Introduzione
Banca d'Italia, la Corte dei Conti e Confindustria, commentando il piano, hanno tutte chiesto di fare presto le riforme strutturali per rilanciare la crescita troppo bassa. La stampa, riportando questi interventi, ha dato molto spazio alle perplessità espresse sulla manovra e quasi ignorato lo storico risultato che grazie ad essa sarebbe conseguito.
L'obiettivo è molto ambizioso; si parte infatti con un deficit del -4,6%, un debito del 119,0% e una crescita che nell'ultimo anno è stata pari a 1,3%. Nel 2001 le condizioni di partenza erano molto più favorevoli di oggi: alle spalle c'era una crescita del 3,7% (con una media nei tre anni precedenti del 2,2%), un deficit allo -0,8% (contestato da Tremonti ma tuttora quotato da Eurostat) e un debito pubblico al 109,2% del PIL, che inoltre era stato in diminuzione per almeno i cinque anni precedenti. Anche le prospettive macroeconomiche sono oggi molto peggiori di allora (pag. 8 del Programma di Stabilità per l'Italia del 2001, d'ora in poi PdSI 2001)
Si sa purtroppo come andò a finire. Il 2003, anno del pareggio annunciato, si chiuse con un deficit del -3,5%. Il fallimento venne in seguito giustificato con la caduta delle twin towers, sorvolando sul fatto che Tremonti avesse ribadito ufficialmente l'impegno almeno due mesi dopo l'evento (si veda pag. 9 del PdSdI 2001).
Il nuovo Piano di Stabilità
I confronti con il passato hanno per fortuna solo rilevanza psicologica: per giudicare la solidità della previsione bisogna solo guardare al futuro. Il piano quadriennale, elaborato partendo dalla situazione a fine 2010 e considerando gli effetti delle leggi vigenti e delle prospettive macroeconomiche, prevede un deficit del -2,7% nel 2013 e del -2,6% nel 2014. La preannunciata manovra aggiuntiva, dell'ampiezza di circa 2,3 punti di PIL, li ridurrà a -1,5% e -0,3% ( pareggio sostanziale). Questo dovrebbe tranquilizzarci anche se Tremonti non ha mai brillato nella programmazione sia a breve che a medio lungo termine (un esempio lo trovate qui). In particolare le previsioni per il 2010 del D.F.P. (Decisione di Finanza Pubblica) dello scorso settembre, redatto con i risultati di due terzi dell'anno già noti, non brillano certo per accuratezza; vedasi le ultime due colonne della tabella a pag. 27, qui. Inoltre le previsioni vengono continuamente aggiornate, come è appena successo con gli obiettivi di crescita di settembre oggi già rivisti al ribasso. A favore si registra il giudizio della Banca d'Italia, che considera le prospettive economiche utilizzate "ragionevoli e prudenti". Non essendo indovini si possono solo analizzare i contenuti del piano.
Se guardiamo dapprima alla crescita, osserviamo che nel 2010 il PIL reale è cresciuto dell'1,3%, un decimo di punto più della stima. I contributi alla crescita sono stati : scorte 0,7%, consumi privati 0,6%, consumi pubblici -0,1%, investimenti fissi +0,5% (macchine e attrezzature 0,7%, costruzioni -0,4%, mezzi di trasporto +0,1%), export meno import -0,4%). Per gli anni 2011-2014 la crescita è ora prevista a 1,1%, 1,3%, 1,5% e 1,6%. La stima di sei mesi fa per i primi tre anni era più aggressiva (1,3%, 1,9%, 2,0%); la revisione al ribasso è stata apportata nonostante l'andamento molto positivo delle scorte e degli investimenti in macchinari che di solito precedono una crescita della produzione industriale; sulla decisione ha probabilmente prevalso la decelerazione della crescita iniziata nel terzo trimestre dello scorso anno.
La spesa
Guardiamo ora al rapporto spesa/PIL (secondo lo schema classico e prima della manovra). Il 2010 ha registrato qualche progresso sul 2009, anche se, per il gioco delle spese one-off, il miglioramento reale (dal 52,1% al 51,2% del PIL) è minore di quello pubblicato sui documenti ufficiali (dal 52,5% al 51,2%).
