Le elezioni europee: un'analisi.

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In questo post mi concentro sulla comparazione tra i risultati del 2009 e quelli del 2004.

Introduzione

La prima cosa da decidere in questo tipo di analisi è il termine di paragone che si intende utilizzare. La maggior parte dei commentatori si è concentrata sulla comparazione dei risultati delle europee 2009 con le politiche 2008. Io invece mi concentrerò sulla comparazione con le europee 2004. Visto che questo è un blog di professori pedanti, fatemi spendere due parole per difendere questa scelta.

Comparare i risultati di una elezione con quelli della elezione più recente ha il vantaggio, in principio, di catturare le ultime informazioni sui movimenti di opinione del corpo elettorale. In questo caso, per esempio, la comparazione tra europee 2009 e politiche 2008 mette chiaramente in luce il declino del PD e l'aumento di IdV, un cambiamento che possiamo presumere sia avvenuto nell'ultimo anno. Il prezzo che si paga per incorporare queste informazioni è l'imprecisione delle stime quantitative sugli spostamenti. Si tratta infatti di due elezioni molto diverse, sia per il sistema elettorale adottato sia per la partecipazione al voto. Comparare europee e politiche è quindi, in certa misura, comparare mele con pere. Due osservazioni in particolare sono rilevanti:

1) Le elezioni europee tendono a favorire le forze piccole contro le forze grandi. Questo è dovuto in parte al fatto che il sistema elettorale è più proporzionale (lo resta anche dopo l'introduzione della soglia del 4%) e in parte al fatto che gli elettori sono meno preoccupati dalla governabilità e dagli equilibri parlamentari. Di fatto gli elettori si comportano in modo diverso nelle due elezioni; l'episodio più famoso fu l'espolosione dei radicali nelle europee del 1999, in cui ottennero il 8,46%, un risultato mai ottenuto né prima né dopo alle politiche. Questo fatto andrebbe tenuto in conto, per esempio, quando si afferma che PdL e PD hanno perso rispetto alle politiche.

2) Alle elezioni europee la partecipazione al voto è sostanzialmente inferiore, per cui di fatto gli elettorati sono diversi. A priori è difficile dire se la differenza di partecipazione favorisce l'uno o l'altro partito o schieramento, ma questo non significa che gli effetti non ci siano.

Per queste ragioni credo valga la pena di concentrarsi sulla comparazione di elezioni omogenee, europee su europee. Come vedremo di fatto le tendenze principali appaiono comunque nitidamente, e le stime quantitative dei fenomeni risultano essere più precise.

La partecipazione al voto

Cominciamo con una valutazione della partecipazione al voto. I media italiani hanno la pessima abitudine di valutare la partecipazione al voto guardando all'affluenza alle urne. Questo è errato perché ciò che conta è la percentuale di voti validi, non la percentuale di gente che si presenta alle urne. In Italia la differenza è sostanziale, dato che le schede bianche e nulle sono di solito una percentuale rilevante. Questi sono i dati su partecipazione al voto e voti validi nelle elezioni più recenti.

 

Europee

2009

 
 

Politiche

2008

 
 

Politiche

2006

 
 

Europee

2004

 
Affluenza alle urne66,580,583,672,9
Percentuale voti validi60,7977,5081,1066,54

C'è una notevole differenza di partecipazione al voto tra europee e politiche. C'è inoltre una tendenza discendente nella partecipazione. Comparando europee con europee vediamo che la percentuale di voti validi è diminuita del 5,75%. Si tratta però di una diminuzione meno forte di quella dell'affluenza alle urne, pari al 6,4%. Visto che in due anni la partecipazione alle politiche era scesa del 3,6%, questo calo sembra essere abbastanza normale e in linea con le tendenze recenti.

