Lettera aperta a Pier Luigi Bersani

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Con tutta la calma e il buon senso di cui sono capace.

Gentile Segretario,

non ci siamo mai conosciuti di persona, ma ci siamo parlati: l'anno scorso, lei era negli studi di Matrix da Mentana e io in collegamento dal tetto di un grattacielo a New York. Faceva un freddo cane là sopra, ma io avevo accettato con un certo entusiasmo di partecipare alla trasmissione proprio perché sapevo della sua presenza. I miei amici milanesi avevano spesso cantato le sue lodi e per quel poco di impressione indipendente che mi ero fatto, lei mi sembrava una persona seria, non insulsamente arrogante come D'Alema, né insostenibilmente leggera e post-moderna come Veltroni.

Fui un po' scoraggiato, ricordo, perché si parlava di economia, di crisi, e di Stati Uniti e lei prese una posizione francamente poco originale, di quelle che "troppo mercato fa male, l'avevamo detto noi" e, credo, di quelle che  "meno male che adesso c'è Obama". Come vede non discuto la sostanza, troppo mercato fa certo male, specie troppo mercato nei posti sbagliati; e allora pensavo anch'io che Obama avrebbe fatto bene (o almeno non così male come sta facendo). Ma la forma mi era parsa proprio poco originale, un po' triste addirittura, una tiritera noiosa senza nessun tentativo di dire qualcosa di interessante e intelligente - tipo provare a discutere e definire dove e quando il mercato è "troppo". Mi rendo conto che Matrix non sia l'Accademia delle Scienze ma un po' meglio avrebbe forse potuto fare/apparire, con un ragionamento più compiuto invece che non con uno slogan in forma di pensiero.

Ma non è per questo che le scrivo, Segretario, ovviamente. Le scrivo perché da allora sono sempre più scoraggiato dal comportamento del suo partito (non posso dire che sia anche il mio, perché non sono iscritto, però, pur con tanti dubbi e strizzamenti di stomaco, ho sempre votato per la parte sinistra di quello che oggi è il PD).

Il mio  scoraggiamento è dovuto essenzialmente al  fatto che non esistete. Non esistete più:  né superficialmente né profondamente. Nulla. Cercherò di spiegarmi.

Non esistete sui media. Semplicemente non vi si sente più: si sente Di Pietro, si sente Santoro, si sente Travaglio, ma voi proprio non vi si sente più. Se mi si chiedesse qual è l'ultima volta che ricordo il PD con una posizione su stampa e telegiornali, risponderei: "la figuraccia di D'Alema in Puglia". Lei dirà che io non sono attento, che l'Amerika è lontana, ma le assicuro che non è così. Lei dirà che la stampa e i telegiornali sono in mano alla destra, e ha ragione, ma lo sono da anni. Il vostro silenzio, invece, si fa sempre più assordante (chiedo venia per il banale ed eccessivamente utilizzato ossimoro). Anche l'Unità parla sottovoce; si sente solo il Fatto (che fortunatamente non è affatto stonato - fanno frangia, intelligente, ma frangia, come Di Pietro - non spetta a loro produrre idee e persone di governo).

Non esistete in campagna elettorale. Il paese è in ginocchio. Il PdL sta affrontando un momento drammatico, travolto da un polverone giudiziario di grosse dimensioni (e soprattutto al cuore del loro simbolismo - il "partito del fare" e la Protezione Civile, le grandi opere e la corruzione), travolto anche dalla sua stessa incompetenza nella presentazione delle liste (ancora una volta, il "partito del fare"), ... Se c'è stato un momento per un segnale di serietà, di onestà, di competenza da parte vostra nella composizione delle liste, era in queste elezioni. E voi?  Non dico che non ci sia stato il segnale, dico che non l'ho visto (e l'ho cercato, le assicuro). La prego, segretario, batta un colpo. Dica qualcosa, c'è ancora tempo. Dica per esempio che in Campania il comitato di potere di Bassolino è stato sconfitto, che tutta la sua gente sta disperatamente cercando lavoro. Perché io ho sentito solo Berlusconi dire "Basta ai corrotti nelle liste", ho sentito Di Pietro, ovviamente, dirlo e ripeterlo. Ma il primo bara, e il secondo urla e fa anche bene il suo lavoro. Il PD però conta, il PD è partito di governo, e lo spazio per farsi sentire l'ha/l'ha avuto, appunto attraverso le candidature.

Non esistete col cervello. Qual è la vostra analisi degli ultimi 15 anni di politica in Italia? Io non l'ho sentita, o quantomeno non ho sentito nulla di coerente. Mi permetto di suggerirle io un'analisi, chiedendole di smentirla, di argomentare che ho torto. L'analisi è molto semplice, persino (volutamente) semplicistica: il centro sinistra in Italia ha sviluppato la reputazione di essere il partito delle tasse (la reputazione è peraltro ben riposta). La destra, di conseguenza, riesce ad ottenere il voto di coloro che pagano troppe tasse e di coloro che non le pagano per niente (cioé di tutti i cittadini per cui le tasse hanno un posto rilevante tra le motivazioni di voto), senza fare assolutamente nulla, semplicemente dichiarando che faranno di tutto per abbassarle.  Lei dirà che voi le tasse le volete solo far pagare agli evasori. E lo dirà con quel tono poco originale, un po' triste addirittura, che aveva usato da Mentana. Come se fosse ovvio. E lo è ovvio, se non fosse che  se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente  più asfissiato di quanto già non sia. Le parlo anche da economista, mi permetta.

Purtroppo, Berlusconi, che come Mourinho non è mica un pirla, ha capito tutto. Si rilegga la sua (di Berlusconi) dichiarazione di oggi, che prendo dal Corriere:

«La sinistra [...] ormai si è ammanettata a Di Pietro  [...]  vuole fare dell'Italia uno Stato di polizia dominato dall'oppressione tributaria [...]».

Gentile Segretario, mi spiace davvero ma il PD non regge la competizione politica sui media, non è riuscito a produrre liste serie (nonostante le difficoltà dell'avversario), ha una visione di politica economica che una grande parte del paese ritiene suicida (con ottime ragioni). Come non essere scoraggiati? Batta un colpo per favore. O si faccia da parte. Non come persona, come partito. Abbia il coraggio di dichiarare fallimento. Qualcosa dal fallimento nascerà.

Cordiali saluti

Alberto Bisin

P.S. E per favore, per favore, non dichiari vittoria se alla destra non riesce il cappotto.

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Commenti

Ci sono 154 commenti

Alberto, con tutta la calma di cui sono capace, soprattutto dopo aver letto questa tua lettera aperta, ti faccio notare solo una cosa: manca lo spazio per le firme di chi volesse sottoscrivere in pieno questa tua.

 

Gentile prof. Bisin, condivido pienamente la sua analisi, ma perchè ci ha messo venti anni ad arrivarci?

É dalla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) che la sinistra non ha più un progetto.

Io sospetto perfino che Berlusconi sia una loro creatura, incaricato di fare un pó di casino cosicchè abbiano qualcosa di cui parlare.

Anch'io come Marco lamento la mancanza dello spazio firme.

 

E lo è ovvio, se non fosse che  se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente  più asfissiato di quanto già non sia. Le parlo anche da economista, mi permetta.

 

Empiricamente ho sempre sostenuto questa tesi, ma non sono economista (casomai non si fosse capito dagli altri interventi :D) puoi approfondire o potresti indicarmi dove approfondire la cosa ?

In soldoni, dalle precedenti discussioni su nfA: adesso le tasse sono troppe in quantita' e in volume perche' ci sono numerosi evasori ed elusori - e il fatto che siano tante e seguano norme cervellotiche facilita il lavoro a costoro e lo rende difficile a chi vorrebbe pagarle, nonche' le rende "inutili" nel senso che molte vanno sprecate (ovvero non usate in infrastrutture).

Se tutti pagassero tutte le tasse, sicuramente sarebbe "equo" ma il denaro che viene investito in qualche modo adesso non pagando le tasse diventerebbe entrata di uno Stato che le sperpera, e non andrebbero ad alimentare l'economia privata.

Quindi l'idea e' che puoi far pagare gli evasori, ma devi nel contempo abbassare le tasse.

 

Con tutto il rispetto: che noia! Sono 15 anni che si fanno queste analisi, e dal 2007 imperversano praticamente ogni giorno. 

Ora, premesso che il PD non si farà da parte nel breve, ne' penso cambierà "politica" (la piattaforma di Bersani e' quella eh, scritta nero su bianco sul suo programma, che ha ottenuto la maggioranza dei voti degli elettori, neanche degli iscritti, degli elettori proprio) nei prossimi mesi, che si pensa di fare? 

