Cannoni, hummus... e televisione!

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Ho letto con enorme interesse (e, a giudicare dalla lunga lista di commenti, non sono il solo!) il pezzo di Michele su "Not in my name", e il successivo dibattito con "Ispirati". Mi trovo d'accordo con varie argomentazioni sia dell'uno che dell'altro (oddio, piu' dell'uno che dell'altro), ma soprattutto mi sembra che al di la' delle considerazioni etico-decenti, la politica attuale di Bush & Co. non stia portando da nessuna parte. Vorrei qui sollevare un aspetto che e' stato toccato solo di sfuggita nel dibattito corrente: la comunicazione in senso lato.

Fino a dieci-venti anni fa il nemico del "fondamentalismo islamico" non era l'Occidente nella sua interezza, ma piuttosto Israele da una parte e i regimi "corrotti" del Medio-Oriente dall'altra. Una buona parte di Al Qaida (compreso quel simpaticone del numero due, Al-Zawahiri) proveniva dalla Muslim Brotherhood egiziana, ed in particolare dal suo braccio armato, la Egyptian Islamic Jihad. Loro obiettivo era appunto da un lato opporsi ad Israele, dall'altro rovesciare i governi di Egitto, Giordania, Arabia Saudita ecc. in quanto colpevoli, secondo loro, di non essere casti e puri a sufficienza.
 

Al Qaida ha poi perseguito un'escalation militare prendendo di mira gli Stati Uniti in quanto alleati sia di Israele sia dei governi di questi paesi.

La successiva risposta militare da parte degli Stati Uniti e' stata abilmente sfruttata da media islamici, imam, e scuole religiose musulmane varie, sia in paesi islamici che in Occidente, per giustificare e propagandare la Jihad globale contro l'Occidente (o meglio, contro quei paesi che sostenevano attivamente gli interventi militari in Cis-Giordania, Afghanistan, Irak, Indonesia, ecc. come USA, UK, Spagna, Australia,...). Il punto importante, secondo me, e' che quest'opera propagandistica e' stata molto efficace, ed ha trovato terreno fertile grazie alla presenza capillare nel territorio di queste organizzazioni religioso-solidaristiche islamiche.

Alcuni esempi: le Madrasse (scuole islamiche) pakistane sono frequentate da centinaia di migliaia di ragazzi, tipicamente di estrazione sociale poverissima, che non ricevono alcuna altra istruzione se non quello che apprendono in queste scuole, incluso le narrazioni (ovviamente di parte) dei massacri di musulmani da parte di Stati Uniti e Israele, la teoria che l'11 settembre sia in realta' un complotto sionista, ecc. Le madrasse forniscono allo stesso tempo servizi sociali ed educazione di base, e un costante indottrinamento contro l'Occidente e a favore di martirio, Jihad, ecc.

Lo stesso vale (mi scuso per l'eventuale generalizzazione) per Hamas che, di nuovo, fornendo servizi che il (corrotto ed inefficiente) governo palestinese non e' riuscito a fornire pur con valanghe di soldi da parte di UE, ONU, ecc. e' riuscito ad ottenere la maggioranza di consensi nelle recenti elezioni palestinesi, e al tempo stesso a propagandare il proprio messaggio estremistico anti-Israele.

Discorso piu' complesso forse nel Regno Unito, dove il messaggio fanatico-estremista della Jihad sembra trovare terreno fertile non tanto (o non solo) negli strati piu' poveri dell'immigrazione pakistana, quanto piuttosto nelle frange di gioventu' (di seconda generazione!) piu' alienate e/o disperate.

Sembrerebbe allora che, al di la' della risposta militare - che ha chiaramente dimostrato di essere uno strumento limitato ed ottuso - bisognerebbe pensare seriamente ad una strategia duplice di comunicazione e propaganda da un lato, e sviluppo economico (serio) dall'altro. Lasciatemi fare allora due considerazioni sulla propaganda (e magari qualche anima pia riprendera' il tema dello sviluppo).

Sappiamo bene che le televisioni occidentali (con tanto di attrici seminude, pubblicita' di BMW Mercedes e Ferrari, giochi a premi ecc.) hanno contribuito non poco al crollo dell'Unione Sovietica. E non dimentichiamo gli albanesi, che hanno sepolto la dittatura stalinista con le risate dovute ad Alberto Sordi e soprattutto la bava alla bocca alla vista di attricette e veline discinte. E difatti una delle preoccupazioni primarie del governo iraniano e' quella di bloccare i segnali in arrivo, e dare un giro di vite al dibattito culturale/intellettuale/artistico interno.

