Come ha votato nFA

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Come servizio di trasparenza verso i lettori, raccontiamo le scelte elettorali dei membri della redazione di nFA .

Siamo tutti residenti nella circoscrizione America Settentrionale, dove si eleggono due deputati e un senatore. Sia sulla scheda della Camera sia sulla scheda del Senato sono presenti 4 liste: PD, PdL, UDC e La Destra. È possibile usare fino a due preferenze per la Camera e una preferenza per il Senato. Teoricamente il sistema elettorale per l'estero è il proporzionale con il sistema del quoziente naturale (metodo Hare). Dato però che al Senato c'è solo un seggio il sistema coincide con il maggioritario all'inglese; il seggio quindi andrà al partito, tra i quattro, che riceve più voti. Per la Camera invece, dove ci sono due seggi, il metodo Hare assegna nella grande maggioranza dei casi un seggio al primo partito e un seggio al secondo.


Chiarito questo, ecco cosa abbiamo fatto. E siccome siamo pur sempre professori logorroici, ci infiliamo dovizia di spiegazioni.

Alberto Bisin. Io ho votato PD perché sono di sinistra come sono interista: "Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche mé, ma la casa mia n'dov'è?" (vado a memoria, è notte, ho viaggiato tutto il giorno e qualcuno troverà per me la citazione corretta ...). Essenzialmente, io mi ritengo disponibile a (anzi, sarei felice di) votare una destra liberale vera. Purtroppo tale destra non esiste in Italia. Ad esempio, se votassi negli Stati Uniti voterei Obama (non voto, sono ancora un turista), ma credo che l'Italia abbia tale e tanto bisogno di mercato e liberalizzazioni che in Italia sarei felice di votare Mc Cain (e sarei ancora più contento di votare Tony Blair, o Margaret Thatcher). Ma non ci è dato nulla di simile. Ci sono dati Berlusconi, o Casini. E allora io ho votato Veltroni (o meglio i suoi uomini/donne negli Stati Uniti).

Essere di sinistra per me rappresenta un insieme generale preferenze, dai libri alle donne (meglio Madia che Brambilla). A parità di condizioni vado a sinistra. Credo che a contare le c....te dei governi Prodi e Berlusconi non si

finisce più, però concordo con Michele che che l'unica cosa buona in 20 anni di governo l'ha

fatta il Berlusca, la legge Biagi.

Non mi aspetto nulla di buono da nessuno e non sopporto il voto strategico (tipo votare a sinistra per far rinascere la destra, o viceversa). Quindi, tristemente e col naso tappato, vado con la tradizione e lo status quo (nel senso di quello che ho sempre votato). Coerentemente, non mi sognerei di suggerire a nessuno di votare come me. Va' dove ti porta ...

Andrea Moro. Non ho votato perché non volevo dare il mio minuscolo supporto a nessuna delle coalizioni, vincenti o perdenti che fossero. Il partito per cui vorrei votare non esiste, spero che la mia astensione possa convincere chi può e vuole crearlo che esiste una (sempre più) consistente parte dell'elettorato disposta a dargli il proprio voto.

Gian Luca Clementi. Ho votato PD, senza esitazione alcuna. In primis, perché mi ritrovo in completa antitesi rispetto al centrodestra (e più o meno in accordo col PD) su questioni sociali che sono per me di grande rilevanza: l'immigrazione, i diritti degli omosessuali, i diritti delle coppie di fatto, il finanziamento pubblico della scuola privata, solo per fare alcuni esempi. Quando sento le invettive leghiste contro gli immigrati, la pelle mi si alza di un centimetro. C'è poi l'enorme questione del conflitto di interessi. Non è possibile (ed è assolutamente deleterio) che il governo abbia il controllo pressoché totale dei media. Succede solo in dittatura.

Dal punto di vista di politica economica, ritiengo che ben poche delle proposte avanzate da ambo le parti abbiano qualche possibilità di migliorare il quadro economico. Al contrario, molte lo peggioreranno. Però ritengo anche che il governo che ha retto il Paese nel quinquennio 2001-2006 abbia avuto effetti particolarmente calamitosi. Tra le azioni di quel governo, cito tra quelle che secondo hanno avuto conseguenze più deleterie: i condoni fiscali, la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge elettorale, l'espansione drammatica della spesa pubblica. Contrariamente ad altri redattori, io non ritengo che i problemi principali dell'economia italiana risiedano nell'eccessiva regolamentazione del mercato del lavoro. Non voglio dire che tale regolamentazione, così come l'eccessivo potere dei sindacati, non giochi un ruolo importante. Quello che intendo è che la vera partita si gioca altri due tavoli: 1) quello della lotta all'illegalità e dell'introduzione dello stato di diritto e 2) quello dello smantellamento delle rendite monopolistiche. Questi sono due tavoli su cui il governo Prodi, per quanto gli è stato possibile, ha giocato bene, mentre il governo Berlusconi ha fatto letteralmente schifo.

Non ho dubbio alcuno che parecchie delle decisioni del governo Prodi in materia di politica economica abbiano avuto un impatto negativo. L'ho anche scritto su NfA, quando ne ho avuto il tempo. Sono convinto, però, che sarebbe andata in maniera molto diversa senza la zavorra di estrema sinistra. L'unica vera ragione per cui sono moderatamente ottimista circa un esecutivo PD è che tale zavorra non ci sarebbe più.

Giorgio Topa. Alla fine non ho votato. Mi sono reso conto che mi facevano schifo tutti e due i lati. Forse è vero che il lato Pdl mi fa più schifo, per le cose che continuano a dire BS & Co., per la forte tendenza al peronismo, per il ribrezzo che provo verso questo personaggio. Ma ho la netta sensazione che anche se vince il PD non cambierà niente. Non si affronteranno i nodi veri, non si darà una scossa al paese. Magari se perdono le elezioni (il PD) si svegliano un po' fuori. E magari se va di nuovo al governo la destra e fanno nuovi e ulteriori scempi, finalmente cacciano BS dalla destra, e diventa pensabile che si costituisca una destra davvero liberale in Italia. C'è poi un'altra considerazione. Ho ricevuto anch'io il volantino di Sal Ferrigno (quello che si è schierato con UDC perché Berlusca non lo voleva più, su cui Sandro ha già commentato). Nel volantino, scritto in italiano pessimo, parlava dei progetti di legge di cui è stato autore il nostro Sal nei due anni di legislatura. Erano tutte cose tipo "pensione per gli italiani all'estero", "assegno di mantenimento per gli italiani all'estero", "assistenza sanitaria per gli italiani all'estero", ecc. Mi ha fatto rendere conto che è assurdo votare quando non si pagano le tasse in italia. Che senso ha votare per gente che vuole soltanto estendere rendite varie agli italiani all'estero, senza che questi se ne sobbarchino il costo?