Perché, onestamente, di continue sterili lamentele, sempre le stesse, sono un po' stufo. 

 

Con tutto il rispetto: che noia! Sono 15 anni che si fanno queste analisi, e dal 2007 imperversano praticamente ogni giorno. 

Ora, premesso che il PDL non si farà da parte nel breve, ne' penso cambierà "politica" (la piattaforma di Berlusconi e' quella eh, scritta nero su bianco sul suo programma, che ha ottenuto la maggioranza dei voti degli elettori, neanche degli iscritti, degli elettori proprio) nei prossimi mesi, che si pensa di fare? 

Perché, onestamente, di continue sterili lamentele, sempre le stesse, sono un po' stufo.

 

 

L'analisi nel merito non mi trova molto distante, ma tende a confondere il problema della politica con quello della comunicazione politica.

Il problema politico è quello di elaborare una proposta politica nuova, ed in questo il PD subisce molto più l'influenza di Chiesa, Confindustria, Sindacato rispetto al PDL. E' l'altro lato della "pluralità di anime" di cui parla il segretario nelle interviste. Mi sembra ingeneroso parlare di cervello: Prodi aveva fatto una proposta politica di un certo successo, non era così stupida, c'era una visione di sistema. Oggi un segretario PD non può dire niente senza rischiare di perdere pezzi. Bisogna fargli capire che perdere qualche pezzo è conveniente se se ne acquistano altri. Ricordate il recente insuccesso di aver provocato IDV sul liberalismo? Questo è il problema: stimolarli a nuove proposte politiche non-corporative.

Cosa diversa è il problema della comunicazione politica e della riduzione, negli ultimi anni della politica a comunicazione. Non possiamo dare a Bersani la colpa di questo, anzi, forse Veltroni ha la colpa di aver ceduto a questa degenerazione. Brutto dire non esistete, riflette una superficialità molto berlusconiana.

Lei dirà che voi le tasse le volete solo far pagare agli evasori. E lo dirà con quel tono poco originale, un po' triste addirittura, che aveva usato da Mentana. Come se fosse ovvio. E lo è ovvio, se non fosse che  se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente  più asfissiato di quanto già non sia.

Vedo che in altra parte di questo blog si fa un inno allo Stato di Diritto (the Rule of Law) e al giustizialismo - posizioni ottime, ritengo (e doverose, nel contesto della politica civile moderna) - ma poi c'è la corsa a sottoscrivere orientamenti opposti come questo, quando si sposta il fuoco su altri obiettivi.

RR

 

qualcuno coglie il nesso!?

Concordo

Pagare le tasse è innanzitutto un dovere civico. Non ci si può lamentare del lassismo morale italico se poi si giustifica un comportamento del genere.

Tralasciando "dotte" giustificazioni per l'evasione,  come il pagare in proporzione ai servizi ricevuti (chi stabilisce qual è il corretto livello di proporzionalità?), banali scuse per giustificare il fatto che in realtà nessuno vuol mollare soldi faticosamente guadagnati, dire che se tutti pagassero quanto dovuto l'economia sarebbe ancora più asfittica trascura il fatto che se tutti avessero sempre pagato il dovuto le aliquote sarebbero molto più basse e sostenibili.

Spiace una frase del genere inserita in un post altrimenti condivisibile in toto.

Lei dirà che voi le tasse le volete solo far pagare agli evasori. E lo dirà con quel tono poco originale, un po' triste addirittura, che aveva usato da Mentana. Come se fosse ovvio. E lo è ovvio, se non fosse che  se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente  più asfissiato di quanto già non sia.

Vedo che in altra parte di questo blog si fa un inno allo Stato di Diritto (the Rule of Law) e al giustizialismo - posizioni ottime, ritengo (e doverose, nel contesto della politica civile moderna) - ma poi c'è la corsa a sottoscrivere orientamenti opposti come questo, quando si sposta il fuoco su altri obiettivi.

 

Mi sembra che vuoi leggere nel discorso di Alberto Bisin qualcosa che non c'e'.  Cio' che scrive e' assolutamente vero: se si fanno pagare le tasse agli evasori e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente più asfissiato di quanto già non sia, perche' gli italiani in media sarebbero sottoposti ad una pressione fiscale svedese o superiore ma in cambio riceverebbero indietro servizi statali "miserabili" (come scrive anche l'Economist).

In Italia la pressione fiscale teorica deve essere ridotta contemporaneamente all'evasione, meglio ancora prima della riduzione dell'evasione, per evitare di lasciare "tesoretti" in mano ai cialtroni al governo del momento. E questo e' totalmente coerente col rispetto della legge, anzi previene illegalita' e ruberie da parte degli apparati statali.

Mentre sono d'accordo sull'inesistenza politica del PD, non capisco l'accento posto sulla politica fiscale.

La Francia, dove vivo, ha una presione fiscale leggermente superiore a quella Italiana. La Germania leggermente inferiore (*). Entrambi i paesi hanno un tasso di elusione fiscale molto piu' basso e non mi sembra che si possano definire come paesi asfissiati. Hanno i loro problemi, naturalmente, e possiamo passare giornate a discutere della sostenibilita' sul lungo termine del modello di welfare occidentale, ma sono paesi che funzionano. Ed e' probabile che la pressione fiscale non sia percepita come iniqua grazie al migliore funzionamento della macchina statale e dei servizi relativi.

L'Italia in compenso soffre di un'illegalita' diffusa (evasione fiscale eccessiva, una parte abnorme dell'economia sommersa, altissimi tassi di corruzione e un sistema legale in crisi).

La mobilita' sociale e' bassissima ed il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti e' tra i peggiori dell'Europa occidentale; professionisti e dirigenti di livello medio alto, al contrario, sono in linea con i livelli francesi e tedeschi. Le leggi sul lavoro precario non vengono utilizzate per fare fronte a legittime esigenze di flessibilita' ma per ridurre semplicemente il costo del lavoro. Abbiamo creato una vasta classe di lavoratori sottopagati ed esclusi da quasi tutti gli ammortizzatori sociali che, ancora una volta non ha paragone nei paesi avanzati dell'Europa occidentale.

Siamo un paese familiare e gerontocratico. Gli interventi politici in economia sono prevalentemente indirizzati all'assistenza e mai verso uno sviluppo economicamente sostenibile. Di conseguenza spendiamo di piu' in previdenza e meno in ricerca, istruzione e sanita'.

L'istruzione e' in declino costante, ed i diritti civili in regressione. Le donne sono discriminate in ambito lavorativo. Siamo un paese fondamentalmente razzista ed omofobo. La legislazione relativa ai diritti omosessuali e' la piu' retrogada dell'Europa occidentale. Della situazione dei media italiani, senza pari nell'intero mondo occidentale, e delle relative responsabilita' della sinistra, poi, si e' discusso a sufficienza.

Ecco, a mio modestissimo parere questi sono i temi sui quali il PD dovrebbe sviluppare una politica chiara e far sentire la sua voce con altrettanta decisone e chiarezza. Una pia illusione ovviamente.

(*) Disclaimer: sono andato a memoria, ma controllando ho scoperto che le stime Banca d'Italia e OCSE sono differenti. In particolare Banca d'Italia stima la pressione tedesca leggermente inferiore, mentre OCSE ha stime piu' basse. Parimenti nel 2002 Banca d'Italia stimava 4 punti in piu' di pressione fiscale per la Francia, l'OCSE due. Nel 2007 l'OCSE stimava +0.3% per la Francia. Mi scuso per l'approssimazione (ho scritto un commento di getto, non un post), ma non penso che il nocciolo del discorso cambi, ovvero non penso che il primo problema dell'Italia sia l'eccessiva pressione fiscale

 

 

Alberto,

considerazioni sensate e pertinenti. Da ex iscritto al PD posso dire che è tutto vero e forse anche peggio.

Sulla questione delle comunicazione, il PD imputa la sua inettitudine alla mancanza dei mezzi materiali di cui invece dispone il boss della cosca avversa. Sono cose vere: effettivamente il PD non ha potuto corrompere Craxi per avere una legge che salvasse le sue frequenze televisive (casomai ne avessero mai avute il PD) nè corrompere giudici per poter avere case editrici come la Mondadori. Ma il punto non è quello, o non è solo quello. Il punto fondamentale è che l'incapacità comunicativa del PD è un riflesso preciso dello stato confusionale in cui versa l'intero gruppo dirigente che non riesce a fare una sintesi che sia una delle varie posizioni. Se anche il PD avesse davvero i mezzi monetari e mediatici del capo-mandamento avverso non sarebbe comunque capaci di far passare un messaggio chiaro e condiviso, semplicemente perchè non ce l'hanno. Quanto poi alla gestione delle cose che possiedono, direi che tutto il PD difetta gravemente di una cultura sanamente imprenditoriale e manageriale...insomma, hanno l'Unità oberata di debiti, Botteghe Oscure vendute benchè fosse la sede storica. Ripeto non sono i mezzi materiali che mancano a quelli del PD, piuttosto mancano i mezzi cerebrali.

