Valutazione universitaria? Ripassare tra 55 anni, grazie

/ Articolo / Valutazione universitaria? Ripassare tra 55 anni, grazie
  • Condividi

L'Italia e' la riserva mondiale per la protezione e la riproduzione dei diritti acquisiti. Anche il diritto a non pubblicare un cazzo è protetto. Lo afferma Sua Eccellenza Chiarissimo Professore Presidente Emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida.

UPDATE Il ricorso sarà discusso al TAR mercoled' prossimo 5 settembre. Speriamo bene

Il MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca) ha recentemente emanato il regolamento per le prossime abilitazioni nazionali ai ruoli di professore associato e ordinario.  Una delle novità è che un professore non potrà far parte di una commissione se la sua produzione scientifica è inferiore alla mediana degli ordinari nel settore scientifico in questione. L'ANVUR (Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università e della Ricerca) farà una graduatoria dei professori ordinari sulla base di alcuni criteri, chiaramente indicati nel regolamento e facilmente controllabili da chiunque (e diversi a seconda delle discipline).  Solo i professori che si trovano nella metà superiore di tale graduatoria (sopra la mediana, cioè) potranno fare domanda di diventare commissari e la commissione sarà sorteggiata fra loro.Stesso criterio vale per i candidati: non puoi diventare professore ordinario se hai meno pubblicazioni della mediana degli ordinari negli ultimi dieci anni o professore associato se hai meno pubblicazioni della mediana degli associati. Poi le commissioni potranno giudicare ciascun candidato e dichiararlo idoneo. L'idoneità è condizione indispensabile per accedere ai concorsi che le università bandiranno per assumere i nuovi professori.

Sembra tutto ragionevole, no? (Si, lo sappiamo, per molti la risposta è no, ma noi pensiamo che sia si). Non sembra desiderabile che professori di provata scarsa qualità possano decidere chi diventerà professore, né che lo diventino candidati essi stessi di scarsa qualità. Però c'è un però: essere scarsi è un diritto acquisito! Eccolo detto con linguaggio da perfetto Azzeccagarbugli italico nientepopodimeno che da Sua Eccellenza Chiarissimo Professore Presidente Emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida in questa lettera ai presidenti delle società scientifiche di Area 12, che riportiamo integralmente perché merita:

 

Caro Collega,

il direttivo dell’associazione italiana dei costituzionalisti, esaminato il testo del D.M. 7 giugno 2012 – che approva il regolamento sui criteri e parametri per la valutazione dei candidati e sulle modalità di accertamento della qualificazione dei commissari ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari – ha rilevato, a prescindere da ogni altra considerazione di merito, un palese vizio di illegittimità e di irragionevolezza che inficia il disposto dell’allegato B (Indicatori di attività scientifica non bibliometrici), applicabile ai settori dell’area 12. In esso infatti si introduce fra gli indicatori di attività scientifica non bibliometrici, che condizionano la valutazione positiva dell’importanza e dell’impatto della produzione scientifica complessiva (n. 4, lettera b; n. 7, lettera b), il numero di articoli pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti il bando su “riviste appartenenti alla classe A” (n. 3, lettera b; n. 6, lettera b), secondo la suddivisione effettuata dall’ANVUR anche avvalendosi dei gruppi di esperti della valutazione della qualità della ricerca e delle società scientifiche nazionali (n.2, lettera a). In tal modo si fa dipendere la valutazione della qualità della produzione scientifica da un elemento estrinseco (“classe” di appartenenza delle riviste su cui sono comparsi gli articoli) definito ora per allora e con effetto retroattivo, riferendosi la produzione scientifica da valutare ai dieci anni precedenti la indizione della sessione di abilitazione, ma essendo previsto che solo ora sia effettuata la suddivisione delle riviste. Tale disciplina appare lesiva dei principi di eguaglianza e ragionevolezza, nonché del principio di affidamento legittimamente sorto nei soggetti “quale principio connaturato allo stato di diritto” (cfr., ex multis, Corte cost., sentt. n. 206 del 2009; n. 156 del 2007). Il direttivo ha pertanto deliberato di impugnare il D.M. in questione nella parte in cui, attraverso le previsioni dell’allegato B, introduce il predetto indicatore con efficacia retroattiva, auspicando che la medesima iniziativa giudiziaria possa essere adottata d’intesa anche con altre società scientifiche dell’area 12.
Ti sarò grato perciò se vorrai portare tale deliberato a conoscenza degli organi dell’associazione da te presieduta, al fine di valutare l’opportunità di condividere la predetta iniziativa.
Grazie e cordiali saluti
Valerio Onida
Presidente dell’Associazione Italiana dei costituzionalisti