Dal 2010 al 2014 le spese sono previste in diminuzione, in rapporto al PIL, di 2,2 punti. Le "spese delle Pubblica Amministrazione" dovrebbero diminuire dell'1,7% come conseguenza dei provvedimenti contenuti nella "manovrina" della scorsa estate e della riorganizzazione della scuola aventi effetti fino al solo 2013. Le spese per "Prestazioni Sociali" sono previste praticamente stabili (-0,1%), con la spesa per pensioni, che ne costituisce circa l'80%, in crescita di un decimo di punto. Le "Altre uscite correnti" e le "Spese in conto capitale" dovrebbero ridursi dello 0,5% e dello 0,9% rispettivamente mentre gli "Interessi passivi" sono previsti in aumento dell'+1,1%. Nel 2010 gli interessi sono leggermente diminuiti rispetto al 2009 non avendo ancora avuto effetto gli aumenti sulle emissioni della seconda matà dell'anno (la duration del debito è superore a 7 anni). Nulla di nuovo quindi oltre la manovrina dello scorso luglio (per i calcolatori più incalliti, avvertiamo che gli arrotondamenti non fanno tornare esattamente il risultato delle somme).
La spesa per la Sanità è attribuita nel Conto Economico parte ai "Redditi da lavoro dipendente" e parte ai "Consumi intermedi"; viene però riportato l'ammontare per informazione. La sua incidenza sul PIL durante tutto il periodo fluttua tra il 7,1% ed il 7,3%.
Le entrate
Guardando al rapporto entrate/PIL (sempre secondo lo schema classico e prima della manovra), osservoamo che nel 2010 tale rapporto è diminuito rispetto al 2009 dal 47,1% al 46,6% (dato riportato dai documenti ufficiali). Se però esclusianmo dal datol 2009 e entrate una tantum per renderlo omogeneo al 2010, gli incassi risultano in leggero aumento di un decimo di punto.
Dal 2010 al 2014 le entrate dovrebbero diminuire dello 0,2%; tutte le variazioni previste sono dell'ordine delle approssimazioni: -0,1% le "Entrate Fiscali" (imposte dirette +0,1%, imposte indirette +0,2%, imposte in conto capitale -0,2% e contributi sociali -0,3%), -0,2% le "Altre entrate correnti" e +0,1% le "Entrate in conto capitale non tributarie"
Rispetto al 2009 decurtato delle entrate one-off nel 2010 la pressione fiscale è leggermente aumentata dal 42,5% al 42,6% (la pressione fiscale del 2009 che include le entrate una tantum è pari a 43,1%) ed è prevista ritornare al 42,5% nel 2014 (28,9% di pressione tributaria, 13,5% di pressione contributiva). Una prima approssimata analisi delle entrate fiscali 2010 non evidenzia il recupero dell'evasione comunicata dalla Agenzia delle Entrate (qui la stima): potrebbe essere che tanta evasione si scopre altrettanta nuova ne nasce. Con i dettagli della prossima R.U.E.F. (Relazione Unificata sull'Economia e la Finanza pubblica) sarà forse possibile confermare o meno questa sensazione.
Deficit e debito
Come conseguenza dell'andamento di Entrate e Spese l'"Indebitamento Netto" (il deficit) nel 2010 è migliorato di 0,8 punti rispetto al 2009 (-4.6% contro -5,4%; Spese -1,3% Entrate -0,5%); con il 2009 reso omogeneo al 2010 il miglioramento sarebbe stato di un punto (-4,6% contro -5,6%; Spese -0,9% Entrate +0,1%). Nel 2014, senza manovra aggoiuntiva, il deficit è previsto ridursi al -2,6% e con la manovra è previsto raggiungere il pareggio sostanziale.
Il debito pubblico, in rapporto al PIL, ha raggiunto nel 2010 quota 119,0%. Il valore è di 0,5 punti più alto della previsione di settembre, nonostante il deficit sia risultato minore di 0,4 punti; hanno giocato a sfavore 0,3 punti di debito aggiuntivo per gli impegni di sostegno all'Area Euro e 0,5 punti di minore crescita nominale (mentre la crescita reale è stata 0,1 punti maggiore). Rispetto al 2009 (116,1%) è peggiorato di 2,9 punti. È previsto che raggiunga il massimo quest'anno (120,0%) per poi iniziare una lenta discesa che, senza la manovra aggountiva, lo porterebbe a circa il 117,0% nel 2014. La manovra che avrà effetti benefici anche sul debito, lo dovrebbe poi assestare tale valore al 112,8%.
