Il Decreto Taglia-Italia

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Marco Esposito

L'occasione me l'ha fornita l'ennesimo incontro fra il Ministro Passera e una delegazione di imprenditori napoletani, fra cui il sottoscritto. Al momento dell'immancabile buffet ho dato una sbirciatina alle carte che aveva Passera sul tavolo e ho visto questa bozza di decreto legge. Non ho resistito alla tentazione e con il mio smartphone (ah James, non sai cosa ti stai perdendo!) ho fotocopiato il testo. Lo riproduco qui per i lettori di nFA. In corsivo ci sono le annotazioni a penna che erano di fianco al testo.

Decreto Taglia Italia. Bozza.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;

Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni volte ad evitare che l'Italia sia coinvolta in una mancata sottoscrizione di titoli del debito pubblico, per l'impossibilità di tassare ulteriormente gli italiani e quindi aumentare le entrate fiscali volte a sostenere il rimborso di detti titoli di debito pubblico;

Ritenuta, altresì, la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per introdurre una qualche forma di contenimento della spesa pubblica;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella tarda notte del giugno 2012;

Su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell'Economia, e del Ministro della Funzione Pubblica

Emana

il seguente decreto-legge:

Art. 1 Salari e stipendi della Pubblica Amministrazione per le qualifiche di Operaio, Impiegato o Quadro.

A far data dalla pubblicazione in G.U. del presente decreto legge gli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione con la qualifica di Operaio, Impiegato o Quadro, di cui al CCNL del Pubblico Impiego, sono così decurtati:

Fino a € 38.000,00 lordi annui nessuna decurtazione.

Da € 38.001,00 fino a € 42.000 lordi annui una decurtazione del 30% sulla parte eccedente gli € 38.000,00

Da € 42.001,00 fino a € 48.000 lordi annui una decurtazione del 45% sulla parte eccedente gli € 42.000,00

Da € 48.001,00 fino a € 56.000 lordi annui una decurtazione del 60% sulla parte eccedente gli € 48.000,00

Da € 56.001,00 fino a € 68.000 lordi annui una decurtazione del 75% sulla parte eccedente gli € 56.000,00

Da 68.001,00 in poi la decurtazione sarà del 100 %, ovvero il massimo stipendio che la Pubblica Amministrazione pagherà ai propri dipendenti con contratto di Operaio, Impiegato o Quadro è di € 50.300,00 lordi annui (38+(42-38)*.7+(48-42)*.55+(56-48)*.40+(68-56)*.25)

Art. 2. Salari e stipendi della Pubblica Amministrazione per le qualifiche di Dirigente e per gli appartenenti a tutte le altre categorie del Pubblico Impiego .

Fino a € 42.000,00 lordi annui nessuna decurtazione.

Da € 42.001,00 fino a € 58.000 lordi annui una decurtazione del 30% sulla parte eccedente gli € 42.000,00

Da € 58.001,00 fino a €66.000 lordi annui una decurtazione del 45% sulla parte eccedente gli € 58.000,00

Da € 66.001,00 fino a € 78.000 lordi annui una decurtazione del 60% sulla parte eccedente gli € 66.000,00

Da 78.001,00 fino a € 90.000,00 lordi annui una decurtazione dell'80% sulla parte eccedente gli € 78.000,00

Da 90.001,00 n poi la decurtazione sarà del 100 %, ovvero il massimo stipendio che la Pubblica Amministrazione pagherà ai propri dipendenti con contratto di Dirigente o con altra qualifica all'interno della Pubblica Amministrazione è di € 64.800,00 lordi annui. (42+(58-42)*.7+(66-58)*.55+(78-66)*.40+(90-78)*.2; andassero nel privato se sono tanto bravi a farsi dare di più!).

Art 3. Esclusioni.

Nessuno è escluso.

Art. 4. Delle altre indennità.

La Pubblica Amministrazione non può erogare nessun altro tipo di indennità, a nessun titolo, a propri dipendenti, con qualsiasi qualifica. Decadono quindi con effetto immediato tutte le altre indennità accessorie alla voce stipendiale.

Art. 5. Del Contratto Collettivo.

