Aderisco a “fermare il declino” partendo dal PD

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Tra i firmatari dell'appello ''fermare il declino'' vi è anche Alessandro Petretto, docente di Scienza delle Finanze all'Università di Firenze e assessore al bilancio della stessa città. In questo articolo Alessandro spiega le ragioni che lo hanno indotto ad aderire all'appello.

Ho aderito al “fermare il declino” come risultato di una catena di delusioni che provengono dal PD. Ho preso la tessera del partito fin dai primi momenti, quando la gran parte degli attuali dirigenti nazionali e della mia regione ancora non l’avevano perché diffidenti nei confronti di questa creatura che poteva risultare profondamente diversa dai partiti di origine (la lunga catena che da PCI e DC si è snodata per DS, PPI, PDS, Margherita). La mia convinzione si è rafforzata con il programma di Veltroni del Lingotto ed è perciò poi sprofondata con l’inspiegabile rinuncia alla battaglia da parte dello stesso Veltroni e quindi con le sue dimissioni. Nel PD tutti, in quanto progressisti riformisti, dichiarano di tendere ai seguenti obiettivi. Una maggiore equità sociale, da raggiungersi con la riduzione delle disuguaglianze verticali e con l’accesso universale ai servizi pubblici fondamentali. La stabilità economica e un livello di occupazione prossimo al pieno impiego. Un elevato livello di partecipazione al lavoro femminile, sostenuta con servizi adeguati. Un livello di investimenti in capitale umano (istruzione, ricerca e innovazione) e in tutela ambientale sostenibile, cioè sensibile al benessere delle generazioni future, cui non scaricare quote crescenti di debito pubblico.

Nel PD esistono però due vie diverse per tentare di raggiungere questi risultati. Una via diciamo più tradizionale della sinistra, in cui la produzione pubblica e la fornitura pubblica dei servizi e delle prestazione coincidono su livelli elevati. Questo modello si accompagna necessariamente ad un alto livello della pressione fiscale, destinata a finanziare un alto livello della spesa pubblica e una macchina amministrativa corrispondente. Questa via attribuisce un ampio credito alla politica e ai politici, immaginando siano capaci di sostituire perfettamente (non integrare) le forze di mercato. L’aggettivo pubblico associato a qualunque attività è sinonimo di conseguimento dell’interesse collettivo. L’impresa è uno strumento “tollerato” di generazione di benessere collettivo e il profitto è una categoria verso la quale manifestare una certa diffidenza. Infine, il sindacato, anche se massimalista o corporativo, ha sempre ragione. Occorre dire che questo modello, oltre a non essere molto diffuso, dato che nemmeno le democrazie scandinave funzionano più così, è risultato fallimentare tutte le volte che le forze politiche al governo in Italia hanno cercato di riprodurlo.

Un’altra via ritiene di poter raggiungere questi risultati in altro modo. Per esempio, separando per molti servizi la produzione dalla fornitura, per cui mentre la seconda rimane pubblica, la prima può non esserlo. In altre parole, il finanziamento pubblico, tramite la fiscalità generale, può ammettere che la prestazione di servizi sia effettuata da istituzioni fuori dalla pubblica amministrazione, nel terzo settore e anche nel settore privato. Un diffuso processo di esternalizzazione riduce l’ampiezza della macchina amministrativa e il partenariato pubblico-privato negli investimenti possono consentire una pressione fiscale più ridotta. Per questa via l’impresa è l’istituzione fondamentale per produrre ricchezza e generare benessere e il profitto è un veicolo necessario per l’accumulazione del capitale e quindi la crescita Questa seconda via non condivide la stessa fiducia della prima nei politici e nella concertazione sindacale e ritiene che una sana concorrenza, nel senso di contendibilità delle posizioni economiche e sociali, e un riconoscimento del merito, possano meglio favorire il conseguimento degli obiettivi sociali. Questa via è di conseguenza più articolata e meno immediata della prima e richiede fantasia e innovazione nella politica.