Sulla campagna elettorale faccio poi solo riferimento al caso di Roma. Ma voi avete visto per caso manifesti elettorali per la Bonino? Cosa c'entra con tutto il discorso? C'entra che il PD funziona così: se si prendono scelte che per il funzionariato del partito non si sarebbero dovute prendere, pur di dimostrare che loro sono capaci di fare il bello e cattivo tempo sono disposti anche a perdere, perchè le elezioni sono disposti pure a perderle ma quello che la classe dirgiente del PD non vuole proprio perdere è il potere di comandare nelle cose pubbliche a mezzo del controllo del partito. In Puglia vorrebbero vedere Vendola sconfitto: D'Alema non aspetta altro; sperano che la Bonino sia polverinizzata; in Sardegna un anno fa contro Soru hanno addirittura votato contro pur di far vincere la destra, perchè Soru era un outsider rispetto al loro  (del PD) modo di concepire la politica e la sua lotta.

Non fanno poi un cazzo di autocritica. Dico Rutelli che è stato uno dei fondatori del PD, quello che ha fuso Margherita e DS esce e se ne va? Beh questi incapaci ingrigiti funzionari di partito non dicono nulla su come hanno condotto la costruzione del partito?

Io sono allibito. E dico di più. Dovessimo pure continuare con questo berlusconismo da tregenda io non ho nessuna intenzione di votare ancora questi cialtroni del PD. Non mi interessa dare le chiavi del paese a gente che non solo fa cazzate, ma non le riconosce come tali e sopratutto non ha la benchè minima idea di che cosa fare. Perchè il punto della mia riflessione è questo, con riferimento al commento da Parigi del lettore: su tutte le cose citate, che cosa vogliono fare quelli del PD? Sulle pensioni, la CGIL se ne può andare al diavolo o bisogna concertare fino allo sfinimento? Sui diritti dei gay la chiesa può andare all'inferno? Sulle liberalizzazioni, al primo accenno di critica di taxisti, farmacisti, notai ecc ecc, mandiamo la celere con i lacrimogeni? O continuamo a discutere fino a che non siamo morti tutti? Sull'università: il PD vuole spaccare tutto liberalizzando e abolendo il valore legale del titolo di studio, o preferisce continuare il petting con i baroni di merda che sono tutti notoriamente di sinistra, anti-mercato e anti-capitalisti?

Io non ho ancora capito il PD. Ma se continuano così finiranno presto nell'unico posto che spetta loro: l'obitorio della politica. Già le regionali si annunciano come un bel calcio in culo.

 

Le tasse si pagano per avere un "welfare" (sì, anche a me viene da ridere) quindi per valutare correttamente la pressione fiscale bisogna considerare i servizi che hai in ritorno.

Es.:

In Francia le neo mamme hanno la puericultrice che fornisce un servizio a domicilio gratuito, quindi su 100 € che pagano di tasse una percentuale va in questo servizio. In Italia la stessa mamma pagherà 98€ ma dovrà cacciare altri soldi di tasca propria per avere il servizio. 

PS

Comunque avevo letto che l'Italia è il paese della UE dove a parità di lordo si riceve il netto più basso

 

 

La Francia, dove vivo, ha una presione fiscale leggermente superiore a quella Italiana. La Germania leggermente inferiore (*). Entrambi i paesi hanno un tasso di elusione fiscale molto piu' basso e non mi sembra che si possano definire come paesi asfissiati. Hanno i loro problemi, naturalmente, e possiamo passare giornate a discutere della sostenibilita' sul lungo termine del modello di welfare occidentale, ma sono paesi che funzionano. Ed e' probabile che la pressione fiscale non sia percepita come iniqua grazie al migliore funzionamento della macchina statale e dei servizi relativi.

L'Italia in compenso soffre di un'illegalita' diffusa (evasione fiscale eccessiva, una parte abnorme dell'economia sommersa, altissimi tassi di corruzione e un sistema legale in crisi).

 

Questi ragionamenti sono sostanzialmente malfondati perche' omettono di considerare le differenze regionali italiane, che sono molto superiori a quelle esistenti negli altri Paesi, particolarmente riguardo a pressione fiscale reale ed evasione fiscale.

Un cittadino italiano residente nel centro-nord, e specialmente nel Nord dall'Emilia Romagna in su produce nell'economia di mercato in media come un francese o un tedesco, pero' viene tassato molto di piu', approssimativamente il 54% del PIL al posto del 40%-45%. Nonostante la maggiore tassazione, almeno dall'Emilia Romagna in su il tasso di evasione fiscale stimato e' simile a quello francese e tedesco, e addirittura il tasso di evasione fiscale stimata in Lombardia e' significativamente inferiore al tasso stimato tedesco e francese.

Allo stesso tempo, i servizi statali erogati sono miserabili: sanita' decente ma razionata con code e attese infinite, sussidi per la disoccupazione miserabili, sussidi per handicappati e non-autosufficienti miserabili, disponibilita' di asili nido miserabile, strade e ponti disastrati, treni per pendolari indegni di un Paese civile, uno dei peggiori sistemi giudiziari del mondo, ordine pubblico di scadente qualita' (basta confrontare il numero di controlli sul tasso alcolico dei guidatori tra Italia, Francia, Germania e Spagna).

Quindi per una vasta area del Paese risulta dal confronto con Francia e Germania che e' essenziale e opportuno ridurre la pressione fiscale e non c'e' alcuna necessita' di ridurre ulteriormente l'evasione fiscale, che e' gia' addirittura troppo bassa. Infatti in Svezia e Belgio, dove la pressione fiscale supera quella franco-tedesca, come avviene nel Nord Italia, l'evasione fiscale supera il 15-16% franco-tedesco e arriva al 19-23%. Nel Nord Italia invece l'evasione rimane contenuta al ~15% e scende al ~10% in Lombardia.

Attenzione che questo non significa non perseguire gli evasori nel Nord, significa invece perseguirli come ieri e come oggi, ma non di piu'. La grande disonesta' di molti specie a sinistra in Italia e' non riconoscere che la maggiore evasione fiscale media italiana e' totale responsabilita' in parte delle regioni centrali rosse (Toscana, Marche e Umbria) e soprattutto delle regioni meridionali.

Sono questi fatti che rendono totalmente errata la proposta politica di mantenere la pressione fiscale inalterata o superiore a quella odierna riducendo l'evasione fiscale, quando si intende - con un misto di disonesta' e ignoranza dei fatti - applicare tutto cio' uniformemente e quindi anche nel centro-nord dell'Italia.

Se un politico fosse abbastanza competente e onesto e volesse avvicinare l'Italia alla situazione della Francia e della Germania dovrebbe proporre:

  1. riduzione della pressione fiscale reale dal 54% al 45% nel Nord, e di importo inferiore da determinare nelle regioni centrali produttive
  2. riduzione dell'evasione fiscale dal 60-80% al 25-30% almeno nel settore dell'economia privata del Sud Italia, riduzione dell'evasione fiscale dal 35-40% al ~25% nell'economia privata di Toscana, Marche ed Umbria
  3. riorganizzazione dei servizi statali orientata ad ottenere la stessa efficienza di Francia e Germania (questo probabilmente non sara' mai raggiungibile causa tare storiche culturali italiane, ma almeno si potrebbe provare una volta attuati i primi due punti)

 

 

Considerazioni interessanti, parzialmente condivisibili anche se, come hanno già scritto altri prima di me non sono nuovissime, e forse (per carità, dico forse) più distruttive che costruttive.

Il dubbio che mi assilla però è questo: una lettera come questa non andrebbe inviata a chi dirige il partito? In tal caso doveva indirizzarla a D'Alema e Marini; non capisco perché inviarla al loro segretario che, di solito, si limita a dattiloscrivere le veline del duumvirato.

 

Da Bersani non mi sono mai aspettato niente di positivo. La sua elezione a Segretario e' stata pilotata da truppe cammellate sindacali e di apparato, con la stolida complicita' dei media che hanno incensato supposte "qualita'" (concretezza, linguaggio schietto, bonomia e via salmodiando). Certo non va taciuta la responsabilita' di chi ha votato alle primarie in buona fede. Essersi bevute queste litanie non li esime dalla responsabilita' di aver votato un candidato chiaramente inadeguato al compito. Il fallimento di Bersani e' soprattutto il fallimento di questi elettori.