Il presente Decreto vale solo per la parte economica del CCNL o dei singoli contratti in essere con la Pubblica Amministrazione, non deroga in alcun modo agli altri obblighi contrattuali. Qualora un dipendente della Pubblica Amministrazione dovesse manifestare disaccordo con il presente Decreto, la Pubblica Amministrazione ritiene che tale disaccordo sia espressione di una volontà rescissoria del Contratto stesso da parte del Dipendente e concede pertanto in via eccezionale la possibilita' di rassegnare le dimissioni senza alcun preavviso.

Art. 6. Dei dirigenti delle società partecipate di diritto privato afferenti alla Pubblica Amministrazioni o agli Enti Locali, o altri Enti della Pubblica Amministrazione.

E' fatto divieto espresso di erogare stipendi, salari, o qualsiasi altra forma di contributo economico ai Dirigenti, Amministratori, Consulenti delle società partecipate di diritto privato in cui il socio pubblico abbia la maggioranza, nella misura superiore di due (2)volte il compenso annuo previsto per la qualifica di Quadro Direttivo del relativo CCNL di settore.

Valgono anche le disposizioni dell'Articolo 5 del presente Decreto, ovvero sono espressamente escluse le possibilità di cumulo, anche all'interno della stessa famiglia.

Art. 7. Dell'autonomia impositiva degli Enti Territoriali.


Gli Enti Territoriali possono derogare a quanto disposto dal presente Decreto istituendo una apposita tassa, che sarà denominata “Tassa per il pagamento di maggiori stipendi ai dirigenti locali”, con obbligo di pubblicazione via Internet e tramite affissioni murali dei cognomi e dei relativi stipendi.


Art. 8. Del Federalismo Fiscale.

A far data dal 31 Dicembre 2012 le misure di cui al presente Decreto si attueranno su base locale con il criterio della “parità del Potere d'acquisto”, è dato preciso compito all'ISTAT di fornire un quadro provinciale del proprio paniere, tale paniere provinciale servirà al ricalcolo dei salari e stipendi, aggiustandoli percentualmente in base al valore Italia = 100. (vediamo che succede al Sud...)

Art. 9. Dell'utilizzo dei risparmi.

Tutti gli eventuali risparmi di spesa saranno utilizzati per ridurre la pressione fiscale, cominciando dalle tasse in misura fissa (bolli, accise, etc.), poi, eventualmente, diminuendo l' IRAP e le aliquote IVA, infine andando a variare la tassazione IRE.

Art. 10. Degli ulteriori tagli.

Con il presente Decreto sono aboliti i seguenti fondi:

Fondo Unico per lo Spettacolo. ( la lirica non piace a nessuno nel Governo)

Fondo Unico per l'Editoria. (i giornali se li paghino gli editori)

Fondo per l'aiuto alle scuole private. (la Chiesa se ne farà una ragione. E poi hanno altro a cui pensare adesso)

Fondo per l'Autotrasporto. (abbassiamo le accise sulla benzina, che è meglio).

Fondo per il rimborso elettorale ai partiti. (qui chiudiamo, lo so, ma faremo finta di cedere su questo punto. Chi se li sente quei piangioni di ABC ?)

Art.11. Delle consulenze.

Le consulenze per la Pubblica Amministrazione sono abolite. Gli Uffici e/o Amministrazioni che non sono in grado di svolgere il loro compito per mancanza dei requisiti professionali saranno chiusi e il relativo personale licenziato.

N.B.

Ricordarmi di chiedere che fine fanno gli stipendi della mitica ASL di Vibo Valentia.

Ricontrollare i calcoli, se non basta passare al licenziamento per motivi economici.

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Commenti

Ci sono 142 commenti

Con le decurtazioni di cui sopra, gli stipendi massimi non sono 68000 e 90000 come dice il testo, ma 50300 e 64800, rispettivamente.

Ho appena segnalato al Ministro l'incongruenza, che mi ha così risposto:
Egr. Dr. Esposito, innanzitutto è una bozza, per cui ci potrebbero anche essere errori, poi Lei deve tener presente che è scritto "decurtazione", perchè nessuno voleva chiamarla tassa, ma a tutti gli effetti è una tassa, per cui il valore di riferimento è "€ 68.000 lordi annui" e " € 90.000 lordi annui", come è scritto nella bozza, a cui applicare la "decurtazione" come già stiamo facendo per le tasche del resto degli italiani.
Saluti
Corrado Passera

In copia conoscenza alla mail c'era pure Mario Monti, e solo per lui (ma è arrivata anche a me -)) c'era scritto:

Marione, ma non sarebbe meglio chiamarlo "spesa volontaria obbligatoria ?" da ex-banchiere ti posso assicurare che  "decurtazione" è brutto, scriviamo "spesa" e ci mettiamo qualche cosa vicino, tipo "spesa mantenimento posto di lavoro " e andiamo meglio. Che te ne pare ?
Ci ho costruito una carriera sulle commissioni alla clientela, fidati, andiamo meglio.

colpa dell'editor distratto e frettoloso (io...).   vado a correggere, grazie.