C'è da aggiungere però che la partecipazione al voto è stata favorita dalla concomitanza delle elezioni provinciali e comunali in molte parti del paese. Senza tale fattore è presumibile che la crescita del non-voto sarebbe stata più marcata. Per esempio, in Basilicata la percentuale di voti validi è addirittura aumentata di 3,58 punti, grazie alle elezioni provinciali di Matera e Potenza. Di converso, in Sardegna c'è stato un crollo di 25,18 punti; nel 2004 le elezioni europee erano abbinate alle regionali, cosa che non è avvenuta quest'anno.

I risultati nazionali

Il sistema politico italiano ha subito importanti modificazioni negli ultimi anni, con continue aggregazioni e disaggregazioni delle forze politiche. Disgraziatamente questo costringe l'analista a operare scelte soggettive quando si tratta di comparare i risultati elezione su elezione, dato che le forze politiche che si presentano sono diverse.

In alcuni casi le cose sono facili. Le forze del PD si presentarono nel 2004 come ''Uniti nell'Ulivo'', e i risultati appaiono perfettamente confrontabili. Lo stesso vale per Italia dei Valori (si presentava nel 2004 come Di Pietro-Occhetto; quest'ultimo è sparito ma era chiaro già allora che era abbastanza irrilevante), Radicali, UDC e Lega Nord, tutte forze che nel 2004 si presentarono sostanzialmente con lo stesso simbolo. È semplice anche per la ''lista comunista''. Comparo in questo caso i risultati 2009 con con la somma di PRC e PdCI nel 2004.

Per il PdL il discorso è un po' più complicato. Chi ha comparato i risultati 2009 con quelli del 2004 ha semplicemente guardato alla somma di Forza Italia e AN. Questo trascura il fatto che la Mussolini, ora organicamente inserita nel PdL, capeggiava nel 2004 una lista (Alternativa Sociale) che prese lo 1,23%. Inoltre in questa tornata il PdL ha candidato Mastella, la cui lista (UDEUR) prese lo 1,29% dei voti nel 2004. È giusto sommare questi voti a quelli di FI e AN per il 2004? Ho abbastanza pochi dubbi che sia giusto farlo per Mastella. Si tratta di voti personalistici e clientelari che sicuramente Mastella si è portato dietro da una elezione all'altra. Meno chiaro è il caso di Alternativa Sociale. Non voglio però fare ipotesi su quanta parte del voto neofascista ha seguito la Mussolini nel PdL, quindi lo aggiungerò tutto. Chi pensa che questo sia eccessivo, riduca di un punto il risultato 2004 del PdL.

Complicato è anche il discorso per Sinistra e Libertà. Nel 2004 si presentarono alle elezioni le liste dei Verdi e dei Socialisti Uniti. I Verdi sono confluiti in S&L, ma seguire i turbinosi movimenti delle varie correnti socialiste è cosa che va al di là delle mie capacità. Ho semplicemente ipotizzato che i voti della lista socialista 2004 si riversassero in S&L. Peraltro, il capolista e figura più visibile, Nichi Vendola, nel 2004 militava in Rifondazione, quindi in nessuna delle due formazioni. Prendete quindi con le pinze la comparazione con il 2004.

Con grosse pinze va anche considerato il risultato del cartello MpA-Destra-Pensionati. Ho comparato con la somma di Pensionati e Lista Sgarbi (il quale ha aderito, in una delle tante giravolte, a questa lista). Ma è ovvio che il grosso del voto viene dal MpA, che nel 2004 non esisteva. Ha quindi poco senso comparare, ma metterò i numeri per completezza.

