Tassi d'interesse alti ed informazione economica

/ Articolo / Tassi d'interesse alti ed informazione economica
  • Condividi

Michele si lamenta dell'informazione sui salari? Oggi il Corriere titola a caratteri cubitali che i tassi sui mutui hanno aggiunto il valore medio RECORD (!) di 5,71%.

Il sottotitolo, in minore evidenza, riporta che il record si riferisce agli ultimi cinque anni. Certo, qualsiasi numero è un record in un certo ambito di riferimento. A me però 5,71% non sembra malaccio. Il mio primo mutuo lo feci nel duemila a 8,875%. Rifinanziai due anni dopo al 6,25%. Magari sono io a farmi fregare, ma non ne sono certo. Insomma, 5,71% è un valore alto o basso? Sono andato, come al solito, a guardarmi i dati, cosa che avrebbero potuto fare anche i giornalisti del Corriere, e in meno di 20 minuti fra ricerca dei dati e loro analisi ho creato la seguente figura (3 dei 20 minuti li ho persi perché non avevo capito che la Banca d'Italia formatta i numeri decimali usando la virgola e non il punto, lo standard usato da qualsiasi programma statistico che io conosca).

I dati sono presi dal sito della Banca d'Italia (tabella TDFE0084). Ho riportato tutti i dati disponibili, ci sono anche altre variabili, ho preso quella che mi sembrava più rilevante. Giudichi il lettore se sia il caso di lanciare allarmi a 9 colonne.

 

I tassi d'interesse hanno raggiunto anche valori del 13% ed ora sono relativamente bassi, anche se in crescita

 

Indietro

Commenti

Ci sono 23 commenti

Mi chiedo se stiamo parlando dei tassi reali. Non voglio certo insinuare che i titolisti del corriere abbiano preoccupazioni del genere.

 

5,71% e' ovviamente un tasso nominale. Dopo quando ho 2 minuti faccio la figura con i tassi reali.

 

Forse dirò una eresia, ma non mi sembra che le banche italiane siano particolarmente esose.

Il biennio 2003/2005 ha avuto i tassi più bassi della storia finanziaria recente, grazie alla combinazione tra effetto euro ed iniezione di liquidità post 11 settembre.

La molla dei tassi, dopo essere stata compressa, ha ricominciato a risalire in maniera direi fisiologica e quindi non è che oggi i tassi siano alti, è che erano troppo bassi prima.

Facendo una rapida indagine tra gli ultimi mutui da me stipluati i tassi sono determinati con una oscillazione tra 0,70 e 1,50 punti in più rispetto all'euribor o all'IRS a seconda dei tassi variabili o fissi.

Preciso che la maggior parte degli spread pendono verso lo 0,70 ed gli spead maggiori sono quelli dei sub-prime all'italiana, praticati non tanto dalle banche tradizionali, quanto dalla nuove banche che vendono i mutui tramite agenzie e/o intermediatori creditizi alla clientela border-line

Come noto, però, il tasso non è tutto e occorre guardare anche ai costi collaterali, come le commissioni di istruttoria, i costi di assicurazione, la commissioni di incasso rata.

Ancora una volta le migliori condizioni sono applicate da alcune banche "nazionali" o altre che operano solo on-line (tipo ING-direct per intenderci), mentre i simil sub-prime scontano commissioni molto più alte.

In questi ultmi anni devo dire che le condizioni per i debitori sono comunque notevolmente migliorate rispetto al passato e se dieci anni fa uno spread dell'1,50 era da considerare buono, oggi è invece riservato alla clientela mano solida o a operazioni di pura liquidità.

Nella stessa misura sono diminuite, in molti casi, le commissioni.

 

 

il post mi pare un po facilone... Strano, di solito un questo sito si dicono cose pensate.

E' assurdo far far riferimento solo al tasso, se si vuole capire come un aumento del costo dei mutui incide suille tasche dei cittadini è necessario considerare gli importi finanziati, anzi alla situazione complessiva. Ricordiamo che nel 2000 una casa poteva costare 100 milioni di lire, ed i mutui 15-ennali erano considerati lunghi. A quei tempi un aumento del tasso dell'1% comportava un costo complessivo per il sottoscrittore tutto sommato gestibile.

