Alcune novità: logo e newsletter settimanale

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I lettori piu' attenti hanno gia' notato che il sito si e' dotato di un logo pieno di simbolismi ... a dire il vero i puristi del design ci hanno detto che questo non e' un logo ma "colored text", anyways, un giorno racconteremo la lunga storia del parto di questo logo (che prevedo sara' in costante stato di cambiamento: e' gia' cambiato dopo un solo giorno di vita).

L'altra novita' rilevante (che gli attentissimi avranno pure notato, visto che e' li' da piu' di un mese) e' la possibilita' di ricevere un email settimanale con l'elenco degli articoli pubblicati la settimana precedente. Per iscriversi a questa newsletter, bisogna registrarsi al sito seguendo il link sottostante il logo (non richiediamo alcuna informazione tranne un valido indirizzo email che ci impegnamo a non divulgare). L'iscrizione alla newsletter si completa cliccando l'apposito link in fondo alla pagina di modifica del proprio profilo


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Commenti

Ci sono 39 commenti

mi piace.

 

Sono proprio curioso di sapere quali sono questi "simbolismi"...cmq concordo con eppols, buona l'idea del "colored text"!!

 

Il tracciato e' il "noise", anzi e' preso dalla mia voce che dice "noisefromamerika".

 

Ma l'assenza di pubblico femminile ( a meno che dietro alcuni nomignoli non si nascondano donne) è voluta (esogena) o endogena?

 

non voluta. endogena : i) molti economisti tra lettori, poche donne economiste, ii) stile maschio/goliardico del sito, iii)....

Recupereremo.

 

 

 

 

C'e' un idea sottintesa nel dibattito che un po' mi da fastidio: quella che partecipare e scrivere su nfa (e su vari web-forum in genere) corrisponda a "cazzeggio". Per come la vedo io contribuire al dibattito politico fa parte del lavoro di uno scienziato sociale. Una volta si scriveva su quotidiani e riviste, ora si fa su internet. Non e' nemmeno del tutto vero che non serve a prendere "tenure". Intanto, puo' servire a farsi venire idee per la ricerca, e scriverci sopra serve ad articolarle meglio; poi serve a farsi notare (nel bene e nel male), specialmente per chi voglia prima o poi tornare in Italia (a parole: quasi tutti, in pratica: quasi nessuno). 

I miei 2c sul dibattito sono che i numeri sono ancora abbastanza bassi per poter raggiungere qualsiasi conclusione. Ad occhio e croce si saranno meno di 10 commentatori attivi (esclusi gli editors), e per quanto riguarda gli editors vale quanto detto da michele: ci sono pochissime economiste "senior" in giro, e per collaborarci occorre avere un certo livello di confidenza. L'idea che le donne pensino piu' all'economia e meno alla politica mi sembra una belinata (come se ci fosse differenza), come quella che dedicano piu' tempo a hard work che al cazzeggio (faccio rientrare fra quest'ultimo la cura dell'aspetto personale, anche se immagino molte ne farebbero volentieri a meno se le norme sociali glielo permettesse). 

 

In effetti sono stato imprudente e ho incluso anche i vostri interventi sotto la definizione di cazzeggio, all'interno della quale rientrano certamente i miei interventi. Spero nessuno si sia offeso.

 

 

Sono d'accordissimo con andrea moro: non e' cazzeggio. Cazzeggio e' giocare a poker su partypoker (ma non ne sono del tutto sicuro). Io avevo interpretato l'uso del termine da parte di Fausto come una licenza poetica, ovvero cazzeggio = tempo speso al di fuori da scientific word, matlab o stata. 

 

Metto sul tappeto due pensieri veloci a proposito di NfA. Almeno due le caratteristiche che io apprezzo, e che distinguono NfA da molti altri blog. La prima, la tendenza (iniziata dagli editori) a firmare con nome e cognome i commenti. Nel resto della blogosfera tutti o quasi si firmano con pseudonimi o nomignoli. Firmare col proprio nome e’ un modo per pensare bene a cio’ che si scrive, e assumersene la responsabilita’ in pieno. La seconda e’ il livello culturale degli interlocutori che obbliga, ancora una volta, a sostenere gli argomenti con logica e fatti, pena l’essere massacrati pubblicamente dagli altri utenti. E’ chiaro che queste due caratteristiche sono complementari, e si rafforzano mutualmente. Scoraggiano la partecipazione attiva ma, mi pare, mantengono alta la qualita’ media dei commenti. Capisco che obbligare i visitatori a firmarei commenti con nome e cognome non sia una policy attraente se si vogliono aumentare i contatti. Ma un invito informale a farlo?