Michele Boldrin. Mi sono astenuto. Poco dopo la caduta del governo avevo suggerito un voto tattico per il PdL. La loro campagna elettorale è stata tanto disgustosa che il mio cervello non ce l'ha fatta: ho capito, anche grazie agli interventi dei lettori di nFA, che per BS&retrievers non si deve votare neanche tatticamente. Sarebbe augurabile, anche se improbabile, che BS perdesse anch'egli le elezioni, come spero le perda VW. Poiché, a mio avviso, "perdere le elezioni" vuol dire, nel caso di BS, prendere meno del 41-42% dei voti, mi pare obbligatorio astenersi. Non è impossibile che il Pdl prenda meno del 41% e vinca lo stesso le elezioni per la Camera, nel qual caso avranno perso entrambi ed astenersi sarà stato utile. Solo dopo l'uscita di scena di BS, magari a mezzo d'un governo istituzionale, potremmo cominciare a chiederci se si può costruire una destra non peronista e de-BSizzata.

Votare per il PD vuol dire dare supporto al progetto neo-dossettiano di VW, uno degli uomini politici più falsi e vuoti di contenuto che io abbia mai conosciuto: anche oggi ha ripetuto che lui non è mai stato comunista! Nel lungo periodo il progetto PD è un pericolo molto peggiore di BS&retriever, i quali abbaiono molto ma mordono poco: da piccoli borghesi della provincia lombardo-veneta quali essi sono, s'accontentano di sugosi ossi per se stessi e per la loro consorteria. Il neo-dossettismo del finalmente realizzato compromesso storico vuole invece adattare il mondo alle proprie fantasie ideologiche. Tali fantasie sono, nell'Italia del 2000, altamente pericolose.

Mentre considero il PD "oggettivamente" peggiore del PdL - in termini di concreti atti di governo, Prodi in due anni ha fatto peggio di BS in cinque; le uniche tre leggi decenti che io ricordi sono tutte opera del governo di BS: la Biagi, lo scalone pensionistico e la riduzione delle imposte sul reddito - il personale politico del PdL è peggiore di quello del PD. Risultato non facile da raggiungersi: tra casta mangiatrice e ridicole signorine inviate in parlamento sulla base dei meriti acquisiti nel boudoir del figlio del colle, anche il PD non scherza. Una tale situazione non concede alternativa: dovrebbero perdere entrambi.

Astenersi ha valenza politica e non implica indifferenza. Implica riconoscere che il problema numero uno è la casta, mentre il resto è marginale: le elezioni sono un gioco ripetuto, non si vota una volta per sempre. Sottolineo che i candidati del Nord America sono già così casta che

non si sono nemmeno degnati (con una sola e lodevole eccezione) di rispondere alle domande loro poste da uno dei più letti blog italiani. Anche per questo mi sorprende che il 50% di nFA abbia votato per gente di tal risma.

Sandro Brusco. Ho votato PD. Il voto a mio avviso è uno strumento come un altro per cercare di influenzare le scelte sociali nella direzione desiderata. Non mi va di non usarlo, anche quando nessuno dei partiti sulla scheda mi piace.

Il costo di votare per noi residenti esteri è esattamente zero. Ti arrivano le schede a casa, fai il segno, le inserisci nella busta preaffrancata e la rimetti nella tua casella postale alzando la bandierina, da cui le preleverà il postino (così almeno si fa nei suburbs). Non c'è nemmeno il costo del francobollo o di andare a imbucare alla cassetta delle lettere. Ho pensato all'astensione, ma quando il costo è zero l'astensione è giustificata solo quando si è perfettamente indifferenti tra le alternative, oppure il costo psicologico di dare il voto a un partito che ti disgusta è superiore al guadagno di utilità del favorire la soluzione meno peggiore. Per me il costo psicologico è zero, come ho detto considero il voto come uno strumento da usare al quale non associo alcun particolare valore emotivo. Voterei anche se le uniche alternative sulla scheda fossero Mussolini e Pol Pot (voterei per Mussolini, if you must know).

L'alternativa concreta da scegliere in questa elezione è se dare o meno la maggioranza al Senato a Berlusconi. Io credo che per il paese sarebbe meglio se questo non succedesse. Una sconfitta di Berlusconi, oltre a evitare una replica del suo penoso governo, avrebbe il probabile ed eccellente risultato di terminarne la carriera politica. La sua uscita di scena è condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché il centrodestra diventi una forza più presentabile in futuro. Con un po' di fortuna, allora avrò una alternativa praticabile quando il centrosinistra, come ha fatto con l'ultimo governo, governa male. Nel frattempo, voto contro Berlusconi perché questa è la scelta migliore che si può concretamente fare per il paese.

A tutti quelli che mi dicono che non va bene votare contro, rispondo che la questione è puramente semantica. Quando la scelta è tra A e B, l'unica cosa che conta è come si ordinano A e B. Dire che si vota per il migliore o per il meno peggio è una differenza retorica senza alcuna rilevanza pratica.

 

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Commenti

Ci sono 95 commenti

Le motivazioni che mi spingeranno a votare per un partito minore, sono le stesse che hanno spinto ad astenersi Michele Boldrin.

Rispetto al mio primo voto (2006), non ho la minima tentazione e intenzione di votare per un partito incentrato su una persona (BS). Spero in una vittoria del PDL, ma di piccola misura, in modo tale da indurlo a fare un esame interno e cambiare rispetto al passato. Ma non un cambiamento nel nome del "nuovismo", ma un cambiamento sostanziale e soprattutto liberale.

 

 

é facile votatare PD stando in America tanto poi il vostro voto per il PD lo scontiamo noi in Italia.

Per essere "trasparente" come scrivete voi,credo che chi non partecipa alla vita del nostro paese condividendo gioie e dolori non debba votare. Ha più diritto un'extracomunitario che lavora in italia  di votare in italia che voi che state in america. La i di italia è volutamente piccola perchè conosco benissimo dove è finito il nostro paese.