20092004Differenza
 

PdL

 
35,2734,950,32
Lega Nord10,204,975,23
PD26,1331,09-4,96
IdV8,002,135,87
UDC6,525,890,62
Prc-Pdci3,398,48-5,09
Sin e Lib.3,134,49-1,37
MpA-Destra.Pens.2,231,870,36
SVP0,470,450,02
AutLibDem (V. Aosta)0,09-0,09
Vallee (v. Aosta)0,11-0,11
Radicali2,432,250,18
Part. Com. Lav.0,54-0,54
Fiamma0,800,730,07
Forza Nuova0,48-0,48
Lib Dem (ex diniani)0,23-0,23

(Nota: la somma delle percentuali 2004 non è 100 perché non riporto i risultati di varie liste minori che non si sono ripresentate)

Se guardiamo agli spostamenti elettorali maggiori ci sono tre cose che balzano all'occhio. La prima è la netta avanzata della Lega. La seconda è il travaso di voti tra PD e IdV. In realtà la somma PD+IdV aumenta, anche se di poco, dal 33,22 al 34,13. La terza infine è il tracollo dei comunisti, che perdono più del 5%.

Il PdL appare sostanzialmente stabile, ma va aggiunto che il risultato del 2004 non fu particolarmente brillante. FI ottenne il 29,43% alle politiche 2001 (parte proporzionale, allora c'era il Mattarellum) e il 20,92% alle europee 2004. Anche per AN il risultato non fu molto entusiasmante, 11,51% contro il 12,02%. Ho già detto che è scorretto comparare i risultati delle europee con quelli delle politiche, ma ci sono pochi dubbi che le europee del 2004 mostrarono una erosione dei consensi del centrodestra, erosione che poi si manifestò in forma ancor più decisa nelle regionali del 2005. Tutto questo per dire che il PdL, anche se non ha perso, non pare avere particolari motivi per gioire.

Stabile appare anche Casini, che si è precipitato a dichiarare la fine del bipolarismo. Un po' presto direi. Le elezioni europee sono sempre più favorevoli alle forze minori, e un aumento del 0,62% non appare una buona ragione per predire cambi epocali.

Lo spostamento a destra dell'asse politico è evidente, con PdL e Lega che aumentano complessivamente di 5,5 punti. Questo spostamento sembra avvenire a spese della sinistra radicale più che del centrosinistra propriamente detto, ossia l'alleanza PD-IdV. Naturalmente questo spostamento è probabilmente il risultato di flussi più complessi, che però in questa sede non abbiamo gli strumenti per valutare.

I risultati regionali: il centrosinistra

Il PD ha perso voti un po' in tutta Italia, ma non in modo omogeneo. Questa è la tabella dei voti regionali.

Voto al PD20092004Differenza
Val D'Aosta12.8413.58-0.74
Piemonte24.6828.99-4.30
Lombardia21.3426.22-4.88
Trentino AA17.5825.40-7.81
Veneto20,3026,57 

-6,28

 
Friuli VG25,6030,17-4,57
Liguria29,7838,94-9,16
Emilia R.38,8642,96 

-4,10

 
Toscana38,7041,67-2,96
Umbria33,9135,90-1,99
Marche29,9435,87-5,35
Lazio28,1431,63-3,49
Abruzzi22,3028,51-6,21
Molise12,3124,00-11,69
Campania23,3831,31-7,93
Puglia21,6828,90-7,22
Basilicata29,3836,53-7,16
Calabria25,4227,19-1,78
Sicilia21,8828,72-6,84
Sardegna35,6023,5312,08

A parte Abruzzi e Molise, dove il PD soffre del ''fattore locale'' di Pietro, tra le regioni grandi segnaliamo che il calo supera il 6% sia in Veneto sia in Sicilia. In Lombardia il PD mantiene le perdite nella media nazionale, ma dato il basso livello di partenza si trova ad essere un partito con poco più del 20%. Abbastanza atteso il calo in Campania, che però si accompagna a cali simili in Puglia e Basilicata. La Sardegna è un outlier con un +12,1%; il risultato è poco siginificativo data la diversità di partecipazione al voto nelle sue elezioni.

È stato più omogeneo l'aumento dell'IdV.

