in alcune

componenti della società americana.

Più in generale, mi sembra che questo esempio sia sintomo di una

tendenza più generale nella società USA, cioè quella a cercare di

essere "color-sex-race blind" (letteralmente, ciechi di fronte al

colore, sesso, razza...) a tutti i costi, per evitare che l'essere

evidenziato in base ad un tuo gruppo di appartenenza sia interpretato

come denigratorio del gruppo stesso. Ma c'è una fondamentale

differenza fra chiamare le differenze col proprio nome (io sono bianco

e tu nero, io parlo veneto - male - e tu napoletano, io ho il pisello e

tu le tette) e però rispettare tutti, e il far finta invece di essere

tutti uguali (anche quando palesemente non è vero, e il riconoscerlo

può essere utile a tutti) per non urtare le potenziali suscettibilità

di nessuno. Di nuovo, credo che la seconda strategia non faccia che

aumentare le divisioni e la paranoia.

Mi rendo conto che tutto ciò è probabilmente un fattore di secondo

o terzo ordine rispetto ad altre cose che possono perpetuare le

divisioni esistenti nella società americana. Pur tuttavia, io sono

convinto che le parole - e le percezioni - siano importanti, e

influenzino fortemente i comportamenti e le scelte.

"Chi parla male pensa male" e di conseguenza, aggiungo io, "chi pensa male agisce male".

 

Indietro

Commenti

Ci sono 9 commenti

Caro Giorgio, ho iniziato il mio nuovo lavoro a Case Western University un mesetto fa. E mi sono beccato il mandatory seminar su cultural diversity awareness, etc. Hanno fatto esattamente lo stesso esempio che tu citi sun "single out" il nero. E io ho risposto esattamente con l'esempio che fai tu sulla domanda all'Italiano sui fatti Italiani. Le due signore che tenevano la lezione mi hanno aperto in due come una mela. Tuttavia, il mio intervento ha suscitato interesse e ha spinto altri a notare incongruenze nei vari esempi riportati.

Uno era: "quando uno vede una donna in camice in ospedale, subito pensa che e' un'infermiera e non un medico". Nella sala c'era una professoressa della Nursing School che ha fatto notare: "allora voi ritenete che essere infermiera e' peggio che essere un medico? e allora state discriminando. Ci sono altre amenita'. I due nuovi colleghi arrivati con me nel dip di economia quest'anno mi hanno fatto notare che mi si dava retta, nei vari commenti che ho fatto, anche perche', non essendo americano, avevo piu' margine nell'evidenziare queste illogicita'. Insomma io le potevo far notare senza passare per razzista, ma gli americani no. Un atteggiamento, secondo i miei colleghi (americani) a sua volta discriminatorio nei miei confronti, perche' mi si e' considerato diverso....

Il confine tra la awareness e la paranoia e' davvero sottile.

Inoltre, ho l'impressione che alla fine gli unici problemi di discrimazione siano considerati quelli verso i neri e le donne. Io credo che, nel 2006, ci siano forme di discriminazione piu' striscianti ma molto piu' serie verso altre categorie, come gli ispanici, gli arabi, gli anziani. e non ne parla nessuno!

ammetto pero' che, in un paio di occasioni in cui mi hanno rigettato la domanda di una carta di credito, ho telefonato, mi sono fatto passare il manager e gli ho urlato che non mi davano la carta perche' discriminavano contro uno straniero. me la hanno data!!!! [chissa' se funziona anche per conquistare donne americane.....]

 

 

prova, non si sa mai! :)

Comunque, si rasenta davvero la

paranoia. Io ormai faccio scientemente commenti "non politicamente

corretti" proprio per forzare un po' la mano, e spingere al dibattito.

E

hai assolutamente ragione sulla discriminazione verso altre categorie:

qui a NfA prendiamo sempre per il culo michele dicendogli che ormai e'

rimbambito, visto che e' il vecchietto del gruppo.... :) 

 

Mind of Mencia, HBO alle 9. Quelli sono veri seminari su sexual (and racial) harassment. Traduco liberamente dall atrasmissione di ieri: "se sei messicanno e uno ti avvicina per strada e ti chiede di aiutarlo che ha perso le chiavi dell'auto e non vuole rompere il finestrino, tu ti puoi incazzare solo se non sei capace di aprirla la macchina." 

 

E se sei siciliano si aspettano che tu sappia usare perfettamente la lupara a canne mozze?