E allora facciamogli vedere la nostra televisione, i film di Hollywood e Bollywood e dei registi indipendenti (oddio, forse Von Trier e' meglio lasciarlo stare...), e Michelle Hunziker che accarezza la pelata di Bisio. E magari ogni tanto raccontiamogli dei musulmani bosniaci salvati dalle bombe americane nella ex-Yugoslavia, e delle missioni di pace italo-francesi in Libano con partecipazione anche musulmana. E copriamo di soldi quei pochi imam che hanno il coraggio di alzare la voce per denunciare le bestialita' commesse in nome dell'Islam. Ecc. ecc.

Almeno cosi' non cediamo proprio del tutto l'iniziativa a chi ci dipinge (e purtroppo noi stessi gliene offriamo il destro!) come degli assatanati armati fino ai denti che pensano solo a soggiogare e sterminare i musulmani. Qualsiasi guerra - e forse soprattutto questa guerra - si vince prima di tutto dentro la testa e gli umori delle persone.

 

 

 

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Commenti

Ci sono 40 commenti

Discorso corretto, ma a mio avviso difficilmente realizzabile e comunque dal risultato tuttaltro che garantito.

Come anecdotal evidence penso ai muratori che stanno rifacendo casa dei miei, che sono qui in Italia da ventanni, e che non sanno dire altro che la questione mediorentale è solo ed esclusivamente colpa di Israele. Oppure a certa italianissima sinistra, minoritaria ma non troppo, che sfila ad Assisi con le foto degli Hezbollah e, in fondo in fondo, non ritiene poi un'assurdità che l'11 Settembre sia un complotto sionista, o che i recenti attentati siano stati sventati "ad arte".

Il punto a mio avviso è che quando uno è un minimo emotivamente coinvolto (per ragioni razziali, come i muratori, o perchè si sente il paladino della giustizia universale e della pace nel mondo, come la sinistra), per quante fonti di informazione diverse si sentono, la tentazione di aderire alla versione per cui "il colpevole è uno solo" è troppo forte. 

 

Infatti! Secondo me  convincerli razionalmente i  muratori dei tuoi e'  quasi  impossibile, ma farli sbavare sulle attricette molto, molto  piu' facile.

 

trovo l'articolo ben argomentato (se mi posso permettere di dare giudizi di questo tipo) e condivido appieno il giudizio negativo sulla nostra capacita' di fare "propaganda" per l'occidente ma la soluzione proposta mi sembra difficilmente praticabile. Mi spiego rapidamente: il problema mediorientale (ma anche musulmano visto che noi pensiamo sempre a Israle, Libano e Palestina ma il fanatismo islamico e' anche pakistano e indonesiano e anche del Darfur; come ha fatto notare Huntington, le frontiere dell'Islam sono tutte sanguinanti) e' soprattutto un problema culturale. Quello che sta andando in scena nel mondo musulmano e' stato paragonato da alcuni alla Riforma di Lutero per la profondita' della crisi e del cambiamento in atto (con la differenza enorme che Bin Laden non e' Lutero), una presa di coscienza da parte dei musulmani del fatto che sono poveri e arretrati, nonostante molti dei loro paesi abbiano l'oro nero e un tentativo di analisi per arrivare a capire le ragioni di tale arretratezza. Le risposte di alcuni vanno nella direzione della modernita' e dell'Occidente; le risposte della cricca di Bin Laden e dei vari Hamas o Hezbollah (con tutte le sfumature del caso) vanno nella direzione dell'attribuire le colpe alla perdita della purezza del mondo musulmano (corrotto dall'occidentalita', sembra Nietzsche), nella frammentazione del mondo musulmano (e dunque nella perdita della mitica Umma, l'unione di tutti i musulmani) e nel controlli che suppostamente i regimi occidentali esercitano sui paesi orientali. La loro risposta e' dunque semplice: ritorno alle orgini (e dunque interpretazione letterale e conservatrice del Corano), guerra santa ai musulmani moderati (che sono i loro primi nemici) e agli occidentali che li sostengono (oltre ovviamente a Israele per motivi complementari). Tutto cio' ovviamente facendo le dovute distinzioni del caso e senza generalizzare troppo. Di fronte a tale profonda crisi spirituale e movimento di rinascita sono pessimista: possiamo fare ben poco (tanto meno credo mostrando loro signorine discinte, ma so che questo e' solo un esempio goliardico). L'ampiezza raggiunta da tali movimenti e la profondita' nell'anima islamica e' tale per cui non siamo neanche capaci di grattarne la superficie; come avevo gia' accennato nel dibattito fiume il nostro compito principale e' cercare di uscirne con meno danni possibili e influenzare per quanto possiamo il movimento di riforma musulmano nella direzione che e' meglio per noi. Di certo non possiamo penetrare l'anima musulmana. Forse l'arma piu' effettiva nel lungo periodo che abbiamo a nostra disposizione, all'estero, sono i finanziamenti a movimenti genuinamente liberali e modernisti in tali paesi (come anche suggerito nel post) ma non possiamo pensare di essere noi capaci di ispirare il cambiamento. Quello che possiamo fare all'interno dei nostri confini e' tutto un altro paio di maniche (e mi pare esuli dal tema del post). Insomma, di certo cercare di migliorare l'immagine occidentale agli occhi dei musulmani non ci puo' far del male ma non credo che si possa considerare come soluzione definitiva; dire che qualsiasi guerra di vince nei cuori delle persone e' giusto ma bisogna anche riconoscere che a quei cuori noi non abbiamo accesso tanto facile. Mi scuso per la lunghezza del commento.