È naturale che io, un economista pubblico formato alla scuola anglosassone della moderna public economics dei Diamond, Mirrlees, Sato, Dixit, Besley, Boadway non potessi che aderire alla seconda via, vedendovi tra l’altro i successi di alcune riforme nord-europee del welfare. Al riguardo i “dieci interventi per la crescita” forniscono ad un progressista con questa basi culturali un formidabile pacchetto di proposte per vedere tradotte le sue aspirazioni.

L’attuale dirigenza del PD persegue invece ostinatamente la prima via, di fatto puntando ad una specie di partito laburista, coeso e identitario, che, in uno scacchiere proporzionalista, si attesti su poco più del 20% di consensi, parandosi il più possibile a sinistra e rinunciando per sempre all’idea di partito a vocazione maggioritaria. Anch’io ho pensato che la seconda più ragionevole via potesse divenire alla lunga maggioritaria nel partito, ora temo che non potrà essere neppure minoranza. Molti amici di partito, pensando alle mie idee, si domandano come possano conciliarsi con quelle, non proprie isolate, espresse da Fassina, Damiano o Camusso. E quando propongo programmi di liberalizzazione dei servizi pubblici locali o l’introduzione di meccanismi competitivi nella fornitura di servizi sociali mi guardano con sospetto e dicono che sono imbevuto di una “cultura sconfitta dalla storia” e sbugiardata dalla crisi economica. Evitano scomuniche solo perché sono un vecchio professore con una certa reputazione.

Devo dire che la lettura dei 10 interventi per la crescita, oltre ad affascinarmi per la loro chiarezza ed efficacia, hanno sollevato in me qualche dubbio di natura pragmatica. Ho lavorato per troppi anni (tra l’altro quelli del glorioso riformismo Amato-Prodi-Ciampi) al Ministero del Tesoro per non trasalire davanti ad indicazioni così nette, senza compromessi e forme di gradualismo. E come assessore al bilancio in un comune come Firenze riesco ad ottenere successi per le mie idee solo accontentandomi dei second e third best. Ma poi ho pensato che per questi equilibrismi c’è ahimè sempre tempo! Per cui al momento valeva meglio l’effetto dello schiaffo.

Che farò della mia tessera del PD, appena rinnovata? In effetti nei prossimi mesi avrò diversi passaggi per decidere se e quando cestinarla: riforma elettorale, alleanze, primarie, indicazioni sul programma di politica economica per le elezioni, indicazioni sul tasso di rinnovamento delle candidature, ecc. Se l’approdo sarà un arnese simile ai DS con qualche ex popolare di lungo corso, con la riproduzione della stessa classe dirigente, la decisione sarà facile.

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Commenti

Ci sono 95 commenti

grazie, professore, per avere descritto in modo chiaro e pacato quello che io non sono stato capace di indicare, se non in modo impulsivo e diretto. Confermo che il profitto e' considerato il male e che di fronte all'inevitabile richiesta di servizi da parte dei privati, se i servizi non sono forniti da imprese collaterali, si fanno referendum pee mantenere pubblico tutto, a costo di spendere di piu' e du non riuscire a firnire servizi a tutti. 

Ma, questa è una dimostrazione di come delle idee forti possano attrarre personaggi insperati. Il dott. Petretto è assessore al bilancio di un'importante città e, sopratutto, feudo del suo ( ex? ) partito, collabora con un sindaco tra i più noti e su cui si puntano gli occhi una volta si ed una no. Insomma potrebbe essere lanciato in un futuro politico interessantissimo e campare di politica per il resto della vita.

Invece gli viene un dubbio ed è disposto a buttare tutto alle ortiche per un idea ed il sogno di vedere una nazione diversa e migliore.

Non sono applausi a scena aperta, ma solo una constatazione: se l'idea è buona, se chi la propone è intellettualmente onesto e se c'è la passione dentro tutto questo, allora si possono ottenere risultati sorprendenti.

Allora dico solo avanti così.