 

Sull'anonimato ne abbiamo discusso anche recentemente fra gli editors e mi fa piacere che se ne parli anche con i lettori, della cui opinione terremo sicuramente conto. Partiamo da un dato di fatto: e' impossibile tecnologicamente (a noi perlomeno) verificare l'identita' degli utenti (ognuno puo' inventarsi un nome e cognome fittizio ed indicare un indirizzo email fornito da un provider gratuito). Quindi, la questione e' quale sia la norma da chiedere ai lettori. 

Io sono propenso a lasciare le cose come stanno, chiedere nome e cognome senza poterli verificare mi pare un esercizio abbastanza futile. Inoltre, la possibilita' dell'anonimato favorisce la partecipazione, che ritengo positiva. I rischi sono minimi, ed in casi estremi i commenti sono cancellabili.

 

 

scusate se non replico in modo tecnicamente appropriato, ma non mi appare la finestra del testo se clicco su "replica".

La nuova grafica è attraente e sexy:)

Sulla questione dell'anonimato ( o semi-anonimato). Mario, non credi che l'anonimato possa essere utile a distinguere gli argomenti dalle persone? In fondo, quello che conta è quello che scrivi, non se ti chiami mario o andrea. Se paperoga dice cose sensate, io ho piacere a discutere con lui. Le stupidaggini ( o peggio, le offese) si autodefiniscono indipendentemente dall'identità.

Il mio sample di donne economiste comprende un buon 50% di donne asiatiche economiste , quindi credo sia piuttosto biased ( e cosi' abbiamo introdotto pure la componente razziale e non ci facciamo mancare niente). E'  tutta invidia per la concentrazione che riescono a mantenere. 

 

Luigi,

una cosa ce mi piace di questo blog e' che, regardless se ti chiami nicola lacetera (cioe' mister nessuno) o michele boldrin (cioe' mister qualcuno), tu vieni preso ugualemtne sul serio -- o non sul serio. Mi pare che ci dia allegramente mazzate, quando necessario, indipendente dallo status. quindi chiamarsi per nome non produce, a mesembra, quwlla confusione fra cosa viene detto e chi lo dice.

se vogliamo completare il quadro politically correct: le donne asiatiche sono cazzutissime in generale, molto concentrate e moolto piu' brave dei maschi asiatici!!!! Li' credo che la questione della self selection e delle necessita' di darsi piu' da fare, menzionata da alberto bisin, conti molto.

 

 

 

riguardo ai problemi con i commenti, se la finestra della replica appare in modo parziale hai provato a trascinarne l'angolo in basso a destra? Se non appare proprio potresti mandarmi una nota via email? Per correggere i problemi occorrerebbe sapere quale e' il problema nel massimo dettaglio.

 

 

Ahhhh! Finalmente ci siamo arrivati, al dibattito sulle economiste donne.... Alcune considerazioni sparse:

1)  sicuramente esiste la discriminazione positiva (come dice Michele), che spesso e' controproducente perche' induce il "malo pensiero" che un'economista donna e' li' (nella prestigiosa universita' XYZ) solo perche' c'e' affirmative action. Altrettanto sicuramente, secondo me, esiste la discriminazione negativa. Ovviamente non ho alcun dato sotto mano e quindi questa e' solo una sensazione. Ma proprio l'altro giorno, una mia collega economista donna (che lavora su cose di macro, search, theory...) mi ha rivelato che ad una delle conferenze estive a cui ha partecipato un economista uomo (abbastanza senior) senza sapere nulla di lei le ha chiesto "so, do you work on fertility?". Traduzione: le donne economiste fanno solo ricerca su fertility, divorce, education, child outcomes, e altri argomenti "femminili".