Voto a IdV20092004Differenza
Val D'Aosta4,121,422,70
Piemonte8,70
2,406,30
Lombardia6,511,674,84
Trentino AA6,721,385,34
Veneto7,20
2,11
 

5,09

 
Friuli VG7,291,805,49
Liguria8,642,096,55
Emilia R.7,241,97 

5,27

 
Toscana6,781,765,02
Umbria5,89
1,63
4,27
Marche8,922,04
6,88
Lazio8,322,126,20
Abruzzi13,763,889,88
Molise27,977,7820,19
Campania8,902,086,82
Puglia8,922,826,10
Basilicata12,353,976,74
Calabria9,072,346,74
Sicilia7,131,875,26
Sardegna8,842,696,15

Se si escludono Abruzzi e Molise, dove c'è un ovvio effetto ''favorite son'', la crescita è quasi ovunque nella forchetta tra 5% e 7% (ignorate la Val d'Aosta che è piccola e ha un sistema politico a parte). Si percepisce un risultato migliore della media nelle regioni meridionali, ma si tratta comunque di differenze relativamente lievi.

Vediamo infine cosa è successo alla somma di IdV e PD, alleati di coalizione alle ultime politiche.

Voto a PD+IdV20092004Differenza
Val D'Aosta16,9615,001,06
Piemonte33,39
31,392,00
Lombardia27,8527,89-0,04
Trentino AA24,31
26,78
-2,48
Veneto27,49
28,68
 

-1,19

 
Friuli VG32,89
31,97
0,92
Liguria38,42
41,03
-2,61
Emilia R.46,10
44,93
 

1,17

 
Toscana45,48
43,43
2,06
Umbria39,80
37,52
2,27
Marche38,86
37,91
0,95
Lazio36,46
33,74
2,72
Abruzzi36,06
32,39
3,66
Molise40,2931,78
8,50
Campania32,28
33,39
-1,11
Puglia30,60
31,72
-1,12
Basilicata41,73
40,50
1,22
Calabria34,49
29,53
4,96
Sicilia29,01
30,60
-1,58
Sardegna44,44
26,22
18,22

Quello che sorprende di questa tabella è il valore relativamente piccolo degli spostamenti. Escludiamo la Sardegna, per le ragioni già spiegate, e scontiamo l'effetto ''favorite son'' di Abruzzi e Molise. Come abbiamo visto, tra il 2004 e il 2009 la coalizione PD+IdV ha leggermente aumentato i voti, grazie a una forte crescita dell'IdV che ha compensato la secca perdita del PD. A livello nazionale le perdite per la coalizione si sono particolarmente forti in Veneto e Sicilia. La Liguria, che però è relativamente piccola, segna il minimo. È interessante il dato della Puglia. Mentre il dato negativo in Campania ha un'ovvia spiegazione nel discredito della classe dirigente regionale di centrosinistra, il dato negativo pugliese si accompagna al dato positivo di Sinistra e Libertà, che passa da 5,49% a 6,94%. Questa può essere la spia di un fenomeno più diffuso, ossia la tenuta complessiva della coalizione è probabilmente almeno in parte dovuto all'assorbimento dei voti dell'estrema sinistra. In Puglia, la candidatura Vendola ha probabilmente deviato verso una formazione alternativa i voti comunisti che sarebbero andati alla coalizione PD-IdV.

I risultati regionali: il centrodestra

La comparazione dei dati europee 09/europee 04 conferma una tendenza già osservata nelle elezioni politiche, ossia la forte meridionalizzazione del PdL.

Voto al PdL20092004Differenza
Val D'Aosta14.53
23.67-9.14
Piemonte32.4132.250.17
Lombardia33.8734.25-0.38
Trentino AA19.5722.39-2,82
Veneto29,3435,20 

-5,87

 
Friuli VG31,8536,95-5,10
Liguria34,4132,61 

1,80

 
Emilia R.27,3729,25 

-1,88

 
Toscana31,4529,761,69
Umbria35,7832,842,95
Marche35,2433,811,43
Lazio42,7438,783,96
Abruzzi44,5438,266,28
Molise41,8537,244,61
Campania43,5239,194,33
Puglia43,1740,133,04
Basilicata33,5136,896,61
Calabria34,8833,601,29
Sicilia36,4539,72-3,28
Sardegna36,6436,530,12

Come abbiamo visto, il PdL mantiene sostanzialmente invariata la sua percentuale tra le due elezioni. Questo è però il risultato di un drastico calo di consensi (presumibilmente a favore della Lega) nel Nord-Est del paese cui fa fronte un aumento nelle regione meridionali, particolarmente importante in Campania.