Al tempo delle primarie avevo scritto un pezzo sulla candidatura Bersani. Per quello che vale, lo ripropongo come commento al post di Alberto.

Bersani ha affermato di essere il candidato di nessuno che accetta il contributo di tutti. E noi lo prendiamo in parola fornendo il nostro piccolo contributo. Non siamo sicuri che gli piacera’ ma se non altro sara’ chiaro e diretto.

Bersani al di la’ delle qualita’ personali, delle decantate capacita’ amministrative e dell’immagine bonaria e’ un candidato impresentabile, che finirebbe sbranato politicamente in una competizione elettorale con Berlusconi.

Piaccia o meno, Bersani incarna una stagione fallimentare di governo. La stagione dei governi della litigiosita’ permanente e dell’inconcludenza suprema. Come potrebbe un Bersani candidato alla carica di Presidente del Consiglio  parlare di conflitto di interessi quando ha fatto parte di governi che non hanno affrontato la questione e hanno lasciato il paese in mano a Berlusconi? Come potrebbe Bersani parlare di monopolio televisivo e dell’indecenza dell’informazione RAI quando i governi di cui ha fatto parte hanno ignorato la questione? Come potrebbe parlare di riforme strutturali quando come titolare di un importante dicastero ha provato qualche timidissima, marginale e approssimativa riforma per calarsi le braghe dopo pochi giorni di fronte alle proteste di qualche migliaio di tassisti? Come farebbe a convincere gli elettori che lui e’ l’uomo giusto per combattere le lobbies che stanno distruggendo quell poco di economia sana che e’ rimasta in Italia?

Si potrebbe continuare per un pezzo con questi appunti, ma la questione cruciale da sottolineare e’ la dura regola della politica. Chi e’ identificato con macroscopici e ripetuti fallimenti politici (al di la’ delle responsabilita’ individuali e delle qualita’ personali) e’ destinato a perdere le elezioni e dovrebbe capirlo da solo. Per questo nei paesi seri quando una dirigenza politica viene sconfitta alle urne, rassegna le dimissioni e passa a vita privata. Nel PD, invece, piu’ si fanno disastri e piu’ ci sente destinati a orizzonti di gloria. Piu’ si perdono elezioni e piu’ ci si intestarisce a ricandidarsi. Piu’ fallimenti si collezionano piu’ si rafforzano le omerta’ e le patetiche accozzaglie di cacicchi per spartirsi gli scampoli di potere.

Il contributo che ci sentiamo di porgere al candidato Bersani e’ un consiglio a lasciar perdere: la sua stagione e’ finita da un pezzo. L‘ incapacita’ di accettare questa realta’, di vedere al di la’ dalle lusinghe dei sicofanti, non e’ solo un danno per il PD e per chi vorrebbe un’alternativa al berlusconismo. E’ un’irresponsabilita’ e un tradimento.

 

Comunque sull'inadeguatezza di Bersani (senza scordarsi che la famosa lenzuolata e' stata uno degli atti migliori dell'ultimo governo) e soprattutto di gran parte del gruppo dirigente del PD siamo tutti d'accordo, mi pare.

La questione piu' interessante sarebbe comprendere quali siano i meccanismi effettivi di selezione della classe politica del paese. Da due decenni almeno, la classe politica italiana riscuote livelli minimali di fiducia, ma fa registrare al contempo uno dei tassi di ricambio piu' bassi tra le democrazie occidentali. Per quanto mi risulta qualche vestigia democratica ancora resiste in Italia (sebbene da due legislature a questa parte di fatto si possa scegliere il premier ma non i singoli parlamentari), ed il segretario del PD e' stato potenzialmente eletto dai simpatizzanti tutti. Non ci hanno invaso i marziani, questa e' gente che noi rieleggiamo in continuazione.

Io per quanto non creda piu' (e forse non ci ho mai creduto) nel progetto PD ho preso la briga di farmi la tessera e votare Marino, principalmente sulla base a) della sua laicita' b) quasi estraneita' al precedente gruppo dirigente. Quello che vorrei capire e' la razionalita' nel non votare per poi lamentarsi che il segretario/gruppo dirigente non sia conforme ai nostri desiderata.

 

 

Non ci hanno invaso i marziani, questa e' gente che noi rieleggiamo in continuazione

È tristemente vero, siamo incapaci di andare oltre il voto al "meno peggio", siamo bloccati da vent'anni su posizioni che non portano da nessuna parte, ma dove sono le nuove leve?

La classe dirigente del PD ha creduto di vivere di rendita all'infinito, pensando che la "base" li avrebbe votati sempre e comunque, indipendentemente dal loro progetto politico.

Quando questa è cominciata a crollare e le fabbriche non sono più covi di comunisti arrabbiati, si è visto che il re era nudo, e da quando ha più il suo elettorato, ondeggia continuamente tra la sinistra, il centro sinistra e il sinistra-sinistra, ma alla fine non trova il coraggio di prendere posizioni scomode, e il coraggio, se uno non ce l'ha non se lo può dare....

Comunque, quello che è stupefacente, è che, in italia, tutti i "progetti politici" sono alla fine una caccia ai voti dei cattolici, tutti a cercare di non sembrare troppo distanti dalle posizioni della chiesa, tutti ad ammucchiarsi al centro, se non ci emancipiamo da questo, credo proprio che non ci sia speranza,e il PD ne è la prova.

 

Mi scuso in anticipo se dico qualcosa di ridondante:

questa lettera oltre che giustamente postata su NFA andrebbe come minimo inviata ai principali quotidiani (magari Repubblica lancia la solita raccolta firme) e incollata in una bella pagina di Facebook così chi vuole può sottoscriverla come chiedevano Marco Esposito e Corrado Ruggieri.

PS Mi sembra che l'intento sia più che lodevole in bocca al lupo.

Lo so, stiamo parlando di Bersani, e Fini non c'entra niente. ma le tre inesistenze di cui AB accusa il PD sono presenti anche per lei.

Lo so, vi siete fusi nel Pdl, ma noto una cosa: non avete un candidato Presidente di Regione in alcuna Regione importante, non ne avete nemmeno uno in una qualche regione "sicura". Lei mi potrà obiettare che la Polverini è una vostra candidata, non lo metto in dubbio, ma si dà il, caso che facesse la sindacalista, non politica attiva, quindi può anche essere una "sua candidata", ma non viene dalle fila dell'ex AN, inoltre la lista PdL a Roma è piena di yes man devoti al Pdc più che a lei.

E allora ? Che vi sta succedendo ? Dove sono le idee di Fare Futuro ? Dove è finita la distinzione fra i servi sciocchi e le persone con il cervello ? E il concetto di legalità ? Possibile che, almeno in Campania, non esistesse un membro dell'ex AN capace di raccogliere consensi ? Va bene sciogliersi nel PdL, ma a me sembra che vi siate squagliati..

Come si fa a non sottoscrivere? Spero che Bersani abbia l'acume di capire che Bisin manda suggerimenti scrivendoli in ordine inverso: se il PD inizia ad esistere col cervello, spuntera' magicamente in campagna elettorale e di conseguenza sui media. Invece di cervello non se ne vede, sembra che ogni cosa succeda la' fuori tutti quelli del PD rimangano come presi dai turchi.

Mi viene davvero difficile credere che gli Italiani siano cosi' deficienti da affezionarsi al PD perche' gli fa vedere il dopofestival di Sanremo su youdem. Nemmeno berlusconi li crede cosi' fessi e almeno lui cerca di prenderli per i fondelli vaneggiando di grandi opere e niente tasse.

Ripropongo quanto già detto da altri: ma non si può proprio aprire uno spazio per sottoscrivere questa lettera?

Io non ci ho traovato nulla di noioso o di ripetitivo, se non per colpa del fatto che sono moltissimi anni che la parte sinistra dell'attuale Pd è in totale letargo.

E di questo centrodestra berlusconizzato, tremontizzato e brunettizato riesco a vedere solo i guasti che ha fatto e sta facendo

Un caro saluto

 

Wow, io mi alzo la mattina, vado a insegnare, torno e ci sono piu' commenti di quanti ne possa leggere. Dunque, solo alcune precisazioni. 