Non mi piace.  Non mi piace il tono della discussione e di molti interventi. Si sostiene più o meno velatamente che il dipendente pubblico è in genere un fannullone che guadagna troppo per quello che fa.

L'autore dimentica anche di menzionare che per 4 anni (2011-2014) tutti i dipendenti pubblici hanno il blocco totale degli stipendi, l'azzeramento senza recupero di tutte le progressioni di carriera e la confisca della liquidazione (e sono fondi già versati dal dipendente) per due anni.

Sono nel pubblico da 40 anni e potrei raccontarvi mille esperienze diverse a sostegno di chi ci lavora, ma la faccio breve.  Dico solo che, se fossimo tutti fannulloni,  non si spiegherebbe il secondo posto nel mondo del sistema sanitario italiano, un risultato comune a tutti gli studi del settore, come riportato da wikipedia. Ognuno di voi avrà avuto esperienze sanitarie in Italia e all’estero: onestamente, il nostro sistema fa così schifo?

Invece di fomentare una demenziale contrapposizione tra pubblico e privato, sarebbe invece necessario chiamare a raccolta tutti coloro che si vogliono impegnare, nel pubblico e nel privato, e che siano disposti a sacrificare qualcosa di proprio per salvare questo sciagurato paese.

Nel pubblico si dovrebbero responsabilizzare di più i dirigenti e si dovrebbe selezionare veramente sulla base dell’impegno e del merito. Invece, finora si sono visti solo provvedimenti assolutamente inefficaci, come quelli di Brunetta che, vi posso assicurare per esperienza personale, hanno avuto effetto assolutamente nullo. Del resto basta verificare il curriculum dell’ex ministro, per vedere quanto si è impegnato quando era professore...

e pure tanto ....

Vi prego, ditemi che questo non è un sogno. :)

Ok, te lo dico: "non è un sogno", però è comiknoise quindi...

Le aziende i cui manager, includendo tutti i benefits, guadagnano 20 volte più dello stipendio medio del proprio personale, non avranno alcuna agevolazione fiscale dallo stao.

le gare di demagogia. Aspetto con ansia il rilancio del blog di Grillo e dei fognatori vendoliani che la vorranno portare anche nel privato.

 

A proposito, han poi trovato gli assessori che lavorano aggratis a Parma? Solo la Loretta? Porella.

è un refuso? O no? :-)

Bella bozza, ma ci sono almeno un paio di punti decisamente irragionevoli (e che portano tante polemiche, alcune pure con ragione, e nessun vantaggio), cito quelli che ho trovato più evidenti:

1)Art 5: il licenziamento "mascherato" come misura punitiva per impedire la libertà di espressione (chissà perché in Italia è sempre più importante ciò che si dice di cosa si fa).

2) Art 4: le indennità esistono anche nel privato e sono uno strumento per premiare il merito (ad esempio la disponibilità alla reperibilità): abolendole non ne verrà nulla di buono, per verificarne l'uso corretto l'unica strada è la verifica dei risultati (con conseguenze per il dirigente che le ha deliberate)

3) Art 11: i licenziamenti, come le assunzioni e le promozioni, dovrebbero essere motivati dal merito individuale: perché licenziare quelli bravi con un pessimo capo e tenere i fannulloni che hanno la fortuna di stare in una struttura priva di consulenze? Anche qui sarebbe più efficace una politica di verifica dei risultati  a parità di spesa.

ps per chi ha maggiori competenze: ma le gabbie salariari non avevano effetti negativi?

 

ps per chi ha maggiori competenze: ma le gabbie salariari non avevano effetti negativi?

 

Probabile, perché tutto ha effetti positivi e negativi per cui cercando li si trova.

Ma furono abolite perché lo stipendio non deve essere rigidamente in relazione al costo della vita ma alla produttività, indipendentemente da dove vivi. Questo ovviamente nel settore privato, dove la produttività è calcolabile.