Traduciamo questo forbito linguaggio. In sostanza dice: uhe', ragazzuoli, noi siamo entrati nel sistema universitario sapendo che potevamo farci i cazzi nostri. Andare in commissione a promuovere i nostri allievi, diventare ordinari giovanissimi, stare in cattedra e fare la libera professione, il consulente qui, il presidente là. Fare ricerca e pubblicare era un optional, tanto è vero che non c'era nessun controllo della produzione scientifica (ma che è ‘sta produzione scientifica, poi, dico io), nessun ranking delle riviste o delle case editrici (ma che è ‘sto ranking, poi, dico io), monografia per diventare associato, monografia per diventare ordinario. Fa niente se la monografia è pubblicata in proprio, cinque-dieci anni fa erano altri tempi. Cosa credete, che Dante e Boccaccio abbiano pubblicato la Commedia e il Decameron con Oxford University Press?

Insomma, è stato così per decenni e decenni (i decenni d'oro del paese, è bene ricordarlo! Quando lo spread navigava a non più di 10-15, mica i 500 di oggi!) e adesso venite a dirci che le regole cambiano? E no, cari miei. Dovevate dirlo prima, se lo dite ora il principio di uguaglianza viene violato. Nonché il principio di affidamento legittimamente sorto nei soggetti “quale principio connaturato allo stato di diritto”. E che volete fare, la valutazione retroattiva?

In conclusione, noi costituzionalisti italiani riteniamo che potrete inziare a valutare l’università italiana quando l’ultimo assunto sarà andato in pensione. Nel 2067, stimiamo. Società scientifiche tutte, aderite all’iniziativa, Azzeccagarbugli ha trovato anche stavolta la soluzione, e non vi chiede nemmeno un cappone.

UPDATE. L'Asssociazione dei Costituzionalisti ha fatto seguito alla lettera presentando un ricorso al TAR del Lazio. Chiede di escludere dal novero dei criteri il numero di articoli in riviste di fascia A - quelle selezionate da appositi comitati di esperti come le migliori  a livello nazionale ed internazionale. Questo criterio in realtà già non vale per l'area concorsuale 12 (cioè diritto), in quanto il comitato di esperti nominato dall'ANVUR non è riuscito a definire un elenco condiviso (cfr la relazione in http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/documento_di_accompagnamento_mediane_settori_non_bibliometrici_0.pdf). Già questa incapacità è un sintomo di problemi nel settore. Vale però per gli altri settori cosidetti non blibliometrici (economia e scienze sociali, lettere e filosofia), dove i comitati hanno prodotto liste di riviste e l'ANVUR ha calcolato le relative mediane. Se il ricorso venisse accolto, rimarrebbero altri due criteri, il numero di libri ed il numero di articoli su riviste e capitoli di libro. Sarebbe un grave danno. Infatti sarebbero avvantaggiati i professori ordinari ed i candidati che hanno pubblicato molto in sedi poco selettive (collane di dipartimento, riviste locali etc.) e sarebbero danneggiati quelli che hanno scelto di pubblicare poco ma in riviste  prestigiose. Speriamo che il TAR del Lazio rigetti il ricorso, anche se il prestigio dei ricorrenti (ben tre presidenti emeriti della Corte Costituzionale) non fa ben sperare.

Indietro

Commenti

Ci sono 66 commenti

Secondo me quello che dice Onida non è del tutto campato per aria. In Italia non si conoscono mai le regole del gioco prima di giocare, solo dopo. In Italia non si programma, si hanno i colpi di genio che risolvono tutto.