1. Non dico nulla di nuovo. E' vero, ci mancherebbe. Non so se ci ho messo 20 anni a capirlo, spero di no. Pero' vorrei osservare che la situazione del PD mi pare una roba che non ho mai visto. Non e' mia intenzione rivalutare Veltroni, affatto, ma almeno alle scorse politiche parlavamo del fatto che correva senza l'estrema sinista e parlavamo della Madia (credo, si chiamasse cosi'). Adesso e' l'abisso. Il silenzio. Non c'e' nulla di Berlusconiano nel dire "non esistono". La realta' e' che proprio non esistono. 

2. Giustifico gli evasori. Sono abituato a questi argomenti, e francamente non mi toccano (beh, un po' si, ma fa piu' cool dire che ho le spalle grosse). Il punto che volevo fare e' semplice: dire che e' "giusto" che tutti paghino e' una ovvieta' da un punto di vista etico; fermarsi all'affermazione  etica e crogiolarsi nella propria superiorita' morale  e' 1) di una stupidita' agghiacciante, 2) discutibile eticamente. 1)  perche' in Italia il sistema politico e' tale che piu' entrate si trasformerebbero in piu' spese inutili (qualcuno lo dubita?); 2) perche' l'etica sta anche in quello che non si dice, non solo in quello che si dice; ed evitare di notare cosa succederebbe ai soldi degli evasori non esonera gli evasori ma incolpa i politici. 

3. Sono ossessionato dalla questione fiscale. Puo' darsi. Pero' io da Bersani mi aspetterei un ragionamento politico. Lasciamo stare l'economia. E' il ragionamento politico che manca e che e' centrato sulla questione tasse. E' come se gli elettori fossero distribuiti su una linea e Bersani si posizionasse cosi' a sinistra (sull'aspetto tasse, non su tutto; qui sto assumendo che questo aspetto e' importante nelle motivazioni di voto non ideologico - quello su cui si vincono le elezioni) che Berlusconi non deve nemmeno far la fatica di abbassare le tasse per vincere, gli basta dirlo e manda il messaggio che almeno lui capisce. 

OOPs. Dimenticavo. Non so come si faccia a lasciare uno spazio per sottoscrivere la lettera. Io l'avevo pensata quasi come "privata". Scritta in primissima persona. Apprezzo che si approvi, ma forse una lettera da sottoscrivere dovrebbe avere avere un tono diverso. Ci si puo' pensare e mandarla davvero a un giornale. 

MA non ho capito, se per te, siccome Berlusconi dice qualcosa che è molto apprezzato dal popolo, e in democrazia vince chi ottiene il consenso del popolo, allora anche Bersani dovrebbe dire cose più simili a quello che dice Berlusconi (in materia fiscale)?

C'è una parte consistente del medesimo popolo che la pensa diversamente, comunque. Forse che la soluzione è fare come il precedente Governo greco?

RR 

venite a fare un giro in Emilia-Romagna e poi vediamo se il PD non esiste.... Facile parlare dall'America

 

Lascia stare, a chi non vive tutti i giorni la realta' dello strapotere locale sembra impossibile che l'Emilia Romagna sia differente da quello che la propaganda ha presentato negli ultimi decenni.

Qui perfino le logiche che sovrintedevano la decisione di spostare gli impianti e le officine della municipalizzata del gas erano: "non possiamo spostare la sede, se organizziamo una manifestazione spontanea (sic!) in piazza, da dove sono adesso i "gasisti" vengono a manifestare, se sono fuori citta' non vengono piu'"*.

Una volta, almeno, le porcate erano fatte "in nome del partito", adesso, invece, le porcate sono fatte in nome di interessi molto piu' terra-terra. Ma il metodo e' lo stesso.

 

*Raccontatami da un ex presidente della municipalizzata gas e acqua.

Uh, che interventone pregno di significato e estremamente utile alla conversazione.

Magari, dico "magari", potresti portare anche solo uno straccio di esempio dell'esistenza del PD (mediatica e politica) che confuti la teoria esposta nell'articolo. Facile criticare (cit.).

 

(don't feed the troll?)

 

Berlusconi non deve nemmeno far la fatica di abbassare le tasse per vincere, gli basta dirlo e manda il messaggio che almeno lui capisce.

 

Questa è la tragedia dell'Italia.

Vedo che qui, dichiarandosi apertamente "amici" di una parte politica (non c'è niente di male in questo, ovviamente: diciamo che non siete tacciabili di essere "estremisti" leghisti, di quelli che vogliono lo stato minimo, o cose del genere), si confermano alcune cose già dimostrate e che penso logicamente anch'io, pur collocandomi altrove:

1) la pressione fiscale è eccessiva

2) l'evasione fiscale è un problema molto diverso da quanto viene fatto credere: al nord è, come detto, a livelli per nulla patologici o preoccupanti. Al sud è, al contrario, altissima, e qui il discorso è doppiamente complicato: io credo che questa sia l'unica via che ha il sud per sopravvivere senza ricorrere all'assistenzialismo. Se pagasse le tasse come al nord, sono convinto che l'attività economica privata al sud fondamentalmente sparirebbe. Con grande soddisfazione, immagino, di chi ha il culto della "legalità" sopra ogni altra cosa. Fare discorsi "generali" sull'evasione fiscale non ha quindi senso: sarebbe come stabilire le stesse politiche per la Cambogia e per l'Australia.

La mia opinione? Che se tutti pagassero, e tutti pagassero meno (ipotesi irrealistica, ovviamente), il nord andrebbe meglio ed il sud andrebbe ancora peggio.

In questa situazione, che fanno i politici? Qualcuno che dica queste cose fondamentali per capirci qualcosa, di qui o di là? Giammai.

I sinistri dicono, o lasciano intendere anche e soprattutto grazie ai loro servigi di governo, quando ne hanno l'occasione, che ci vogliono più tasse, e che l'evasione è un male primario da estirpare con la forza.

Berlusconi non abbassa le tasse, ormai è lapalissiano, ma almeno non le alza più di tanto, se non con espedienti particolari come lo scudo fiscale.

L'uomo del nord dirà: le tasse sono già abbastanza alte, le paghiamo realmente, quindi che diavolo volete ancora? Dobbiamo subire provvedimenti totalitari (come il divieto di usare i contanti, la tracciabilità di tutto, ecc.) perchè qualcun altro non le paga? Ne dobbiamo pagare di più perchè qualcun altro non le paga?

L'uomo del sud dirà: più di così non riesco, altrimenti chiudo. Quindi inventati qualcos altro.

Ed ecco come la sinistra riesce a scontentare tutti. Tutti tranne coloro che vivono di stato: ho visto qualche accenno, ma da quel che mi ricordo la sinistra è assolutamente maggioritaria tra i dipendenti pubblici, e minoritaria tra chi lavora nel settore privato, indipendentemente dal censo.

La seconda vera tragedia? che il cdx si sta appiattendo sulle posizioni sbagliate della sinistra in materia fiscale (può farlo dato che la sx fa concorrenza dalla parte sbagliata, e come tale non può che perdere e lasciare ampio spazio di manovra al cdx): qualche tassa in più, e la solita stupida ed errata ossessione per l'evasione. Che Berlusconi capisca ormai non so quanto sia assodato nell'elettorato del cdx. Berlusconi capiva quando diceva cose totalmente diverse da quelle sostenute ora da Tremonti. Oggi? Non capisce, ma si spera che il voltafaccia rispetto a quanto diceva si limiti a 90 gradi, senza raggiungere i temuti 180 della sx.

Quale politico difende una posizione corretta, quantomeno nell'analisi della realtà ed al di là delle dichiarazioni di facciata,in materia fiscale? Nessuno. La vera colpa della sx è questa: vi immaginate una sx che dicesse le cose scritte qui, invece di menarla con l'evasione? Spiazzerebbe completamente Berlusconi sul suo stesso campo, acquisterbbe credibilità, e lo costringerebbe a fare qualcosa di buono per non perdere il potere.

Se siamo nelle condizioni in cui è un sogno sperare che un politico (nell'intero arco) riconosca semplicemente la realtà, allora siamo davvero messi molto male. Colpa degli elettori? In parte può essere, ma chi diavolo deve votare uno se ad esempio mette queste questioni al primo posto, se non il meno peggio?

 

 

Vedo che qui, dichiarandosi apertamente "amici" di una parte politica (non c'è niente di male in questo, ovviamente: diciamo che non siete tacciabili di essere "estremisti" leghisti, di quelli che vogliono lo stato minimo, o cose del genere)

 

Solo un chiarimento, fatto altre volte ma che risulta di nuovo necessario.

Questo articolo è firmato da Alberto Bisin, non dai Redattori. I Redattori, intesi come gruppo, non sono amici di alcuna parte politica. Se Alberto lo è, come dichiara, è una scelta sua.