 

Sono sostanzialmente d'accordo che si tratta di un problema culturale. Sono anche d'accordo con un commento precedente che sollevava perplessita' sulla proposta di mostrare il peggio dell'occidente. Il riferimento alle attricette discinte voleva essere provocatorio (ma solo a meta': sapete che il pezzo con in assoluto i maggiori "hits" qui su NfA e' quello con la foto della Seredova??).

Per questo nell'articolo ho fatto riferimento ai film di Bollywood, presumibilmente piu' vicini alla sensibilita' pakistana. Leggevo poi tempo fa che in Giordania stanno producendo dei cartoni animati per ragazzi i cui protagonisti principali sono un ragazzino arabo e uno americano. E sicuramente tutti i vari movimenti politico-culturali interni ai peasi musulmani che offrono un'alternativa al fondamentalismo islamico (penso soprattutto all'Iran) vanno sostenuti.

 

Riguardo alla trasformazione culturale in seno all'Islam, sono d'accordo con l'analisi di Ispirati, ma forse sono meno pessimista. In Turchia, ad esempio, alcuni anni fa si e' avuto un movimento capillare religioso-solidarista che combinava i servizi sociali forniti agli strati piu' poveri della popolazione alla propaganda religiosa (scusate, mi sfugge il nome!). Eppure lo stesso movimento e' rimasto ancorato ad alcuni fondamenti di democrazia e tolleranza, e' entrato stabilmente nel dialogo politico, e la Turchia rimane nell'orbita occidentale (nonostante i ripetuti tentativi dell'Europa di cacciarla fuori a pedate!). 

 

 

Questo lavoro di Jesse Shapiro sembra confermare la tesi di Giorgio Topa (attenzione pero' perche' lo studio si basa su cross-sectional data). Gli autori concludono che "exposure to a broader range of information sources could reduce hostility to America. From the U.S. perspective, a possible intervention would be to encourage the growth of western media in Muslim countries."

http://home.uchicago.edu/%7Ejmshapir/antiamer.pdf

 

Mi auto-replico per aggiungere un breve commento. Il buonsenso, l’esperienza del passato, e anche l'evidenza empirica disponibile suggeriscono che una penetrazione mediatica e culturale potrebbe effettivamente ridurre l'ostilita' antioccidentale nei paesi arabi. Tuttavia, mi pare che un motivo di pessimismo forte rimanga. Infatti, ho l'impressione che non molti siano interessati a "conquistare cuori" nell'islam. Al contrario, noto da piu' parti una gran voglia di esasperare lo scontro, di menar le mani. Giusto l'altro ieri Berlusconi ha detto chiaro e tondo che non vuole sentire parlare di un'Italia pluriculturale, che l'Italia e' cattolica o non e' (o qualcosa del genere). I giornali di famiglia sono da qualche anno ormai impegnati in un'opera di educazione dei lettori allo scontro di religioni e di civilta'. Michele Boldrin riportava qualche esempio, mi pare, tra le Buffonate Estive. Di ieri questa perla di Camillo Langone, il quale sul Giornale sostiene che l’occidente sta perdendo la guerra con l’islam perche’ mentre loro costruiscono minareti noi abbiamo rinunciato a costruire campanili, letteralmente. Leggere per credere: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=113969&START=3134&XPREC=1606. Conclude Langone riferendosi all’Italia come una “nazione assediata”. Esattamente la stessa tecnica, descritta da ispirati nel post qui sopra, usata dai fondamentalisti islamici per educare i loro giovani e meno giovani all’estremismo religioso militante. Quanti cuori speriamo di conquistare se agli estremisti dell’Ucoii opponiamo Oriana Fallaci?