L'unica eccezione è la Sicilia. Si è discusso del ruolo dell'astensionismo in Sicilia. In questa regione la percentuale di voti validi è passata dal 53,28 al 44,20, un calo di 9,09 punti. Questo va comparato a un calo di 5,75 a livello nazionale. Si tratta di 3,31 punti in più, che a dir la verità non appaiono tantissimi se si tiene conto che la densità di elezioni provinciali e comunali era nettamente più bassa in Sicilia. È stato probabilmente più importante il ''fattore Lombardo'', che con la sua lista ha preso più del 15% a livello regionale. Si aggiunga che il PdL siciliano sta dando un bruttissimo spettacolo in termini di lotte intestine, ed il quadro è completo.

Non metterò, per pigrizia, le tabelle relative alla Lega. La storia qua è nota e simile a quella che si ottiene comparando politiche 08 con politiche 06. Un fatto nuovo degno di nota è l'avanzata della Lega nelle regioni rosse. In particolare la Lega guadagna il 7,7% in Emilia Romagna, portandosi allo 11,08%.

Conclusioni

Cosa ci possiamo aspettare dopo le elezioni europee?

Per quanto riguarda il centrodestra si ha una conferma del radicamento e del consenso. Il paese sembra essersi stabilmente spostato a destra. Berlusconi ha gestito le aspettative in modo disastroso, millantando miracolosi avanzamenti del PdL che non ci sono stati e trasformando un risultato stazionario in una sconfitta, ma il dato di fatto è che al momento non appare esservi alcuna coalizione credibile in grado di sconfiggere l'alleanza Lega-PdL. Il governo, c'è da attendersi, sarà ancora più paralizzato ed inetto di quanto è stato finora. La rivalità tra Lega e PdL, piaccia o no e a dispetto di tutte le rassicurazioni, non potrà non farsi sentire e sortirà probabilmente l'effetto di metter la sordina a tutti i tentativi di avviare riforme serie in campo economico.

Sul versante sinistro dello schieramento si conferma la crisi probabilmente irreversibile dell'estrema sinistra. La vera domanda è che fine faranno quei voti che, al momento, il PD non sembra essere stato in grado di intercettare in modo massiccio. D'altro canto l'elezione pone una pietra tombale sulle aspirazioni maggioritarie del PD. Durante il governo Prodi il centrosinistra sembrava provasse un gusto perverso nel perdere consensi nel Nord del paese, particolarmente in Lombardia e Veneto. La tendenza, almeno per quanto riguarda il PD, non è cambiata in questo anno di opposizione. Se il PD ha una strategia per la riconquista del governo, cosa di cui si può legittimamente dubitare, tale strategia non sembra includere un robusto sforzo per conquistare un consenso decente nella parte più produttiva del paese. Al momento il PD ottiene a malapena un quarto dei voti. Anche nel caso improbabile in cui i referendum elettorali assicurassero la vittoria del Si, è chiaro che il PD alle prossime elezioni dovrà come minimo contrattare una coalizione con l'IdV, in cui quest'ultimo partito partirà da posizioni di forza.

Direi che questo è tutto per il momento. Ci risentiamo alle regionali del 2010.

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Commenti

Ci sono 17 commenti

Una domanda un po' OT: nei dati dei votanti all'estero per la repubblica ceca nella circoscrizione centrale si trova questo:

Elettori 370
Votanti 383 103,51%

http://europee2009.interno.it/europee/euro090607/EE3225.htm

Secondo voi è un errore o c'è una spiegazione che mi sfugge?