Non è la scelta mia, per esempio. Non credo di essere oggi amico di nessuna delle parti politiche in campo ma, quando negli ultimi trent'anni mi è capitato di dover o voler prendere posizione, non l'ho certo fatto per alcuno dei partiti che sono poi confluiti nel PD, anzi. Gradirei non si facesse confusione alcuna su questo punto.

Infine, tanto per non smentire la mia verve polemica, mi permetterà il lettore d'ascendenza polacca di chiedere: cosa c'entrano i leghisti con coloro che vogliono lo stato minimo? Io sono alquanto favorevole allo "stato minimo" e proprio per quello sono diventato anti-leghista. Perché la Lega vuole lo stato etico, etnico, estetico e probabilmente massimo (sempre se controllato dagli scherani di Bossi&Co) ma, di certo, non lo vuole minimo. Tutto al contrario, come i fatti dimostrano.

Anche qui, per favore, cerchiamo di non far confusione: un conto son le fantasie, un'altro conto è la realtà.

Una volta ogni tanto, caro Bersani, si presenta un'occasione in cui si esibiscono le proprieta' di comando, persino in un'area bastarda, cinica e bara dell'esistenza, come la politica.

Dunque il TAR (roma) disse che Pdl sta fuori dalle elezioni visto che

1. il cosidetto "decreto d'interpretazione" ha zero giurisdizione in materia regionale

2. non esiste il famoso "fumus", non creato dal Toscano del dottor Bisin, ma "fumus persecutionis"

ergo, nervi saldi, calma e gesso, qui si vede chi perde la testa. So che ama l'opera

 

Suvvia, fa senno, aspetta 
l'opra del tempo

 

Otello atto 1

si vince con la pazienza dell'intelligenza.

Le auguro, senza nessun infringimento di scardinare la coalizione governativa.

 

Ma infatti il PD oramai vince solo se dall'altra parte c'è qualcuno che va a mangiare il panino mentre presenta le liste…

Proporrei a Bersani uno slogan: 10, 100, 1000 Milioni

"... se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente  più asfissiato di quanto già non sia. Le parlo anche da economista..."

Una tesi discutibile. Non potevi almeno parlare a titolo personale, invece che coinvolgere la categoria?

"...O si faccia da parte. Non come persona, come partito. Abbia il coraggio di dichiarare fallimento. Qualcosa dal fallimento nascerà."

Ingenuo!! Sei tu come elettore che devi dichiararli falliti e metterli da parte. Purtroppo continui a cadere nella trappola... dell'appello. Ricorda: "Non c'è peggior sordo..."

Per il resto sono daccordo.

 

It is to the centre-left's eternal discredit that in its two recent periods in office it did nothing to deal with Mr Berlusconi's conflicts of interest in the media. Nor did it reverse the mish-mash of judicial and procedural laws that Mr Berlusconi pushed through to help him stave off conviction in the myriad court cases that Italy's magistrates have brought against him.

 

                                                                                          The Economist, April 17th 2008

E' un fatto che la coalizione di centro sinistra durante gli anni di governo, specialmente fra il 1996 e il 2001, ha dimostrato di avere un atteggiamento di esitazione nei confronti di BS.

La sinistra ha tergiversato, sottostimando il pericolo corrosivo di BS per la democrazia italiana.

Questo è stato sottolineato da più parti, ad esempio da Ginsborg in un suo libro del 2003.

La sinistra non è riuscita ad ostacolare efficacemente BS neppure nel periodo in cui il pendolo della politica europea era chiaramente più vicino, nel suo movimento oscillatorio, ai progressisti che non ai conservatori.

Il carattere 'progressista' della sinistra italiana si è rivelato insufficiente a risolvere il conflitto di interessi di BS. La sinistra 'nostrana' non ha fatto le riforme adeguate per ridimensionare la minaccia di BS.

Il centro sinistra italiano, nelle sue varie forme e coalizioni, ha visibilmente sottostimato le energie pronte ad esplodere di BS, le quali, quando BS ha avuto la possibilità e lo spazio, sono esplose.

BS ha molte risorse, più o meno visibili nell'immediato.

Quando BS è stato all'opposizione ad esempio è riuscito a rinforzare il proprio patrimonio, a liberarsi di una standa indebitata e a migliorare quella condizione personale sul piano finanziario che l'aveva portato a 'scendere in campo': debiti fininvest, rischio di perdere il controllo monopolistico nel mercato delle tv commerciali, etc..

Anche le fragili radici di FI nel periodo 1996-2001, con la sinistra o centrosinistra al governo, si sono rinforzate. Il partito di BS è riuscito a entrare nel partito popolare Europeo, ha ottenuto nuovi iscritti e ha pure rinforzato e rinnovato le relazioni con Bossi.

La sinistra non è riuscita in nessun modo ad ostacolare il ruolo di BS come mediatore tra Bossi e Fini, che sono molto diversi nel modo di pensare, fare politica, storia personale etc...

In effetti la sinistra, centrosinistra o PD, la sua bella dose di responsabilità ce l'ha se BS è sempre lì...

Tra i difetti della sinistra che contribuiscono alle sue difficoltà nell'ostacolare BS si può aggiungere la natura antiquata del suo linguaggio.

Come ha osservato anche Oliviero Toscani, che oltre a fare le foto delle campagne pubblicitarie Benetton è anche uno spiritoso osservatore, la sinistra italiana non ha imparato ad usare i media e la televisione.

Berlusconi, con il suo stile abbastanza profetico, ha rimpiazzato senza scrupoli il linguaggio ammuffito e inflessibilmente rigido della sinistra. BS ha sostituito e rimpiazziato il linguaggio da mistero dei Templari, cioè poco intelliggibile, dei politici della sinistra, con un linguaggio emotivo ricco di parole facilmente accessibili.

Non è una novità, come suggerisce anche Amadori, che i politici di sinistra siano in genere meno telegenici e radiosi di BS.

Quando uno sente parlare D'Alema gli viene in mente una persona un pochino antipatica, distante e supponente. The Left looks disagreeable, so to speak.

La sinistra è celebre per il suo atteggiamento di superiorità morale presunta e tendenzialmente elitista.

BS piace di più alla 'gente' perchè il suo linguaggio non richiede lo sforzo ermeneutico che ci vuole per capire il linguaggio della sinistra.

Lo stile della comunicazione della sinistra risente della eredità del PCI e di un certo stile oracolare e old-fashioned di parlare agli elettori tipico dei partiti della Prima Repubblica. Il contenuto è cambiato, la forma meno e questo è dimostrato da come i politici di sinistra sono percepiti e appaiono rispetto a BS: cold and distant.

Ma, insomma, sarà anche vero l'aspetto semantico, ma davvero qualcuno pensa che la sinistra rappresenti una realistica alternativa a Berlusconi? A me pare, francamente, che non sia sufficiente dichiararsi "alternativi", ma occorra portare idee utili a risolvere i problemi e - prima ancora - analisi da cui discendano possibili soluzioni: alla sinistra mancano entrambe, con drammatica evidenza, probabilmente perché la "cassetta degli attrezzi culturale" di cui dispone è vetusta e miseramente inadatta. Sono fermi agli aumenti della tassazione marginale conditi del consueto populismo da strapazzo, all'iper-regolamentazione di qualunque cosa, alla presenza pervasiva - quasi immanente - della mano pubblica ovunque, all'assistenzialismo improduttivo, rigorosamente da finanziare con il recupero della mitica evasione fiscale ...... degli altri, s'intende!

Suvvia ......

In pratica, il cambio di governo del Paese - alquanto improbabile, peraltro, in presenza di questo nulla - si configurerebbe solo nella sostituzione di un social-statalismo marchiato "sinistra", alla medesima attuale porcheria marchiata "destra": perché mai gli elettori dovrebbero volerlo? A questo Paese serve una scossa, una rivoluzione culturale che questa opposizione - esattamente come questa maggioranza - non è in grado di dare, perché ne è lo specchio. Forse - e dico forse - l'unica strada realisticamente percorribile è quella di una lunga e faticosa trasformazione dello Stato in senso federale, che "sparigli le carte". E l'approdo è tutt'altro che scontato, pur se necessario. Dunque, a mio avviso, a ciò bisogna puntare: sia chiaro, non significa votare per Bossi & Co. (la cui aspirazione sembra essere più un regionalismo nel quale riprodurre le logiche stataliste dominanti), ma continuare a spingere in quella direzione.

Si dice che la speranza sia l'ultima a morire ......

