(Good) Noise from America

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Tra una settimana ascolterò il mio preferito

Domenica prossima potrò

ascoltare ancora il mio noise from america preferito: Bruce Springsteen inizia

il suo tour europeo con 7 date italiane. La prima sarà il primo ottobre a Bologna.

Io sarò lì. Ormai ho visto già alcuni concerti di Springsteen (l’ultimo qui a

Milano lo scorso maggio). Con la E Street Band,

da solo, con il gruppo di musicisti con cui suona nelle Pete Seeger sessions, a

San Siro o al Forum di Assago, proprio dietro la casa del nostro elbrusco.

Bruce non è più il ragazzo che suonava Born to Run e i suoi ultimi dischi non

sono stati entusiasmanti neanche per un “dedicated italian fan” (è il modo in

cui ha definito la sua audience all’ultimo concerto di Milano) quale sono

certamente io. Ma l’emozione di un suo concerto è sempre la stessa. Per me, cresciuto

nella provincia italiana, l’America è

stata per lungo tempo quella descritta nelle canzoni di Bruce. Da Thunder Road (quale migliore espressione del sogno americano di It's a town full of losers And I'm pulling out of here to win?) a

The River, con i versi forse più tristi tra tutte le canzoni di Bruce

And for my nineteenth birthday I got a union card and

a wedding coat

e poi

Is a dream a lie if it don't come true

Or is it something worse,

da The Promised Land, che

mi fa sempre immaginare di attraversare l’America in auto,

On a rattlesnake speedway in the Utah

desert

I pick up my money and head back into town

Driving cross the Waynesboro

county line

I got the radio on and I'm just killing time

a Youngstown, il cui testo vale un corso di

storia economica americana,

Well my daddy worked the furnaces

Kept 'em hotter than hell


I come home from 'Nam worked my way to scarfer

A job that'd suit the devil as well

Taconite, coke and limestone

Fed my children and made my pay

Then smokestacks reachin' like the arms of god

Into a beautiful sky of soot and clay.

L’America raccontata da

Bruce è l’America delle cittadine del New Jersey, di lavoratori licenziati o

stanchi (come in Factory),

I see my daddy walking through them factory gates in

the rain,

Factory takes his hearing, factory gives him life,

The working, the working, just the working life

di corse in auto nella

notte(come in Racing in the Street)

Tonight, tonight the strip's just right

I wanna blow 'em all out of their seats

Calling out around the world, we're going racin' in the street

e di disperati (come in Downbound Train)

Now I swing a sledge hammer on a railroad gang

Knocking down them cross ties, working in the rain

Now don't it feel like you're a rider on a downbound train.

Poi ci sono stato in

America, per un PhD. Ho visto solo le grandi città (mai stato nel New Jersey),

viaggiato solo in aereo, fatto amicizia solo con altri studenti di PhD (e quasi

tutti europei). Insomma, dell’America cantata da Bruce neanche l’ombra. Ma

forse proprio per questo me ne è rimasta la voglia, almeno per due ore di

concerto (ma Bruce può ancora arrivare a tre, easily!).

 

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Commenti

Ci sono 10 commenti

Il Boss ha la fama di fare concerti memorabili, io l'ho visto solo una volta, qualche anno fa a Minneapolis, con la E-street band. Se mi posso permettere una critica, direi che il lato negativo del concerto e' stato quello della prevedibilita' assoluta. Forse vent'anni fa aveva piu' energia da spendere sul palco. Per quanto riguarda le canzoni, e' vero, Springsteen canta un'America proletaria distante dal nostro ambiente accademico, forse per questo la sua canzone che preferisco ha un testo meno impegnato: Because the night, che Patti Smith interpreto' magistralmente. 

 

Io l'ho visto solo in un concerto pro kerry assieme a john fogerty e

a quel fighetto del cantante dei pearl jam. E aspettero' il tour del

pensionamento con la E-street band (born to run cantata con la solita

energia). Sinceramente, quando suonano assieme e' tutt'altra cosa.

Quando si parlava di pres della repubblica, sul mio blog avevo

timidamente proposto "the king of the world, the master of the universe

Clarence the BigMan Clemmons", nessuno mi ha preso seriamente:(

I took month-long vacations in the stratosphere and you know it's really hard to hold your breath.

I swear I lost everything I ever loved or feared, I was the cosmic kid in full costume dress

Well, my feet they finally took root in the earth but I got me a nice little place in the stars

And I swear I found the key to the universe in the engine of an old parked car

I hid in the mother breast of the crowd but when they said "Pull down" I pulled up

Ooh-ooh growin' up. Ooh-ooh growin' up


 

Fausto, se ti manca l'America cantata da Bruce, ti consiglio un sabbatico in una delle amene college-towns del midwest rust belt: Ohio, Indiana, Pennsylvania (quella vera, non quella posticcia di Philly e della Dutch Country)... c'e' l'imbarazzo della scelta. Le fabbriche le hanno chiuse, ma gli operai ci sono ancora. :-)

Due ore di concerto a Bologna domenica prossima andranno benissimo, grazie.

 

in effetti credo di aver imparato piu' cose sull'america in questo due mesi in Ohio (Cleveland) che nei precedenti 5 anni a Boston.....

 

Non sono un fan, ma voglio citare

My city is in ruin

Come on, rise up  

Non molto profondi, i versi, nemmeno granche' sofisticati, ma insomma, tutto ha fatto brodo in quel periodo. 