Oggi, con lo stesso appartamento che costa 120- 130 mila euro e i mutui trentennali, il 6% di interesse è una cosa un pochino diversa rispetto al 2000. E non parliamo di inflazione nascosta che ha eroso i redditi negli ultimi anni...

L'informazione economica forse non sarà correttissima, ma il succo del discorso è centrato.

 

 

E non parliamo di inflazione nascosta che ha eroso i redditi negli ultimi anni...

 

Quale é l'inflazione nascosta? Se ci fosse inlfazione nascosta allora i tassi reali che calcola michele sopra (piú o meno costanti negli ultimi anni) potrebbero essere diversi. Ma, ripeto, cosa intendi per inflazione nascosta?

 

 

 

Sono da sempre convinto, come gli altri lettori di questo sito, che l'informazione in Italia, specie quella economica, sia pietosa e "disinformativa". Ci sono migliaia di esempi. Ma devo dire che questa volta non concordo con il post.

L'articolo, già nel primo blocchetto, fornisce tutte le informazioni rilevanti per giudicare. Si parla di record degli ultimi 5 anni (e a me cinque anni sembra un orizzonte accettabile; di sicuro non si può dire di avere scelto un time span di convenienza), si dice quanto era il tasso un mese fa. Si dice quando si è toccato il minimo storico. Suddai, quell'articolo non è fuorviante. Chi legge l'articolo non può farsi un'idea sbagliata. La contestazione è sul titolo? Certo, il titolo è fuorviante ma non è sui titoli che si può fare la lotta alla disinformazione. Se l'idea è che uno debba "informare" coi titoli allora abbiamo in mente un modello di informazione che si rivolge solo a lettori di titoli! E se dobbiamo informare i lettori di titoli significa che vogliamo informare gente che non vuole essere informata. La vera disinformazione è altrove.

Infine, sull'altra (minore) polemica del post: "3 dei 20 minuti li ho persi perché non avevo capito che la Banca d'Italia formatta i numeri decimali usando la virgola e non il punto, lo standard usato da qualsiasi programma statistico che io conosca".

Nel leggere il post si nota come l'autore utilizzi esso stesso la virgola per i decimali. Si dirà: nella lingua italiana si usano le virgole. Giusto. Ora, siccome in Italia le tabelle vanno pubblicate con le virgole, immagino sia più efficiente per l'istituzione che pubblica quelle tabelle avere i dati in un formato immediamente stampabile "in italiano". 3 minuti non mi sembrano un costo tale da fare polemiche.

 

I database non si fanno per stampare ma per archiviare dati con cui i ricercatori, non solo italiani, poi possano fare dei calcoli. L'archiviazione dei dati dunque dovrebbe facilitare la loro estrazione, tenendo conto degli standards di formattazione internazionale. Spetta a chi fa i calcoli presentare i dati nella formattazione linguisticamente corretta, cosa che ho fatto, come hai notato. Sono d'accordo che il problema non è grave, se uno lo sa la cosa si corregge in 3 secondi, non 3 minuti.

 

Il quale, Andrea, forse ha leggermente calcato la mano nel caso di specie, ma non troppo. La conferma la trovate qui, quo, qua e quaquaraqua (quaquaraqua è la più interessante, sulla quale spero di commentare in un posto questo fine settimana).

A parte la solita confusione demenziale fra livello dei prezzi ed il loro tasso di crescita,ancora una volta leggiamo commenti mediamente insensati da parti sia interessate che ignoranti, riportati senza alcuna disciplina e senza che i giornalisti si sforzino minimamente di spiegare i fatti e di porre il dato inflazionistico nel suo contesto - la probabilità che si tratti di un shock fuori trend è alta assai, l'inflazione soggiacente essendo stabile. Avrebbero, i giornalisti in questione, potuto per esempio far presente che il trend si vedeva già in ottobre e settembre, che il valore infatti era previsto, che  l'inflazione forse salirà di nuovo prima di fine anno arrivando tranquillamente al 3% e forse leggermente sopra, che è dovuta in gran parte al petrolio ed agli alimenti, e che, infine, le previsioni sono di un ritorno a valori inferiori al 2% durante il 2008.  Insomma, avrebbero potuto fare il proprio lavoro ed informare adeguatamente i loro lettori, invece pippa e dagli dentro con le dichiarazioni fatte a casaccio delle parti politicamente interessate.

