Tre italiani, o forse quattro

/ Articolo / Tre italiani, o forse quattro
  • Condividi

Un testo di Elsa Morante, del 1945, ed uno di Roberto Maroni, del 1999. Nella loro diversità - che va al di là dell'eterogenea qualità letteraria - trovano una sintesi nell'attualità del terzo testo, tratto dall'edizione di ieri di El Pais.

Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbe meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.

 

Perchè il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.

Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.

 

[Elsa Morante, "Il Capo del Governo", in "Pagine autobiografiche postume",

 

Paragone Letteratura, n.456 del febbraio 1988.]

 


Si rafforza in me e in ogni leghista la consapevolezza che da Berlusconi bisogna stare alla larga. Sembra una persona perbene, ma chi lo conosce bene si rende conto che questa falsa immagine è basata sull'ipocrisia e sulla bugia. La falsità sistematica come modo di far politica.

Berlusconi ha una grande forza che lo sostiene: la tv. Se fosse un politico qualunque senza Fede e fidi che tutte le sere lo presentano per quello che sembra essere e non per quello che è, il fenomeno Berlusconi si sgonfierebbe in pochissimo tempo. Purtroppo con il sostegno delle tv private sue personali, private di altri e pubbliche, il sistema basato su ciò che appare convince la gente. Questo è il motivo per cui Berlusconi vince.

Tutta la potenza di fuoco di Berlusconi si basa non sui programmi e sugli uomini, ma sulla realtà virtuale di ciò che appare e sulle falsità. E se gli porti via lo strumento con cui può diffondere la sua politica-fiction, è chiaro che si sgonfierebbe immediatamente. È per questo che Berlusconi grida al complotto contro norme assolutamente normali in una democrazia occidentale.

Quando si è parlato di eliminare gli spot elettorali io avevo dichiarato che non solo ero d'accordo, ma era ancora troppo poco. Occorre che questa maggioranza di centrosinistra abbia il coraggio, la capacità, la determinazione di prendere dei provvedimenti che Berlusconi non accetterà. O si fa così o le prossime elezioni saranno elezioni virtuali, si vinceranno in televisione e le vincerà il Cavaliere, non perché è il più bravo e ha la ricetta giusta, ma perché ha le televisioni.

 

[Da una intervista a Roberto Maroni su La Padania,  3 ottobre 1999]

 


[...] En ese sentido, es impresionante la reconstrucción que hace hoy Il Corriere della Sera [Ricostruzione che io non so proprio rintracciare nell'edizione on line del Corriere, NdMB] del encuentro, el jueves por la noche, entre Berlusconi y varios ministros con Napolitano en el palacio del Quirinal. La idea de Berlusconi era que el presidente firmara un decreto claramente inconstitucional de aplazamiento de las elecciones, pero éste se negó en redondo. Entonces, cuenta el diario, el primer ministro se comportó de manera "brutal" con el jefe del Estado, le recordó que él es el único líder votado por el pueblo, le dijo que su firma era solo un trámite, formal y de todos modos obligado. "Lo trató, en fin, como si fuera un secretario, un mero notario", escribe Il Corriere.

Berlusconi subió la voz, hubo gritos, y Napolitano alzó también el tono para replicar que si le mandaban ese decreto lo rechazaría elevando un conflicto de competencia al Tribunal Constitucional. Berlusconi se fue poniendo cada vez más furioso, amenazando con sacar las masas a la calle, lanzando anatemas contra los formalismos y la burocracia.

Tras una hora de bronca, el primer ministro abandonó el palacio y su ministro del Interior, Roberto Maroni, empezó a buscar una fórmula intermedia de compromiso: el decreto interpretativo. Solo ayer, cuando Napolitano hubo firmado el decreto, porque a su juicio no presentaba indicios de inconstitucionalidad, Berlusconi llamó a Napolitano para pedirle disculpas. [...]

 

[Da un articolo di Miguel Mora su El Pais, 7 marzo 2010]

 


P.S. Ringrazio un vecchio amico, ex-leghista, per averi fatto notare il secondo testo. Il messaggio attraverso cui me lo inviava era intitolato "A quanto si saranno venduti?". Ometto il nome, perché non so se a lui vada bene che io pubblicizzi i nostri scambi privati.

 

Indietro

Commenti

Ci sono 188 commenti

 

En ese sentido, es impresionante la reconstrucción que hace hoy Il Corriere della Sera [Ricostruzione che io non so proprio rintracciare nell'edizione on line del Corriere, NdMB]

 

 

et voilà:

archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/07/Dal_premier_brutalita_presidente_alza_co_8_100307002.shtml

 

 

Grande! Grazie!

PS

Curiosità qualcuno sa dire quanto sia attendibile questa ricostruzione del "Corriere"? A scanso di equivoci chiarisco che mi sembra assolutamente plausibile, però la dicitura "secondo il racconto di chi c'era" fa tanto "gazzetta dello sport" ("ambienti vicini a via Turati", "un amico del presidente nerazzuro")

Il pezzo della Morante è impressionante. Sembra scritto per Berlusconi. Anzi è più adatto a lui che non a Mussolini.

Il pezzo di Maroni verrà riproposto quando e se Berlusconi cadrà ("Lo dicevamo noi leghisti..."). Insomma se è riuscito a convincere il suo elettorato di aver firmato una riforma pensionistica senza leggerla...

PS

La Morante, agli italiani di quegli anni, non ha però riconosciuto che Mussolini ha fatto la Marcia su Roma non se lo sono scelto 

La Morante, agli italiani di quegli anni, non ha però riconosciuto che Mussolini ha fatto la Marcia su Roma non se lo sono scelto 

Questa mi sa del "popolo tedesco usato da un gruppo di criminali". Se lo sono scelto eccome: la marcia su Roma non avrebbe potuto essere un successo senza il supporto, prima, delle elites economiche e miliatari e, dopo, della chiesa cattolica e il popolo a seguire.

 

Berlusconi non può essere considerato un fascista perchè, come ha sottolinea P. Ginsborg, non vieta la libertà d'espressione in modo diretto come nel periodo del fascismo.

Tuttavia il controllo diretto sulla televisione commerciale e quello più indiretto sul network della televisione pubblica aiuta BS a creare una atmosfera positiva attorno alla propria immagine.

Si potrebbe dire più propriamente che BS cerca di sopprimere il pluralismo dell'informazione.

Ad esempio il libro di P. Ginsborg dedicato a BS è pubblicato dalla Einaudi ed è abbastanza critico. L'Einaudi è controllata dalla Mondadori. Chi è il presidente della Mondadori? Marina B., la figlia di BS.

Questo non vuol dire che raiuno e il suo tg siano stati un esempio entusiastico di pluralismo durante gli anni di governo del cavaliere. Tutt'altro.

In altre parole: non si può dire che BS, strettamente parlando, sia un fascista.

Il "fascismo" di BS, se proprio di fascismo si vuol parlare, è il fascismo denunciato dal poeta controverso P. P. Pasolini (del quale è stato di recente rinvenuto un capitolo di Petrolio, opera incompiuta e frammentaria).

Il fascismo di BS è il fascismo di cui parla Pasolini in 'Niente di più feroce della banalissima televisione'  e, a livello teorico più approfondito, il pensiero Francofortese (buon esempio del quale è costituito dall'opera di Horkheimer e Adorno intitolata 'La dialettica dell'Illuminismo'.

Il paragone circa la libertà di stampa tra ventennio fascista e Italia sotto BS è inadeguato. Dopo l'elezione di BS, la libertà di espressione ha continuato a far parte della vita del dibattito pubblico nonostante le gravi violazioni cui si è assistito (esclusione di Luttazzi e S. Guzzanti dallo schermo televisivo, caso Biagi e la sensazionale espulsione per editto bulgaro di Michele Santoro, che poi è stato reintegrato, perchè giornalista di parte).

Qualche anno fa Confalonieri dall’Annunziata (e Berlusconi nei sui discorsi allude ad una visione simile) fece un commento volto a dividere il popolo among class lines: l’operaio che lavora in fabbrica guarda la tv di Berlusconi, non va a teatro a vedere l’Opera.