Nel settore pubblico è molto piu' difficile, se non impossibile, per cui un sano federalismo fiscale applicherebbe questa regola:

1) gli stipendi dei dipendenti "federali" sono uguali (come scala retributiva) in tutto il paese, indipendentemente da luogo in cui il funzionario esercita il suo lavoro.

2) gli stipendi dei dipendenti regionali sono decisi da ogni singola regione e sono uguali per tutto il territorio regionale. Gli stipendi sono finanziati da tasse regionali, senza alcun trasferimento di fondi orizzontali o verticali.

3) e 4) stesso discorso per i dipendenti provinciali e comunali. Ognuno stabilisce i suoi stipendi (alti o bassi che siano) e li finanzia con tasse locali. Non imposta che guardino al costo della vito o meno. Basta che siano in grado di finanziarli, sia per stipendio che per numero di dipendenti. 

Fondi di compensazione orizzontali e verticali  sono previsti solo per le opere di investimento (scuole, strade, ospedali pubblici, stadi, piscine) ma non per i costi di gestione ordinaria.  Da notare che in un assetto federale per esempio lo stipendio degli insegnanti (dalla materna fino all'università) non è federale ma locale (comuni per materna ed elementari, provinciale per medie inf e sup).  Il maestro di Enna avrà uno stipendio diverso da quello di Bolzano, cosi' come non scandalizza che sia diverrso da quello di Seul e di Amburgo.

Bisogna vedere se i soldi dati alle private siano spesi male. Alla scuola italiana uno studente della scuola statale costa circa 7000 euro l'anno. Quello delle private soltanto 500, visto che la manutenzione delle strutture e i dipendenti delle private li pagano, per l'appunto, i privati.

Se le scuole private chiudessero -o si ridimensionassero sostanzialmente- otterremmo che gli studenti delle private verrebbero alle pubbliche, e bisognerebbe assumere professori e costruire scuole per dargli un'istruzione: 6500 euro annui in più per gente che, tendenzialmente, non deve essere nemmeno tanto povera. 

Meglio al limite cercare di mandare quanta più gente possibile alle private e incamerare i 6500 euro di risparmio, magari investendone parte proprio per incentivare la gente ad andare alle private.

Così lo Stato anziché spendere, nella statale,  7000 euro per il figlio di un ricco e 7000 per il figlio di un povero (tot 14.000) , potrebbe spenderne 7.000 per il secondo e 2500 per l'altro (considerando il costo fisso di 500 e, diciamo, 2000 di bonus, di fatto così allargando la platea di "ricchi") e risparmiarsi 4.500 euro. Oppure spendendo 4.500 euro in più per chi ne ha veramente bisogno, alzare il livello medio dell'istruzione in Italia e risparmiare in futuri sussidi di disoccupazione (preferirei questa soluzione).

C'è un'altra considerazione (off topic, se già non c'ero andato): oggi molte scuole private vivono sui bocciati della scuola pubblica, che ritentano la sorte in istituti che di fatto sono di recupero, anche se non ufficialmente (i centri di recupero anni scolastici sono un'altra cosa ancora, ma se vogliamo entrano pure questi nel discorso). Ad andare male a scuola però sono principalmente quelli che alle spalle hanno un ambiente familiare debole, e povero. Il risultato è che spesso a pagare per le scuole private, a costo di svenarsi, sono quelli che meno se lo possono permettere. Dargli un bonus per una privata con un expertise specifico in recupero non sarebbe male. E meglio ancora sarebbe se nel pubblico, in forza di uno Stato che spende di più con chi ne ha bisogno e meno con chi non ne ha, ci fosse meno bisogno di andare a scuole di recupero.

Fine del comizio, grazie.

Liberalizzazione, valutazione degli istituti scolastici e buoni sconto per i meno abbienti.

Mi permetto di segnalare una ricerca della Fondazione Agnelli;   www.fga.it

Penso sia una ricerca seria.

La ricerca ha riguardato la valutazione delle scuole superiori di  4 regioni dal punto di vista della loro capacità di preparare agli studi universitari. La ricerca  ha preso in esame  1011 istituti e 145.000 studenti.