 

Domanda sincera che potrebbe essere interpretata male: perche' vi affascina tanto l'Amerika di Springsteen? Voglio dire, gli operai di Ford e GM, le periferie delle citta' del midwest, le acciaierie chiuse, le Harleys, spaghetti with meat balls, the irish pub e tutta quella roba li'? Non sono certo di capire, seriamente.

Cosa c'e' di affascinante? 

 

 

E' come chiedere cosa c'è di affascinante nel mondo rurale dipinto da Jean-Francois Millet. O ti piacciono i quadri di Millet o non ti piacciono (a me così così). Non ti deve piacere la vita che fanno i soggetti rappresentati da Millet. Lo stesso vale per Springsteen. Se vuoi ti regalo Darkness, il suo disco migliore (secondo me). Lo ascolti. Se ti piace, bene. Altrimenti lo butti e sai che Springsteen non fa per te.

 

 

Sono tornato dal concerto di Bologna. Per chi è interessato, qua c'è un piccolo gioiello: The River in versione irish (suonata a bologna domenica sera)

 

www.iwillfollow.it/sp/theriver.mp3

 

 

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Una Società Democratica, per essere società e per essere democratica, necessita di leggère strutture di governo al cui interno possano circolare, senza rimanervi bloccate, le persone di volta in volta deputate ad essere guida del popolo. Questa composita unità di governo è posta all'interno di una più ampia e spessa organizzazione centrale le cui strutture sono di proprietà comune e forniscono alla popolazione beni e servizi di primaria necessità o comunque di fondamentale importanza per il vivere civile. All'interno di queste strutture pubbliche circolano, senza rimanervi bloccate, le persone cui periodicamente vengono redistribuiti i ruoli che le fanno funzionare.


Una Società Democratica non ha Stato nè statali: non ha alcuna struttura in cui le persone possano rimanere oltre un certo periodo di tempo oltre il quale, inevitabilmente, la mancanza di un fresco ricambio con conseguente stanco ristagno porterebbe ad ogni genere e livello di inaridimento e corruzione.


E' da notare che la complessiva organizzazione centrale di una Società Democratica non fornisce soltanto guida, alimento e supporto logistico. Essa è esattamente ciò che unisce e tiene insieme le persone al fine di evitare che la società si disgreghi, a danno di tutti, in mille rivoli d'inutile energia, concentrandole invece verso scopi d'indubbio interesse comune. Far sì che questa unione nasca da un intimo e spontaneo desiderio, e non invece artificiosamente o da una imposizione esterna, è uno dei compiti fondamentali della cultura che si sviluppa nel nucleo, la quale è tenuta a ricordare, in modo corretto ed equilibrato, le positive valenze dell'aspetto etico ed unificante, solidale della vita.


Al di fuori dell'organizzazione centrale si apre invece il campo della più libera espressione individuale, libera naturalmente fintantoché rispetti tutti e tutto. E' al di fuori dell'organizzazione centrale che ogni essere umano può esprimere più completamente e con maggiore intensità la propria sensibilità e creatività, la propria originale personalità. Se, trovandosi inserita all'interno del nucleo, la persona, pur pienamente libera di essere se stessa, è comunque diretta verso uno scopo definito collettivamente, nell'area esterna al nucleo essa è ancor più libera, potendo definire autonomamente anche l'obiettivo per cui lavorare.

Le due aree di una Società Democratica, il nucleo e la periferia, non possono che essere capillarmente comunicanti, per permettere ad ogni cittadino di passare agevolmente dall'esterno verso il centro e viceversa. In questo modo si attua una circolazione di esperienze e percezioni che arricchisce costantemente le due parti distinte dell'unità sociale. Inoltre, permettendo, non imponendo bensì fornendo a chiunque lo voglia la possibilità concreta di mutare ambito di competenza, si fà sì che l'insieme di informazioni relative ad una materia non ristagni in essa bensì, fluendo, irrori di preziose conoscenze ogni angolo della società, completando così la visione focalizzata data dalla specializzazione con la visione organica data dall'approccio olistico.


In una Società Democratica le persone, e quindi le idee, circolano liberamente. Proprio in questa circolazione di persone ed idee consiste anzi la democrazia. Quando la circolazione s'interrompe e compaiono rigide strutture immobilizzanti persone ed idee, la democrazia scompare e la società inizia subito a soffrire, tanto al suo interno quanto nelle relazioni col mondo esterno. Giustamente, in verità, perché il suo scorretto modo d'essere va letteralmente a cozzare col carattere dinamico della realtà e, non riuscendo a cogliere le sue sempre mutevoli esigenze, non riesce a farvi fronte, patendone le dovute conseguenze.


Oggi il nostro Paese, quanto ogni altro nel mondo, non può ancora dirsi una democrazia fiorita completamente. I Paesi del mondo, troppo presto definiti democratici, sono ancora come dei boccioli soltanto appena dischiusi che un improvviso gelo può uccidere in men che non si dica. Sta a tutti noi, che sinceramente aneliamo il progresso sociale ed abbiamo a cuore la libertà, il compito di modificare tutte quelle situazioni e strutture che impediscono alle persone ed alle idee di circolare ed alla democrazia di affermarsi in tutto il suo potenziale.



Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia

 

 

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