In un certo senso, Berlusconi non può essere definito semplicemente un populista perché nei suoi discorsi ribadisce la distinzione di classe anche se lui la attribuisce alla opposizione. Non nega l’esistenza di una divisione di classe nella società, perché per BS è un dato di fatto. Il populismo nega la distinzione di classe in numerose versioni teoriche. Ma l’anti-comunismo di Berlusconi, per quanto il suo anticomunismo sia pretestuoso, è talmente feroce che si trasforma in un marxismo rovesciato. Berlusconi fa soprattutto gli interessi della borghesia da condonare e questo si capisce anche dai discorsi che fa. Inoltre sul piano commerciale Berlusconi è tutt’altro che populista, come dimostra la sua visione della società tarata su differenze di classe stabilite e immutabili. Berlusconi sa che la gente piena di soldi non vede film pieni di pubblicità.

La ragione per cui molti intellettuali di sinistra sono passati a destra, a mio modo di vedere, non ha a che vedere solo con il trasformismo della tradizione italiana ma, forse e più probabilmente, con un marxismo rassegnato. L’idea di un target predefinito di pubblico finisce per creare una divisione di classe e ribadisce una visione in cui le classi sociali esistono e non si può fare molto per cambiarle: ci sono e ce le teniamo. L’indifferenziazione del popolo per Berlusconi è solo un espediente retorico. La stessa proposizione di un presidente operaio e di un presidente imprenditore ribadisce l’idea di una società statica e divisa in classi ben riconoscibili. Il target polemico dei discorsi di Berlusconi non è la classe ma l’invidia di classe.

Ma Berlusconi lo sa che non è stato eletto dal popolo ma dal Parlamento, esattamente come Napolitano (tranne che per il voto palese e per una maggioranza meno qualificata)?

Credo che BS sappia di essere eletto dal Parlamento ma faccia finta di niente. Il suo potere è quello che vien dal popoloe dal suo consenso plebiscitario, non dalle istituzioni o dalla Corte Costituzionale. I magistrati secondo BS farebbero bene a sottoporsi a mental health checks. A volte ci si chiede quanto l'Italia ricordi alcuni paesi dell'America Latina. Beh... una differenza tra il populismo mediatico sudamericano rispetto a quello Italiano potrebbe risiedere nel fatto che in Italia il leader populista deve prendere seriamente il consenso democratico a causa della dipendenza dalla tassazione per gestire le risorse, mentre in sudamerica, come in molti paesi africani guidati da leader populisti le risorse e ricchezze naturali sono tali da consentire di prescindere in misura maggiore dal consenso democratico. :-)

Il parlamento è stato eletto dal popolo quindi Berlusconi, per la proprietà transitiva, è stato eletto dal popolo. Oltretutto la coalizione che ha la maggioranza in Parlamento si è presentata dichiarando che Berlusconi sarebbe stato il suo presidente.

E' un errore, da un punto di vista tecnico, che si definisca eletto dal popolo ma non lo è nella sostanza dei fatti.

Comunque, se l'elezione fosse stata diretta, stile USA temo gli sarebbe andata ancora meglio, data la mancanza di figure carismatiche dall'altra parte.

 

 

Il pezzo della Morante era in realtà leggermente diverso e faceva esplicitamente riferimento a Mussolini, non ad un generico Capo del Governo. Anche alcune frasi sono state tagliuzzate qua e la. Qui

www.ilprimoamore.com/testo_1714.html

si può trovare il testo corretto e in fondo alcune spiegazione sull'origine del testo modificato.

Qui, invece, gli articoli del 1998 della Padania che danno del mafioso a Berlusconi

www.alain.it/2009/04/15/berlusconi-sei-un-mafioso-rispondi-la-padania-1998/

 

In linea con le dichiarazioni di Maroni, vi segnalo queste dichiarazioni di sua eminenza il principe-vescovo della Lega, al secolo UB: Bossi contro Berlusconi. Quì BoSSi da a Berlù adirittura del nazista e chiede che venga processato e carcerato.

 

A proposito di Lega e FI, mi son finito di leggere il libro di Ilvo Diamanti intitolato ‘Bianco, rosso, verde… e azzurro. Mappe e colori dell’Italia politica’. Snocciolo qualche impressione… il libro nella edizione Il Mulino è del 2003, quindi si parla ancora di FI e non di PDL e PD meno L.

Secondo me è importante la descrizione che Diamanti fornisce di FI perchè sottolinea la frattura tra comunicazione e partecipazione. La comunicazione non è che la forza di Berlusconi come cerniera del network di un partito eterogeneo diffuso in tutto il territorio nazionale rispetto ai conflitti sul territorio. La partecipazione invece pare essere la caratteristica della politica nel territorio dei partiti della prima repubblica, in particolare DC e Pci. Tuttavia non bisogna fraintendere il significato di partecipazione e comunicazione nella spiegazione di Diamanti.

Spesso nelle scienze sociali e nelle descrizioni giornalistiche si formulano i problemi utilizzando termini che enfatizzano una particolare angolazione del problema in esame. Parlare di una frattura tra partecipazione e comunicazione nel caso berlusconiano fa pensare ad un crescente ruolo della comunicazione mediatica a svantaggio della partecipazione nel territorio. Questo linguaggio sottolinea bene una trasformazione storica della realtà dei partiti dopo il novantatre rispetto a quelli della Prima Repubblica, ma non deve far per questo pensare che ci sia un venir meno della partecipazione tout court. Questo perché i movimenti antipolitici proliferano e sono il segno di un bisogno crescente di partecipazione politica, che non è necessariamente antipolitica proprio perchè la politica non è solo e non è più la politica della organizzazione tradizionale, in  stile prima repubblica, dei partiti che sono collassati. Inoltre la politica sul territorio è presente perchè il territorio in ogni caso va governato e al limite si può parlare di una scarsa comunicazione tra centro e periferia. Uso anche io il termine comunicazione per sottolineare l'ambiguità del termine utiizzato da Diamanti con risultati secondo me non intenzionalmente fuorvianti. La politica, come sappiamo,  è anche la Lega Nord, anche se si parla di antipolitica come categoria definitoria del movimento leghista.

Se Forza Italia è eterogeneo al suo interno non dobbiamo necessariamente descrivere questo cambiamento come un allontanamento da uno standard che i partiti della sinistra sono riusciti a mantenere. In altre parole, Diamanti non mi convince del tutto per il modo in cui mescola la storia elettorale, le tradizioni partitiche italiane e la descrizione della struttura dei partiti così come si presentano al giorno d'oggi. Anche perché una descrizione accurata della situazione attuale, per quanto a-valutativa e neutrale voglia essere, è sempre seguita da una presa di posizione da parte del lettore che guarda al quadro generale per farsi una idea più informata di fenomeni che vive quotidianamente nei principali momenti della sua attività di cittadino nel lavoro, nella politica locale nel guardare la televisione, nell'andare a votare. Il fatto che i partiti siano meno ideologizzati ed eterogenei al loro interno, che trovino spazio sul territorio grazie al dialogo con gruppi che si formano intorno a singoli temi come ad esempio l'ambiente o l'immigrazione, è certamente un fatto fisiologico che risponde ad una maggiore competenza cognitiva ed epistemica dei cittadini chiamati a prendere le scelte che li riguardano.

Il dirigismo della prima repubblica è in crisi, questa è la sostanza del discorso di Diamanti, o almeno ciò che mi colpisce del suo discorso. La sinistra mantiene un rapporto stretto con il territorio in modo localistico e FI cerca consenso rispondendo in maniera diversa alle esigenze contrastanti dell'Italia. In proposito credo che la politica nazionale sia proprio questo: cercare di trovare soluzioni diverse a problemi diversi cercando perciò di fungere da cerniera tra le diverse realtà locali. Questo spiega forse il perché FI è vincente. E’ vincente perché la sua strategia elettorale è la più lungimirante e perché di fatto riesce a 'legittimarsi di consenso' non solo in una parte geograficamente ben individuata da anni. Un partito che ha un connotato territoriale come rivendicazione simbolica e ideologica, la Lega Nord, e un partito che si rivolge a tutti con una politica globale che riguarda tutti i temi ma che di fatto conta sul consenso elettorale di una parte circoscritta della società italiana sul piano territoriale, quindi un partito territoriale nel senso di localizzato e ben individuato geograficamente, presentano delle incongruenze sul piano concettuale. Ci si potrebbe chiedere: come si può governare il Paese a livello nazionale se ci si presenta come lobby del nord? Come si può governare il paese senza ottenere il consenso allargato, cioè diffuso, lungo tutto il territorio italiano? Si può nel caso in cui la sinistra, Ds in particolare, così come FI, cercano di mediare anche là dove non hanno avuto un largo consenso elettorale, in questo modo andando incontro a problemi e conflittualità analoghe a quelle che Diamanti definisce fra centro e periferia, fra governo nazionale e territoriale.