 P.s. ho lavorato 8 anni per una corportaion america con sede in Michigan .Avevo tutte le possibilità di andare a lavorare in America come avrebbero voluto gli americani . La mia scelta è stata di non scappare

 

Voto perche' ne ho diritto. Sono tendenzialmente d'accordo pero' che abbia poco senso far votare gli italiani all'estero (no representation without taxation).

La frase finale con quella specie di auto-compiacimento etico fuori luogo pero' mi fa pensare che pero' si', sono contento che mi sia stato permesso di avere (piu' o meno) annullato il tuo voto.

 

Pienamente d'accordo che gli extracomunitari che vivono stabilmente in Italia dovrebbero poter votare. Bisogna però cambiare la costituzione. Dimmi dove si firma che mi aggrego.

Pienamente d'accordo che sarebbe meglio ritornare alla situazione pre-2006 per il voto degli italiani all'estero. Bisogna però cambiare la costituzione. Dimmi dove si firma che mi aggrego.

Nel frattempo, uso le leggi che esistono per influenzare nel modo che a me pare più opportuno il prossimo risultato elettorale. Ai residenti del Nordamerica è stato dato il potere di scegliere un senatore e due deputati. Questi verranno scelti comunque, anche se vota un solo elettore. Siccome non credo al disarmo unilaterale, io il mio diritto di voto lo esercito. 

 

Domanda (non polemica) per Bisin e Boldrin sulla legge Biagi: pensate che la legge Treu del 1997 sia stata meno innovativa? Introdusse le agenzie di lavoro interinale e contratti di lavoro flessibile che fino ad allora in Italia erano sconosciuti. Se poi uno guarda i dati sulla disoccupazione italiana, vede che cominciarono a calare nel 1998, giusto un anno dopo l'introduzione di questa legge.

 

Good point; hai ragione. Diciamo che Treu ha iniziato e Biagi ha finito. Il nuovo calcolo dà 1/2 buona legge per Prodi e 2.5 per BS ...

 


Hai ragione, concedo il punto anche io. senza fatica vista la mia dichiarazione di voto. pero' la sinistra non mi pare ancora riconosca, in generale, l'importanza di questa legislazione, legge Treu inclusa; o mi sbaglio?

 

 

votare senza pagare le tasse è un pò come 'fare i froci con il culo degli altri'......

 

Questo è apparentemente un buon punto, ma ha delle implicazioni di cui tenere conto.

Se il voto è collegato alle tasse pagate, allora la logica vorrebbe che gli evasori fiscali dovrebbero essere privati del diritto di voto, così come sarebbe logicamente coerente pesare maggiormente il voto di chi paga più tasse. Le democrazione ci hanno messo circa 300 anni a liberarsi da questi principi e quindi non mi sembra giusto ritornarci ora.

Per quanto riguarda gli italiani residenti all'estero, il loro diritto di voto non è mai stato escluso, mentre  era  solo il suo esercizio ad essere in pratica macchinoso e di fatto irrilevante.

La legge attuale, nel riconfermare un principio ed un diritto già consolidati, ha reso teoricamente più semplice il voto (il che non è nei fatti, mi pare) facendo però un passo in più, vale a dire l'elezione di deputati aggiuntivi rispetto a quelli nazionali, il che mi pare un assurdo giuridico e politico.

Quanto agli italiani all'estero, distinguerei tra quelli che di italiano hanno oramai solo il cognome e di fatto hano perso i legami con la realtà italiana, da quelli che questi legami li hanno e ancora molto forti, come i redattori di questo blog stanno a dimostrare.

 

 

 

A me pare che il discorso sia giusto, ma  ha a sua volta dei riflessi di cui non colgo completamente le conseguenze, e mi piacerebbe che i "giuristi" del forum  me li chiarissero...

Mi pare che sia un pò il rovescio della medaglia del discorso relativo al voto agli immigrati regolari. Chi è in Italia per lavoro da un certo numero di anni secondo diffusa opinione dovrebbe acquisire il diritto al voto (almeno quello amministrativo) proprio in base al principio per cui paga le tasse qui da noi e quindi può giudicare legittimamente l'utilizzo che viene fatto delle ricchezze da lui prodotta. Questo prescinde totalmente, correggetemi se sbaglio, dal concetto di appartenenza alla comunità nazionale. Siccome è un principio che condivido, ho difficoltà ad accettare che chi non paga le tasse da noi possa votare. E credo che sarebbe assolutamente giusto togliere il diritto di voto a chi fosse dimostrato essere, in modo conclamato e rilevante, evasore fiscale.... Per quanto riguarda il differente peso del voto di chi paga più tasse, non mi parrebbe corretto. Il diritto di voto è un bottone on-off...chi ce l'ha ne usufruisce, se vuole, chi non ce l'ha no....

 

For the record, capisco Michele, ma la penso come Alberto e Sandro.

Quanto al diritto di voto degli italiani all'estero, non ci vedo niente di male: la cittadinanza non e' solo un permesso di soggiorno, e' anche una specie di diritto di proprieta' sul proprio Paese. Senza voler spingere l'analogia troppo avanti, se si considera ragionevole che chi ha ereditato dai genitori le azioni della Fiat possa votare all'assemblea dei soci Fiat (e l'operaio della Fiat non possa - a meno che non si compri le azioni pure lui), allora si dovrebbe considerare ragionevole che io (italiano residente all'estero) abbia il diritto di voto in Italia e uno straniero residente in Italia no. Poi possiamo discutere di come si possa acquisire o perdere la cittadinanza, di quanto potere si debba dare agli altri "stakeholders" (gli operai non azionisti o i residenti non cittadini), etc. Ma questi sono altri discorsi.

 

 

A tutti quelli che mi dicono che non va bene votare contro, rispondo

che la questione è puramente semantica. Quando la scelta è tra A e B,

l'unica cosa che conta è come si ordinano A e B. Dire che si vota per

il migliore o per il meno peggio è una differenza retorica senza alcuna

rilevanza pratica.

 

D'accordo in pieno: ne discutevo con amici; il sistema elettorale purtroppo è viziato e vizioso. Anche se io volessi votare C (il migliore di tutti) so per certo che la lotta (a causa dei vari vizi del sistema) sarà fra A e B, dei quali A è l'inferno e B poco ci manca. Dovrò per forza rinunciare al voto per C, per fare tutto ciò che mi è possibile per evitare A votando B.