Non si può non essere d'accordo con Edmondo Berselli quando, in un articolo su Repubblica del 12-6-2004 scrisse che si può ben rimpiangere il fatto che nulla - assolutamente nulla - è stato fatto quando era possibile per fermare l'unione distorta di interessi politici-personali e interessi pubblici nelle uniche mani di BS.

La coalizione di centro-sinistra, naturalmente, non ha solo demeriti: uno dei meriti del centro-sinistra negli anni in cui BS era all'opposizione è stata l'entrata nella moneta unica nel 1999.

Ciampi e Prodi hanno avuto un ruolo rilevante nell'imporre (e nel volere) la disciplina finanziaria che ha condotto l'Italia, insieme ad altri paesi dell'Europa del Sud come il Portogallo o la Grecia ad entrare nella moneta unica.

A parte questo merito importante, la sinistra ha assunto un atteggiamento di esitazione. L'atteggiamento della sinistra verso BS è stato poco credibile e certamente insufficiente.

Si pensi anche solo al fatto che prima delle elezioni del 2006 l'unità della coalizione di centro sinistra trovava il suo motivo fondamentale di unione nella necessità di sconfiggere il governo di centro-destra guidato dal Cavaliere, il quale usciva per l'appunto dalla più lunga legislatura della storia repubblicana. Nessun governo dalla fine della seconda guerra mondiale, infatti, era durato cinque anni.

Una curiosità.

Ma per caso qualcuno del PD, o addirittura lo stesso Bersani, vi hanno mostrato di voler replicare in qualche modo?

Dico: qualcuno del PD, militanti o elettori a parte, ha preso seriamente quello che Alberto ha scritto pensando di rispondere?

E ancora. I blog della sinistra hanno linkato l'intervento di Alberto?

O come al solito la sinistra parla degli amerikani solo quando parlano male di Tremonti e li mollano le altre volte?

Bisogna ammettere che gli unici che rispondono solo solamente gli esponenti dell'Italia dei Valori. Quelli del PD sono chiusi in un autismo assurdo.

Perchè invece di andare a Sanremo Bersani non viene qui a confrontarsi con la società civile? O non lo siamo, qui?

Ha paura? Non sa cosa dire? Non si abbassa? Sta già pensando a come giustificare il prossimo cappotto che prenderà alle regionali?

Quanto mi fanno incazzare questi perdenti: D'Alema è andato da Gianni Morandi a Raiuno; Fassino a C'è Posta per Te della De Filippi a parlarci della sua badante; Bersani a Sanremo...però qui non hanno mai il tempo di passare!

Non c'è verso: non hanno niente da dire da 20 anni e hanno anche paura di dirlo, quel niente.

 

Un ulteriore limite nello scontro BS-centrosinistra è stato il ritardo con il quale il centrosinistra ha compreso la logica della campagna elettorale di BS.

Infatti quando BS portava i dati statistici, anche quando questi erano poco credibili, falsati o magari anche accurati nelle cifre e nei numeri, i politici di sinistra rispondevano con argomenti politici invece di riportare dati e cifre.

Questa è una delle ragioni per le quali l'Economist, il 17 Febbraio 2006, scrive che la vittoria della coalizione di centro-sinistra - allora l'Unione guidata da Prodi - potrebbe essere definita come una vittoria nonostante i fattori comunicazionali negativi del centro-sinistra.

Non è che Bersani tenga NfA in poca considerazione, il problema è che se va a Sanremo entra in contatto con alcuni (dieci? quindici?) milioni di persone, se interviene a NfA con alcune (due? tre?) centinaia. E siccome il mestiere di Bersani e prendere i voti, ed il voto di una casalinga di Voghera vale esattamente come quello del professore della Washington University, o magari anche di più se si trova il modo per impedire al suddetto professore di votare: (http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Abrogare_il_voto_per_corrispondenza_degli_italiani_all%27estero#body ) ecco che Bersani preferisce Sanremo, D'Alema Gianni Morandi, Fassino Maria de Filippi etc.

Marco, la questione non è se rispondono a noi. Non ci rispondono, it goes without saying, ma siamo solo un piccolo blog con audience limitata e quindi non c'è da stupirsi. Tanto per dire, se io fossi segretario di un partito di massa mi preoccuperei di più di farmi vedere a Sanremo che di andarmi a cercare il dibattito in un blog di prof. vagamenti incazzosi.

Il problema è che il dibattito non c'è proprio da nessuna parte, così come non ci sono le idee. Per l'unica parte che posso sperare di capire, la politica economica, si ondeggia tra un liberalismo mal capito e un ritorno alle antiche certezze (vedi la recente campagna contro ''l'attacco all'articolo 18'') senza alcun serio tentativo di sintesi. Nel PD ci sono persone, come Pietro Ichino, che cercano di ragionare su questo temi, ma l'impressione che ho io è che il partito semplicemente non abbia voglia di star troppo a pensarci. E quando dico ''partito'' intendo sia le elites, sia il corpo militante (da cui, per esempio, la mancanza di links all'articolo di Alberto; ma è solo un esempio tra i tanti possibili).

Ovviamente si può rispondere dicendo che il dibattito manca anche negli altri partiti, in particolare nel centrodestra. Al ché, altrettanto ovviamente, si può replicare che il centrodestra non sembra aver bisogno di saper governare per vincere.

Io ho la seguente doppia impressione:

1) il centrodestra non ha mai prodotto una riflessione seria sulla fallimentare esperienza governativa del 2001-2006. Ha imputato la sconfitta elettorale a un eccesso di sfiga (''bastavan 20.000 voti in più alla camera'') o addirittura a brogli elettorali, palesemente senza crederci.

2) il centrosinistra non ha mai prodotto una riflessione seria sulla fallimentare esperienza governativa del 2006-2008. Ha imputato la caduta del governo ai tradimenti di Turigliatto e Mastella ed ha tratto la conclusione che bisogna tagliare gli alleati molto piccoli e molto riottosi; apparentemente in questa categoria non rientra l'UDC, oggi attivamente corteggiata.

In nessuno dei due casi ho visto serie discussioni dell'impianto fondamentale di politica economica adottato (se sono stato disattento e qualcuno ha indicazioni da darmi sarei felice di averle).

La mancanza di riflessione, se vuoi, è comprensibile per il centrodestra. Questa parte politica è letteralmente posseduta da un signore che deve continuare a fare il leader per problemi suoi e che non ritiene opportuno mettere in alcun modo in discussione le sue capacità di leadership (cosa che sarebbe inevitabile fare se si discutesse seriamente della politica economica del periodo 2001-2006, o anche solo di quella dell'ultimo anno). Ma il centrosinistra? Prodi se ne è andato. Possibile che non ci sia modo di andare più in là delle solite banalità/falsità sul fatto che tutti i problemi verrebbero risolti se solo si eliminasse l'evasione fiscale? Invece no, si continuano a ripetere stancamente le solite inefficaci baggianate propagandistiche sul governo che non aiuta le famiglie e le imprese contro la crisi o robe del genere. E questo assicura che, se per caso l'incompetenza di questo orrendo centrodestra dovesse un giorno spingerli nuovamente al governo, la fallimentare esperienza dell'ultimo governo Prodi verrà nuovamente ripetuta.

Quanto mi fanno incazzare questi perdenti: D'Alema è andato da Gianni Morandi a Raiuno; Fassino a C'è Posta per Te della De Filippi a parlarci della sua badante; Bersani a Sanremo...però qui non hanno mai il tempo di passare

Scusa Marco io li capisco. In questo posto - sommamenete divertente - si spernacchia a destra e a manca alla minima fregnaccia. Lo si fa con numeri, ragionamenti, informazioni di cui si vanno a controllare le fonti,.... Esattamente quello che l'italico politico di professione sfugge come una pestilenza.  Loro (centrosinistra) si concentrano sull'insegnamento dell'abile fiorentino che ricordava come el vulgo ne va preso con quello che pare e con lo evento della cosa (Sanremo? ndr.); e nel mondo non è se non vulgo. Purtroppo per loro quel satanasso di Silvio si é fermato 10 righe prima: colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.

Un ulteriore fattore che si aggiunge all'atteggiamento di acquiescenza della sinistra nello spiegare successi e rafforzamenti della posizione politica di BS è la resistenza istituzionale del presidente Carlo Azeglio Ciampi.

La posizione di Ciampi è stata debole, occorre ricordarlo, rispetto alla azione del suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro, il quale incoraggiò i magistrati a lavorare nella operazione 'Mani pulite'.

Eì degno di nota che Ciampi abbia evitato di denunciare pubblicamente e con forza il pericolo corrosivo che BS rappresenta per la democrazia italiana.