 

Ispirati, le differenze tra un giornalista italiano (o una scrittrice) e un terrorista islamico sono ovvie e chiare a tutti, e non sono il tema del post. Il tema di questo post e’ il ruolo della comunicazione occidentale in questo frangente storico, e la sua efficacia nel cambiare la percezione che i paesi a maggioranza musulmana hanno nei confronti dell’Occidente. Il punto e’ che se utilizziamo la Fallaci o Langone come risposta culturale, quelle percezioni antioccidentali le rafforziamo anziche’ indebolirle. Non essendo il tema del post, non ho mai parlato di Bin Laden. Ho paragonato l’Ucoii alla Fallaci. Ripeto: il tema qui e’ la comunicazione (verbale). Tra il delirante comunicato dell’Ucoii, in cui Israele e’ equiparato alla Germania nazista, e i deliranti pezzi di Oriana Fallaci, con gli insulti indiscriminati ai musulmani e le accuse di antisemitismo a chiunque esprima dei dubbi sulla politica del governo israeliano, vi sono sin troppi punti in comune. Entrambi usano argomenti e toni che istigano all'odio razziale. Per quanto riguarda la campagna di stampa del Giornale e Il Foglio, e’ chiaro che questi giornali parlano alla propria base, nel tentativo di confermarne i pregiudizi e estremizzarne la posizione (toh, un altro articolo di Jesse Shapiro ci spiega perche’ fare cio’ e’ razionale http://home.uchicago.edu/~jmshapir/bias.pdf ). Nel caso specifico, Langone parla di “nazione assediata”, una parola d’ordine che ricorre – come tu facevi notare nel tuo post sopra – anche nelle “scuole” islamiche fondamentaliste. Come vedi, la radicalizzazione dello scontro ci rende piu’ simili ai nostri nemici di quanto ci piaccia riconoscere. Devo davvero precisare che non mi riferisco – nonostante le minacce della Fallaci a far saltare in aria minareti e la dichiarata disponibilita’ di quel bravo cristiano di Langone a darle una mano - al mettere le bombe?

 

 

scusa mario se ti ho frainteso ma quando hai detto "Esattamente la stessa tecnica, descritta da ispirati nel post qui sopra, usata dai fondamentalisti islamici per educare i loro giovani e meno giovani all’estremismo religioso militante" non ho pensato all'Ucoii ma ai fondamentalisti islamici; tutto sommato mi pare che non mi si possa accusare di malizia nell'interpretazione visto che quelli dell'Ucoii sono al massimo degli scemotti pericolosi piuttosto che i fondamentalisti islamici di cui si parlava. Sul tema della comunicazione, a mio avviso l'atteggiamento "non possiamo rispondere all'estremismo con l'estremismo" e' giusto e pericoloso allo stesso tempo. Pericoloso perche' rischia di favorire gli atteggiamenti di coloro i quali dicono, generalizzando e non coprendo tutte le possibili sfumature, che il problema siamo noi e non loro, spinga a infilare ancora piu' in giu' la testa dentro la sabbia pensando che queste cose non esisterebbero se non fosse per la nostra cattiveria o che la soluzione sia il multicuralismo (ho fatto un riferimento sopra perche' avevi riportato una frase di langone sull'Italia multiculturale). Io poi non credo che la radicalizzazione dello scontro ci renda piu' simili ai nostri nemici; le nostre sono societa' aperte in cui Mario ha giustamente la possibilita' di criticare la Fallaci e soprattutto le posizioni della Fallaci non sono le posizioni del nostro governo o di chi ci rappresenta, non sono politiche ufficiali di nessuno, non sono manifesto di nessun movimento che va a mettere bombe nei minareti; e se anche lo fossero sarebbe un movimento terrorista da perseguire secondo la nostra legge penale, non il movimento di riscatto di un popolo, non un arma politica da usare contro i nostri nemici. Non siamo piu' simili ai fondamentalisti islamici perche' da noi si scrive sui giornali e sui blog e non si mettono bombe nei mercati (e gli unici che hanno pianificato attentati veri guarda caso non sono i fallaciani -tu lo diresti su un giornale che vuoi mettere una bomba? o piuttosto e' una provocazione, un pugno virtuale per far svegliare coloro che ancora dormono i sogni della pace kantiana?). Credimi, non abbiamo nulla a che vedere con i fondamentalisti islamici, per fortuna. E in quanto al linguaggio che compatterebbe la base, sono l'unico che riesce a vedere che piu' che compattare la base stanno dando voce ad un problema reale e sentito nella popolazione? Sono l'unico che si rende conto che non si tratta di suonare le campane ma piuttosto di dire ai nostri governanti che il tempo dei giochini della lego e' finito e bisogna occuparsi di problemi reali prima che diventino irrisolvibili? Sei sicuro che l'unica cosa che facciano e' rinforzare dei pregiudizi? O piuttosto e' un pregiudizio pensare che gli altri abbiano pregiudizi?