Comunque il PD non è d'accordo con questa analisi

www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx

Io sinceramente mi domando su che pianeta vivano. E' vero che dopo le elezioni è sempre dura ammettere di aver preso una batosta, ma un po' di senso del ridicolo non guasterebbe.

Personalmente tendo a pensare che sti qua non solo non abbiano nessuna strategia per la riconquista del governo, ma che gli importi pure poco di averne una. Un partito senz'anima, fatto mettendo insieme rottami del vecchio PCI e della vecchia DC tenuti insieme dal bostik del potere negli enti locali e nelle aziende pubbliche e municipalizzate, non puo' che esprimere ambizioni di sottogoverno. Cioè: fino a quando lorsignori riescono a raccogliere un 20% ca dei voti e ad appoggiare 200 deretani su altrettanti cadreghini parlamentari, tutto sommato stan bene così.

Non dico che non gli piacerebbe averne di più, ma se bisogna far fatica, mettersi un po' in discussione, magari mandare a casa una generazione di politicanti falliti allora può andar bene anche così. A loro. A me no devo dire, ma all'orizzonte e a differenza di quanto accade in Francia o in Germania non si vede nessuno in grado di insidiarne il primato a sinistra.

Adesso si parla di una fantomatica aggregazione di Sinistra&Libertà + i radicali + pezzi (quali?) del PD... Boh staremo a vedere.

Sempre naturalmente che la Serracchiani, detta "la Palin de noantri", non faccia il golpe....

 

 

Sempre naturalmente che la Serracchiani, detta "la Palin de noantri", non faccia il golpe....

 

La Serracchiani è stata cooptata alle vecchia maniera (ve ne siete accorti perchè c'è youtube) ed ora la mandano lontana lontana

Sandro, grazie per l'analisi. Ma manca la Lega! Riesci ad avere una tabella simile a quella che hai fatto per PD, PDL e IdV?

 

Sandro, capisco le ragioni della tua scelta relativa ai termini di confronto. La considero condivisibile solo in parte, dal momento che in cinque anni le circostanze sono cambiate e ciò non può non aver influito sulle decisioni di voto, sebbene io non sappia come quantificare l'effetto. In realtà ritengo che tale considerazione valga sempre e che, quindi, bisognerebbe riuscire ad analizzare ogni risultato elettorale mediando i termini di paragone. Purtoppo un tale impostazione introdurrebbe ulteriori elementi di soggettività e saremmo daccapo: probabilmente ci dobbiamo rassegnare ad avere un certa imprecisione nel confronto.

Venendo alle tue conclusioni, io sarei tendenzialmente un poco più ottimista (va bene, alcuni sosterranno - non a torto - che tale sia la mia natura ....) e non concordo pienamente sul fatto che

 

Il governo, c'è da attendersi, sarà ancora più paralizzato ed inetto di quanto è stato finora. La rivalità tra Lega e PdL, piaccia o no e a dispetto di tutte le rassicurazioni, non potrà non farsi sentire e sortirà probabilmente l'effetto di metter la sordina a tutti i tentativi di avviare riforme serie in campo economico.

 

Naturalmente è possibile che le cose vadano come tu paventi, ma non considero trascurabile la possibilità che il successo leghista riesca a fermare una certa deriva meridionalista che il Pdl stava sicuramente dimostrando: quello che dal comitato promotore vien definito (guardando al cambio di linea berlusconiana sull'appoggio al referendum, che peraltro, a mio avviso, produrrebbe qualche miglioramento al sistema elettorale, ma tutt'altro che significativo) il ricatto della Lega, potrebbe spingere anche ad una maggiore attenzione verso il sistema produttivo, radicato nel Nord. I benefici, in termini di necessità di guardare all'efficienza generale, sarebbero in tal caso importanti, qualunque ne fosse la dimensione.