Solo in una occasione, infatti, il presidente Ciampi ha criticato il dettato della legge Cirami, anche nota come legge del legittimo sospetto.

Amadori sottolinea come Ciampi sia stato ritratto in una delle ricerche dell'Eurispes come un martire impotente, una sorta di San Sebastiano legato e trafitto da freccie.

Non solo l'Eurispes, ma anche Enzo Biagi ha fornito un ritratto simile del Presidente della Repubblica in uno dei suoi articoli sulla rubrica "Strettamente Personale" sul Corriere della Sera intitolato "I condottieri che ci mancano" e pubblicato il 15 gennaio 2006.

Anche dopo la vittoria del 2001 il centro sinistra ha reagito in ritardo.

Quando il centrodestra guidato da BS ha vinto, la coalizione di destra è stata lasciata libera di agire per almeno sette mesi, indisturbata.

La sinistra è rimasta in letargo, in uno stato deplorevole di inazione, mostrando un basso livello di ricettività verso i movimenti e i fermenti sociali provenienti dalla società civile (in particolare i DS, meno la Margherita).

I movimenti di protesta 'dal basso' non hanno perciò trovato un outlet politico adeguato, anche a causa dell'atteggiamento poco dialogante della sinistra.

Berlusconi è riuscito in buona sostanza a far passare tutte le belle porcate che già sappiamo: condono edilizio che fornisce una amnistia condizionale a chi ha costruito senza progetto e permessi, decreti salva calcio per club indebitati, l'abolizione della tassa di successione e l'agevolazione del rientro di capitali illegali esportati all'estero, nonchè la neutralizzazione delle sanzioni per il falso in bilancio.

 

Marco, ma se non esistono come fanno a rispondere? E' ovvio che noi non ci caga nessuno, ma secondo me Bersani va a Sanremo non solo perche' li' parla a tanta gente, ma anche perche' li' nessuno gli fa domande intelligenti. 

Anche nei talk show, si insultano. A quello puo' ribattere. Ma se a un talk show ci fosse uno che potesse dire a Bersani, pacatamente, io sto/stavo con voi, ma voi dove siete?, credi che Beersani si farebbe vedere?

Alberto,

cioè io capisco cosa vuoi dire tu...però a me lo sai cosa mi fa incazzare? Che tipo Repubblica e il Corriere pubblicano cose ributtanti tipo la lettera dei figli di Bertolaso sul giudizio che danno del babbo; le lettere di Veronica che, l'altra sera a cena il marito l'ha trattata come un elettrodomestico senza chiederle nulla di quello che aveva fatto durante il giorno mentre BS era a Casoria bloccato in aereo da una tempesta (ormonale).

Ecco, questi pubblicano cose intime oltre ogni dire, cose che uno dice al ragazzo o alla ragazza in privato e poi lasciano passare così una lettera come la tua...ma per favore!

E non si dica che non vi leggono. Perchè vi leggono, eccome!

Tu dirai: "ma cosa vuoi da me? Se quelli non rispondono...". Lo so ma io lo dico perchè qualche piddino di quelli giovani e idealisti scriva: "Caro Bisin, alla prima occasione farò presente queste critiche, ma nel frattempo le dico perchè sbaglia/ha ragione/non ha capito nulla...".

Sempre che ci siano ancora giovani nel PD ;)

Marco, ma se non esistono come fanno a rispondere?

Forse perchè hanno fatto da poco un Congresso con linee politiche pubblicamente discusse, e portato anche 3 milioni di persone ad eleggere il Segretario.

Magari dicono: guardate, è già scritto e spiegato tutto lì. Non possiamo stare dietro a rispondere ad ogni pinzillacchera che si scrive sul web.

RR

 

In più di una occasione, l'Economist, non esattamente un giornale di sinistra, ha giudicato BS come 'unfit to lead Italy' (The Economist, 28th April 2001, "Why Berlusconi is unfit to lead Italy").

Durante la campagna elettorale del 2008, a distanza di anni, l' Economist ha reiterato il suo giudizio negativo (The Economist, April 3, 2008):

"For this year, as in every year in which Mr Berlusconi has been a candidate, Italians are being asked to vote for someone who is simply unfit to lead a modern democracy."

Quando Berlusconi attacca i comunisti o i giudici comunisti non si rende conto di essere l’unico vero comunista rimasto in Italia.

 

Vorrei brevemente dimostrare che le affermazioni di BS sui comunisti in Italia sono affermazioni anfiboliche simili a quelle che l’oracolo di Delfi diede a Creso, re di Lidia, nel prevedere che “nel caso Creso avesse attaccato Ciro, sarebbe crollato un grande regno”. L’oracolo aveva ragione. Il punto però è che il regno destinato a crollare sarebbe stato proprio quello di Creso e non quello del persiano Ciro.

Allo stesso modo, gli italiani si sentono dire che “non è una menzogna affermare che in Italia ci sono ancora i comunisti”. La premessa pericolosa e ambigua dell’affermazione di BS riguarda la questione di cosa si debba intendere con la parola ‘comunista’.

 

E’ risaputo che BS possiede una cultura costituzionale malferma e che utilizza strumenti populisti per indebolire la legittimità politica dei suoi avversari. Un esempio fra i tanti è rappresentato dai Gazebo sparsi per tutta Italia nel 2007, al tempo del governo Prodi (ovviamente tutti sanno che non sono i Gazebo a far cadere i governi, ma il Parlamento).

 

Ora, sembra chiaro ai più che Berlusconi è preda di un fraintendimento teoretico del concetto di rappresentanza. Questo fraintendimento teorico è la dimostrazione della sua ignoranza delle regole del gioco democratico. Io aggiungerei che tale fraintendimento è anche causa e ragione del suo essere ‘comunista’. 

 

La concezione del rapporto con l’elettorato che Berlusconi propone è in linea diretta con Vladimir  Lenin. L’idea che Berlusconi propugna in relazione al rapporto rappresentante-rappresentato è infatti in sintonia con il pensiero marxista rielaborato in funzione del partito comunista russo. Questa tesi non è una mia invenzione bizzarra e paradossale: è la conclusione cui si arriva leggendo le pagine scritte da Norberto Bobbio, una delle figure più autorevoli della cultura accademica italiana. Bobbio scrive (riporto la traduzione di Bellamy del 1987, pag 49):

 

[T]he call for the mandate from the electorate to be revoked on the grounds that the prohibition of the binding mandate is indefensible, stems directly from Marxist political thought. As it is well known, it was Marx who went out of his way to highlight the fact that the Paris Commune ‘filled all posts – administrative, judicial, and educational – by election on the basis of universal suffrage, subject to the right of recall at any time by the same electors’.

The principle was taken up and repeatedly stressed by Lenin, starting with State and Revolution, and became a guiding principle of various Soviet constitutions. Article 105 of the present Constitution reads: ‘The deputy who has not shown himself to be worthy of the trust of the electors can be immediately be deprived of his mandate at any moment by a majority decision of the electors made in accordance with procedures laid down by the law. This principle has been passed on to most constitutions of people’s democracies (which is the opposite of what happened in most constitutions in Western democracies, such as the Italian one, where article 67 reads ‘Every member of Parliament represents the Nation and exercises his function without the restrictions of a mandate.’).  

 

La mia tesi è che il cosiddetto populismo di Berlusconi è in realtà un comunismo. Infatti esso non è solo uno stile retorico che stabilisce una speciale relazione con l’elettorato. Il populismo di BS infatti è essenzialmente ideologico, cioè figlio della ideologia marxista. Questo è vero nonostante Berlusconi finga di avere un rispetto sacrale per il Parlamento.

 

La realtà dei fatti è che BS mostra impazienza non solo nei confronti di giudici e magistratura, ma anche nei confronti della istituzione parlamentare, accusata di interferire con la ‘missione’ di governo, cioè di mettere i bastoni fra le ruote al progetto politico legittimato dal basso perché votato dai cittadini italiani. Se fosse per Berlusconi non esisterebbe potere non legittimato dal basso, e questo spiega la sua avversione per la magistratura (era Togliatti ad avversare l’istituzione della Corte Costituzionale sulla base di argomenti simili a quelli proposti da BS).

 

Concludo ricordando l’ovvio: Berlusconi considera il dibattito parlamentare una perdita di tempo, qualcosa da ridurre ai minimi termini e considera il popolo come l’unica fonte di potere politico legittimo. Berlusconi non ha tutti i torti a ricordare che in Italia ci sono ancora i comunisti. Egli quindi non mente. Esattamente come l’oracolo di Delfi. Quella di Berlusconi a proposito dei comunisti non è una menzogna, ma una ambiguità sintattica.