 

Siamo tra economisti no? Il ricercatore italiano per anni ha risposto alla mancanza di incentivi a pubblicare... non pubblicando!!! E poi arriva una Gelmini qualsiasi che gli dice: guarda che tu non hai mai fatto quello che nessuno ti aveva chiesto di fare (pubblicare in riviste scientifiche internazionali)! E adesso ti valuto in base a criteri nuovi... Mah, credo che in nessun altro paese possa succedere.

 

Capisco che la riforma voglia migliorare le cose, ma il solo modo di farlo bene è programmando, stilando una classifica delle riviste e degli editori con relativi punteggi e dire: ragazzi, da oggi si gioca con queste regole, tra 2 (3?, 4?) anni la prima valutazione, e le regole rimangono valide almeno per 5 anni. 

Alessio, in realta' succede in ogni altro dipartimento di economia del mondo. Ci sono innumerevoli casi di dipartimenti che hanno cambiato i criteri di valutazione per la tenure dall'oggi al domani (di solito verso l'alto, in modo da rendere il dipartimento migliore nel giro di alcuni anni). 

La teoria dei diritti quesiti provoca mostri. Il fatto che sinora si siano dati incrementi stipendiali e di carriera con criteri assurdi non implica esiste un diritto a chi avesse ottenuto determinati privilegi di continuare ad ottenerli quando i vincoli di bilancio diventano piu' stringenti. Privilegi erano, e privilegi rimangono. Se queste persone avevano l'errata aspettativa che i privilegi si sarebbero perpetuati indefinitamente sulle spalle dei contribuenti, mi spiace per loro (ma neanche tanto, perche' di privilegi si trattava). Le aspettative errate si pagano in tutti i mercati: quello finanziario, quello del lavoro, quello delle banane, quello dei privilegi ingiustificati. Mi spieghi perche' dovrei premiare queste persone due volte, prima regalandogli per anni uno stipendio a sbafo, poi perche', scoperto che non posso piu' permettermelo, perche' loro si aspettavano che avrebbero continuato a mangiare a sbafo? 

Esiste un solo privilegio giustificato: il vantaggio monopolistico generato dall'innovazione. Quando qualcuno innova facendo meglio, questo vantaggio si perde. Qui l'innovazione (presunta) consisteva nel lucrare uno stipendio a sbafo sopra la stupidita' del legislatore (e del legislato che implicitamente approvava). Ora qualcuno sta "innovando" scoprendo che e' meglio pagare i ricercatori che di ricerca ne fanno, piuttosto che quelli che non la fanno. Continuare i privilegi sarebbe come rimborsare blackberry per i profitti persi dall'introduzione di iPhone e android.

Applica il tuo identico ragionamento a una impresa privata e senti come suona:

L'impresa XYZ aveva un amministratore delegato che aveva messo a punto un sistema di bonus per cui i suoi commerciali venivano promossi in base al numero di prosecchi che si bevevano quando visitavano i clienti anziché in base al numero di contratti che riuscivano a chiudere. In poco tempo ai veritici dell'area commerciale ci sono dei gran beoni, che non hanno venduto molto, mentre solo una minoranza di commerciali - gli astemi e gli integralisti religiosi - si sono effettivamente dedicati a vendere il prodotto, rimanendo però a bassi livelli nella gerarchia aziendale.

Gli azionisti, un bel giorno, decidono che questo sistema non li fa felici; licenziano l'amministratore delegato e ne assumono uno nuovo, che ora deve scegliere se confermare o meno i vertici dell'area commerciale. Si rende conto che in quest'area si beve molto più di quanto non si venda, per cui vorrebbe promuovere a capo del commerciale uno del gruppo astemi-integralisti religiosi che, in base ai dati fin'ora raccolti, sembra essere il miglior venditore in azienda. Tuttavia, l'autorità garante dell'uguaglianza nelle aziende lo blocca e dice che questo è ingiusto: il beone a capo del commerciale potrebbe essere un ottimo venditore a sua volta, persino meglio dell'astemio. Dunque il beone per ora deve stare dov'è, e nei prossimi due anni o tre anni vedremo se l'astemio è davvero più bravo di lui a vendere.