Avrebbero, i giornalisti, anche potuto spiegare che quando il tasso d'inflazione cresce crescono anche i tassi d'interesse nominali - e, tipicamente salari nominali e prezzi nominali, specialmente quest'ultimi vista la definizione d'inflazione! - il che forse spiega la crescita dei tassi nominali d'interesse di mercato, inclusi quelli sui mutui ... eccetera, eccetera.

Si, forse Andrea s'è scocciato leggermente troppo per una virgola al posto del punto (è l'uomo più paziente del mondo, ma anche a lui qualche volta salta la mosca al naso ...) ma la sostanza mi sembra dura da negare. L'informazione ed il dibattito economico son seriamente distorti, il che non fa certo bene al paese visto che la gente finisce poi per approvare politiche e prendere decisioni in situazioni di infomazione distorta e confusione mentale elevata. 

 

 

Gli articoli sull'inflazione segnalati da Boldrin confermano una cosa ormai risaputa: l'informazione in Italia e' distorta, non aiuta il dibattito politico ne' la societa' a farsi un'idea ragionata.

Pero' secondo me delle precisazioni sono importanti. Il giornalismo segue, e deve seguire, regole e logiche molto diverse da quelle degli analisti economici.

1) Si rivolge a persone che hanno 5 minuti per leggere un articolo, non 1 ora per leggere un paper. Ergo, la semplificazione (anche estrema a volte) e' necessaria.

 

2) Devono vendere (sara' banale, ma ditelo ad un giornalista...) e quindi la capacita' di attrarre mercato e' fondamentale (il ruolo dei titoli e' essenziale)

3) Si rivolgono a persone che non hanno una conoscenza approfondita di molti argomenti. Persone che non sanno cosa sia uno shock fuori trend.

Detto questo, quello che a me da fastidio sono quei pezzi che riportano tesi false, e ce ne sono tanti. Altra conseguenza e' che il pezzo "quaquaraqua" e' senza dubbio il piu' grave di tutti (chi legge quel giornale ha 15 minuti per leggere un articolo, legge per lavoro qualunque siano i titoli a 8 colonne, ha una conoscenza di base dell'economia). 

 

 

 

L'argomento "realista" di pietro (occorre vendere) si ode spesso a giustificazione delle imprecisioni e pressapochezze della stampa italiana; è un argomento apparentemente ragionevole, e per questo molto diffuso, ma non regge alla prova dei fatti.

Senza scomodare FT o WSJ o il NYTimes - perche' non si dovrebbe? - ecco come la stessa notizia e' stata trattata dal quotidiano a maggior diffusione in un paese del tutto simile al nostro. Le vendite non sembrano risentirne: secondo Wikipedia, El Pais vende 430mila copie in un paese di 44 milioni di persone, ed il Corriere ne vende 600mila in un paese di 60 milioni di persone. In compenso ne guadagna l'autorevolezza che, nel caso de El Pais, in Spagna e' fuori discussione.

 

Tre accademici americani (behavioralists?) propongono di semplificare l'offerta di mutui secondo un meccanismo simile a quello del silenzio-assenso: un mutuo "vanilla" a 30 anni, a tassi fissi, per tutti, salvo esplicita richiesta del richiedente il prestito. L'articolo è qui:

http://www.nytimes.com/2007/12/26/opinion/26barr.html .

L'idea non mi convince molto, anche perché, contrariamente a quel che succede per i fondi pensione, chi chiede un mutuo deve comunque rivolgersi ad una banca e quindi parlare con qualcuno che vorrà magnificare prodotti diversi, ecc... sempre che la cosa abbia un senso in sé! Voi che in America ci state: ma prodotti semplici come quelli descritti dagli autori sono una specie da salvaguardare come i panda?