Naturalmente non bisogna confondere il comportamento elettorale e quello della strategia, con quello delle iniziative di governo, anche se i due piani si intersecano. Solo una buona politica territoriale, almeno intuitivamente, può garantire il consenso elettorale. Il testo di Diamanti ad una prima lettura presenta una generalità che in me ha creato molta confusione, anche se debbo ammettere che mi fornisce un quadro interpretativo di riferimento che mi mancava.

Mi spiace battere sempre sullo stesso ferro, ma ...

 

Perchè il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.

 

Non e' cosi' come viene raccontato. Gli italiani (sbagliando, comunque) tollerarono e applaudirono i crimini dei fascisti perche' li preferivano a crimini analoghi commessi dai militanti dei partiti di sinistra del tempo (picchetti, espropri).  E' stato fatto anche un conteggio dei morti nelle azioni di squadrismo e risulta che il numero di morti fascisti e' stato piu' o meno comparabile ai morti degli squadristi socialcomunisti. I piccoli proprietari contadini della bassa padana in particolare emiliana temevano gli espropri dei comunisti piu' delle violenze dei fascisti ai danni degli scioperanti. Questa e' una delle chiavi del consenso di massa del fascismo. Similmente dirigenti e quadri degli scadenti apparati pubblici dell'Italia dei prefetti di quel tempo temevano per gli esiti di una possibile rivoluzione socialcomunista. Se non si comprendono questi fatti, e si  straparla di popolo onesto ma moralmente insensibile, non si potra' certo agire in maniera sensata oggi.

Anche oggi proprio le colpe della sinistra odierna costituiscono probabilmente la ragione primaria del consenso a Berlusconi, e anche del cambio di politica della Lega Nord dagli anni anti-berlusconiani (1995-2000) all'alleanza con Berlusconi (2001-oggi).

Negli anni in cui la LN e' stata virulentemente anti-berlusconiana la maggioranza dell' Ulivo+Rifondazione che era al governo ha costantemente e assiduamente collaborato con Berlusconi e Fini per danneggiare la LN, per poter consolidare e conservare il proprio potere contro prospettive di riforma e cambiamento radicale.

Per esempio Prodi&C. si sono "dimenticati" negli anni dal 1996 al 2001 di approvare una normativa sia sul conflitto di interessi sia sull'anti-trust nel settore TV.  Hanno preferito invece occupare militarmente la RAI-TV insediando un consiglio di amministrazione dominato da esponenti della loro maggioranza e con i posti di minoranza assegnati a Berlusconi e Fini, senza nessuno spazio alla LN.

In tutti gli anni di governo dell'Ulivo, esponenti del centro-sinistra hanno collaborato con esponenti di Fini e Berlusconi per accordarsi su modifiche della legge elettorale che potessero escludere dal Parlamento la LN anche in presenza di un consenso dell'ordine del 10% nazionale. Una modifica realizzata alle norme elettorali ha imposto - pena l'esclusione completa dalle elezioni nazionali - che ogni partito dovesse raccogliere un numero elevato di firme circoscrizione per circoscrizione in almeno se ricordo bene i 2/3 di tutte le circoscrizioni italiane, allo scopo di eliminare dalla competizione i partiti con forte consenso ma localizzato solo in una parte del Paese. Altri progetti attivamente perseguiti e documentati dal Corriere della Sera prevedevano l'abolizione della quota proporzionale del 4% e l'assegnazione del 4% dei seggi parlamentari corrispondenti alla coalizione nazionale di maggioranza.

L'unica strada disponibile alla LN per disarticolare la collaborazione consociativa tra Berlusconi, Fini, Ulivo e RC era allearsi con una delle due parti politiche contro l'altra, e la tradizione culturale e politica delle aree pedemontane di radicamento della LN rendeva impraticabile l'alleanza con la sinistra.  La scelta della LN era praticamente obbligata dopo che il consenso pur vigoroso alla politica indipendentista non era riuscito a diventare maggioritario almeno localmente, e gli elettori iniziavano a muoversi verso Berlusconi alla ricerca di una soluzione piu' tempestiva ai danni inferti dai governi dell'Ulivo.

Esattamente come nel caso del Fascismo, sono proprio i comportamenti della sinistra italiana a costituire una delle ragioni principali delle scelte degli elettori. Peraltro, se gli italiani avessero scelto l'alternativa principale offerta, sia ora che allora, l'Italia avrebbe seguito un destino paragonabile a quello del Fascismo (o del Berlusconismo oggi) ma con la sinistra al potere invece che la destra.

 

 

Peraltro, se gli italiani avessero scelto l'alternativa principale offerta, sia ora che allora, l'Italia avrebbe seguito un destino paragonabile a quello del Fascismo (o del Berlusconismo oggi) ma con la sinistra al potere invece che la destra.

 

Mi trovi completamente d'accordo. Si dovrà, paradossalmente, concludere che il problema dell'Italia è quello di essere governata dagli italiani?

PS

Complimenti per i tuoi ultimi post

 

E' stato fatto anche un conteggio dei morti nelle azioni di squadrismo e risulta che il numero di morti fascisti e' stato piu' o meno comparabile ai morti degli squadristi socialcomunisti. I piccoli proprietari contadini della bassa padana in particolare emiliana temevano gli espropri dei comunisti piu' delle violenze dei fascisti ai danni degli scioperanti. Questa e' una delle chiavi del consenso di massa del fascismo. Similmente dirigenti e quadri degli scadenti apparati pubblici dell'Italia dei prefetti di quel tempo temevano per gli esiti di una possibile rivoluzione socialcomunista.

 

Alberto, ma cosa dici? Ma dove sono questi conti? A parte il Biennio Rosso, la sinistra italiana non mostrava che un massimalismo tutto verbale, e anche le azioni violente non erano certo comparabili a quelle di marca fascista. Se leggi Angelo Tasca, Nascita e Avvento del Fascismo, lo vedrai bene che non è per nulla come dici tu.

Aggiungo che il consenso di massa per il fascimo è successivo agli anni '20. Veramente, stai offrendo ricostruzioni storiche molto grossolane, scusami ma è così. All'inizio il fascismo non era certo un movimento di massa e infatti i dispacci dei prefetti che informavano delle iniziative dei fascisti non ne parlavano in termini allarmati come di un'affare di popolo.

 

Anche oggi propio le colpe della sinistra odierna costituiscono probabilmente la ragione primaria del consenso a Berlusconi, e anche del cambio di politica della Lega Nord dagli anni anti-berlusconiani (1995-2000) all'alleanza con Berlusconi (2001-oggi).

 

Questa poi! Cioè quella della Lega non è una politica opportunista tesa ad allearsi col più forte mettendo in naftalina il federalismo fiscale e la violenta critica alla partitocrazia... no no è la risposta agli errori della sinistra! Ma per favore! La Lega, che è un movimento populista, registra in quanto tale molto fedelmente gli umori politici del momento: forcaiola o ipergarantista a seconda della bisogna e della disposizione dei venti. Non vedo cosa c'entrino le critiche al vetriolo contro BS rimangiate una volta diventati cogestori del potere. Non lo vedo proprio.

 

L'unica strada disponibile alla LN per disarticolare la collaborazione consociativa tra Berlusconi, Fini, Ulivo e RC era allearsi con una delle due parti politiche contro l'altra, e la tradizione culturale e politica delle aree pedemontane di radicamento della LN rendeva impraticabile l'alleanza con la sinistra.  La scelta della LN era praticamente obbligata dopo che il consenso pur vigoroso alla politica indipendentista non era riuscito a diventare maggioritario almeno localmente, e gli elettori iniziavano a muoversi verso Berlusconi alla ricerca di una soluzione piu' tempestiva ai danni inferti dai governi dell'Ulivo.