L'analisi di sostenibilità del debito, effettuata con una complessa simulazione concordata con l'Europa, lo prevede sotto il 60% del PIL nel 2026 e annullato nel 2041. Una molto più semplice simulazione, partendo dai risultati del 2014 dopo manovra ed ipotizzando crescita nominale, interesse sul debito e saldo primario costanti e uguali a quelli del 2014, vede il debito sotto il 60% ad inizio 2027 e annullato nel 2039. Se dopo il 2014 si mantenesse invece semplicemente il pareggio di bilancio (debito costante in valore) e la crescita nominale prevista per il 2014 (3,42%) rimanesse costante, il rapporto debito/PIL scenderebbe sotto il 60% solo nel 2033 (per semplice crescita del denominatore).
Riforme, chiacchiere e distintivi
Con il Programma di Stabilità dell'Italia e l'Analisi e tendenze della Finanza pubblica (cui è allegata una Nota metodologica) è stato reso pubblico il Programma Nazionale di Riforma (prontamente ribattezzato Proprio Nessuna Riforma da Tito Boeri). Il tutto, oltre 450 pagine, costituisce il D.E.F. (Documento di Economia e Finanza). Il P.N.R. sembra un copia e incolla di frasi fatte che si sentono da anni. Non un programma originale: il solito libro di buoni propositi, un insieme di desideri più che di impegni precisi. Il documento considera già fatte le riforme di: pensioni, scuola, federalismo (anche se nella griglia allegata al piano per alcuni punti - i più importanti - si prevede l'attuazione nel 2017). Considera invece, tra le cose da fare, le seguenti 11: (1) riforma fiscale (riduzione dei regimi fiscali - oggi circa 400 - meno imposte dirette e più indirette, riduzione livello aliquote, distinzione fra fisco ed assistenza ("la fiscalità generale deve finanziare l'assistenza sociale e non sostituirla"), (2) Meridione (infrastrutture, fiscalità di vantaggio, utilizzo fondi europei con regia nazionale, dieci zone a "burocrazia zero"), (3) lavoro (Statuto del Lavoro, legge per l'apprendistato), (4) opere pubbliche (regolamentazione delle opere compensative e delle revisioni dei prezzi), (5) edilizia privata (demolizione e ricostruzione, silenzio assenso), (6) ricerca e sviluppo (finanziamento ricerche commissionate da imprese a Università, agevolazione spin-off e venture capital), (7) istruzione e merito (favorire eccellenza e merito di studenti e docenti, "Fondo per il merito", Edilizia scolastica), (8) turismo (creazione dei Distretti Turistici Balneari e di Zone a burocrazia zero), (9) agricoltura (opere di irrigazione al Sud), (10) Processo civile (riduzione tempi, diminuizione dei 5,6 milioni di liti pendenti), (11) riforma P.A. (trasparenza, merito, soddisfazione dell'utente, semplificazione ed ICT, riduzione oneri burocratici - ® Brunetta). Nulla per la liberalizzazione degli ordini professionali, del commercio, del mercato del lavoro.
Nell'ambito del Patto per l'Euro, sottoscritto dai paesi aderenti alla moneta unica e da alcuni paesi aspiranti, Tremonti si è impegnato a introdurre nella Costituzione il vincolo di disciplina di bilancio che dovrebbe rafforzare i dettami dell'articolo 81 (che impone per ogni legge di spesa la copertura finanziaria) e l'articolo 11 (che costituzionalizza i trattati internazionali quindi anche il Patto per l'Euro stesso). Nell'ambito del Patto EuroPlus i nostri obiettivi sono: 1) stimolare la competitività, 2) stimolare l'occupazione, 3) concorrere ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche, 4) rafforzare la stabilità finanziaria. Tutto questo ed altro si trova nella premessa sia al Programma di Stabilità dell'Italia che ad Analisi e tendenze della Finanza pubblica che al Programma Nazionale di Riforma.