Per quanto riguarda la seconda questione

 

Sul versante sinistro dello schieramento si conferma la crisi probabilmente irreversibile dell'estrema sinistra. La vera domanda è che fine faranno quei voti che, al momento, il PD non sembra essere stato in grado di intercettare in modo massiccio.

 

non saprei dire in futuro, ma ora una parte dei loro elettori sicuramente sceglie Di Pietro che, agli occhi di taluni, rappresenta quella sorta di "argine contro il nemico" che il PD incarna solo a tratti e, quindi, senza affidabilità in tal senso. Si tratta di una posizione che prescinde dal fattore ideologico - il trebbiatore molisano non è certo un fan del Carletto - e che potremmo definire, perciò, tattica e legata alla fase storica attuale. Torneranno alla casa madre? Forse, ma potrebbero trovare altri lidi, purché chiaramente e violentemente schierati contro la parte avversa del momento. La speranza, se posso osar proporla, è che l'opzione culturale e politica di matrice marxista continui a perdere rilevanza, in un generale adeguamento delle risposte a tempi molto diversi da quelli che l'hanno generata.

Infine, sono d'accordo che

 

Durante il governo Prodi il centrosinistra sembrava provasse un gusto perverso nel perdere consensi nel Nord del paese, particolarmente in Lombardia e Veneto. La tendenza, almeno per quanto riguarda il PD, non è cambiata in questo anno di opposizione.

 

e non poteva cambiare, a giudicare dalla distanza tra le - peraltro poche - tradizionali proposte populiste e pauperiste e le istanze chiarissimamente provenienti da questi territori, i cui cittadini chiedono sostanzialmente di esser meno (tar)tassati per provvedere al mantenimento di caste e nullafacenti assortiti. Non mi è chiaro se i vertici del PD siano in grado di capire ciò che qui appare lapalissiano ma non riescono a rinunciare allo storicamente auto-attribuito ruolo di "migliori" che debbono "educare" color che sbagliano, oppure se le incrostazioni culturali proprio non consentono loro analisi coerenti con la realtà. A prescindere da qualunque giudizio in merito al governo Berlusconi, questi non mi paiono, dunque, una futura alternativa credibile: anche il supposto rinnovamento che sarebbe portato dalle giovani figure emergenti, francamente, sembra molto di facciata, almeno a leggere le idee orgogliosamente scritte nel suo blog dalla "mitica" Serracchiani, che sono assolutamente vaghe, generiche e rimasticate.

Il problema, in conclusione, è come sempre culturale: nel Paese delle due grandi chiese non c'è spazio per un'impostazione di pensiero che si basi sulla libertà individuale. Meglio, tale spazio avrebbe buone possibilità di aprirsi nei territori economicamente trainanti e più vicini al resto d'Europa, ma purtroppo ciò non basta. Per ora.

 

 

Il problema, in conclusione, è come sempre culturale: nel Paese delle due grandi chiese non c'è spazio per un'impostazione di pensiero che si basi sulla libertà individuale. Meglio, tale spazio avrebbe buone possibilità di aprirsi nei territori economicamente trainanti e più vicini al resto d'Europa, ma purtoppo ciò non basta. Per ora.

 

 

Caro Franco, sottoscrivo in pieno. La carretta pesa sempre di più, e se da voi la torta che lorsignori si spartiscono è divisa su molte spalle, qui le spalle sono sempre meno. Uno degli effetti perversi dell'Unità d'Italia è che la Casta Costa uguale dappertutto (anzi qui al Sud sono più voraci), solo che il numero di chi gli dà da mangiare è diverso.

Peraltro uno degli effetti  del federalismo fiscale sarà proprio questo: a questi lobotomizzati che fanno i politicanti la torta al Sud diminuirà, per cui aumenteranno la rapacità, e i primi segni ci sono tutti, o credete che il mitico Mastella abbia preso 120.000 voti perchè portatore di idee ?