Poi si possono fare giochi strategici specie in senato, votando i piccoli per chè raggiungano la quota che consenta loro di togliere "careghe" ai vincitori (ma allo stesso tempo si dovrebbe sperare nella vittoria dei peggori perchè vengano tolte a loro le careghe, non ai migliori... che cesso di sistema... sarebbe bellissimo se fosse solo un gioco da tavolo!)

 

Astenersi ha valenza politica e non implica indifferenza. 

 

Questa affermazione (messa là come giustificazione?) non mi convince molto. Dopo tanto discutere e inalberarsi, cosa si fà? Si lasciano andare le cose da sole, avvenga quel che avvenga... perchè è questo in sostanza il risyultato del non voto... diverso sarebbe se l'astensione fosse enorme, allora la polemica sarebbe evidente.

Siamo tutti d'accordo che col sistema elettorale vigente cambiare le cose con il voto (da una parte o dall'altra) non consente miracoli da parte dei cittadini, ma l'astensione non fa assolutamente nulla di più, anzi.

Il voto è ancora (l'unico) strumento (un'arma molto spuntata) con cui il cittadino può decidere, operare, amministrare: perchè non usarlo? 

 

 

Piccola osservazione.

L ex kathedra di Sandro Brusco mostra la sostanziale invarianza dei voti degli italiani negli ultimi 15 anni per quanto riguarda le "categorie" destra/sinistra; ho poi letto in qualche articolo sul web(non riesco a ritrovarlo datemi una mano) che tale tendenza è particolarmente vera per centro e nord Italia mentre possiamo notare una maggior "mobilità" nel voto per quanto concerne il Sud. Penso sia plausibile pensare che nel Sud giochino un ruolo "importante" le pressioni della criminalità organizzata(mafia, camorra ecc.). Mi chiedo dunque se certi messaggi lanciati da BS (vedi  http://www.youtube.com/watch?v=PD4ixdKJzOE) non possano giocare un certo ruolo nell esito finale.

Ecco perchè credo che il mio voto andra contro BS.

PS Ho gia perso troppo tempo in queste "riflessioni" elettorali torno a preparare Matematica finanziaria che è sicuramente meglio.A proposito qualche link su "modello Markowitz" nella composizione di un portafoglio? grazie

 

 

tale tendenza [alla costanza del voto politico] è particolarmente vera per centro e nord Italia mentre

possiamo notare una maggior "mobilità" nel voto per quanto concerne il

Sud

 

Questo fatto statistico va spiegato (almeno secondo il mio parere) con il fatto che nel centro-nord il voto e' prevalentemente ideologico e di appartenenza, mentre al Sud c'e' una forte componente clientelare, che segue notabili locali indipendentemente dall'ideologia politica. C'e anche un contributo della criminalita' organizzata, che puo' avere rapporti preferenziali con alcuni notabili, oppure in alcuni casi puo' esprimere un voto "ïdeologico" come nel caso del voto della Mafia per il PSI garantista di Martelli contro la DC, come documentato dai pentiti.

 

 

Dice Michele

 

Poiché, a mio avviso, "perdere le elezioni" vuol dire, nel caso di BS,

prendere meno del 41-42% dei voti, mi pare obbligatorio astenersi. Non

è impossibile che il Pdl prenda meno del 41% e vinca lo stesso le

elezioni per la Camera, nel qual caso avranno perso entrambi ed

astenersi sarà stato utile.

 

Le percentuali, quelle che leggerete sui giornali a partire dalla sera del 14 aprile, sono calcolate esclusivamente sui voti validi. Nessuno, se non qualche political scientist in cerca di papers da scrivere, calcola le percentuali di voti sugli elettori totali. Logico che sia così, visto che i voti validi sono l'unica cosa che conta all'ora di attribuire i seggi. Se non si vuole votare PD e si vuole far scendere la percentuale del PdL la cosa utile da fare è votare per uno degli altri partiti, esprimendo quindi un voto valido. L'astensione invece non cambia né il numeratore né il denominatore nel calcolo delle percentuali dei partiti.

Michele, immagino ci vorrai fornire una spiegazione di quel 41%, a me sembra un po' tirato fuori dal cappello. Io preferisco usare una definizione più operativa e credo più intuitiva: Berlusconi vince se ha la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, perde in caso contrario.

 

 

Sandro, se leggi le tabelle dei tuoi stessi articoli il 41-42% ti diventerà ovvio. Sotto le tue stesse ipotesi, un 41-42% per il PdL implicherebbe che o l'UDC ha preso più dell'8% in media nazionale, o che il PdL ha perso parecchio della sua base naturale, o entrambe. Ossia, che BS ha perso voti "storicamente suoi", quindi fallito come leader.

Sui giornali, durante tutta la giornata di domenica e lunedì leggerai sempre i dati dell'affluenza. E poi anche di quanti hanno votato, quanti si sono astenuti, quanti scheda bianca. Il "non voto", in realtà, è in Italia una cosa a cui si fa molta attenzione, contrariamente ad altri paesi. Si fa molta attenzione perché gli italiani votano molto (troppo, infatti) e quindi tutti sanno che variazioni nel numero di non votanti hanno contenuto politico.

Detto altrimenti, se il numero di astenuti arrivasse (cosa che non succederà, mai avuta troppa fiducia nell'intelligenza politica del popolo italiano) al 75% si noterebbe, e come che si noterebbe! Non solo, avremmo allora ragioni di cominciare a sperare in qualcosa di diverso, perché questo fatto segnalerebbe l'agglutinarsi di un 10% potenziale di elettori che si sentono estranei a questa casta e ad entrambe le camarille che la compongono. Votare per una di esse, per ragioni di antica appartenenza ideologica o in base a misurazioni sub-atomiche di quale sia il male minore, ritarda per sempre questo risultato, che è invece possibile. Ovviamente non è probabile, perché se anche da persone come noi la casta riceve un 50% di voti d'approvazione, allora non vi è ragione di credere che in altri gruppi sociali o culturali possa succedere di meglio.

Il focalizzarsi su ogni elezione come se fosse l'ultima e da essa dipendessero i destini dell'universo, tipica scelta di chi vota ideologicamente, o il basarsi su un (a mio avviso "pseudo") pragmatismo che dice "alla fine conta solo chi mandi al parlamento", fa perdere la prospettiva del lungo periodo, del fatto che le elezioni si ripetono e che le ipotesi politiche si costruiscono e non è sempre vero che occorre scegliere dal menù disponibile.

