Tito Boeri presidente dell'INPS

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Inviamo le nostre congratulazioni a Tito Boeri, amico e collega economista della Bocconi, oltre che ideatore del sito lavoce.info, di fresca nomina alla presidenza dell'INPS. Per una volta, una buona notizia. Una persona competente in una posizione strategica per qualsiasi riforma del sistema pensionistico italano. Gli facciamo i migliori auguri di poter lavorare al meglio per il bene del nostro paese senza troppe interferenze di lobby e di politici

Tito assume l'incarico con notevoli aspettative per i lavoratori contribuenti. Solo un anno fa, per esempio, chiese all'INPS, in questa nota sulla voce.info scritta assieme a Luigi Guiso, di fornire a ciascun lavoratore le stime della futura pensione, con calcoli che solo l'INPS può fare. Si tratta di un'informazione importantissima per la pianificazione del risparmio e per una valutazione dell'equità intergenerazionale del sistema pensionistico. 

A questa richiesta, ne aggiungiamo un'altra, che crediamo stia a cuore a Tito, un economista del lavoro di fama internazionale: la messa a disposizione a ricercatori autorizzati dei dati storici dell'INPS (dopo adeguata anonimizzazione). I dati sono necessari a calcolare, per esempio, i tassi di rendimento dei contributi pensionistici dei pensionati attuali e futuri. Con le limitatissime informazioni attualmente a disposizione, non si può che speculare sull'entità del trasferimento di risorse in atto correntemente da giovani ad anziani. L'INPS ha a propria disposizione le informazioni necessarie ad un dibattito informato su una componente enorme della spesa pubblica. 

In ogni caso, auguri e buon lavoro!

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Commenti

Ci sono 18 commenti

Con alcuni amici da tempo si scherza sul fatto che il giorno che l'INPS invierà le famose Buste Arancioni, ammesso che queste siano comprensibili alla grande maggioranza dei loro destinatari, saremo più vicini ad una rivoluzione o ad una sollevazione di massa. Da qui la neccessità di "ordine pubblico" di mantenere il più possibile l'ignoranza su questo tema.

Lasciando le chiacchiere da bar e le teorie complottiste posso dire che, per la mia esperienza personale, la molla che mi ha spinto a cambiare lavoro, abbandonando la libera professione (sono un ingegnere) per trasferimi a lavorare per un datore di lavoro straniero è stato proprio il calcolo del mio futuro pensionistico.

La domanda che dovremmo porci è cosa succederà a chi come me si accorgerà che la pensione che riceverà non consentirà a lui e ai suoi cari un tenore di vita congruo con le sue aspettative?

Potrà scegliere di cambiare lavoro, ma in un periodo di crisi occupazionale come questo non è semplice. Potrà decidere di risparmiare di più o fare un fondo pensione integrativo, ma con livelli bassi di salario e con lavori precari/saltuari - come avviene per i più giovani - i consumi diventano praticamente incomprimibili e quindi il margine di risparmio sarà esiguo.

Potrebbe decidere di non pagare più i contributi previdenziali e costituire così il suo fondo pensione... Oppure?

Cari economisti cosa direste di fare a questo signore? E cosa potrebbe fare il vostro collega dalla scrivania dell'INPS?

Non mi aspetto una rivoluzione. Da alcuni calcoli che ho fatto, la pensione calcolata con il contributivo non sara' bassissima (mi ripropongo di postarli appena possibile). Il motivo e' che i contributi sono altissimi, piu' di un terzo dello stipendio lordo; ovviamente tutto dipende dalle ipotesi che si fanno sui rendimenti, ma non e' irragionevole aspettarsi una pensione di almeno il 50% dell'ultimo stipendio. 

Che gli italiani comincino a vedere gli immobili come un' attività al pari di un' altra, da usare anche per costruire un vitalizio, è pura utopia. Alla rinfusa: gli italiani non vendono casa quando i valori scendono perché DEVONO RISALIRE, e non la vendono quando salgono perché necessariamente domani saranno maggiori, la vendita con riserva di usufrutto è offerta a magari l' 89% del prezzo della proprietà piena con usufruttuari femmine sessantottenni, il fondo comune immobiliare è sempre andato assai moscio perché il mattone lo si deve toccare e deve essere mio; a questo aggiungo che il reverse mortgage è stato smesso dalle poche banche che in Italia lo erogavano, ed oggi non è più disponibile, che ogni volta che sono andato, da assicuratore, a proporre il vitalizio a premio unico ad agenti immobiliari per loro clienti che vendevano la nuda proprietà sono stato sempre guardato come se stessi proponendo eroina radioattiva, che quando si fa rilevare che, visto che le case si costruiscono con € 1.200/mq, è assurdo che si ragioni in termini di più di € 4.000/mq per venderle, anche volendo tenere conto di terreno e licenza (e comunque si possono magari fare vari piani, su cui ripartire i relativi costi), ti guardano come si guarda un marziano; che, dicendo che se vendo per ricomprare una casa analoga, è opportuno che i prezzi crollino, così risparmio su notaio ed imposta di registro, vengo preso per folle, ... In realtà uno dei problemi più seri degli italiani è considerare la casa come i cafoni consideravano il castello del feudatario: un segno. Ed i segni non si usano per farsi la pensione, non si vendono, non si ipotecano, anche se questo comporta il doverci vivere stando a pane e cipolla.