Dico solo grazie per avermi restituto una cosa che mi era stata tolta

La possibilità di sognare in qualcosa di migliore.

Grazie davvero anche solo per questo.

Michele ha pubblicato l'articolo su facebook. La maggioranza dei commenti fa pensare su alcuni compagni di strada.

 

CHE cosa non è “Fermare il declino”

Non è e non intende essere la riproposizione elitista di angusti circoli liberal-liberisti.

 

Non è e non intende essere un nuovo pezzo di destra o di centro. O di sinistra, se è per quello.

 

 

Dice Giannino.

Ma a giudicare dai commenti sembra che qualcuno abbia capito tutt' altro. 

Ora mi attirerò molte critiche ( sempre comunque ben accette ), ma devo dire che avendo messo esponenti del tea party italiano fra i primi firmatari non proprio è assurdo che qualcuno abbia travisato lo scopo del movimento. A dx come a sx, sia chiaro.

bisognerebbe ricordarsi che in italia , la ggente, o meglio le persone da 50 anni votano su indicazione del prete o del segretario di partito(pc)...e non fanno domande sul pila su cui mettono la x....oppure bersani, d'alema,berlusconi,casini non sarebbero ancora lì...anzi in procinto di riprewsentarsi come salvatori della patria...

Ps... basta fregiarsi del essere tecnici dopo il supercaz.zola, ha riabilitato anche il nominarsi politico di professione

Gianni z

Mah a dire il vero mio padre ne ha 64 e ha una capacità di analisi e critica che molti si sognerebbero la notte. Stiamo lontani dalle generalizzazioni almeno da queste parti, per favore.

solo una cosa:leggo che gli aderenti sono 11 mila.avete considerato che a un singolo nominativo/e-mail potrebbero corrispondere più aderenti(marito moglie figli,conviventi,studenti che dividono un pc ecc)? .sul modulo per aderire non è indicato specificamente n.aderenti.sbaglio?

grazie

Il manifesto, proclama è condivisibile. Che ci vogliano più donne mi pare scontato, anche per una questione di sensibilità quando si vogliono raggiungere gli scopi non solo con "gli attributi", se mi permette il termine.

 

Quello che mi rimane in forte dubbio, anche dopo la lettura dell'articolo in calce, e da iscritto PD è la lettura che gli economisti, noti, importanti del gruppo fanno dell'attuale fase economica, ma, in particolare, come fare per raddrizzare e dare una prospettiva sostenibile, rispettando le leggi non scritte (forse del capitalismo degenere) dell'attuale finanza.

 

Non mi hanno convinto le spiegazioni del turbo capitalismo e della passività, ineludivilità dell'attuale fase. Credo che la finanza non possa sostituirsi alla politica, res pubblica, in toto, che il giro dei soldi sia spropositato rispetto alle esigenze di produzione di mezzi reali (materiali ed immateriali).

Per queste considerazioni mi richiamo al testo "Fine della finanza" dei due autori che si occupano di storia economica della Bocconi.

Da non economista non riesco a discriminare tra le ipotesi/ idee economiche, ma non mi pare, sempre a naso, istinto che l'economia dei multipli del debito possa reggere senza presentarci il conto finale alla massa (che siamo noi - non i super ricchi).

Per avere delle risposte bisogna formulare delle domande pero'! Cosa vuol dire capitalismo degenere? Quali sarebbero le regole non scritte dell'attuale finanza? Cosa si intende per turbocapitalismo? Cosa sarebbe l'economia dei multipli del debito? Di Amata e Fantacci ho letto il paper sul Bancor che fa da base al libro sulla fine della finanza, trovo alcune posizioni interessanti (praticamente si finisce in un mondo di tassi negativi potenziali) ma tutte le volte che qualcuno propone un cambio di paradigma sarebbe carino vedere le ipotesi e i risultati di un modello. La "narrazione" sarà piacevole ma è poco rigorosa.

egregio professore, secondo il mio modestissimo parere, quello che lei scrive focalizza i problemi dell'Italia.