 

I brillanti esiti di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti, in tema di: spesa pubblica, federalismo fiscale e così via. Però, se tanto era una scelta "obbligata" inutile discutere del suo fallimento...

 

 

 

Per esempio Prodi&C. si sono "dimenticati" negli anni dal 1996 al 2001 di approvare una normativa sia sul conflitto di interessi sia sull'anti-trust nel settore TV.

[...]

Esattamente come nel caso del Fascismo, sono proprio i comportamenti della sinistra italiana a costituire una delle ragioni principali delle scelte degli elettori. 

 

Per questo il post di Michele completa la lettera aperta di Alberto: rende ancora piu' macroscopica l'inettitudine del centrosinistra negli ultimi quindici anni.

Questa non l'ho capita. Se una delle chiavi del grande consenso di massa del fascismo è la ribellione dei piccoli proprietari contadini della emilia padana agli espropri dei comunisti non ho capito nulla della storia italiana degli ultimi 100 anni... sapevo qualcosa di diverso, ma probabilmente i libri e i miei nonni (emiliani tra l'altro) mi raccontavano solo fandonie.


I piccoli proprietari contadini della bassa padana in particolare emiliana temevano gli espropri dei comunisti piu' delle violenze dei fascisti ai danni degli scioperanti. Questa e' una delle chiavi del consenso di massa del fascismo.

 

 

I piccoli proprietari contadini della bassa padana in particolare emiliana temevano gli espropri dei comunisti piu' delle violenze dei fascisti ai danni degli scioperanti.

 

Ma guarda un po! E scommetto che gli scioperanti temevano di piú le violenze dei fascisti contro di loro degli espropri comunisti ai danni dei piccoli proprietari contadini...

E' stato fatto anche un conteggio dei morti nelle azioni di squadrismo e risulta che il numero di morti fascisti e' stato piu' o meno comparabile ai morti degli squadristi socialcomunisti.

Leggo da Wikipedia: "il biennio rosso terminò con il bilancio di 227 morti e 1072 feriti, tra forze dell'ordine e lavoratori". O forse ti riferisci ai successivi scontri tra socialisti/comunisti e fascisti?

Peraltro, se gli italiani avessero scelto l'alternativa principale offerta, sia ora che allora, l'Italia avrebbe seguito un destino paragonabile a quello del Fascismo (o del Berlusconismo oggi) ma con la sinistra al potere invece che la destra.

In che modo le esperienze di governo del centro-sinistra sono paragonabili al berlusconismo?

Sicuramente per mia dimenticanza o mia lacuna. Se non sono eccessivo, potresti gentilmente segnalarmi qualche riferimento bibliografico relativamente alle viende di violenza omicide dei socialisti cui fai riferimento?

Si dice che vinca perchè ha le televisioni. Beh si, ma sino a un certo punto... La mediatizzazione globale della politica è un fenomeno talmente ampio che può essere meglio interpretato come Zeitgeist, come spirito del mondo contemporaneo più che come l’azione di un singolo uomo di successo che ha cambiato culturalmente la testa degli italiani. L’influenza indiscutibile della televisione commerciale sulle dinamiche di consumo e sulla formazione delle preferenze, sul costume e sul modo di vivere ha più a che vedere con la psicologia sociale, con il modo in cui funziona e reagisce il cervello umano agli stimoli, che con la responsabilità di un singolo individuo.

Berlusconi rende speciale il caso italiano perché il caso italiano è in sé specifico e diverso da quello degli altri paesi europei, ma non sarebbe corretto amplificare la responsabilità del singolo nel processo di fallita modernizzazione di un paese.

Il conformismo culturale televisivo, per esempio, non è un fenomeno limitato all’insorgere del populismo e può essere facilmente disgiunto da figure mosse da brame di accumulazione.

In Italia vi era una domanda di consumo che è stata soddisfatta da Berlusconi, ma in larga parte si tratta di un processo per così dire "sovradeterminato", come dimostra in parte la crescente diffusione del mercato non solo nei paesi dell’ex unione sovietica ma anche a livello globale più in generale.

Malgrado Berlusconi mi sia tutt'altro che simpatico, constato che:

  • il brano della Morante è del 1945. Lo avrei apprezzato molto di più se fosse stato del 1939
  • Berlusconi ha le TV, mi pare sia stato condannato, è assai probabile che abbia commesso un discreto numero di atti illeciti. Però le elezioni le ha vinte e le ha anche perse. Se adesso comanda lui, e con ampio margine, non è che bisogna andare a guardare da qualche altra parte?
  • Per indecente sia stata la "cagnara" da Napolitano, escludo che Berlusconi fosse armato di mitra o fucile. Napolitano poteva semplicemente non firmare, se lo avesse ritenuto giusto.

Giustissimo. E poi la citazione dal "Pais".... tanto valeva trovarne una da "Repubblica"

 

ancora la storia che Berlusconi vince perché ha le televisioni? per favore pietà

Pietà?!! Pietà?!

Ma quale pietà? Quella che invochi in senso difensivo rispetto a certe argomentazioni? O quella pietà che produce la vicenda delle televisioni di BS in chiunque abbia a cuore la legalità?

Può darsi che BS possa vincere benissimo anche senza TV. Ma questo non mi interessa. Ci interessa invece sapere che esiste una sentenza di un tribunale italiano che impone a Retequattro di andare sul satellite perchè occupa abusivamente frequenze di terzi (Europa 7, se non ricordo male); e comunque i titolari di concessioni statali erano e sono ineleggibili già da una legge del '56 del secolo scorso.

Io capisco che per tutti i sedicenti liberali, orientamento Palazzo Grazioli, siano cose che non si nominano nei felpati convegni in cui si discute della grande tradizione del liberalismo berlusconiano di papaverina insufflata nel cazzo, giudici comprati, monopoli televisivi garantiti a mezzo di corruzione di giudici, ufficiali della guardia di finanza e politici aggiudicati a mezzo di favori ottenuti in Rai...però sia chiaro che c'è ben poca pietà da avere verso tutto questo.

Chissà perchè nei paesi civili il controllo dei media è sempre visto con sospetto in chi abbia ambizioni politiche? Noi invece portiamo il discorso sui controfattuali: "e se Berlusconi vincesse senza televisioni?". Intanto proviamo a togliergli tutto il monopolio orribile che ha e poi vediamo...dovesse pure vincere saremmo qui a congratularci.

 

Ha ragione la Morante.

Gli Italiani sono proprio così.

Altrimenti come si giustificherebbero 40 anni  di un PCI oltre al 30%  (unico caso in un paese occidentale) .... ovviamente anche una Balena Bianca, ooops volevo dire DC ad oltre il 30%

Se domani, o a berve,  BS dovesse tarmontare per una nuova alba PD, cosa significa ?

Sono cambiati gli Italiani, cos' di colpo, oppure è cambiato il PD, e tende ad assomigliare sempre più alle cenerei del PDL ?

Ovviamente non cercherò di darmi una risposta. Non voglio rovinarmi la serata.


per voi, se uno non insulta Berlusconi è ipso facto berlusconiano; "a questo gioco al massacro non ci sto"

Beh, diciamo che te la sei cercata.

Visto che non mi sembra che NFA sia un covo di comunisti, forse ti sei "espresso male".

Non si può liquidare l'argomento delle televisioni di bs con un semplice "basta con questa storia", prima cerchiamo di tornare a giocare secondo le regole, e poi, come dice giustamente Marco, ci potremmo congratulare (magari a denti stretti) con il vincitore.

Come già notato da un lettore, questa è una versione taroccata (un estratto, purgato dei riferimenti a Mussolini) del brano originale della Morante che gira da tempo per il web ed ha ingannato molti, compresa NFA. Il documento è interessante, ma più per quello che ci dice dell'intellettuale "impegnato" od "organico" che di Berlusconi.

In primo luogo l'opportunismo: il brano è datato 1 Maggio 1945, quando si dice tempismo perfetto. Erano le settimane nelle quali cominciavano le loro gloriose carriere i tanti Enzo Biagi della nostra storia contemporanea. E' il suo personale Piazzale Loreto in pantofole.