 

Ovviamente questo farebbe ridere i polli...no?

Benvenuti nel mondo vero. A me mica aveva detto nessuno che la teoria dell'equilibrio generale sarebbe morta 2-3 anni dopo la mia tesi. Ne' a quelli che avevano inventato myspace aveva detto nessuno che sarebbe arrivato facebook. cosi' come nessuno mi puo' costringere a stare su myspace, perche' mai devo mandare i miei figli a lezione dal protetto di Onida? perche' nessuno l'aveva avvisato che un giorno avremmo cercato di scegliere i migliori e non i suoi protetti in quanto tali?

 

non puoi diventare professore ordinario se hai meno pubblicazioni della mediana degli ordinari negli ultimi dieci anni o professore associato se hai meno pubblicazioni della mediana degli associati

 

Siamo sicuri che non sia:  non puoi diventare ordinario se hai meno pubblicazioni della mediana degli associati?

Sennò non si vede perché un associato che ha meno pubblicazioni della mediana degli ordinari non possa diventare ordinario, mentre un ordinario che sta sotto la mediana può continuare ad essere ordinario!

Così facendo non si incentiva un ragionamento del tipo: quando sono associato pubblico quanto mi basta per arrivare sopra la mediana degli ordinari, poi dopo che son diventato ordinario smetto di pubblicare, tanto non mi succede nulla.

Lo stesso discorso vale ovviamente anche per ricercatori -> associati.

 

Devi avere più pubblicazioni della mediana del ruolo a cui aspiri, non di quello a cui appartieni- se vuoi diventare ordinario devi aver pubblicato più della mediana degli ordinari.

 

 

Così facendo non si incentiva un ragionamento del tipo: quando sono associato pubblico quanto mi basta per arrivare sopra la mediana degli ordinari, poi dopo che son diventato ordinario smetto di pubblicare, tanto non mi succede nulla.

 

 

Questo è uno dei principi base dell'università italiana da tempo immemorabile. Si pubblica per far carriera e quindi una volta fatta si smette di pubblicare e ci si dedica ad attività più lucrose e/o più gratificanti.

Ho fatto il lavoro sporco del VQR alla Sapienza (il lato banausico, splittare .pdf troppo grossi per essere caricati, inserire e correggere i record della pubblicazione, mettere il sale sulla coda ai docenti che non erano abituati e volevano delegare tutto al personale non docente) e ho visto la storia delle riviste in fascia A:

 

 

 

il numero di articoli pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti il bando su “riviste appartenenti alla classe A” (n. 3, lettera b; n. 6, lettera b), secondo la suddivisione effettuata dall’ANVUR anche avvalendosi dei gruppi di esperti della valutazione della qualità della ricerca e delle società scientifiche nazionali (n.2, lettera a). In tal modo si fa dipendere la valutazione della qualità della produzione scientifica da un elemento estrinseco (“classe” di appartenenza delle riviste su cui sono comparsi gli articoli) definito ora per allora e con effetto retroattivo

 

beh, è sacrosanto. I criteri per cui una rivista è di classe A, e la lista delle riviste per settore scientifico disciplinare sono usciti dopo l'avvio della procedura.

 

In quello che conosco meglio, M-STO 08, era stato messo in fascia B il Bollettino dell'Associazione Italiana Biblioteche, cioè la rivista più letta dai bibliotecari e dai docenti di materie biblioteconomiche. Che è perverso, perchè pubblichi su una rivista proprio perché è la più letta e poi... oops, non è buona. E cose simili sono successe nel settore delle discipline storiche. 

Non capisco cosa c'entrino eventuali errori, più o meno volontari, nella compilazione della lista di riviste fascia A con il principio della retroattività che Onida critica.

 

Tale disciplina appare lesiva dei principi di eguaglianza e ragionevolezza...

 

...è conforme al principio di eguaglianza e ragionevolezza che ai giovani ricercatori siano richieste X pubblicazioni, più di quante mai prodotte da chi li giudica? ...è conforme al principio di eguaglianza che i giovani precari della pubblica amministrazione facciano lo stesso identico lavoro dei colleghi più anziani e di ruolo ma con meno stipendio e meno diritti? potrei continuare: il punto è che i diritti acquisiti li stanno pagando gli outsider.