In modo molto semplicistico, al limite dello scherzoso, avevo messo un post sul mio blog (che in maniera molto disordinata alterna considerazioni informatiche e comiche!)

 

giovanedilungocorso.blogspot.it/2012/01/il-debito-pubblico-aumentera-lo-dice-lo.html

 

Ma mi pare che una visione molto simile alla sua sia pure quella della "sussidiarietà" del prof Vittadini.. Siete in contatto?

proprio no! il tuo è un abbaglio agghiacciante, il prof. vittadini sta bene con berlusconi silvio o con chiunque altro gli  compri l'appoggio elettorale della compagnia delle opere con appalti "preferenziali".

se permetti, noi  si spera in qualcosa di meglio.

Se lo Stato deve erogare "comunque" servizi e li appalta a privati, il politico perde potere. I servizi andrebbero appaltati al privato che eroga il servizio (definito e misurabile nell'appalto). Il politico definisce il servizio minimo da erogare e i criteri per misurare il servizio e poi decidere se continuare con quel fornitore oppure cercarne un altro. Banalizzando, lo Stato al momento offre servizi (l'offering) come una qualunque azienda privata si interroga oppure dichiara quali siano i servizi/prodotti che "vende"(offre).

La lista per lo stato sarebbe lunghissima. Principalmente sono servizi erogati per la persona. Oppure servizi di interesse collettivo. In fondo alla piramide ci sono i cittadini. E sono sempre bisogni primari da soddisfare: mangiare, bere (Sicurezza alimentare, approvvigionamento di beni alimentari, logistica, prezzi), dormire (certezza del diritto, diritto alla casa?), lavorare (lavorare è un diritto oppure un vezzo da nobili?), studiare (non a tutti piace, ma una nazione di ignoranti è peggio di una nazione di intellettuali), fare sesso (siamo comunque animali e servono counque ospedali e consultori), fare figli (asili? scuole primarie e scondarie, assistenza medica). Alla fine, capitalismo, comunismo, cerchiobottismo, liberismo o cristianesimo o CL-esimo, sempre sono da soddisfare quei bisogni primari. Altrimenti credo che si sviluppi una società con non pochi problemi.

Torno indietro sugli appalti ai servizi ai privati: ovviamente occorre che si sviluppino imprese in grado di fornire quei servizi. Aziende dinamiche con personale di alto livello, non imbucati e amici degli amici, dove regni la meritocrazia e non il Clientelismo. Purtroppo mi vengono fuori tanti esempi nel sociale dove chi dirige lo fa con mano pesante e va giù pesante anche con l'interesse privato. Aziende "affaticate" dove si esternalizza ad aziende possedute dal direttore generale dell'azienda "affaticata". Che gestisce l'azienda , ma non la possiede. E se la spolpa. I servizi erogati peggiorano ovviamnte, perchè si svacca la fornitura, non essendo possibile misurare la performance (esiste una mera valutazione formale, ma i contenuti non sono bene definiti, lasciando ampio margine all'azenda privata).

Temo che il problema dell'itaglia sia l'ignoranza diffusa e la tendenza della maggioranza degli italici a RUBARE ad ogni livello, laddove ve ne sia la possibilità e dove si percepisca la possibilità di farla-franca, in barba a ogni confessionale (Settimo Non Rubare, do you remember, old catholic guy?).

Io ho aderito ma continuo a tenere la tessera del PD e anzi vorrei portare queste idee dentro il PD.

Mi complimento per la caparbietà e la tenacia di voler invertire il pensiero politico-economico tradizionale del PD, da parte tua e di altri come te (che credo ve ne siano).

Purtroppo però l"impresa è ardua, se non impossibile.

Basta fare il confronto col PD americano (anche con i repubblicani, se vogliamo essere precisi).

Gli Usa sono sostanzialmente una delle economie più libere sul pianeta, però vanno ancora molto di moda certe idee protezioniste e diverse ingerenze da parte degli Stati e del governo federale.