In secondo luogo un'altra loro caratteristica: il grande, abissale disprezzo per il "popolo", quando non marcia a ranghi compatti per le nobili e belle idee, le loro. Questo è una piccola grande tragedia italiana, che continua al giorno d'oggi. Per tutte le "avanguardie", perfino alcune di tipo "liberale", gli italiani sono stati considerati una specie di categoria antropologica senza speranze. Fascisti e comunisti possono lisciare e esaltare il popolo quando questo è ormai docile alle briglie, ma prima li considera né più né meno che una razza da rifare. Si pensi alle esaltazioni degli intellettuali fascisti/futuristi e tutto il loro disprezzo per la gentucola borghese e devota. Si pensi al "Migliore", a Togliatti, che nel 1930 a Mosca disse: "E' per motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diceci volte più del migliore italiano".

Questa schizofrenia è quella che nutre oggi anche il popolo viola.

 

 

 

 

Si pensi al "Migliore", a Togliatti, che nel 1930 a Mosca disse: "E' per motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diceci volte più del migliore italiano".

 

 

Oh era che anche qui su nfa si dicesse una parola contro il Migliore! Eh non se ne poteva più di questa continua apologia di Togliatti! E che diamine!

 

Leggo cose improbabili sulle ragioni per cui ho deciso d'associare questi tre testi.

Volevo solo mettere accanto tre (forse quattro ...) italiani d'oggi e, a mio avviso, di sempre: BS, GN, RM. Sono i tipi umani che mi interessano ed il loro ruolo nella storia dell'Italia moderna - la modernità inizia nel 1492 secondo i programmi scolastici di GG, nuovo filosofo di moda della destra italica - non la polemica sull'attualità di per se. 

Che BS sopravviva politicamente solo per l'incompetenza del resto della casta e per la distorsione dell'informazione da egli controllata, sedendo su un conflitto d'interessi mai visto prima nel mondo occidentale, lo capiscono tutti coloro che il cervello lo usano per capire il mondo anziché credere che sia un film girato per intrattenerli. A questa comprensione fanno eccezione i gonzi, a cui capire non interessa ma guerreggiare rubacchiando e sopravvivendo sì, ma quelli sono affari loro: discutere con i gonzi non è mai stato il mio passatempo preferito. Appaiono regolari, come scimmie condizionate all'agitarsi della buccia di banana: evidentemente amano confermare le peggior ipotesi altrui.

Sull'uso di testi "alterati", mi prendo invece tutte le responsabilità: con il senno di poi, avrei dovuto forse mettere una nota in calce. Non solo quello della Morante è "alterato", ma anche quello di Maroni è "adattato alla bisogna", originariamente era un'intervista, in mezzo c'erano le domande e l'intervista era più lunga, come era più lungo il testo originale della Morante (che si trova in linea in un battibaleno: non son così stupido da pensare che sto nascondendo un simile segreto!), idem per l'articolo da El Pais ... Solo che, per il mio intento, andavano bene così: non stavo certo pensando di fare un pezzo di cronaca.

P.S. Chi possa essere il quarto, sullo sfondo, lo lascio indovinare a voi.

 

 

P.S. Chi possa essere il quarto, sullo sfondo, lo lascio indovinare a voi.

 

BS, intercambiabile, per certi versi, con MdA?

 

Quando si parla di cooperative viene data per scontata la loro origine e natura comunista; ciò è senz'altro vero per Emilia e Toscana, non per la Romagna dove, per quanto io sappia, erano le cooperative verdi (mazziniane ed anarchiche) a prevalere.

Nel nordest invece (Trentino, Veneto, Friuli) prevalevano le cooperative bianche (cattoliche)  e qualcosa è rimasto ancora oggi mentre quelle rosse erano nettamente minoritarie, ammesso che ve ne fossero. La Venezia Giulia poi non aveva nè agrari nè cooperative.

L'analisi che voi fate è pertinente alla fascia territoriale Emilia,Toscana e bassa Lombardia, ma lì si esaurisce.

Non discuto sul numero di morti, non ne ho le competenze, dico invece che alla marcia su Roma parteciparono anche molti partiti dal Nordest, in gioventù ne ho perfino conosciuti alcuni, e si trattava quasi sempre di reduci (anche per un ovvio dato anagrafico) già impegnati in azioni di squadrismo, di norma contro le case del popolo, con il sicuro appoggio da parte della borghesia e del clero.

Relativamente alla Lega vorrei rivolgermi a Michele Boldrin: recentemente è venuto in Veneto a presentare il libro, che clima ha trovato ? ha notato che la Lega è accreditata di un 30/35 % alle prossime regionali? a Venezia è sicuro sindaco Brunetta, in provincia ha vinto la leghista Zaccariotto ed in regione andrà Zaia, un bel pacchetto di mischia.

 

 

 

Quando si parla di cooperative viene data per scontata la loro origine e natura comunista; ciò è senz'altro vero per Emilia e Toscana, non per la Romagna dove, per quanto io sappia, erano le cooperative verdi (mazziniane ed anarchiche) a prevalere.

 

Per favore mettici un minimo di impegno a discutere, cita quello che gli altri scrivono, e non esternare in base alle tue impressioni personali del momento. Magari scegliiti anche un nickname meno insulso. Chi avrebbe scritto qui di cooperative solo comuniste???

Io ho citato un testo di un autorevole storico che parla di "Leghe rosse", riguardo al biennio rosso nella provincia di Bologna.  Cio' e' totalmente accurato. Da nessuna parte c'e' scritto che esistessero solo "Leghe rosse", se tu leggessi il testo citato potresti leggere un'amplissima trattazione anche delle Leghe bianche, dominanti in altri contesti.

 

Nel nordest invece (Trentino, Veneto, Friuli) prevalevano le cooperative bianche (cattoliche)  e qualcosa è rimasto ancora oggi mentre quelle rosse erano nettamente minoritarie, ammesso che ve ne fossero. La Venezia Giulia poi non aveva nè agrari nè cooperative.

 

E nessuno ha scritto il contrario.

 

L'analisi che voi fate è pertinente alla fascia territoriale Emilia,Toscana e bassa Lombardia, ma lì si esaurisce.

 

L'analisi non e' collettiva, non e' di nFA, sarebbe opportuno che tu citassi correttamente invece di esternare nel vuoto.  In ogni caso e' noto e documentato che il fascismo agrario si e' sviluppato esattamente nelle aree dominate dalle leghe rosse, quelle che hai citato, e nessuno ha scritto altrimenti. Le percentuali di voto ai fascisti nelle elezioni del 1924 confermano il maggior radicamento fascista esattamente nelle aree delle leghe rosse, ed esattamente nelle aree che oggi votano comunista.

 

Non discuto sul numero di morti, non ne ho le competenze, dico invece che alla marcia su Roma parteciparono anche molti partiti dal Nordest, in gioventù ne ho perfino conosciuti alcuni, e si trattava quasi sempre di reduci (anche per un ovvio dato anagrafico) già impegnati in azioni di squadrismo, di norma contro le case del popolo, con il sicuro appoggio da parte della borghesia e del clero.

 

Alla marcia su Roma parteciparono i fascisti, non sapevo che la avevano organizzata come coalizione di partiti con partecipazione del Nordest.  I fascisti avevano una diffusione in tutto il centro-nord e forse anche nel sud ma complessivamente modesta ovunque, e composta prevalentemente di reduci maltrattati e in Venezia Giulia di anti-slavi. In particolare nel Veneto "bianco" (quindi tutto eccetto il Polesine) ci sono testimonianze del fatto che i fascisti non riuscivano ad organizzare squadre per assenza di volontari, che dovevano far affluire appunto dal Polesine e dalla Venezia Giulia.  Lo stesso avveniva nelle aree padane pedemontane del resto del Nordest, della Lombardia, del Piemonte e in Liguria. Erano quasi immuni dai socialcomunisti e dai fascisti anche le aree di bassa padana coltivate a riso, in Piemonte e Lombardia.

Quindi concludendo: i fascisti erano diffusi anche nelle aree "bianche" ma la loro diffusione era molto esigua, particolarmente nelle aree pedemontane.  Al contrario i seguaci del fascismo erano dominanti e numerosi nella bassa padana (Pavia, Cremona, Mantova), in Emilia Romagma, in Toscana e in generale nelle aree di radicamento socialcomunista. I gerarchi fascisti venivano primariamente da questi luoghi. Solo per l'ignoranza diffusa e la disinformazione motivata politicamente tali fatti sono ignorati generalmente dai sudditi del Belpaese.