2) sono d'accordo col bisin che la maggior parte delle economiste donne e' troppo impegnata con tenure per passare tutto questo tempo sui blogs. E quante economiste donne italiane con tenure conoscete? Besides, le economiste donne italiane con tenure, avendo una certa eta', e' piu' probabile che abbiano anche figli (rispetto alle economiste donne italiane senza tenure). Guarda caso, pur nella nostra societa' moderna ed evoluta, e' ancora molto piu' probabile che ad occuparsi dei figli sia la madre piuttosto che il padre, ergo non rimane molto tempo per i blogs. (solo una congettura).

3) il commento sul fatto che le donne la prendono piu' "personally" e se Michele le insulta si mettono subito a piangere mi sembra veramente, veramente scarsino (per non dire altro). Come on!

 

perche' no. io, che pure sono uomo grosso e forte e non donna deboluccia,  piango tutte le volte che michele mi insulta. sulle donne che guardano ai figli, it's bullshit. io faccio la mia parte, eccome. e anche tu (ma non fare leggere questo a Cate che poi si arrabbia con me e quando si arrabbia fa paura). 

 

Devo dire la verità, il mio sample di donne economiste è davvero ridotto, ma le discussioni politiche con loro ci sono, eccome. Però mi sembra che tendano a parlare col cuore e non con la testa. Mi spiego: se per esempio discutiamo del lavoro minorile nei LDCs, la donna economista tipo tende a dire: imprenditori senza scrupoli, vergogna, ecc. ecc. Non se lo pone proprio come un problema economico di incentivi o di prezzi o di produttività marginale del lavoro o di assenza di rule of law. Spero di essere stato chiaro. Purtroppo sono a Cefalù in una magnifica villa sul mare e l'unico pensiero compiuto che riesco a fare è: che si mangia a cena? Invidiatemi, qui iltempo è magnifico.

 

Hai tutta la nostra piu' sentita invidia! (che si mangia, pesce??). Sulle donne economiste che ragionano col cuore... boh, non so, come dicevo prima, mancano i dati. Ma la mia esperienza e' abbastanza diversa (penso a varie donne economiste, italiane e non, che conosco fra New York e Chicago - compresa la mia signora!). Anzi, se possibile ragionano con una logica fredda ed implacabile! Ma ovviamente, potrebbe essere tutta selection (per riuscire in accademia come donna devi mostrarti piu' fredda ed implacabile degli uomini... ma forse questo vale solo a Chicago, Minneapolis e Rochester; e invece a Cambridge... vabbe' meglio che mi fermi qui). 

 

insomma stai dicendo che le economiste donne sono tutte no global di estrema sinistra. ma cosa ti hanno fatot di male? 

se cosi' fosse, oltretutto, dovrebbero interessarsi a temi come politica, societa' etc. piu' di quanto sembrano fare.

 

Una cosa la devo dire...le donne economiste non hanno capacità astrattive!! Ne sono convinto, brave nello studio e nella ricerca, ma qualsiasi domanda che venga posto loro che abbia un legame seppur minimo verso il mondo reale le manda in tilt...in quel caso solitamente se ne escono con qualche facile luogo comune inflazionato (figuriamoci se si parla di politica). In ogni caso, troppo facile generalizzare...e troppo difficile arrivare ad una soluzione, l'uomo non capirà mai la donna!! (chiosa finale degna del più classico dei "bar dello sport"!) 

 

 

eppols si ribella a questo violento complotto nei confronti dei nomignoli.

cheppoi

se ci pensate bene, alcuni di voi mi conoscono di persona, lettori o

malfattori, ma per gli altri non dovrebbe essere uno grandissimo sforzo

intellettuale capire il mio nome e cognome dal mio blog.

cheppoi io rifiuti di fare un qualsiasi discorso serio sul mio

blog e` un`altra storia. eppols e` nato perche` i miei amici in italia

potessero tenersi aggiornati sulle mie (dis)avventure mmmmerigane, che

sono amici apprensivi e si preoccupano. ho scritto 2 cose serie in 3

anni...Innocent 

per quanto riguarda le donne economiste, io vivo con due future economiste e sono gnocche. non me la danno ma sono gnocche. 

 

Il peggiore dei mondi possibili!!! Povero eppols.