Molte proposte socialiste sono state approvate anche negli ultimi tempi, questo la dice lunga sul pensiero dei principali partiti e rappresentanti negli Usa.

In Italia è ancora molto più evidente quale sia la linea principale da portare avanti, PD incluso.

a pinto: come ragioni suo padre non lo so...ma come ragionano molti piddini basta  si legga post del prof...di firenze...

a peppo--- i cattolici  del 7 non gliene frega niente,...tanto ci sta la confessione...che non si nega a nessuno--

il programma non ferma neppure il boccino...

perchè non :

1 sola camera di 50 deputati.

3 macroregioni autonome, con 40 deputati ognuna

1 capitale a pisa

 x% sul pil alla mafia in cambio niente interferenze su appalti dello stato ( tra risparmio tangenti politiche e sovracosti su appalti fate voi i conti )

dipendenti P.A.  in sovrannumero rincoversione in altri lavori dove serve.

Gianni z.

Confessionale: al prete interessa quasi unicamente che non tr@mbi la tua vicina di casa (o la sua perpetua). Difficile che alla Chiesa interessi il 7°. Spesso è collusa con il potere (dico spesso per non dire nel 99,9%). Negli ultimi 10 anni ho avuto l'impressione che la chiesa italiota abbia "retto il sacco" ai predoni che stavano al governo. Il "Falso in bilancio" è due volte peccamino: dici falsa testimonianza e rubi. Oppure laicamente, mina profondamente la certezza della proprietà privata. Oppure tante altre belle leggine, oppure chiudere non uno ma due occhi e anche le orecchie di fronte a scandali ambientali, scempi ideologici (signorina , anzichè studiare, perchè non si sposa uno ricco?). La visione del mondo del cosiddetto "popolo della libertà" (ex Forza Gnocc@) è esattamente questo: un generale sb@gasciamento a vantaggio di chi ha i soldi ("Articolo Quinto, chi ha i soldi ha vinto"), lecitamente o illecitamente guadagnati (anche solo evasione dell'IVA, senza pensare alla malavita). "La proprietà privata è un furto nella ragione in cui non è frutto del lavoro ONESTO. (Proudhon si era dimenticato un pezzo).

Ho solo fatto una modestissima prece, evitiamo discorsi balordi del tipo "i 60enni votano quello che gli dice il prete/il caposezione" o "quelli del PD/PDL/... sono tutti rincitrulliti" et similia. Sono idiozie che si leggono già dappertutto, almeno qui sarebbe carino evitarsele.

penso che questo sia il post giusto per segnalare il dibattito tra bisin e lerner, che si sta tenendo sul blog di quest'ultimo. Si, si parla di se sia giusto o meno  per chi si reputa di sx sostenere la necessità di tagli alla spesa 

In sintesi, Petretto dice che nel PD tutti, in quanto progressisti riformisti, dichiarano di tendere ai seguenti obiettivi:

a) una maggiore equità sociale, da raggiungersi con la riduzione delle disuguaglianze e con il potenziamento dei servizi pubblici fondamentali accessibili per tutti;

b) la priorità al lavoro ed alla produzione rispetto alla rendita;

c) un elevato livello di partecipazione del lavoro femminile, sostenuta con servizi adeguati;

d) un adeguato livello di investimenti in capitale umano (istruzione, ricerca e innovazione) ;

e) una politica ambientale fondata sullo sviluppo sostenibile, cioè sensibile al benessere delle generazioni future, cui non scaricare quote crescenti di debito pubblico.

 

Poi però Petretto illustra due approcci presenti nel PD, che potremmo definire statalismo/liberismo, in modo un po’ troppo schematico. Messe così le cose, solo un masochista potrebbe preferire lo statalismo. Chiarisco subito, che in base alla mia esperienza, la percentuale di elettori o iscritti PD che abbraccia lo statalismo in modo ideologico è molto bassa. L’approccio pragmatico è: OK, se gli obiettivi sono questi, ditemi qual è la strada migliore situazione per situazione e vediamo come è meglio fare. Il superamento dell’identificazione di destra/sinistra con liberismo/statalismo è stata proprio una delle ragioni della nascita del PD, almeno nella mia esperienza. Nelle riunioni cui ho partecipato in cui si discuteva del nuovo partito si diceva: facciamo un partito riformista, non moderato, che superi gli approcci ideologici in modo pragmatico e vada per obiettivi. Le socialdemocrazie del nord-europa possono essere il modello da seguire.