Adesso non c'e' un mercato, perche' i pensionati hanno pensioni alte. Vogliamo scommettere che vitalizi e reverse mortgages riappariranno fra 15-20 anni?

Sono d'accordo con Andrea.

Il ciclo immobiliare in Italia sembra essere arrivato ad un punto espansione che difficilmente potrà ampliarsi ulteriormente nei prossimi anni. Se a questo si aggiungono:

  • i) il numero limitato di scambi immobiliari negli ultimi tempi;
  • ii) il periodo di deflazione che spinge a preferire la liquidità agli investimenti;
  • iii) il tasso di interesse che difficilmente potrà scendere;
  • iv) l'esposizione delle banche sull'immobilare (mutui) e il loro timore per una caduta dei prezzi;

oltre alla situazione generale di previsione di calo del reddito nel lungo periodo (è l'argomento del thread), penso che anche i più ostinati cafoni dovranno riconsiderare il loro modus operandi.

Per il resto è assolutamente vero che l'italiano medio ha un rapporto tutto particolare con gli immobili.

La leggo ottimista, e la invidio: per la mia esperienza, E PER IL RISCONTRO SPERIMENTALE di tutto il portafoglio assicurativo italiano, il vitalizio crea allergia agli italiani ("Se schiatto voi vi tenete i soldi" - "Quanto rende il vitalizio ?"), addirittura agli assicuratori: ad esempio storicamente il 97% delle polizze italiane è sempre finito col capitale e non con la rendita; sul fronte immobiliare il prezzo della nuda proprietà viene comunemente calcolato con la tariffa dell' imposta di registro, e quindi un' usufruttuaria femmina 70enne "vale" quanto un usufruttuario maschio 75enne, perché mai si pensa di interpellare un attuario. Abbiamo, a livello culturale medio-basso (ed, oltre che medio, praticamente modale) una grande avversione per tutto ciò che sia o sembri "aleatorio": quindi NO a reverse mortgages, ancorché con la garanzia di no negative equity, vitalizi, etc. etc.: "molto meglio i CCT (o i buoni postali)". E' un' avversione che è maturata in secoli e, come si ingrassa in anni e si dimagrisce in anni, le scorciatoie non funzionano, così secoli occorreranno per uscirne (necessari ma non sufficienti). E' un suggerimento che mi permetto di dare anche a chi si é impegnato/si impegna/si impegnerà con FiD: un anti-keynesiano deve prima di tutto pensare che "nel breve siamo tutti morti; solo nel lungo termine saremo risorti".

La rendita (=reddito periodico) è stata penalizzata fiscalmente rispetto al riscatto del capitale, in quanto viene assoggettata, ancorché parzialmente, all'aliquota marginale dell'imposta sul reddito. Dopo l'aumento delle imposte sui redditi finanziari qualcosa potrebbe essere cambiato, ma bisogna fare i calcoli caso per caso. 

A ciò va aggiunto il fatto che anche la determinazione della rendita non è molto trasparente: un tempo venivano usate le tavole attuariali derivanti dall'ultimo censimento, mentre oggi, a causa dell'aumento della speranza di vita, ogni assicurazione usa i propri dati e i propri calcoli.

Se la nomina di un personaggio con una ventina di incarichi non aveva sollevato grandi problemi di opportunità, lo fa quella di Boericui mancherebbe...la compentenza adatta al ruolo.

 

 

Non stupiscono le resistenze nel palazzo, ma faccia di bronzo di certi personaggi lascia allibiti.

Speriamo che riesca a tener duro.

Secondo me, chi parla di previdenza con le compagnie di assicurazione, di qualsiasi paese, che farebbe meglio dell'INPS, non sà di cosa parla. Innanzitutto, non penso che vi sia qualche compagnia che regala i soldi. Gestire una società costerebbe più del 10%, e questi costi li paga, inevitabilmente, l'assicurato. I costi di gestione dell'INPS credo siano intorno al 2,5%, nonostante tutti gli spechi che, purtroppo ci sono stati in passato, ora spero che il nuovo Presidente faccia una bella rivoluzione. Certo la gestione degli immobili deve essere rivista completamente. Secondo me, nel campo delle liquidazioni delle pensioni, ci sono state vere e proprie truffe. Sapendo che i conteggi si facevano sugli ultimi anni, una parte di "lavoratori" veniva promossa a livelli elevati, senza averne i meriti, così da percepire una pensione molto più alta di quella che gli sarebbe spettata se rimaneva nella categoria precedente. Lì si dovrebbe verificare se vi è stata fraudolenza. Comunque, si può parlare all'infinito del problema previdenza, tanti aggiustamenti sono stati fatti, ma il succo di tutto è che se non si creano nuovi e seri posti di lavoro, non si và da nessuna parte. Il capitalismo italiano, da questo punto di vista, non mi pare molto intelligente.