Nella prima pagina nella sezione documenti vi sono i risultati della ricerca:

Ho copiato dal sito le conclusioni dell' indagine:

" Le principali conclusioni sostanzialmente comuni alle regioni considerate, pur nelle grandi differenze, sono tre:

1.      emerge la buona qualità della formazione fornita dagli istituti tecnici, se valutata in termini di effetto scuola;

2.      emerge un effetto provincia: gli studenti dei piccoli centri hanno in media performance universitarie migliori rispetto ai grandi centri urbani;

3.      nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali. "

Nel sito si trovano tutti i dati della ricerca.

 

Bisogna vedere se i soldi dati alle private siano spesi male.

 

Sono abbastanza d'accordo su molti dei punti che hai esposto, tuttavia cio' che e' seriamente sbagliato e' il trasferimento diretto dallo Stato alle Scuole private. Cio' che sarebbe ragionevole e' il "buono scuola", cioe' la famiglia decide se andare nella scuola statale o in quella privata e lo Stato paga i costi, con un tetto calcolato sui costi della scuola statale.

Noto che in altro commento ripeti quanto detto gia' in precedenza, cioe' che la Scuola privata accoglie tendenzialmente studenti marginali che hanno problemi con la scuola pubblica, e cio' spiega i risltati scadenti delle scuole private.  Credo che questo punto meriterebbe uno studio approfondito, che uno Stato non cialtrone come quello italiano dovrebbe predisporre, bisognerebbe cioe' confrontare le competenze acquisite di un campione di studenti equivalente per caratteristiche iniziali nella scuola privata e statale.  Purtroppo tutta questa materia e' avvelenata dalla contrapposizione ideologica tra subcultura rossa e subcultura bianca.

fossero applicati a tutti le regole degli impiegati si otterrebbe un risparmio lordi di 23,8 miliardi, netto 12,0 miliardi. 11,8 miliarI dei 23,8 tagliati sarebbero andati in contributi (11,15%) e tasse (38%  per lo scaglione 28-55) Solo per annullare l'ultimo aumento della accise occorrerebbe metà del risparmio netto. 

In effetti ogni aumento delle accise si porta dietro un aumento iva e viceversa, ma non ho i dati dei dirigenti, nè quelli effettivi sulla PA.  Hai un link affidabile? Mi verrebbe lo sfizio di vedere l'effetto che fa, come diceva Jannacci.

Pero' di questi tagli non c'e' traccia sui vari siti di informazione, ed essendo clamorosi ne dovrebbero parlare un po' tutti!

purtroppo il Male esce il giovedì e questi tagli non erano ancora noti.

Non mi metto in coda al thread Guerani/Arnaldo/Caldarella  e Aldo perchè già così è una discussione rindondante, ricordo però che su nFA si usa citare le fonti, sempre, il dato

 

 

 

L'industria manifatturiera nel 2009 forniva il 19% del valore aggiunto totale in Italia, in Francia il 12,5%. Faranno anche Airbus ma ne vendono pochi si vede.

 

E' un dato senza fonte, oltre che fuorviante e senza senso, visto che poi in valore assoluto il manifatturiero dei due paesi è praticamente uguale.

 

Ancora:

 

 

Mettiamo che l'utilitaria della Fiat e quella della WV fossero uguali qualitativamente e costassero 10.000 euro nel 1999, nel 2011 la prima costava circa 1200 euro in più rispetto a quella VW, solo per il differenziale di inflazione. ovvio che uno compra la seconda, al netto della superiorità tecnologica della Germania.

Visto che la produttività del lavoro è calcolata su quello che si vende e non quanto uno va in bagno o meno durante il lavoro, è altrettanto ovvio che anche lo scarto di produttività del lavoro fra i vari paesi è influenzato, e non poco, dallo scarto di inflazione.

 

è una fesseria sesquipedale che va sotto il nome di "modello superfisso", fin dai suoi inizi nFA ha bandito dalle sue discussione la fesseria "superfisso", se si vuole parlare di queste fesserie ci sono i post appositi (credo del 2006).

 

Sull'austerità presunta che ci sta portando in una crisi peggore c'è il post apposito.

 

 

Country statistical profiles - Value added by activity

Glielo va a dire lei che pubblica dati fuorvianti e senza senso nelle sue tabelle?

Poi se i differenziali dei CPI (che era quello che faceva vedere Aldo Lanfranconi col quale infatti non sono in disaccordo) vuol dire modello superfisso, mostratemi il modello supermobile. Io son sempre pronto ad imparare.