Questi principi mi pare che siano stati ribaditi anche da Bersani nella carta di intenti dei progressisti:

Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di controllo a tutela delle finalità pubbliche dei servizi. In ogni caso non può venir meno una responsabilità pubblica dei cicli e dei processi, che garantisca l’universalità di accesso e la sostenibilità nel lungo periodo. La difesa dei beni comuni è la risposta che la politica deve a un bisogno di comunità che è tornato a manifestarsi anche tra noi. I referendum della primavera del 2011 ne sono stati un’espressione fondamentale. È tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta. Non si tratta per questo di tornare al vecchio statalismo o a una diffidenza preventiva verso un mercato regolato. Il punto è affermare l’idea che questi beni riguardano il futuro dei nostri figli e chiedono pertanto una presa in carico da parte della comunità.

L’idea è quella di superare il dualismo segnalato da Petretto con un approccio pragmatico, variabile da caso a caso. Ad esempio, il sistema sanitario americano (liberista?) non è certamente meglio del sistema misto italiano, almeno nelle regioni più efficienti: Lombardia (nonostante gli sprechi), Veneto, Friuli, Emilia, Toscana. Riporto, anche se so che è contestata, la graduatoria internazionale sulla efficienza dei sistemi sanitari nazionali spalmata su tutta la popolazione. L’Italia figura al secondo posto nel mondo, gli USA tra gli ultimi, un risultato comune a tutti gli studi di settore che ho visto.

Per finire, veniamo alla dura realtà: nessun approccio, statalista o liberista, potrà veramente funzionare in Italia, a causa del crollo professionale, etico e morale della classe dirigente, sia pubblica sia privata, avvenuto negli ultimi 20-30 anni. Come se non bastasse, almeno tre regioni importanti sono controllate dalla criminalità organizzata. Per questo motivo le privatizzazioni fatte in Italia sono spesso fallite, perché fatte in regime di monopolio e da privati conniventi con poteri pubblici inefficienti e corrotti. In Francia e Germania s è privatizzato molto meno di noi, ma non per questo quelli sono paesi più statalisti di noi.

Non basta quindi fare proclami accademici e procurarsi un po’ di adesioni su facebook, occorre mettere in piedi una struttura di centinaia di migliaia di amministratori locali con un approccio culturale completamente diverso. Per questo ci vogliono anni, e in molti abbiamo pensato che il PD sarebbe stata una delle possibili vie per raggiungere questo obiettivo. Qualche segnale si è visto, almeno nella elezione di alcuni sindaci.

Liberi di pensare che su questa via il PD sia irrecuperabile, però vi ricordo la battaglia per il rispetto dei tre mandati, che è il presupposto per il rinnovamento della classe dirigente politica, in corso nel partito. E’ vero che c’è il caso Penati, però è anche vero che, sotto le pressioni della base, Bersani ha recentemente rinunciato a nominare due consiglieri in RAI. Non bisogna però illudersi che la battaglia sarà facile: recentemente la Bindi (se ben ricordo con 4 mandati alle spalle) ha detto: “sulla mia rielezione deciderà la direzione del partito”. Non è abbastanza grande da decidere da sola?

Quello che avverrà nel PD nei prossimi mesi sarà cruciale. Mi sembra che, dopo tutto, anche Petretto nutra una  qualche speranza in merito.

 

Veneto, Friuli, Emilia, Toscana. Riporto, anche se so che è contestata, la graduatoria internazionale sulla efficienza dei sistemi sanitari nazionali spalmata su tutta la popolazione. L’Italia figura al secondo posto nel mondo, gli USA tra gli ultimi, un risultato comune a tutti gli studi di settore che ho visto.