Dei danni dell'ideologia in politica non ho voglia di discutere. Del (pseudo) pragmatismo ricordo solo il suo risultato più recente: Bettino Craxi ed il suo PSI. Guardando al domani ed ai risultati pratici, l'uomo perse completamente la bussola e, vuoto di ogni orientamento strategico, finì come finì. Se vuoi un esempio più recente, e forse a te più vicino, pensa a D'Alema ed al suo aver "ottenuto" assolutamente nulla; a meno che, nell'ottenuto, non vogliamo includere le barche a vela, le scarpe fatte a mano e l'appartamento in centro. 

 

 

Tra le buone leggi del governo BS c'è anche quella che vieta il fumo nei locali pubblici, che, tra l'altro, a sorpresa di molti, è osservata, smentendo il mito degli italiani indisciplinati e incuranti delle leggi. E' una legge che a lungo andare aumenterà notevolmente l'aspettativa di vita degli italiani. Ma è un po' come attribuire al fascismo la nascita della previdenza sociale. Era un provvedimento maturo, e, a posteriori, bene accolto dai cittadini, che, quasi per caso, è stato adottato quando BS era al governo. Forse lo stesso si potrebbe dire dello "scalone", e della riforma Dini per le pensioni, la quale comunque, probabilmente (non ho conoscenze precise), era un po' peggio della riforma proposta da Berlusconi alla fine del 1994 (quella applaudita da Romano Prodi e Paolo Sylos Labini e affossata da sindacati e Lega).

 

La legge sul fumo (come la patente a punti) e' una conseguenza di un provvedimento europeo. Era solo questione di tempo.

Io ho sempre votato a sinistra per gli stessi identici motivi esposti da Gian Luca; ora basta pero'. Tornero' a votare il giorno in cui ci sara' qualcuno che sara' in grado di fare cio' che va fatto. Fino ad allora ripongo tutte le mie speranze nell'unione europea: il rispetto dei diritti umani, il conflitto di interessi, la laicita', il rispetto delle regole di trust e concorrenza... sono tutti argomenti che nessuna forza politica italiana e' in grado di portare avanti adesso come adesso ma prima o poi verranno tutti affrontati dall'EU perche' sono nell'agenda politica europea o gia' standard in tutti gli altri paesi.

 

 

 

A tutti quelli che mi dicono che non va bene votare contro, rispondo

che la questione è puramente semantica. Quando la scelta è tra A e B,

l'unica cosa che conta è come si ordinano A e B. Dire che si vota per

il migliore o per il meno peggio è una differenza retorica senza alcuna

rilevanza pratica.

 

 

Cosi' vota un agente razionale, coerentemente con la professione. (chiedo scusa a Sb per la scadente battuta).

Posto che credo che di un aumento dell'astensione non fregherebbe nulla a nessun politico, che non mi entusiasma nessuno dei due contendenti, mi chiedo se sia possibile, appunto razionalmente, favorire il "meno peggio" (o "meglio") e anche ( o devo scrivere "ma anche"?) mandargli un segnale di insoddisfazione. Penso di farlo votando PD al Senato, dove il Pdl puo' non vincere o vincere male, e astenendomi alla Camera.

 

 

Voto perche' ne ho diritto. Sono tendenzialmente d'accordo pero' che

abbia poco senso far votare gli italiani all'estero (no representation

without taxation).

 

 se io ad un diritto che ho non ci credo, non lo esercito. si chiama diritto, non dovere. siccome concordo con il principio enunciato, penso che non avreste dovuto votare.

 

 

Tra le azioni di quel governo [Berlusconi 2001-2006, ndr], cito tra quelle che secondo hanno avuto

conseguenze piu' deleterie: i condoni fiscali, la depenalizzazione del

falso in bilancio, la legge elettorale, l'espansione drammatica della

spesa pubblica.

 

l'espansione drammatica della spesa pubblica?! ma da quando su nFA si danno numeri senza basi? per informazione: la spesa primaria corrente in termini reali e' cresciuta al 2,2 per cento circa all'anno dal 1997 al 2006. dx e sx. poi c'e' l'inflazione e la crescita del PIL, ma nel giudicare la gestione della spesa pubblica di un governo bisogna andare oltre, giusto? capisco l'enfasi "elettorale", ma all'espansione drammatica della spesa io avrei sostituito una piu' sobria incapacita' cronica di non saperla fermare (come d'altronde quelli della sx).

 

 

 

Astenersi ha valenza politica e non implica indifferenza. Implica

riconoscere che il problema numero uno è la casta, mentre il resto è

marginale: le elezioni sono un gioco ripetuto, non si vota una volta

per sempre.

 

ho detto fin dall'inizio della mia apparizione su nFA che concordo in pieno. anzi, per quanto possibile ho cercato di convincere la gente a non votare, anche fuori da nFA. non so come finira', forse perderemo. ma resto convinto che la nostra idea ha dignita'. se ci fosse pareggio al senato e astensione/nulle al 35 per cento, magari nascerebbe il Governo di Gianni Letta, con Enrico Letta vice-presidente e poi solo 10 tecnici di valore per rivoltare questo Paese e fare le grandi riforme col voto di PD e PDL senza  piu' WV e SB. e magari Boldrin farebbe il Ministro dell'Economia (se serve aiuto...   :) 

 

 

 

Vuoi i numeri? Ecco i numeri. La spesa pubblica, coerentemente con quanto ho scritto, e' scesa in termini reali, dello 0.4% in media all'anno trail 1997 e il 2000. E' salita durante il governo BS, in media dell'1.3%. Sono dati della Commissione Tecnica sulla Finanza Pubblica. La spesa corrente, come dici tu, e' salita allo stesso tasso reale nei due periodi. Il che significa che IN RAPPORTO AL PIL, e' cresciuta molto piu' velocemente durante il governo BS. Nel 2007, la spesa pubblica e' scesa dal 49.3 al 49.1% del PIL (dati Ministero Economia).

 

Consentitemi una battuta. Con Gianni Letta presidente del Consiglio ed Enrico Letta vicePresidente, allora proporrei Giorgio Letta all'Istruzione Università e Ricerca... Francamente, penso che sia il migliore dei tre.

 

 

se io ad un diritto che ho non ci credo, non lo esercito. si chiama

diritto, non dovere. siccome concordo con il principio enunciato, penso

che non avreste dovuto votare.

 


Ma cosa dici. La circoscrizione estera esiste. In queste condizioni, voto.

 

 

Della candidatura del politico mafioso non so. Il presidente della Commissione Antimafia l'hanno recuperato in extremis.