Io condivido sostanzialmente l'analisi di sandro: hanno perso tutti, ma in primis noi elettori, o qualcuno crede che aver mandato al Parlamento Europeo Mastella (PDL-Udeur) , Cozzolino (PDexPDS) o Rivellini (PDL-AN) ci gioverà ? Forse solo perchè ce li siamo tolti davanti ai coglioni e non faranno più danni localmente ? Io non credo, temo anzi sarà peggio.

E l'esempio di Bossi che manda il figlio scemo a Strasburgo come "esperto" (in bocciature?) mi fa pensare che anche al Nord non stiate molto meglio.

Comincio a pensare che Marchionne se ne sia andato in Amerika (a spese dei nostri amici amerikani, tra l'altro..) , perchè lì comunque qualcosa gliela fanno fare, qui gli tritano solo i suddetti ..

 

 

ma ora una parte dei loro elettori sicuramente sceglie Di Pietro

 

La mia impressione (personale e non supportata da dati di alcun tipo) è che dalla "sinistra radicale" all'IdV di voti ne passino pochini. I voti all'IdV vengono principalmente da un elettorato più "centrista" che non vede come il fumo negli occhi le idee più o meno liberali di Di Pietro, Travaglio &co. La sinistra radicale (sempre secondo la mia modesta opinione) perde voti principalmente nell'astensionismo (o schede bianche e nulle) o nella Lega.

Ad aneddotica conferma di quanto sostiene Sandro nelle premesse, un amico in Italia mi ha detto di aver votato Lega (in quanto unico partito fortemente critico dell'attuale assetto dell'Europa), e che non la voterebbe in elezioni politiche.

Nonostante alle europee ci sia affluenza minore che alle politiche, i voti non validi sono il doppio.

E' plausibile che ci siano persone interessate a eleggere il sindaco ma non l'europarlamentate e che non fanno la fatica di rifiutare la scheda europea. Il fenomeno e' causato dunque solo dall'accorpamento con le amministrative, che c'e' stato anche nel 1994, o ha anche a che fare con la "vergogna dell'astensione" gia' invocata nell'articolo di sandro sui sondaggi?

Forse la risposta si potrebbe trovare verificando se i voti non validi sono di piu' nelle zone interessate dalle amministrative. 

Non ho mai capito perché le analisi sui flussi elettorali si concentrano quasi sempre sui risultati relativi delle varie liste. Non ho i numeri sotto mano, ma a occhio direi che il dato rilevante è, per tutte le liste, la riduzione del numero assoluto di voti: che il confronti sia tra europee 2004/2009 o tra politiche 2006/2008, si osserva una riduzione sia dell'astensione, sia del voto valido. Ne segue che - forse con l'eccezione di Idv e Lega, su cui non metterei la mano sul fuoco - la quota dei partiti maggiori (Pdl e Pd) cresce, quando cresce, principalmente grazie alla riduzione del denominatore (voti validi), che si restringe più velocemente del numeratore (voti espressi a loro favore). Se le cose sono come mi sembra che siano - ma, lo ripeto, vado a occhio - a me pare che l'elemento importante sia un fenomeno di disaffezione alle elezioni. Poi, lo si può interpretare in modi diversi: gli ottimisti sbaglieranno sostenendo che questa è la conseguenza della normalizzazione del nostro quadro politico, per cui gli elettori si sentono sostanzialmente tranquilli a prescindere dal vincitore e non si curano di andare alle urne; i pessimisti avranno ragione nel leggere in questo fenomeno una crescente delegittimazione dei partiti e della loro capacità di convincere e appassionare. In questo caso, le percentuali non sarebbero tanto segno di vittoria dell'uno o dell'altro, quanto testimonianza di una relativamente più lenta fuga di voti, e quindi di relativamente più alta tollerabilità complessiva di un dato partito. Comunque, questo è un tassello importante per capire che succede in questo disgraziato paese.

Ciò detto, ottima analisi dal punto di vista del gradimento relativo (o della relativa sgradevolezza).