 

Dissento, secondo gli studi che ricordo il sistema sanitario italiano risulta scadente e inferiore alla media europea quando si confronta la soddisfazione degli utenti per i tempi, il trattamento e l'appropriatezza delle prestazioni.  Il sistema sanitario italiano risulta 2o al mondo solo in una delle se ricordo bene 12 classifiche dell'OMS del 2000, la stessa classifica secondo cui la Colombia e' meglio della Germania e diversi altri Paesi del terzo mondo fanno meglio di Paesi europei ricchi ed avanzati, ma il cui aumento di speranza di vita dal 1800 ad oggi diviso i costi e' inferiore alla Colombia e Paesi similari.

L'unico pregio del sistema italiano e' il fatto che pur dando prestazioni mediamente scadenti, gli italiani vivono a lungo (secondo me anche grazie a cure parentali e buona alimentazione) e il suo costo e' relativamente modesto,
Nelle condizioni disastrate in cui e' l'Italia a parte alcuni difetti non trascurabili come gli immondi sprechi nel Sud (parti cesarei al 70%, falsi invalidi, assenteismo), e' probabilmente sbagliato pensare di stravolgerne l'impianto statalista.  Una privatizzazione per esempio aumentarebbe i costi e richiederebbe qualita' e velocita' del sistema giudiziario per far rispettare le regole, che l'Italia semplicemente si sogna per oggi e per il futuro prevedibile.

non sono nessuno e quindi non vi degnerete di rispondere

vi faccio notare pero' che il sito ufficiale di FilD, che voi cosi' altisonantemente avete strombazzato, ha pubblicato i coordinatori per tre o quattro regioni E NON c'e' uno straccio di donna

sono pentita grama di avervi cacciato 25 euro

a voi sembrera' una miseria

ma la gente mette i soldi dove ha gli ideali in cui crede

Mr Obama quattro anni fa vinse perche' una marea di emeriti sconosciuti lavoro' per lui

se credete di andare lontani continuando cosi' state sognando

molto ma molto delusa

non siete diversi

lo siete solo a parole

FATTI ci vogliono VERI fatti

ps: siccome il manifesto/movimento sulla carta continua a piacermi non abbandono la nave ma sono un soldatino MOLTO MA MOLTO DELUSO

certo che ci degnamo, il fatto e' che non so proprio cosa dire. Esiste (opinione mia personale) un bias preferenziale che rende le donne meno interessate alla politica, piu' un limite di tempo xche' le donne si occupano piu' della famiglia, per vari motivi. Questo rende il compito di "trovare donne" piuttosto arduo, ammesso che si debba partire con quei presupposti, e cioe' di cercare collaboratori guardando al gender piuttosto che in modo gender-blind. 

Signora Allen, lei per caso si è candidata per un ruolo di coordinatore regionale e ne è stata esclusa in quanto donna? Oppure ha indicato una donna potenzialmente idonea e volenterosa che non è stata accettata?

Ho una domanda: commenti come questo cosa aggiungono alla discussione? No perché questa discussione sulle "quote rose" mi ha personalmente stancato. Ci sono decine di commenti a riguardo sul sito di FiD e qui su NfA e francamente la faccenda inizia a diventare stucchevole, tra recriminazioni e sociologia d'accatto sul perché le donne non partecipino abbastanza o perché non vengono scelte come coordinatori. Faccio una umile domanda: perché a me - e sospetto a molti qui dentro - non frega niente se i coordinatori sono maschi, femmine o rettiliani mentre invece ci sono N commenti di donne che lamentano la scarsa partecipazione femminile? Non è meglio guardare alle proposte CONCRETE su come risolvere i problemi dellla partecipazione al lavoro femminile, delle strutture per la famiglia, delle maternity leaves eccetera eccetera? Grazie.