 

Spero che abbiano ragione . Con quello che c'è in gioco...

 

Qualche giorno addietrò definì il fu Mangano "un eroe".

Forse, condotto dal suo spirito guida, ha voluto anch'esso fare un piccolo gesto eroico..

www.corriere.it/politica/08_aprile_12/voto_scambio_utri_5e0f8c4a-085c-11dd-883b-00144f486ba6.shtml

Saluti. 

 

Piu' che Dell'Utri, a gente come me che in legalita' e diritti civili e' profondamente di sinistra, fa impressione vedere che gente come Vladimiro Crisafulli e Antonino Papania sia stato candidata - ed eletta al senato - nel 2006 e in queste elezioni. E volevano pure lasciare fuori Lumia. E poi ci si lamenta di Cuffaro.

C'aveva ragione quello. E' tutto un magna magna, in certe regioni, basta vedere il numero di consiglieri regionali inquisiti nella Regione Calabria.

 

 

Premesso che penso ottime cose del vostro blog, una cosa tuttavia mi sfugge: in questa pagina ho letto che il governo Prodi in due anni avrebbe fatto peggio del governo Berlusconi in cinque, che la riforma previdenziale di Maroni era di gran lunga meglio dell'abolizione dello scalone, che l'unica cosa buona che l'Italia ha avuto dalla politica nell'ultimo decennio è stata la legge Biagi che il centrosinistra avrebbe preferito abolire, che complessivamente il centrodestra avrebbe "battuto" in buone riforme il centrosinistra per tre a zero (o per 2.5 a 0.5, se si considera la legge Treu), che la "mini riforma fiscale Tremonti" vince a mani basse contro la "mini controriforma fiscale VV-TPS", che Veltroni sarebbe uno degli uomini politici più falsi e vuoti di contenuto mai visti, e che infine il progetto neo-dossettiano del PD sarebbe senza dubbio peggiore di quello del PDL.

Con queste premesse uno -a logica- si aspetta che gli autori di NfA votino in prevalenza (per usare un eufemismo) per il PDL; eppure ho contato tre voti al PD e tre astensioni. E nessuno al PDL.

Leggo che una sconfitta di Berlusconi favorirebbe il suo ritiro e quindi un'evoluzione del centrodestra in senso moderno e più presentabile, nonché la fine del conflitto d'interessi.

Al di là delle ipotesi su come sarebbe il dopo Berlusconi, e se sarebbe desiderabile o meno anticipare quest'evento, io mi ricordo come era lo scenario pre-Berlusconi: nella prima repubblica non c'era neppure il centrodestra, ma sceglievamo fra un centrosinistra e il PCI, e nel periodo 1993-94, se non ci fosse stato Berlusconi, avremmo avuto il governo Occhetto, con vari partitini sparpagliati all'opposizione. E per il futuro l'idea che Fini o Casini o Bossi o non saprei chi altro possano offrirci un centrodestra moderno mi lascia perplesso.

Per concludere, è vero che Berlusconi in questi anni ha destato molte aspettative, salvo deluderle in gran parte, ma se lui, come dice The Economist, è il problema della politica italiana, di che cosa ci siamo lamentati in questi ultimi due anni?

 

Le opinioni che citi all' inizio sono sostanzialmente quelle di Michele, anche se nessuno (fin qui) le ha contraddette, credo che gli altri redattori abbiano giudizi più sfumati.

In ogni caso a giocare contro il PDL sono tre fattori:

1) E' il grande favorito, sostanzialmente la scelta è tra farlo stravincere o vincere di misura

2) Ammazzando (politicamente) Veltroni cambia il nome del leader del PD, facendo lo stesso a Berlusconi cambia tutto (lo dici anche tu)

3) La volgarità dei rappresentanti. Prova a spiegare al collega straniero che hai votato per Silvio

 

 

 

The Economist, in un leader della settimana scorsa, invitava a votare VW. Notando, come ho fatto io, che le poche mini riforme positive fatte da BS sono state il frutto del caso, non di un piano organico; quest'ultimo a BS non interessava e non interessa. Contrariamente al corrispondente italiano di TheE non ho particolari simpatie ideologiche per la sinistra né voglio appartenere ai salotti bene di Torino e Milano. Perdippiù, conosco VW e compagnia fin troppo bene per potermene fidare, quindi io invito a non votarli e considero degli illusi coloro che, credo in buona fede, vedono in loro il cambiamento. Non lo sono e le loro politiche sono state e saranno, lo ripeto, ancora peggiori di quelle di BS.

Fondamentalmente, le ragioni per cui TheE nega a BS qualsiasi fiducia sono anche le mie: BS è un uomo profondamente unfit to rule Italy. L'assenza di conflitto d'interessi, la trasparenza nei comportamenti pubblici e privati, il senso dello stato e della cosa pubblica. Queste sono tre requisiti necessari per aspirare a governare un paese, questi requisiti BS non li possiede né intende acquisirli. Anzi, fa tutto il possibile per provare al mondo che lui se "ne frega" delle regole di base della democrazia liberale. Va quindi rigettato, assieme ai suoi lacché.

Il problema vostro - ossia di quella fetta di società italiana che vota comunque BS ad occhi chiusi, e specialmente di quella borghesia "liberale all'italiana" da cui s'intuisce il nostro lettore provenga - è proprio questo: non avete ancora capito cosa sia la democrazia liberale. Il problema è tutto lì, e finché non lo capirete non solo il liberalismo non lo vedrete mai attuato in Italia, non solo oscillerete sempre fra governanti catto-comunisti e governanti peronisti, ma non godrete mai del rispetto politico, intellettuale e financo morale del resto della borghesia europea e nordamericana. Il che - visto che in realtà amate le giacche di tweed e le scarpe londinesi fatte a mano, mentre sognate i figli a Princeton, Oxford o persino WUStL - vi rode il culo alla grande. Non vi resta che grattarvelo, oppure decidere di prendere la medicina adeguata.

Nel caso non si fosse ancora capito, vi sto facendo la lezione: ne avete bisogno, piaccia o meno e soddisfi o meno il vostro ego. Di democrazia liberale vi riempite la bocca, alcuni di voi non fanno altro che citare Smith ed Hayek, ma vi saltate sempre a piedi pari i capitoli essenziali. Fate cittadine virtuali che chiamate Tocque-ville, ma il signore senza trattino non l'avete mai letto, come probabilmente avete lasciato sul comodino Madison e tanti altri per sostituirli con Croce e Gentile oppure, nel migliore dei casi, Indro Montanelli e Marcello Pera.