 

Francamente il fatto che si dica 'non era mica chiaro prima che come professori si doveva pubblicare bene! ora che lo sappiamo dateci tempo e lo faremo (forse)' aggiunge beffa alla beffa.  Da outsider e giovane italiano mi sono rassegnato a pagare i diritti acquisiti di una lunghissima schiera di insider. Ho anche capito quanto irriformabile sia un paese in cui tutti hanno un qualche potere di veto, magari basato su un cavillo, specie i potenti, gli insider degli insider.

 

Vorrei solo che a chiedermi di essere molto migliore della media di lorsignori anche solo per avere le briciole fosse qualcuno che ha dimostrato di sapere, quantomeno, che fare il professore vuol anche dire fare ricerca...

In merito ai rilievi da lei sollevati, Sua Eccellenza Chiarissimo Professore Presidente Emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida (Mazzanti Vien dal mare) ha ritenuto opportuno offrire congrua risposta. La suddetta risulta tuattavia densa di riferimenti legislativi e giurisprudenziali, nonché di elementi lessicali tecnici, difficilmente accessibili a una giovane mente come la sua, formata in tempi in cui la scuola, come tutti sanno, "non era più quella di una volta".

Mi ha pertanto pregato di fornirle opportuna traduzione in linguaggio corrente, che allego di seguito, nella speranza di farle cosa gradita:

 

SUKA!

 

(kappa presente nell'originale)

Questi criminali andrebbero sbattuti in galera. Altro che università e corte costituzionale (e annessa pensione d'oro).

Criminali, puri e semplici.

la pena di morte direttamente!!

Ah, già, scordavo il dettaglio; nulla poena sine lege, si diceva una volta. Se cortesemente ci spieghi quale reato hanno commesso per essere sbattuti in galera, o se hai elementi per correre a una procura della repubblica come persona informata dei fatti... 

Sintetizzo: al di là dei tecnicismi e delle leggi e del diritto e degli insulti credo che prosaicamente occorre considerare che    I SOLDI SONO FINITI. Indipercuiacciocchè anche i "diritti squisiti" a botte di millantaeuro/giorno per giudici/magistrati/direttoristellarinaturali/uscieri/barbieri/staggiste/olgiette/nicolminette/varieedeventuali sono finiti. Appoggio al 100% la proposta che in qualunque ambito di PA il max stipendio a ogni livello non possa essere superiore a 90mila euri/irpef annua , benefits inclusi. Ribadiamo tutti: i soldi nella PA sono finiti, se qualcuno ritiene di valere di piu', vada altrove nel libero mercato a guadagnarseli. Qui la TORTA DI RISO E' FINITA. 

E' uscito da poco l'elenco delle riviste scientifiche per l'area 13.

 

http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/riviste/area13rivistescientifiche.pdf

 

Fa piacere sapere che l'Anvur considera tra le circa 2000 riviste "scientifiche" anche Il Sole 24 ore e la Rivista di suinicoltura (che noto essere sempre del Sole 24 ore) . Non mi è ben chiaro se come pubblicazione si intenda anche una lettera al direttore, partecipare ai sondaggi online, etc.

Di ancora maggiore rilevanza mi sembra il fatto che tutti gli Annali delle varie università (ossia le "pubblicazioni" fatte in case, dove chiunque può pubblicare ciò che vuole senza basicamente nessun filtro) facciano anche esse parte delle riviste scientifiche di area 13 (compresi gli annali di architettura e di igene medicina preventiva e di comunità...).  Per tornare alle famose mediane, che garantirebbero l'accesso alla valutazione per l'abilitazione scientifica nazionale, chi impedisce a un ricercatore di pubblicare 12 articoli sugli ANNALI DELLA FACOLTà DI CASA SUA e superare la famosa mediana delle 11 pubblicazioni necessarie? E se tutti i ricercatori possono fare questo, a che serve la mediana? Non era più semplice lasciare libertà di fare domanda ai singoli ricercatori, lasciando la regola che non si può far domanda 2 anni di seguito?