 

L'Italia sotto Berlusconi rassomiglia alla scena della festa degli gnocchi nell'ultimo capolavoro di Fellini, La voce della luna (1990), considerato da Goffredo Fofi come un film disperato nel quale l'Italia è presentata come una festa continua, volgare, caciara, permanente, chiassosa, televisiva, bancaria nel programma A schiena dritta di Giancarlo Santalmassi del 18-5-2004.

La metafora cinematografica felliniana fu usata anche dall'allora leader del pd Valter Veltroni, il quale ha sprezzantemente paragonato il PDL durante la campagna elettorale del 2008 al finale di Otto e mezzo, nel quale arrivano tutti quanti i musicisti e ognuno suona qualcosa...

 

 

Valter Veltroni, il quale ha sprezzantemente paragonato il PDL durante la campagna elettorale del 2008 al finale di Otto e mezzo, nel quale arrivano tutti quanti i musicisti e ognuno suona qualcosa...

 

Vero. Unico neo: lui, VW, faceva il controcanto per dar maggior risalto al tutto ...e c'è riuscito!

P.S. Vedo che sopra si è riaccesa l'eterna ed insulsa discussione con un altro anonimo che argomenta: "BS è un delinquente ma Bersani è peggio ed i comunisti sono il male assoluto, tutta colpa loro  (e della magistratura, un pochino della DC ma non di quella che è finita in FI e nel PdL ...) se l'Italia è così. Quindi chiedere di spazzar via BS fa il gioco dei comunisti (magistrati inclusi, ovviamente).".

È una discussione insulsa, ma anche basata su affermazioni e supposti falsi. Come quella su "Craxi grande statista" si regge su bugie, falsità, menzogne, distorsioni e, soprattutto, incapacità di portare fatti e dati a sostegno di una posizione che è il prodotto di patologie ideologiche, vergogne sociali e frustrazioni personali, condite da una buona dose di disonestà intellettuale o di semplice non conoscenza dei fatti. Avendo svariati conoscenti che così ragionano, parlo a ragion veduta: se gli anonimi si sentono offesi da tale caratterizzazione, possono evitare l'offesa in due mosse. Uscendo dal troppo comodo anonimato e fornendo argomenti, ossi DATI, FATTI, TACCHI, DADI e DATTERI, a sostegno della loro posizione. Poi vediamo.

Visto che, grazie alla sovrumana pazienza ed allo stomaco al teflon di Sandro, credo si sia posta una gigantesca pietra tombale sul criminale numero uno della storia repubblicana (almeno in questo sito, non ho speranza per il resto del paese), lo inviterò a darmi una mano (da solo non ce la faccio, mi dà il voltastomaco) a rifare la stessa operazione con la posizione riassunta sopra, e con il delinquente che essa di fatto difende e sostiene. Che è intenibile da persone intellettualmente oneste. Poi, sia chiaro, essere intellettualmente onesti non è né obbligatorio né, in Italia almeno, vantaggioso.

Per esempio, adesso tutti gli elettori di destra che cosa pensano di questa vicenda di merda di un presidente del consiglio di gabinetto che chiama il direttore del TG1 per sollecitare editoriali e un consigliere di garanzia dell'AGCOM per concordare sanzioni contro una trasmissione?

A me questo metodo Moggi delle telefonate esteso a tutto e a tutti mi fa sempre più moggio, triste e incazzato.

Dove sono gli elettori di destra incazzati? Perchè non scrivono un commento che sia uno di stizza? Perchè non si stupiscono, trasecolano, chiedono spiegazioni, indignano, reagiscono, ribellano, strepitano? PERCHE'?

 

 

perchè non c'è niente di nuovo, credo.

Parlo solo a titolo personale, perchè non credo di avere titolo per rappresentare nessuno. Non so neanche se sono "un elettore di destra" perchè ho votato solo due volte per l'attuale maggioranza.

Cominque, per me la RAI è una fogna. Se in una fogna trovi delle merda, perchè mai dovresti incazzarti, stizzirti, stupirti, trasecolare, chiedere spiegazioni (perchè c'è della merda nella fogna? Esigo una spiegazione!), indignarti, reagire, ribellarti, strepitare?

Insomma se A ricopre la carica B, perchè lo ha nominato C, che c'è di strano che C telefoni ad A e gli dia disposizioni? Marco, ma tu quanti anni hai?

Non so se sono un elettore del PdL, però ho votato per loro. Io voto così, tanto per far qualcosa. Siccome gli altri son tutti comunisti, io voto per il PdL. Che il PdL avrebbe governato malissimo, lo sapevo già.

Non vedo alcuna ragione per chiedere le dimissioni dell'attuale presidente del consiglio e leader del PdL. Tutto ciò che fa e di cui viene accusato, io lo sapevo già.

Corrompe, evade, viola conflitti d'interesse ad ogni pié sospinto, concupisce minorenni, protegge i suoi affiliati responsabili di corruzione, partorisce a raffica leggi incostituzionali e ad-personam per evitare di rispondere dei propri atti davanti alla giustizia? Lo sapevo già.

Controlla l'informazione televisiva nazionale in un plateale conflitto d'interessi inaudito in qualsiasi paese occidentale ed attraverso un monopolio della TV e della pubblicità che neanche nella Russia di Putin ha uguali? Lo sapevo già.

Si circonda di servi incompetenti, falsi, violenti, millantatori, leccaculo, puttane, ex picchiatori riciclati, arnesi della politica romana della peggior specie e, così facendo, non solo non governa ma sgoverna e produce disastri ridicoli ad ogni pié sospinto, mentre il paese annaspa? Lo sapevo già.

Poiché sono intelligentissimo, acutissimo, cinicissimo e, soprattutto, furbissimo, so già tutto ciò che può accadere ed accadrà. Forse una cosa potrebbe sorprendermi, che BS dichiari d'essersi convertito al comunismo, di cui ha riscoperto le radici socialiste, che sono poi le sue. Ma, se lo facesse, son certo che ci sarebbe una buona ragione. Probabilmente sarebbe per combattere comunque, se non il comunismo almeno i comunisti. Quindi, vedete, anche se succede io non mi sorprendo perché lo sapevo già.

So che tutto ciò non dovrebbe esistere, che la RAI è una fogna e BS è un delinquente pluricondannato che sgoverna circondandosi di personaggi squallidi: non so che farci. Non dovrebbe esistere tutto questo e, comunque, lo sapevo già.

Quindi continuo a votare il grande presidente ed il suo partito.

Volete chiamarmi "ipocrita" ed "intellettualmente e moralmente disonesto"? Fate pure: da un lato la morale è per i fessi (lo dice anche Panebianco, che lui sì che scrive sul Corriere ed è un grande pensatore, non come voi fessi che scrivete solo su nFA) e, comunque, io lo sapevo già.

 

manca il grassetto nel quinto "lo sapevo già".

Se mi permetti, Michele, ne vorrei aggiungere un paio con un finale diverso. Ne ho sentite anche io delle belle.

Voto BS perchè lo fanno tutti, le elezioni sono praticamente vinte. Non mi importa cosa farà una volta al governo, non ho neanche letto il programma elettorale o visto qualche intervista o comizio, però  l'importante è che le suoni a quei comunisti emiliani, per questo motivo vorrei essere come lui.

Voto BS, un gran puttaniere, ricco sfondato, evasore di ogni legge, simpatico, astuto, intelligente, brillante, ha una bella voce, comanda chi vuole comandare non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Cool, Vorrei essere come lui.

Ora mi chiedo: come abbiamo fatto a ridurci in questo modo?

Sinceramente non capisco, può anche darsi che la colpa sia dell'assenza di una sinistra forte, però certe frasi, vedi le tue e le mie, sono reali! Non sono frutto della nostra fantasia. Esistono delle persone che votano BS sapendo cosa andrà a fare e disfare, oppure lo votano semplicemente perchè lo ammirano come un Dio sceso in terra da chissà quale pianeta avanzato. Che tristezza!

Ripeto ancora una volta, beati voi che state fuori da questo scempio. Qui, da noi, la normalità e la regola non esistono più.