Piuttosto sarebbe interessante capire da dove viene il differenziale, sempre considerando che è l'Italia ad essere più vicina al target di inflazione della politica monetaria della BCE che non la Germania.

se non falliamo prima, stiamo meglio delle germania almeno secondo questo studio

....spero/penso azzeccata.ieri ho scritto questo:

ora ,dato che come dice aldo(e non ho motivo per non credergli)il il CLUP è identico la differenza la fa il margine di profitto delle imprese

in realtà forse non è così.

ecco gli stipendi del 2008:

eurostat.

 Francia 34.392

ITALIA29.653

www.businesspeople.it/Business/Economia/Stipendi-europei-a-confronto-l-Istat-corregge-Eurostat_30950

IL CLUP  in italia e in francia è stato ,rispettivamente ,di 106 e di 107.

la quota di reddito andata al lavoro è stata :francia0,70 ,italia 0,68.

stats.oecd.org/Index.aspx

essendo il CLUP =SALARIO/PRODUTTIVITà ,ed essendo questo sostanzialmente identico mi pare chiaro che la differenza sul pil(prezzi *quantità)   la faccia la quantità di output per unità di input(e cioè i beni prodotti in un anno dal singolo lavoratore) più che il margine di profitto da parte delle imprese(dato che anche questo è sostanzialmente identico).in sostanza più che guadagnare sul margine guadagnano sulla quantità di output

P.s

nella stessa classifica la germania riporta uno stipendio medio di 38 005 (la voglio proprio vedere questa crisi sul mercato interno).

dite a me che uso modelli superfissi e poi prendete lo stipendio lordo medio senza vedere da dove partiva e le dinamiche e il livello dei prezzi?

Guarda gli aumenti salariali tedeschi degli ultimi vent'anni. Guarda quanti lavoratori sono sotto un contratto collettivo e quanti sono a tempo indeterminato ecc...

Giusto un riferimento: http://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/konjunktur/gehaelter-und-arbeitszeiten-wie-die-arbeitnehmer-vom-fortschritt-profitieren-11735736.html

 

(se vuoi la traduzione italiana qui http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/04/salari-reali-invariati-negli-ultimi-20.html)

 

Il CLUP si calcola sul PIL, cioè su quello che VENDI, se produci senza domanda va tutto a scorte e le scorte vanno finanziate (oltre ad essere soggette a vari fenomeni di obsolescenza, ecc). Quindi se la domanda è debole il CLUP cala per forza.

Poi certo se diminuisci il costo del lavoro o il margine di profitto puoi avere beni più competitivi e recuperare un po' di vendite in più, ma è una politica mercantilista peggiore della svalutazione della moneta perché indebolisce il mercato interno e diventi dipendente dalla domanda esterna che puoi ancora meno controllare, quello che sto dicendo che sta succedendo in Germania. Poi certo puoi migliorare la tecnologia (e gli investimenti con quale risparmio li finanzi se stai riducendo i profitti e i salari?) e la specializzazione della manodopera (e l'istruzione come la finanzi se dobbiamo essere in avanzo primario per ridurre il debito pubblico?).

MI AUGURO CORRETTO

dal 2003 al 2010

in italia il salario è aumentato ad un tasso medio del 2,47%annuo, la produttività dello 0,12 l'inflazione del 2,05

in francia il salario è aumentato del 2,58%annuo, la produttività dello 0,71, l'inflazione dell'1,70

in olanda il salario è aumentato del 2,3%annuo, la produttività del 1,26, l'inflazione dell'1,6

in germania il salario è aumentato dell'1,25%annuo la produttività dello 0,87,l'inflazione dell'1,52

ricordando che la produttività is defined as output per unit of labour input.

penso appaia evidente come in italia il costo dei salari sia cresciuto in rapporto alla produttività molto più che negli altri paesi ,rendendo i nostri prodotti meno competivi. viceversa la germania facendo crescere i salari quasi come la produttività è stata maggiormente competitiva.seguono l'olanda e la francia.

da notare che l'ordine si riflette sul  saldo dei conti con l'estero.

la maggiore produttività inoltre consente salari maggiori e robusta domanda interna:in olanda e in germania siamo sui 40000 32000 ,in italia si viaggia sui 27000 .