 

Ovviamente, neanche il "multiculturalismo" (citato da andrea ispirati in risposta a mario) e' il tema di questa discussione, e dunque ne va tenuto fuori.

In aggiunta a Shapiro, esiste una vasta letteratura in political science e in political economy (credo ci siano dei lavori di bob bates, per esempio) sulla politics of fear: estremizzare il dibattito per ricompattare la base e far sembrare il "nemico" peggiore di quello che e'. Nella sua versione soft, e' la politica del meno peggio. Io non vi piaccio? Pensate cosa vi aspetta con l'altro....la versione soft e' quella che Bush (o meglio Rove) ha organizzato per la scorsa campagna presidenziale. La versione hard (sontro di civilta', Fallaci e simili) e' quello che succede nel dibattito sul terrorismo, il Medio oriente e cosi' via.

Il Paese arabo che conosco almeno un po' e' il Marocco, dove ho vissuto qualche mese. Anche le famiglie piu' umili hanno la loro bella antenna satellitare (vedre il panorama di una medina tutta ricoperta di antenne paraboliche e' a suo modo suggestivo), e si vedono in particolare la tv italiana e francese. La mia impressione e' che la roba che gli mandiamo generi o maggiore risentimento, o maggiore voglia di scapparsene verso il paradiso al di la' del mediterraneo. che poi si rivela, spesso, una delusione con ulteriore risentimento.

 D'altro canto penso anch'io, come Alberto Bisin, che un certo senso della gioia di vivere sia indispensabile per stroncare i fondamentalismi religiosi (di qualsiasi professione), per loro natura volti alla cupezza. Ma come essere davvero efficaci?

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/IoschiavoinPuglia/1370307&r

Non so nemmeno se c'entra con questo post. forse sara' perche' la mia famiglia viene da quelle parti e mio padre mi ha raccontato tante storie di caporalato negli anni '50, ma mi e' venuta voglia di segnalarvi questo servizio dell'Espresso. Mi pare che sia lo stesso giornalista che si e' fatto una settimana in un CPT. 

Sara' una osservazione ingenua, ma finche' li trattiamo cosi', sara' difficile che non ci odino.

 

Racconto agghiacciante e che solleva tutta la nostra indignazione.

Del resto, purtroppo, da almeno vent'anni a questa parte non e'

cambiato nulla. Nel 1988 la FGCI organizzo' un campo di accoglienza a

Villa Literno (vicino Salerno) proprio per questo tipo di situazioni, e

i racconti erano esattamente uguali. 

Pero', scusami,

Nicola, ma non c'entra nulla. Anche in California ci sono situazioni

simili che riguardano i braccianti messicani immigrati negli Stati

Uniti per raccogliere le fragole. Ma questo non vuol dire che i

messicani dichiarino la Jihad contro gli Stati Uniti. E fra gli

immigrati che raccolgono pomodori al Sud ci sono sia musulmani che

non. 

Se ci sono casi di illegalita' e sfruttamento da parte

dei proprietari di aziende agricole nel mezzogiorno, che intervengano

le forze dell'ordine, i politici, i movimenti, le chiese (invece di

chiudere un occhio e girarsi dall'altra parte, come sempre), e

denuncino questi mostri. Che marciscano in galera. 

Ma la Jihad e' un'altra cosa.