È chiaro che tutti speriamo che il pareggio di bilancio venga raggiunto fra quattro anni e che il peso del debito sia ridotto a livelli accettabili. Ma la speranza non basta, e la ragione sembra suggerire scetticismo: è sintomatico che tutti i giornali, commentando il documento, abbiano dato grande rilievo alla manovra (contenuto negativo) e parlato pochissimo del pareggio conseguente (contenuto positivo). Purtroppo i piani che fanno balzi solo alla fine del periodo coperto creano diffidenza. Non si realizzano quasi mai e il balzo è portato avanti anno dopo anno. Un'ulteriore fonte di dubbio è che l'andamento delle entrate è in parte basato sul recupero dell'evasione di cui tanto si parla ma che al netto non si vede. Desta poi anche perplessità il fatto che Tremonti non abbia speso una parola in più sulla manovra al di là della tempistica e della consistenza. Come influirà sulle spese? Prevederà la patrimoniale di cui molti parlano? Si teme inoltre che, nella situazione attuale del paese, nuove tasse o nuovi tagli per i soliti noti possano ridurre i consumi quasi nella stessa misura e come conseguenza deprimere la crescita e le entrate. Pertanto per realizzare un miglioramento di 40 miliardi sul saldo primario le risorse da reperire con tagli o tasse dovranno essere ben maggiori di 40 miliardi. Ieri M.Draghi, ipotizzando che si agisca solo sulla Spesa, ha stimato che il taglio debba essere il 7,0% della stessa, circa 58 miliardi.
Infine i più scettici sono certi che Berlusconi, in genere poco propenso ad adottare misure impopolari, possa farlo nel 2012. A meno di elezioni anticipate, che ovviamente porterebbero a una ridiscussione del piano, il 2012 sarà l'anno precedente alle elezioni politiche. Che venga approvata almeno la prima tranche della manovra in un clima pre-elettorale non appare particolarmente probabile. Giulio Tremonti, con questo piano, ha messo in gioco tutta la grande credibilità di cui gode a destra, sinistra, centro, alto e basso, e non è ben chiaro perché. Ma forse semplicemente l'Europa lo ha costretto a farlo.
Un avviso finale ai naviganti
Chi volesse approfondire la materia troverà all'inizio della sezione precedente i links a tutti i documenti del D.E.F. Sono "tanti" (oltre 450 pagine), abbastanza disordinati, pieni di ripetizioni e con qualche incongruenza. Molte informazioni importanti si trovano solo nelle note in calce riportate in caratteri minuscoli. Se qualcuno dovesse avere l'impressione che un numero appena letto sia diverso da quello appena memorizzato non si scoraggi: non si tratta di un vuoto di memoria ma è proprio così. Il Conto Economico nella prima Sezione è rappresentato secondo il regolamento CE n 1500/2000 mentre nella Sezione II secondo il metodo classico. D'altra parte questi complessi documenti hanno confuso anche E. Letta e M.S. Gelmini che a Ballarò sono quasi venuti alle mani; non avevano infatti riconosciuto in alcuni numeri di una tabella gli effetti sovrapposti di due leggi importanti approvate da loro stessi. Il siparietto è davvero divertente.
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E chi dovesse decidere di non leggerli non se ne faccia un cruccio. A quanto pare anche Silvio Nostro non lo ha fatto e pare abbia affermato: mentirei se dicessi che ho letto tutti i provvedimenti, ma ho promesso a Tremonti di "applicarmici" (appena avrà tempo pover'uomo).
Mi permetto di osservare che anche con il DPEF del 2008 Tremonti aveva previsto il pareggio di bilancio nel 2011. Se ne deduce che il GT ha sempre avuto grandi doti di perseveranza e lungimiranza.
E' vero.
E anche TPS lo aveva programmato per il 2011 nei due programmi di stabilità redatti durante l'ultimo governo Prodi.
vedi "made in/made for per "l'Indebitamento Netto" sotto.
Tutte queste previsioni erano antecedenti l'inizio della crisi (quella di G.T. quasi simultanea al fallimento della L&B). Inoltre è stata diffusa con il D.P.E.F. che è un documento "interno". Nel P.d.S, presentato solo cinque mesi dopo, riportava già il deficit a -2,9% (e nell'ultimo P.d.S. è previsto a -3,9%).
Nell'ultima previsione di G.T. io poi vedo due peculiarità non da poco rispetto a quella da te citata e quelle di T.P.S.:
1) il recupero (punti di deficit)/anno è piu' di una volta e mezza quello delle tre precedenti.
2) il recupero è linearizzato con un intervento "violento" a fine periodo (la manovra).
Nel grafico che mostra il trend di recupero del deficit delle varie previsioni con obiettivo I.N.=0 ho aggiunto anche quello del 2001: allora il pareggio era veramente a portata di mano.
Sembrerebbe che programmare il pareggio di bilancio porti sfiga al mondo intero: se anche questa volta succederà qualche catastrofe c'è da sperare che Merkel, S&P, Mercati eccetera ci diranno: continuate a spendere più di quanto incassate per favorte, siete scusati!