un'ultima cosa: sempre dal 2003 al 2010 in germania e in olanda la quota di reddito andata al lavoro è diminuita ma visto il livello dei salari non penso che ciò abbia creato tensioni(non vedo tedeschi fare a cazzotti per venire a lavorare in italia e nemmeno olandesi) in francia e ancor più in italia la quota di reddito andata al lavoro invece è aumentata.in tutte comunque la quota che va al lavoro è 0,68

naturalmente si parla di salari lordi ,ci sono poi da considerare le tasse e qui la questione si fa antipatica,soprattutto per coloro i quali vogliono salari elevati ,spese elevate e produttività chissenefrega.sempre tra il 2003 e il 2010 la domanda  pubblica in italia si è aggirata al 49%del pil,ma la produttività è rimasta inchiodata

i dati sono qui:

www.oecd.org/document/0,3746,en_2649_201185_46462759_1_1_1_1,00.html

il salario tedesco però differisce molto tra ocse ed eurostat.boh

non vuol dire un piffero. Bisogna vedere i salari aggiustati con la capacità di acquisto. Con un salario che a Roma fai il signore a Ginevra sei un barbone. Credo che sul sito OECD ci siano, sennò bisogna cercare i dati dell'ILO (l'agenzia UN sul lavoro) solo che il loro database on line fa piuttosto schifo.

Però usando http://kilm.ilo.org/kilmnet/ i dati sono questi:

 

Real average wages in local currency units

 Francia

1999       2434 euro

2008      2637 euro (+8,34%)

 Germania

1999      2267 euro

2008     2168 euro (-4,37%)

 Italia

1999      1885 euro

2008     1918 euro (+1,75%)

 

GDP per hour worked (1990=100)

 Francia

1999     118,1

2008    133,7 (+13,2%)

 Germania

1999    120,6

2008    139,1 (+15,33%)

 Italia

1999    112,9

2008   116,7 (+3,37%)

 

Ognuno faccia le considerazioni che crede...

Anche se è una non-notizia (l'emendamento è stato bloccato dal Governo, forse in attesa del Decreto Definitivo di cui ho fornito la copia -)), pare che un emendamento ricopi quasi fedelmente quanto da me proposto, sia pure solo sulle pensioni dei manager pubblici (io lo applicherei ai salari soprattutto), questo il testo:

 

 

Il governo ha dato parere negativo a un emendamento del deputato Guido Crosetto (Pdl) sul tetto alle "pensioni d'oro" per i manager pubblici. L'esecutivo si sarebbe però impegnato a ragionare sul tema nell'ambito dell'esame del dl sviluppo. L'emendamento prevede che le pensioni "erogate in base al sistema retributivo, non possono superare i 6.000 euro netti mensili. Sono fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo". Se la pensione è cumulata con altri trattamenti pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, "l'ammontare onnicomprensivo non può superare i 10.000 euro netti mensili".

 

da piccolo ispettore tecnico pubblico tutti i santi giorni invitato da praticamente tutti i privati con cui deve venire a contatto a raddoppiare il suo stipendio (in forme peraltro imperseguibili vista la compessità e specificità della materia in cui ci muoviamo) : immagino che il decreto si possa chiamare salvacorruzione ;-)

 

Insomma ci risiamo con l'imprenditore all'italiana, mai in regola su nulla e che vuole risolvere con l'abolizione dei controlli o quantomeno dei controllori , se ancora c'è qualcuno che resiste contro ogni logica a lavorare con capacità ed onestà in settori oltretutto delicatissimi per l'utente lo si premia con un bel taglio di retribuzione così che gli passino le ultime velleità.

 

Ma come è che questi mitici imprenditori italiani all'estero sanno gestire solo pizzerie, tranne che in Romania e Bulgaria? Non sarà che altrove l'apparato pubblico è motivato e stipendiato e funziona e quindi si lavora solo se si rispettano le norme?

 

Qui bisogna tagliare non linearmente quel poco che funziona così che non funzioni più ma selettivamente e al 100% i settori di spesa cerimoniale, gli uffici studi finti e aria fritta,  le attività sovvenzionate finto artistiche, le consulenze ai parenti,  gli incentivi all'industria a scaricare sullo stato il magazzino invendibile con qualche scusa, le missioni militari all'estero, le adesioni ad improbabili enti sovranazionali che frullano aria con personale, questo si, strapagatissimo,  ecc ecc..