In parte non è colpa vostra, non ve l'hanno mai spiegata né l'avete mai assaporata, la democrazia liberale. In parte è colpa vostra: non avete mai fatto lo sforzo per capirla e sperimentarne gli effetti. In parte non è colpa vostra: per 50 anni dall'altra parte c'erano comunisti trinariciuti di fronte ai quali "andare per il sottile" non era saggio. Per cui avete abbracciato il consociativismo corporativo di mamma DC, lasciando morire le piantine del liberalismo che Luigi Einaudi e pochi altri avevano provato ad importare. In parte è colpa vostra: nostalgie per il ventennio albergano anora nella vostra anima ed i partigiani (rossi o bianchi che fossero) non vi sono mai piaciuti. Di occasioni per liberarvi dal modello economico corporativista ne avete avute, sia nel primo dopoguerra che nel 1992-94, ma non avete avuto il coraggio di usarle perché culturalmente impreparati ed economicamente troppo dipendenti dall'evasione fiscale e dal sussidio statale. In parte non è colpa vostra, perché le vostre elites sia economiche che intellettuali hanno firmato dai tempi del ventennio un patto con il diavolo: stanno con chi governa a Roma e garantisce loro prebende economiche, potere d'oligopolio e visibilità mediatica, ossia "consenso", fra il popolo bue. In parte è colpa vostra, perché dovreste generare dal vostro interno delle altre elites, diverse dalla FIAT e da De Benedetti, dalla direzione del Corriere della Sera e da quella di Repubblica, dalla Confcommercio e dalla CEI.

Invece, che fate? Quando riuscite a capire che BS, i suoi lacché ed il suo retriever sono della gentaglia indegna del vostro voto, invece di provare con pazienza a costruire un'alternativa liberale e democratica correte fra le braccia nodose di Storace ed i seni prosperosi della Santanchè, come ha fatto, illudendosi ma deludendomi, il mio vecchio amico Mimmo Pagliarini.

Quando lo capirete? Probabilmente mai, temo. Continuerete a pensarvi gli eredi di Niccolò Macchiavelli perché, "votando utilmente per il meno peggio" e "turandovi" il super celebre "naso", ad ogni elezione lo mettete furbescamente nelle chiappe ai comunisti, eterni abitatori dei vostri incubi. Altri, sempre del vostro gruppo ma con un leggero rovesciamento della sfumatura ideologica, si comportano specularmente per metterlo nelle chiappe ai ladroni clerico-fascisti, abitatori da sempre d'incubi d'altra derivazione ideologica.

E così andiamo avanti, allegramente, da un secolo a questa parte. Il 13-14 Aprile 2008, grazie anche al "voto utile" di tutti voi, non s'invertirà di certo la lunga deriva dell'Italia verso la sua unica vera colonia: l'Argentina.

 

 

Il sito dei cavalli riporta stasera i tassi di affluenza alle urne nelle varie regioni. A prima vista mi sembra che l'astensione sia particolarmente elevata (almeno stando al dato delle 19) nelle regioni centrali. Un'altra tegola per il PD, mi sembra.

 

Questo e' il link al sito del ministero dell'interno con i dettagli regione per regione dell'affluenza:

affluenza elettori

 

 

 

 

Complimenti, bella requisitoria. Michele, dovevi fare il PM J.

Hai centrato il punto, l’amara verità è che il paese non è ostaggio della casta, è la casta che è espressione del paese. La stragrande maggioranza della popolazione gode di piccoli o grandi privilegi che la casta gli garantisce e, nella più totale immaturità politica, non è disposta a rinunciarvi.

Facciamo finta che si creasse una lista, chiamiamola nFA (tanto per non far nomi), con il seguente programma e vediamo quanti voti prenderebbe:

1)         abolizione di tutti i privilegi della casta e riduzione dei loro emolumenti ai livelli della media europea, risultato: 100% dei votanti – 10% di membri della casta e dei loro familiari = 90% dei voti favorevoli (bel risultato, complimenti)

2)         abolizione di tutte le licenze a numero chiuso (taxi, farmacie e quant’altro), risultato 90% - 10% dei votanti = 81% (rimane pur sempre una buona maggioranza)

3)         abolizione di qualsiasi tutela corporativa degli ordini professionali [medici, architetti, avvocati, compresi i…. notai (scusa Sabino, scusa)], risultato: 81% - 20% = 60% dei voti favorevoli;

4)         vendita o chiusura di tutti i carrozzoni di stato (Alitalia, Rai, ecc.), risultato 60% - 5% = 54% dei voti favorevoli

5)         licenziamento degli statali fannulloni e mobilità degli stessi, risultato 54% - 30% = 36% dei voti favorevoli

6)         pensione di vecchiaia a 65 anni per tutti, a partire da domani, risultato 36% - 50% = 18% dei voti favorevoli

7)         abolizione di tutto l’assistenzialismo per il meridione, risultato 18% - 50% = 9% dei voti favorevoli

8)         vera abolizione della carriera per anzianità dei magistrati, misurazione della loro capacità e laboriosità effettiva, loro responsabilizzazione sotto il profilo delle risorse da loro utilizzate, risultato: ehi Michele, stai scherzando vero? Così non và. Io che c’entro? A questo punto è meglio che voto PD che è più serio, dopotutto la magistratura è l’unico baluardo contro l’illegalità diffusa in questo stato. Chi lo dice che abbiamo dei privilegi? E l’indipendenza dove la metti? Ma che liberale sei?

Ecco qual’è la verità, lo stato liberale, in Italia non lo vuole nessuno, perché è scomodo. Pensa alla reazione che ebbe il popolo di Ceppaloni e dintorni, quando scoppiò lo scandalo di Mastella. Da quelle parti nessuno si indignò per quel modo di gestire la politica. Questa è l’Italia del 2008.

Comunque anche astenersi non servirebbe a nulla, se anche solo il 30% votasse, la casta farebbe qualche piagnisteo televisivo su quanto sia sbagliata l’antipolitica, che bisogna cambiare la politica dal suo interno, che, sì, forse, qualche privilegio bisogna abolirlo, e poi continuerebbe come prima, per il semplice fatto che gli astenuti appartengono a tutti, e, quindi, a nessuno. L’unica cosa che si può fare, attualmente è scegliere il male minore, quale sia il male minore mi pare che emerga chiaramente.