Concordo, la percentuale di presenza femminile sul blog (e non solo) è decisamente troppo bassa. Per capire meglio il percorso intrapreso da nFA, dopo l'annuncio della nascita della fondazione, ho partecipato alle Giornate di Siena, Roma e Moncalieri. L'invito era aperto a tutti, bastava sedersi e ascoltare (se possibile :-)), eppure noi donne eravamo poche, la prima mattina a Moncalieri solo in tre … Diversa cosa, ma con numeri simili, è il blog, qui occorrono competenza, responsabilità, pazienza, tempo libero e una certa dose di grinta per sopravvivere ... e spesso in effetti è un po' difficile possederli tutti! (almeno nel mio caso, ovviamente :-)). E' vero la bassa partecipazione dipende da una scelta delle donne, ma dispiace comunque leggere alcuni commenti che sembrano dare per scontato il fatto che la tendenza non possa cambiare. A tale scopo sarebbe interessante secondo me capire fino a che punto la redazione sia disposta a trattare con maggiore frequenza argomenti di vario genere (calma, non intendo taglio e cucito :-)) e/o con minor contenuto economico per un periodo abbastanza lungo. Lo so che qualche tentativo c'è stato, ma forse non è stato sufficiente e serve riprovare. Allo stesso modo, anche per quanto riguarda la discussione del programma, potrebbe essere utile uscire dai singoli punti indicati e affrontare anche altre questioni sociali. Se il cambiamento fosse davvero sentito quale necessità da parte della redazione/promotori e in tal senso si muovessero, forse le donne potrebbero finalmente arrivare. Relativamente invece ai miei dubbi, che avevo espresso a mezzo mail alla Redazione un mese fa, in merito al bacino di riferimento (NON di genere!), al programma e ad altre questioni, cerco e a volte trovo qualche risposta, ma ancora non basta.

Che piacere leggerti!

esattamente un anno fa quando avevo il tempo di spulciare gli articoli dai primordi di nFA il tuo nome era nella mia lista delle frequentatrici del sito. Ricordo anche alcuni dei tuoi interventi. Se ti interessa sapere come stiamo lavorando puoi scrivere alla nostra coordinatrice interna francesca.chiaromonte@gmail.com anche antonio sava' lavora nel nostro gruppo di lettori assidui di nFA ed aderenti al FilD che desiderano dare maggior risonanza al punto 8 ma sopratutto spinti dal desidero di ingrandire le adesioni invogliando tutti a leggere prima di tutto nFA e il manifesto.movimento

spero di sentirti (leggi la bio di francesca sul sito)

g

SE vuole può contattare me alla mail anto.sava@gmail per approfondire il discorso da Lei proposto prima. Attendendo Cordiali saluti Antonio

metto il mio commento qui per mancanza di un posto migliore. Certo il PD va al ballottaggio e che ballottaggio! Ma come vi siete affannati a fare una diretta per le elezioni USA (ovviamente necessaria) perche' tacete sull'unica novita' al momento degna di nota sul piano nazionale? Fermare il declino con 35.650 unita' non andra' da nessuna parte (le adesioni languono dal 1 ottobre e per chi ama i numeri come questo sito e' evidente che i fab7 non riusciranno a raggiungere una soglia minima entro aprile) Per cortesia, visto che Giannino da sempre ha detto che se Renzi vince le primarie lui appoggia Renzi ...ne vogliamo seriamente parlare?

a me par di capire che ci siano due linee contrapposte all'interno di FiD. rozzamente "aperturisti" e "isolazionisti". Mi sbaglio?

 

sarebbe un forum dedicato sul sito di FilD.

Spero, caro Andrea Moro, tu abbia avuto il piacere di vedere in live streaming questo interessantissimo dibattito. Al finale i sondaggi danno la vittoria al 66% a Renzi ma se tu hai visto, come ho visto io, il body language di Bersani non e' certo il body language di uno sicuro di vincere. in piu' le sue parole anche se confortanti non sono state abbastanza vincenti quanto quelle di Renzi. Almeno abbiamo la speranza di vedere un cambiamento all'interno del PD