 

 

Quello che voglio dire é che per capire come fa a piacere tanto Berlusconi, devi capire (magari prima) perché alla gente piace tanto Fabrizio Corona.

 

 

Se posso permettermi... questi discorsi sui reality che influenzano le elezioni e bla bla bla hanno un pò stufato. Alla gente piace Berlusconi perchè ancora nessuno è riuscito a fare capire alla gente che Berlusconi è una truffa. E nessuno è ancora riuscito a fare capire alla gente che Berlusconi è una truffa, perchè non c'è ancora nessuno in Italia che abbia la capacità di farlo (con i fatti, prima che con le parole). Di Pietro è semplicemente un Berlusconi di segno opposto e quindi non ci si può aspettare nulla da lui.

Non mi preoccupa il fatto che molta gente guardi i reality (io, che sono la persona più intelligente che conosca, ricordo con piacere la pupa ed il secchione che seguii assiduamente), perchè in tutto il mondo (e prima che da noi) molta gente guarda i reality. Semmai, mi preoccupa il fatto che, a differenza che nel resto del mondo, da noi dopo il reality non va in onda un TG che dà le notizie vere... va in onda un TG che dà le notizie che piacciono alla politica. E questo, anche se forse in minor misura (ero troppo piccolo... non ricordo) avveniva anche prima della discesa in campo di Berlusconi.

Non abbiamo mai avuto un giornalismo alla anglosassone... anche il giornalismo d'inchiesta è ispirato da precise visioni del mondo... Storicamente, la nostra sinistra è legata al comunismo, la nostra destra è legata al fascismo e nel mezzo c'è sempre stato il malaffare. Quindi non abbiamo avuto una vera tradizione politica liberale... ma davvero qualcuno di voi pensa che sia possibile una alternativa a Berlusconi? Il cavaliere è la logicissima (ed inevitabile, ci piaccia o no!) conseguenza della nostra storia... altro che reality show...

Ma è tanto difficile accettare questa semplice realtà: "gli elettori votano Berlusconi perchè i suoi avversari sono peggio".

As simple as that.

Con parole diverse il concetto è stato espresso da Nanni Moretti già nel 2002: "Con questi leader non vinceremo mai"

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=17759

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=17753

Sono cambiati i leader? E allora...

Silvio Berlusconi controlla il 90 % dei canali televisivi in Italia. Nel 2001 è divenuto Primo Ministro dopo una massiccia campagna elettorale. Subito dopo ha dichiarato che si sarebbe impegnato a vendere uno dei suoi canali, invece ha modificato la legge. Televisione Svedese, televisione libera.

 

                                                                          Pubblicità della rete televisiva svedese SVT (2005)

In un articolo pubblicato su The Nation, November 29 1999 BS, date le dimensioni dei suoi interessi economici, è stato giustamente definito un "Citizen Kane on steroids". :-)

 

Nel contesto italiano, lo stile berluconiano di fare campagna elettorale e politica attraverso la televisione, cioè la politica come evento estetico d'avanspettacolo, fu anticipato in modo grottesco nel film Gli Onorevoli di Sergio Corbucci (1963).

In uno degli episodi di questa commedia il candidato dell'MSI, il prof. Mollica, si mette la parrucca  bionda, si trucca con rossetto e fondotinta come Wanda Osiris e, incoraggiato dal direttore gay di Tribuna Elettorale (interpretato dal comico Walter Chiari), va davanti alle telecamere a fare il suo discorso elettorale fra le ballerine vestite in modo succinto come in un programma di varietà.

Non c'è nemmeno bisogno di ricordare che il vecchio uomo di Stato è morto, sostituito dallo showman.

Per rinfrescare la memoria:

 

Italy remains one of the most regulated economies in western Europe. It is also stuck with higher inflation and lower productivity growth than other euro-zone countries and has, as a result, steadily lost competitiveness. The impact of slow growth feeds on itself.  

                                                                          

                                                                                         The Economist Apr 17, 2008

Riguardo l'influenza della televisione italiana e il suo livello di qualità mi piace ricordare la risposta che Enrico Berlinguer diede a Giovanni Minoli durante un faccia a faccia televisivo.

Durante l'intervista Minoli chiese:

"Senta, ma Lei pensa che l'avvento delle televisioni private abbia migliorato o peggiorato, complessivamente, la qualità dei programmi proposti al pubblico?

Berlinguer rispose:

"Dal punto di vista spettacolare migliorato, dal punto di vista culturale, non direi o comunque non ancora..."

Cheers

L' affermazione di Berlinguer risale al lontano Aprile 1983.

Le due camere del Parlamento sono sempre più spesso sostituite virtualmente dalle ospitate televisive e dei talk show, all’interno di una dimensione estetica della politica. Il processo che sostituisce lo showman all’uomo di stato è potenzialmente pericoloso. Vediamo perché…                                                                                                          

                                                                                                                            

 

Giovanni Sartori in un libro del 2000 intitolato Homo videns suggerisce idee rilevanti a coloro che vogliono approfondire la relazione fra media e democrazia. Uno degli argomenti principali dell’interessante pamphlet di Sartori è proprio rappresentato dagli effetti che i mezzi di comunicazione di massa, specialmente la televisione, producono in relazione al funzionamento delle democrazie contemporanee.

 

La premessa dalla quale l’argomentazione di Sartori procede non è del tutto originale in sé stessa. Ciò che è originale e merita attenzione invece è il fatto che un accademico con la formazione e il background culturale di Sartori sostenga in modo polemico tesi che sono state oggetto di discussione in alcuni settori ideologici della sinistra internazionale (i.e. la critica dei mezzi di comunicazione di massa sviluppati dalla cosiddetta Scuola di Francoforte), specialmente negli anni settanta del ventesimo secolo, e che hanno come diretto corollario una radicale critica delle istituzioni di mercato.

 

In Homo Videns, Giovanni Sartori non estende i suoi rilievi critici dalla funzione dei media all’intero funzionamento dell’economia di mercato. Il nucleo della tesi di Sartori può essere riassunta nel modo seguente:

 

i mezzi di comunicazione di massa, principalmente la televisione (ma il ragionamento può essere esteso anche ai computer e ad Internet, tendono a produrre una trasformazione che fino ad ora è stata solamente cognitiva, ma che presto potrebbe divenire persino antropologica, contribuendo così a modificare il modo tradizionale in cui l’uomo ha concepito e pensato la conoscenza, cioè ciò che costituisce la conoscenza e le sue modalità di produzione e trasmissione.

 

E’ interessante ricordare che Jean Baudrillard ha evidenziato, in chiave diversa rispetto a Sartori - cioè in chiave apocalittica e distopica –  i flussi di de-materializzazione tipici della società contemporanea nella quale i processi di simulazione della realtà hanno come reso nullo ogni riferimento al concetto di realtà così come è stato tradizionalmente concepito.

 

Inutile ricordare che il processo descritto da Sartori è destinato a modificare il funzionamento delle nostre democrazie rappresentative. Entrando maggiormente nello specifico dell’argomento proposto da Sartori, la premessa cognitiva della sua tesi è che il ‘vedere’ come atto del conoscere ha acquistato un ruolo preponderante nella cultura contemporanea.

 

Secondo Sartori la televisione è divenuta una delle fonti principali di informazione per il semplice fatto che la stragrande maggioranza dell’informazione è ricevuta attraverso i media.

La preminenza del vedere non è un fatto nuovo nella storia umana poiché anche nel passato le ‘culture eidetiche’, cioè le culture basate sul vedere, sono esistite.

Basti menzionare in proposito l’importanza del mosaico e della raffigurazione pittorica nell’ambito della storia Europea quando ancora era assente la disponibilità di testi e la cultura scritta. Il problema sembra essere non tanto l’opposizione fra una cultura scritta e una cultura visiva, quanto la valutazione delle conseguenze di un ritorno a questo tipo di cultura.

 

Il pattern evolutivo dovrebbe essere abbastanza prevedibile. Nella cultura scritta, basata sulla meditazione e lettura di libri, si stimolano processi razionali di pensiero poiché il lettore è spinto a seguire lo sviluppo di un argomento con maggiore rigore.