Oltretutto, anche ammesso che l’astensione massiccia avvii un processo quale quello da te auspicato, sarebbe comunque un risultato ottenibile solamente nel lungo periodo e, come diceva il più grande genio dell’economia mai vissuto su questa terra: “Nel lungo periodo siamo tutti morti”…

Ormai non ci rimane che sperare in un’ulteriore perdita di sovranità in favore dell’UE. Il fatto è che siamo il peggior paese dell’Unione. Putroppo, anno dopo anno, stiamo tagliando, pezzo per pezzo, i cordoni che ad essa ci legano e, prima o poi, ne saremo fuori. Personalmente ho ordinato un nuovo passaporto tedesco da lucidare con sempre maggiore impegno.

PS: in un altro post (non è possibile fare il link, avendo ilnumero uguale quello di un altro post, comunque veid sopra) avevo formulato qualche domanda di mero interesse storico, purtroppo ti è sfuggito. Il BS del 93 era diverso dal BS di oggi? Io credo di no, ma leggendo il tuo post ed anche uno precedente che adesso non saprei trovare, sembrerebbe emergere il contrario.   

 

 

 

 

"

Ecco qual’è la verità, lo stato liberale, in Italia non lo vuole nessuno, perché è scomodo."

Posso aggiungere che in realta' sono pochissimi quelli che vogliono il libero mercato acnche nelle cose piu' banali: tutte le volte che aumentano i prezzi di qualcosa (pane, pasta, carburanti, telefonia, solo per citare i primi che mi vengono in mente) si solleva immediatamente un coro di gente che richiede un intervento dello stato, un calmiere, una regolazione dei prezzi, per contenere gli aumenti. L'introduzione di "Mister Prezzi" (che in realta' non ha alcun potere) e' li a mostrarci quale anelito di libero mercato ci sia in realta' in Italia.

D'altra parte il partito liberale, da che ricordo io, ha sempre avuto percentuali molto basse, non mi pare che i fatti siano cambiati di recente, tanto da modificare il sostegno di cui potrebbe godere.

Triste, ma da qui la situazione che si vede non lascia molte speranze.

 

 

 

Axel, pienamente d'accordo con te (anche sulla abolizione della tutela corporativa degli ordini professionali, che nella pratica poi tanta tuela non la danno).

Comincio a capire di essere vecchio oltre che logorroico, perchè molte delle cose che dici tu le avevo già scritte in un altro post che ora non ricordo.

Il problema della riforme è che non sono mai a costo zero e quindi ciascuno deve rinunciare a qualcosa perchè in futuro avrà dei benefici. Solo che mentre i sacrifici sono certi, i benefici sono futuri e incerti.

Insomma, come dicevi tu (oltre che Keynes credo) nel lungo periodo saremo tutti morti e quindi perchè proprio io devo cominiciare a morire un po' prima degli altri ?

In genere,  poi, in questi casi vengono sempre ricordati come esempi positivi la Thatcher e Reagan con la loro rivoluzione liberale, dimenticandosi, però, che come effetto collaterale la Gran Bretagna dovette affrontare la più alta disoccupazione della sua storia e le rivolte di piazza, con interi quartieri dati alle fiamme (i Brixton riots). Vero è che oggi la Gran Bretagna sta meglio dell'era pre-Thatcher, però intanto chi stava a Brixton nell''82 non pensava al 2008, pensava al lavoro perso e alle case che bruciavano.

Ciò posto, sia chiaro che sono personalmente d'accordo a riforme incisive, perchè se è vero che nel lungo periodo saremo tutti morti, bisogna anche arrivarci a questo lungo periodo, possibilmente in condizioni decenti.

Nel mio piccolissimo, per esempio, non vedrei come la fine del mondo l'eliminazione del numero chiuso per i notai.

 

 

Ormai non ci rimane che sperare in un’ulteriore perdita di sovranità in

favore dell’UE. Il fatto è che siamo il peggior paese dell’Unione.

Putroppo, anno dopo anno, stiamo tagliando, pezzo per pezzo, i cordoni

che ad essa ci legano e, prima o poi, ne saremo fuori.

 

La situazione italiana è talmente disastrata che anche un mostro burocratico come l'UE può sembrare attraente. Quando vivevo in Italia anni fa speravo anch'io in una perdita di sovranità a favore dell'UE. Adesso vivo in Inghilterra e alle prossime elezioni probabilmente voterò per un partito che ha come scopo dichiarato quello far uscire la Gran Bretagna dall'UE.

 

Personalmente ho ordinato un nuovo passaporto tedesco da lucidare con sempre maggiore impegno.

 

Secondo me uno scenario "argentino" per l'Italia (con uscita dall'unione monetaria) è sempre più probabile. Forse una volta toccato il fondo ci si renderebbe conto dell'inevitabilità di riforme in senso liberale.

 

Ma non era un blog di destra, questo ??  :)

 

@Albero Bisin:

"El ba' del mi ba' fazeva i madon,

el mi ba fazeva i madon,

a fag i madon anca me,

mo la chésa mia, n'do è?"

E' la poesia di 'Calzinazz' (in 'Amarcord').

N.B.: vado a memoria anch'io, e potrei essere un po' influenzato dalla variante pesarese (la mia) del dialetto romagnolo-nord marchigiano; ma a parte qualche accento dovrebbe essere corretta:).

P.S.: anche per me la 'tradizione del mattone' è stata una delle ragioni del mio voto PD. Ma (credo) non più importante dell'immondo personale politico della destra e della ferinità meschina e razzista del leghismo.

 

 

 

Interessanti, seppur non inattese nella sostanza, le prime valutazioni di Ilvo Diamanti sul voto (sensazionale: su Repubblica) http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/elezioni-2008-due/mappe-diamanti/mappe-diamanti.html.

Naturalmente il signor Diamanti queste cose le sapeva anche prima. Ora le può dire, tanto non è più peccato e visto che sarà un tantino più difficile nasconderle e parlar d'altro come è stato fatto finora, tanto vale essere da subito tra quelli che "han capito". E' gratuito, mollo ora che prprio non si può più tenere la posizione. Come era gratuito fondare il PD, o prima l'Ulivo, o prima ancora il PDS. Stessa logica di retroguardia, spacciata per novità o riformismo.

E' la semplice conferma di un processo che dura da molti anni, che solo i tonti non capiscono. Peggio di questi ci sono solo i tonti che si credono intelligenti e stanno perennemente col ditino alzato. Un effetto comico strepitoso.