Nella cultura visiva, invece, lo spettatore-vedente non è costretto a seguire la linea di un ragionamento ma è condotto a forme di accettazione di ciò che egli esperisce secondo forme di conoscenza impoverite sul piano cognitivo, dal momento che esse richiedono meno attenzione e pensiero riflessivo rispetto a ciò che accadrebbe se il lettore fosse condotto a seguire la concatenazione logica di un argomentazione scritta.

 

Inoltre, l’adozione di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione o Internet implica sempre, come insegna McLuhan, la tacita approvazione delle regole di comunicazione legate al suo uso. In altre parole: il mezzo è il messaggio.

 

Queste regole di comunicazione includono la tendenza alla sintesi a scapito della completezza e profondità del ragionamento e una adozione eccessiva di metafore e semplici forme di comunicazione al fine di evitare di ‘perdere’ l’ascoltatore che sta guardando le immagini.

Queste dinamiche sono così avanzate da produrre un interessante fenomeno che negli Stati Uniti prende il nome di infotainment, cioè una mistura di intrattenimento ed informazione secondo un modello comunicativo che esige notizie sempre più brillanti e inusuali, sino a quando il processo che rende le notizie ‘interessanti’ diviene così assurdo che la notizia è spesso quella del passante che ha morso il cane del vicino di casa…

 

Anche il giornalista Aldo Grasso sottolinea come l’esperienza politica americana ci dice come i media non sono solo canali per inviare opinioni su fatti, ma sono essi stessi creatori di fatti oltre che di opinioni. Ad esempio le stesse campagne elettorali americane, nei loro cerimoniali, si adattano alle esigenze televisive e non viceversa.

 

Il processo di impoverimento cognitivo sopra descritto potrebbe quindi portare ad una mutazione antropologica del cittadino, una mutazione che potrebbe alla fine radicarsi e rafforzarsi per il semplice fatto che la modalità visiva di acquisizione e trasferimento della cultura è quella con la quale noi abbiamo avuto familiarità per un periodo più lungo.

 

Inoltre la parola scritta e l’adozione dell’ ‘habitus’ del pensiero riflessivo tipico della parola scritta fatta di silenzio e relativo isolamento sono sulla via della sparizione. Sartori sottolinea i modi in cui le potenzialità offerte dai mezzi esistenti di comunicazione sono di fatto sprecate da forme di distrazione che vanno sotto il nome di informazione ma che in realtà non sono che una manifestazione di infotainment.

 

Da questo punto di vista è importante considerare la valutazione negativa che Sartori offre della industria culturale: quando l’informazione è prodotta in quantità così generose e venduta a cittadini senza altri mezzi esterni alla informazione visiva per interpretare e valutare la sua qualità, allora l’informazione perde qualsiasi capacità di produrre cittadini capaci di valutare criticamente ciò che è deciso dai loro governi.

 

Per questo è fondamentale per i cittadini salvaguardarsi dalla minaccia dell’eccesso di informazione. Come ha scritto Umberto Galimberti, la mancanza e l’eccesso di informazione sono i due tipi di aggressione mentale che devono essere affrontati oggi.

 

Quindi la conclusione è che l’impoverimento cognitivo e la conseguente modificazione antropologica nel ‘management’ della informazione ricevuta dai cittadini attraverso il loro ‘vedere’ implica un parallelo rilassamento della abilità dei cittadini di prendere decisioni politicamente informate e di controllare le azioni dei politici eletti.

 

Nel contesto attuale coloro che riescono ad emergere con successo nell’arena politica sono spesso coloro che attraverso i mezzi di comunicazione di massa fanno leva sugli istinti più facili da manipolare, producendo di conseguenza forme di consenso indotte.

Questo processo conduce, almeno potenzialmente, alla manipolazione permanente dei cittadini persino al livello fondamentale della comprensione dei fatti che attirano la loro attenzione.

 

Esso produce cittadini, come scriverebbe Vico, “di niuno raziocinio e tutti robusti sensi e vigorosissime fantasie’. In altre parole, esso produce cittadini che sentono senza avvertire.

 

Naturalmente, il pericolo maggiore sarebbe la scomparsa di forme efficienti di controllo della condotta politica dei rappresentanti all’interno delle istituzioni democratiche, con gravi conseguenze per la qualità e il funzionamento delle istituzioni democratiche medesime.

A proposito di adolescenti, sempre oggetto di analisi socio-fritto-pedagogiche...segnalo questo pezzo di chiara marca Alberoniana, sul Corriere di Oggi.

Hanno menato il figlio di Alemanno. Uno dice: roba da mettere le manette in galera agli aggressori e  prenderli pure a pedate in culo. Macchè, la volete fare così semplice?

Intanto, il figlio come apprendiamo, ha convinto il papà a non denunciare gli aggressori. Domanda: ma queste denunce non vanno avanti d'ufficio? O sono a querela dell'interessato? Cioè io meno, minaccio, convinco la vittima a stare zitta, sono fermato per aggressione, però siccome la vittima è terrorizzata allora non mi denuncia e io posso stare impunito? No, io spero che non sia così. Axel, se ci sei spiegami cos'è questa cazzata del non denunciare chi merita la galera.

Il tono dell'intervista, come sempre è quello del: ci racconti un po' i cazzi suoi che i lettori del Corriere sono avidi di queste stronzate.

E che fa Alemanno. Si lancia appunto, si inAlberona (cioè usa le categorie del banale idealtipicamente utilizzate da Alberoni il lunedì mattina, che come è noto è momento topico della settimana per le discussioni da bar su calcio, donne, weekend deludenti e appunto diagnosi epocali all'Alberoni. Oggi però è mercoledì, quindi non capisco...) e se la prende con il figlio e con la società.

In che senso?
«Nel senso che questa è una società devastata dall’individualismo, dal desiderio sbagliato di accumulare ricchezze e simboli e dalla frustrazione, spesso conseguente, di non riuscire a raggiungere quei falsi obiettivi».

E, infatti lui coerentemente milita nel partito con a capo S. Francesco, un noto esponente del pauperismo.

La violenza nasce da qui?
«Sono le spinte esasperate verso desideri che poi si fatica a raggiungere. Si cerca la scorciatoia, il guadagno facile oppure l’autoaffermazione attraverso la violenza. E si cade».

Capito? Risolto il dilemma di millenni. Il Male? Uno ha desideri non li raggiunge e prende la scorciatoia.

Il problema è nel complesso dei valori occidentali che andrebbero rivisti e corretti. E lo sforzo che bisogna fare è non interpretare quello che accade con categorie vecchie, ideologiche, che non hanno più alcun riscontro nella realtà».

Qui chiaramente c'è stato un momento di dissociazione, nel senso che ha ammesso che le categorie vecchie vanno buttate al cesso. Ma per le pulizie di primavera del suo reportorio, preferisce aspettare.

 

Ma nasce sempre dalla disgregazione individualista, dalla perdita di forza dei valori della famiglia, della comunità e del rispetto del prossimo.

E le violenze in famiglia? Non è lì che accadono statisticamente più violenze contro le donne e i bambini?

La lettura ideologica dei problemi della società non aiuta nessuno, tantomeno chi deve trovare una soluzione.

Ecco, appunto Alemanno. La risposta te la sei data da solo.

Ps: ma denuncia quegli imbecilli che hanno picchiato tuo figlio e vedrai che se erogano pene esemplari, di queste cose ne succedono meno...e senza bisogno di fare il Max Weber di paese evocando la razionalizzazione del mondo o l'individualismo anomico alla Durkheim.

Sempre straordinaria è la quantità di idiozie che è possibile leggere - volendo farsi del male, s'intende ..... - quando il mentecatto di turno si pavoneggia, atteggiandosi a maître à penser prêt-à-porter, dalle colonne di un giornale che funge da specchio di Biancaneve: chissà chi sarà il più bello intelligente del reame .....

 

..... Il problema è nel complesso dei valori occidentali che andrebbero rivisti e corretti .....

..... la disgregazione individualista, dalla perdita di forza dei valori della famiglia, della comunità e del rispetto del prossimo ......

..... si cerca la scorciatoia, il guadagno facile oppure l’autoaffermazione attraverso la violenza.

 

Ora pro nobis .....


 

per chi di voi sa il tedesco. Questo reportage é uscito questa notte sul canale televisivo pubblico ZDF